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giovedì 29 agosto 2019

DOVE L'ACQUA È PIU' BLU


L'acqua non era bella. Aveva un colore che virava sul giallo, tuttavia era trasparente. E caldissima. Ci siamo spinte fino a lì, sotto al pontile, io e te da sole, chiacchierando del più e del meno e facendo foto sceme di quelle in cui si ride molto e si scatta di più. Dopo, le cancelleremo quasi tutte; poche, tra il vento, la sabbia, le smorfie e i capelli in faccia meritano un secondo sguardo. Ma è il momento che conta, non le immagini.
Tranne questa.
Ti ho chiesto io di farla, nonostante la tua ritrosia per quell'acqua così torbida. 
Ti ho chiesto di guardare il punto più lontano, proprio là, tra le colonne, tra quegli ostacoli che convergevano in un punto preciso, dove l'acqua è più blu.
E rivederla ora sembra una metafora, l'augurio più bello che possa farti per la tua vita.
Troverai acqua scura nel tuo cammino, onde che ti travolgeranno. Avrai piedi nella melma, impantanati. Ostacoli più grandi di te che intralceranno il tuo cammino costringendoti a schivarli, o raggirarli come ieri, con una smorfia. Ma sappi che, anche se lontana, l'acqua limpida e azzurra c'è in fondo al tuo percorso.
E non importa quanto ci impiegherai, l'importante è che tu lo intraprenda così: spalle dritte e sguardo fisso alla meta.
Dove l'acqua è più blu.



lunedì 29 luglio 2019

GIOCHI SENZA FRONTIERE

E niente, non lo volevo raccontare e invece toh, per dovere di cronaca lo faccio.
Giovedì scorso, me pare, io e Aly si viene via dal mare. Come sempre nei giorni feriali, ci facciamo le spiaggette quindi siamo armate di ombrellone, borsone, racchette e pallone e pure una trivella per pianta' l'ombrellone, ché, ha detto il Santo, 'Non puoi piantare l'ombrellone alla tua maniera, tipo camionista che gira la polenta. Usa sto attrezzo, che fai meno fatica.'
E quindi niente ho trivellato alle dieci di mattina la spiaggia manco dovessi trova' il petrolio e l'ho estratta alle cinque del pomeriggio tirando su un quantitativo di sabbia pari solo a quello che mi ritrovo nel costume quando faccio le piste delle biglie col culo.
Comunque.
Si arriva alla Supercar, la quale ha il bagagliaio che si apre con la mossa di karate del piede, ma si vede che con l'infradito mi scambia per un nipponico pigro e non si apre una ceppa. Dopo aver provato inutilmente con un movimento di piede che parevo Platini ai tempi d'oro, mi costringo a usare la chiave. E okay. Carichiamo il borsone, gli asciugamani bagnati che pesavano come un cammello morto, il pallone, le racchette, la pallina, lo zaino frigo, la trivella, e forse anche un turista che passava di lì, ma insomma è tutto nel bagagliaio.
Se si apre con un gesto del piede, il bagagliaio secondo voi come si chiude? Ballando la samba? Oh no. Con un bottone. C'è un piccolo bottoncino in questa macchina infernale proprio sulla sinistra del portellone. Tu lo pigi e poi vai a farti i cazzi tuoi, quello si chiude da sé. Con i suoi tempi, eh? Tipo che ti dà il tempo di sederti alla guida, farti una messa in piega e poi puoi parti'.
Insomma, pigio il bottone, entriamo in macchina, ci accoglie l'inferno, in due secondi netti mi si asciugano pure i capelli grazie alla temperatura dentro l'abitacolo, apriamo i finestrini e si parte.
Alziamo la radio, cantiamo qualche canzone, cerco di regolare l'aria condizionata passando dalla temperatura delle isole Svalbard a quella del deserto del Sahara e viceversa, ma si sa, la troppa tecnologia mi manda in confusione. Troppi tasti, troppi numeri e imprecando rimpiango la mia amata manovella.
Comunque.
Siamo lì belle tranquille, in un tratto di strada circondato da campi dorati, quando Alice esclama:
"Oddio, cos'era?"
"Cos'era?"
"Un gatto, forse."
"L'ho messo sottoooo???"
"Ma nooo, era sul ciglio, proprio lì..." e si gira.
E lì il terrore nei suoi occhi.
"Mamma." Lo dice piano quasi la notizia potesse scioccarmi.
"Sì, figlia mia adorata, dimmi."
"Stiamo viaggiando col bagagliaio aperto???"
"Ma figurat..." guardo nello specchietto. "Occazzo!"
La mia supercar tutta bella spalancata che era una meraviglia. Il portellone stava su che pareva pagato. Bella diobonino.
Il pianale pieno derobba tutto all'aria. Ma che meraviglia.
Accosto mettendomi le mani nei capelli, constatando di aver fatto minimo 6 km e vedendo già scene apocalittiche tipo che sfrecciamo lasciandoci dietro borse, borsoni, asciugamani palle e trivelle, che se dioneguardi parte a razzo mi trivella uno in motorino. Mi vedo lanciare roba dal portellone in una sorta di gioco senza frontiere, una gara a ostacoli dove, chi viene via dal mare, è costretto a schivare palloni, giornali, solari, parei e pure tamponi per il ciclo che si sa, son leggeri e si ficcano da tutte le parti. Poi magari mi beccano un vecchietto in bicicletta e questo torna a casa con 'O.B.' marchiato in fronte. Aly nel frattempo scende con talmente tanta foga che a momenti mi cade nel fosso, e mi vedo costretta a recuperarla con la stecca dell'ombrellone.
Dà un'occhiata sommaria al bagagliaio e facciamo velocemente la spunta e l'inventario.
"Mi pare ci sia tutto" mi dice alzando il pollice.
Tiro un sospiro di sollievo inveendo poco dopo contro la supercar che non mi ha avvertito di viaggiare tutta spalancata.
Ora. 
Con il Santo stiamo cercando di ricostruire l'accaduto.
-Non ho strucato el boton. A me PARE di averlo pigiato, ma invece.
-Il portellone non si è MAI chiuso e io sono partita così, impavida. Incurante del vento a 876 nodi che mi arrivava da dietro. CI STA.
-Il portellone si è chiuso, ma avendo trovato un ostacolo per la roba messa a cazzodecane, alla prima buca si è spalancato e chi sono io per preoccuparmi di cosa fa un portellone una volta partita?
Detto ciò io continuo ad affermare che la Supercar chiacchiera quando le pare e non mi ha avvertita che il portellone era aperto. Ha detto il Santo che è impossibile che ciò accada, perché una cosa del genere la segnala, SEMPRE. 
Bisogna vedere COME.
Mica puoi mettere SOLO un BIP sul cruscotto che lampeggia di rosso con scritto PORTELLONE APERTO grande come il neon di una farmacia che continua a lampeggiare per 6 km sfondandoti i timpani e bruciandoti le retine. Eh.
Che poi io non ci faccio caso.



