Visualizzazione post con etichetta Il mio libro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Il mio libro. Mostra tutti i post

martedì 29 marzo 2022

Nuova uscita: Un tè con Mrs. Brown




 Oggi è il gran giorno: Penny e Mrs. Brown sono pronte a tenervi compagnia <3

Puoi scrivere anche cinquanta libri, ma ogni volta è come se fosse la prima. Per ogni libro è un'emozione diversa e questa volta, oltre alla leggerezza, c'è una sorta di rinascita.
Sono tanto grata a questa storia e spero, nel mio piccolo, di farvi trascorrere qualche ora di spensieratezza e di portarvi con me a Oldbridge, un villaggio davvero pittoresco.
Non vedo l'ora che conosciate i personaggi; io, come sempre, mi sono affezionata a tutti ed è stato difficile lasciarli andare.
Grazie a chi ha condiviso, a chi condividerà questo ennesimo traguardo, a chi gioirà con me, a chi l'ha già acquistato, a chi mi sta mandando già le foto (Mandatemele che le ripubblico e come sempre ci facciamo il collage!). Grazie per la gioia con la quale lo avete accolto, a voi ho riservato un posticino prezioso nei ringraziamenti.
Se io e Mrs. Brown siamo qui è anche merito vostro.
Ora è tutto nelle vostre mani.
Abbiatene cura ❤
Simona

ebook e cartaceo QUI

#UntèconMrsBrown

lunedì 14 marzo 2022

Un tè con Mrs. Brown - il mio nuovo romanzo

 Ve lo avevo detto che sarebbe arrivato presto e infatti eccolo qua: il nuovo romanzo.



Potrei chiudere qui il post visto che ci sono tutte le info al riguardo, ma ci tengo a scrivere due parole.
Mrs. Brown mi ha fatto compagnia in un periodo particolare in cui tutto mi sembrava nero e l'averla tratteggiata mi ha in qualche modo permesso di tornare a sorridere. È come se mi avesse preso per mano e fatto notare che, nonostante tutte le brutture, si può e si deve trovare la forza di sorridere.
Scrivere questa storia per me è stata una ventata di freschezza, ossigeno puro.
Spero che la accogliate con il cuore aperto, per qualche ora di spensieratezza e umorismo, per una coccola che vi concedete in questo periodo tremendo.
Personalmente ne avevo bisogno, spero sia così anche per voi ❤
(Il libro è già disponibile per il preorder dell'ebook. La versione cartacea sarà disponibile alla data di uscita)
Info e trama qui su Amazon:


giovedì 23 gennaio 2020

IO TI SALVERÒ - Il nuovo romanzo

Ci siamo!
Il 4 febbraio esce il mio nuovo romanzo:

IO TI SALVERÒ


Agosto 1995

Emily Evans, di soli otto anni, scompare a Spring Lake.

Ventitré anni dopo, una telefonata irrompe nella quotidianità di Sarah Jane, sorella di Emily. La donna, oggi tormentata scrittrice di gialli che vive a Boston, è costretta a far ritorno alla casa sul lago da cui è fuggita.
Dopo che un forte temporale ha danneggiato l’abitazione, ormai abbandonata, la sua presenza è necessaria per dare il via ai lavori di ristrutturazione.
Nonostante il ritorno a casa faccia vacillare il suo equilibrio già precario, l’evento diventa l’occasione per far luce sulla misteriosa scomparsa di sua sorella e sconfiggere una volta per tutte il suo costante senso di colpa. Ma una madre malata, vecchi incontri e ricordi troppo dolorosi rischiano di distogliere Sarah Jane Evans dalla ricerca della verità.


Un thriller psicologico, nella suggestiva cornice dei boschi del Maine, in cui la protagonista verrà risucchiata in un vortice di segreti ed eventi minacciosi dai quali si dovrà salvare.



(Già disponibile su Amazon per il preorder - il cartaceo a breve)

lunedì 13 marzo 2017

'Come hai detto che ti chiami?' Il grande giorno.



Quando le persone hanno a che fare con eventi importanti della loro vita, in genere si crea un'ansia che non fa dormire la notte. Tipo è risaputo che la sposa (o lo sposo) la notte che precede il matrimonio non riesca a riposare bene.
Ecco, io quella notte feci otto ore di fila, in pace e beata come un bambino al quale sono state date dosi massicce di camomilla.
Questo per dire che io sono arrivata alla presentazione sì, piuttosto di fretta, ma anche piuttosto tranquilla. E l'unica cosa (come per il mio matrimonio) che mi ha fatto stare tranquilla è stata la consapevolezza di poterla fare a mia immagine e somiglianza (Leggasi: presentazione allegra, dinamica, un po' fuori da gli schemi e non convenzionale.) E di questo devo ringraziare il Sindaco di Calci e la Vice Sindaco perché mi hanno lasciato letteralmente carta bianca e accettato di buon grado i siparietti e i miei sgabelli (che abbiamo agguantato appena finito il discorso del sindaco e piazzati davanti per la presentazione)

Sono arrivata alla sala Consiliare coi capelli che già davano segno di cedimento perché ovviamente rispecchiano la mia persona (fanno quel che cazzo gli pare) e gli anfibi al posto del tacco dodici perché se avessi fatto le scale con le scarpette rosse la presentazione si sarebbe svolta in ortopedia.
La sala è molto grande e mi assale un dubbio amletico "Riuscirò a riempirla almeno un pochino?". Lì per lì sono tentata di assumere qualche comparsa o al limite mettere qualche cartonato, perché vi posso assicurare che mette soggezione e si rischia pure l'eco.
Ovviamente non ero sola ma avevo il mio staff fidato fatto di amiche e badanti, le quali hanno pensato al punto ristoro, a piazzarmi i libri e i fiori e ad allungare prontamente un braccio per evitare di cadere una volta indossati i tacchi.
La sala piano piano ha cominciato a riempirsi, persone che conoscevo, persone nuove, gente che non avevo mai visto mescolata alla mia famiglia e qualcuno che si è fatto pure un bel po' di km per la nostra Toscana pur di esserci.
Non sono mancate le mie solite figure di merda del tipo "Piacere, io sono Jessica."
"Ciao Jessica. Mi fa molto piacere che tu sia qui. È bello vedere facce nuove."
"Veramente siamo amiche su Facebook."
Avanti così.
Il pubblico è stato partecipe e ridanciano. Qualcuno ha avuto il terrore di essere interrogato dalla sottoscritta "Come ti chiami? Conosci il significato del tuo nome?" e si nascondeva dietro le seggioline sperando che mi si seccasse la gola all'istante.
Dopo qualche lettura, l'intervento della mi'mamma, la commozione del mi'babbo e la risposta di mia zia "Valerio!" alla domanda "Quale personaggio vi è piaciuto di più?" la serata si è conclusa letteralmente a tarallucci e vino. Sembrava una grande festa: risate, foto divertenti, il buffet e chiacchiere spensierate hanno fatto da cornice al firma copie dove io non ho avuto manco il tempo di mettermi seduta. Un grande, allegro caos, come mi si addice. Ci mancava la palla stroboscopica e la musica anni'80 e poi eravamo a posto. Mmh... potrei farci un pensierino.








Tutto questo è stato possibile perché sono stata affiancata da persone speciali:
Sara, la mia editor che temo mi conosca più di mi'madre e mi asseconda in ogni mia follia.
Maria Luisa che ha pensato alla location, ai contatti e al buffet in maniera impeccabile. È una PR ineccepibile e un'amica dal cuore grande.
Simona che in silenzio e con discrezione si è resa disponibile a portare borse, spostare cose e il suo "Dimmi cosa devo fare, sono a tua disposizione" è stato molto rassicurante.
Gabrielle che ha allietato tutti con i segnalibri scritti in gotico dalle sue manine. A un certo punto aveva una fila talmente lunga che pareva di essere al supermercato al banco salumi quando c'è il prosciutto in offerta.






E poi Giovanna, Samantha, le due Silvia che mi hanno coccolato, incoraggiato e hanno gioito con me.

