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lunedì 30 settembre 2019

BIMBI A BORDO

La notizia più o meno è questa: la Japan Airlines introduce l'opzione 'scegli un posto lontano dai bambini'.
Commenti random:
L'INDIGNATO: "Ma vi sembra questo il modo? È discriminazione bella e buona. Vergogna!"
LO SCHIFATO: "Potrei avere la stessa opzione per chi non si lava? Grazie."
I PEACE E LOVE: "Ma che sarà mai. Pace e bene e volate sereni."
LA NONNA DENTRO: "I bambini so' piezz' e core."
IL BUSINESS MAN: "Oh, era l'ora! Ho giusto un volo tra mezz'ora!"
LA MONTESSORI: "Il bambino ha diritto di esternare la sua contrarietà e va lasciato libero di esprimersi."
IL POLEMICO SENZA FIGLI: "Educateli sti bambini, invece di stare tutto il giorno al cellulare!"
IL POLEMICO CON FIGLI:"Educateli sti bambini, come ho fatto io!"
LA MAMMA PERFETTA: "Il mio Giangiacomo, a soli tre anni, ha già all'attivo 76 voli e non ha mai fatto un capriccio. Inoltre dialoga in inglese con la hostess, va da solo in bagno e sa dire grazie in sette lingue."
LO SPAESATO: "Ma vi sembra giusto che la De Lellis abbia scritto un libr... ah no, scusate, ho sbagliato link."
IL COMPLOTTISTA: "È una mossa politica. Vi ricordate l'attentato del 2001? Non ce la raccontano giusta."
LA MAMMA IRONICA: "Ma era l'ora. Finalmente posso godermi in pace un volo. Me li fate scendere voi, poi? Grazieeee."
LA MAMMA SCANDALIZZATA: "E questa sopra sarebbe una madre? Vergognati. Io mi sono fatta dodici ore di volo con Pierfilippo in lacrime e sono state le dodici ore più belle della mia vita."
L'ANTINIPPONICO: "Ma che vadano a inventare i cellulari sti nani gialli!"
IL PROFESSORONE: "In una civiltà come la nostra è dovere morale sensibilizzare gli esseri umani su quali rischi possono incontrare sul loro percorso di vita. Partendo dagli etruschi possiamo notare quanto loro facessero del silenzio uno stile di vita..."
IL COATTO: "Ao', l'urtima vorta al ragazzino je partita na scoreggia che pensavo fosse 'un voto d'aria. Ma che je date da magna' a ste pore creature?"
LA SINGLE SENZA FIGLI: "Non capisco perché debba sorbirmi i tuoi figli! Io pur di non averne mi son fatta legare le tube."
IL SARCASTICO STRAFOTTENTE: "Si vede la vastità del cazzo che me ne frega?"
IL GIORNALISTA MANCATO: "Ma non avete altre notizie? Domani che pubblicate, la toilettatura del cane della Ferragni?"
IL TRAGICO: "E allora dopo i ristoranti, vietiamo gli aerei ai bambini, e poi vietiamogli il cinema, e le giostre, e il circo e il parco! Ma dove andremo a finire di questo passo?"
L'ENTUSIASTA: "Viva i bambini in tutti i luoghi, in tutti i laghi e in tutti gli aerei!"
I MA: "Io amo i bambini, MA a volte davvero è impossibile volare sereni con 'ste belve indiavolate Piuttosto lasciateli a casa coi nonni! O non li fate proprio i figli!"
IL RITARDATARIO: "Scusate, non vedo più il link di ieri sull'estinzione del cercopiteco. Qualcuno può inoltrarmelo in privato?"

