sabato 28 aprile 2012

RIPETIZIONI DI CUCITO


Ho da darvi due notizie. Sconvolgenti, per giunta.
La prima è che finalmente mi sono comprata la macchina da cucire da Ikea (vi prego, niente svenimenti che non sappiamo nemmeno se c'è un medico in sala).


La seconda è che all'Ikea ci sono andata di domenica pomeriggio. Il che potrebbe bastare per far di me una pazza da rinchiudere, ma io, anzi noi, siamo impavidi e, sprezzanti del pericolo, ci siamo stati con mia mamma e mia suocera (ora potete svenire, ho pronti i sali).
L'avventura di me e il Santo all'Ikea con Guendalina e Adelina Bla Bla, merita un post a parte, perché credetemi ne abbiamo viste e sentite delle belle. Io, senza quelle donne, non so che farei.
Il Santo invece non si è ancora ripreso.
Comunque, sono qui per dirvi che mi son presa sta macchina. Ho approfittato pure della presenza di mamma per avere conferma dell'acquisto (roba che se anche mi diceva di no l'avrei presa ugualmente) in quanto sarta. Io, mia mamma, l'ho soprannominata 'La maga dell'ago', per capirsi.
Mamma la guarda, la studia un po' e mi fa “Certo non è professionale, ma tanto mica ci devi fare chissàcché. Per i tuoi lavoretti è perfetta, tesoro. Vai, buttati, vedrai come sarà facile!E poi a questo prezzo!”
Effettivamente pare un giocattolino e il prezzo è accessibile. Ovvio che non sognerei mai di acquistarne una uguale a mamma (la sua costa quanto un quarto di suv!ma lei ci lavora, perdio!), ma il tutto è troppo accattivante per lasciar correre. La maga dell'ago continua “Uh uh, ci sono tutti i punti...maneggevole...non so quanto durerà,ma non ha importanza, per iniziare va più che bene”. Io nel frattempo l'avevo già messa nel carrello.
Un gesto del genere fa pensare che io, in quanto figlia di sarta, abbia almeno una volta (una) provato a cucire. Dico una volta. Bene, manco mezza. E questo fa di me una scellerata.
Ho una macchina da cucire e non ho idea di come si infila l'ago.Oh ma la voglia di imparare è tanta, ho in mente un sacco di cose da fare, creare e cucire che non avete idea.
Okay, la porto a casa e mi accingo a leggere il libretto delle istruzioni. Ora, non so voi, ma io i libretti non li capisco mica. Io per capì devo vedè. Nonostante il libretto sia ben fatto, corredato di immagini e spiegazioni al limite del rinco, a me si chiude la vena, non mi arriva più ossigeno e svengo. Quindi agguanto il telefono, chiamo la maga e le dico “Venerdì oltre ad Alice ti porto pure la macchina e te mi fai una lezione dal vivo, chiaro?”
Quando arrivo da loro trovo mia madre gaudente e mio padre in prima fila e non capisco perché. Lo capirò dopo.
“Vieni, su. Fammi un po' vedere questa macchina...Mammamia com'è leggera!Però è bellina, eh? C'è proprio tutto, non manca nulla” Mia madre tocca, tasta, spinge qui, sposta là, abbassa la testa, la piega di lato e mi pare un acquirente quando deve comprare la macchina nuova.Avete presente?
“Mmh...”
“Perché mmh?”
“Niente, è perfetta. Possiamo cominciare. L'hai portata la sigaretta?” mi chiede con aria complice e in tralice. Minchia, detta così mi sento molto Humphrey Bogart in bianco e nero.
“Certo”
“Ecco, questa la metti qua, poi fai così, questo lo passi qui, poi metti là, questo lo giri qui, passi di sotto, poi di sopra, fai na giravolta, falla nartra volta e ci siamo”
Inutile dire che non c'ho capito un cazzo.
Ho fissato la macchina montata come se fosse il Santo Graal. Non osavo nemmeno toccarla. Poi lentamente ho girato la testa verso mia madre (nel frattempo i miei neuroni si stavano ubriacando) e le ho detto “Te mi sopravvaluti, maga dell'ago”
“Mannò!E' facile!”
“Mamma, c'è un unico modo per farmi imparare, io lo so. L'unico”
“E qual è?”
“Devo farlo io”
“E quindi?”
“E quindi sposta il tuo culo dalla seggiola, lasciami il trono e seguimi passo passo, ma se non lo faccio da me non imparerò mai”
E' così per tutti, vero? Cioè io posso leggere tremila volte il libriccino e non apprendo una mazza, ma se lo faccio una volta me lo ricordo tutta la vita. Come quando fai una grossa cazzata, praticamente.
Orbene. Mi sono piazzata al posto di comando e Dio! Come mi sono sentita ganza!Potevo pure mettere in moto!Ehm...volevo dire azionare il pedale.
Mio padre e mia figlia si sono messi al di là della macchina, gomiti appoggiati sul tavolo, pronti a guardare me alle prese con la macchina infernale. E devo dire che sono stati molto incoraggianti:
