sabato 29 giugno 2013

La prova costume (secondo me)

Anche se di questi tempi sembra Novembre più che Giugno, è tutto un gran parlare della prova costume.
La prova costume.
Io, se penso a questa frase, mi viene in mente solo il carnevale di Viareggio.
Perché la prova costume l’ho fatta solo per il carnevale, alla recita della scuola in quinta elementare e quando ho travestito mia figlia da bidone della pattumiera durante un Martedì grasso.
Questa cosa mi affligge e mi dà pensiero come potrebbe darmelo sapere che fine ha fatto il chihuahua di Paris Hilton.

giovedì 27 giugno 2013

In partenza per Milano

Domattina parto.
Domattina parto per Milano.
Domattina parto per Milano da sola.
Questo non è un esempio di come si evolve una frase minima, ma è la pura verità.
Domattina prenderò un Freccia Rossa a Firenze che mi porterà in un battibaleno a Milano. In prima classe, super lusso, con un marcantonio che mi sventola con una foglia gigante alle volte io avessi caldo. Solo caldo, perché io non sudo, evaporo semplicemente, sia chiaro.
Ah, il viaggio me l'hanno pure pagato.
Ho ricevuto un invito molto importante, si tratta del libro. Però non posso dire di più.
Oggi sto scrivendo con un casino di punti. Come questo. Chissà perché.
Ah, forse perché me la faccio sotto, forse perché si parlerà una lingua che non è la mia, forse perché non capirò una beata ceppa, forse perché parto da sola (e non ci sono abituata) verso un'esperienza che bho, vedremo. Sono elettrizzata, lo ammetto. Arriverò con la mia faccia tosta e leggerezza, ma è una cosa molto bella e wow, ci sono proprio io.
Non posso dire di più.
La sento così tanto che oggi sono andata perfino a farmi i capelli, fate voi.
E quindi niente, preparo la mia mega borsa, dove dentro ci manca un capibara e poi c'è davvero di tutto, e domattina parto.
Questo post è troppo pieno di punti e poche notizie, allora vi lascio due link:
l'intervista che mi hanno fatto (sono stata seria secondo voi?) su Tentazione Make up Cultura e
la recensione del libro su Tentazione Make up Libri.

Ecco sì, credo di avervi detto tutto. No, cioè, vorrei dirvi molto ma molto di più, ma prometto alle più fedeli che se riesco a connettermi sul mio Instagram e su FB domani vi do foto e notizie in tempo reale.
Così sarete con me durante le mie innumerevoli, incommensurabili, grandiose figure di merda.

p.s. come sarà il tempo a Milano???




domenica 23 giugno 2013

Bepanthenol e il libro 'Detto con il cuore'








Che tu lo abbia voluto o no, quando sul test di gravidanza compaiono due stanghette, la tua vita cambierà per sempre. E la reazione cambia da donna a donna, sia che tu lo abbia cercato col lanternino, sia che la creatura sia arrivata a sorpresa come un tappo di spumante in capo durante il veglione di San Silvestro. Sì, pure con la nonna ottantenne  che ti urla 'mbriaca "E porta anche bene!", per poi continuare a fare il trenino cantando "Brigittebardò bardò!!"
Comunque. Se ogni mamma si mettesse a raccontare la propria esperienza, se ne leggerebbero delle belle.
Bepanthenol, azienda che si occupa di mamme e bambini, con la collaborazione di Tata Francesca (Francesca Valla- SOS Tata) danno la possibilità a noi mamme di dire la nostra sul fattore mammità.
Verranno raccolti i racconti più emozionanti di noi mamme per creare il libro 'Detto con il cuore', che uscirà a fine anno.
Sono stata invitata a dire la mia per questo progetto, a mio avviso bello e importantissimo, soprattutto perché il libro sosterrà Fondazione Ariel (alla quale saranno devoluti una parte dei proventi della vendita del libro) una organizzazione che assiste le famiglie con bambini disabili. Qui i loro obiettivi.
A leggere e scegliere i nostri racconti sarà proprio Tata Francesca che sostiene questo importante progetto con la sua professionalità e competenza.
E questa è la parte teorica, la più importante, alla quale spero aderirete.
Poi c'è la parte pratica, perché ho avuto la fortuna di testare anche i loro prodotti.
Che come testo io, nessuno mai.
Ho provato tre prodotti:
-la crema per le smagliature
-la pasta lenitiva protettiva
-la schiuma rinfrescante per scottature lievi.


Ora, immaginatemi con questi tre flaconi.
La schiuma rinfrescante non poteva capitare più a fagiuolo di così. L'abbiamo provata io e Alice dopo che ci siamo scottate in piscina nonostante la protezione 30. Tipo: la mattina è arrivata, la sera l'abbiamo spalmata a chili sulla schiena visto che eravamo più rosse di un pomodoro pachino. Ed è ottima, davvero. La cosa più importante è che non va spalmata (non so voi, ma spalmare una crema sulla pelle ustionata dal sole, a me fa tirare giù qualche santo dal calendario), ma va solo spruzzata e lasciata evaporare. Va là. E sei fresca come una rosa. 
Sulla crema smagliature mi sono guardata allo specchio un po' perplessa. Io le smagliature (quelle di crescita, nemmeno fossi due metri, alimortè) le ho da una vita, quindi darci la crema ora sarebbe come chiudere i cancelli dopo che sono scappati i buoi. E lo stesso vale per la pasta lenitiva per il culetto del pupo. Potevamo fare la prova con cicciobello che abbiamo in garage, ma non ci sembrava il caso. Quindi chi meglio di un'amica che ha partorito da poco, poteva testare questi prodotti?
Prima di portarle i prodotti, la crema smagliature un po' l'ho provata, tanto per vedere l'effetto che fa e manca poco non gliela do più. Ha un profumo buonissimo, e lo ammetto, mi ha fatto fare un salto all'indietro di 13 anni. E sì, potevo tenerla e usarla come crema idratante e nutriente, ma davvero è un ottimo prodotto e mi dispiaceva che una neo mamma non potesse usufruirne appieno.
Poi dimmi che non sono altruista.
Per la crema lenitiva per le irritazioni da pannolino, posso dire che funziona. Io c'ero!
Il povero Tommy, ti c'aveva un culetto rosso a strisce che pareva Nemo. E so' arrivata io in soccorso come un super eroe (d'altronde la S sul petto io posso averla, giusto?)
Dio, mi sono sentita la paladina della salute! Hai il deretano infuocato? È pieno di puntini rossi da irritazione che pare tu c'abbia il morbillo? L'eritema da pannolino è un grosso problema anche se tua madre non ti nutre di peperoncino intinto nella nutella? Niente paura, arriva Super Simo con la cremina Bepanthenol! Na na na naaaaaaa (leggasi jingle pubblicitario). Ma non sarei fantastica? Dovrei propormi come attrice di spot per culetti arrossati, non ce n'è. E poi mi chiamerebbero 'Quella che fa la pubblicità del culetto'. Avrei un futuro.
Sì, alla neuro.
Insomma, la crema funziona. La mamma di Tommy era entusiasta e anche lui. Come faccio a saperlo? Dalla contentezza mi ha ruttato in faccia. Adoro.
Insomma mamme, o neo mamme, o mammebis, o tris o donne in generale, spargete la voce, diffondete questa importante iniziativa e che Bepanthenol sia con voi.

p.s. Vado a cucirmi una S sulla tutina azzurra di acrilico.
Non si sa mai.



martedì 18 giugno 2013

Lotterò per te




Perché tu non sia vittima di un amore malato.
Ti insegnerò la differenza tra amore e possessione.
Ti insegnerò a distinguere il bene dal male e il rispetto dalla prepotenza.
Ti insegnerò ad avere stima in te stessa e a pretendere che chiunque ti stia vicino, abbia del riguardo nei tuoi confronti.
Ti insegnerò a non permettere a nessuno di trattarti male, ad avere la forza di dire basta e la costanza di portare avanti questa decisione.
Ti insegnerò la dolcezza delle carezze e la ruvidità di uno schiaffo, per capirne la differenza e riconoscere che non è amore, quello.
Ti insegnerò che le mani si usano per amare, e non per ferire.
Ti insegnerò ad aver cura del tuo corpo, che in nessun modo deve essere deturpato e della tua mente, che in nessun modo deve essere plagiata.
Ti insegnerò che alcuni uomini sono come burrasche vestite da arcobaleno, così intriganti ma pieni di devastazione.
Ti insegnerò a proteggerti da loro con la forza della parola, e ti donerò occhi nuovi per riconoscerli e metterli da parte.
Ti asciugherò le lacrime di una delusione, ma ti insegnerò a volerti così bene da pretendere che chi ti sia vicino te ne voglia il doppio.
Ti spiegherò cos'è l'amore vero, tu, che sei nata proprio da questo infinito sentimento.
Ti laverò di dosso la malinconia di una storia finita e ti spingerò a guardare sempre avanti per buttarti in un abbraccio sincero.
Ti amerò come ti ho sempre amata e pretendo, quanto è vero Iddio, che tu divida il tuo cuore con un uomo che ti doni un amore bello, profondo, ma soprattutto sano.

