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venerdì 5 giugno 2015

Sono dentro al tunnel



                                                                                        Foto:http://www.cittadinieuropei.it/


Sono in pieno trip per la stesura del quarto romanzo. In questi ultimi tempi è successa una cosa alquanto bizzarra ma molto bella, tipo che stavo lavorando a un progetto, ma poi se n'è presentato un altro più urgente e allora metti da parte quello e fai quest'altro con la conseguenza che ho in cantiere paginate e paginate di roba per due storie in cui credo molto e in bozze altre due idee e trame per altri due romanzi che vorrei scrivere nei prossimi mesi. Della serie: scrivile du' cose Simo.
Si sa, a me piace scrivere e quindi non faccio nemmeno fatica. Vi dirò di più: sotto pressione lavoro anche meglio. Infatti a me cosa m'ammazza è la fase di stallo, in tutte le cose della vita, sia ben inteso. Quella fase in cui non c'è niente di definito, dove non ti senti né carne né pesce, dove non si muove foglia, dove tutto è sinonimo di tranquillità. Ecco, per me non è tranquillità, è calma piatta. Ed è una cosa che mi annienta. Io per stare bene, a livello lavorativo (non solo di scrittura) devo macinare, fare, disfare, progettare e avere qualcosa a cui dedicare anima e core. E Dio solo sa se ora sta fase ce l'ho.
Non mi soffermo troppo spesso sul perché io senta la necessità di scrivere, ognuno lo fa per svariati motivi. Io ho iniziato da piccola e non ho più smesso. Dicono che, soprattutto da piccoli, chi scrive e inventa storie fantastiche probabilmente vuole ricreare un ambiente migliore di quello in cui vive. Sì, lo so, psicologia spicciola. Bho, io onestamente non lo so. So solo che scrivere mi fa stare bene, è come se vivessi un'altra vita. È come se io fossi lì, al posto della protagonista e patisco con lei, gioisco con lei, mi innamoro di nuovo con lei. Perché, anche se di primo acchito non do questa impressione, io sono molto romantica. Non quel romanticismo mieloso e da diabete, almeno non credo di scrivere un romanticismo mieloso e da diabete. Oddio, mi viene il dubbio. Se così fosse vi autorizzo a prendermi a mazzate! I miei romanzi sono sì romantici ma conditi con una dose massiccia di ironia. Le due cose vanno di pari passo, una accanto all'altra. Forse non sarei capace di scrivere solo con l'una o solo con l'altra. Diciamo che in me vivono due Simona: una pragmatica, a volte cinica, ironica e altamente cazzona. L'altra romantica, che piange come una vite tagliata su qualsiasi scena che passa la tv basta che in sottofondo ci sia una melodia strappalacrime, che adora le commedie romantiche e che si aspetta qualche galanteria da parte del genere maschile. Infatti i miei protagonisti maschili sono di rilievo quasi quanto la protagonista. E io li amo, tutti. Gli faccio fare e dire cose che io adoro, li idealizzo, li plasmo a immagine somiglianza del mio uomo ideale. Perché non è detto che alle altre piaccia. Gioco più sulla personalità e il carattere, piuttosto che sull'aspetto fisico. Ovvio che non sono mai il sosia di Brunetta (con tutto il rispetto per il sosia), anche perché l'aspetto fisico per me è fondamentale per il primo approccio, però diciamo che descrizioni tipo “Aveva gli occhi così azzurri da sembrare due laghi di montagna in cui mi ci perderei da qui all'eternità,” non le trovate. Le mie descrizioni sono un po' più carnali, fisiche e schiette.
Però.
Però non c'è solo l'aspetto fisico. E no, e qui casca l'asino. Perché anche se non si direbbe, la Simo si aspetta dal genere maschile un certo tipo di comportamento. Bensì mi reputi una donna emancipata, moderna, di larghe vedute e a tratti anche un po' maschiaccio, subisco il fascino dell'uomo che mi cede il passo davanti a una porta, o me la apre per farmi entrare. Di quello che con naturalezza mi paga il caffè e mi ferma con un gesto della mano, di quello che ti viene a prendere sotto casa con la sua auto (perché non mi piace che guidi la donna se ha un uomo a fianco -lo so, è una fissazione antica la mia, me ne rendo conto, ma non posso negarlo, sono vecchia raga'-), quello che aspetta che tu entri nel portone al sicuro prima di andarsene, quello che a tavola ti versa da bere o almeno fa il gesto prima di servirsi e tracannare un fiasco e via dicendo. Lo so, conoscendomi forse non lo avreste detto, invece ci faccio caso. Piccoli gesti non eclatanti che a me piacciono. Ovvio che non mi aspetto che un uomo mi apra la portiera o mi faccia il baciamano (in questi casi probabilmente mi metterei a ridere ora e smetterei tra due settimane), ma diciamo che la galanteria di base mi aggrada. Poi magari sono la prima a insistere per pagare il caffè o ti dico “Vai pure,” quando mi lasci davanti al portone, ma il fatto che io faccia la mia mossa non vuol dire che lo voglia davvero, sono frasi carine, di circostanza, che si dicono perché dobbiamo dirle, appunto perché dobbiamo apparire donne emancipate. Metti che dico a uno “Vai pure, tranquillo,” anche se mi lascia in un luogo malfamato e quello mi risponde “Ah, okay!” e parte sgommando. Cioè, è un uomo morto.
O quello che non fa nemmeno il gesto di pagarti, un caffè, un tramezzino, un monchery e lascia che tu lo faccia per lui. Va bene la parità, però insomma, un po' di galanteria non guasta.
O è educazione?
Già, educazione o galanteria?
Minchia, mi sa che ho fatto casino.