venerdì 19 luglio 2019

LADY GAGA E BRADLEY COOPER

Allora: ho quanto in questa storia Gaga/Cooper la Germanotta, nei commenti sotto le varie testate che riportano la notizia, sia definita bruttarella, di come lui possa aver lasciato quella gran gnoccolona di Irina e di come una così poco piacente abbia potuto far innamorare di sé un tronco di pino come Bradley Cooper.
Ora.
Punto uno: a parte il fatto che a definire Lady Gaga brutta (fisicamente intendo) è un po' azzardato. Sono sincera: non mi piace quando si agghinda, ma l'ho trovata di una bellezza particolare nel film (più acqua e sapone diciamo) quando non ha tutti quegli orpelli. Detto ciò, a me pare una bella donna, quantomeno con una 'bellezza particolare'.
Punto due: chi va dicendo come possa aver lasciato quella gnocca di Irina per una diciamo... meno avvenente, dà evidentemente un' importanza all'aspetto fisico spaventoso. La bellezza, (mi rendo conto che è una frase fatta, ma tant'è) non è tutto. Ci sono donne OGGETTIVAMENTE bellissime, ma con la personalità di una ameba. E donne OGGETTIVAMENTE meno attraenti ma con un temperamento e un savoir faire da sdraiarti con un solo sguardo. Conosco donne (e pure uomini) molto belli sì, ma per niente accattivanti e donne (e uomini) 'normali' che ammaliano e affascinano con il loro modo di fare, l'atteggiamento e tutto ciò di cui è composta la VERA BELLEZZA.
Punto tre: sì, un uomo molto bello può innamorarsi di una donna non alla 'sua altezza', per tutti i motivi di cui sopra. Anche perché, facendo proprio della psicologia spicciola spicciola, in genere chi è sempre stato fortunatamente e oggettivamente bello esteriormente, ha curato poco la personalità, il carattere, il modo di fare, a volte anche la simpatia, perché quella bellezza così dirompente spesso è un lasciapassare e 'attira' senza bisogno di scomodarsi per riuscire a integrarsi in qualsiasi ambiente.
Cosa che invece accade ai meno attraenti che fanno del carattere il loro punto di forza, lavorando su loro stessi in fatto di autostima, simpatia e carisma, ed è proprio quest'ultimo la carta vincente. Il carisma. Se ce l'hai, attirerai gente; se hai qualcosa da dire oltre che mostrare, attirerai gente; se hai un cervello oltre a un bel viso, attirerai gente. E risulterai bello o bella, anche se non sei molto alta, o se hai le orecchie a sventola, o un naso importante.
Quindi, fermo restando che magari Irina oltre ad essere una gnocca da competizione sarà pure molto simpatica e con un carattere meraviglioso (perché la combo gnocca+intelligente+simpatica esiste eccome per fortuna) il dire 'ma come fa ad aver lasciato quella gnocca per una bruttarella' è un po' superficiale.
Perché la bellezza, fine a se stessa, non conta niente. Puoi essere bella quanto ti pare, ma se non hai CARATTERE, sarai sempre trattata (e spesso ahimè) giudicata come un bell'involucro e niente più.
E Lady Gaga, a quanto pare, non sarà una carta pregiata, ma evidentemente nasconde al suo interno qualcosa che all'altra manca.
Perché come cantavano Jo Squillo e Sabrina Salerno:
'Oltre le gambe c'è di più'.
Ma guarda come ti ritiro fuori gli anni '90.

martedì 2 luglio 2019

DI LUCE E DI STELLE

Oggi decidiamo di andare al mare. Chiedo ad Alice se allo stabilimento troviamo qualche suo amico e lei mi risponde che uno in effetti ci sarebbe. Mi offro di andarlo a prendere per non fargli fare il viaggio della speranza in autobus, lui accetta di buon grado: mi conosce, è venuto spesso a casa mia, sa che non rompo le scatole.
In macchina gli chiedo dove andrà in vacanza.
"In Calabria" mi dice.
Me lo immagino a fare i tuffi al mare, bighellonare fino alle cinque di mattina, qualche mojito, qualche bella ragazza, qualche cazzata, come è giusto che sia a 18 anni.
Gli chiedo quanto sta e mi risponde "Fino a settembre. Vado dai parenti. E poi lì ho degli amici e un progetto."
"Un progetto?"
"Sì. Le tartarughe. Partecipo a un progetto per la salvaguardia delle tartarughe marine."
Mi racconta della vita delle tartarughe, di come effettuare un recinto efficace per tutelare le uova, di cosa hanno bisogno, di come vengono aiutate ad emergere in caso di difficoltà, di quante notti ha passato a controllare che nessuno si avvicinasse con l'intento di studiare il momento migliore per rubare le piccoline, di come allontana e fa scudo coi teli chi spara una luce troppo forte al momento della schiusa "Perché tutti pensano che loro vadano d'istinto verso il mare. In realtà vanno verso la luna."
"La luna?"
"Sì, la luna si specchia nel mare e illumina l'acqua. Se qualcuno illumina un altro punto con una luce forte, loro potrebbero andare dalla parte sbagliata."
"Attratte dalla luna. Mi sembra bellissimo." Gli dico.
"Lo è. Tante notti sono rimasto da solo in spiaggia. So che loro sono lì, magari non sono ancora pronte alla schiusa, ma ci sono."
"E cosa fai tutta la notte?"
"Guardo le stelle."


(Foto: Danilo B.)

giovedì 6 giugno 2019

ALICE IN THE WONDERLAND



Ti ho osservato muoverti sicura negli aeroporti.
Parlare inglese al posto mio, farmi da interprete, salvandomi da probabili figuracce.
Ti ho vista a tuo agio in un vagone del treno che ci portava a New York. Sorridevi a tutti: bianchi, neri, gialli, rossi. Cedere il posto a chi in questo paese viene considerato inferiore.
Ti ho vista fiera e felice di essere in quella piccola città sul mare, simbolo della libertà e di chi ama il partner del suo stesso sesso.
Ti ho guardata assaggiare cose nuove, condividere una panchina, un tavolo, con chi è distante da te in mille modi.
Ti ho guardata mentre stringevi la mano sorridendo, in segno di ringraziamento, all'uomo di colore che ci ha dato delle dritte l'ultimo giorno di permanenza.
Ti ho visto vivere senza paura, senza remore, senza pregiudizi, in un paese straniero.
Ti ho vista semplicemente viaggiare.
Con te un bagaglio pieno di vestiti colorati, ma soprattutto pieno della tua innata e bellissima umanità.

mercoledì 29 giugno 2016

Fenomenologia del bagnante in piscina



Marylin Monroe
Colei che entra ed esce dalla piscina solo ed esclusivamente dalla scaletta come una diva anni '60. Sì, anche se la spalletta è alta un metro e anche se la piscina è quella dei bambini. In genere indossa un costume intero, ha una cuffia fiorita con begonie giganti e un acceso rossetto rosso sulle labbra.

Lo sportivo foreva
Lo sportivo forever è colui che scambia una piscina a chiara impronta rilassante in una piscina olimpionica dove macinare a suon di bracciate km e km di vasca. In genere occupa la corsia apposita dove si tuffa dopo averci illustrato come si sgranchisce il collo e le spalle. Con lo sportivo foreva, anche se sa nuotare benissimo, non sentirti mai al sicuro. Potresti annaspare, chiedere aiuto, boccheggiare, in poche parole annegare, e lui non si accorgerebbe di nulla. C'ha da fa' le vasche, lui.

La sirenetta
È quella che sta perennemente sul bordo vasca seduta di tre quarti come la statua simbolo di Copenaghen. Sovente è una gnocca da paura, indossa un bikini a triangolo ed è restia a indossare la cuffia. Per quello sta sul bordo, sennò si spettina. Quando, vista la calura, decide di bagnarsi strusciandosi le mani bagnate sul corpo, nell'altoparlanti parte questa:


I fidanzatini di Peynet
Ci possono essere quaranta gradi all'ombra e un'umidità riscontrabile solo al rettilario dello Zoo di Pistoia, ma non ha importanza: i fidanzatini limonano e si appiccicano sul lettino, sull'asciugamano, a bordo vasca, dentro l'acqua, al bar, in bagno, nelle docce, al sole, sotto l'ombrellone e dietro una siepe. Fino a che la Sirenetta non ha deciso di bagnarsi facendosi colare l'acqua tra i seni. A quel punto il fidanzatino si distrae, lei se ne accorge, lo fanculizza e “Ciao, è stato bello ma non sei il mio tipo.”

Yul Brynner
Lui è uno che maledice 364 giorni l'anno il fatto di essere pelato e lucido come una palla da biliardo, tranne in quell'unico giorno in cui va in piscina. Lì si sente un Dio, un ganzo: mentre tutti sono obbligati a indossare la cuffia, lui fiero e tronfio come solo un tronista di Maria può essere, si sente un privilegiato. I più intelligenti si mettono la protezione anche sulla testa, altri, più sprovveduti non ne sentono la necessità e puntualmente si bruciano il capo. Ma è estate e il pomodoro pachino è pure di stagione.