Se così non fosse, figlia mia, ho fallito come madre.









domenica 9 giugno 2013

Un'intervista per le foodblogger




Sfogliando un settimanale ho letto un'intervista di un personaggio famoso che spignatta nelle cucine. Cucina, scrive, presenta, intrattiene e probabilmente non mangia tutto quello che cucina. È importante sapere chi è ai fini di questo post? Ma anche no. Però.
Però, non volendo, mi sono ritrovata a rispondere alle domande che le venivano rivolte. Così. Sapete quando leggi la risposta e fai “Nooooo, io no. Non potrei mai fare a meno di...”
Na roba così.
Poi ho pensato a un'altra cosa: che potrebbe essere un'idea carina rivolgere a voi queste domande (okay, le foodblogger sono più motivate, ma io non lo sono e ho risposto ugualmente, quindi...)  per conoscere meglio la vostra cucina, i vostri segreti e i vostri pensieri. Se volete potete rispondere qui sotto, se invece decidete di farci un post, avvertitemi che, oltre a venire a leggere metterò alla fine del mio, tutti i vostri link, per un'intervista corale sulla cucina e non.
E poi chissà, se ne trovo una particolarmente simpatica...bhè, non vi posso dire tutto, no???
Comincio io, va bene?

LA SIMO T'INTERVISTA.

Il tuo piatto preferito in assoluto?
Pizza, pizza e ancora pizza. Alta, bassa, bianca, al pomodoro, croccante, morbida, di mattina, di sera, di pomeriggio, calda, ghiaccia e strascicata pure per terra. Non ce n'è. Come me la dai me la dai, ne mangio una cofana. Non solo, anche patatine al gusto pizza, crackers al gusto pizza, carne alla pizzaiola, se mi dai anche un gelato al gusto pizza, mangio pure quello. Avete presente Bubba di Forrest Gump coi gamberetti? Immaginatemi su un peschereccio che vi faccio due palle così “Pizza bianca, pizza prosciutto e funghi, pizza capricciosa, pizza margherita, sfoglie alla pizza, pizza quattro stagioni...” Paro paro.

Quello che ti riesce meglio? Linka la ricetta presente nel tuo blog.
A parte la pizza? (datemi una sberla, ve prego) Le torte salate. Amo la sfoglia in ogni sua forma, dolce e salata, ma le torte ripiene di verdura sono il mio forte. Dentro ci metto di tutto, roba che se passi in cucina in quel momento ti ci ficco anche te. Eccone una: torta salata al salmone e yogurt greco.

In casa cosa chiedono più spesso? Se vuoi metti una foto del piatto o il link della ricetta.
In casa mia è difficile che chiedano, si lasciano sfamare dalla mia voglia e dalla mia ispirazione del momento (incoscienti!), però devo dire che il Santo a volte mi chiede il gratin di zucchine e patate con provola affumicata.Un piatto semplice, ma molto gustoso che mangia anche Alice. Ci litighiamo i quadranti vicino al bordo (perché la crosticina ha un suo perché) a colpi di mestolo, ma son dettagli.

Dolce o salato?
Salato, sempre e comunque. Infatti ho la pressione altaaaaaaaaaaaaa!!La possino!!!

Carne o pesce?
Formaggio? Sì, formaggio, decisamente.

Il piatto che non ti riesce mai?
Prova a farmi fare le meringhe. No, ma te prova anche pregando in turco o in aramaico antico. Non c'è verso. Mi vengono tutte mosce mosce, anemiche e brutte da morì. Mi s'ammosciano che è una meraviglia. E poi prova a chiedermi un arrosto coi fiocchi. O gli spaghetti cacio e pepe. L'ultima volta ho buttato via anche la padella!

Il tuo chef di riferimento?
Non ce l'ho. Non seguo la politica estera.

Il programma di cucina prediletto?
Non li seguo, a dire il vero. Non perché non ne abbia bisogno, anzi, ma perché non si conciliano coi miei orari alquanto sminchiati. Però ho seguito su YT la prima serie di Masterchef e sono rimasta così folgorata che c'ho scritto un post. Quando dico folgorata intendo che quando vedo Bastianich che fanculizza un concorrente mi prende fo'o anche il cervelletto.

La cucina regionale? Linka una ricetta della tua regione presente nel tuo blog.
Mah, forse la mia: Toscana.

Cucina straniera? Linka una tua ricetta straniera.
Ecco, io qui sperimento poco. Però magari azzardo: la cucina francese. Ma sapete perché? Perché amo la soupe d'onion e perché hanno i formaggi puzzolentissimi!E io lì ci starei bene. Il cacio mi garba e più puzza più mi piace. Che schifo di donna, lo so. Zuppa di cipolle e formaggio pestilenziale, roba che se parli con me dopo un mio soggiorno in Francia, con una fiatata ti faccio diventare biondo. Però une delle ricette straniere di questo blog è il Rosti (ricetta svizzera) che io adoro. Mi scuso per la foto, ma è quello che passava il convento. Amen.

Il piatto che non sopporti?
Le interiora. Il cervello, il fegato, il rognone e anche la trippa l'hai a mangià te. Grazie.

Il dolce di cui sei più golosa. Linka una ricetta del tuo dolce preferito.
Non faccio molti dolci al cucchiaio, semplicemente perché cucino dolci solo per farci colazione. E tra questi i miei preferito sono i muffins. Sono talmente fissata che una mia amica mi chiama Signora Muffin. Li stra-adoro in ogni loro forma e gusto. Questa è la pagina con alcune mie ricette.

Da bambina cosa rifiutavi?
Le interiora di cui sopra, il pesce e le verdure. Ora, senza quest'ultime, camperei sì e no tre giorni.

Il menù più romantico? Linka il tuo menù o la tua ricetta più romantica.
Non ne ho idea. Anche un panino al prosciutto mangiato in riva al mare al tramonto, può essere romantico. Non è importante cosa mangi, ma con chi lo mangi. Però per una seratina speciale potete provare la mia torta dell'amore. Ma quanto sono romantica da uno a dieci? Mmh...zero? Pòesse.




Vino bianco o vino rosso?
Sono astemia. O poco ci manca, ma se devo scegliere rosso.

Il ricettario irrinunciabile?
Ho un po' di libri di cucina e ricettari molto belli regalatomi anche da amiche. Attingo da tutti e in più ho un mio quadernetto unto e bisunto che avrà vent'anni. Pure quello uso. E poi Santo Google fa il resto. Non mi fossilizzo su qualcosa in particolare. Leggo, sfoglio e digito di tutto, mi garba sperimentare.

La cosa più difficile in cucina?
La tempistica. Siccome non sopporto spignattare in cucina mentre gli altri sono a tavola, cerco di fare dei piatti che mi permettano di stare in compagnia il più possibile. Quindi difficilmente curo l'impiattamento, e difficilmente mi alzo da tavola per trafficare in cucina. Da ospite, cenare con la padrona di casa rinchiusa in cucina e non a tavola con me, non mi è mai piaciuto, quindi cerco nel possibile di evitarlo.

