Ieri ho visto per la prima volta in
vita mia Masterchef Italia.
Lo so, potevo anche farne a meno, ma
durante una chiaccherata su FB m'è presa la curiosità e spippolando
su You Tube t'ho trovato qualche puntata.
Partiamo dal fatto che ero proprio
digiuna di 'sta roba, proprio non avevo idea di come potesse essere
strutturato il programma (sapevo solo che in altre trasmissioni c'è
un certo Ramsay che sfanculizza tutti) e quindi bho, mi aspettavo di
tutto, però se dapprima mi ha divertita, col passare dei minuti mi
sono un attimo ricreduta.
Ma davvero la gente va in tivù a farsi
lanciare il proprio piatto nell'acquaio da Bastianich che dice pure
“Sta merda non la mangerebbe manco il mio cane” ?
Lo so, lo so, che se dicessero a tutti
“Amore mio bello, cucciolotto dello zio, questa ricetta non t'è
venuta proprio bene, sai? Riprova, caro” non sarebbe credibile e
farebbe lo stesso share di...chessò, Valeria Marini mandata in onda
a notte fonda che ti recita le poesie di Cesare Pavese, per dirne
una.
Quindi sì è ganzo che la gente venga
trattata male, volano piatti nell'acquaio, ciotoline per terra,
offese come se piovesse, sputi nella pattumiera...cioè, magari è
ganzo se sei a casa sul tuo divano.
Però penso a quelli che sono lì, no?
Che si son fatti centinaia di km per inseguire un sogno, che si
ritrovano al cospetto di questi chef per sentirsi dire “E questo
schifo cosa sarebbe?” e via il lancio come se fosse un frisbee o un
conato davanti a te che pensi “Strano, lo cucino sempre ai miei
familiari e non è mai morto nessuno”.
Ora. Tu sei lì come chef stellato e
inforchettato dal Gambero Rosso, ci siamo? Ti sei fatto il mazzo, sei
bravissimo, cucini da Dio, hai 16 ristoranti, dieci dei quali nelle
più grandi città del mondo, okay? Sei fighissimo, ti intendi di
tutto, c'hai un naso che manco un cane da tartufi e un palato
ricoperto da lingotti d'oro, okay? Con le mani non solo sbucci le
cipolle come direbbe Zucchero, ma gli ingredienti, a un tuo battito
di ciglia, si buttano da soli con triplo carpiato nel tegame
soffriggendo felici. Sai riconoscere mille spezie a un km di distanza
e sai i tempi di cottura di qualsiasi vegetale sulla faccia della
terra. Non solo sei bravo, ma hai avuto magari giusto un filino di
culo, perché avevi (hai) dei genitori che ti hanno potuto permettere
di studiare all'estero, o nei migliori ristoranti, magari hai
incontrato la persona giusta al momento giusto, magari sei cresciuto
a ostriche e caviale, magari hai sempre avuto a disposizione una mega
cucina tutta per te e ti sei sempre potuto dedicare solamente a
questa grande, grandissima passione. E quindi è il caso di dire
'Esticazzi'. Con tutto il rispetto per i cazzi, beninteso.
Ora. Faccio un esempio. Io sono
un'impiegata, o una maestra, o una commerciante, o una che pulisce i
cessi dell'autogrill, giusto? Il mio lavoro è questo. È questo che
devo fare per guadagnarmi la pagnotta. Ma non pensare che sia il
lavoro per il quale abbia studiato o che sia il sogno della mia vita.
A volte bisogna fare delle scelte, a volte si deve anche abbassare il
capo e dire “Evabbè, il lavoro mi fa cagare, ma con questo do
mangiare ai miei figli”. Metti che però io ho una grande passione:
la cucina. Proprio mi garba ma, solo con quella, non è che sfamo due
figlioli.
E allora tento la fortuna, spendo un
po' dei miei risparmi per farmi un viaggio di centinaia di km per
arrivare al cospetto tuo. E sono emozionata abbestia per tremila
motivi, uno dei quali potrebbe essere che sono in televisione, che
potrebbe essere l'inizio di un sogno, che la mia famiglia mi sta
guardando e dirà “Quant'è bella mamma in tivù” e via dicendo.
