lunedì 12 luglio 2021

But che te ridi?

 Dear William,

but che devo fa' con you? Yes yes sono sempre io, la Fruzzetti, quella che ve scrive the letters un day yes and un day pure, but look, me le levate dalle hands, anzi dalla tastiera.
Ti volevo dire che me too ho patito tanto quanto you, che credi?
Yesterday, in preda an attack de colite, sono corsa in the bathroom proprio nel moment in cui facevamo goal.
My husband (Sant'Andrew, do you remember?) ha aperto the door del cesso e tutto happy mi ha detto: "Porti bene, rimani lì, on the toilet. NUN TE MOVE." And quindi nothing, so rimasta sul wc a fissarmi le infrafinger de gomma per almeno ten minutes, poi so' rientrata in the living room anche se Sant'Andrew mi guardava male gridando rivolto ai giocatori "E daglieli du' colpi!"
"Yes!" ho risposto, poi hanno inquadrato David Beckham e ho pensato that two colpi glieli darei volentieri anch'io.
Però te volevo chiede: anche your wife Patonza Reale soffre de colite? Pure she se reggeva the pancia. Porella, I la capisco, sometimes the watermelon ghiaccio fa quell'effetto lì. And look, me dispiace anche che tutti gli 11 players siano allergici al silver, capisco pure loro, io so' allergica al nichel e nun posso porta' nothing addosso, manco una medal. Brutta beast l'allergy.
Ah, un'ultima cosa: but little George? But che caruccio il baby Prince! Compliments. Ride un po' troppo sguaiatamente for my gusti, soprattutto se the game is tutta da gioca', ma caruccio. Bellino bellino, yes, with de cravattina come impiegato of the catasto.
Però magari the prossima volta spiegagli che 'ride well chi ride last'.
Eh.

XXX
With love forevah

Simona






lunedì 17 maggio 2021

Intervista per LA VOCE DI NEW YORK

 

Io non so da dove iniziare da quanto sono emozionata.
Ci provo. Circa due settimane fa vengo contattata da Brooklyn, NY.
La giornalista e fotografa Francesca Magnani voleva intervistarmi a proposito del mio percorso, del mio libro. Sono rimasta un po' così, non credevo a quel messaggio. Invece era vero. Mi sono aperta alle domande di Francesca ed è nata un'intervista a mio avviso molto bella, grazie soprattutto alla sua competenza, alla sua delicatezza e al suo essere sul pezzo, letteralmente. Una professionalità, la sua, che ho riscontrato pochissime volte in circostanze simili.
Inutile dire che le foto più belle sono le sue, con il mio libro a spasso per le strade di New York.
E niente, sono tanto felice ed emozionata, una delle cose più belle e importanti del mio percorso. Lì, sotto questa veste, non ci ero ancora arrivata.
Sarò sempre grata a Francesca per avermi contattata e per avermi permesso di finire sulle pagine di La Voce di New York.
❤

Intervista QUI.


martedì 4 maggio 2021

IL BACIO A BIANCANEVE

 Fermi tutti, il caso del giorno è il bacio non consensuale che il Principe ha dato a Biancaneve. Pare che si stia dando un messaggio sbagliato ai bambini perché per baciarsi tutti e due devono essere d'accordo.