L'attrezzo indispensabile?
La bilancia da cucina. Oggetto sconosciuto a mia madre che fa tutto a occhio. Io no ed è un punto a mio sfavore, lo so. Però una volta che t'abitui è un casino.

Il trucco che ti ha aperto un mondo?
Un trucco in cucina? Non so, non c'ho mai pensato.

Apriresti un tuo ristorante?
Siete pazzi?

Cosa non manca mai nel tuo frigo?
Il latte, senza il quale Alice non mette in moto manco un neurone. E le verdure. Qualcosa c'è sempre.

Il cibo bandito dalla tua cucina?
Di cibo proprio non so, ci sono alcune cose che proprio non sono avvezza a comprare, tipo le bibite gassate (se togliamo gli eventi speciali), i dadi (ho imparato a farlo in casa!) e magari altre cose che ora non mi vengono in mente. Fosforo, mi ci vuole parecchio fosforo.

Ti sei divertita a rispondere a queste domande?
Certo!Non vedevo proprio l'ora! Come me la canto e me la suono io, nessuno mai.


Simo ha intervistato:
(di seguito metterò i vostri link)

L'intervista a Chicca del blog 'Uno spazio da riempire'
L'intervista a Simona del blog 'Farine, fiori e fili'
L'intervista del blog Aeriselphie the strange



mercoledì 5 giugno 2013

Noi, da Papa Francesco.

Ce l'ho fatta, ho finito di scrivere il post della visita a Papa Frà.
È stato bellissimo ma un filino stancante, sia la gita che la stesura del post. Guardate quanto è lungo e se ripenso a cosa ho fatto, sudo di nuovo.
Tutto è iniziato mercoledì 22 Maggio. Un piccolo dettaglio: sveglia  alle sei e mezzo, ho toccato il letto e conosciuto il sonno solo mercoledì sera alle undici. Quaranta ore di veglia. Mi adoro.
Il pullman della gita è partito anche un filino in ritardo e a nulla son valse le preghiere di tutti i parrocchiani quando abbiamo visto che in quella gelida notte ci avevano lasciato in piedi sul marciapiede come delle signorine per bene. E senza nemmeno un bue e un asinello a scaldarci.
Mia madre che già diceva “Mi fanno male i piedi” e ancora non eravamo partiti, Alice che diceva “Ho freddo” e batteva i denti così tanto che c'avrei potuto obliterare il biglietto del tram, e io che dicevo “Ma un bagno dove lo trovo?” perché il freddo mi fa quell'effetto lì.
Finalmente arriva il pullman ed esultiamo tutti saltellando sul posto, così calorosamente che a qualcuna parte il femore.
Olè. Finalmente si parte. E io non riesco a chiudere occhio, un po' per l'eccitazione, un po' perché ero reduce da una tazza di thé con tre filtri, e un po' perché nonostante l'età media si avvicinasse agli 80 anni circa, queste donnine c'avevano una verve che manco le ragazzine che tifano ad Amici. E quindi hanno chiaccherato e riso tutta la notte. L'avrei prese a randellate.
Arriviamo a Roma (dove preannuncia pioggia) con un freddo porco e armati di zaino per il pranzo al sacco ci incamminiamo verso San Pietro.
Bellini, sembriamo in gita con la scuola!Durante il tragitto manca poco stirano una donnina sulle strisce, abbiamo rischiato di perderne un'altra dentro un tombino e un omino che dicendo “Io a Roma ci son già stato”, s'è perso prendendo un'altra via.
Cammina cammina cammina (leggasi come una fiaba) arriviamo finalmente a San Pietro.
Dio, che bellezza!Non smette mai di stupirmi e di piacermi. Roma è proprio bella!




Ci mettiamo in fila cow boy (perché, anche se ce l'hanno detto, la fila indiana a quanto pare non sappiamo nemmeno cosa sia) tutti con il biglietto d'invito di Papa Frà in bella vista sul braccio alzato. Sembravano Jhonny Stecchino a teatro con la banana.
C'erano miliardi di persone, na roba allucinante. C'era chi spingeva, chi rideva, chi sveniva e chi pregava. Di uscirne vivo. Finalmente il nostro coach ci guida verso la strada giusta e in pochi minuti siamo in piazza vicino all'obelisco.