L'ottimista
L'ottimista è colui che pur avendo una capigliatura che pare uscita da un amplesso tricotico  tra Francesco Renga e Diana Ross, gli pare superfluo indossare la cuffia. Cerca di sviare alle occhiate del bagnino, il quale (dopo che Yul Brynner – invidioso – ha fatto la spia) lo riprende puntualmente facendogli notare che è obbligatoria. Al che, vista la sua proverbiale paraculaggine, prima fa lo gnorri, poi la mette sbuffando.
Dopo averlo fatto capiamo il perché: pare Marge Simpson.



Il selfista
Il selfista è dappertutto e la piscina certo non è immune dai suoi autoscatti. Il selfista scatta e posta su Instagram foto dal lettino, dall'acqua, dal ristorante e da ogni anfratto e pertugio del luogo. Il cellulare viene portato anche a bordo vasca inserito nell'apposita tasca impermeabile, perché non sia mia che si perda l'ultimo aggiornamento sui social. Il fatto che poi con la cuffietta e gli occhi strizzati dal sole vengono immortalati così bene che potrebbero essere usati come soluzione al singhiozzo, è solo un dettaglio.

Il tuffatore pazzo
Questo c'è al mare, al lago e come no, pure in piscina. Il tuffatore pazzo se ne sbatte dei divieti, se ne sbatte della gente, se ne sbatte dell'idea che potrebbe rompere il cazzo a tutti. Il tuffatore pazzo è colui che si tuffa di testa, di piedi, di culo,  a bomba, a Cristo, di rovesciata, di tre quarti e con triplo carpiato. E lo fa, spesso prendendo la rincorsa, dal bordo, dal trampolino, dalla scaletta, dal gonfiabile e dalla-maiala-de-su'-sorella, scatenando sempre un effetto tsunami devastante: i bambini vengono schizzati fuori, le nonne annaspano in cinquanta centimetri d'acqua e lo sportivo foreva ne approfitta per fare surf.

Donna a mollo
La donna a mollo la riconosci subito: ha quell'espressione alla “Non me devi rompe er cazzo.” La donna a mollo si reca in piscina per rilassarsi ed è un'acerrima nemica del tuffatore pazzo. Lo sguardo che riserva a quest'ultimo dopo che con un tuffo ha fatto sì che una microgoccia le raggiungesse una spalla, è simile ai primi piani che Sergio Leone riservava ai suoi attori. Un occhio attento può individuare pure cespugli rotolanti a bordo vasca e potrebbe farvi fuori con una pistola ad acqua.

La donna a mollo difficilmente nuota e se lo fa è solo per andare da una sponda all'altra. Spesso usa tubi galleggianti perché già stare a galla in un metro d'acqua è faticoso, poi mettici che deve chiacchera' e la faccenda si fa seria. La donna a mollo è molto ciarliera, spesso è attorniata dalle sue simili e la riconosci pure dall'abbronzatura: dal seno in giù è bianca come il latte, dal seno in su è Carlo Conti.

Il nonno
Il nonno è una categoria a parte. Il nonno in piscina non è una persona, è una macchina. Le sue braccia serviranno per tirare la palla, infilare i braccioli e inforcare le ascelle del più piccolo per insegnargli a nuotare; le sue spalle da trampolino per far volare in alto i nipoti più grandi e per far riposare i più piccoli traghettandoli da una sponda all'altra. Il nonno è la figura migliore e le racchiude tutte: sta a mollo, è uno sportivo, all'occorrenza fa i tuffi, non usa la scaletta e che abbia i capelli di Renga o la pelata di Brynner, se ci va di culo è pure un sirenetto alla Sean Connery.




mercoledì 29 luglio 2015

LA GANZA

                                                                  foto: http://www.ilgazzettino.it/


Benvenuti amici nella rubrica “Il dialetto toscano.”
Sto scherzando, ma quale rubrica, ma oggi vi voglio parlare di una parola di uso comune a Pisa che ha mille sfaccettature.
Come? Ah, mi dicono dalla regia che in ogni dialetto c'è una parola che ha molti significati. Ma davvero? Ma pensa te, e io che credevo di essere originale.
Comunque. La parola in questione è ganzo/ganza.
Una sera mi sono trovata a spiegare questo vocabolo a un amico veneziano e il discorso era talmente ampio che gli ho detto “Amico mio, ci vuole mezza giornata per spiegarti a modo tutto quanto. Un giorno lo farò, con calma.” Perché se non sei di Pisa non puoi capire tutte le sfumature.
Ci provo comunque.
Chi non è di Pisa, o comunque toscano la parola ganzo/ganza ha solo un significato: forte, gagliardo, divertente.
Un bambino, davanti a un giocattolo nuovo e divertente, può esclamare “Ganzo!” e qui lo capiscono tutti.
Un comico toscano può essere apostrofato con “Ganzo!”: fai ridere davvero. Così come un film può essere ganzo o una persona particolarmente divertente può essere ganza. Sotto questo aspetto è una parola molto positiva, sinonimo certo di allegria.
Ma attenzione al contesto e all'intonazione, perché se per esempio sono a una festa e vedo una tipa che gesticola e urla troppo per stare al centro dell'attenzione, potrei dare di gomito al Santo e sussurrare “Quella lì fa troppo la ganza.” = una che si vuol far notare a tutti i costi. Così come potrei apostrofare un ragazzino irriverente con “Fai un po' troppo il ganzo per i miei gusti.” In questo contesto non è positivo, in poche parole stai cagando fuori dal vaso, stai esagerando, datte 'na calmata.
Quindi tra “Quella lì è troppo ganza!” e “Quella lì fa troppo la ganza!” c'è una bella differenza: la prima ti sta simpatica, la seconda la prenderesti a sprangate. Ci siamo?
Ma non è finita, perché a Pisa la parola ganzo/ganza ha un altro significato ancora:
amante. Ebbene sì. Ganza è sinonimo di amante. Quando dalle comari di paese senti dire “Il figlio del panettiere è scappato con la ganza.” non vuol dire che è scappato con una tipa simpaticissima, vuol dire che ha lasciato moglie e figli ed è scappato con l'amante. Anche qui contesto e intonazione la fanno da padrone. Se ti dico “Ho visto tuo fratello con una tipa: ganza!” vuol dire che hai constatato (da una battuta, da come si è presentata etc etc) che è proprio simpatica. Se ti dico “Ho visto tuo fratello con la ganza.” oltre a rispondermi “Fatti i cazzi tuoi” capisci che l'ho visto con l'amante.
Avere il ganzo non è uguale ad avere accanto un tipo ganzo (anche se non si può escludere che il ganzo sia anche ganzo) ma vuol dire avere a portata di mano un tizio con il quale mettere 'in cornice' l'attuale compagno.
Non ci state capendo una beata ceppa? Eh lo so, mica è facile.
Tutti questi significati, questi rigiri di parole...
...ganzo, vero? 




lunedì 6 luglio 2015

L'estate è quella cosa che


                                                          foto da http://aforismi.meglio.it/frasi-estate.htm

L'estate è quella cosa che ti fa fare la doccia, tutti i giorni, più volte al giorno. Se la fai calda muori e non ti passa il senso di afa, se la fai fredda, hai la reazione opposta e in capo a dieci secondi sudi di nuovo. E rifai la doccia. Ma se la fai calda muori e non ti passa il senso di afa e se la fai fredda...insomma, a loop.

L'estate è quella cosa della transumanza in spiaggia. Centinai e centinaia di persone che si spostano sulla battigia da uno stabilimento all'altro senza effettivamente andare a trovare nessuno. E tu, mentre cammini sbilenco per via del dislivello, ti chiedi “Ma 'ndo cazzo vanno tutti?” E tu ovviamente fai parte del gregge. Roba che se il medico ti dice “Dovrebbe fare almeno 500 metri di camminata per la sua salute, alle sette di sera, almeno due volte a settimana” lo sfanculizzi, ma tutti i giorni 8 km di battigia sotto il sole di luglio ti pare un'idea geniale.