(questo post è stato scritto di getto, a braccio, in poche parole: in modalità minchia passando da un discorso a un altro come se vi avessi davanti e facessimo una conversazione. Dalla regia invece mi dicono che è un blog e in quanto tale dovrei curare un pelino la sintassi. Ma avevo bisogno di una pausa per non sclerare e questo è il risultato. Inoltre l'autrice si scusa per le amenità citate. Saranno raccolte nel nuovo volume dal titolo “Le ovvie banalità della Simo”)

No, ma mi riprendo.
Tranquilli, mi riprendo.


martedì 19 maggio 2015

Sto bene

Foto: mediatica


Quando manco da un po' sul blog, come si dice dalle mie parti: "Bene bene o male male."
Vi rassicuro dicendovi che bene bene. Non ho il blocco dello scrittore, sto ancora scrivendo ma lo sto facendo in un'altra maniera e da un'altra parte perché ho a che fare con delle scadenze ristrettissime e ciò comporta uno sclero della sottoscritta non indifferente del tipo:
"Simona, dove sono i calzini neri?"
"La pasta in bianco."
Uno domanda una cosa e io rispondo con un'altra, siamo a questi livelli. Senza considerare che c'ho talmente il cervello in fibrillazione che mi smuove anche il corpo a tal punto che il Santo ha detto "Nel letto non mi pare di averci una donna, ma un furetto. Riesci, di grazia, a stare un pelino ferma?"
Nulla, o mi prende a badilate o invento dialoghi anche la notte.
Nel fine settimana poi ho un evento nel mio giardino, di cui posterò maggiori dettagli dopo, ma sappiate che è in costume e quando dico in costume non intendo il bikini ma costumi d'epoca, ergo: schianteremo di caldo e ci struggeremo come calippi al sole. Molto bene.
La presentazione di domenica è andata benissimo e ringrazio tutto lo staff. Certo sarebbe stato meglio se non ci fossero state quelle tre, quattrocento persone a sentirmi, sarei stata più a mio agio chessò con sei, sette persone. Quindi immaginatevi scene da panico con polizia coi manganelli e richieste di autografo da così tanta gente che non sapevo nemmeno più come mi chiamavo. Qualcuno mi ha addirittura paragonata alla Kinsella e io per riconoscimento gli ho firmato un avambraccio. Devo imparare a gestire la notorietà, che vi devo dire.
Poi abbiamo apportato delle modifiche in giardino che si possono riassumere in 5 vocali "AIUOLA".
Quindi non mi sono fatta mancare nemmeno del buon sano giardinaggio e nemmeno la palestra, che in alcuni giorni (tipo quelli dove il mio culo sta attaccato alla sedia dalla mattina alla sera) la vedo come un'ancora di salvezza. Vedete voi come sto messa. 
Il lavoro va bene e come tutti i lavori in cui c'è da gestire un forno, in queste giornate con 40° dove sembra Luglio, è piacevole e fresco come una granita alla menta. 
Ho finalmente fatto il cambio degli armadi constatando che non entro più nella metà dei vestiti che ho tirato fuori e quando guardo le foto di dieci anni fa piango come una vite tagliata  e vorrei prendermi ad accettate il culo e una bella porzione di cosce. Poi, non so voi, a me sti 40° fanno comodo perché mi abbassano la pressione ma  mi gonfiano come un canotto e alla sera ho già i polpacci a tronco di pino in modalità Sora Lella.
Detto ciò, va tutto molto bene. Le giornate sono belle, si cena fuori, sono arrivate le lucciole ad allietare queste sere di estate precoce e pure le zanzare, le possino ammazzà.
Vi lascio promettendo nuove e succose notizie molto presto.
Sì, sì, molto presto.
Stai a vedè.








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