domenica 28 aprile 2013

La mia su Masterchef


Ieri ho visto per la prima volta in vita mia Masterchef Italia.
Lo so, potevo anche farne a meno, ma durante una chiaccherata su FB m'è presa la curiosità e spippolando su You Tube t'ho trovato qualche puntata.
Partiamo dal fatto che ero proprio digiuna di 'sta roba, proprio non avevo idea di come potesse essere strutturato il programma (sapevo solo che in altre trasmissioni c'è un certo Ramsay che sfanculizza tutti) e quindi bho, mi aspettavo di tutto, però se dapprima mi ha divertita, col passare dei minuti mi sono un attimo ricreduta.
Ma davvero la gente va in tivù a farsi lanciare il proprio piatto nell'acquaio da Bastianich che dice pure “Sta merda non la mangerebbe manco il mio cane” ?
Lo so, lo so, che se dicessero a tutti “Amore mio bello, cucciolotto dello zio, questa ricetta non t'è venuta proprio bene, sai? Riprova, caro” non sarebbe credibile e farebbe lo stesso share di...chessò, Valeria Marini mandata in onda a notte fonda che ti recita le poesie di Cesare Pavese, per dirne una.
Quindi sì è ganzo che la gente venga trattata male, volano piatti nell'acquaio, ciotoline per terra, offese come se piovesse, sputi nella pattumiera...cioè, magari è ganzo se sei a casa sul tuo divano.
Però penso a quelli che sono lì, no? Che si son fatti centinaia di km per inseguire un sogno, che si ritrovano al cospetto di questi chef per sentirsi dire “E questo schifo cosa sarebbe?” e via il lancio come se fosse un frisbee o un conato davanti a te che pensi “Strano, lo cucino sempre ai miei familiari e non è mai morto nessuno”.
Ora. Tu sei lì come chef stellato e inforchettato dal Gambero Rosso, ci siamo? Ti sei fatto il mazzo, sei bravissimo, cucini da Dio, hai 16 ristoranti, dieci dei quali nelle più grandi città del mondo, okay? Sei fighissimo, ti intendi di tutto, c'hai un naso che manco un cane da tartufi e un palato ricoperto da lingotti d'oro, okay? Con le mani non solo sbucci le cipolle come direbbe Zucchero, ma gli ingredienti, a un tuo battito di ciglia, si buttano da soli con triplo carpiato nel tegame soffriggendo felici. Sai riconoscere mille spezie a un km di distanza e sai i tempi di cottura di qualsiasi vegetale sulla faccia della terra. Non solo sei bravo, ma hai avuto magari giusto un filino di culo, perché avevi (hai) dei genitori che ti hanno potuto permettere di studiare all'estero, o nei migliori ristoranti, magari hai incontrato la persona giusta al momento giusto, magari sei cresciuto a ostriche e caviale, magari hai sempre avuto a disposizione una mega cucina tutta per te e ti sei sempre potuto dedicare solamente a questa grande, grandissima passione. E quindi è il caso di dire 'Esticazzi'. Con tutto il rispetto per i cazzi, beninteso.
Ora. Faccio un esempio. Io sono un'impiegata, o una maestra, o una commerciante, o una che pulisce i cessi dell'autogrill, giusto? Il mio lavoro è questo. È questo che devo fare per guadagnarmi la pagnotta. Ma non pensare che sia il lavoro per il quale abbia studiato o che sia il sogno della mia vita. A volte bisogna fare delle scelte, a volte si deve anche abbassare il capo e dire “Evabbè, il lavoro mi fa cagare, ma con questo do mangiare ai miei figli”. Metti che però io ho una grande passione: la cucina. Proprio mi garba ma, solo con quella, non è che sfamo due figlioli.
E allora tento la fortuna, spendo un po' dei miei risparmi per farmi un viaggio di centinaia di km per arrivare al cospetto tuo. E sono emozionata abbestia per tremila motivi, uno dei quali potrebbe essere che sono in televisione, che potrebbe essere l'inizio di un sogno, che la mia famiglia mi sta guardando e dirà “Quant'è bella mamma in tivù” e via dicendo. Faccio una ricetta con gli ingredienti che mi dai, è facile, ce la posso fare. D'altronde metto in tavola dieci persone al giorno, mi commissionano le torte per le feste di compleanno, mi studio le ricette di notte, faccio dei lievitati che non puoi capì, forse ho anche un blog di