Infatti io me li vedo Biancaneve e il Principe litigare furiosamente anni dopo per una bolletta della luce o perché lui non trova la calzamaglia nel cassetto.
"Guarda, accidenti a me e al giorno che t'ho incontrato!"
"Ma se ti ho trovata io, te c'avevi una cecagna che nun ti si teneva."
"Ha parlato quello sveglio, ha parlato..."
"Più di te, senz'altro!"
"A COSO, guarda che a me m'avevano avvelenato, no, faccio per di'..."
"Eh! Ti devo ricordare che sei viva grazie a me?"
"Ma chetati che mi sarei risvegliata anche da sola..."
"Ti ho baciato io! Sennò col cazzo che mo' stavi qua."
"E allora se vogliamo dirla tutta, caro il mio GoldenLady70Denari, IO NON ERO NEMMENO CONSENZIENTE!"
"Cosa vorresti di'? Che ti ho fatto violenza?"
"Fai te! Io potevo anche non volere quel bacio, ma chi te l'ha chiesto, ma cosa vuoi dalla mia vita! Ma vai a pettinarti quelle sopracciglia ad ali di gabbiano che ti ritrovi, vai..."
"Se non ti baciavo rimanevi morta!"
"A momenti morta ce rimango uguale perché c'avevi 'na fiatella che manco una fogna de Calcutta!"
"Cosa vorresti di', che mi madre cucina male?"
"Bona quella... guarda, fammi sta' zitta!"
"Lo sapevo io, te dovevo lascia' lì, tira' dritto e fammi li cazzi mia."
"Ecco bravo, potevi anna' a fa 'na girata vestito come Cino Tortorella allo Zecchino d'oro... coso lì, come se chiamava Mago Zurlì..."
"Bellina te, con quel fiocchetto a sminchio sulla testa. Ma te sei vista?"
"Guarda, nun me fa incazza' che te tiro Cucciolo!"
"Ma cosa tiri... ma sta' bona, vai..."
"E comunque il bacio me l'hai dato senza permesso e prima o poi questa cosa verrà a galla e succederà un casino!"
"Ma figurati se na cazzata del genere viene fori... sarebbe da rintronati..."
E invece.
Potrebbe essere un cartone raffigurante una o più persone

giovedì 29 aprile 2021

Dear Brad but come fai?

 




Dear Brad,

I'm Simona, an italian writer that... oioi che two ball's sta' always a spiega' chi sono. Comunque: FIDATE.
Te volevo fa' a question: but come fai a essere again the big gnocco da competition a 58 years? that I have 10 anni de meno e paio tu grandmother in carriola?
I boh.
Secondo my modest parere, Angelina se sta a mangia' i gomiti for essersi separata da cotanto trunk of pine. Sta proprio a batte the capoccia in the wall.
Anyway, my
congratulations
fijo mio.
Mantieniti forever così: a ribaltatore de ovaries.
Daje Brad.
With Love
Simona

venerdì 12 marzo 2021

Dear Meghan, you devi stare calm

 



Dear Meghan,

I am Simona, 'na amica di Betty. Ti scrivo only now, because ho avuto da fare with the garden de my mother. She has not big park (mica siamo rich come your), but c'avevamo da fa' le cleaning of spring. Presente when arrives il prete? Paro paro.

In any case, ecchime. 

The first cosa che te vojo di' is: but are you crazy? But really te metti contro la Betty? You non hai understand in che casino te sei messa, fija mia.

You dovevi sta' calm. Parecchio calm, che mo' sei pure pregnant. Invece del tè, drink a camomilla, e fai big respiro che te spiego.

What's the problem? Non volevi frequentare Buckingham Palace? Bastava trovare an excuse qualsiasi tipo:

"Sorry Betty, but I have una nail incarnita and cammino male. Rimango in my house." o sennò "Sorry Betty, but me so' uscite le emorroidi, look sto a mori' dal dolore." You know emorroidi? A problem serio, nobody te poteva di' nulla.

Invece you no! Interview con Oprah Winfrey che ti ha fatto fare hair e contro hair alla Royal Family.

Che poi, Meghanina, anche you... come facciamo a credere che you non abbia never googlato Harry... che you non sapessi nulla,  but chi credevi che fosse, the boy of the pizze? The corriere de Amazon? Er son del garzone?

Cioè, pure my Grandmother de 90 years sa chi è Harry and come se vive a corte a eyes and cross. Scommetto che my mother sa pure che taglia porta de mutande. 

The story con Kate la comprendo, stai quiet, nessuna di noi va di love e d'accordo with cognata, it's normal.  Poi Kate... capirai. Beautiful, magra, gnocca, che sforna children come noi se sfornava cake demmerda dal Dolceforno Harbert. Se te sta simpatica come a cistite, I understand.

