martedì 24 febbraio 2015

L'amore fraterno (dov'è?)

Voi avete fratelli, sorelle, fratelli&sorelle, nani da giardino, criceti?
E siete mai stati gelosi marci degli elementi citati sopra? Io da mori'.
Lo dico sempre: io non sono gelosa del Santo, (quella gelosia ossessiva che ti fa perdere il lume della ragione, scatena scenate e controlli compulsivi di cellulari, ndovai, cosa fai, con chi sei, hai guardato quella lì mo' per tre mesi scordatela e via dicendo), forse perché la gelosia l'ho tutta esaurita col mi' fratello. Voi non avete idea. Non avete idea. Da piccola c'ho patito le pene dell'inferno, so cosa è la gelosia marcia, quella che ti devasta. Poi così violenta come si è presentata, se n'è andata. E ora non lo sono manco di lui. Però non era colpa mia, era colpa degli eventi.
Diciamo subito che fino a 5 anni ero sola. Una principessa. Brutta come la fame, ma pur sempre principessa. Coccolata dai nonni, da babbo e mamma e tanto tanto rompicoglioni. Non mangiavo, non dormivo, non cagavo. Salvo sparare ogni tanto proiettili di cacca duri come sassi di fiume. Capite bene che vita con questa gioia di bambina. Però ero sola e avevo tuuuuutti per me.
Compio cinque anni e nasce lui: bello, paciocco, roseo. Che mangia come un bufalo. Dorme come un cherubino 'mbriaco. E caga a comando. Una favola. E tutti, ovviamente, a dire “Ma che bello, ma che bravo, ma che amore!” L'ho odiato fin da subito. Maledetto scarafaggio, brutta merdina puzzolente che mi sposti dal podio con la tua perfezione. Appena l'ho visto ho tramato vendetta, anche perché, non volendo, il confronto con me scattava subito e io, che fino ad allora  mi ero difesa  nella mia imperferzione, ne uscivo sconfitta.
Dentro di me scattò un despota: io sono la maggiore e comando io. Tu devi subire.
Allora, prima di tutto, le prendi. Quando mi pare e quante ne voglio. Se ti voglio prendere a schiaffi da qui a domattina devi tacere. E infatti il mi' fratello ne ha prese così tante che gli ho mescolato i neuroni e non si ricorda più una fava. Botte da orbi da diritto e da rovescio. Certe ciaffate CIAAFF! In pieno viso. Così, senza motivo. Anzi un motivo c'è: mi stai sul cazzo. Mia madre ci lasciava giocare in cameretta e da sotto sentiva certi stonfi “Che succede lassù?”
“Nulla, mamma!Nulla! (Ciaf! Zitto te! Se parli ne prendi altri due.Ciaf!)” Ogni scusa era buona. E mi prendeva la Barbie, e mi toccava l'album e mi prendeva un pennarello e guardava fuori dalla finestra e mangiava lo yogurt e dormiva...insomma, così, schiaffi a cazzo di cane. Poi ho smesso. Non perché mi faceva pena. Ho smesso quando è stato abbastanza grande e grosso da ridarmele. Stronza ma mica scema.
E lui, porino, era taaaanto bravo con me. E la cosa mi faceva anche incazzare perché sarebbe stato più facile farsi la guerra, e invece no! Lui perfetto! Nonno gli comprava le Big Babol e lui con la sua vocina chiedeva “A Simona le compriamo?” Amore, pensava sempre a me. Non solo: un pacchetto lo divideva equamente e mi serbava le gomme o le caramelle. E se erano dispari ne dava una in più a me.
Io? Poveri voi. Io quando nonno mi comprava le Big Babol, pur di non dargliele le mettevo tutte in bocca. Tutte. Sembravo il padrino. O gliele ciucciavo tutte davanti per poi rimetterle nell'incarto “Le vuoi?” sogghignavo. Che bastarda. Nella maggior parte dei casi poi nascondevo, omettevo, tacevo.
Poi doveva essere la mia cavia. Io la dottoressa, lui il paziente. Muto. Ricordo ancora quel giorno in cui gli ho voluto misurare la febbre con la delicatezza di un rinoceronte. Di quando gli ho estratto un vetro dal piede a mani nude senza pinzette e di quando gli ho buttato l'alcool su una ferita aperta. Florence Nightingale sarebbe stata fiera di me.
Vabbè, poi gli ho rinchiuso le mani nel cofano della macchina.
Distrutto a colpi di manganello il galeone playmobil.
Obbligato a giocare a Barbie con voce in falsetto pena rinchiuderlo nello sgabuzzino delle scope.
Obbligato ad arredarmi ogni scalino di marmo di casa nostra in ogni stanza della casa di Barbie per poi sbuffare “Hai finito? Bene, non ho più voglia. Metti tutto a posto. E veloce che voglio fare un altro gioco.” Si incazzava come una scimmia. Infatti a volte si è ribellato. Mi ha decapitato bamboline, nascosto Bimbo d'oro, smontato pezzo per pezzo la vespa di Barbie, tirato una fucilata con la carabina, e lanciato una forchetta che ha rischiato di portarmi via un occhio. Io allora gli spezzavo le matite, i big jim e le gambine.
Quell'amore fraterno così vero e genuino.
Ora ci ridiamo. Ma tanto. E non siamo gelosi l'uno dell'altra, per niente. Forse l'abbiamo esaurita. L'ho esaurita, a dire il vero.
Anche il Santo ride. Di sollievo.
Infatti il mi' fratello gli dice sempre “Non hai conosciuto la iena. Me la sono sorbita tutta e solo io. Ringraziami e baciami le chiappe.”