“Secondo me non ce la fa”
“Pensa che per questo spettacolo non ho nemmeno pagato un biglietto!”
“Minimo si cuce un dito”
“Se riesce a partire. Perché la vedo dura...”
Li avrei presi a bananate nei denti.Ma poi avrei sciupato la fruttiera sul tavolo e ho lascito perdere.
Allora: ho infilato la sigaretta, ho passato il filo sbagliando solo una volta( me la volete concedere una volta?) e poi ho esultato “Fatto!”
“Macchè fatto!”
“Come no!E' perfetto!”
“Simoncina, devi infilare l'ago”
L'ago?
“Oh bhè, adesso lo facevo. Ho fatto una pausa per riposarmi”
“Prendo i pop corn!” (questo è mio padre)
“Infilato!Pronta.Ora cucio. Parto?”
“Sì, di cervello!Ma cosa parti. Devi controllare la spoletta!”
La spoletta? Ma cosa sta dicendo? E poi perché la spoletta? Che mi pare più una cosa nautica, per giunta.
“La...spoletta? Che è la spoletta?”
“La spoletta!Alza il coperchio e prendi la spoletta!”
Sembrava De Falco.Giuro mi aspettavo che urlasse “Simona, prendi la spoletta, cazzo!”
Ho preso sta spoletta (lo sapete che la macchina è come l'ovetto kinder? Ci son le sorprese dentro) e ho capito che è un'altra bobina nascosta (bastarda) che serve per il filo sotto. Sì, okay, pensavo bastasse quello sopra, ma devo sottolinearlo? Non sapevo nemmeno che esistesse un sottomacchina!
Insomma, dopo aver fatto sta spoletta, sono pronta per la prova pedale. Mamma mi dà uno scampolino di stoffa per la prova. Smanetto un po' per farla mia, la accarezzo, le faccio due complimenti, abbasso l'ago e...sono pronta.
Mia madre, come se fossi su una spider, guarda il pedale e mi fa “Vai piano”
Metto il piede e...BRUMMM!!! Sto guidando! BRUM!BRUM!BRUMMMM!!! Dio, sto guidandooooo!!Cioè, sto cucendo. Sto cucendoooooo!!!
Cazzo sto andando stortaaaaaaaaaa!!!
“Sei stortaaaaaa!!” Mi urla mio padre “Raddrizzatiiiiiiii!!”
Prego? Che devo fa'?
“Ommioddiooooo!Sto uscendoooo!”
“Mamma, giraaaaaaa!!”
“Gira la stoffaaaaaaaaaa!”
Sterzo come quella volta che stavo per mettere sotto un gatto e riprendo la stoffa. Sììììììììì!!Ce la sto facendooooo!!! Ma oddio! La stoffa sta per finire, panico.Nuooo!!Con lo stesso tono allarmato di una levatrice dell'800 quando grida “Presto!Acqua calda e asciugamani puliti!”, esclamo “Presto!Altra stoffa!Altra stoffa!!” Dalla foga manca poco strappo la stoffa a me più vicina. Le tende di mia madre. Aiutoooooooooo!!!!!
“Simo, ma fermare il pedale no, eh?”
Tho!E' vero. Mi blocco e tutto si ferma. Mi controllo le dita. Sono dieci e tutte scucite. Ce l'ho fatta.
Guardo il mio scampolo. Dio, che scempio. Pare una strada di montagna fatta da un ubriaco. Però l'ho fatta io.L'ho fatta io. E già mi immagino tutte le cosine che farò.Sììì!Poi ho riprovato e pure con altri punti eh? Tipo lo zig zag, quella roba lì. E ho avuto più padronanza del mezzo, sono andata più dritta. Che poi è come guidare, fidatevi. Per chiudere il punto usi un cambietto e vai pure in retromarcia, pensa te. Puoi dare più o meno gas, accendi la lucina come se fossero i fari...paro paro. Troppo ganzo.
Ora, come tutte le cose che uso (vi ricordate questo post?) c'ho da trovarle un nome.Per forza. Se mi volete aiutare, io son qui.
Lo so, sono una che si entusiasma facilmente, molto facilmente. E ringrazio chi già da qualche giorno mi incoraggia e mi suggerisce pure le riviste giuste. Anzi, chiedo aiuto anche a voi: se conoscete riviste, giornali o siti per creare piccole cose per la casa, fatemelo sapere. Mamma, non avendo internet, mi può fornire solo materiale professionale, ma io manco fra cent'anni sarò al suo livello.
Domani proverò a fare qualcosa di ufficiale, tutto da me. Na cazzatina eh? Però lo faccio. E poi magari ve lo mostro. Se non mi sono cucita le dita.
Piesse: alle amiche di FB che si stanno chiedendo se era questa la grande impresa di cui parlavo oggi, rispondo : NO.
Ho in mente, nella prossima settimana, un grande progetto. Una sfida. Roba che se mi viene bene mi chiedo di sposarmi da sola. Oggi ho preso il materiale e davanti alla signorina e al Santo ho mormorato “Ce la farò. Voglio farcela”
Andrea, mi ha messo una mano sulla spalla e ha detto “La vuole? Gliela lascio giusto due o tre mesi. Fa compagnia, non sporca e crea, crea un casino. Casa nostra non è un'abitazione, è un laboratorio”
Poraccio. Deve fare un certo effetto svegliarsi tutte le mattine con il clone di Giovanni Muciaccia.