Marò che casino. Da lì (visto il nostro transumare ad minchiam) ci hanno detto “Fate e andate dove ve pare. Alle tre ci vediamo sotto la madonnina”.
Dopo, dalla stanchezza, la Madonnina m'è anche apparsa.
Comunque. Visto che la mì mamma ha un'autonomia in piedi come può averla un cellulare del 2002 con una tacca, il mio pensiero andava a lei, pora stella che se ne stava appoggiata alla transenna con i piedi che le fumavano tipo Jucas Casella quando camminava sui carboni ardenti. Ora. Pensateci un attimo: io posso lasciare la mì mamma così? Roba che sono le 9 e c'è da starci fino a mezzogiorno?
Girottolo come una pazza per cercare una soluzione, una via d'uscita e mi vengono in mente solo tre cose:
o faccio finta di svenire, chiamano l'ambulanza e ci facciamo caricare sulla lettiga (ma non avremmo visto Papa Frà)
o faccio una telefonata in vaticano dichiarando che c'è una bomba in piazza San Pietro così la evacuano e rimangono le seggioline tutte per noi (ma in quel caso Papa Frà fugge col suo elicottero bianco latte)
o faccio la paracula, mi infiltro dove non dovrei infiltrarmi, (all'evenienza posso anche recitare un melodramma che manco Mario Merola) e cammino sui gomiti come Rambo passando sotto le seggioline già occupate per vedere se in cima ce ne sono libere.
La terza mi pare la più ragionevole. Ce la posso fare.
“Voi aspettatemi qui. Io vado in avanscoperta. Col mio occhio di falco vedo che in cima (strano, ma vero) ci sono delle seggioline libere” Ovviamente quelle seggioline non erano per noi, ma son dettagli.
La mì mamma e la mì figliola m'hanno guardato con speranza e mi hanno detto “Ok”.
L'ho lasciate dietro l'obelisco. Memorizzate bene questo particolare.
Parto tutta convinta e dopo pochi metri trovo il primo ostacolo:una staccionata chiusa con una guardia alta due metri e larga cinque. Praticamente un armadio quattro stagioni. Mi intrufolo un po' a spinta tra una signora dai capelli rossi e un signore barbuto che sventolano il loro invito sotto il naso della guardia. Ormai a quel punto avrei anche giurato di essere loro figlia. Estraggo il mio invito e lo sventolo nemmeno fosse una bandierina al GP. Ci sono, sono dentro sto gruppo che non so da dove viene e dove va. La guardia però si incazza, la gente spinge, vuole passare per forza e tenta di farlo con dei mezzucci. Vorrei sapè chi sono queste persone, perché non si fa, è scorretto, giusto? A un certo punto grida “Il gruppo di Genovaaaaa!!”
Genova! Ci sono anche stata a Genova! Bene, da circa tre minuti sono genovese.
Mi spingo più avanti, sgattaiolo sulla destra e sono davanti alla guardia, vis a vis, a un millimetro dal suo naso. Sfodero il miglior sorriso del mio repertorio, quello ebete tipo bocca a mezzaluna semichiusa. Tipo Garfield quando fa una marachella.
Lui fa “Gruppo di Genova?”
Se apro bocca lo sente che non son di Genova. Quindi annuisco.
Poi mi guarda “Genova?”
“Belin!” minchia, sembro il Gabibbo. Lo vedo frastornato, un po' per il casino, un po' perché c'ha una tizia davanti che se gli avesse detto di essere il sindaco di Roma gli avrebbe creduto di più, e un po' perché effettivamente il gruppo di Genova sta spingendo come un carroarmato. Lui, e altri come lui, non si decidono a farci passare. Però all'improvviso si apre un piccolo varco, è la svolta. Riusciamo a passare un po' ringraziando, un po' pregando, un po' sminchiando il sistema e quando sto per passare io la guardia mi guarda. Ma ero pronta a fare tipo “Guardi là!Un asino che vola!” e sarei scappata per il Vaticano come solo Robert Langdon in Angeli e Demoni.
Finalmente sono nella sezione seggioline. Wow.
Ma mi prende lo sconforto subito: nel quarto quadrante non c'è posto. Veloce veloce mi sposto al terzo. Nulla, tutte occupate. Senza un filo di speranza vado al secondo: ma ti pare che se non c'è posto al terzo c'è posto al secondo? Infatti nulla. Figurati nel primo. Figurati nel primo!!
Come un miraggio vedo una sfilza di 5 seggioline vuote in una delle ultime file del primo quadrante. Sono vuote, ma è...impossibile!Allora gente, non ci crederete: nel primo quadrante proprio quello davanti a Papa Frà, numerose sedioline erano vuote. Io non so se dovevano essere occupate da qualcuno in particolare, ma fatto sta che rimanevano libere perché dalle transenne non facevano passare più nessuno. Con un salto felino, che se mi avesse visto Charlie sarebbe stato orgoglioso di me, mi sono tuffata su tre seggioline occupandole con giacche, zaini e macchina fotografica (che mi sarebbe servita per fare foto sfuocate e piene di teste e braccia)
E qui viene il bello. Dovevo far arrivare la mì mamma ed Ali da me, solo coordinandole col cellulare. Impresa più che impossibile. Sono salita sulla sediolina e, cellulare alla mano, ho chiamato Gianni e Pinotto (perché quando sono insieme tutto può succedere) e ho cercato di farle arrivare da me. Mi sono sentita dire:
“Dove siete? In piazza San Pietro? Ma va? LO SO CHE SIETE IN PIAZZAAAA!!!”
“Siete ancora dietro l'obelisco? Bene. Andate alla vostra sinistra. Come qual è l'obelisco e qual è la sinistra?Ah. Scherzavi”
“Dove siete? E rispondete perdio, che son due ore che vi chiamo!Venite avanti, dite alla guardia che ci sono posti liberi qua in cima!”
“Come 'siete alla destra dell'obelisco'. Impossibile!Ma in che città siete? Passami nonna. Mamma? Di grazia, ndo cazzo siete finite? Come 'a sinistra non vi fanno passare'!Son due ore che vi guido pensando che foste a sinistra, siete da tutt'altra parte!Mamma, calma, respira. Cosa vedi?” e lì ho avuto paura che mi dicesse “Vedo la gente morta” “Ah, la fontana che va. Minchia. Rifacciamo tutto da capo, okay? Venite avanti. A questo punto io sono alla vostra destra. Mi vedete? Sono quella in piedi sulla sediolina!Sto anche sventolando una bandierina!Come fai a non vedermi? Ah. Siamo in quattrocento a sventolare la bandierina. Hai ragione anche te. Aspè, dimmi esattamente a quale transenna sei, cosa vedi, cosa senti, fatti sentire anche te, urla , agitati, rutta, fai qualcosa! Ah, gnafaipiù. Mamma, io non so più come fare, mi manca di lanciare un petardo o un SOS e poi ho fatto tutto. Chiedi 'cos'è sto casino'? C'ho un capannello di gente intorno che sta facendo il tifo per voi, mamma. Devi riuscire ad arrivare almeno per queste persone. Eh”
In effetti, visto il casino che facevo e l'impresa epica nella quale mi ero tuffata, avevo un mucchio di persone intorno che cercavano di aiutarmi. Che belle anime.
“Come è vestita sua madre? Guardo se la vedo!”
“Forza che ce la fai, non devono essere lontane!”
“Vuole il mio chihuahua? La vedrebbero subito, sarebbe l'unica che lancia in aria un cagnolino!”
Finalmente le vedo. Sììììììììììììììììììììì!!!!!!
“Mamma ti vedo! Eccoti!Vedo Ali, dai che sono qui! Come 'qui dove'? Mamma, guarda dritto davanti a te. Brava. Ora voltati a destra. Piano, mamma. Voltati piano che m'hai fatto il giro come la bambina dell'esorcista. Voltati piano a sinistra. Passami Ali. Amò, bella de mamma, ferma con lo sguardo. Voltati pianino a sinistra...”
“Mamma!”
“Amore!Eccovi! Dai che sono quiiiii!!Venite!!!.... …... …... ….. Come la guardia non fa passare più nessuno. Passami la guardia. Come 'ti vergogni.' Passami la guardia!!Mamma, non voglio te, voglio la guardia. Ah, la guardia dice che non può parlare.Oh Madonna Benedetta dell'incoroneta!
Lo fate voltare per piacere? Gli dite che qua, oltre ai nostri, ci sono dei posti liberi? Okay, ti lascio lavorare...”
Le doti di convincimento di mia madre devono essere ottime perché dopo pochi minuti passano l'ultima transenna e sono da me. Sono state accolte con un applauso e tante risate, io invece ero senza voce e sudata fradicia. Le tre suorine dietro di me hanno giunto le mani e m'hanno detto “Lei è un dono del Signore. Che brava” mentre il ragazzo sulla mia destra ha detto “Senza offesa: avrei scommesso il mio cellulare che non ce l'avresti mai fatta”
Miodio che faticaccia, ma siamo finalmente sedute al cospetto di Papa Frà che non si è fatto attendere molto. È arrivato con la papa mobile più sprint che mai, con quel cappellino che non ne vuol sapere di stare al suo posto e svolazza che manco una colomba bianca. Che uno creda o no (e non è questo il luogo giusto per parlarne) vedere il sorriso aperto e gioviale di Papa Francesco da vicino, poterlo accarezzare con lo sguardo e vederlo porgere le sue mani a quelli più vicini, bhè, è una grande emozione. 





Trasmette serenità ma allo stesso tempo energia. Che poi uno la religione la intende e la pratica come crede, però questo Papa indubbiamente trasmette qualcosa, arriva. Ed è stato bello sentire Alice dirmi “Mamma, sono contenta di essere venuta. È un'emozione grande”
E quindi niente. La parte pratica ve l'ho descritta, su quella teorica ed emozionale, ci lavoro ancora un po'.










sabato 1 giugno 2013

L'articolo

  IL TIRRENO  1 Giugno 2013





Il romanzo vince diversi premi poi la scelta di pubblicare su internet si trasforma in un successo. L'autrice è commessa in un negozio di gastronomia.

Pisa-
Incredibile, ma vero. Il romanzo “Il male minore” di Simona Fruzzetti nella classifica Amazon della narrativa contemporanea per mezza giornata ha superato il pluriomaggiato “ZeroZeroZero” di Roberto Saviano il quale, poi (ma solo poi) si è ripreso il primato in classifica.
Sì, il mio libro è stato il primo in classifica per mezza giornata, ma che soddisfazione stare davanti a Saviano!” afferma Simona Fruzzetti che fa la commessa in un negozio di gastronomia.
Il successo per questa scrittrice è arrivato del tutto inaspettato grazie al web perché il suo è un eBook che si può comprare a 1,02 euro, e in poco più di un mese, ha venduto quasi mille copie.
Con questo romanzo ho partecipato a un concorso a Pontedera e un altro a Firenze dove è giunto primo ricevendo tre proposte editoriali, ma che non mi convincevano. Poi, una mia amica mi ha detto di questa opportunità di pubblicare sulla rete e così io stessa ho scelto la copertina e il libro è stato inserito nel mercato di internet. Non mi aspettavo questo successo. Anche se i miei amici mi dicevano che è un buon libro, poi il vero banco di prova è stato il pubblico dei lettori”
Simona Fruzzetti scrive per diletto, “perché è una passione mia e sono soddisfatta di questa esperienza dell'eBook in quanto è una finestra perfetta per i giovani autori che vogliono pubblicare un libro, mi dispiace non averlo fatto prima”
La protagonista del libro è Alessandra, una trentenne con una vita apparentemente da invidiare.Ha una bella casa, un bel marito, una figlia incantevole e un lavoro, in una libreria del centro, che la soddisfa pienamente. In realtà è una donna tormentata, schiacciata dal senso di responsabilità che sente nei confronti della famiglia e appiattita dalla routine coniugale. Un giorno Alessandra incontra Guido, un suo ex. L'uomo, diventato poliziotto, la invita a bere qualcosa per festeggiare il loro fortuito incontro, ma si rivelerà l'inizio di un'avventura a cui riuscirà a sfuggire e che aveva rischiato di mettere a repentaglio se stessa e la sua famiglia.Sul web, ci sono numerosi commenti positivi al libro.
Simona Fruzzetti ha scritto anche un racconto per bambini e inoltre cura una rubrica sul portale wwwtentazionedonna.it/donne-manuale-di-sopravvivenza/ dove scrive articoli sulla cura e la bellezza femminile.
(g.p.)