E ora non ditemi che coi vostri fratelli e sorelle era tutto amore perché non ci credo.
Ma proprio per nulla.



martedì 17 febbraio 2015

Cosa è successo questa settimana



                                                                 

In primis, il riscontro dell'uscita del libro accolto a mani aperte e tanti sorrisi da chi lo aspettava, le prime recensioni positive, le vostre foto con il mio libro, e messaggi personali così belli che ho deciso di tatuarmeli sul braccio.
No, tranquilli, non rischio di montarmi la testa perché c'è, ringraziando Dio, chi mi smonta in tre secondi.
“Allora? Che fai di bello?”
“Ho cambiato lavoro, sempre nel solito ambito però.”
“Scrivi ancora?”
“Sì, il terzo romanzo è uscito una settimana fa con la Piemme.”
“Ahahhahah! Seee te piacerebbe! Ma quando la smetterai di dire cazzate?”
Adoro il modo in cui mi prendono sul serio. E' commovente.


C'è stato San Valentino. E no, non l'ho festeggiato. E no, non siamo avvezzi a ste cose. E sì, mi piacciono le coppie che si fanno i regalini e pure quelle che non se li fanno. Mi piace chi lo festeggia e pure chi non lo festeggia. Mi piace che si regalino fiori e anche chi i fiori li regala il resto dell'anno. Mi piace chi porta i cioccolatini alla morosa e mi piace anche chi si dimentica non solo San Valentino ma pure l'anniversario. Sì, mi piacciono i baci perugina ma anche i mon cheri.
Ergo: fate un po' quel che cazzo ve pare, che con la Simo andate sempre bene. Vivi e lascia vivere.