giovedì 26 aprile 2012

Metti un 25 Aprile





Metti un numero, 25 tho!
Metti un mese, Aprile, via!

Metti che Aprile finalmente abbia preso coscienza di che mese sia, visto che prima del 25 pareva Novembre.
Metti una micro-famiglia, di quelle che approfittano anche del più pallido sole e un giorno di festa per spararsi una gitarella.E stare insieme. No, vabbè anche gli altri giorni stanno insieme, ma quando è festa si sta insieme più a lungo e non ci sono orari.
Metti che al Santo (sempre lui con ste genialate) venga in mente un posto, un posto tipo Suvereto. Se volete ve lo presto come guida turistica. Così.


Un posticino incantevole, da girare in un'oretta, e strapieno di gatti. Quando dico strapieno intendo che abbiamo visto più gatti che persone. Poi metti che troviamo un posticino caruccio, proprio in cima alla rocca, dove poter gustare il nostro panino al salame.
E metti che qua ti rendi conto che il tuo uomo, sarà sempre un uomo a metà, un uomo diviso tra te e un'altra donna. Che se lo coccola, se lo abbraccia e che, per ora, lo reputa l'uomo più importante della sua vita.
Che non solo vieni fatta fuori dal letto la domenica mattina a suon di culate per far sì che lei si prenda le coccole più calde, ma vieni allietata da frasi come "Baciami con lo stesso amore con il quale baci babbo"
E poi metti che lei, l'altra donna, quella che sta crescendo, assaporando, provando le varie fasi della vita, si impossessi della macchina fotografica e ti scatti foto che a vederle, mettono i brividi. Almeno  a me.



Poi metti che la giornata è ancora lunga e bellissima per finire e che la voglia di esplorare non sia esaurita. E capiti a Campiglia marittima mentre Bryan Ferry riempie la macchina. 