Non sto capendo più nulla, fioccano festeggiamenti e brindisi a casa, al lavoro, in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
Ma un calice è per voi, perché se sono arrivata a questo è grazie a voi che mi seguite con tanto affetto e a chi ha acquistato, letto e recensito il mio libro. E un grazie va anche a un gruppo numerosissimo di belle anime su FB che mi sostiene, qualsiasi cosa faccia, manco fossi J.K. Rowling!
Dio, c'ho gli ormoni a palla, mi ci manca la lacrimuccia e siamo a posto.



Ancora GRAZIE di cuore, bimbi.

p.s. mi ripiglio poi torno, eh? n'attimo...

mercoledì 29 maggio 2013

Io amo la tecnologia.

Sì, sono un po' incasinata. Ma dov'è la novità? Ultimamente la media è di un post a settimana, son troppo scarsa.
Comunque vi voglio rendere partecipi del mio super impegno.
In questa settimana:
ho aperto dieci volte la pagina di word dove avevo cominciato a scrivere della gita a Roma da Papa Frà. Lo richiusa altre dieci volte perché : ho risposto a una telefonata, sono corsa a star dietro alla vellutata di zucchine che mi stava bruciando, ho salvato Charlie che si stava impiccando coi fili del computer che amorevolmente aveva tirato fuori dal mobiletto e ripassato l'impossibile con Alice perché siamo quasi a fine scuola e i compiti e le interrogazioni fioccano come neve a Maggio. Perché ora nevica anche a Maggio, essì.
Poi cosa è successo? Vediamo... ah sì, Charlie si è cappottato da una certa altezza e s'è azzoppato per un giorno. Quando dico che è pazzo, dico il vero. Siamo stati in apprensione manco fosse attaccato alla bombola d'ossigeno, ma poi tutto si è risolto. Fino a ieri. Che si è cappottato di nuovo e andava tutto sminchiato come un carrello dell'iper con la rotina che cigola. Prendeva di qua e andava di là. Giuro, faceva pena. Oggi sta bene, salta come un grillo, mangia come un lupo e rompe come una suocera.
Poi è successo che sto Charlie, la sera, bisogna che tu lo metta a letto. Cioè, non pensare di prendere e andare a lavarti e poi in camera da letto. Ma sei pazzo? No, devi stare lì, gli devi fare le coccole, lo devi accarezzare e lui, tranquillo tranquillo, solo così si addormenta. Altrimenti si pianta alla porta della camera da letto e miagola come se lo stessero strangolando, ti perfora i timpani e ti scekera le gonadi.
Quindi abbiamo imparato che la sera lo mettiamo tra noi sul divano, facciamo a gara a fargli le coccole e poi bacino e a nanna. No, ditemi se è normale. Certo che no!
Poi che è successo? Ah sì, mi si è rotta la lavatrice. Ganzo, vero? Ma non tutta. S'è rotto l'oblò. Al che io pensavo di dover ricomprare tutto, ma invece ho trovato un negozio di ricambi che m'ha dato solo l'oblò. Dovevate vedermi l'altra mattina. Io che guido e l'oblò accanto a me sul sedile del passeggero. Messo al contrario sembrava pure la ciambella di un cesso. Dio, che tristezza, parevo scappata da un centro di igiene mentale. Ho pregato come non mai che non mi fermassero a un posto di blocco, perché ero veramente ridicola. Ma ora la lavatrice va di nuovo.
Poi che c'è? Ah, sono diventata tecnologica abbestia. E me ne intendo un casino. Come ho fatto fin'ora senza, Dio solo lo sa. Sono su Twitter da un mese e lo uso con la stessa dimestichezza con cui Lapo Elkann usa i congiuntivi. Ci capisco così tanto che mi sorprendo di me stessa. Non ho idea di cosa sia un astag, chevvordì quando ti rituittano, e c'ho messo un'ora per capire di avere anche lì la possibilità di mandare un messaggio privato. Io vedo solo numeri, segni e cose incomprensibili come un orbo che guarda il pannello delle lettere dall'oculista. Cosa vede sto disgraziato? Nulla! Io uguale.  Però oh, ce l'ho.
Poi, da pochissimo, ho pure un account su Instagram (si dice così?) e quello mi garba un po' di più perché puoi fare le fotine e ci metti i filtri, poi riscatti e ci rimetti un filtrino, e poi scatti di nuovo...sì, okay avete capito. A quarant'anni mi diverto così, chi l'avrebbe mai detto. Speriamo non mi venga a noia, perché il problema della tecnologia per me, è proprio questo. Mi esalto in un secondo e in altrettanti secondi mi scasso. Badate bene che su Instagram io scatto solo foto, e ho messo un commento. Mi sa che c'è da fare un casino di altre cose ma se volete che io muoia ditelo! Una cosa per volta, perdio!
Poi ho cominciato pure a giocare a Ruzzle. Che all'inizio non c'ho capito un Razzo. Ho sfidato una manciata di persone e m'hanno fatto un culo come un cappello da prete. Anche lì, con calma. Arrivo. Sono riuscita a superare i 1200 punti.Wow. Però anche lì il primo giorno c'ho giocato tanto, il secondo un po' meno, il terzo un pochino, il quarto per niente e oggi  "Cos'è Ruzzle?". Io mi sminchio subito.
E poi che è successo? Ah sì.
Ehm...
Oggi mi ha contattato un giornalista via mail. Roba che quando ho letto il testo m'è sembrato di vedere la Madonna.
E niente, poi mi ha telefonato.
No, non per sapere se la pizzeria accanto a casa mia il mercoledì è chiusa, ma per farmi un'intervista riguardo al libro. 
Credo di aver girovagato in tondo col telefono in mano come un criceto rincoglionito nella ruota della gabbia. Credo anche, senza alcun dubbio, di aver  camminato così tanto nel solito posto da aver fatto un fossato dove ora posso gettare tranquillamente dei coccodrilli.
Uscirà un articolo in un quotidiano, non so quando, credo a breve, dove si parlerà di me e soprattutto del mio romanzo.
Le cose che mi hanno scioccato non sono state le domande precise, le dichiarazioni riguardanti la trama o il contesto nel quale verrà inserito l'articolo, che di per sé è una cosa bellissima ( e se Moccia camminava Tre metri sopra il cielo, io son nell'Universo bello mio) ma è stata la seguente domanda: "Ai fini della buona riuscita dell'articolo, mi servirebbe una sua foto. È possibile?"
E gli ho detto "Sì"
Ho detto sì.
Non mi ci fate pensare.
Che se penso che ci sarà un articolo dove si parla di me e del libro mi sento male e vado al gabinetto.
Perché la felicità, quella vera e sana, a me fa quell'effetto lì.