cucina, già, tengo corsi di pasticceria in giù e su per l'Italia e poi le mie cene sono rinomate tra gli amici, proprio fanno a gara per venire a casa mia. E poi i libri di cucina che non ti c'ho...decine e decine, me li studio, me li guardo, me li annuso. Mi basta vedere un mazzetto di basilico per far partire in me la voglia di metterlo in una ricetta e il cervello parte col valzer, con le mani che piroettano svelte in cucina tra mestoli, profumi e sapori. Ah, sapessi che poesia. E poi tutti intorno alla mia tavola di legno, apparecchiata a domenica di festa, con il nonno che si ficca il tovagliolo nella camicia e la piccola che vuole un cuscino sotto al culetto sennò non arriva a tavola. Ed è un tripudio, credici. Ogni volta. Tutti chiedono il bis, il ragù è saporito, la carne pare burro senza parlare del sughetto che pare nettare. E la torta, Dio che torta!
Quindi in queste puntate ti ripresento sta roba, da favola!
Eccomi qua davanti a voi. Sono emozionata perché io faccio la maestra/l'impiegata/la studentessa/la pulitrice di cessi/la disoccupata/la precaria e già mi viene da abbassare il capo e non so perché. E mi guardi male, con l'occhietto torvo e quell'espressione stitica di chi non caga  da sette giorni. Cosa c'è che non va nel mio piatto?
Ah, mi stai dicendo che ho impiattato male. Ma davvero? E come deve stare sta roba, in equilibrio come quelli che lavorano al circo Togni? Come, scusa? E' un piatto banale? Banaleee? Ma lo sai che la gente quando sente sto profumo sbava già sulla porta di casa mia come un San Bernardo arrapato? Ah, i pomodori stanno male con le patate. Secondo te. E chi lo dice scusa? Secondo me ci stanno benissimo, è una questione di gusti. A te piace Raoul Bova? Scommetto di no. A me sì. Ti piace l'anice? Bene. A me no. Melone e prosciutto? Dice che è la morte sua, ma io non riesco a mangiare un salume con un frutto. Che vogliamo fare? Son gusti, no?
Che mi stai dicendo? Che il piatto è troppo semplice? E da quando in qua deve essere difficile? Comunque sia, voglio provare a darti anche ragione, guarda. Perché magari sono a capo di un'azienda ma non so impiattare, magari lavoro coi disabili ma non so accostare cromaticamente parlando due porzioni di roba, però sai che c'è?
Che le cose me le devi dire a modino. Anche se sono una studentessa alle prime armi, anche se è la prima volta che mi cimento in una cosa del genere, anche se ho tentato la fortuna, perché no? Cioè, non è che mi puoi lanciare il piatto nell'acquaio come se davvero fosse merda. Non puoi permetterti di offendermi solo perché la carne l'ho cotta , sì effettivamente, troppo. E nemmeno perché il piatto si presenta male o la pasta è un po' sciapa. E no, non puoi lanciarlo anche se effettivamente non mi è venuto per niente bene, perché è come se la tua donna ti lasciasse e mettesse i manifesti per un tuo cilecca, capisci? E' una questione di rispetto. Cioè fammi capì, ma cosa lanci? Ma cosa offendi? Se ero uno chef non ero certo qui a farti usare il piatto al mo' di disco, a farmi offendere e a farmi mancare di rispetto, giusto? E ringraziaddio che io son qui, sennò non c'eri manco te. Ci arrivi?
La passione, quella che ti parte da qui, dalla bocca dello stomaco, che ti attanaglia il cervello con mille idee, quella che è il motore per ogni cosa, quella che ti fa dimenticare, a volte, di avere una vita di merda, un lavoro da schifo e uno stronzo per fidanzato, quella per la quale io mi trovo qui, te non la puoi gettare nell'acquaio, con quell'arroganza di chi è arrivato. Perché forse sei stato solo un po' più fortunato di me, ecco.
Che poi, parliamoci chiaro, Carlo, Bruno e... no aspè, vogliono essere chiamati Chef.
Rifaccio.
Che poi gli chef Carlo, Bruno e l'imprenditore Bastianich presi uno per uno, sono anche molto bravi e competenti, non c'è che dire. È che insieme in quella trasmissione danno, come dire..l'impressione di non vedere una donna da molto tempo, mi sono spiegata?
Ecco, non sembra anche a voi?