Insomma, più che una presentazione è stata una grande festa con al centro Come hai detto che ti chiami?, i suoi personaggi, la famiglia Randazzo che con le mie parole si è mescolata alla famiglia Fruzzetti, le risate, qualche aneddoto, le mie scarpette rosse, il fotografo (il Santo) che invece di fare le foto se stava a magna' le tartine, i complimenti del Sindaco e della Vice Sindaco che hanno gradito questa virata bizzarra rispetto alle presentazioni canoniche e tanta partecipazione che mi ha scaldato il cuore.
Sì, alla fine quando la sala si è svuotata, ho tolto le scarpe e ho camminato scalza. Come del resto feci il giorno del mio matrimonio. Ché, avevate dubbi?

Grazie di cuore a chi ha partecipato fisicamente e con il pensiero. È stato bello avervi con me.

Simona







giovedì 12 maggio 2016

È uscito CHIUDI GLI OCCHI cartaceo. Finalmente.


Sì, lo posso anche ripetere: finalmente. 
Non so da dove cominciare con questo post perché davvero ci sarebbe da dire solo "È uscito!" mentre dietro c'è una storia fatta di lavoro, di richieste, di successi, di fallimenti, di testardaggine e infine di riscatto.
La storia di questo libro è particolare perché, tra tutti quelli che ho scritto, è quello che a distanza di tempo mi regala ancora molte soddisfazioni. È quello grazie al quale sono stata scoperta da una casa editrice, è quello che continua a essere letto e acquistato più di tutti. È quello che è rimasto nel cuore di molte lettrici che mi seguono, tanto da farmi avere, durante la stesura del quinto romanzo che sto portando a termine adesso, un'ansia da prestazione indicibile. Come se non fossi già carica a pallettoni. (Messaggio per le mie lettrici: "Ve possino! Belle de zia Simo!")
Insomma, visto il successo iniziale in ebook, non mi era balenata in testa di proporlo in cartaceo. Non mi sono mai pentita di questa scelta e non mi sono mai sentita una scrittrice di serie B perché pubblicavo solo in ebook. Mi dispiaceva solo non poter programmare delle presentazioni o regalarlo 'fisicamente' a qualcuno a cui tenevo molto. 
Poi le richieste degli amici, di quelli sprovvisti di un lettore digitale, di quelli che ancora non si sono convertiti del tutto agli ebook, mi hanno spinto a provarci poco dopo la pubblicazione. Ma ho mollato quasi subito, forse non era il momento adatto, forse, mi dicevo, va bene così. Deve andare bene così. È questa la mia strada. C'erano i numeri, le recensioni positive, tutto faceva presagire che Chiudi gli occhi non avesse bisogno di altro. 
Poi, pochi mesi fa, una notizia inaspettata: il romanzo era stato inserito tra i migliori  dieci  bestseller Amazon nella categoria Thriller. Una notizia che mi ha reso felicissima e  che ha permesso al libro, dopo quasi un anno dall'uscita, di avere ancora lettori, recensioni e tutto quello che può arrivare da un evento del genere.


Ma ancora il progetto languiva, fino a che, gli eventi non mi hanno portato alla decisione finale: Chiudi gli occhi, nonostante siano passati quasi due anni, nonostante abbia venduto già moltissimo, nonostante abbia avuto successo in ebook, meritava di avere anche una versione cartacea. E di questo devo ringraziare gli addetti ai lavori, quelli ai piani alti, quelli che si occupano di libri, di editing e di tutto ciò che comporta l'editoria, che mi hanno spinto e spronato a rendere questo romanzo il più fruibile possibile. Nasce così una versione nuova di questo libro, 303 pagine di pathos e mistero (della protagonista) di felicità e emozione (la mia) e di gratitudine e riconoscenza verso chi lo ha già letto e consigliato, permettendo a questo romanzo di arrivare a questo traguardo per me molto importante.
Lo so, per un libro già uscito, una notizia del genere non fa molto clamore, ma in un periodo di grande caos nella mia testa e nella mia vita, il fatto di aver portato a termine un progetto del genere e averlo finalmente tra le mani, mi rende, per quanto sia possibile, molto soddisfatta e felice.
E vorrei, in questo giorno particolarmente gioioso per me, che anche voi foste felici per questa piccola grande vittoria, perché se è arrivato fino a qui è anche grazie alla vostra spinta, alle vostre richieste e al vostro immenso interesse per tutto ciò che scrivo su queste pagine.
Quindi  un grazie di cuore a chi lo ha già letto, a chi lo consiglierà e a chi lo leggerà per la prima volta, magari in questa nuova versione.




 Concludo con un'informazione che ha poco di poetico ma è un regalo per voi: su Amazon a partire da adesso e per le prossime 24 ore, Chiudi gli occhi sarà a un prezzo speciale di lancio, dopodiché subirà una piccola variazione di prezzo. Un piccolo gesto per dirvi ancora Grazie.



mercoledì 22 luglio 2015

È uscito il quarto romanzo: PARIGI MON AMOUR!



È nato!
Lo so, tutte le volte sempre la stessa storia, ma è davvero come se fosse 'na creatura, ogni volta.
Perché come un pargolino, anche un romanzo, o una storia breve come questa, cresce piano piano, ci fa riflettere, emozionare e davvero non vediamo l'ora di farlo vedere a tutti. (io poi, c'ho un gruppo di lettrici/amiche che sono da giorni col viso appiccicato alla porta della sala parto a gridarmi "Spingi! Dai che ce la fai! Ma quanto ci metti a farlo uscire?". Robe così.)
Sono davvero felice di presentarvi il quarto romanzo, una storia voluta, dovuta (nei ringraziamenti capirete perché) e sentita per un sacco di motivi.
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate qualora decideste di leggerlo (ho azzeccato tutti i tempi? Me so' incartata?) . Ci terrei davvero.
Grazie intanto a chi l'aveva prenotato, a chi lo sta già leggendo (sì, ho pure lettrici così amorose) a chi lo condivide, a chi lo piace, a chi lo leggerà e a chi ci si soffermerà anche solo per curiosità.
Come sempre aspetto foto e recensioni e vi abbraccio tutte in questo afoso giorno di Luglio.
Buona lettura amiche mie.

(Da oggi Parigi mon amour è disponibile in tutti gli Store di eBook e come sempre sulla mia pagina Piemme. ndr)

p.s. tutte le volte mi viene l'ansia. Presto, una camomilla. O una vodka, fate voi.






martedì 14 luglio 2015

Il nuovo romanzo: PARIGI MON AMOUR

Vi piace Parigi? 
Vi piacciono le storie d'amore dove il romanticismo se la gioca con l'ironia?
Vi è piaciuta in Mi piaci, ti sposo la badante Anita?
Se la risposta è sì a tutte le domande non vincete una beata mazza ma sicuramente vi piacerà il nuovo romanzo.
Ebbene sì, tornano la pasticciona Alice e la straordinaria Anita, nel seguito di Mi piaci, ti sposo.
Non potevo lasciarli sul più bello, no? Ma vi pare? Senza contare che me l'avete chiesto in tante, tantissime. Mo' vi ho accontentato e spero vi faccia ridere ed emozionare in questa estate calda e afosa. 
Parigi mon amour esce Mercoledì 22 Luglio ed già sul sito della Piemme alla mia pagina (se volete sbirciare, piacere, linkare, taggare, baciare, lettera e testamento) e prossimamente vi farò sapere gli store in cui lo potete acquistare (in alcuni potete addirittura leggere in anteprima i primi capitoli).
Ma quanto sono contenta da 1 a 10? Ho un sorrisino stampato in faccia che sembra abbia una paresi.
E questa contentezza è merito vostro perché è anche grazie alla vostra insistenza che non ci ho pensato su due volte a scrivere questa storia. Un altro IN LOVE? Di sicuro Leonardo e Alice, e la mitica Anita, in una città che non lascia di certo indifferenti.
Però è inutile dilungarsi ancora, anche perché su FB avete seguito tutti i miei deliri al riguardo e so che non vedete l'ora di vedere la copertina e leggere il titolo. Eccotelotiè!