And capisco anche che te sei sentita incompresa, but ce devi fa' 'r callo. Pensa che on newspaper they call me SILVIA, non Simona. And se ce la faccio io, ce la devi fa' anche you a supera' sta cosa. Nun te fa bene statte ad angustiare. Next time me devi chiama', I will calm you. Ci facciamo a herbal tea, se chiacchiera un po' e te spiego come devi prendere la Betty, because se you non l'avessi capito she te magna a colazione. Te spalma on bread. Te puccia nell'Earl Grey. Te dà in pasto ai wild porc del bosco behind Buckingham Palace. Però sorridendo. Mica se scompone. Vi sfancula con much class.

Because le Queens sono così, si fanno i dick loro e campano 100 years.

Enfatti s'è visto.

Anyway, Meghanina, promettimi che stai calm. And basta interview dove spari shit sulla Royal Family, datti peace. Ricorda: big respiro and camomilla.

Dai retta a Simo, o Silvia, come you preferisci e saluta Harry, utile nell'intervista come una betoniera in the living room.

Fate i bravi, raga'.

With Love

Simona 



giovedì 4 marzo 2021

Sanremo - seconda serata

 Il Festival si apre con Fiorello vestito da Achille Lauro vestito da corvo vestito da poiana. Inquadrano la platea e sembra la festa di compleanno di Ernestino all'asilo Marinella: un tripudio di palloncini, tra i quali ne spunta uno a chiara impronta fallica, ma forse sono solo chiacchiere. Delle mamme.Si esibiscono i primi quattro giovani emergenti (ai quali va tutto il mio appoggio) poi la prima Big a salire sul palco è Orietta Berti.

Fiorello sbaglia pure la presentazione dicendo che sono 19 anni che manca dal Festival, lei lo interrompe e indispettita precisa che 'Sono 29 anni, caro Fiorello!'. A momenti gli rifila pure du' schiaffi e ho temuto gli lanciasse le conchiglie che aveva sul petto come Venusia sparava le tette/missili.

Dopo l'esibizione dell'Orietta arriva lo stacco di coscia di Elodie. Scopriamo dopo pochi minuti che c'è anche tutto il resto. Perde un orecchino sul palco del valore di 10.700 euro e lei, chinandosi per raccattarlo, sussurra un innocente 'Oh...' come facciamo noi quando ci cade dalla borsa il pacchetto di crackers dell'82 che non mangerebbe manco il cane.