 



Ah, mi stanno dicendo dalla regia che probabilmente è tutta una montatura per l'audience, per lo share, perché alla gente da casa piace vedere queste scenate.
Ma davvero? Ma me lo dite ora? E io che ci faccio ora con tutto sto pappiè che ho scritto?








martedì 23 aprile 2013

Venezia (una gita a...)


Com'è triste Venezia, cantava Charles Aznavour.
Io invece canto “Dio, quanto è bella Venezia!!”
Ebbene sì, eravamo gli unici tre italiani che ancora non erano stati a Venezia. Me ne sono accorta perché dicendo agli amici “Andiamo a Venezia”, mi rispondevano tutti, “Ci sono già stato”.
Ecco perché quando ho visto sfumare la festa del mio compleanno grazie al fatto che cascava di Pasqua, ho proposto al Santo una tre giorni a Venezia per festeggiare, che vojo dì, è sempre meglio di un picchio in un occhio. E lui ha accettato! Ma non è fantastico? Alice si è unita a noi esultando. Oh, non per la scelta della città, ma perché per due giorni non sarebbe andata a scuola.
Allora: questo post sarà pregno di foto e informazioni. Lo so che ci siete già stati, lo so. Però noi siamo stati in posti bellini bellini che vi voglio consigliare perché meritano.
Per esempio il primo giorno non siamo andati subito a Venezia, ma abbiamo optato per Dolo. Uno si chiede, ma perché proprio Dolo? Eh. Perché? Perché lì abbiamo una coppia di amici spettacolari che ci ha dato delle dritte e dei consigli che mamma mia. Tanto per cominciare ci hanno consigliato un B&B dove io tornerei subito da quanto bene siamo stati e la visita a Villa Pisani a Stra (che non è una preposizione semplice) che vi consiglio vivamente. Cliccate sul nome e guardate che popò di villa è. Bellissima.



La giornata era bellissima e, senza passare dal via (senza riposo dal viaggio/a pranzo un panino/non ci vedo più dalla fame) abbiamo deciso di visitare proprio Villa Pisani e perdersi nel gigantesco parco. Quando dico persi, non scherzo. Ci siamo persi davvero...dentro il labirinto!Volete che noi non provassimo questo romaaaaantico labirinto? Volevo giocare alla dama e il cavaliere anch'io. Tipo che io mi metto nella torre al centro del labirinto e il santo (mascherato) doveva districarsi tra le siepi per venire da me. Io lì lo avrei atteso mascherata e quando lui fosse giunto, avrei svelato la mia vera identità...e lui sarebbe morto di paura. Sicuro. Soprattutto perché quando indosso una maschera mi si scioglie anche il trucco, vi immaginate che spettacolo? E comunque se non ci aiutava una donnina che si trovava in cima alla torre, oggi, 23 Aprile, eravamo sempre lì. Alice ad esempio s'è divertita come una matta, più che altro perché ha provato a seminarci e lì dentro non ci avrebbe trovato nessuno.


La visita al parco e alla villa è continuato macinando km su km e devo dire che alla sera eravamo da raccattare col cucchiaino. Ma non abbastanza stanchi da non farsi due risate a casa di Federica&Carlo (ah ah!Vi ho fregato, non è un altro B&B, è la coppia di amici citata sopra) dove abbiamo mangiato benissimo, abbiamo ricevuto delle amorevoli rassicurazioni per Venezia dal padrone di casa (“Se oggi siete stanchi, domani lo sarete il doppio”) , dove il Santo si è improvvisato elettricista e antennista mettendo le mani nelle prese di casa loro, risolvendo quesiti che manco la Susy nella settimana enigmistica. E ha sorpreso perfino i proprietari “Ah, qui c'è una presa? Carlo, sapevi che avevamo una presa dietro il televisore? Forse questo filo va attaccato? Ma va???” E io che pensavo di aver sposato un impiegato. Comunque io li amo, non hanno sbagliato una mossa, un suggerimento, niente di niente. Soprattutto col B&B.
Il B&B si chiama Casa Vally. Ve prego, c'ho già riso io una settimana: a Casa di Simo che va a Casa di Vally. Manco una barzelletta. Il sito, anche se carino, non rende giustizia al posto, che è situato in angolo tranquillo lungo il Brenta e gestito dalla signora Vally ( che si pronuncia Vallì con l'accento sulla ì). Da quanto è pulito in terra ci puoi mangiare. Pulizia, cortesia e gentilezza da cinque stelle.Tutto profumato, tutto lindo, tutto ben organizzato. La signora Vallì (con l'accento sulla ì) ci ha accolto come dei parenti e si è resa subito disponibilissima. L'ho amata tantissimo quando c'ha messo in mano le chiavi di casa e ha detto “Fate come vi pare, l'ingresso è indipendente, è come se fosse casa vostra” che diciamocelo, per un B&B (dove a volte sembra davvero di entrare in casa della gente) è alquanto insolito.E poi la colazione, oh mamma la colazione!Servita in un'elegante saletta con un tavolo riempito di roba solo per noi. Ci ha fatto trovare i panini caldi e tutti quello che vi può venire in mente: cereali, fette biscottate, quattro tipi di croissant diversi, cinque tipi di marmellate, thè, caffè, latte freddo, latte caldo, succo d'arancia...devo continuare? Sto sbavando di nuovo. Insomma, la prima mattina abbiamo praticamente pranzato. E poi sì, siamo andati a Venezia. Secondo voi a nuoto? Mannò, con un comodissimo treno! A tre km da Dolo c'è una stazioncina piccina picciò con (da non sottovalutare) il parcheggio gratuito. Ogni ora parte un treno che ti porta dritto a Venezia, va là. Tempo di salire e trovare posto che già devi spintonare per scendere, tempo impiegato 25 minuti. Mica conviene andarci in macchina, no no. Senza contare che essere su un treno e, affacciandosi ai finestrini, vedere il mare di qua e di là, fa un certo effetto. Oh, io non l'avevo mai vista una cosa così.
Cosa dire di Venezia? Che è bellissima? Scontato. Che è unica? Banale. Allora io dirò una cosa diversa: Venezia fa dimagrire. Minchia, quanto c'è da camminare a Venezia!Me l'avevano detto ma non pensavo così tanto!Sali, scendi, gira, risali, riscendi (ma quanti ponti ci sono a Venezia?) e poi cammina, risali, riscendi, nuota (no, magari nuota no), riscendi, risali..ragà a fine giornata con tutto questo step avevo delle chiappe così sode che ci potevo schiacciare le noci.
Però Dio se è bella!E' particolare, fascinosa, ti seduce ma non si concede, perché tutti la ammirano ma nessuno vorrebbe starci per davvero. Venezia è bella da vedere, da fotografare, alcuni scorci o atmosfere veramente levano il fiato. E' magica ed è forse un po' triste come dice Aznavour.