L'estate è quella cosa in cui si passa dalla temperatura del deserto del Sahara a quella delle isole Svalbard solo oltrepassando la porta scorrevole dell'Ipermercato.
Fuori i cammelli, dentro i pinguini. I casi sono diversi:
-Sono sudata, ma non me ne frega una cippa, se devo mori' voglio mori' così. Con una pleurite.
-Sono sudata quindi mi copro. Scialle a nonna Abelarda sulle spalle e tamponamento dell'ascella commossa, sono il must.
-Sono sudata, quindi mi copro ed entro. Porca vacca mi son scordata le borse. Esco e mi riscopro. Poi entro e mi ricopro. Cazzo, i buoni sconti nel cruscotto. Esco e mi riscopro. Poi rientro e mi ricopro. Un dai la cera e togli la cera da far impallidire il maestro Miyagi.
-Non sono sudata quindi vuol dire che sto male. E parecchio. Curatevi.

L'estate è quella cosa che se lo yogurt a colazione d'inverno lo concepisci come potresti concepire il premio Strega al libro delle barzellette di Totti, a luglio lo rivaluti come il ventilatore quando non ti parte il condizionatore. Si può fare.

L'estate è quella cosa che chi ha il condizionatore se ne vanta giulivo, chi non ce l'ha rosica e dice che fa male, chi ce l'ha e non lo usa e lo tiene come complemento di arredo insieme a un pappagallo imbalsamato e un servizio di porcellana inglese e ti chiedi 'Perché, tutto ciò?', chi ce l'ha e lo tiene a 8 gradi che anche un husky chiederebbe pietà, chi va di ventilatore ma si sa “Quello smuove solo aria calda”, e c'è chi invece c'ha un giramento di pale non indifferente. Io parlo di quelle sul soffitto tipo camera deluxe in Polinesia, poi se avete altri giramenti affari vostri.

L'estate è quella cosa che accendi l'aria condizionata in auto e quando finalmente cominci a starci benino è l'ora di scendere. È pure quella cosa che metti la tendina parasole quando la parcheggi all'ombra e non la metti quando la parcheggi al sole, perché a quarant'anni non hai ancora imparato la rotazione della terra, del sole e di tutto l'universo. Morale: 47 gradi nell'abitacolo con il volante che ha la stessa temperatura della lava di un vulcano in eruzione.

L'estate è quella cosa che ti fai la doccia, ti spalmi la tua bella crema idratante per una serata all'aria aperta, poi se non vuoi morire mangiata viva dalle zanzare ti cospargi di lozione anti pinzo per poi puzzare tutta la sera come un arbre magique al mango andato a male.

L'estate è quella cosa che Dio, mi devo depilare! Lo fai quasi a secco con il rasoio prima di andare in spiaggia e ti senti liscia come un culetto di un bambino. Dopo il primo bagno in mare le tue gambe sembrano il suddetto bambino col morbillo. Pori rossi e irritati che frizzano come bicarbonato e limone assieme e una vaga somiglianza con La Pimpa.

L'estate è quella cosa che Quest'anno non ci casco! Abbronzatura graduale! Allora inizi dalla 50, poi vorresti scendere alla 20 e poi alla 10. Ma la 50 dura un casino perché al mare ci vai poco e ti dispiace buttare via quella crema della farmacia che ti è costata un botto e decidi di usarla tutta. Intanto è Agosto. Tu a quel punto sei leggermente dorata e tra du' piogge e le vacanze in collina, a ferragosto sei di nuovo bianca e la prima settimana di settembre ricominci con la 50, perché si sa, la pelle va protetta.
Riassumendo mi domando: Cazzo fanno a fare la protezione 6? vorrei sapere.

p.s. Per voi l'estate è quella cosa che...






mercoledì 13 agosto 2014

Il potere della bicicletta.

Stamattina, posseduta dallo spirito di un ciclista, mi son detta: “Oggi niente macchina, vado a fare tutte le commissioni in bicicletta come un tempo. Checcevò?”
Il fisico innanzitutto. Perché a vent'anni, quando non avevo la patente lo facevo senza mani e a occhi chiusi. Stamattina sul ponte invece, se non mi rizzavo sui pedali ero sempre lì. Comunque dettagli.
Indosso dei leggins neri, una canotta, delle scarpe da ginnastica e via con la bici. Altro che Nibali.
La prima differenza che ho notato con la macchina è che andando in auto ti perdi un sacco di saluti. Tipo che ho fatto la prima tappa dal giornalaio e prima era: partenza da casa- giornalaio-buongiorno-il quotidiano-arrivederci. Stop.
Invece stamattina ho salutato un mucchio di persone.
Il vicino di casa intento a sistemare l'orto.
Al semaforo ho incrociato due turisti olandesi con la loro bicicletta super accessoriata. Hanno visto che leggevo sulle loro borsine senza capirci una fava, mi hanno sorriso, ho detto buongiorno, uno di loro mi ha detto Ccciuao! E una volta scattato il verde siamo ripartiti. Io per le mie commissioni, loro verso l'infinito e oltre.
Di ritorno dal giornalaio ho incrociato una carovana di ciclisti tutti bardati nelle loro tutine attillate nylon misto acrilico con dettagli di pelle umana e anche loro mi hanno rivolto un saluto caloroso manco avessi staccato il gruppo.
Poi ho incrociato un omino ciclista dilettante e mi ha salutato pure lui.
Ferma a un incrocio ho fatto passare una nonnina. Mi ha rivolto un bel sorriso e mi ha detto grazie e io prego e lei che giornata oggi e io ma davvero e lei l'estate quest'anno non è mai iniziata e io non ci sono più le mezze stagioni e nemmeno le stagioni e se non riprendevo a pedalare mi invitava pure a pranzo che aveva fatto le melanzane alla parmigiana, che con sto freddo si richiedono davvero.
Poi, per andare in banca ho attraversato il ponte che, come dicevo prima mi son dovuta mettere sui pedali. E la gente quando sei sul punte fasciata in dei leggins ritta sui pedali, saluta un casino. Ti suonano anche e io pensavo Ciao bello! Ma guarda te che calore sul ponte.
Al ritorno avevo più forza ed ero più allenata e allora sui pedali non sono salita e non mi ha salutato nessuno. Mi avevano già salutato prima, si vede. Il Santo mi ha detto che, se la prossima volta vado sui pedali sul ponte con la gonnellina, mi salutano di più e mi fanno anche la ola. Ora ci penso perché il saluto è bello. Quando sei in macchina tutti sti saluti, sti sorrisi, ste gentilezze, te le perdi.
Comunque mi son diretta in banca, ero sudata come se fossi appena uscita da una sauna e allora mi son detta 'Se entro in banca con l'aria condizionata a palla, tempo tre secondi mi prende una broncopolmonite letale e muoro. E non è bello morire dopo aver salutato un mucchio di persone.' E allora, dopo aver parcheggiato la bici sul cordolo del marciapiede, mi son messa seduta su una panchina ad aspettare di freddare un po' come quando aspetti che ti freddi la minestra.
Dopo dieci secondi arriva un vecchietto corpulento con una bici con un cestino di vimini bello grosso piazzato davanti. Penso che dentro quel cestino ci starebbero bene dei fiori, magari un mazzo di lavanda, ma l'omino non mi pare il tipo. Ha una stampella infilata lungo la bici, mi guarda e mi dice buongiorno e io rispondo buongiorno, e ho la sensazione di avergli 'rubato' il posto. Quella panchina, tutte le mattine, è sua. Stamani ci trova me. Scende dalla bici con cautela, sguaina la stampella e si siede nella panchina dietro di me. Io e lui seduti tipo sul divanetto dell'amore, schiena a schiena, testa a testa, con la stampella poggiata di traverso come per dire qui ci siamo noi.
Dalle sue spalle mi arriva la sua voce, mi dice che preferisce quella panchina perché è lontana dal passaggio delle auto che sennò si respira tutto il veleno e si sta male. Mi chiedo se sta dicendo a me, e infatti ci sono solo io nel giro di venti metri. Io annuisco, scioccamente. Non può vedermi, ma come sa che ho sentito, saprà anche che ho annuito. Tiro fuori dalla borsa il giornale. Se devo aspettare, tanto vale leggere per passare un po' di tempo. Se non avessi avuto il giornale forse avrei spippolato sul cellulare, o sul tablet o giocherellato con le chiavi o sistemato nella borsa. Ogni tanto però mi volto e mi aspetto che anche lui legga qualcosa, invece fissa i piccioni, alza la mano a qualche vecchietto più in là, ogni tanto tocca la stampella per vedere se è sempre lì. Si gode sto venticello fresco che stamattina scompiglia le foglie degli alberi e fa volare le cartacce che i ragazzini buttano in piazza.
Ho smesso di sudare, ora posso andare in banca. Mi volto per salutarlo e sorridergli, ma lui guarda altrove. Si gode il vento, questa mattina di agosto dall'aria settembrina. Si gode i gridolini dei bambini, i pettegolezzi delle signore davanti al negozio di alimentari, i discorsi sullo sport dei suoi simili, là in fondo, vicino al bar. Si gode il sole che filtra dagli alberi trasformando la sua camicia in un caleidoscopio di luci e ombre e si gode in dolce far niente, così raro in questa epoca in cui, se non fai nulla, sembra che tu non sia connesso, che tu non viva davvero la tua vita, mentre la vita, in fin dei conti, è tutta lì. È saper stare su una panchina tutte le mattine a guardar la gente, e dire a una con una canotta fosforescente che quella è la panchina migliore perché è lontana dal traffico. È usare una frase di circostanza per dirmi che quella è la sua preferita e che, se domani torno in quella piazza, lui lo ritrovo lì, con la bicicletta dal cestino senza lavanda e la stampella messa di traverso.