È la volta di Bugo e con orrore riviviamo la scena di un anno fa: arriva e manca l'asta del microfono. Lui si gira spaesato e chiede sgomento CHE SUCCEDE? Amadeus lo rassicura subito con "Eccolo il microfono, eccolo! Tranquillo!" A momenti gli carezza la testa e gli sussurra 'Va tutto bene, ci sono qua io. Va tutto bene."
Quello che non va bene invece è lo spettacolino di Laura Pausini. Lei, reduce dalla vincita di un Golden Globe, accetta di mettere su una scenetta da Sagra della Porchetta con Amadeus che dovrebbe far finta di ballare sul cubo, invece sembro io 'mbriaca all'80esimo compleanno de mi nonna. A tutti gli ospiti fanno fare un medley dei loro maggiori successi, alla Pausini un canto a cappella con Fiorello che sputa nel microfono e Amadeus bisognoso di un esorcismo.
Dopo Gaia che non so chi sia (scusame madre per mi vida poco musical) arrivano Lo Stato Sociale con uno scatolone tipo cassettone Kr§bje di Ikea. Mi chiedo dove sia l'unico ragazzetto che conosco di questo gruppo e va là che mi spunta dai cartoni come un clochard qualunque. La canzone è tutta un casino, ma sono giovani, lasciamoli fare.
Per la gioia di tutte le mamme arrivano i ragazzi de Il Volo che sembrano i genitori attempati dei ragazzi dello Stato Sociale, nonostante ci siano sì e no tre mesi di scarto all'anagrafe.
Di seguito viene presentata La Rappresentante di Lista, della quale mi aspetto il nome, invece scoprirò che si chiama proprio La Rappresentante di Lista, ragion per cui da oggi voglio chiamarmi La Commessa del Mercato. Tutto attaccato, però.
Fiorello si esibisce in una imitazione di Vasco Rossi, dopo aver smesso i panni di Achille Lauro il quale richiama un po' Renato Zero ai tempi d'oro che si ispirava a David Bowie che mio padre alla fiera comprò. In pratica veniamo catapultati in un mixone dove nessuno è chi dice di essere.
È la volta di Malika Ayane che si presenta con una crocchia di capelli tipo la mia quando apro al corriere in ciabatte e in pigiama. La sua canzone si intitola 'Ti piaci così' e ci ho letto un chiaro riferimento al suo look "Io mi garbo così, fatti i cazzi tuoi." Magnifica.
Non manca il momento Amarcord dove trovo tre persone con nome e cognome, canzoni orecchiabili e look sobrio come i Sanremo degli anni '80; infatti sono Fausto Leali, Marcella Bella e Gigliola Cinquetti che sembrano messi lì a sottolineare 'Queste sono canzoni, ne dovete mangiare di scatole di cereali, cari miei.'
Dopo si esibisce Ermal Meta con 'Un milione di cose da dirti' e sono quelle che vorrei dire a Elodie che, ancora più gnocca di inizio serata, si è esibita con le cosce de fora. A tal proposito mi salgono solo offese e la percuoterei con il mio barattolo da un 1kg di anticellulite. Maledetta.
Divorata dall'invidia mi abbiocco sul divano e mi risveglio giusto in tempo per vedere un tipo che canta con la mascherina. Temo di aver pigiato col gomito su canale 75 dove va in onda 'La mia vita da scambista', poi dalla regia mi dicono che sono Extraliscio feat. Davide Toffolo che, con tutto il rispetto, mi pare un trattamento per capelli.
Arriva il Gigione nazionale e la serata si anima un po'; con lui un ragazzo con un piumino che mi fa chiedere quanti gradi ci siano all'Ariston. Non è giusto far morire di freddo gli ospiti, e che diamine.
Poi arriva lui, il Re del festival: Achille Lauro in versione Rapunzel che imita Milva. Attorciglia e lancia la sua treccia rossa come un cowboy fa con il lazo. A momenti cava un occhio alla violoncellista in prima fila, ma sono dettagli.
Dopo c'è Gio Evan, già sentito nominare su altri lidi, ma a causa della cecagna prodotta dalla combo divano/dopocena, non riesco a realizzare appieno che ci faccia lì.
Poi si sono esibiti Random, Fulminacci e Willie Peyote, e mi punisco col cilicio perché non ho idea di chi siano, tranne l'ultimo che forse è quello che inseguiva Bip Bip in un vecchio cartone animato. Ma ho forti dubbi.
Poi mi sono trascinata stancamente a letto con un pensiero che mi martellava le tempie: ma quanto balsamo serve a Marcella Bella?



martedì 2 marzo 2021

PRENDERSI CURA

 Se c'è una cosa, tra le tante per la verità, che mi manda fuori di testa in questo periodo è il non poter prendersi cura.