E non parliamo dei piccioni, delle maschere, delle maglie a righe che ti ritrovi ovunque.

Una delle cose che rende bella Venezia è che da qualsiasi parte tu la veda, qualsiasi angolo, qualsiasi pertugio, lei ha qualcosa da raccontarti.E non può lasciare indifferenti. Credo che tutte le città possano gareggiare e duellare a colpi di attrattive, monumenti e posti incantevoli da visitare, ma l'unicità di Venezia non ha eguali. Al mondo non c'è un'altra città sull'acqua come questa, nevvero? 




La mattina dopo ci siamo svegliati presto per la gioia di Vallì ("Già in piedi? Ma voi non siete i classici turisti italiani!Siete sicuri di non essere tedeschi?")  perché volevamo visitare le isole. Arriviamo a Venezia che sono appena passate le 9 e mezzo, e che ti trovo? Lo sciopero dei traghetti!No, ma ditemi che culo che ti c'abbiamo. A quel punto ci hanno proposto: 
-di arrivarci a nuoto (ah ah ah che buontemponi!)
-di prendere l'unico traghetto che era dall'altra parte di Venezia (sì, e bisognava arrivarci a piedi. Tempo di camminata: due ore e mezzo) al che io ho risposto "Se lo faccio, al ritorno basta che spingiate in acqua una bara perché io so' morta"
-di prendere un motoscafo privato che ci sarebbe costato quanto un suv o al massimo potevi donare un rene.
Devo essere onesta: l'idea di arrivare col motoscafo con i capelli al vento come Angelina Jolie al Festival di Venezia, mi attirava molto. Ho rifiutato per il semplice motivo che indosso avevo solo i jeans che davvero stonavano coi sedili di pelle del motoscafo. Cioè, io sono per il tono su tono. Davvero non facevo pendant, solo per quello.
E quindi ci risiamo fatti Venezia per lungo e per largo, visitando piazze, campi e fotografando il mondo. Giuro mi stava per scoppià la Nikon.



Comunque non tutto il male viene per nuocere.Il fatto che non abbiamo potuto visitare le isole ci ha spinto a programmare un'altra gitarella da quelle parti. Ma vuoi che non vada e vedere Murano, Burano e compagnia bella? Cioè, ma come si fa? Eh.
Avete altri consigli da darci? Io di quelli non sono mai piena.  


Piesse: sarà scontata però...a me piace un mucchio quest'ultima foto.
Pippiesse: l'ultima sera, a Dolo, abbiamo cenato alla trattoria 'Al Cristo'. Inutile dire che si mangia da Dio!
No vabbè, smetto.