venerdì 18 luglio 2014

Tipologia del bagnante medio

Poche cose mi danno fastidio in spiaggia.
Poche cose tipo queste:


Tu fumi, giusto? Ok. Io no. Non mi dà fastidio se fumi in spiaggia, nemmeno se mi arriva il tuo fumo addosso, siamo all'aperto e se il vento tira di qua me ne farò una ragione, non ti scasso le palle, piuttosto mi allontano.
Non mi dà fastidio nemmeno se, per via della calura estiva, fumi in mare mentre sei in ammollo con l'acqua che ti arriva alle cosce. Poro tesoro, vai tranquillo.
Se però spegni la sigaretta in mare e con un pizzicotto butti il mozzicone tre metri più in là in mezzo all'acqua dove giocano i ragazzini, allora mi fai incazzà. Fumati tutto, cosa te pare e dove te pare, ma il mozzicone la prossima volta infilatelo nelle narici o in qualsiasi altro buco del tuo corpo. Perché inquini, perché sporchi e perché mi fa schifo. E poi magari sei uno di quelli che, guardando il degrado delle spiagge, dice “Che schifo.” Eh. Invece te sei na favola. Fanculizzati, vai.

Quelle che urlano tipo piazza del mercato. “ERNESTINOOOOOO!!!!ESCI DALL'ACQUAAA!!!” con lo stesso tono di voce che usa Nando, il pescivendolo della mi'mamma, quando gli arrivano le triglie fresche “TRIGLIEEEE!!! STAMATTINA LE TRIGLIE SONO FAVOLOSE, DONNEEE!!!”
Cioè, capisco il core de mamma, capisco che se Ernestino ha mangiato l'equivalente di dodici menù della nazionale italiana di rugby, magari c'ha lo stomachino un po' impegnato e rischi di vederlo galleggiare tipo boa, capisco che devono passare giusto quelle diciotto, venti ore prima che si possa bagnare un alluce, ma cara mia, alzati dall'asciugamano rosso tiziano preso con l'ultimo numero di Gente con il contributo di 3 euro e 90 e vai a prendere Ernestino senza urlarlo a loop per venti minuti di seguito. Perché? Perché, semplicemente stai scassando la minchia.

L'amico dei rifiuti. Quello che ne rimane talmente affascinato e affezionato che non se ne libera. Aspetta che lo faccia tu. Si scofana un panozzo, a volte due, si beve una birra, accompagnata da noccioline e rutto a tremila decibel e poi caga tutto lì. Quando il sacco dell'immondizia è a dieci passi. No, non è pigro. E' stronzo, è diverso. Perché se c'ha da accalappiare la faiga di turno, non solo farebbe chilomentri di spiaggia, ma li farebbe sui gomiti anche sulla sabbia rovente. Ma i rifiuti no, si rifiuta (perdonate il gioco di parole). Li lascia lì come cimeli, etti e etti di plastica che,come sappiamo, su una spiaggia o in mare sono biodegradabili come io sono Manuela Arcuri. Caro amico, che se tanto mi dà tanto sei amico di quello delle sigarette, se non hai voglia di fare cinque passi (cinque) sai dove la potresti mettere la spazzatura? Bravo. Oggettino per oggettivo, come delle supposte. Il mondo ci guadagna, tu non ti muovi, il culo ti si riveste di plastica e, se sei pure bravo con i movimenti degli sfinteri, ricaghi un cubo di rubik o un triciclo colorato per il nipote. Pensaci.

Quelli che con la spiaggia libera e vuota come il deserto del Sahara, piazzano l'ombrellone a un centimetro dal tuo. Che poi spesso non è manco un ombrellone standard ma un gazebo 18x18 usato dal cugino di terzo grado per il rinfresco del suo matrimonio.Ora, bello de zia, vorrei vantarmi di essere una stragnocca che come il biondo fa impazzire il mondo (crodino docet), e che il piazzamento del tuo ombrellone da catering sia solo una bieca scusa per starmi più vicino e spiarmi come se fossimo al Grande Fratello, ma no, sono obiettiva. Sono un cesso, ho un po' di cellulite, una voce nasale e potrei somigliare a Gisele Bundchen solo per il piccolo neo sotto l'ascella destra. Quindi la scusa non regge, capisci? E ti chiedo: ma con tutta la spiaggia a disposizione, perché minchia devi venire vicino vicino? Ma non puoi andare un po' più in là? Giusto per non infilarti il mignolino del piede in una narice se provo a stendermi. Giusto per non sentire l'odore di talco con cui ricopri nonna (tipo fetta panata) ogni volta che sventola il ventaglio che gli hai portato come souvenir da Posillipo
Giusto per non sentire le cazzate che dici, che voglio dì, ne sparo già abbastanza io e mi basto.

Quelli che gli danno noia i bimbi nell'acqua. Ora. Capisco che se ami l'acqua come io amo depilarmi a secco, l'entrata in acqua ha un rituale preciso che consiste nel:
un quarto d'ora con solo i piedi in ammollo.
Un altro quarto d'ora con l'acqua che arriva ai polpacci e inspirazioni di controllo del freddo.
Dopo mezz'ora siamo all'altezza cosce e si è già attivato un 118 dell'ospedale più vicino pronto a intervenire per assideramento.
In genere a questo punto si passa a raccogliere con il palmo della mano un po' d'acqua (l'equivalente di un bicchiere di vino. Della Barbie.) per poi passarlo delicatamente sulle braccia, sul viso e attingendo a una dose di coraggio immane, anche sulla pancia. Da qui in poi, in genere, si torna indietro. I più coraggiosi vanno oltre: dopo tre ore sono all'altezza vita. Se non sono ancora morti con le labbra blu come fu trovata Laura Palmer, chiaro.
Ovviamente questo rituale a volte è spezzato dai bambini/ragazzini di turno, che entrano in acqua a bomba. A quel punto, se gli sguardi potessero uccidere, ci potrebbe essere una morìa non solo di pesci ma anche di anime innocenti. Sì, perché, nonostante tu pensi che l'abbiamo fatto apposta perché t'hanno visto entrare in acqua sulle punte manco tu fossi Roberto Bolle, sti ragazzini manco t'hanno cacato di striscio. Il bambino, impavido, idrorepellente, scanzonato e con molta probabilità rivestito naturalmente di neoprene, si butta, incurante del freddo, dell'acqua gelida, ma soprattutto incurante di te. Ci potrebbe essere il Papa, Belen o un muro e il bambino si butterebbe con la stessa noncuranza con cui io seguo le foto su Instagram della Marcuzzi. E no, non ce l'ha con te e no, non l'ha fatto apposta. Hai solo scelto il posto sbagliato nel momento sbagliato, e se pensi di stare sulla battigia con i tuoi piedini smaltati che accarezzano le ondine senza essere schizzata almeno un pochino, be', ti conviene andare in montagna.
Certo, io non sono immune a tutto ciò. Una volta stavo per rinviarne uno a mo' di calcio di punizione (perché, sì, ora ti dico la verità: a volte lo fanno apposta) e un' altra volta ho sibilato a denti stretti un dolce complimento alla sua mamma, però poi mi dico che se non voglio essere schizzata, lì, vicino all'acqua, non ci devo sta'. Se voglio rimanè asciutta devo sta' all'ombrellone, a tenere compagnia alla nonna che sa di talco che mi racconta l'ultima puntata de Il Segreto.
È un mondo difficile.