Una città: Parigi. Un sentimento: l'amore. Una minaccia: la gelosia.
Quale donna, prima o poi, non si ritrova a fare i conti con una ex scomoda? Ad Alice capita proprio durante il suo primo viaggio con Leonardo in una delle città più romantiche al mondo. I due sono fidanzati da poche settimane e Leonardo ha parlato sempre poco ad Alice della sua passata e fallimentare relazione. Ma ora, quel vago accenno assume le sembianze di Bianca, donna volitiva e attraente, volata a Parigi per riprendersi con decisione ciò che prima era suo.
Alice si ritrova così a dover fare i conti con il veleno delle insicurezze e della gelosia. Il suo sogno rischia di diventare un incubo, e dovrà tirare fuori tutta la sua grinta e le sue armi segrete per non lasciarsi soffiare il fidanzato, grazie anche all’aiuto dell’insostituibile Anita, badante russa di professione, e confidente di Alice per necessità, pronta a sollevare una seconda guerra fredda pur di salvaguardare la felicità della ragazza.
Dopo il successo di Mi piaci, ti sposo, Simona Fruzzetti torna con la dolce e strampalata Alice e il suo irresistibile Leonardo, in un nuovo romanzo breve romantico, ironico e frizzante, capace di farci ridere, commuovere, emozionare.

Anime belle, vi  aspetto il 22 Luglio così festeggiamo  questo nuovo librino!

p.s.  il 21 è il compleanno del Santo.
"Amore, il mio nuovo romanzo esce il 22! fa ridere ma è anche romanticoso, va là che regalo t'ho fatto!!"
Risposta:
"Sono commosso."
Mai una gioia 'orcomondo.


Aggiornamento del 17 Luglio:
il libro da oggi è prenotabile  qui su Amazon.


lunedì 16 marzo 2015

Io scrivo, tu scrivi, egli muore

                                     
                                                                                 (Foto http://www.alqamah.it/)


Ma voi, quando siete intenti a fare qualcosa che vi piace, curate il vostro aspetto? Domanda che rivolgo alle creative, tipo a quelle che cuciono, che fanno decoupage o a chi crea in generale. No, perché io in questo sono un disastro, nel vero senso della parola. Se non lo sapeste ho iniziato il quarto romanzo. Mi sono lasciata un mesetto di tempo dall'uscita di Mi piaci, ti sposo per rimettermi in batteria, raccogliere le idee tutte insieme, rispolverare alcune bozze, riunire gli appunti e rimettermi al lavoro. E sono in piena fase creativa e quando dico in fase creativa intendo che posso avere uno sguardo ebete e appannato mentre tu mi parli di quanto siano aumentati i cavoli cappuccio al mercato, solo perché sto pensando che la mia protagonista potrebbe dire proprio quella frase lì, o potrebbe fare colà. Non solo: quando comincio a scrivere su qualsiasi cosa tipo retro di bollette o tra una riga e l'altra di Tutto Città che ho trovato in macchina, direi che ci siamo. È la fine. Per ovviare a tutto ciò mi sono comprata anche un taccuino fighissimo. Peccato che sia piccolo e dopo tre righe è già pieno. Non ce la posso fare. E questo è quando sono fuori che, voglio dire, se pensi ai cazzi tuoi manco ti accorgi delle mie paturnie. Il problema è in casa, tipo che se apro al postino mentre sto scrivendo, gli prende un infarto e mi muore lì, sullo zerbino, con la bolletta dell'acqua tra le mani. E non è una bella scena. Premettiamo che io non scrivo di notte. Lo so, è molto figo, lo fanno quasi tutti, anche quelli che di giorno magari hanno tempo. Semplicemente la notte porta ispirazione. A me no. Io la notte devo dormi', come ho già dichiarato diverse volte. La mia fase più produttiva è la mattina e il primo pomeriggio. Dopo le cinque c'ho un deficit dell'attenzione, mi distraggo molto più facilmente e mi si annebbia il cervello, che è già compromesso di suo. Quindi quando va tutto bene e lavoro permettendo, mi piazzo al pc verso le 7.30 e scrivo più o meno alacremente fino verso 12.30. In tutto questo tempo mangio, bevo, mangio, mangio, mangio e mangio. Dovreste vedere le carte che ho sul tavolo. E scrivo, ovvio. Sono una che si distrae facilmente quindi devo avere la televisione spenta e isolarmi un attimo. In fase critica sono arrivata a mettermi i tappi gialli di silicone nelle orecchie. E come son bellina in quel frangente, non potete capì: sembro un minions. Non sono metodica, ecco quello no. Sono una che scrive di getto, di istinto e di pancia, infatti ogni volta temo che mi escano idee di merda ma la mia storia dice il contrario. Sono capace di prendere appunti e farmi partire l'embolo mentre aspetto Alice in piscina (alcuni punti salienti di Chiudi gli occhi l'ho partoriti lì) e rimanere imbambolata davanti al classico foglio bianco pur avendo quattro ore libere a disposizione. E non parliamo di come mi curo. Per farvi un esempio: il grandissimo Andrea Camilleri, tutte le sante mattine si sveglia, sa che deve corre più veloce del leone...ah no, questa è un'altra storia. Dicevamo, si sveglia, fa colazione, si lava, si pettina, si sbarba, si veste bene, si improfuma e invece di prendere la porta e uscire come uno si aspetterebbe, si rinchiude nel suo studio a scrivere. Tutte le mattine. Bello e lindo, sia mai che qualcuno bussi alla porta all'improvviso.
Sì. Prova a farlo a casa mia. Che se apri all'improvviso, dallo spavento muori sul colpo. Tanto per cominciare io scrivo in pigiama. Se non ho motivo di uscire, io non mi cambio, mi fa proprio fatica. Al massimo, dico al massimo, mi metto una tuta. Pettinarsi è un optional, tanto quando non mi torna un passaggio mi ci passo le mani 8000 volte e quindi è inutile. Truccarsi? Impossibile, tanto quando non mi viene una parola mi strofino le mani sul volto fino a che non la trovo. A volte sfrego così forte sbuffando un ARGH! che ho paura di prendere fuoco da un momento all'altro. La mia mente e le mie idee mi prendono talmente tanto che mi imbruttisco. Letteralmente. Non sto scherzando. Sto na chiavica, sembro più pazza di quello che sono in realtà anche se sembra impossibile. Mi piace coccolarmi con il tè e mangio cioccolatini uno dietro l'altro. Ergo: ogni volta che finisco un romanzo sono tre kg in più. Ne vale la pena? Forse.
Quindi ora sapete che oltre a dirmi “Ho letto il tuo romanzo, mi è piaciuto!” per farmi davvero felice dovreste dirmi “E sei anche magrissima!”
Voglio dire, che vi costa dire una bugia?


lunedì 30 giugno 2014

Chiudi gli occhi. Il nuovo romanzo.



Eccolo, il pargolo. Dopo mesi in cui ho pensato, scritto, sclerato, chiesto, ripreso a bere il caffè, e avuto dei dubbi di brutto, finalmente è uscitoooooo!!!
E' qui, su Amazon.
Ed è qualcosa di diversissimo da quello a cui siete abituati su queste pagine, basta leggere la trama per capirlo. Lo so, sono come un ovino kinder, sono una donna piena di sorprese. O sono una donna molto coraggiosa. O incosciente, vedete voi. Io dico la terza.
Mi è piaciuto tanto scriverlo, mi sono immersa realmente nella storia, fatto ricerche, emozionato e divertita. Rispetto al primo romanzo, nel quale mi son buttata (anche con qualche errore e mancanza di troppo), con questo la stesura è stata più entusiasmante e curata. Fogli e fogli di appunti e retro di scontrini con dialoghi scritti a lapis (che poi scolorisce e non leggi più una mazza), mi hanno tenuto compagnia per un bel po'.
Ed ora finalmente lui vede la luce e io sono uscita dal tunnel!
Spero che vi piaccia, e se vi piacerà anche la metà di quanto è piaciuto a me scriverlo, sarei contenta matta.
Grazie a tutti quelli che hanno fatto il tifo perché ciò accadesse (vi lovvo abbestia) e a chi ha aspettato in gloria questo momento. No, ma quanto siete ganzi?
Ora vado a ubriacarmi con un boccale di acqua gassata. Le bollicine mi stordiscono il giusto.