venerdì 19 aprile 2013

Cronaca di un libro pubblicato





Possono essere dette un sacco di cose all'annuncio di aver pubblicato un libro.
Alcune di queste fanno proprio piacere, tipo un'amica che:
“Anna...ehm...ho pubblicato un libro”
“Ahahahahahahahahah!!! Ma non dire cazzate!!!” e mi ha dato una spinta che manca poco finisco nel cassetto dell'immondizia. Io adoro ste cose, perché se mai ce ne fosse il bisogno, mi riportano subito coi piedi per terra.
Perché non è che questa cosa io l'avessi detta ai quattro venti.Seeeee.Del mio progetto ne erano a conoscenza sì e no sei persone, alcune delle quali per fattori logistici.Amo l'effetto sorpresa, che vi devo dire. Ora, per esempio, lo dico.
Dopo aver pubblicato il post precedente ho chiamato mia madre.
“Dimmi tuttoooooo!!!” A casa di mamma hanno la visione di chiamata e lei sa già che sono io, questo mi scoraggia da farle gli scherzi, mi scoprirebbe subito.
“Come va?”
“Ma come come va? Ci siamo sentite ieri sera. Bene!”
“Ah, okay”
“Ti senti bene? Ti sento strana”
“C'ho da dirti una cosa...” e ho immaginato mia madre pensare le seguenti cose:
  • è incinta di tre gemelli.Mia figlia è sempre stata un casino con gli ormoni.
  • Emigra nella sua amata Inghilterra per fare l'allevatrice di pecore e passerò la mia vecchiaia a studiare un minimo l'inglese per poter fare bella figura quando andrò a trovarla.
  • Ha stirato una vecchietta sulle strisce e cerca un testimone che la scagioni: me.
  • Ha lasciato un'impronta del ferro da stiro sulla camicia preferita di Andrea e devo vedere se nell'armadio ne ho una uguale di mio marito da darle, prima che il suo se ne accorga.
"Mamma, ho pubblicato un libro"
“Eeeehhhhhh????”
“Ho pubblicato un libro”
“Ho sentito benissimo, non sono sorda”
“Ah. Bene”
“Che libro?”
No, ma io la amo. Ne ho scritto uno, perdio!Non dieci.
“Mamma, come che libro. Quel libro!”
“Ahhhhh queeeeeeello!Pensavo tu ne avessi scritto un altro...Brava!Bravissima tesoroooo!!Eh, lo dicevo io. Sì sì.E...potrei averlo, ora che è tutto sistemato?”
“Ehm...per ora è un e-book”
“Un echè?”
“Un e-book, cioè lo devi scaricare per leggerlo di nuovo, mamma. Questo funziona così. Un libro digitale”
“Ah. Scaricare. Sì, certo, digitale.Uno lo compra e lo legge al pc. Mmh, bello. Molto interessante...”
“Ma hai capito?”
“No. Ma non importa!L'importante è che capisca tu come funziona, no?” Poi ho cominciato a dirle come funziona e lei mi zittiva con complimenti (ma quanto è grande l'amore di una mamma?) continuando a dire “Sì sì, perfetto...Benissimo!...Ma pensa te!...Fantastico...Figurati se io non lo compro subito! E che ci vuole!...Senti una cosa...come si accende il computer di tuo fratello?”