mercoledì 22 maggio 2013

Vado in un posto deserto



Che ore sono? Mezzanotte e qualche cosa, e io tra due ore parto. Inutile che fate le battutine tipo "Parti sì, ma di cervello!" io tra due ore parto per davvero. C'ho già tutto pronto: lo zaino, i panini per il pranzo al sacco, la bottiglietta dell'acqua... tutto a posto.
E ndo vado a notte fonda?
Da Papa Francesco.
Tho!E ti pareva che io non ci vado da sto Papa ganzo? No, perché è ganzo per davvero. Come scansa le transenne e va a giro tra la gente lui, nessuno mai.
Insomma, alle due parto con sta gita della parrocchia  per essere a Roma di prima mattina in udienza da Francy.
Io. Con la gita della parrocchia. Immaginatevi di tutto.
Ma non parto sola, parto con Alice e la mì mamma sprint. Andrea no, rimane a casa con Charlie e non oso pensare a cosa troverò domani sera. Faranno festa 'sti ragazzacci.
Comunque. Vista l'ora di partenza così agevole, non sono andata nemmeno a letto. Il rischio sarebbe stato troppo alto e il risultato devastante. Se dormo solo due ore, per poi svegliarmi e prendere  l'auto, cioè non arrivo dal Papa, arrivo direttamente dal Creatore. E allora sono qui che spippolo al piccì, che è l'unica cosa che mi fa stare sveglia, con una tazza di thè concentrato, tipo tre bustine a tazza. E fa effetto, eh? C'ho due occhi così, paro un gufo.
La mì mamma ha deciso di aspettare l'una e mezza giocando a carte con le amiche, Alice ha dormito ottanta minuti e ora è lì che gioca con Charlie (Perché lui l'ha svegliata per giocare, ovvio), il Santo è a letto e io son qui che scrivo sto post.
Vi do altre notizie: domattina a Roma troveremo un tempo fantastico!
Mette pioggia. Temporali. Fulmini e saette. Preciso, no? Ma noi saremo lì impavide nelle nostre cerate giallo canarino. Francesco non mi vedrà mai, ma mettiamo il caso che mi veda...cioè mi vede con una cerata gialla in capo e il mascara colato sulle guance dall'acqua che prenderò. Ma vi pare bellino? Io è la prima volta che vado dal Papa, da qualsiasi Papa e ci andrò così. Metti che c'è Rai1. Non ci voglio pensare.
Ma noi andiamo per lui. Che uno può credere, non credere, essere scettico e varie ed eventuali, ma io sento che voglio andare da questo Papa che mi sembra così diverso, innovativo...non so, voglio andare e basta. Sono una che non si fa troppe domande. Se mi va, piglio e vado, bon!  E quindi ci saremo, insieme a sette miliardi di persone che la pensano più o meno come me. Un posticino intimo e deserto diciamo.
Ma so che sarà emozionante, un'esperienza allucinante e bellissima già tra meno di due ore, quando partirò con quelli della parrocchia alle due di notte.
Alle. due. di. notte.

Maremma gitana!







mercoledì 15 maggio 2013

Il nuovo arrivato




Non è finto, è vero. Straordinariamente vero. Anche se sembra un pupazzino, però.
E io sono innamorata e impazzita nell'arco di due ore, che ve lo dico a fare. Guardate che muso.No, vabbè, parliamone!Sì, parliamone. Questo è il nuovo arrivato a Casa di Simo. Un maschio rosso probabilmente a pelo semilungo, un misto tra il Re Leone e Romeo degli Aristigatti. Abbiamo subìto il suo fascino, non ce n'è.



E siamo tutti contenti di averlo con noi, tutti tranne Minù che è incazzata nera. O almeno mi pare. Stamattina è entrata in casa tutta tronfia come la Regina indiscussa del castello e, tho!, c'ha trovato il principino che trotterellava per i cazzi suoi in cucina. Si è bloccata, l'ha guardato, si è avvicinata e ragazzi, avete presente la pubblicità delle Vigorsol? Dove lei stappa la bottiglia e manca poco dal getto d'aria le si stacca la testa? Paro paro. Gli ha dato una soffiata che manca poco il micio me lo ritrovo nell'acquaio. Lui è rimasto col pelo tutto indietro, un po' così, tipo viaggio in Vespa senza casco. Ma è rimasto al suo posto. Lei, non contenta, gli ha girato intorno e gliene ha fatta un'altra. Credo che il sottotitolo sia stato “QUESTA E' CASA MIAAAAAAAAAA!!!Brutto nanerottolo rosso di merda!!ARGHHHHHHH!!!!” Poi è voluta uscire e ora è fuori, sulla sedia da giardino, girata di culo. Cioè, manco mi guarda. Le passerà di sicuro, lei fa così ma ogni volta che c'è un gatto nuovo, fa l'incazzata per mezza giornata e poi offre pure la sua ciotola. Che poi, ma cosa si incazza? Non è credibile una gatta che fa queste scene e poi si scansa per far mangiare nella sua ciotola due ricci. Lei c'ha da tenere la parte ovviamente, ma Gassman non c'è per nulla. È un'attrice nata.
Comunque lui è...
lui è...
No, ma seriamente pensate che trovare un nome a un gatto sia facile?
Ma quando mai. Il toto nome è iniziato domenica e non vi dico le varie opzioni.
Io volevo chiamarlo Oscar, come suo padre. Ma non piace ad Alice.
Il Santo voleva chiamarlo Ottavio.
Ottavio, vi rendete conto? Mi poteva anche piacere ma mi verrebbe da metterci anche chessò...Decimo Meridio. Ottavio Decimo Meridio, il gladiatore... Wow!!
Alice si è ficcata due dita in gola.
Lei ha proposto Ciuffo.
Ve prego, gnaàpossofà. Poi mi viene in mente la Colò sull'aereo col koala della kinder, per carità.
Mi piaceva Snoopy. Mi hanno risposto “È un cane”
Mi garbava un casino Lenticchia, o Mirtillo. Alice, visto che è rosso, ha proposto anche Ribes. Andrea ha minacciato di andarsene di casa.
Alice ha rilanciato con Matisse o Bizet, per proseguire (dopo Minù) con gli Aristogatti, io ho detto ma anche no e se deve essere Disney allora Nemo. Mi hanno risposto “È un pesce”
Wisky no, perché avevo già un gatto che si chiamava così.
Nomi tipo Batuffolino, Briciola, Pallino, Ciccino, Amorino, Cuoricino, insomma quelli ad alto tasso glicemico non ci garbano.
A me e al Santo piaceva molto Artù, ma Alice ha detto “Vi lancio la tavola rotonda”.
Che poi il nome non è da sottovalutare, cioè deve rispecchiare un po' il carattere, no? Se hai un micio tremendo che si attacca alle tende, ti sfrangia il divano e ti caca nella scarpiera, hai voglia di chiamarlo Amore, Zuccherino o Batuffolino. Questo è una iena. Al contrario se hai il micetto più piccolo della cucciolata, timido e introverso è inutile che tu lo chiami Golia o Zeus, cioè gli sta male, capisci?
Quindi abbiamo una giornata per capire quale sia il carattere di questo micio e a dire il vero ha iniziato alla grande. Tipo che è stato bravissimo perché dopo un'ora che era in casa ha già fatto i bisogni nella cassettina, è coccolone, si fa abbracciare e accarezzare, se ti avvicini ti viene incontro e cerca le mani. Dall'altra è un tipo strambo che, visto che lo sportello della cucina era aperto, ha fatto un triplo carpiato tra la pattumiera e i saponi per poi andare a fare una giratina sotto la cucina. Ho dovuto smontare lo zoccolino perché lui da dentro la stava prendendo a testate miagolando “Fatemi uscireeeeeeeeee!!!” Quando è uscito aveva dei rotoli di polvere addosso che quasi non lo riconoscevo. Era improvvisamente diventato grigio e lanoso come se l'avessi messo in lavatrice insieme a un maglione nero di cachemire. E poi è coraggioso. È alto meno di un barattolo di pelati e si vuole lanciare dalla panca senza paracadute, lui. E poi rotola che è una meraviglia. Soprattutto quando gioca con un filo e si rizza sulle zampe posteriori. Tiene la posizione per due secondi netti poi gli pesa il culo e si cappotta.



E poi ha già i suoi gusti ben precisi. Per esempio gli piace la panca. Ma siccome è nano parecchio, quando ci vuole salire miagola. Tu lo metti sopra e lui si cheta. Bho, pare finto.