p.s. ma la copertina vi piace? Indovinate chi ha fatto la foto.
Bravi. Ve l'ho detto, sono una donna dalle mille sorprese.







lunedì 9 giugno 2014

Una questione di salvezza

Avete mai avuto terrore? Quel terrore che vi attanaglia lo stomaco, che vi fa ridurre la salivazione a zero, che vi fa avere un mancamento?
No?
Provate a svegliarvi una mattina, accendere il piccì (il vostro piccì, quello con la vostra vita dentro), e vedere solo uno schermo nero, poi ne riparliamo.
Qualche settimana fa ho acceso il computer di prima mattina ed era morto. Si è accesa solo una lucina tipo: "Sì, mi accendo ma non fo altro, non c'ho voglia."
Ho pigiato qualche tasto e lui niente. Dicono che quando stai per morire ti passa tutta la vita davanti, io quella mattina davanti agli occhi ho visto scorrere tutte le foto, tutti i documenti, tutti gli articoli, i post, il blog, la tesina GIA' PRONTA di Alice per gli esami e il mio romanzo. L'ultimo. Quello nuovo, quello spero che uscirà a breve, salvato solo fino a un certo numero di capitoli in un hard disk esterno, perché non è che pensi che ti si svampi il pc proprio ora, noooo???
Manca poco svengo. Mi sono trascinata in bagno dal Santo con la morte sul volto.
"Il pc non va più. Morto." Stavo per fare harakiri con lo spazzolino da denti, ingoiare il coluttorio con tutta la bottiglietta, tagliarmi le vene con il rasoio, quando il Santo mi fa "Ma no, ma figurati, ci penso io."
Presa da un nuovo entusiasmo aspetto che lui ci smanetti un po', ma la sua faccia è preoccupante. La frase che dice dopo ancora di più "Temo che vada portato in assistenza."
"I nostri datiiiiiiiii!!!!!!!!!La tesinaaaaaaaa!!!Le foto della nostra vitaaaaaaa!!!!Il mio romanzoooooooo!!!"
"Stai calma!Stai calma!" manca poco mi prende a schiaffi. Dalla paura di aver perso tutto, io sudo dietro al collo, a lui sudano le mani e ad Alice i piedi. Grazie a questo, in capo a cinque minuti casa mia sembrava un caseificio di formaggio pecorino.
"Dimmi che non abbiamo perso tutto. Dimmelo!" lo imploro.
"Non credo sia un problema di hard disk, ma finché non lo portiamo dal tecnico, non posso saperlo."
"Ma come non lo sai!Devi saperlo!Sei un Santo, perdio!Lì dentro c'è il mondo, il mondo!Anzi, sai che ti dico? Rivoglio la macchina da scrivere!Voglio la polaroid! Voglio la penna e l'inchiostro!Voglio tutto stampato perché della tecnologia non mi fido!Non mi fido!Maledetto computer di merda!Uhahhahhahahhahah!!!!"
Poi ho avuto paura che avesse un'anima e che per ripicca mi esplodesse pure davanti, allora c'ho ripensato "Scherzavo amore mio, bellino di mamma. Vuoi partire per piacere? Vuoi illuminarti d'immenso? Vuoi dire a quelle tue rotelline del cazzo di girare nel verso giusto? Perché non ti accendi, maledetto? Perchèèèèèèè!!! Brutto bastardone!Apriti sesamo!!!"
Era un filino in ansia, si capisce?
Il Santo dopo aver contato fino  a 235 mi ha detto "Stai calma, vedrai che non tutto è perduto."
"Davvero?"
"Sì, credo di sì, secondo me non è un problema di hard disk, tranquilla."
Mi sono rilassata un po', ma dopo cinque minuti ha fatto l'errore di chiedermi "Quanti capitoli del libro avevi salvato?"
"Buhuahhahhahahahhahhahaha!!!!!" Stavo per impiccarmi con la corda dell'avvolgibile.
Alle 9.30 ho varcato la soglia del negozio di assistenza, col computer chiuso in una valigetta e l'aria mesta dipinta sul volto. Il ritratto dell'ottimismo praticamente.
Un signore dietro al bancone mi sorride.
"Buongiorno."
Buongiorno un cazzo, ma lasciamo perdere.
"Senta, sono qui perché ho un problema col computer."
Lui mi guarda come per dire "Ma và? Pensavo fosse qui per prenotare un viaggio o smacchiare un cappotto."
"Sì," ed evita di farmi notare che fuori c'è un cartellone con scritto ASSISTENZA COMPUTER grande come uno striscione da stadio.
"L'ho acceso stamattina e niente. Morto. Tutto nero."
"Mmh..."
Cazzo vordì Mmh...? 
"Cosa è???"
"Uhh...mmh..." lui continua a fa' sti versi tipo i dottori che ti leggono le analisi e tu pensi "Mi rimangono 40 giorni di vita" e poi loro ti rimpoverano "Eh eh, qui il colesterolo è un po' altino, e la glicemia è al limite, ma va bene" e tu li prenderesti a schiaffi per averti fatto prendere un colpo.
"E' grave?" minchia, sembro la protagonista di una fiction brasiliana al capezzale di un qualsiasi parente moribondo.
"Mah!"
"Mi dica che non è l'hard disk..." Ho bisogno di sentirmelo dire adesso. SUBITO.
"Non credo..."
Tiro un sospiro di sollievo.
"Ma non si può mai dire."
Voglio morì.
"Finché non apro, non posso dirlo con certezza."
E lì ho capito che i tecnici del computer e i chirurghi sono uguali. Finché non operano non possono sapere l'entità della malattia.
"No, la prego faccia il miracolo!"
"Signora, vediamo. Quando ha fatto l'ultimo  back up?"
"Eh? Becappe? Ma non lo so!Ma mi prometta che salverà tutti i miei dati, la prego! Si metta una mano sul cuore (o anche sul culo, se preferisce) ma salvi tutto!!" Manca poco mi sdraio sul bancone che manco una velina di striscia la notizia.
"Ci sono cose importanti, immagino, dite tutti così."
"Eccerto! Ci sono tante foto, scritti, la tesina per gli esami della mì figliola e il mio... il mio r..nz..o."
"Come?"
"Rmmnz."
"Non ho capito."
Mi sporgo verso di lui per non farmi sentire "Lì dentro c'è il mio romanzo. Quasi finito."
Lui mi guarda come se davanti a sè avesse un criceto obeso che non solo non fa girare la ruota, ma da quanto è peso la schiappa in due. Pena pura. Una grandissima pena. Temo che mi rida in faccia una cosa tipo "E' preoccupata di perdere il suo romanzo? ahuahahhahahhah!!! Alla faccia di Dan Brown!"
Sì, okay, non sarà un graché ma c'ho perso le giornate e comunque è roba mia e io la rivoglio!
"Senta, la prego, salvi il salvabile, tutto quello che può, le sarò riconoscente a vita!Le faccio il regalo quando sposa!Ah, vedo che ha già la fede, vabbè glieo faccio per le nozze d'oro, ma mi salvi tutto!" Ero tentata anche di proporgli 'guardi che la pago il doppio, il triplo, se riesce a fare il miracolo!' ma poi ho avuto paura che mi chiedesse l'equivalente di un Suv e ho lasciato perdere.
"Guardi, mi lasci il numero di telefono che la chiamo appena so qualcosa, se non è l'hard disk, possiamo salvare tutto, non si faccia prendere dal panico."
Tzè! Facile per lui!
Gli lascio il numero di telefono ed esco così in preda all'ansia che non solo mi mangio le unghie ma tutte le falangi. E' già il secondo che mi dice che potrebbe non essere l'hard disk e che i miei dati potrebbero essere salvi, ma io ancora non mi fido. Devo sapè, devo sapè per non morire, e allora chiamo Valerio (questo Valerio), il mio genio della lampada informatica e gli spiego per filo e per segno che versi ha fatto il pc appena acceso (tipo che gli ho mimato a voce il bip bip di accensione e cercato di descrivere la tonalità di nero che è apparsa sullo schermo "Non proprio  nero carbone, tipo grigio scuro canna di fucile. Lo stesso che userò io per spararmi se va tutto perduto."
Lui, che stranamente mi capisce, cioè capisce come mi esprimo, mi rassicura e parte con una serie di varie e eventuali che possono essere accadute. E mi rassicura al 99% che i miei dati sono salvi.
Non potete capì la gioia. Riprendo a respirare, a nutrirmi, a vivere. Ho passato quattro ore di inferno.
Però l'omino non chiama. E mi riviene l'ansia.
Poi finalmente "Signora, sono il tecnico del computer..."
"Mi dia solo buone notizie!" lo interrompo.
"Be'...insomma..."
Mi sono accasciata sul divano e in quel momento ho pensato: Smetto di scrivere, mi do all'ippica e mi improvviserò fantino. "Dica."
"I dati sono salvi, ma il piccì è da butta..."
"I dati sono salvi???? I dati sono salvi???"
"Sì, ma il computer purtroppo..."
"Ma chi se ne frega del computer! I dati sono salviiiii!!" esulto come se fossi la figlia di Bill Gates e mi regalassero computer un giorno sì e un giorno pure.
"Sì, se mi porta un hard disk esterno gli faccio il trasbordo dei dati su quello che acquisterà, perché questo purtroppo non le conviene aggiustarlo. Si è bruciata la scheda madre...e... dati....costo... riparazione..." ma io non lo sento già più. Sono troppo contenta!
Chiamo subito il Santo "Amòòòò!!!Buone notizie! Si è SOLO  bruciata la navicella madre!"
"Sì, mo' Guerre Stellari."
Insomma, per farla breve: ho dovuto ricomprare il pc (maremma svampata) e quando ho visto i prezzi ho voluto davvero ardentemente essere la figlia di Bill Gates, ho provato anche a falsificare la carta di identità ma l'addetto alla vendita non c'ha creduto. Forse avrei dovuto indossare gli occhiali.
Comunque ho scritto questo post per darvi un consiglio: che state facendo adesso? A parte leggere qui, ovviamente. Dopo prendetevi dieci minuti e fate il back up al vostro pc, salvate i dati, registrate tutto, non per gufarvela sia chiaro, ma perchè anche io, fino a qualche settimana fa, mi vantavo ridendo "Ma va là, cosa vuoi che succedaaa!!"
E invece succede che una mattina non hai più dei pezzi di vita dentro al pc.
Perché di quello si tratta, che lo vogliamo o no. 
Quindi, date retta alla Simo: andate e salvatevi  tutto.
Che il back up sia con voi.