 E quando il vento ti accarezza i capelli e in lontananza scorgi il mare, non puoi fare a meno di avvicinarti a quel manto ceruleo.E' più forte di te. E allora scendi al mare, in una giornata che nemmeno il più bravo pittore poteva dipingere e te lo godi tutto.





 



E poi metti che ti viene voglia di sentire com'è l'acqua.

 Ma così voglia che il freddo nemmeno lo senti, che ai tuoi occhi le dita non sono rosse come sembrano, che abbracciarci dicendoci "Ma quanto siamo sceme" ti unisce più di mille promesse.

E poi metti che ti viene voglia di correre, di far vedere 'ai grandi' come sei brava nel salto in lungo.Brava come a scuola.La tecnica è da rivedere, ma la voglia è tanta. E allora si corre. E si salta, approfittando di uno sfondo che il cortile della scuola se lo sogna.

E poi, al tramonto,si rimettono le scarpe, si cerca di portarsi a casa un ricordo di questa bella giornata. E la borsa si riempie di sassi e conchiglie, mentre i capelli si impregnano di sole, mare e salsedine.

 E poi si torna a casa. Aspettando, tra tutte le altre cose, un altro 25.

venerdì 20 aprile 2012

Un giorno di ordinaria follia





Ci sono un po' di cose che ho imparato nella vita. Cose che possono pregiudicare la mia salute mentale, e che quindi vanno evitate. Tipo provare a spiegare a mia suocera che il suo 'cucciolo' ha quasi cinquant'anni.

Tipo cercare di parcheggiare l'auto senza sfregare le gomme sul marciapiedi o rigare la fiancata grazie a un muretto.

Tipo andare ai colloqui generali coi professori.

Ho visto cose che voi umani...

Oggi pomeriggio ho deciso, inconsapevolmente e anche ingenuamente, di sfruttare il mio pomeriggio libero per spararmi due colloqui. Va là.

Ecco, era meglio se andavo al mare. Sì, anche se pioveva. Meglio una libecciata tra capo e collo che prendersi a sprangate per parlare coi prof.

Voi sapete come funziona? No?

E ve lo dico io.

Tanto per cominciare devi essere un atleta. Minimo il cugino di primo grado di Bolt devi essere. Devi scattare da una parte all'altra dei due edifici alla velocità della luce, sennò ti soffiano il posto. Io che, alla soglia de quarant'anni, sto alla velocità come l'Arcuri alla recitazione ho avuto delle enormi difficoltà. Ma partiamo dall'inizio.

Arrivo a scuola in netto anticipo e c'è già una fila che pare di essere da Trony durante la campagna “Acquista un cellulare a soli 1.99 euro” o da Zara il primo giorno di saldi. Manco regalassero l'ultima collezione di Dolce e Gabbana, manco ci fosse Fabrizio Corona che lancia le mutande, della suddetta collezione dal balcone. Manco ci fosse la sua Belen che fa prendere aria alla farfalla. No, è la fila d'attesa per i colloqui. E i portoni sono sempre chiusi. Non so se rendo l'idea.

Quando arrivo, trovo vari tipi di genitori:

-quelli già scoglionati (sigaretta penzoloni, sguardo fisso all'orologio ed espressione che dice più o meno 'Abbattetemi')

-quelli preparati e, malgrado ciò, con l'ansia da prestazione (foglio A4 in mano con scritte tutte le sezioni, tutte le materie e tutti i professori)

-quelli alla Clint Eastwood, i più pericolosi (che ti guardano con livore neanche fossimo nei secondi che precedono uno scambio di fuoco nel Far West. Che ti fissano con occhi socchiusi e l'espressione che recita 'E tu?Ndo cazzo credi di andare? Qui c'è da fare la fila, che te credi? E comunque ci sono prima io')

-e quelli come me (ho constatato dopo che ero la sola) che non hanno capito una beata fava di come funziona, che crede di arrivare e dialogare coi prof e che pensa che tutta quella gente non sia altro che una gita di studiosi francesi venuti a visitare la scuola.