Cura di qualcuno come abbiamo sempre fatto.
Stamattina ho accompagnato il mio babbo a una visita. Gli ospedali sono blindati. Si entra uno alla volta, non puoi accompagnare.
"Resta qui" gli ho ordinato mentre spingevo la prima porta a vetri. L'ho lasciato sotto il tendone, in quella sala d'aspetto improvvisata all'aperto. Ha ubbidito e si è messo a fissare il soffitto di plastica sudicia, gli anelli di alluminio da cui pendevano delle corde.
La ragazza dell'accettazione mi ha chiesto dove fosse mio padre.
"Fuori" ho risposto "Preferisco fare tutto io qui dentro."
"Lo chiami. Serve lui, lei non può stare."
L'ho guardata cercando di trasmetterle un messaggio, che però non ha colto. È una ragazza bruna, con dei riccioli fitti fitti intrappolati in un elastico colorato.
Chiamo il mio babbo e spieghiamo anche a lui che deve fare da solo. Lui rimane un po' spaesato, poi dice che va bene e 'imbocchi il corridoio, poi a destra, poi a sinistra, quello è il numerino, la chiamano loro.' Gli consegno la cartellina, il suo fardello.
"Babbo, hai capito? Hai tutto qui dentro"
Mi risponde sì sì, mi rassicura.
Riprovo con un'altra ragazza al di là del vetro. Ha gli occhiali e una coda svolazzante. "No perché qui dentro c'è un bel po' di roba... dovrei spiegare alcune cose..."
Lei alza il mento, non transige, la coda si agita mentre mi ripete "No. Entra solo lui."
Non si scusa e perché dovrebbe, ora funziona così. Sono io che dovrei chiedere scusa per la mia infantile insistenza.
Il mio babbo prende la cartellina e si avvia da solo per il corridoio. Va piano, ma tanto che fretta c'è.
Torno fuori come mi dicono. Io, al contrario di lui, guardo il pavimento di cemento scrostato.
Una coppia si avvicina. Lei avrà la mia età, forse qualcosa in più. Al suo braccio, un po' claudicante, è ancorato quello che presumo essere suo padre. L'uomo fa una battuta, lei ride.
Varcano insieme la prima porta a vetri, poi la seconda, infine dopo alcuni minuti, li vedo fare insieme il corridoio.
Rientro di nuovo. La ragazza coi riccioli stretti nell'elastico mi dice stancamente "Dica..." Probabilmente ha già capito.
"Ho visto passare il signore con la donna... mi chiedevo se anche io..."Lei guarda la ragazza con gli occhiali. È in imbarazzo, balbetta "Be'... sì..."
"Io capisco tutto e mi sembra giusto" insisto piccata "ma anche io allora vorrei essere con il mio babbo."
"Non è autosufficiente?" si intromette quella con la coda.
"Sì, ma che c'entra... solo che a volte confonde..."
Lei non mi lascia finire "Signora, non si può." Poi sbircia un foglio "Poi questo esame non è invasivo, niente di cui preoccuparsi, e comunque il signore di prima ha l'accompagnamento." La butta lì e dovrei sentirmi fortunata. Il mio babbo non ha bisogno dell'accompagnamento. Avrebbe solo bisogno di essere rassicurato o al limite imbeccato per poter rivelare al medico le medicine che prende. O ricordargli la sua anamnesi, tutta. O passargli la camicia con un gesto gentile al posto di 'Si può rivestire.' Di questo ha bisogno.
La ragazza coi riccioli mi guarda un secondo di troppo. Non parlo più, ho capito. La imploro solo con gli occhi. Alla fine mi dice "Vado io."
Imbocca il corridoio e resto a guardarla con le mani in tasca. Un'altra ragazza prende il suo posto sullo sgabellino. Possono coprirla qualche minuto.
Mi ritrovo a fissare le pareti, degli opuscoli, cartelli covid e amuchina ovunque.
Torna dopo un po' "Tutto ok" mi dice. Sembra sollevata anche lei. "Sta già facendo l'esame. Il medico e l'infermiera mi hanno detto che va tutto bene, è bravissimo."
"È stata molto gentile". Mi ritrovo a ringraziare una perfetta sconosciuta per essere stata al mio posto. I suoi occhi sono stati i miei.
Torno fuori.
Dopo dieci minuti arriva il mio babbo, cartellina in mano, un foglio aggiunto alla pila di quelli che ha già.
"Tutto bene?"
"Sì sì. Ho fatto presto" mi risponde aggiustandosi la mascherina.
"Sei stato bravo!"
"Bah!" mi risponde sollevato.
Saliamo in macchina e lo spedisco dietro come un tassista. Lui guarda fuori dal finestrino e mi racconta cosa ha fatto. Gli ripeto che è stato bravo, voglio che lo sappia.
Arriviamo a casa e troviamo mamma seduta a una tavola apparecchiata, ma intonsa di cibo. Qualcosa è sul fuoco.
"Siete già qui. Tutto bene?"
"Tutto bene, abbiamo fatto presto. È andato da solo."
"Bravo!" anche da mamma prende la medaglia. "E ora mangiamo. Aspettavo te."
Babbo si lava le mani e mette in tavola.
Il prendersi cura, alla fine, è anche questo.

martedì 23 febbraio 2021

SE CHIUDO GLI OCCHI

 Se chiudo gli occhi.