giovedì 25 settembre 2014

Non aggrediteci di supposte


Premetto che io non odio la pubblicità, almeno non tutta. Anzi a volte, come in un altro mio post, è fonte di ispirazione e dibattito. Mmh, come no.
Alcune pubblicità poi son proprio belline, azzeccate, strappano un sorriso o un'emozione tipo la bimbina (che ora sarà in menopausa) che in un giorno di pioggia porta a casa un gattino tutto inzuppato. E i genitori invece di scaraventarla fuori insieme al felino a mo' di frisbee la accolgono con “Dove si mangia in tre si mangia anche in quattro. In fin dei conti dove c'è Priscilla c'è casa.” Priscilla era la bambina.
Poi ci son quelle un po' pietose, tipo l'omino del supermercato che la notte va a sistemare le fettine panate invece di panare sua moglie. Che 'sta disgraziata quando lo sente parlare di infilare lo zucchino si incipria pure e lui è già oltre la serranda a impilare ortaggi come se non ci fosse un domani. Quando poi dice Bis ribatterei con “Sì, Bischero tu sei!”. Lei non è da meno: ha la verve di una lumaca e lo sguardo sveglio di Pisolo. Lui pensa alle offerte e lei crede che parli di donne. Lui pensa al tre per due e lei crede che stia ripassando le tabelline. Lui le dice 'C'è un problema tra la gente” e lei pensa “Sì, e sei te.” Manco si capiscono sti due. Uno dice picche e l'altro risponde fiori. Di zucca.
Invece amo il rinco vestito da PippoPippo (Drive in docet) che arriva al quinto piano dove c'è Lucia, in riunione, intenta a convincere dieci uomini che quello che ci evita di schiantarci in terra come un caco maturo una volta lasciato il velivolo, non sono le ali degli assorbenti ma il paracadute. Insomma, lei è lì che tenta di spiegare che in quei giorni possiamo fare anche la ruota, una lavatrice e il sudoku e lui attacca con la balalaika (suonata a cazzo di cane, lasciatelo dire) con “I love youuuu!!! Luciaaaaa!!!” Na figura di merda immane. Che se solo accadesse per davvero, l'esempio del volo senza ali Lucia lo farebbe vedere seduta stante lanciando il fidanzato-peluche di sotto dall'impalcatura. Lo spot recita “Si può essere buoni senza essere zuccherosi.”
Sì, ma si può essere innamorati senza essere rincoglioniti.
Però la vera piaga non sono tanto gli spot alla televisione, che voglio dire, una volta interrotto il film la pubblicità te l'aspetti pure. La vera piaga, pari solo al palinsesto del primo pomeriggio di canale5 dove persone che sembrano scappate dal reparto geriatrico ballano sulle note di Ricky Martin, è lo spot sul pc. Lo spot a tradimento.
Io navigo e trovo un articolo interessante. Apro il link e ancora prima che possa leggere la data dell'articolo mi si apre una schermata 50x70 sparata a diecimila decibel. Un cinema, praticamente.
E prima di trovare il tasto Close (messo apposta di sguincio in un punto che manco se chiami la scientifica con il luminol lo trovi) ormai hai già svegliato tutta la famiglia. E si sparge per casa la voce soave della protagonista che ti dice che da quando usa CacoStop non ha più avuto la diarrea. O quella di Mario, che da quando usa le supposte di ViaRettal non ha più avuto problemi di emorroidi. O Gloria, che grazie a uno yogurt verde come il muschio del presepe, ha ritrovato la sua regolarità intestinale e ci tiene a farti sapere che ora caga come un'anatra marzaiola. Olè.
Ma non è finita. Dopo esserti prosciugata gli occhi alla ricerca di quel minchia di tastino, finalmente lo trovi, lo premi, ma lo spot prima si chiude a iconcina, poi si ripresenta puntuale come la peperonata che ti faceva tu' nonna.
E qui si riparte con la rumba di dentiere traballanti o dentifrici che induriscono e sbiancano i denti manco tu ci passassi tre mani di cementite.
Io lo capisco: la pubblicità serve, non obietto. Ci si campa con questa roba qua e mi trovate favorevole. Però maremma paraboli'a trovate il verso, almeno per quella sul pc, di renderla meno invasiva. Evitiamo che ci scoppi davanti improvvisamente come un petardo e che si ripresenti puntuale come la tassa sulla Rai o la Clerici a mezzogiorno. E quel tastino, diomio, fatelo funzionà. Se pigio Close, vordì che è close, chiaro no? Non lo voglio vedè. L'ho già visto ieri, magari. È inutile che se io pigio Close tu ribatta ripiazzandomelo davanti. Io ripigio e te track! me lo rispari al solito posto. Cioè, che minchia ce lo metti a fare il tasto se poi tanto fai come ti pare? Ma vuoi la guerra? Allora dillo. Dillo che lo spot me lo devo sorbire lo stesso e devo decifrare l'articolo che volevo leggere captando qualche parola qua e là.
E poi alla fine che succede? Che chiudo tutto e l'articolo non lo leggo. Perché mi innervosisco. Quindi voi cosa ci avete guadagnato? Nulla se non qualche accidente che prima o poi vi fulminerà. Perché se voglio leggere un articolo di sanità non devo per forza passare tra emorroidi o stipsi. Perché se voglio leggere un articolo di beauty non devo per forza passare tra la colla per dentiere e dentifrici sbiancanti.
Perché se voglio leggere un articolo di viaggi non devo per forza passare tra Suv che costano come un appartamento a New York o la nuova 4x4 ideale pe' fa' la gita fuori porta. Che qua la gente manco c'ha la porta di casa figuriamoci i soldi pe' fa' la gita.
Quindi un suggerimento: mettetela la pubblicità. Però meno invasiva, discreta, che ci lasci la facoltà di scegliere e di cliccare se è di nostro interesse. Più che altro fate funzionare come si deve quel tastino, vi prego.