A volte dorme:


Altre volte è molto interessato alle attività di famiglia, tipo lo studio dell'inglese da parte di Alice.


E ora, dopo tutte queste attività e queste sue scelte, lo abbiamo guardato bene negli occhi cercando di capire che nome gli stesse bene. E subito ce n'è stato uno, soprattutto dopo aver visto questa foto. Vi presento:


Charlie. Cioè, senza volerlo è venuta fuori sta foto. Non c'è Batuffolo che tenga, questo è un Charlie fatto e finito, gli sta proprio bene.
È o non è un ganzo? Io lo adoro già.
Voi che nomi avete dato ai vostri animali domestici? E perché proprio quel nome lì?
Ora scusate, vado a stritolarlo un pochettino!





mercoledì 8 maggio 2013

Poche cose uccidono come il cambio degli armadi





No, ma ditemi voi che piaga.
E mi sa che siamo tutti sulla stessa barca, come disse Schettino.
Il cambio dei vestiti in primavera e autunno è qualcosa che mi uccide. Perché anche se ripongo tutto pulito, tutto ermetico, tutto sigillato e tutto a modino, io, una volta sfatte le scatole, rilavo tutto. Ogni volta. E non ho problemi di muffa, tarme o pantegane. Proprio ci sento quel che, quell'odorino di chiuso che io nonjelafò. Quando mi metto una maglietta non ti dico che devo sentire un 'orchestra di fiordalisi con tripudio di lavanda, ma il profumino di bucato sì. E quindi immaginatevi con sto tempo ballerino dove piove un giorno sì e uno no che guerra è stata.
Sabato il tempo era bellissimo ed era la giornata perfetta per fare tutto ciò, ma io mica ce l'ho fatta. Seeeeeee. La mattina sono andata in centro a comprare il regalo a mio fratello per il suo compleanno, il pomeriggio (quasi tutto il pomeriggio) mi sono dedicata alla realizzazione della sua torta. La prima con pasta di zucchero. No vabbè, non vi dico il divertimento, non me l'aveva detto nessuno, ma è come giocare con il pongo!!Mi mancavano le formine ed ero a posto. Ho pure trovato i pennarelli alimentari, una figata, tipo che ora posso scrivere Ti Amo sulla brioches che porgo al Santo o Sei la mia vita sulla cotoletta che friggo ad Alice. Ma non è fantastico? Ah, vanno solo sulla pasta di zucchero. Uff...vabbè però è ganzissimo. Ora proverò a fare degli esperimenti. E mi salterà non solo il contatore ma tutta la cucina. Garantito al limoncello.
Visto che è musicista la scelta è ricaduta su uno spartito:





Apro parentesi:( 1- i dischi di torta sono bagnati con il succo delle pesche sciroppate e la farcitura è di marmellata di albicocche. 2- La torta ha la glassatura variegata al doppio cioccolato. 3- Se non mi muovo a fare le foto mi si strugge tutto. 4- ma se non le faccio fuori in casa vengono una ciofeca. 5 - Se ero Oliviero Toscani o Luigi Biasetto non ero qua) Chiudo parentesi.

Mi sono servita del mattarello, dello zucchero a velo e...della squadra di Alice per fare un lavoro bello preciso. Sì, ho copiato dal suo quaderno la chiave di violino perché non me la ricordavo.
Ho disegnato delle note a caso sentendomi un casino Mozart e pensando di fare un capolavoro. Alice ha provato a suonarlo e amorevolmente mi ha detto “Mamma, come compositore fai pena. Prova con l'ippica” Vabbè, ma sennò ero perfetta, nevvero?Insomma la torta ha fatto un figurone anche se mio fratello lì per lì ha creduto che l'avessi fatta io come mi avrebbe creduto se gli avessi detto “Ho ricevuto un Nobel per l'astrofisica”

 

E quindi niente, sabato tutta concentrata sulla torta, ma sabato sera, ottimista abbestia, mi dico “Domani. Domani metto la lavatrice in funzione, sacrifichiamo una domenica ma devo assolutamente fare il cambio degli armadi, perché qui non c'abbiamo più nulla da mettersi” Il Santo ha annuito dentro la sua maglia a collo alto e i pantaloni di velluto.
Scherzo, non ce l'ha nemmeno mai avuti i pantaloni di velluto.
La notte mi sogno che i panni vanno da soli in lavatrice, escono trotterellando e si stendono da soli sotto un sole cocente e per finire (alleluia) si stirano da soli miracolosamente. Mi sveglio con la faccia a ebete sotto una serie di bombardamenti. Pare di essere a Beirut. Ma sono tuoni, porcalamiseriacciazozza. Tuoni, lampi e pioggia a secchiate.
Ma non gliela do vinta, ho detto che oggi fo' il cambio e faccio il cambio!Tzè, ma siamo matti?
Sì, un pochino sì. Ho messo su quattro lavatrici facendo la spola tra la casa e la stanza lavanderia e i vicini mi avranno presa per pazza perché chi è che si mette a fare quattro lavatrici con tutta quella pioggia? La Simo, e chi sennò? Avevo le camere da letto che pareva ci fosse scoppiata una bomba, un manichino di quasi un metro e sessanta che continuava a dire “Questo no, questo non mi sta più, questo mi sta stretto, questo mi sta corto, questo è ritirato...” in poche parole Alice si deve rifare il guardaroba perché è diventata una pertica.
All'una avevo una miriade di panni fradici che ovviamente non avrebbero asciugato manco per una ceppa, ma non mi sono data per vinta e subito dopo pranzo mi sono sparata una bella gita all'asciugatrice a gettoni. Sono partita da casa con quattro bustoni pieni di panni e sembrava me ne andassi di casa. Tipo che raccatti due vestiti alla rinfusa, urli “Basta!Me ne vado!” e ciao. Il Santo quando mi ha visto così, c'ha sperato e quasi creduto, ma haimè io son tornata mezz'ora dopo con i miei 65 quintali di panni belli asciutti. E alla lavanderia a gettoni non c'era manco uno straccio di Nick Kamen che si toglieva i pantaloni per lavarli. In compenso c'ho trovato una ottantenne che nell'attesa si è andata a comprare il gelato, e tutte e due siamo rimaste sedute su quella rigida panchina ipnotizzate dal roteare dell'oblò. Che tristezza.
Ma io dovevo portare a termine la missione con o senza Nick Kamen. Eh.
E ci sono riuscita. Riuscitissima. Sapete ora qual è il problema? Bravi, stirarli. Se ci penso mi appendo ai fili fuori per le orecchie, mi rinchiudo un dito nella portiera, mi affogo nella vasca da bagno. Non ho voglia, ma devo, devo farlo.
Voi l'avete fatto il cambio degli armadi? Sapete gestirlo bene? Obbravi. Allora datemi delle dritte.

p.s. Il libro sta andando benissimo, ci sono già delle belle recensioni, mi scrivono in privato per farmi i complimenti e tutto ciò è... inaspettatamente fantastico.
Grazie.