Mi ci è voluto un po' per capire la cosa. Per 'colloquiare' tu devi:

Leggere per prima cosa i fogli che le bidelle affiggono sui muri. Lì ci sono scritti in che aule sono i 'tuoi' prof. Dopodiché correre (ma correre forte) verso quelle aule, sguainare la penna come Sandokan sguaina la scimitarra e segnarti. Poi correre di nuovo (più veloce della luce) verso l'altra aula e Shuiffttt!! estrarre di nuovo la penna e segnarti pure qua. E ancora correre (verso l'infinito e oltre!) a un' altra aula e ancora firmare (che nemmeno in dieci anni di cambiali) pure qua. Praticamente corri sempre con la penna in mano, un misto di fanatica in cerca di autografi vip e postino delle undici che ti deve consegnare una raccomandata. Nel frattempo (visto che tutti stanno facendo come te) puoi giocare sporco, tipo entrare a gamba tesa su quella davanti a te, dare una gomitata a quella dietro, urlare “Guardate là!C'è Brad Pitt nudo!” e mentre si distraggono sorpassarne tre o quattro, o fingere un malore e accasciarsi a terra per poi strisciare sui gomiti fino ai piedi del prof. Tutte tattiche. Lecite per giunta. L'alternativa è trovarsi 91° in lista d'attesa. Roba che manco nella peggiore ASL d'Italia. Io su questa cosa, sarà la deviazione professionale in quanto commessa, avrei un'idea. Andiamo col numerino. Arrivi, strappi il numerino dalla macchinetta e il prof da dentro, con l'intonazione del disco del reparto salumeria dell'Ipercoop, ti dice “Riceviamo il numero 34!” La vedrei bene sta cosa. Magari anche con un vassoino di cubetti di mortadella così, già che ci sei, fai pure merenda.

Comunque, non divaghiamo. Eravamo rimasti alla corsa frenetica per segnarsi. E anche qua ci sono i soliti furboni che, anche se arrivano dopo, si segnano sopra di te in due millimetri di spazio con la scusa “Ma non c'era più spazio per farci un segno”. Ecco, il segno te lo farei in fronte con una motosega, tipo cicatrice alla Harry Potter, hai presente? Senza considerare che non è un solo edificio e non è tutto a piano terra. No, sarebbe troppo facile. Devi correre da una parte all'altra delle palazzine, salire e scendere le scale talmente tante volte che ti ritrovi, nel giro di mezz'ora, ad avere due cosce da far invidia a Rummenigge. Parti da casa caruccia e dopo 45 minuti sei sudata, spettinata e leggermente stropicciata come se tu avessi girato 9 settimane e mezzo dietro la veneziana con Mickey Rourke però 'mbriaco. Ma, dopo aver affogato due mamme nel water, rinchiuso una nonna nei bagni della scuola e accoppato tre babbi con lo schienale delle seggioline, finalmente tocca a te. OHHHH!!!Che gioia!Finalmente! Il prof di turno (che non jelafa più perché sei la 87°) ti guarda con un'espressione assente che dice “Chi sono? Dove sono? Cosa ci faccio qui? Ma più che altro, chi minchia è lei?” e cerca di illustrarti l'andamento della creatura. Loro, pore stelle, Santi subito. Con una pazienza che manco Giobbe, parlano, ti informano, suggeriscono, consigliano e sorridono. Sorridono nonostante ci siano fuori 145 persone che si prendono a spintoni e che si ficcano le dita negli occhi come dei bambini all'asilo. Se fino al decimo colloquio tengono botta, man mano la mascella cala, si incurvano le spalle, si appiattisce lo sguardo, si spalanca la bocca in uno sbadiglio e si crea una sorta di caos, di puzzle con pezzi sempre più difficili da incastrare tra loro, fatta di facce, di voci, di babbi, di mamme,di figlioli, di registri da aprire, di voti e rendimenti.

Un caos tipo: “Scusi Prof?”

“Sì, mi dica. Lei è la mamma di...?”