Faccio una ricetta con gli ingredienti che mi dai, è facile, ce la
posso fare. D'altronde metto in tavola dieci persone al giorno, mi
commissionano le torte per le feste di compleanno, mi studio le
ricette di notte, faccio dei lievitati che non puoi capì, forse ho
anche un blog di cucina, già, tengo corsi di pasticceria in giù e
su per l'Italia e poi le mie cene sono rinomate tra gli amici,
proprio fanno a gara per venire a casa mia. E poi i libri di cucina
che non ti c'ho...decine e decine, me li studio, me li guardo, me li
annuso. Mi basta vedere un mazzetto di basilico per far partire in me
la voglia di metterlo in una ricetta e il cervello parte col valzer,
con le mani che piroettano svelte in cucina tra mestoli, profumi e
sapori. Ah, sapessi che poesia. E poi tutti intorno alla mia tavola
di legno, apparecchiata a domenica di festa, con il nonno che si
ficca il tovagliolo nella camicia e la piccola che vuole un cuscino
sotto al culetto sennò non arriva a tavola. Ed è un tripudio,
credici. Ogni volta. Tutti chiedono il bis, il ragù è saporito, la
carne pare burro senza parlare del sughetto che pare nettare. E la
torta, Dio che torta!
Quindi in queste puntate ti ripresento
sta roba, da favola!
Eccomi qua davanti a voi. Sono
emozionata perché io faccio la maestra/l'impiegata/la
studentessa/la pulitrice di cessi/la disoccupata/la precaria e già
mi viene da abbassare il capo e non so perché. E mi guardi male, con
l'occhietto torvo e quell'espressione stitica di chi non caga da
sette giorni. Cosa c'è che non va nel mio piatto?
Ah, mi stai dicendo che ho impiattato
male. Ma davvero? E come deve stare sta roba, in equilibrio come
quelli che lavorano al circo Togni? Come, scusa? E' un piatto banale?
Banaleee? Ma lo sai che la gente
quando sente sto profumo sbava già sulla porta di casa mia come un
San Bernardo arrapato? Ah, i pomodori stanno male con le patate.
Secondo te. E chi lo dice scusa? Secondo me ci stanno benissimo, è
una questione di gusti. A te piace Raoul Bova? Scommetto di no. A me
sì. Ti piace l'anice? Bene. A me no. Melone e prosciutto? Dice che
è la morte sua, ma io non riesco a mangiare un salume con un frutto.
Che vogliamo fare? Son gusti, no?
Che mi
stai dicendo? Che il piatto è troppo semplice? E da quando in qua
deve essere difficile? Comunque sia, voglio provare a darti anche
ragione, guarda. Perché magari sono a capo di un'azienda ma non so
impiattare, magari lavoro coi disabili ma non so accostare
cromaticamente parlando
due porzioni di roba, però sai che c'è?
Che le
cose me le devi dire a modino. Anche se sono una studentessa alle
prime armi, anche se è la prima volta che mi cimento in una cosa del
genere, anche se ho tentato la fortuna, perché no? Cioè, non è
che mi puoi lanciare il piatto nell'acquaio come se davvero fosse
merda. Non puoi permetterti di offendermi solo perché la carne l'ho
cotta , sì effettivamente, troppo. E nemmeno perché il piatto si
presenta male o la pasta è un po' sciapa. E no, non puoi lanciarlo
anche se effettivamente non mi è venuto per niente bene, perché è
come se la tua donna ti lasciasse e mettesse i manifesti per un tuo
cilecca, capisci? E' una questione di rispetto. Cioè fammi capì,
ma cosa lanci? Ma cosa offendi? Se ero uno chef non ero certo qui a
farti usare il piatto al mo' di disco, a farmi offendere e a farmi
mancare di rispetto, giusto? E ringraziaddio che io son qui, sennò
non c'eri manco te. Ci arrivi?
La
passione, quella che ti parte da qui, dalla bocca dello stomaco, che
ti attanaglia il cervello con mille idee, quella che è il motore per
ogni cosa, quella che ti fa dimenticare, a volte, di avere una vita
di merda, un lavoro da schifo e uno stronzo per fidanzato, quella per
la quale io mi trovo qui, te non la puoi gettare nell'acquaio, con
quell'arroganza di chi è arrivato. Perché forse sei stato solo un
po' più fortunato di me, ecco.
Che
poi, parliamoci chiaro, Carlo, Bruno e... no aspè, vogliono essere
chiamati Chef.
Rifaccio.
Che
poi gli chef Carlo, Bruno e l'imprenditore Bastianich presi uno per
uno, sono anche molto bravi e competenti, non c'è che dire. È che
insieme in quella trasmissione danno, come dire..l'impressione di non
vedere una donna da molto tempo, mi sono spiegata?
Ecco,
non sembra anche a voi?
Ah, mi
stanno dicendo dalla regia che probabilmente è tutta una montatura per l'audience,
per lo share, perché alla gente da casa piace vedere queste scenate.
Ma davvero? Ma me
lo dite ora? E io che ci faccio ora con tutto sto pappiè che ho
scritto?