domenica 28 aprile 2013

La mia su Masterchef


Ieri ho visto per la prima volta in vita mia Masterchef Italia.
Lo so, potevo anche farne a meno, ma durante una chiaccherata su FB m'è presa la curiosità e spippolando su You Tube t'ho trovato qualche puntata.
Partiamo dal fatto che ero proprio digiuna di 'sta roba, proprio non avevo idea di come potesse essere strutturato il programma (sapevo solo che in altre trasmissioni c'è un certo Ramsay che sfanculizza tutti) e quindi bho, mi aspettavo di tutto, però se dapprima mi ha divertita, col passare dei minuti mi sono un attimo ricreduta.
Ma davvero la gente va in tivù a farsi lanciare il proprio piatto nell'acquaio da Bastianich che dice pure “Sta merda non la mangerebbe manco il mio cane” ?
Lo so, lo so, che se dicessero a tutti “Amore mio bello, cucciolotto dello zio, questa ricetta non t'è venuta proprio bene, sai? Riprova, caro” non sarebbe credibile e farebbe lo stesso share di...chessò, Valeria Marini mandata in onda a notte fonda che ti recita le poesie di Cesare Pavese, per dirne una.
Quindi sì è ganzo che la gente venga trattata male, volano piatti nell'acquaio, ciotoline per terra, offese come se piovesse, sputi nella pattumiera...cioè, magari è ganzo se sei a casa sul tuo divano.
Però penso a quelli che sono lì, no? Che si son fatti centinaia di km per inseguire un sogno, che si ritrovano al cospetto di questi chef per sentirsi dire “E questo schifo cosa sarebbe?” e via il lancio come se fosse un frisbee o un conato davanti a te che pensi “Strano, lo cucino sempre ai miei familiari e non è mai morto nessuno”.
Ora. Tu sei lì come chef stellato e inforchettato dal Gambero Rosso, ci siamo? Ti sei fatto il mazzo, sei bravissimo, cucini da Dio, hai 16 ristoranti, dieci dei quali nelle più grandi città del mondo, okay? Sei fighissimo, ti intendi di tutto, c'hai un naso che manco un cane da tartufi e un palato ricoperto da lingotti d'oro, okay? Con le mani non solo sbucci le cipolle come direbbe Zucchero, ma gli ingredienti, a un tuo battito di ciglia, si buttano da soli con triplo carpiato nel tegame soffriggendo felici. Sai riconoscere mille spezie a un km di distanza e sai i tempi di cottura di qualsiasi vegetale sulla faccia della terra. Non solo sei bravo, ma hai avuto magari giusto un filino di culo, perché avevi (hai) dei genitori che ti hanno potuto permettere di studiare all'estero, o nei migliori ristoranti, magari hai incontrato la persona giusta al momento giusto, magari sei cresciuto a ostriche e caviale, magari hai sempre avuto a disposizione una mega cucina tutta per te e ti sei sempre potuto dedicare solamente a questa grande, grandissima passione. E quindi è il caso di dire 'Esticazzi'. Con tutto il rispetto per i cazzi, beninteso.
Ora. Faccio un esempio. Io sono un'impiegata, o una maestra, o una commerciante, o una che pulisce i cessi dell'autogrill, giusto? Il mio lavoro è questo. È questo che devo fare per guadagnarmi la pagnotta. Ma non pensare che sia il lavoro per il quale abbia studiato o che sia il sogno della mia vita. A volte bisogna fare delle scelte, a volte si deve anche abbassare il capo e dire “Evabbè, il lavoro mi fa cagare, ma con questo do mangiare ai miei figli”. Metti che però io ho una grande passione: la cucina. Proprio mi garba ma, solo con quella, non è che sfamo due figlioli.
E allora tento la fortuna, spendo un po' dei miei risparmi per farmi un viaggio di centinaia di km per arrivare al cospetto tuo. E sono emozionata abbestia per tremila motivi, uno dei quali potrebbe essere che sono in televisione, che potrebbe essere l'inizio di un sogno, che la mia famiglia mi sta guardando e dirà “Quant'è bella mamma in tivù” e via dicendo. Faccio una ricetta con gli ingredienti che mi dai, è facile, ce la posso fare. D'altronde metto in tavola dieci persone al giorno, mi commissionano le torte per le feste di compleanno, mi studio le ricette di notte, faccio dei lievitati che non puoi capì, forse ho anche un blog di cucina, già, tengo corsi di pasticceria in giù e su per l'Italia e poi le mie cene sono rinomate tra gli amici, proprio fanno a gara per venire a casa mia. E poi i libri di cucina che non ti c'ho...decine e decine, me li studio, me li guardo, me li annuso. Mi basta vedere un mazzetto di basilico per far partire in me la voglia di metterlo in una ricetta e il cervello parte col valzer, con le mani che piroettano svelte in cucina tra mestoli, profumi e sapori. Ah, sapessi che poesia. E poi tutti intorno alla mia tavola di legno, apparecchiata a domenica di festa, con il nonno che si ficca il tovagliolo nella camicia e la piccola che vuole un cuscino sotto al culetto sennò non arriva a tavola. Ed è un tripudio, credici. Ogni volta. Tutti chiedono il bis, il ragù è saporito, la carne pare burro senza parlare del sughetto che pare nettare. E la torta, Dio che torta!
Quindi in queste puntate ti ripresento sta roba, da favola!
Eccomi qua davanti a voi. Sono emozionata perché io faccio la maestra/l'impiegata/la studentessa/la pulitrice di cessi/la disoccupata/la precaria e già mi viene da abbassare il capo e non so perché. E mi guardi male, con l'occhietto torvo e quell'espressione stitica di chi non caga  da sette giorni. Cosa c'è che non va nel mio piatto?
Ah, mi stai dicendo che ho impiattato male. Ma davvero? E come deve stare sta roba, in equilibrio come quelli che lavorano al circo Togni? Come, scusa? E' un piatto banale? Banaleee? Ma lo sai che la gente quando sente sto profumo sbava già sulla porta di casa mia come un San Bernardo arrapato? Ah, i pomodori stanno male con le patate. Secondo te. E chi lo dice scusa? Secondo me ci stanno benissimo, è una questione di gusti. A te piace Raoul Bova? Scommetto di no. A me sì. Ti piace l'anice? Bene. A me no. Melone e prosciutto? Dice che è la morte sua, ma io non riesco a mangiare un salume con un frutto. Che vogliamo fare? Son gusti, no?
Che mi stai dicendo? Che il piatto è troppo semplice? E da quando in qua deve essere difficile? Comunque sia, voglio provare a darti anche ragione, guarda. Perché magari sono a capo di un'azienda ma non so impiattare, magari lavoro coi disabili ma non so accostare cromaticamente parlando due porzioni di roba, però sai che c'è?
Che le cose me le devi dire a modino. Anche se sono una studentessa alle prime armi, anche se è la prima volta che mi cimento in una cosa del genere, anche se ho tentato la fortuna, perché no? Cioè, non è che mi puoi lanciare il piatto nell'acquaio come se davvero fosse merda. Non puoi permetterti di offendermi solo perché la carne l'ho cotta , sì effettivamente, troppo. E nemmeno perché il piatto si presenta male o la pasta è un po' sciapa. E no, non puoi lanciarlo anche se effettivamente non mi è venuto per niente bene, perché è come se la tua donna ti lasciasse e mettesse i manifesti per un tuo cilecca, capisci? E' una questione di rispetto. Cioè fammi capì, ma cosa lanci? Ma cosa offendi? Se ero uno chef non ero certo qui a farti usare il piatto al mo' di disco, a farmi offendere e a farmi mancare di rispetto, giusto? E ringraziaddio che io son qui, sennò non c'eri manco te. Ci arrivi?
La passione, quella che ti parte da qui, dalla bocca dello stomaco, che ti attanaglia il cervello con mille idee, quella che è il motore per ogni cosa, quella che ti fa dimenticare, a volte, di avere una vita di merda, un lavoro da schifo e uno stronzo per fidanzato, quella per la quale io mi trovo qui, te non la puoi gettare nell'acquaio, con quell'arroganza di chi è arrivato. Perché forse sei stato solo un po' più fortunato di me, ecco.
Che poi, parliamoci chiaro, Carlo, Bruno e... no aspè, vogliono essere chiamati Chef.
Rifaccio.
Che poi gli chef Carlo, Bruno e l'imprenditore Bastianich presi uno per uno, sono anche molto bravi e competenti, non c'è che dire. È che insieme in quella trasmissione danno, come dire..l'impressione di non vedere una donna da molto tempo, mi sono spiegata?
Ecco, non sembra anche a voi?

 



Ah, mi stanno dicendo dalla regia che probabilmente è tutta una montatura per l'audience, per lo share, perché alla gente da casa piace vedere queste scenate.
Ma davvero? Ma me lo dite ora? E io che ci faccio ora con tutto sto pappiè che ho scritto?








LinkWithin

Related Posts with Thumbnails