E' tornato il Santo dopo un'assenza di poco più di due settimane. E' andato in un paese molto molto lontano (fa molto Shrek sta frase) così lontano che gli auguravo la buonanotte alle quattro del pomeriggio e l'ho svegliato con Skype nel bel mezzo di un sogno (e se scopro che stava sognando Mulan invece che la sottoscritta lo prendo a badilate). Insomma per dialogare una roba semplice come rimettere la sveglia e fare i conti con la calcolatrice per sapere che ore erano laggiù.
Ho passato quindici giorni un po' spersa: non sapevo a chi raccontare le mie minchiate, tipo quante volte sono andata al gabinetto, com'era vestita ridicola l'impiegata delle poste, che ho un livido sul polpaccio e chissà come me lo sono fatto, “Secondo te mi sta meglio la maglia blu o quella rossa?”, “Hai mica visto le forbicine?”. Questa roba qui. Perché è facile farselo mancare fisicamente, (è una gran bella presenza il mio topo devo ammetterlo) , ma farselo mancare per le cazzate non è da tutti.
Di contro quando all'aeroporto gli ho chiesto “Amore! Ma come ti senti dopo quindici giorni senza di me?”
mi ha risposto “Riposato.”

Mia suocera ha installato WhatsApp. A ottantatré anni.
Rileggete la frase, plis.
Pare strano anche a voi? Anche a me. Soprattutto vederla che passa il dito sul tablet nuovo non con il polpastrello ma con l'unghia. Fa effetto tipo sulla lavagna. Non si può sentire. E mi è toccato farle ripetizioni. Io, che scambio il cellulare col telecomando.
“Quindi ricapitoliamo. Questo è per...?”
“Le foto!”
“No! E' per vedere i filmati! You tube.”
“Iutub.”
“Brava. E questo è per...”
“Telefonare!”
“No, è Google, serve per le ricerche.”
“Ricerche.”
“Andiamo avanti, se vuole mandare un messaggio senza spendere soldi va su...?”
“Wiscill”
“Eh?”
“Wrhoooommm”
“No...”
“Wascingggg”
“Asco...”
“Weringgg”
“Oohhhhh!!! Mo' basta! Esca da questo corpooo!”
“Ma non si chiama così?”
“No. WhatsApp. Ripeta con me.”
“Uozz!”
E niente, lei manda i messaggi con Uozz. Se poi non capite un cazz non è colpa mia.




martedì 10 febbraio 2015

MI PIACI, TI SPOSO (Piemme)



È uscito! È nato!
Oddio, detta così sembra che fino a ora sia stata in sala travaglio, e per un certo verso è così.
Tutti a chiedermi “Quando esce?” (manco fosse un numero al super enalotto) “L'hai fatto?” (manco fossi stitica) e “Lo voglio subito!” (manco fossimo davanti a un trilogy).
Un travaglio in tutto e per tutto. Ma finalmente eccolo, nato il 10 Febbraio 2015, 513 kb di peso e 109 cm di lunghezza stampa. L'ostetrica dice che è una creatura frizzante e con i numeri giusti. Io quando l'ho visto mi sono emozionata tantissimo:somiglia me. Ha il mio carattere, le mie fattezze, il mio humor...Questa creatura sono io.

A parte gli scherzi, si vede che sto sclerando,nevvero?
Non capisco più nulla, e sì che dovrei essere avvezza all'uscita dei libri visto che è il terzo, ma ogni volta è un'emozione, una sfida, un brivido. E' qualcosa di mio che prende il volo e a me non resta che rimanere in attesa del responso. Sapere se ha regalato risate, commozione, spunti di riflessione o semplicemente due ore spensierate. 
E sono felicissima oggi, finalmente MI PIACI, TI SPOSO è fruibile a voi,e potete scaricarlo dai maggiori store di ebook. Visto che me l'avete chiesto più di una volta vi dico quali:
Qui sulla mia scheda libro della Piemme, potete trovare tutti i link al riguardo (Store Mondadori, Feltrinelli, Amazon...) insomma dove volete e come più vi piace. Su Amazon potete scaricare anche l'anteprima, macchevelodicoaffà.
Mi sono divertita tantissimo a scriverlo e dentro, a partire dal romanzo vero e proprio e a finire coi ringraziamenti, ci siete un po' tutte voi, mie muse.
Io spero vi piaccia e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate. A tal proposito dalla regia mi stanno dicendo che chi volesse, nei giorni futuri, fare una recensione sul proprio blog, il link verrà inserito nella mia scheda libro. Una figata.
Approfitto di questo post per ringraziare tutto lo staff della Piemme che mi ha accolta, seguita e coccolata manco fossi un cucciolo lasciato sul ciglio della strada.
Vabbè è per farvi capire che mi son trovata bene, no?
Via, bando alle ciance, che dire... buona lettura allora!