martedì 30 luglio 2013

Un non post

Sto scrivendo questo post dalla montagna. Venti gradi di giorno e dieci la notte. Un venticello fresco che mammamia. Un'arietta che guarda, non te lo sto nemmeno a di'.
Non è vero, sto scrivendo da casa con il condizionatore che mi punta l'osso del collo e 38 gradi fuori. Vi volevo fare solo un po' di invidia. Ma poi se domani sto torta e gobba come Quasimodo non mi invidierete per nulla. 
È un'estate strana, nevvero? Un po' afosa, un po' nebbiosa, un po' nuvolosa, un po' ariosa, un po' furiosa, bho, quest'anno ci sono tutte.
Che dire. Non ho argomenti validi per il post di oggi. D'estate un po' sono ridimensionate le attività perché si suda, è caldo, si esce di più (e c'è poco tempo per scrivere), si va al mare, si va in piscina e chi più ne ha più ne metta.
In questi giorni ho avuto un mal di testa colossale, na roba che mi son drogata talmente tanto con le medicine che la notte ti c'avevo due occhi così. Parevo un gufo. Il Santo, poraccio, mi avrebbe presa a badilate pur di farmi stare ferma, perché io mi agito. Già mi agito quando dormo, figuriamoci quando non dormo. Mi verrebbe da svegliarlo e farci due chiacchere, chessò sul tempo, sull'economia del paese, su come Belèn stia crescendo quella povera creatura...roba che mi farebbe venire sonno per forza.
E poi che ho fatto? Ah sì, abbiamo portato Charlie a fare il vaccino, anzi il richiamo. La solerte veterinaria, alla prima iniezione ci avvertì "Se in questi giorni lo vedete stanco, insonnolito, apatico, niente paura: è il vaccino"
Ecco, prendete quello che ha detto e fatene il contrario. Dopo un'ora siamo tornati a casa e sembrava avessimo aperto la porta al figlio di Satana. Il vaccino gli ha fatto l'effetto contrario. Una belva. Saltava come un grillo, mangiava come un maiale e cagava come un elefante. Quattro bestie in una. Manco un transformer.
Agitato, giocherellone, casinista, dove passava lui cascavano fogli, vasi e telecomandi. Praticamente Attila. Sorvolo sul fatto che il Santo abbia detto "Mi ricorda qualcuno..."
Si sa, ognuno sceglie il proprio gatto a istinto e se io ho scelto lui, un motivo ci sarà.
Quando l'ho raccontato alla mì mamma, lei riservandomi un bel sorriso mi ha detto "Da piccola, da quanto eri agitata, mi consigliavano di darti un po' di valium. Ho dovuto smettere, ti faceva l'effetto contrario" Ecco, voglio dire.
Insomma abbiamo il Charlie double face: o spalmato sul divano a palle all'aria sotto il getto del condizionatore o (quando esce dal coma) iperattivo ai limiti della sopportazione. Aspè, non ho detto tutto:si crede di essere un cane. Se gli lanci un oggetto, lui corre come un pazzo, lo prende in bocca e te lo riporta. O sennò lo nasconde da qualche parte e questo oggetto non lo ritrovi più. Giust'appunto stavo pensando... quanto peserà una suocera?
Sto scherzando, pora suocera mia che m'ha fatto uno come il Santo.
Poi che dire?
Ah sì, che tutti vanno o sono in ferie.
Voi dove andate di bello?
O dove siete di bello?
Su, scrivete e ditemelo voi, che io già a scrivere questo breve testo sto sudando come un beduino che fa la maratona nel deserto.
Sì, perché adesso ho spento l'aria condizionata visto che sto diventando la prima cosa più storta a Pisa dopo la torre.


venerdì 13 luglio 2012

A tutto c'è un...


“Guadda?Guadda bello il mio vettito?”
“Bello!Fai un po' una giravolta?”
Swuifffff!!!
“Và che bello!”
“Vitto?”
“Ho visto sì!”
“Martina, non disturbare la signora, vieni qua”
“Pecché te non hai il vettito?”
“Perché per stare qui son più comodi i pantaloni”
“Pecché?”
“Perché mi muovo meglio”
“Pecché c'hai tutto il trucco?”
“Perché siamo in un negozio ed è giusto che io sia un po' in ordine.Ti piace?”
“Sì. Io mi trucco a cannevale. E pecché c'hai gli orecchini così?”
“Così come?”
“Tutti così. Conlettelline”
“Perché mi piacciono. Non li trovi belli?”
“Sì”
“Martinaaaaaaa. Vieni, ma non lo vedi che la signora ha da fare?”
“E pecchè c'hai il braccialetto al piede?”
“Eh!Perché? Perché...perché sono avanti!Ahahahahha!!No, vabbè.Scherzavo”
“Nonhoccapito”
“C'è una baby sitter in sala? Ahahahha!!Ma come sei bellina!”
“Pecché c'hai il braccialetto proprio lì?”
“(Marò) Perché...perché...”
Perché la signora è grande e quindi può metterlo (mi scusi ma se non le dico così domani lo vuole anche lei il braccialetto al piede). Capito Martina?”
Lei tace. Ce l'abbiamo fatta!Sìììììììììììì!!La BimbaPecchè ha finito!
“Sì, ecco, sono grande. Quando avrai vent'anni anche te potrai mettere il braccialetto al piede.Anche se io in verità ne ho il doppio e quindi ne dovrei mettere due...”
“Pecché non ce n'hai due?”

 A volte mi piglierei a schiaffi da sola.






mercoledì 20 giugno 2012

La mia è una missione



Ore 20.43 Luci mezze spente, vassoi coperti.
“Ma...state chiudendo?”
No, macchè, apro ora. E' il nuovo orario estivo. Apro alle 20.45 e tiro dritto fino alle 7 di domattina. Che ideona, nevvero?
“Chieda pure”
“Mi disosserebbe un prosciutto?”
Sì, se poi io posso disossare lei, e riempirla come un tacchino a Natale. Già che ci sono...lo facciamo?

Ore 20.57. Luci spente, scopettone in mano.Pavimento bagnato.
“Siete in chiusura?”
Tho!Ma è il fratello di quello di prima?No, perché siete dei geni in famiglia. Come ha fatto a capirlo? Davvero, io non ci sarei mai arrivata.
“Di cosa ha bisogno?” Un litro di latte? E' qui nel frigo.
Una mela? Prenda!Al volo!
Un pacco di biscotti? Ecco, sono lì.
“Dei panini ripieni”
Alle 9. Di sera. No, ma fijo mio, vatti a mangià na pizza!E' dalle 7.30 di stamani che siamo aperti e ti viene in mente adesso il panino?

Ore 21.00
Ne arriva nartro.
“Aspetti aspetti!”
E chi se move? Son talmente stanca che pare mi ci abbiano piantato in terra.
“Dica”
“Ha delle bibite fresche?”
“Certo!Nel banco frigo”
Il cugino degli altri due (no, perché dev'essere una famiglia) mi lascia tutte le impronte delle scarpe sul pavimento bagnato, manca poco mi ci balla pure il merengue, va davanti al frigo, non prende niente, gira il culo e se ne va.
“No, vabbè, non avete quello che piace a me”
Oltre alle sue impronte, ha rischiato che ci fosse anche la sua sagoma fatta col gesso, sul pavimento. Perché se non fa in fretta a salire sull'auto, avremmo avuto a breve la visita di un medico legale.