In poche parole: non aggrediteci di supposte.





lunedì 10 febbraio 2014

La bulla di Bollate.



Lo sapete, no? Gira in rete da giorni il filmato della bulla di Bollate. Un video molto molto brutto, pieno di violenza, davanti al quale, non lo nego, ho avuto un moto di rabbia che mi ha lasciato senza fiato.
Non tanto per la bulla, ma per il contorno.
Mi spiego.
L'atto della ragazza bionda è vile, inqualificabile, vergognoso. Prendere a calci la testa di una tua coetanea fa di te un essere spregevole, di cui avere paura. Sì, paura. Ma non paura di incontrarti, ma paura di quello che sei, di quello che potrai fare al prossimo, a un eventuale figlio quando sarai madre, di quello che fai a te stessa, perché a quell'età dovresti pensare a tutto tranne che a prendere a calci una tua compagna.
Comunque. Né la giustifico, né la comprendo, né, fossi la madre dell'altra ragazza la perdonerei, né fossi tua madre, te la farei passare liscia. Sia chiaro. Una parola ti tatuerei in fronte: "Miniera".
Cosa però mi ha lasciata ancora più basita ( e uso una parola carina) è il contorno. Ragazzetti che riprendono col cellulare il fatto.
Ora.
Parliamoci chiaro e cerchiamo di non scandalizzarci troppo. Chi di noi, a 15 anni, non ha avuto uno scaramuccia con le compagne? Certo, non calci e pugni, ma qualche spintarella sì. I litigi e le scazzottate sono sempre esistite e chissà perché se si prendono a pugni due ragazzi per conquistare il nostro cuore, ci pare romantico, se lo fanno due ragazze per un maschio, ci pare assurdo e si grida allo scandalo. Non voglio giustificare la violenza in nessun modo, mai e poi mai deve essere accettata. Soprattutto in questo caso dove mi pareva di vedere non ragazzi, ma animali.
Però vorrei spostare l'attenzione su chi poteva fare qualcosa e qualcosa non ha fatto, troppo intento a fare un filmatino da sbattere al più presto su FB.
Vi racconto un aneddoto che forse rende l'idea. È un esempio personale, perché di altri non posso parlare, ovvio.
Quando avevo all'incirca 15/16 anni, giocavo a pallavolo. Un sabato sera siamo andate a Livorno per giocare fuori casa. Immaginate qualcosa di più agguerrito? Pisa VS Livorno. E non importa se in campo ci sono dodici ragazzette che giocano un campionato Under 16 e che fra tutte non sfonderanno mai, l'importante è far sentire la rivalità già dagli spalti. Insomma l'aria è bella carica.
Sotto rete, durante il saluto, il capitano del Livorno si rivolge a me (capitano pur'io) con
“Tanto perdete” con un ghigno per niente simpatico.
“Sei sicura? Ora si guarda” rispondo diplomatica.
“Fate ca'à!” (fate cagare ndr) ribatte lei agguerrita.
“Ma pensa a gio'à!” rispondo di nuovo un po' incazzata. Ma solo un filino. Intanto le amichette ridono e ci prendono per il culo. Ma in campo ste cose succedono spesso, niente di che. È un sano scambio di convenevoli che scalda i giocatori e il pubblico. Non facciamone una tragedia.
Fino a che lei se ne esce con “La maiala di tu' ma'!” che tradotto in italiano vuol dire “Quella gran donna di tua madre che si accoppia con estranei dopo previo appuntamento al secondo albero a sinistra del viale dei tigli”
Ora, se c'è una cosa che mi ha fatto sempre uscire dai gangheri è l'offesa gratuita verso un componente della mia famiglia. Tu mi puoi dire stronza, imbecille, cretina, dirmi quello che ti pare, mi affronti e ne parliamo, ma non toccare la famiglia. Mììììì la famigghiaaa!! E non toccare mia madre. Mia maaaatre! Come direbbe Johnny Stecchino.
Te la mi' mamma la lasci sta'. Senza considerare che ditemi che c'azzeccava la mi' mamma in quel contesto.
Comunque a quel punto non c'ho visto più. “Che stronza!”
“Stronza a chi? Dopo la partita t'aspetto fori!” mi minaccia.
Ma io la accontento “Ti faccio un culo così!”
“Zoccola”
“Zoccola a me? Mavvaffanculo!!”
Cose carine insomma.
Io all'epoca, ero un po' bestia lo ammetto, ma non ero violenta. Diciamo che a parole ti potevo già mettere a posto.
Non mi ricordo se si vinse o se si perse, ma fu una partita molto agguerrita. Ma va?
Rientrate negli spogliatoi mi sentii chiamare. Era lei. Da sola.
Esco io. Da sola.
Ci sfidiamo con gli sguardi come due attori di serie b in una telenovela brasiliana.
“Ridimmelo un po' ora stronza!” mi dice dandomi una spinta.