Se chiudo gli occhi sono in Cornovaglia. Scendo una ripida scalinata, ma prima mi fermo ad ammirare il mare increspato dal vento, proprio là, davanti a me. Alla fine dei gradini trovo viuzze strette e case colorate. Qualche negozio vende conchiglie alle poche persone che si sono spinte fino a lì e una vecchina mi sorride cordiale. Il profumo del mare impregna i muri rosa e celesti e il sale incrosta le piccole finestre vestite a festa da alcune tendine.
Se chiudo gli occhi sono in Irlanda. Li ho chiusi davvero quella volta. La potenza delle onde sembrava facesse vibrare la scogliera. Il mare era arrabbiato, impetuoso; cercava di impressionarmi con quella sua violenza sfacciata. Il vento gelido mi arruffava i capelli e mi tappava la bocca, la foschia impediva ai miei occhi di vedere fin dove si spingeva quella rabbia. Il verso di un gabbiano mi impedì di replicare.
Se chiudo gli occhi sono in Olanda. Le scarpe che affondano nell'erba bagnata, le pozzanghere che circondano i mulini a vento, gli unici spettatori della mia scelta sbagliata. Una bellissima ragazza, con lunghi capelli scuri e un maglione bianco a trecce, mi sorride mentre mi invita a proseguire la visita. Le pale dei mulini sono ferme, sembrano guardarmi con scetticismo aspettando una mia mossa. Sogno un paio di zoccoli di legno asciutti e una crema al formaggio. Troverò tutti e due.
Se chiudo gli occhi sono a Parigi. L'aria profuma di burro e di candele. Il mio mento si spinge in alto, verso i tetti blu e una mongolfiera lontana che volteggia sulla Senna. Un battello gremito di turisti ne solca le acque; qualcuno scatta le foto, altri mi salutano. Ricambio sorridendo a uno sconosciuto. Passeggio tra le bancarelle di libri usati, ne sfoglio tanti, non ne compro nessuno. Un uomo con grandi baffi neri seduto su una seggiolina pieghevole mi chiede se voglio farmi ritrarre. Gli sorrido e scuoto la testa. Il battello è ormai lontano.
Se chiudo gli occhi sono a New York. Sono appoggiata al muretto di un ponticello in Central Park. Il mio sguardo va alle barche che passano sotto di me, ci sono delle coppiette, sembrano felici. Gli uomini remano, le donne scattano foto e ridono molto. Sarà un bel ricordo. Alcuni grattacieli si stagliano poco lontano, mi giro per ammirarli e vengo investita dall'odore acre del sudore di un gruppo di runners. Qui corrono, corrono tutti; per lavoro, per sport, per sopravvivere.
Se chiudo gli occhi sono nel Maine. Vengo attratta da un'insegna, promette cose vintage, ricordi. L'odore del legno è così potente da impregnarmi la pelle, i vestiti. Un'alce imbalsamata mi fissa con occhi vitrei da una parete, un orso intagliato e colorate coperte di lana grezza gli fanno compagnia poco distante. Le scene di caccia immortalate in quadri dipinti da sconosciuti sanno di qualcosa di già visto. Una sedia a dondolo è buttata in un angolo, addossata a una parete piena di cianfrusaglie. C'è odore di bosco. E non c'è nessuno.
Se chiudo gli occhi sono nel New England. In mezzo al mare il vento mi sferza le guance e il sole crea un manto di piccole stelle. L'attesa è la compagna di questo viaggio, insieme alla sorpresa. L'acqua da blu scuro diventa verde, poi quasi bianca. Prima che uno sbuffo dichiari la sua presenza, la balena si fa intravedere sotto di me. Avanza lenta, aspetta il momento giusto. Sa che siamo lì per lei. Trattengo il respiro, si fa vedere, l'enorme coda si agita come un saluto. Un tuffo ancora e l'acqua da bianca diventa verde e poi di nuovo blu scuro.
Se chiudo gli occhi torno a viaggiare.




sabato 6 febbraio 2021

IL SIGNOR ELLE

 Noi al lavoro abbiamo i nostri clienti abituali; persone che 'cascasse il mondo' il sabato sono lì, a prendere la loro spesa consueta. E più sono avanti con l'età e più non demordono perché l'abitudine, anche in questo caso, dà stabilità, in qualche modo rassicura.