Io lo dico sempre: fare la commessa non è un lavoro, è una missione. Una missione importante.
Non me ne voglia la chiesa cattolica citata in tivù, ma invece di donare il tuo 8 per mille a Suor Maria che raddrizza i ragazzi in Brasile, a Don Francesco che ascolta i tossicodipendenti, a Chiara, che insegna in una scuola in Africa, donalo a Simona.
Dona il tuo 8 per mille a Simona, che sopporta una clientela al limite del fanculizzamento giornaliero, che mentre le nonne scelgono la frutta, intrattiene bambini talmente mocciosi da essere verdi tipo Shrek. Che elargisce sorrisi anche se nella nuvola sopra la sua testa c'è scritto “ASSORATA”, che ri-pulisce dove aveva già pulito per farti scegliere un aglio (uno) per la marinata, che deve rimettere a posto tutta la merce che pare mescolata da un pazzo orbo, che deve scaricare senza muletto un carico di settanta casse d'acqua. Che, nonostante tutto ciò, si deve sentir dire “A me urta la sua voce” e limitarsi a una battuta, piuttosto che spettinare la gentile signora con un rutto di 180 decibel.
Dona l'8 per mille alla comunità delle commesse di cui Simona fa parte, dai retta. Non abbiamo niente in meno di questi qua sopra.Anzi, semmai, in alcuni giorni abbiamo qualcosa in più: a volte un'aureola, altre volte delle palle che nemmeno sull'albero di Natale.
Donaci il tuo 8 per mille. Ce lo meritiamo.




giovedì 18 agosto 2011

I PROMESSI SPOSI


Oggi parliamo di Renzo e Lucia. E poi di Dante e Beatrice. Nomi originali, nevvero?Evabbè.Complice il sole che mi batte sulla capoccia e mi brucia i pochi neuroni sani che mi sono rimasti, son partita con delle considerazioni che vorrei condividere.Un post serio?Maddechè.

Allora.Partiamo da molto lontano, circa una decina d'anni fa, d'estate, quando ho conosciuto la famiglia felice, composta dal babbo gagliardo, una mamma mammosa, una figlia simpatica e il suo ragazzo per bene.Bellini da morì. Sta famiglia è proprio forte. Il babbo è un tipo giovanile, tonico, che invece di leggere il giornale sotto l'ombrellone fa gare di nuoto con la figlia ventitreenne. Un rapporto invidiabile, a mio parere. Lei,invece di prendere il sole con le amiche preferiva giocare a racchettoni col babbo. La mamma mammosa molto carina, gentile, di quelle che apparecchiano la tavola al mare con la tovaglia di stoffa e ripiegano con cura i tovaglioli.Di quelle che il panino mai, ma si alzano all'alba per preparare l'insalata di riso per la sua truppa. Quelle signore gentili, che ti domandi se siano state mai realmente giovani perché nel tuo immaginario sono nate mammose, non ce n'è. E poi il ragazzo della figlia, così integrato in quest'ultima da avermi fregato i primi tempi. Credevo fosse l'altro figlio. La classica famiglia che accoglie il fidanzato con l'espressione “E' come se avessi un altro figlio dal bene che gli voglio”. La giovane coppia è una coppia che predilige lo sport, che ha una grande affinità, secchiate di complicità, quelle coppie che è difficile che tu le veda sbaciucchiarsi, ma che basta un'occhiata per intendersi. Quelle coppie che si prendono per il culo ridendo, che si prendono a pallonate, che si tirano i gavettoni e che si fanno gli scherzi da spiaggia. Senza contare le serate passate loro quattro a giocare a scala quaranta, ramino o burraco. Belli. Veramente belli. Un affiatamento da paura, invidiabile.

Passa il tempo e tutto rimane così, anzi meglio. La complicità, la serenità e il bene che traspare da questo quartetto è stupenda.

Poi un anno la ragazza è incinta. Bellina!Non ci siamo nemmeno domandati se si fossero sposati, ma chi se ne fotte.Nel 2008 stiamo ancora a guardà ste cose?Ma anche no. E anche se le dita sono libere da fedi nuziali, quello che traspare da loro amore, basta a far zittire anche i più pettegoli. Poi insomma stanno insieme da quando andavano a scuola e hanno quasi trent'anni, se c'è rimasta, che problema c'è?

Il futuro nonno continua a essere gagliardo e tonico, la futura nonna gongola felice, Lucia sfoggia il pancione in bikini e gioca a racchettoni con la bandana. Renzo viene preso a pacche sulle spalle dagli altri ragazzi e deriso amorevolmente nel suo ruolo di futuro babbo. Anche stavolta l'aria è gioiosa, il quartetto si ama più che mai. Renzo e Lucia protetti da questi genitori moderni, auanti, ma allo stesso tempo solidi e affidabili.

Fino a che.

Fino a che non nasce il bambino.

La situazione ora è molto, molto cambiata. Ovviamente in peggio, visto che prima era idilliaca.

L'arrivo del bambino ha completamente scombussolato quella che era l'armonia del quartetto. E' stato come un sasso gettato nelle acque calme e ristagnanti (purché belle) di un lago.

Renzo e Lucia, adesso, un giorno sì e uno pure, si prendono a mazzate. C'è un disagio e una insoddisfazione di fondo che si percepisce a qualsiasi distanza. Il quartetto non si sorride più.

Lucia, gagliarda e simpatica, è diventata sì molto presente e premurosa col bambino, ma intollerante con il resto del mondo, soprattutto con Renzo, il quale viene trattato come una pezza da piedi. La mamma e Lucia adesso sono quasi coalizzate, complici e protagoniste di pensieri bambineschi nei quali Renzo non viene coinvolto. La mamma di Lucia probabilmente lo vede sempre troppo giovane, inesperto. Questo ragazzone dall'aria buona e dal viso infantile, secondo lei non trasmette troppa maturità e viene trattato come un bambino. Anche se non lo è. Eccome se non lo è. Qualsiasi cosa lui faccia col bambino (e credetemi fa delle cose normalissime) loro 'il duetto di signore', ha sempre qualcosa da ridire. Lucia lo rimbrotta, spesso davanti al bambino (orrore) e spesso davanti agli altri (doppio orrore), ma roba assurda, della serie “Tienilo più su il cucchiaino, non vedi che è storto?”

“Ma dove lo porti?Non senti che fa caldo?”

“Con te non mangia. Dammelo a me, faccio io che a te non riesce”

Lui naturalmente si incazza e partono i battibecchi al limite dell'assurdo.

“L'hai portato fuori senza giacchino?Ha il raffreddore!”

“Ma se ha fatto sì e no uno starnuto!E poi gliel'hai attaccato te!”

“Io???Ma cosa dici?”

“Gli starnutisci addosso perché l'hai sempre in braccio, poi ci credo che ha il raffreddore!”

“Io non gli ho starnutito addosso!”

Tutto per uno starnuto. Capite? Manco poco se le danno per uno stranuto. La mamma di Lucia e Renzo, adesso, non si possono vedere. Lui si sente completamente scavalcato in primis da sua moglie e poi dalla suocera, considerato meno di zero e totalmente incapace di gestire suo figlio. E non è così. E' chiaro come il giorno che non è così.E' un padre giocherellone, presente, simpatico e allegro. E' rimasto quello che era, solo più responsabile. Lei è cambiata. Non è rimasta quella che era. Ora vive solo per il figlio, il compagno viene dopo questo, la madre, il padre, e tutto il cucuzzaro.Ha dimenticato come si gioca a racchettoni, guarda male lui se solo si azzarda a proporre una partita a calcetto, della serie “Eccerto!Lui va a giocare a calcetto e col bambino ci sto io!Eh!” e ha perso il suo gruppetto di amici. Ora ha sua madre. Che dal canto suo agisce in sordina, non affronta mai Renzo in prima persona, ma usa Lucia come intermediario, magari anche con frasi carine “Ma se gli metteva il cappellino non era meglio?”

“Non andrà troppo forte in auto?”

“Guarda che ha intenzione di portarlo fuori ora. Secondo me è un po' troppo caldo, non credi?”

E puntualmente Lucia lo rimbrotta.Mica le dice “Mamma, ma una padellata di cazzi tuoi, no?”