Poi l'ho detto a mia suocera:
“Si ricorda che le parlai di quella storia...sì ecco, l'ho pubblicato!E' un e-book però. Si acquista su Amazon e si può leggere sul Kindle”
“Kinder?”
Seee vabbè, ciao Rosa. Avrà pensato di trovarmi in libreria tra una barretta ai cereali e a un ovetto bianco e rosso.
E' appena cominciata questa avventura e già mi sto facendo delle risate. Inutile dire che le mie amiche più care, le mie comari e chi mi segue (belle de zia Simo!) sono felicissime per me e qualcuna s'è anche commossa!Sì, okay, avevamo gli ormoni a palla, ma son dettagli, giusto?
Sto pensando...io son qua che ve lo dico e ve lo spiego ma non mi sono svegliata una mattina e mi son detta “Lo pubblico”. No. Tutto è partito da una mia cara amica, Barbara D.B. (alla quale va il primo grazie) che un giorno m'ha chiamato e mi ha detto: “Sai cosa stavo pensando?”
“Che dovremmo portare le bimbe a prendere un gelato?”
“No, che dovresti pubblicare un e-book”
E da lì mi ha messo un tarlo, una pulce nell'orecchio che è rimasta in letargo (sta povera pulce) fino a che a primavera non s'è destata e mi ha detto “Abbella, io mi so' rotta di sta' qua dentro” e allora ho cominciato a elaborare l'idea. Presa dall'entusiasmo gliel'ho detto e lei, visto il tempo che era passato, mi ha cazziato dicendomi “Come sei sveglia!Le prendi al volo!”
Oh, io le cose le devo metabolizzare, c'ho i miei tempi. Ma in quei mesi di decantazione mi mancava la scintilla che facesse partire tutto, e quella scintilla è stata involontariamente e incosapevolmente... Nunzia (alla quale va il mio secondo grazie), che mi ha dato il la, che mi ha consigliato di non fare alcune cose e quindi di conseguenza di farne altre. E mi ha spinto senza volerlo e senza saperlo in questa direzione, e mi ha messo sulla buona strada, quando stavo per fare una cazzata. Eh sì, signori miei. E' stata come quei preti che rimettono sulla retta via i delinquetelli di quartiere.Ci mancava che mi dicesse “Dimmi figliola, quanto hai peccato?” ed eravamo a posto.
E poi c'è il terzo grazie. Immenso.Immensissimo. Che va a Valerio (questo Valerio) che ha permesso che il libro venga letto sul web. No, perché a voi pare facile. C'hai un testo salvato su word, fai un copia incolla, lo carichi da qualche parte e diventa un-book. Manco per questa ceppa. Se poi vi chiamate Simo, allora il problema è veramente grosso. Io (che come Cocciante in Margherita, non posso stare ferma con le mani nelle mani) ho fatto un casino col testo che non potete capì. Tipo che ho smanettato così bene che a un certo punto mi si sono sminchiati i capitoli, i paragrafi gli a capo, e tutto il cucuzzaro. Perché l'impaginazione di un testo su word non è detto che vada bene per un kindle. In poche parole: il caos. C'erano punti e numeri che pareva d'essere alla rubrica della Settimana Enigmistica 'Unisci i puntini', e sarebbe venuta fuori la mia faccia alla vista di quello che avevo combinato. Ora, per farvi capire, immaginatevi la scena.
Io (con i capelli a nido di poiana, le occhiaie e i nervi a fior di pelle) che entro nel suo ufficio con il mio piccì e un kindle, glieli piazzo davanti, lo guardo dritto nelle pupille e gli faccio con gli occhi iniettati di sangue “Vedi questo testo nel mio piccì? Bene. Deve finire dentro al kindle e diventare un e-book!!”
Lui non fa una piega. E allora io proseguo “Ho provato in tutti i modi ma non c'è stato verso. Ho pure pregato in sanscrito, in aramaico antico, ho acceso un cero e per finire, per far attraversare il testo da una parte all'altra senza sminchiamenti, ho pure usato uno sgabello , una frusta e un cerchio ma evidentemente non siamo al circo Togni e questi non sono tigri. Ti prego AIUTAMI”
Dio, che tristezza!
Lui, dopo dieci secondi nei quali ha pensato “Era meglio se quel giorno rimanevo a casa malato”, mi ha detto tre parole magiche “Non c'è problema”
A quel punto commossa e con gli occhi pieni di lacrime come se avessi visto un pacco regalo per me con 100 paia di scarpe, ho dato tutto in mano a lui. Ero così contenta che gli avrei dato pure le chiavi di casa e il codice del bancomat.
Lui, molto professionalmente, mi ha impaginato il testo per trasformarlo in e-book. Okay, lo fa di mestiere, cioè vorrei vedere lui a disossare un prosciutto o ad arrotare un' affettatrice, eh. Però vi dico: se avete bisogno di impaginare correttamente un testo, sia cartaceo che digitale, se avete bisogno di convertire vari formati, se vi serve qualsiasi lavoro di grafica, bhè contattatemi che vi indirizzo a lui e avrete, in breve tempo, tutto quello che vi serve.
E per finire (ma non per questo meno importante) Grazie a tutti voi, a chi mi legge qui, a chi l'ha già acquistato (lo hanno già letto!Incredibile), a chi mi ha contattato in privato per farmi i complimenti, a chi mi ha fatto già una recensione (bellissima!) su Amazon e a chi me la farà, e a chi lo acquisterà in futuro.
Cioè, son tre giorni che dico grazie, io vorrei fare di più. Per me è una cosa totalmente nuova...ma ganzissima!!
Speriamo che il lupo crepi.
E se non crepa ci penso io a prenderlo a mazzate!




mercoledì 17 aprile 2013

IL MIO LIBRO (questa sì che è una novità)



Pensate di aver bevuto? Di avere le traveggole? Di vederci male? Macché, siete sanissimi. Questo è il mio libro.
Il mio libro. Mi fa anche strano dichiararlo, perché d'ora in poi è davvero così. Cioè non posso  tornare indietro, ormai è fatta. Ehm...cosa vi devo dire? Io non so manco da dove iniziare. Allora sì, vediamo... Se cliccate QUI  vedete il mio libro in vendita su Amazon. E a me prende già un colpo, sia chiaro.
E' preso anche a voi un colpo? Eh, lo so, pure a mia madre. Questa non è una novità, è un miracolo.
Lo so che mi immaginate (con le occhiaie e il posacenere pieno di cicche) a scrivere di notte sto popò di romanzo, ma davvero non è stato così. Anche se l'immagine è molto suggestiva, nevvero?
Peccato che non fumo. Vi ho mai raccontato di quella volta che nel bagno della scuola con una mia amica, abbiamo provato ad accendere una sigaretta? Omamma, che ridere. Io non ho provato, ma lei cominciò a tossire così tanto che da quel giorno la soprannominammo 'enfisema'. Avreste dovuta vederla  con gli occhi in fuori...
Sto divagando?
Davvero?
Sì, sto divagando.
Dovrei parlare del mio libro. Cioè, un attimo, con calma. Intanto l'ho detto, vi sembra poco?
Ora raccolgo un attimo i pensieri, metto in ordine nella mia testa e vado a scrivervi due righe, tanto per spiegare come è potuto succedere tutto ciò.

 p.s. prima vado in bagno. 'ste cose mi mettono sempre un filino d'ansia.




sabato 13 aprile 2013

Prima novità:il nuovo blog!