sabato 4 gennaio 2014

Fate l'amore col tavolone

Eccoci qua col nuovo anno.
L'avete passato bene il capodanno? contatevi le dita. Ce le avete tutte? Bravi, l'avete passato bene allora.
Il nuovo anno per me è cominciato col botto, nel senso che ho fatto na botta di sonno il primo giorno che credevo di esser morta. Poi  mi son ripresa ed è stato tutto un lavorìo di cose da fare, progetti, varie ed eventuali.
Tanto per cominciare c'ho il Santo a casa e quando il Santo è a casa, la parola d'ordine è:
cassettadegliattrezzi. Tutto attaccato. Capite perché lo amo, tra le altre?
Vi faccio un  esempio: un uomo, prima di portarti da Ikea per comprare quel mobilino che poi l'uomo in questione dovrebbe montare, preferirebbe morire di morte lenta e dolorosa. Preferirebbe ingoiare un ombrello chiuso per cagarlo aperto, preferirebbe essere attaccato per i kiwi sullo stendibiancheria, preferirebbe rinchiudersi le dita nel portellone della Jeep.
Il Santo no.
Il Santo, una mattina a colazione, mi  ha proposto una gita all'Ikea per comprare finalmente quel mobiletto che sennò quando lo si acquista che poi c'è meno tempo? E infatti. E che non lo vuoi accontentare?
E poi già che ci siamo io e Alice abbiamo proposto un cambiamento della sua camera da letto. Tipo uno specchio, dei cassetti in più, uno scaffale per i libri che qua non si sa più dove mettere la roba. In poche parole: bisogna ottimizzare gli spazi.
Io, che quando c'è da pensare alla casa, a cambiare, progettare, fare e risfare, tocco il cielo con un dito. Il Santo che quando c'è da sguainare il trapano (ah ah ah!), il martello, viti e chiodi, è nel suo mondo.
Fosse un bimbino il suo eroe sarebbe Manny tutto fare, senza dubbio.
Insomma siamo partiti noi due alla volta di Ikea come due piccioncini innamorati. Noi due soli. Insieme. Con un progetto in testa. Ma non è romantico?
Ma de che.
Siamo partiti in due perché con quello che dovevamo prendere, Alice dietro non c'entrava.
Ci siamo fatti il nostro giretto armati del foglietto a righe e della mini matita come due esemplari perfetti di acquirenti Ikea. La giovane coppia (ah ah ah!!Ma quanto sono comica oggi? facciamo novant'anni in due) che prende appunti, immagina, crea, fa e disfa.
E non vede.
Per trovare il mobiletto che avevamo visto sul sito c'è voluto l'aiuto di un mago, di un indovino e infine di un rabdomante. Sto mobiletto non c'era verso di vederlo, fino a che io non mi sono appoggiata stanca da una parte "Amò, ma non è che abbiamo sbagliato? Cioè, il mobiletto era blu come questo qua, ma dove sarà?"
"Sotto la tua mano. È questo il mobiletto"
Due cuori e un neurone di legno massello. Due pirla is megl che uan.
Comunque era camuffato.
Sì sì come no.
Insomma abbiam preso questo mobiletto/cassettiera per la camera di Ali di un bel blu marino che lei ha già 'addobbato' con le sue conchiglie e stelle marine. Bello.
Poi abbiamo preso Billy. Chi non ha almeno un pezzetto di Billy in casa? A noi bastava un pezzo, un'ala color faggio.
Siamo arrivati a casa e la libreria era nera. Appunto.
Due cuori di cui uno daltonico a questo punto.
Abbiamo dovuto fare un'altra gita per cambiarlo, che ve lo dico a fare. A noi la benzina la regalano.
Poi ci voleva lo specchio, che mica lo compri quadrato e lo attacchi. Macchè, sei pazzo? Troppo facile. Abbiamo preso i due pezzi ondulati mooolto carini che per montarli bisogna che tu minimo abbia studiato ingegneria spaziale. Ho trovato il Santo ad armeggiare con un filo e un piombo per metterli in asse per fare un lavoro preciso. Menomale sti lavori li fa lui perché io lo appoggiavo in terra, ci mettevo un gatto morto davanti e chi s'è visto s'è visto. Però devo dire che il mì topo ha fatto un bel lavoro. Devo ovviamente evitare di specchiarmi perché rischio di rendere vano tutto ciò che di bello aveva montato.
"Amò, ma già che ci siamo...dicevo... la dispensa...le mensole non mi bastano più..." e con nonchalance sono svenuta davanti a uno scaffale per la cucina.
E poi vai al piano di sotto e compri le cazzate che fanno tanto bene al cuore.
Tipo una serra. Una piccola serra. Che io già amo ora che è vuota ma che non vedo l'ora di riempire tipo così:
                                                           (foto da http://oltreilmiogiardino.blogspot.it/2012/08/4-idee-per-la-mini-serra-di-ikea.html)


