lunedì 27 aprile 2015

Intervista su LeadingMyself




Voi vi siete mai sentiti dei leader? No? Manco io. A dire il vero ogni volta che faccio test attendibilissimi e scientifici (tipo quelli su FB credibili come mi'madre che dichiara di saper fare la spaccata) mi vien fuori che io sono una leader, ma io non ci credo. Non è falsa modestia, credetemi. Sapete cosa significa leader? In parole spicce: a capo di un'organizzazione, di un'impresa e quella roba lì. Ma vi pare, onestamente, che io sia in grado? È già tanto se faccio combaciare famiglia, lavoro, hobby e interessi. A volte qualcosa mi si sminchia, ma credo faccia parte del gioco. Insomma tutto sto pappiè per dirvi che sono stata contattata da LeadingMyself, un sito che parla delle donne, delle loro storie, dei loro successi, del loro coraggio e del loro talento:

L’idea di questo blog nasce dalla volontà di creare una community consapevole e informata su leadership e gender equality, attraverso esempi, case history e partecipazione diretta. 

A me hanno proposto un'intervista leader, che sarebbe:


In questa rubrica intervisteremo chi ce l’ha fatta, chi ha avuto il coraggio di seguire i propri desideri e ambizioni. Vi faremo conoscere la persona, le sue paure, i suoi dubbi e le sue vittorie. Capiremo insieme come nasce una vera leader.
Dopo aver letto questo ho detto sì vabbè, ciaone. Ora si renderanno conto che hanno sbagliato persona, mi dicono c'è stato un errore e saluti cari alla famiglia. Invece no. Invece cercavano proprio me e se penso che hanno intervistato donne come Andrea Mirò (cantante), Anna Paola Concia (politico) Valeria Fedeli (senatrice) Anna Premoli (scrittrice) e poi donne manager e di spicco in Italia, capite bene che l'idea di far parte di questo gruppo di donne mi metteva un po' di agitazione.
Ringrazio Barbara per avermi scovato su un settimanale, letto la mia storia (e il mio ultimo romanzo!) e deciso che con il mio percorso potevo essere di aiuto o di esempio per chi crede ancora nei sogni. Vi invito a visitare il loro sito LeadingMyself per scoprire storie bellissime di donne che cercano di cambiare qualcosa in tempi difficili, perché come dicono l'ideatrici "Il progetto è ambizioso e si scontra contro chi dà questo paese per perduto....ma noi andiamo avanti grazie ad esempi splendidi come voi!"
Quindi non mi resta che fare un in bocca al lupo a questo progetto, a loro che ci mettono anima e core, e a tutte le donne che ci sono state e che verranno dopo di me, perché forse qualcosa si può cambiare. Con coraggio, tenacia e voglia di rischiare. 
E ora,   lusingata, onorata, emozionata e un filino agitata vi segnalo la mia intervista . 
Buona lettura. (si dice buona lettura?)

martedì 14 aprile 2015

Un tè per due

Disclaimer: post ad alto contenuto di foto, cose rosa e fiori.

A volte a me parte l'embolo. A volte...diciamo spesso, spesso a primavera. Ogni anno ne ho una nuova, infatti l'anno scorso di questi tempi costruivamo la Craft Room, invece quest'anno ho deciso di renderla più abitabile. Io la amo, non so se si è capito. E come la amo io, la amano anche gli altri, tipo che domenica, coi miei genitori, dopo aver pranzato in giardino, ce la siamo proprio gustata. La mia mamma si è messa in verandina e c'ha preteso il caffè e il mi' babbo non si è mosso dalla poltroncina mormorando ogni tre per due "Ah, come si sta bene qui." Per schiodarli li ho dovuti pagare.
E quindi niente, ce la godiamo, soprattutto di questi tempi. Il Santo e Alice ci leggono, io ci scrivo. E siccome quando scrivo magno e bevo molto, ho bisogno del tè. E allora anda e rianda in casa per mettere su l'acqua, poi guarda se bolle, poi metti il filtrino, poi torni in casa perché ti sei scordata lo zucchero...insomma, delle giratine che non vi dico. L'ho fatto un giorno, due giorni e al terzo giorno mi son detta "Aspetta un attimo: ho un tavolo, una sedia, delle prese elettriche, un lavabo e non devo aver paura di usarli!". E Allora l'ideona: mi organizzo per farmi un tè in Craf Room senza dover uscire tutte le volte, sia mai che nel tragitto mi sbrani un orso marsicano. Stamattina, complice una vetrina maledetta che mi ha strizzato l'occhio, ho trovato tutto l'occorrente. Un vassoio mooolto caruccio, con le zampucce che faceva proprio al caso mio. Non ho trovato invece il bollitore elettrico ma è questione veramente di poco, datemi due giorni e l'avrò. Ho messo tutto sulla stufetta in maniera carina perché anche l'occhio vuole la sua parte e oltre starci bene, spero sia anche funzionale.





Il quadretto l'ho fatto l'anno scorso per incorniciare gli incontri con le Tea Ladies e mi pare adatto per stare lì quando non viene usato per gli eventi.

 



Ovviamente per vedere se il vassoio funge, mi sono immaginata una sorta di pic nic teifero. Tipo che se ho voglia di stare fuori metto la mia coperta di patchwork e mi prendo il tè seduta in terra.





 Le bandierine non sono lì sempre, sono solo la prima striscia di una serie che ho cucito per un evento che darò in giardino a fine Maggio (e di cui vi parlerò più avanti. Sì, tipo quello di Jane Austen dello scorso anno). 



Non paga di cotanta fortuna da aver trovato nello stesso negozio quello che mi serviva, t'ho trovato anche delle tovagline che lèvate. Ognuna corredata da il suo sottobicchiere, l'ho trovate belle e perfette per i pranzi in giardino. O un tè. O anche un panino con la porchetta, se volete. Fatto sta che mi piacciono un mucchio.





 Infine, un bel primo piano delle mie stupenderrime tazze che ho acquistato in Inghilterra. Ditemi: cosa sono, cosa??? E niente, un post poco scritto, molto fotografato, perché questa primavera a me stimola un casino di foto del mio giardino, L'erba così verde e rigogliosa d'estate te la sogni, quindi ne approfitto.



Ci siamo: al mio piccolo progettino manca giusto il bollitore e poi ci sono. Anzi no: devo riempire la zuccheriera e aggiungere due cucchiaini, poi vi aspetto per un tè.



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