“Sono la bidella, prof. Lavoro qua da 15 anni”

Che poi, come si fa, dico come si fa, a farli tutti? Non c'è verso. Se sei qui, non sei là. E se sei là, non sei qui. O ti cloni. O ti porti tua sorella gemella. O ti prepari un cartonato a tua immagine e somiglianza e lo lasci a tenerti il posto (altrimenti te lo soffiano). O addestri nei mesi addietro un barboncino che ascolterà e ti ripeterà tutto a gesti una volta tornati a casa. O sennò semplicemente gnaàfai. Gnaàfai proprio. Ne fai alcuni scegliendo dei criteri tipo: la strada più corta, quello con meno gente, quello più vicino al bagno (fa sempre comodo quando l'attesa è lunga) o sennò il buon vecchio sistema dell'Ambarabà Ciccì e coccò, tre civette sul comò.

Qualcuno però devo dire che ha giocato d'astuzia (l'esperienza insegna) e si è organizzato con il pulmino. Il pulmino di parenti. Intere famiglie dislocate nelle varie aule:in 1D c'era la mamma, in 2E il babbo, in 3C la nonna e così via. Un parentado da far invidia a un matrimonio. In un'ora fanno tutto. La sera si ritrovano a cena e tirano le somme. Questa è genialità, non c'è niente da dire. Okay, potrebbero esserci inconvenienti tipo “Bravo!Mi ha detto la prof di francese che vai forte!”

“Nonno, io faccio spagnolo. Con chi minchia hai parlato?”

Ecco, un consiglio: magari il nonno 89enne lasciatelo a casa.

Poi ci sono quelli auanti, auanti una cifra. Quelli abituati al gioco, alle scommesse, ai soldi. Ho sentito un uomo che, guardando la sua 45° postazione, ha chiesto alla titolare della 12° “Quanto vuole per il suo posto? Spari una cifra” Qui si va al sodo, mica stiamo a pettinà lo scovolino del cesso.

Però in questa giornata ho imparato un sacco di cose e ho cercato di trarre una morale da tutto 'sto marasma:

La mattina del colloquio, una mamma si sveglia e sa che deve correre più in fretta degli altri sennò il prof manco la caga. La mattina del colloquio, un professore si sveglia e sa che deve correre più in fretta della mamma, per evitarla. Quando sorge il sole, non importa se sei mamma o professore, l'importante è che tu corra senza inciampare. Perché per arrivare prima, oggi, mi sono anche piantata in una porta.



sabato 14 aprile 2012

Gita di Pasquetta con orgoglio e pregiudizio



*





"Andrea, prova a dirmi 'Vi amo.Con grande ardore..."
"Che te devo dì?"
"Shhh!!! Dicevo. 'Vi amo.Con grande ardore.Vi prego concedetemi la vostra mano'"
"Hai bevuto di mattinata?"
Dio, quando non si ricorda le citazioni dei film lo strozzerei "Ma amò, è il dialogo tra Darcy ed Elizabeth nel patio sotto la pioggia!" Non sembra di essere lì?

"Se lo dici te..."
A me pareva di essere lì. Vabbè, non c'azzecca una mazza, ma vi giuro che l'atmosfera era proprio quella. Ah sì, vi dico dove eravamo a Pasquetta. Partendo la mattina verso le 11 coi panini in saccoccia ci siamo diretti alla Villa Reale di Marlia. Ci siamo sparati solo 28 km. Sì, sta bellezza è pure vicino casa e la consiglio a chi è toscano e soprattutto a chi non lo è, per farsi una gitarella e visitare un posto incantevole. Ne avevamo sentito parlare, ma non ci eravamo ancora stati.Se volete, fatevi un giro sul sito ma le foto non rendono giustizia, quindi ci provo io (ecco l'Oliviero Toscani de noattri). Insomma dicevo, si parte, si arriva presto con una giornata indecisa: il Signore non sa se far piovere, se far uscire il sole, se far tirare vento, insomma una giornata sminchiata di quelle che ti fanno dire davanti allo specchio "Mi vesto leggera, è Pasquetta perdio!" e quando sei fuori pare Novembre e rimpiangi il piumino. Alla piccola piazzola ci aspetta un pullman parcheggiato e tre macchine. Io, non so se ve l'ho mai detto, ho un' avversione particolare per i pullman parcheggiati fuori da un luogo da visitare, perché in una parola sola significa 'casino'. E ci sono stata anch'io a volte sul pullman eh? Non è che. Culo vuole che durante la manovra di parcheggio del Santo, si apra il cancello e la fiumana di gente all'interno si riversa sul mezzo (forse grazie all'ora di pranzo). Come sempre noi controcorrente, la gente va a pranzo, noi a giro. Eccheccivuoifa'. Il guardiano ci avverte che possiamo visitare solo il parco ma è proprio quello che volevamo fare. Si apre il cancello e...siamo stati come catapultati in un'altra epoca. Posto magnifico. Estraggo la mia Nikon con un movimento che manco Sandokan con la scimitarra e scatto in preda a un raptus. Girovaghiamo nel parco prima alla rinfusa, alla ndo cojo cojo, proprio attratti da qualsiasi cosa e dalla bellezza del posto. E dal deserto intorno a noi. Sarà stata una genialata (ma non penso, era pur sempre Pasquetta), sarà stato il meteo indeciso, sarà stato che magari era un orario strano, ma eravamo soli. Soli.
Na goduria. Ci siamo addentrati in giardini come labirinti ammirando fontane (Il teatro d'acqua)