(Oddio, ho detto davvero buona lettura?
No, ma sto bene.
Stamattina guardavo il mio tablet con la copertina in bella vista e c'avevo gli occhi a cuoricino come l'icona di In Love. Paro paro.
A un certo punto la mi'figliola mi fa: “Mamma...”
“Eh?”
“Ma stai bene?”
“Certo. Perché?”
“No, perché stai girando il tè col cucchiaino al contrario.”
In effetti l'impugnatura mi sembrava un po' larghina...
No, ma ve lo ripeto, sto bene.
Sono un po' emozionata ma sto bene.)




lunedì 2 febbraio 2015

Il mio nuovo romanzo pubblicato da PIEMME



Dai, rileggiamo insieme il titolo. No, perché forse se lo faccio insieme a voi, comincio a crederci.
Io, Simona Fruzzetti, milite esente, automunita, con un principio di ernia al disco e un herpes latente sul labbro inferiore che si palesa in momenti di forte stress (assumendo le dimensioni della navicella madre di Star Wars) sono stata contattata dalla Piemme (Gruppo Mondadori) per far parte di una collana di eBook.
La. Piemme.
Che pubblica libri di un successo stratosferico come Il cacciatore di aquiloni e Il diavolo veste Prada (tanto per citarne due) che ha nella sua scuderia cavalli di razza come appunto Khaled Hosseini, Michael Connelly, Francesco Carofiglio, Jo Nesbo. E ora ci sono anche io: Simona Fruzzetti.
(Accidenti, magari il cognome me lo potevo cambia' per l'occasione. Uno più esotico. Già che c'ero anche il nome, chessò...Simon Fruz. Sì, così sembravo il nome di una confezione di digestivo, vabbè lasciamo perdere, ormai è andata.)
Lo so, sto tergiversando e ci scherzo su come sempre, ma davvero per me è una cosa bellissima che mi tengo dentro da tre mesi e finalmente oggi la posso far uscire.
Tre mesi, capite? Io, che vi racconto anche quante volte vado al gabinetto, ho tenuto sta cosa per me, per tutto questo tempo, e ho lavorato al progetto come una matta, divertendomi un mondo.
Quando mi ha contattata la Piemme pensavo fosse uno scherzo “Ah ah ah! Buontemponi!” ho pensato. Sì, dico buontemponi come una nonna Abelarda qualunque, allora?
Insomma mi ha contattato quella che da ora in poi chiameremo Serena (infatti se la chiami Lucia, manco se gira) per dirmi che mi hanno notato grazie ai miei scritti. Tipo che sono incappati nei miei romanzi (grazie soprattutto alla posizione in classifica di Chiudi gli occhi – sempre sia lodato, alleluia alleluia) li hanno letti e sono piaciuti. Da lì sono risaliti al blog, lo hanno letto e gli è piaciuto. Da finire di leggere e contattare Simona, il passo è breve. Come in un sogno, no? Tu ti autopubblichi, i libri vanno bene e tho! una delle più grandi case editrici ti scova e decide che tu sei, volendo, quella giusta per una collana. E io certo che volendo!E come in un sogno si sono incastrati tutti i pezzi perfettamente.
Come alcune di voi sapevano stavo già lavorando al terzo, avevo una bozza, un'idea, qualcosa che avevo iniziato tempo fa e lasciato decantare per un momento più giusto. Qualcosa di diverso dai primi due, qualcosa che rispecchiasse anche queste pagine. Innumerevoli volte mi avete chiesto “Perché non scrivi una storia ironica? È nelle tue corde!”, perché probabilmente vi ho abituati a questo, perché probabilmente io sono così anche di persona, non so. Ma una storia (almeno io che scrivo di pancia) non viene buttata giù con un colpo di bacchetta. Io la devo sentire, deve essere il momento giusto per far sì che i personaggi prendano vita in un modo invece che in un altro. E dopo Chiudi gli occhi, dove ho riversato tutto quello che volevo dire da tempo, era arrivato il momento di confrontarsi con ciò che mi è più congeniale, qualcosa che davvero mi rappresenti e che mi fa volare sulla tastiera. Ho proposto quello a cui stavo lavorando, ed è piaciuto. Subito. Alchimia perfetta, magia, il romanzo giusto al momento giusto, botta di culo, chiamatela come vi pare. So solo che sembrava che da ambo le parti non aspettassimo altro. Da lì le dita e le sinapsi hanno cominciato a lavorare alacremente per far prendere vita e sentimento a quello che sarebbe stato il mio terzo romanzo.