“Stronza!” dico io dandone una a lei
“Popò di merda!” e m'allunga un ceffone che scanso a malapena.
Io non rispondo. Ma l'agguanto per i capelli e la stintigno (vocabolo che si può riassumere in shakerare un cocktail con vigore).
Lei urla, mentre temo che mi rimanga in mano lo scalpo.
A quel punto escono fuori le compagne delle rispettive squadre.
Fosse successo adesso, le compagne sarebbero armate di cellulare, ci farebbero un filmato, ci inciterebbero a darcele più sode, verrebbero fuori pure coretti da stadio visto il contesto e poi finiremmo su FB.
Invece le mie e le sue compagne, ci hanno diviso, ci hanno chiamato cretine, hanno chiamato gli allenatori, hanno urlato basta, ci hanno fatto sentire veramente delle merde. E avevano la nostra età.
Poi sono intervenuti gli allenatori che ci hanno fatto un culo grosso come una balena, ci hanno detto che come capitani non avevamo dato certo il buon esempio e ci hanno costretto a fare pace tipo bimbetti dell'asilo. Noi, scapigliate e turbate, siamo rimaste lì come due sceme incapaci di ribattere. Rendendoci conto dell'errore madornale, vergognandoci di tanto scompiglio, sentendoci piccine picciò. Ci siamo accorte che ci eravamo addentrate in qualcosa più grande di noi che non sapevamo nemmeno gestire. Lei avrebbe potuto prendermi a calci, io invece di prenderla per i capelli gli avrei potuto dare un cazzotto. Se non ci avessero bloccate non saremmo comunque andate avanti. Saremmo rimaste a sbavarci addosso magari offendendoci a parole.
La reazione di chi c'è stato intorno è stata fondamentale per imparare la lezione. Perché ci siamo sentite giudicate e non incitate, ci siamo sentite deboli e non forti, ci siamo sentite in torto e non dalla parte della ragione. Il nostro ego non è stato gonfiato dai loro incitamenti, dal fatto che ci stavano riprendendo e quindi sono ganza, ma al contrario, prendersi della cretina dalle tue compagne perché hai reagito, quando dovevi solo andare sotto la doccia, fa parecchio male.
E non c'è ragione o torto in questi casi. La più intelligente dove stare al proprio posto, anche se a quell'età la diplomazia non sai manco dove sta di casa.
E l'ho fatto anch'io, con gli altri. Anche a me, come penso a voi, è capitato di dividere due fratelli, due amici, due bimbette che si sono accapigliate. Perché è così che si fa. È così che va fatto. È così che è giusto.
Invece al giorno d'oggi, i ragazzetti hanno in mano cellulari da 600 euro (ma c'è crisi) che usano a scuola per filmare ste scene orrende, senza avere la voglia e l'intelligenza di intervenire, tanto sono concentrati su loro stessi. È un fatto puramente egoistico. Io filmo per poi metterlo su FB e aspettare tanti commenti. E voglio farlo per primo, perché così mi sento figo. Anzi, se ci scappa il morto anche meglio. Prima potevi venire accerchiato dal gruppo che ti aspettava in un cantone, prenderne tante dal capobranco, e invocare aiuto invano, perché tanto intorno a te non c'era nessuno. Questo era subire violenza.
Adesso si sentono talmente forti che ti aspettano in un cortile pieno di gente, ne prendi tante dal capobranco, e chiedi lo stesso aiuto invano, perché anche se hai intorno a te quelli che tu chiami amici o compagni, loro sono intenti a riprenderti col cellulare mentre vieni presa a calci in faccia. Mentre la tua dignità di ragazza viene fatta a pezzi, mentre vieni presa a pedate come un randagio mordace, mentre vieni offesa pesantemente, da chi, fino a mezz'ora prima ti chiedeva gli appunti di storia.
Questo è subire violenza due volte.
Con che occhi ti devo guardare dopo che hai sbattuto su FB il video dove vengono corcata di botte? Chi era intorno, chi incitava, chi ha ripreso tutto è colpevole quanto chi ha fisicamente compiuto l'atto.Perché un essere immondo e spregevole  ci può stare, assecondarlo anche no. Una mandria di persone che vive e si nutre di indifferenza verso il prossimo, verso un essere umano.
Che allunga una mano non per tirarti in salvo, per aiutarti, ma per zoomare col telefonino sul tuo volto terrorizzato.
E questa volta, se vogliamo, è andata bene. A volte si muore.
Perché spesso l'indifferenza, più della violenza, uccide.


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