Ma non è fantastica? Tutti dovrebbero avere una piccola serra in casa, nevvero? E poi era in offerta! Non potevo non prenderla! (Becky Bloomwood esci da questo corpo!)
Poi alcuni ciottoletti per la cucina (tipo un'alzatina per i dolci  - in offerta!-  fantastica!) che voglio dire, con l'anno nuovo bisogna portare aria nuova anche lì no? E poi vabbè ti scappa la pipì e vai in bagno, no? E quindi anche in bagno...suvvia e che non lo vuoi prendere un tappetino nuovo per il bagno? E la lavanda? E un cuscino? Un mestolo? Un nano da giardino? Un alieno? Insomma, qualcosa di poco costoso ma molto molto inutile? E andiamo!
Ma non abbiamo preso roba ingombrante, no no. Il primo viaggio di ritorno lo abbiamo fatto impennando. La macchina stava così. Su due ruote.
Il secondo viaggio l'ho fatto abbracciata a Billy. Cesare Cremonini cantava "C'è qualcosa di grande tra di noiiii..." Bene. Noi c'avevamo la libreria. Sembravamo al gioco delle coppie con Predolin. Io di qua e lui di là dalla parete. Parlavamo senza vederci. Un amore di viaggio. Soprattutto sotto le curve stavo na favola. Agguantavo il tavolone manco fosse un tronista venticinquenne, per paura mi scappasse dalla bauliera e mi si schiantasse sull'autostrada. Un abbraccio caloroso che mi ha fatto venire due tricipiti così. Un amplesso, tipo. Ci farei uno slogan: "Fate l'amore con il tavolone" caro signor Muller.

E niente, ora mentre scrivo, ci stiamo prendendo una pausa. In casa sembra mi ci sia scoppiata una bomba. C'è più cartone qui che in una cartiera. E un delizioso profumo di legno nuovo che non vi sto a dire.
Tra domani e dopodomani dovremmo finire, quindi per il 6 Gennaio non  mi aspettate che quest'anno c'ho da fa'.

Ah, nartra cosa: su Amazon è uscita la nuova intervista del mese di Gennaio. L'intervista l'hanno fatta a me.

Un grazie a Giulia che ha avuto la pazienza e la perseveranza nell'impresa perché quel giorno avevamo la telefonia avversa, il tempo ostile e sicuramente saturno contro. Ma ce l'abbiamo fatta. Con grasse risate.
L'intervista è QUI

Scusate ma vado a preparare la pizza.
Pure.







mercoledì 4 dicembre 2013

Il backstage del servizio fotografico. Ergo: vojo morì.

Ho capito che non potrei fare la modella.
Perché io le misure 90 60 90 non ce l'ho manco di pressione, sia chiaro.
Perché, nonostante la mì mamma e tutte le amiche mie sostengano il contrario, io starei bene a fare la pubblicità delle porcellane Pozzi Ginori. Come sono cesso io, nessuno mai.
E perché, questa è la più importante, non sarei fatta per i servizi fotografici.
E non sono figa per nulla. Infatti se fossi veramente una figa, non vi andrei a illustrare il retroscena del servizio fotografico per F, ma ribadirei che sono su una rivista, che mi hanno scattato una foto, UNA, venuta subito bene alla prima, perché, vojo dì, sono fotogenica abbestia.
Maddeche.
Voi non avete idea di cosa vuol dire fare una foto per un giornale. Non. Avete. Idea.
Cominciamo subito col dire che intervista/foto/telefonate/mail/salti di gioia/mezzi infarti si sono susseguiti per due giorni. Così all'improvviso che la sera ho pensato “Ma è successo davvero?”.
Cioè, a volte manco se preghi, non so se mi spiego.
Comunque.
La giornalista (strasimpatica e che saluto 'Ciao Gaia!), la fotografa (tra poco ne parliamo) e mia madre mi suggeriscono una capatina dal parrucchiere. Così, tanto per. Il mio parrucchiere è così sorpreso da questa richiesta che grida al miracolo e accende un cero a Padre Pio. Pare che il salone sia stato luogo di pellegrinaggio nei giorni a venire.
Vado a farmi la piega con un meteo ostile che non vi sto a dì. Pioggia a secchiate, vento a tremila km orari, grandine e un freddo porco che pareva di essere in Siberia. Praticamente il tempo perfetto per farti una piega di merda.
Le bimbe mi preparano con quintali di lacca e tutte esultano con “Sei perfetta!”.
Tronfia dello splendido risultato mi appresto a uscire e vengo sorpresa da una ventata che mi spezza l'osso del capocollo. Capelli modalità sminchiata in due secondi netti, soldi e tempo buttati al macero. Mi adoro.
Tenendo una mano sui capelli, una sull'ombrello e imprecando che manco uno scaricatore di porto che ha perso lo smartphone in mare, mi avvio nel luogo dell'appuntamento dove mi aspetta lei, Stephanie. Fotografa professionista e professionale, con una biografia  che quando l'ho letta mi son sentita male. Lei che viene apposta da Roma per fotografà me. Dico: ma siamo pazzi?
Dopo un fugace scambio telefonico “Abbella, vedi d'andatte a fa' un po' de piega, che co sto tempo sennò nielafamo” e “Ma ndo me dici te, ce posso parcheggià?” finalmente ci incontriamo.
Cioè, a dire il vero è lei che riconosce me, io ero troppo intenta ad avvolgermi la testa con le mani tipo l'urlo di Munch.
“Simona?”
“Stephanie?”
Bella, solare, e... giovane!
Si è presentata con un vestitino estivo a maniche corte, senza calze (senza calze!) e un giacchettino corto. Ma da dove viene? Roma, che voi sappiate, è sempre in Italia? Comunque è molto fashion, molto trendy e molto nuda. In confronto a lei sembravo nonna Abelarda. Le dita dei piedi, dentro i miei anfibi, avevano la stessa temperatura dei bastoncini di pesce. Capitan Findus sarebbe stato fiero di me.
Cerco in qualche modo di giustificare questo mio tapparmi in modo convulsivo.
“Abbi pazienza, Stephy, ma sai ho un'età!Questo freddo mi uccide”
“Ah. E quanti anni hai?”
“Quaranta. Sai com'è...”
“Embè? Anche io ho quarant'anni!”
Ho deciso: la amo. No, ma davvero. E non avevo ancora visto nulla.
Per prima cosa mi guarda e mi fa “T'avevo suggerito di andare dal parrucchiere”
“Ci sono andata!”
“Ah. Namobbene...” e poi mi studia e mi gira d'intorno studiandomi con il pollice e l'indice poggiato sul mento. Ogni tanto mi toccava i capelli, una spalla, mi faceva voltare, mi sistemava la maglietta.
“Posso sapere cosa stai facendo?”
“Bona. Sta bona che te devo studià...”
Dio, mi sono sentita una modella!Sìììììììììì!!
O un bovino alla sagra contadina. Ci mancava che mi misurasse al garrese ed ero a posto. Anche se, con ste mammelle che mi ritrovo, il latte manco a pregà.
Comunque mi son sentita...mi son sentita... una deficiente, ecco. Forse è il termine esatto, visto che ero circondata da gente che mi guardava incuriosita socchiudendo gli occhi manco fossi la Gioconda. Perché intorno a noi c'era gente. Parecchia gente. E continuavo a mormorare Chefiguradimerdachefiguradimerdachefiguradimerda, fino a che Stephanie mi ha detto “Mo' se non te cheti te rinvio”
Io e lei, sappiatelo, na cosa sola. Feeling allo stato puro.
Poi per farmi mettere a mio agio da una borsa ha tirato fuori quello che a prima vista m'è sembrata:
-una trebbiatrice
-un' aspirapolvere ultima generazione, di quelle che ti aspirano pure il gatto e te lo risputano senza pulci
-l'astronave madre usata da Emmerich durante le riprese di Indipendence day