Quindi è con immensa gioia, mista a tremarella che vi annuncio che il 10 Febbraio 2015 esce
  MI PIACI, TI SPOSO, il mio nuovo eBook nella collana tutta al femminile IN LOVE!!



- Cosa succede se una donna sogna l'abito bianco, il marito perfetto e il matrimonio da favola senza avere uno straccio di fidanzato? Che tutto questo, ovviamente, rimanga un sogno, soprattutto se per inseguirlo si tralascia un particolare importante: l'amore. È quello che accade ad Alice, contabile trentaduenne, imbranata e sognatrice, che si è messa in testa di trovare l'uomo perfetto. Con una lunga esperienza di appuntamenti alle spalle e forte degli studi su tutte le riviste da sposa esistenti sul mercato, Alice colleziona una variopinta sequenza di delusioni. Finché, grazie alla sua irriverenza e a un equivoco madornale, nel tentativo di cogliere l’occasione per dare una svolta alla sua vita, si caccia in un pasticcio in cui a farne le spese non è solo lei, ma anche Leonardo, alto, bello e con un fiuto eccezionale per le ragazze portatrici di guai.
Supportata da Anita, badante russa saggia, pugnace ed esperta di proverbi, Alice si trova a dover rimediare al misfatto con la compagnia forzata di Leonardo, che la accusa di avergli rovinato la vita, e, allergico a qualsiasi cosa riguardi i matrimoni, dimostra di essere la vera antitesi ai sogni di Alice. Ma si sa, in questi casi, mai dire mai... e tra un gaffe e l’altra, un sms impulsivo e un bicchiere di vodka, Alice sarà costretta a rivedere i suoi piani, se vorrà trovare finalmente l'amore, quello con la A maiuscola.

Veli, pizzi e bouquet fanno da sfondo a una commedia romantica ricca di humor e ironia, dove niente va come dovrebbe e non capirete più se state piangendo dal ridere o dalla commozione - 


Oddio che ansia, mi tremano anche le mutande. Dalla regia mi stanno dicendo che è poco carino che io parli di mutande nel lancio promozionale del mio libro, ma davvero sono emozionata.
Una rivincita per me, una prova delle mie capacità, un sogno che si avvera, un'avventura che spero porti belle cose, un cammino che affronterò con la grinta e la spensieratezza che mi contraddistingue.
Vi aspetto il 10 Febbraio nei maggiori store (ve li elenco nel prossimo post), mi piacerebbe foste con me perché se io sono arrivata qui è anche e soprattutto grazie a voi, che mi leggete, che condividete, che mi confermate gradimento a colpi di like e che mi sostenete sempre. E infatti non mi son dimenticata, capiteammè ;-)

E niente, mi viene da piangere dalla felicità.
No, ma sono gli ormoni, tranquilli.




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