No, non avete sbagliato blog, è proprio A Casa di Simo!
Vi piace la nuova veste grafica? Le nuove tendine, il nuovo tappeto e il nuovo campanello? Praticamente ho dato un'imbiancata.
Vorrei, oh come vorrei, prendermi tutto il merito, perché vorrebbe dire che io al piccì so smanettare da Dio.
Invece se non c'era Luna, io ero sempre qua a chiedermi cosa è un header. Che ancora non l'ho mica capito.
Lei è stata fantastica, stratosferica, veramente una perla rara. Non parliamo della pazienza che ha avuto quando le presentavo i cambiamenti che volevo fare. Non parliamo della sua capacità di leggere nel pensiero e decifrare delle frasi sminchiate, perché credetemi, in fatto di tecnologia mi so spiegare come un bambino di tre anni sa spiegare l'algebra. Non parliamo poi delle nostre mail iniziate con termini tecnici e finite con confidenze che manco due amiche di vecchia data e, in quel frangente, ho scoperto che Luna è proprio una bella persona.
Mi sono rivolta a lei dopo aver visto alcuni suoi lavori (se volete contattarla QUI c'è il link con tutti i blogghini creati) e devo dire che, nonostante alcuni imprevisti che le sono capitati, il lavoro è andato avanti costantemente. No, ma mi dovete immaginare davanti al piccì a scegliere la grafica insieme a lei. Roba che se entrava il vicino mi sorprendeva a un metro dal computer con la mano sul mento, occhi socchiusi e l'espressione seria per decidere quale delle proposte (perché lei in base alle tue richieste te ne prepara tante che poi tu sceglierai) mi piaceva di più. E non sono stata io a informarmi, documentarmi per parlare correttamente il bloggese, ma è stata lei a scendere al mio livello (e ce ne vuole) per capire frasi come:
“Mi piacerebbe quel coso che se ci pigi si apre quell'altro coso” le parole!Le parole sono importanti!
“Vorrei mantenere la striscia a destra e quella in alto, però tutto grande a sinistra” Cioè, ci sarebbe voluto un vigile.
“Hai presente quel pippolino che te se ci spippoli sopra ti si apre una finestra, che però non si apre bene ma scende tipo scale?” oppure un architetto.
Il bello è che lei, nonostante sti discorsi senza capo né coda, capiva. Capiva! Così, bon! Al volo!
Io, ora come ora, la adotterei.E' stata fantastica, paziente, professionale e molto molto carina. E poi diciamolo, è pure molto brava, guardate i lavori che fa e soprattutto questo capolavoro!
Ma come mi garba il mio nuovo blogghino!?
Era già da un po' che avevo in mente di cambiare, non perché l'altro non mi piacesse più, anzi. Ma avevo voglia di più spazio per scrivere e più spazio per mettere le foto belle grandi come piacciono a me. Perché, come in tutte le cose, si evolve, si cambia, si fanno cose nuove, si prendono nuove passioni e nuovi spunti e quindi è giusto ogni tanto cambiare, ridimensionare, per far sì che il blog ci rispecchi nel presente. E io adesso ho voglia di un blog arioso, bello spazioso e inquadrato.
Olè!
Ecco, dovrei dirvi una cosa: la nuova grafica del blog è una di quelle cose alla quale stavo lavorando (e quando dico lavorando non ridete che a preparare/capire/organizzare alcune cose mi son venuti i capelli bianchi!!!), quindi questa è la prima novità. Per farvi vedere la seconda aspettavo prima questa perché vorrei farvela vedere in queste belle paginette bianche, così, per vedere l'effetto che fa.
Via, ora vado un po' a spippolare su tutti i nuovi tasti che li devo provare.Non solo, io e Luna in questi giorni aggiusteremo il tiro, aggiungeremo e perfezioneremo alcune cose, mettiamo in ordine diciamo. Come quando ci parte la fregola e sistemiamo il cassetto delle mutande mettendole in ordine per colore.
Quindi ci saranno altri reparti, bottoni, scomparti e cassetti a scomparsa :-D
Stai a vedè che mi perdo in casa mia.

P.S. Allora? Vi garba? :-)




mercoledì 10 aprile 2013

Datemi un martello (che cosa ne vuoi fare?)