Invece era solo la sua macchina fotografica professionale. Na cosuccia, insomma.
Stephanie studia, medita, guarda, scruta ogni anfratto, ogni pertugio, ogni angolo, ogni linea, Le sedie, i tavoli, i libri, e poi la luce; diretta, indiretta, di traverso, di tre quarti, con la luna storta, con saturno contro, con dù patate in umido, na roba che io non ci stavo a capì più niente.
E ancora non avevamo iniziato. Ma vederla così professionale, così presa, così sicura del suo sapere mi ha fatto sognare di diventare fotografa per un giorno. Pura magia.
“Bene. Mettete a sede. Facciamo due prove. E ora sorridi”
Be' sì, e che ci vuole?
Sorrido.
“Ti pare un sorriso?”
“Certo!”
“A me pari scema. Sorridi più convinta?”
Sorrido più convinta.
“Pare tu abbia na paresi. Rilassati”
Mi rilasso.
“Troppo rilassata. Rilassati di meno”
Ma come minchia faccio a calibrare il rilassamento? Con una professionista poi che mi scatta tremila foto al secondo FOTOFLASH!FOTFLASH!FOTOFLASH!, cioè, impossibile!
“Tesò, tranquilla, jeafamo”
“Sarà...anzi mi scuso perché il soggetto... voglio dire, non sono certo Claudia Schiffer!”
“Nun te preoccupà. Al massimo c'è fotoshop”
E lì, l'apoteosi. Fotoshop! Mi sono immaginata senza rughe, con tre kg in meno, con le tette in più, con la pelle levigata come la pelle di una foca, con gli addominali a tartaruga, col collo lungo come una giraffa, con gli occhi da cerbiatta e una posa sinuosa come una gatta. Praticamente un servizio del National Geographic.
“Ti prego, fotoshoppami!Fammi figa almeno per un giorno! Togli qui, metti là, sduttiscimi, dimagriscimi, levigami ma fammi figa!Se poi non sembro nemmeno io non fa niente, ma dio, avrò una foto di cui vantarmi!”
“Sta bona, che parti già da una bella base...”
Dice a me? Io sarei una bella base? No, vabbè, sta donna me la porto a casa e me ne prenderò cura fino alla fine dei miei giorni. (Nei giorni seguenti sono andata in giro a vantarmi “Sono una bella base” La gente non capiva un cazzo, ma fa niente, l'importante è crederci. Ndr)
“E ora si fa sul serio. Forza. Sei pronta?”
“La base è pronta”
E qui sono partite delle richieste così semplici, ma così semplici che spiegare a un bambino di cinque anni l'astrofisica sarebbe stato più facile.
“Sorridi. Di più. Di meno. Di più e di meno insieme. Più convinta. Meno convinta. Più disinvolta. Meno disinvolta. Disinvolta a metà. Disinvolta di un terzo.Sorridi con gli occhi. Sorridi con la bocca." E se mi diceva 'sorridi col culo' vedi come la spettinavo.
Ma Stephanie è già ripartita “Sorridi seria, sorridi felice. Sorridi senza denti..." E lì m'è venuto in mente il sorriso della mì nonna quando si scordava la dentiera nel bicchiere e manca poco mi prende un ciopone. E m'è apparso anche il mio dentista che col ditino accusatorio mi fa “Te l'avevo detto di non mangiare troppe caramelle!”
"...spostati di tre quarti. Più a sinistra. Più a destra. Alza la gamba. Abbassa la mano. Quei capelli, fija mia, quei capelli!!”
Niente, autogestione. Vita propria.
Quindi mi ha risistemato i capelli, aggiustato il trucco e pregato in sanscrito “Ci siamo”
E ancora tremila foto “Mentre faccio le foto, parlami del libro. Voglio che tu sia a tuo agio”
Come no, ci stanno guardando duecento persone, sono proprio a mio agio, guarda.
“Dài, parlami del libro”
“Allora...il libro...”
“Zitta. Ferma così. Non parlare. Perfetto. Ora parla.”
“Sì, dicevo...”
“Stop. Okay, buona. Vai avanti.”
“Ecco, il libro racconta...”
“Ferma. No, chiudi la bocca. Parla ma non parlare”
Chiedo: sono ventriloqua?
“Okay. Guarda questa foto?” e mi mostra una foto dove, ragazzi, sono troppo figa!Non sembro nemmeno io.
“È... è...” non trovo nemmeno le parole per descriverla.
“È orrenda. Fa cagare. Questo tipo di foto non va bene, capisci?”
No, onestamente no. Mi sembravo bellissima!
“Ma tranquilla, non sei tu. È la luce e devo cercare di cogliere la tua espressione migliore”
Mi chiedo se ne abbia mai avuta una.
Si ricomincia. Non è soddisfatta della location. E quindi via che ricomincia la rumba.
“Seguimi”
La seguo incantata da come riesce a cogliere ogni singola sfumatura di una foto.
“Adesso sdraiati per terra”
“Prego?”
“Eddaje, sdraiati per terra, su”
“Ma dici sul serio?”
“Eccerto! Bimba, non so se l'hai capito, ma io sono parecchio estrosa”
Ma va? Ed è per quello che andiamo d'accordo.
“Namo su, spiattellati al suolo”
Mi sdraio (mi sdraio!) nel mezzo della sala con la gente che ci guarda e che sicuramente pensa “Una volta le modelle erano fighe e nude, ora sono rospe e coperte che manco la mì nonna”
E lì vai di foto. “Scostati i capelli. Poco, perché fija mia, son già un disastro. Bene. Tira su il braccio, piega la gamba, arrotolati, girati, panati...”
Avete presente una cotoletta?
“...stenditi, allungati, piegati, rilassati...”
Mi spiegate come faccio a rilassarmi con una a cavalcioni su di me per farmi un primo piano con una trebbiatrice? Roba che se le cade di mano mi schiaccia la testa e muoro.
A pensarci bene sono stesa in terra, con una gamba piegata, la testa di lato e il braccio sopra il capo. Giuro ci manca la sagoma col gessetto, i sigilli della scena del crimine, Jessica Fletcher e sarebbe una puntata perfetta de La Signora in giallo. Titolo: la trebbiatrice assassina.
Alla fine ho lucidato il pavimento, io ve lo dico. Ho un futuro come pulitrice di piastrelle.
Dopo quasi tre ore (tre.ore) la mia amata Stephanie mi dice “Stopppp. Ci siamo.”
Lei è convinta, soddisfatta, divertita (perché si sa, tra una foto e l'altra non vuoi ridere?) e molto sicura del lavoro svolto. Con gesti sicuri e professionali ripone la trebbiatrice e mi bacia e mi abbraccia come se fossimo amiche da una vita. Proprio bella la Stephanie.

Comunque hai voglia di andare su un giornale con una foto bellissima. La soddisfazione più grande è sentirsi dire “Nella foto è bella, ma io la preferisco DA VIVA”
Peccato. Perché la puntata de La signora in giallo era già pronta.



mercoledì 27 novembre 2013

Io, intervistata dal settimanale F

Cioè, ecco sì...è una settimana che me lo tengo dentro (lo so, sembra una frase da stitica, ma così è) e finalmente ve lo posso dire.
Respiro.
Sul numero nuovo del settimanale F uscito questa mattina ci sono io.
Io.
Me.
Simona.
Quella un po' rinco, ricordate? Quella che ha scritto un libro, che scrive post, avete presente? Quella che da quanto è maldestra si pianta nelle porte, si cava gli occhi con l'eyeliner , e c'ha i capelli a nido di poiana...quella lì.
Un'intervista, una bellissima intervista, dove si parla del libro, ma soprattutto della mia storia.
Non mi resta che dirvi: correte in edicola. Ma attraversate sulle strisce, che se vi mettono sotto vi c'ho sulla coscienza.

p.s. la mì mamma è da stamattina che gira per il quartiere con la rivista sotto il braccio, la moltiplica e la distribuisce che manco Gesù coi pani e coi pesci.
Son cose.