Il signor Elle (lo chiamerò così) da quando lavoro lì, e cioè sei anni e mezzo, tutti i sabato mattina alle 9.30 si presenta al banco. Pioggia, neve, vento, nebbia, non ha importanza, lui arriva. A volte in bicicletta, a volte a piedi con il suo cagnolino. A volte in compagnia della moglie e dell'anzianissimo suocero, un ometto mite e garbato del quale non conosco la voce. Annuisce e basta e si fa guidare per le vie del mercato a braccetto della figlia.
Il signor Elle è un gran ciarliero, simpatico e cortese. Ogni sabato ci aggiorna sul meteo della settimana e aspetta paziente quando la sua spesa abituale non è pronta. Qualche settimana fa noi non lavoravamo per l'allerta meteo, ma lui si è presentato lo stesso e noi, dispiaciuti di aver mancato, gli abbiamo dato il numero di telefono chiedendogli di telefonarci qualora il tempo fosse brutto brutto. Da allora lo ha fatto solo una volta, ma nonostante la pioggia c'eravamo. Lui si è presentato in bicicletta, con l'ombrello e un cappellino e dopo averci detto 'Tornerà il bel tempo!' è tornato a casa con la spesa legata al manubrio.
Sabato scorso il signor Elle non si è presentato. Il suo ordine lo abbiamo venduto due ore più tardi quando ormai avevamo capito che non sarebbe più venuto. Ci ha fatto strano e abbiamo sperato in un contrattempo.
Stamattina nemmeno. Sono passate le nove e mezza e poi le dieci e poi le dieci e mezza. Troppo tardi per lui.
"È successo qualcosa. Non è da lui."
"Infatti," ribatte la mia capa. "Mi preoccupo."
Ci siamo guardate con lo stesso pensiero. "Abbiamo il suo numero in rubrica. Io lo chiamerei." Ho preso il telefono della ditta, ma la mia capa mi ha fermato. "Faremo la cosa giusta? Non è che si sente violato nella sua privacy? Magari non gradisce. Non so..."
Ho riflettuto. Pensiero logico e sacrosanto. Potrebbe pensare "Guarda queste che per la mancata spesa mi chiamano a casa."
"Potrebbe pensarlo, sì. Ma noi non chiamiamo per la spesa. Non ce ne frega nulla. Noi siamo preoccupate."
"Che si fa allora?"
"Dammi qua. Lo chiamo io."
Ho fatto squillare il telefono. Al quinto squillo ha risposto.
"Signor Elle, la chiamo dal mercato!"
Momento di incertezza e poi "Sì, buongiorno!"
"Senta... non la vediamo da due settimane, non è per la spesa, non ce ne frega nulla, ma ci chiedevamo se va tutto bene..."
Breve pausa. "In effetti no..."
"Ecco, come immaginavamo..."
E lì si è sfogato. Mi ha raccontato che hanno il Covid, tutti e tre. Fortunatamente stanno benino, curati a casa molto bene. Anche il nonno ultranovantenne sta benino, tengono botta. L'ho sentito piuttosto sereno, anche se mi ha confidato di essere in pensiero per un caro amico in terapia intensiva. Ha aggiunto di essere dispiaciuto anche per non venire al mercato con il canino o la sua amata bicicletta.
"Mi scuserà, ma non è da lei mancare, eravamo in pensiero."
"Non si preoccupi" mi ha detto, "mi ha fatto tanto piacere sentirla, anzi grazie."
"Io spero di rivederla presto. Riguardatevi. Quando tornerà noi saremo sempre qui e la sua spesa sarà sempre pronta."
"Come sempre."
"Sì, come sempre."
Mi ha ringraziato ancora e ci siamo salutati con la promessa di tenerci informate.
Forse ho sbagliato, forse no. Ma tra la ragione e il sentimento, il secondo ha sempre vinto a mani basse.

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