Senza contare che se il pargolo viene sgridato da mamma e papà (soprattutto papà) la nonna non tiene la posizione ma allarga puntualmente le braccia “Ohpppovero amoreeee!Vieni dalla nonnaaaa!Cosa ti dice babbo, eh? Ti ha sgridato?Cattivo babbo, cattivo!”

E tutto questo è veramente brutto. Perché prima della coppia, della piccola nuova famiglia, c'è l'altra famiglia, quella di origine e Lucia non ci si stacca. Non c'è verso. Non si rende conto (o forse sì) dell'errore che sta commettendo. Lui sì, se n'è reso conto e ce ne siamo resi conto un po' tutti, visto che ha fatto una sceneggiata a bassa voce come Mario Merola con la raucedine. Si è incazzato di brutto, si è stufato di essere trattato come un bimbetto, ha rivendicato il suo sacrosanto diritto a fare il padre. Ma è solo. Solo contro due donne. Il padre di Lucia, continua a farsi il fisico, ma mica è scemo. Ha capito l'antifona e si tiene fuori, tanto hanno messo un po' in disparte pure lui.

Credo che quando uno decida per scelta o no, di farsi una famiglia, debba staccarsi. Con questo non voglio dire che i rapporti devono freddarsi, ma passare dallo stato 'sono solo figlia' a 'sono una donna con le mie responsabilità'. E dal momento che decidi di dividere la tua vita con un uomo, renderlo padre e offrirgli il tuo cuore, il rispetto che hai di lui deve essere così grande da zittire anche tua madre, qualora fosse inopportuna.

E ci sono molti casi così.

Chiudo con un aneddoto da brividi.

Dante e Beatrice in viaggio di nozze.Trentatrè anni lei, trentacinque lui.

Dopo sei giorni Beatrice chiama sua madre: “Mammmaaa!!”

“Come stai amore miooooo??”

“Mammaaa!!Io sto bene, qui è tutto bello, ma non vedo l'ora di tornare a casa...”

“Che è successo?” detto con tono compiacente di chi sa. Con un sorriso beffardo, della serie “Io lo sapevo.Può venire a letto con te, ma è mia. MIA”

“Mi manchi troppo mamma”

In viaggio di nozze. Col marito.Non vedi l'ora che finisca perché ti manca mamma.

E mamma t'aspetta.Eccome. E aspetta anche lui, per ribadire il concetto tante volte non fosse chiaro.

Ovvio che è un post della minchia, ma ci tenevo a dire che non esistono solo i mammoni.

Eh no.

venerdì 12 agosto 2011

AGOSTO, PICCI' MIO NON TI CONOSCO




Amiciiiiiiii!!!!

Sì, sono viva.E rinco, come sempre. Infatti oggi sento di darvi due numeri. Se li giocate e vincete, naturalmente facciamo a metà.Come no.Sì sì.

Allora:

0 tempo per scrivere un post decente (ma và?S'è capito?)

1 cazzata fatta in questi giorni (consolatemi, chi non ne fa?)

2 persone (una delle quali alta uno e quaranta) che aspettano in gloria il mio ritorno dal lavoro per sommergermi di progetti per questi pomeriggi d'estate (adoroooo!!)

3 i giorni di festa per questo ferragosto

4 i minuti che ci metto a preparare cena, visto che andiamo avanti a prosciutto, melone e mozzarella.

5 le settimane che mi separano dal matrimonio di una delle mie amiche del cuore (che bello!!)

6 i pensieri al secondo su cosa mettermi e come pettinarmi.MAYDAY!MAYDAY!

7 (moltiplicato per 10) gli oggetti che ieri avrei acquistato (per me) quando siamo andati a comprare il regalo agli sposi. Dio, avrei cambiato tutte le stoviglie!

8 le occhiate del Santo ogni volta che prendevo in mano un oggetto.Un oggetto inutile, ovvio.

9 i propositi per settembre. Ecco, se ve lo dico, poi devo mantenerlo, quindi se non lo mantengo vi autorizzo a prendermi a badilate: voglio prendere una macchina da cucire e imparare a usarla. L'ho detto? L'ho detto.

10 i baci che vi mando in questo afoso e soleggiato we di agosto con il 15 annesso.Le città sono deserte, il web pure, ma Simo vi pensa e vi augura un ferragosto gajardo, divertente, sminchiato, ridanciano, in compagnia ma anche da soli, al mare, in collina, in montagna ma anche a casa, col pic nic, il panino o la grigliata. Fate come volete, l'importante è che sia specialoso quanto voi.

Vi lovvo abbestia (Gesù, quanto so' fineeeeeee!!!)

Vostra turista per caso

Simo

p.s. A parte la premessa, ma voi che fate in questo weekendino ferragostiano?


venerdì 5 agosto 2011

SCACCO MATTO


Perché, dico io. Perché la gente deve saltare subito a delle conclusioni, sbagliate per altro. Ma che ne sai.E pensare che io, in genere, sono una che non abbocca alle provocazioni, sono per il vivi e lascia vivere, soprattutto senza rompere le palle. E sono una alla quale non piacciono i luoghi comuni e le frasi fatte.Così. Però se mi provochi quando sono stanchina, tipo quando ho appena finito di preparare un rinfresco per 100 persone, può darsi che la mia risposta sia questa:

Negozio.Io e lui.

“Buonasera signora Simona!”

“Ohhhh!!Ma buonasera signor C.!”

“Era da un po' che non la vedevo.Era in ferie?”

“Eh sì!” :-D

“E dov'è andata di bello stavolta?Dove?”

“In Cornovaglia”

“Uh, la Cornovaglia. Bella?”

“Eh direi!Da non tornare più via, guardi!Davvero bellissima!” :-D

“Lei, è proprio una girellona, eh? Anche l'anno scorso è stata all'estero, vero?Dov'è che andò?”

“Sempre in Inghilterra, ma un'altra zona, praticamente la valle del Tamigi”

“Ma pensa. In macchina, mi pare. Vero?”

Entra una persona. Poi due. Poi tre.

“Sì, in macchina.Vabbè a noi non pesa sennò non lo faremmo” :-D

“Certo” si gira un po' verso altri clienti, si impettisce giusto un filo e se ne esce con “Ma lei Simona, che gira così tanto all'estero, ma l'Italia la conosce?”

“Ma guardi che io fin da piccola ho viagg...”

“No, perché” e mi interrompe “voi giovani siete fissati con le vacanze all'estero ma qui in Italia abbiamo delle bellezze che in giro non si trovano. Parigi, Londra, la Spagna, e poi non conoscete nemmeno il paese in cui vivete. Prima di andare all'estero imparate a visitare l'Italia!”

Ho 8 occhi puntati addosso e lui mi fissa credendo di fare uno scacco matto.Lui.

“Ehm...mmh...”

“Visto?E' così”

“No, è che stavo pensando...allora: ho visitato Milano, Bologna, Parma, Ferrara, Mantova, Savona, Genova,Lerici e Portovenere, Roma, Perugia, Assisi, Orvieto, tre volte in Trentino Alto Adige, Lago di Garda, Trasimeno e di Bolsena, Isola del Giglio e l'Argentario, le cascate delle Marmore,e ovviamente tutta la Toscana, per ora. E temo di essermi scordata qualche posto. Può bastare?”

Dire che c'è rimasto di merda, è dire poco.

Eccheppalle.

sabato 30 luglio 2011

UN PO' DI GOSSIP

(Immagine presa dal web)


Sì, bella la Cornovaglia, il viaggio e tutto quanto.Però facciamo una pausa che sennò par d'essere 'Alle falde del Kilimangiaro' con la Colò, e qui non potete manco cambiare canale.E quindi, visto che è estate ci vuole qualcosa di leggero, di frivolo e di sminchiato come...un pettegolezzo!Sììììì!!!!
No?
Ehm.
Okay, immaginiamoci noi donnine dal parrucchiere, chi per cambiare colore, chi per dare un taglio netto e chi per domare un nido di poiana perennemente intricato (che sarei io).
Tra un balsamo, una tinta, un bigodino che non c'è verso che ci stia e una chewingum masticata troppo rumorosamente dalla shampista, facciamo un po' di gossip. Io intanto dico la MIA.

(cosa si inventa una per prendere tempo per finire il diario di bordo.Non ho parole)

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