domenica 7 luglio 2013

Finalmente posso svelare cosa sono andata a fare a Milano



No, perché tenere un segreto è un casino. Io, che sono abituata a dirti anche quante volte vado al gabinetto, sto proprio male a non dire nulla, soprattutto se sono belle notizie.
Insomma, come sapete il 28 Giugno sono andata a Milano. Prima mi era arrivata una mail, poi ho parlato con la responsabile al telefono, alla fine son partita per questo pranzo carico di promesse.
Che poi, se vai in gita o a visitare il Duomo di Milano okay, molto bello, ma se vieni invitata per conoscere il vicepresidente di Amazon (VicepresidentediAmazon, capite?) ti può prendere anche un colpo apoplettico. E se ti dicono che lui ci terrebbe molto a conoscerti, puoi già ordinare una bara di faggio foderata di raso rosso, perché tanto di lì a breve sei morta.
Carica a pallettoni t'arrivo a Milano sul tacco 12 rischiando di inciampare ogni tre per due, ma son dettagli. L'appuntamento è in un grande palazzo che mi ricorda un palazzo di giustizia, chissà perché. Varco la grande porta a vetri e davanti a me, alla reception, trovo una gentile signorina che con tono molto professionale mi dà il buongiorno.
Apro bocca per presentarmi e chiedo di chi mi ha contattata. Vengo guidata attraverso un cortiletto, intorno a me solo pareti di vetro e cemento e un'aurea di euforia che non vi dico.
Dio, mi pare di essere una persona importante!
Simo, basta. Contieniti, perdio! Mi scappa la pipì, ho caldo, ho freddo, ho la tachicardia, la bradicardia e un vescica sul tallone. Ci mancava un'herpes e poi avevo tutto.
Faccio dieci passi e sono nel quartier generale di Amazon.
Panico.
Euforia.
In poche parole: avrei bisogno di un gabinetto.
Mi accolgono facendomi sentire una regina.
“La stavamo aspettando”
“È un piacere averla con noi”
“Grazie di essere qui, ci tenevamo molto a conoscerla”
Loro. Conoscere me. Un'ambulanza. Mi ci vuole un'ambulanza. Subito. Ora.
Davanti all'ascensore conosco altri 3 autori. Ci guardiamo increduli e la domanda che si dipinge sui nostri volti è:
“Cosa vorranno dirci?”
Quando arriviamo su, veniamo guidati dentro una stanza dove troneggia la parola Amazon e dove ci aspettano non solo il vice presidente di Amazon, ma anche il team kindle italiano, e i responsabili internazionale ed europeo di KDP (Kindle Direct Publishing).
Na roba da farti rimanere stecchito. Rimango due secondi impietrita. Il mio sguardo vaga per la stanza dove vedo un grande tavolo bianco circondato da sedie, il logo Amazon che occupa metà stanza, un piccolo buffet sulla mia sinistra e facce sorridenti che aspettano che io mi presenti.
Come bisogna presentarsi?
In italiano?
In inglese?
Credo di avere la faccia immobile come una statua di gesso e rivoli di sudore che mi scendono lungo le braccia, grazie all'ascella commossa. Voglio fare bella figura, cerco di darmi un tono, vorrei sembrare quanto meno professionale visto il parterre che ho davanti, ma ovviamente, e come sempre, non ci riesco.
Bando alle ciance, io sono la Simo. Orgogliosa e felice di essere come sono: spontanea, alla mano, schietta, incosciente e un filino pazzerella. E se sono qui, forse è anche grazie a quello. E quindi la vera parte di me, prende il sopravvento, mettendo la riservatezza e la timidezza, dove sono sempre
state:sotto i piedi.
A quel punto, vittime un po' tutti di un leggero imbarazzo (visto che non ci conoscevamo) son partita in quarta e zompettando come una lepre che ha sniffato cocaina, mi son messa a stringere le mani “Piacere, Simona!”
“Piacere, sempre Simona!”
“Piacere, non ci crederà, ma sono sempre Simona!uahuahhauahha!!”
Li ho visti ridere anche se avranno pensato “Che abbiamo fatto di male noi per meritarci questa?”
Ho esordito anche con il poco inglese che so “Nice to meet you!”
“Thank you!”
“Sorry.I don't speak english very very very well”
Insomma, le solite frasi di circostanza.
Dopo averci esortato a servirci al buffet ci hanno chiesto di accomodarci. Siamo rimasti tutti immobili tipo belle statuine fino a che io non mi sono accaparrata una sedia e mi son piazzata alla tavola rotonda. Se dobbiamo cominciare, che si cominci! Man mano tutti hanno preso posto e chi si mette accanto a me? Proprio lui, Nader Kabbani, il vice presidente Amazon. Eccoallà.
ViciniVicini, come direbbero a Striscia.
Avete presente le riunioni dei pezzi grossi nei film americani? Dove sono tutti riuniti a un tavolo grandissimo occupato solo di fogli, bicchieri e bottiglie d'acqua? Dove, attraverso le pareti di vetro, si scorge lo sky line di New York? Dove spesso a quel tavolo si parla di cose grosse, promozioni, lanci di prodotti, progetti e marketing? Ecco, pareva di essere lì e invece di New York era Milano. Ma la mia sensazione è stata la stessa. Quattro scrittori esordienti, validi in Italia e potenzialmente esportabili all'estero, invitati in quel contesto grazie al numero di copie vendute. Grazie al primo posto ottenuto nella classifica di quattro categorie ben distinte.
In poche parole: da morire.
Kabbani poi ha preso parola e ci ha ringraziato di essere lì, si è sentito onorato di conoscerci (figuramoci noi!) e ci ha chiesto uno per uno di parlare del nostro romanzo e dei nostri progetti. La palla l'hanno data subito a me (te pareva?) ma io dribblando che manco Platini ai tempi d'oro, l'ho lanciata a un altro autore generando l'ilarità collettiva. Se bisogna farsi conoscere è bene che sappiano di che pasta (idiota) sono fatta, nevvero?
Poi Kabbani è tornato a me “Adesso mi parli lei del suo romanzo, del suo approccio all'autopubblicazione e dei suoi progetti” Ha smistato due fogli e ho fatto finta di non notare che davanti a sé aveva la mia scheda autore
E son partita, anche se mi fa strano parlare del mio romanzo davanti a una tavola che mi ascolta in silenzio. Ho raccontato della mia esperienza, della mia soddisfazione di essere arrivata, grazie a libro, proprio lì e dei miei progetti futuri. Il mio discorso veniva tradotto mano a mano che le parole uscivano concitate dalla mia bocca ed è stato fortissimo sentire il mio discorso riportato in inglese.
E ho parlato anche di voi. Davvero. Del magnifico gruppo che si è creato intorno a questo blog e su FB . E sapete perché?
Perché a una notizia di Kabbani ho esclamato “Le mì bimbe ne saranno felicissime!” e subito dopo “Presto, i sali!!”
E sono felice anch'io di annunciarvi che Il Male Minore sarà disponibile a breve in formato cartaceo. Lo potrete ordinare sempre su Amazon ma vi verrà spedito a casa tutto bellino rilegato.
Non solo. Se proprio amate girovagare, tra non molto magari, lo potrete trovare sugli scaffali delle librerie.
Infine, sarà possibile anche autopubblicarsi  in versione audiolibro.
Insomma grandi progetti, grandi cose e novità (queste sono solo alcune), delle altre magari vi parlo più avanti perché ce ne sono delle belle.
Oggi il mio nome è su Il corriere della sera, 

 


 e qui l'articolo di Kabbani riguardo al nostro incontro e qui il video della sua intervista.
E niente, sono contenta matta. Davvero. La ciliegina sulla torta è arrivata questa mattina insieme a Il Corriere. Ho tirato le somme della promozione del libro che lo vedeva gratuito da martedì a ieri: in cinque giorni sono state scaricate quasi mille copie. Mille. E quando dico quasi vuol dire che ci manca davvero una manciata di libri. Sono strafelice di avervi permesso di leggerlo gratuitamente e sono strafelice di leggere le vostre recensioni, private e pubbliche. Grazie. Veramente grazie infinite a tutti.
E magari a qualcuno non sarà piaciuto, magari è un libretto, magari...bho, non so.
Però per me, per come la penso e la vivo io, questo è un gran risultato. E non solo per me, ma anche per la mia famiglia. Perché vedere il Santo emozionato attendermi alla stazione mormorando “È la mì moglie!!!” non ha prezzo.
Ora scusate, vado a togliere il quotidiano caduto sul pavimento prima che Charlie faccia la pipì sulla pagina dell'articolo.
Perché, nonostante tutto, in casa mia non cambia mica nulla, eh?



LinkWithin

Related Posts with Thumbnails