Allora, da dove comincio? Davvero non so.
E' che in questi giorni, diciamo pure da tre/quattro settimane, ho messo mano a tremila cose, fatto e disfatto, organizzato, sbuffato, fotografato, sistemato, imparato e messo da parte, varie&eventuali.
Tutto con una pioggia incessante (no, ma quanto ha rotto la pioggia?) che non so a voi, ma a me mette una tristezza infinita. Ah sì, ho ancora il piumone sul letto. Quasi a metà Aprile.
Cioè, sto tempo non aiuta per niente. Comunque dicevo: ho fatto tante cose, la mia testolina (vuota) ha creato, fatto e disfatto, e non vedo l'ora di farvi vedere tutto sto pappiè.
Ma ogni cosa a suo tempo, perché devo sistemare le foto, scrivere i post per illustrarvi ben bene, insomma anche se questo blog sembra apatico ed è aggiornato una volta a settimana, io so' tutta un fermento. E quando io sto bonina per troppo tempo qui sul blog, c'è da preoccuparsi parecchio.
Non so quando sarò pronta. Magari domani (è tutta una questione di incastri. Ma va???) o magari tra una settimana. O tre giorni a malapena. Ma davvero non vedo l'ora di mostrarvi ciò che ho fatto. Principalmente sono tre cose, che ho voluto tanto tanto e che già a prepararle e organizzarle mi hanno dato un sacco di soddisfazione,(anche se ho perso mazzi e mazzi di neuroni per farle).
Niente, vi avvertivo, che sennò sembra che io stia qua a pettinare i peli del gatto.
A proposito di gatto...ehm...no via, è prematuro parlarne. Ve lo dirò tra un po'.

Piesse:vero che mi adorate quando sono misteriosa?


mercoledì 3 aprile 2013

I miei primi quarant'anni





L'ho capito subito che sarebbe stato un giorno particolare, di quelli che non si dimenticano tanto facilmente e vi spiego perché:

La sera prima, sfatta dalla settimana di Pasqua lavorativa ma non per questo diventata improvvisamente orba, ho scorto ben due (DUE!!) capelli bianchi. Io ne avevo uno solo, fino a ieri l'altro. Il secondo è stato prontamente tagliato alla base con le forbicine e pare che il primo capello bianco abbia riferito al secondo “Son due anni che mi pota come un'ortensia, ora tocca a te”

La mattina di Pasqua, dopo quasi ventidue anni passati assieme e quasi sedici di matrimonio, il mio consorte mi ha servito la colazione a letto. Non l'aveva mai fatto e questo mi ha preoccupato non poco. Secondo me fa le prove per quando, di qui a breve, sarò cionca e decrepita. Sul vassoio, oltre al mio amato thè, c'erano due diversi tipi di croissant, un muffin, una mela, una banana, un'arancia e un kg di zucchero. Mancava il limone che prontamente Alice è andata a prendere. E' tornata poco dopo annunciando “Tieni, ce n'è solo mezza fetta ed è pure muffita”.

Quando arrivo a casa dei miei trovo non solo la tavola apparecchiata ma un cartellone di tre metri per due attaccato al mobile del salotto con su scritto 40. Davanti alla mia faccia sgomenta, mamma si è giustificata dicendo “Mi avevi detto che solo quaranta candeline ti facevano impressione, non uno striscione” Non fa una piega. Vi dico solo che l'ha ingaggiata Antonio Ricci per affiancare Militello a 'Striscia lo striscione'.

La mia zia preferita mi ha regalato degli orecchini con le perle. Roba che io non ho mai avuto in vita mia perché le perle fanno troppo signora. Io, non so se ricordate, porto gli orecchini coi teschi e le spille da balia. Però belle, bellissime, e ben accette. Devo solo farci l'occhio ad indossarle perché mi ricordo la mia prof di italiano che aveva quarantacinque anni e ne dimostrava sessantadue.

Gli amici e gli invitati m'hanno fatto dei bellissimi auguri contornati da respironi e frasi del tipo “Eh...d'ora in poi vedi com'è veloce l'arrivo ai cinquanta...”
“Hai già scompensi del ciclo? No, perché mia madre a quarant'anni è andata in menopausa...”
“Se esci, mettiti il giubbino, perché sai non è che sei più giovincella...”
Consultando un libro di veleni ho elargito loro amorevolmente le giuste dosi di stricnina per un avvelenamento lento e doloroso.

Dopo pranzo, dopo aver mangiato come se non ci fosse un domani, mi sono quasi addormentata sul divano, col cane di mia zia che mi ciucciava uno stivale. Mi sono giustificata dicendo “Sono solo molto stanca. Ho passato una settimana d'inferno in negozio” ma frasi come “Seee seee, è stanca...è ma la vecchiaia!!” si sono sprecate. Nessuno è uscito vivo da quella casa, lo confesso vostro onore.

Sono passati solo due giorni e ad oggi:
-sono inchiodata di schiena
-devo chiamare il dentista perché mi fa un po' male un dentino insospettabile (quando fino all'altro mese il mio amato dottore mi aveva detto “E' tuttapposto!!”)
-devo prendere appuntamento col ginecologo perché ad Aprile mi scade il tagliando
-e ho un'ascella infiammata perché con la foga di estirpare i peli superflui per sembrare più in forma, mi son portata via una braciola da tre etti. Per avere sollievo sto col braccio alzato come una simpatizzante comunista.

E questo è solo l'inizio.
No, ma adoro.








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