e alberelli a forma di pastiglie valda. Giuro sembravano enormi caramelle gommose alla menta.
Ma il bello doveva ancora venire. Ma vedete che verde? La voglia di togliersi le scarpe e camminare nell'erba era a mille, ma se avessi avuto un giacchettino in più era meglio. Questo ha fatto sì che mi tenessi i miei stivali. Cammina cammina... "Amò, potresti almeno recitarmi una poesia!Guarda che bellezza!"
"Simo, questi posti sono incantevoli soprattutto se silenziosi. Per quello non te la recito, solo per quello"
"Giura"
"Come no"
Come bugiardo non è granché. Ma non ha importanza perché quello che si apre ai nostri occhi è magnifico.

Dio, come vorrei alzarmi il vestitone stile ottocento e correre in questo prato alla ricerca di...di...insomma di qualcosa! Un principe, un conte,un coniglio come un' Alice qualsiasi!
"Mamma, che bello, pare un film!"
"Sìììììììì dove noi siamo i protagonisti!Dopo Orgoglio e pregiudizio ecco...ehm...Andrea aiutami!"
"Pazzia e rincoglionimento?"
"Non capisci. Respira, senti che aria. Guarda che bello! Oddio starei qui a giornate e...OMMIODDIOOOO!!!"
"Che c'è?"
"Mamma?"
"Ho visto una cosa laggiù!Andiamo!"
"Che hai visto, di grazia?" Di grazia? Sta imparando il ragazzo!
"Una casa" Cioè non è che ho visto un dinosauro o un diamante abbandonato. Una casa.O quella che pareva una casa. Invece era una specie di patio. E che patio.Ditemi voi.



"Ti prego, risposiamoci. Qui. Ora. In questa casa nel bosco, con il glicine, gli uccellini che cantano e queste finestre...bhè sì sfondate e questa porta...okay rotta, ma non ha importanza. E' tutto magnifico. Romantico.Fantastico!"
Cioè, immaginatevi la scena. Gli sposi nel patio col parroco, tutto intorno queste colonne di glicine.Le damigelle vestite dello stesso colore e gli invitati sulle panche fuori ad applaudire e commuoversi...ohhhh!!Sì, okay, qua non usano le damigelle e manco i matrimoni all'aperto, ma insomma voliamo con la fantasia!
Alzi la mano chi vorrebbe sedersi su questa panchina a leggersi un bel libro.

Dopo aver abbandonato l'idea di risposarmi proprio lì (anche perché il Santo aveva già chiamato un cavallo con un fischio per scappare al volo tipo Zorro) abbiamo proseguito la nostra passeggiata verso il laghetto. Cioè, pure il laghetto c'è in questo parco.


Non lo trovate fantastico? Sembra un quadro di un pittore molto romantico, nevvero?
Nel frattempo era uscito anche il sole regalandoci colori più accesi, l'alleggerirsi dalle giacche e anche un certo languorino.Quindi abbiamo deciso di pranzare alla Villa del Vescovo. Diciamo 'fuori' dalla Villa del Vescovo, che è meglio, sennò pare un ristorante. Abbiamo aperto lo zaino, steso dei foulard e ci siamo fatti un pic nic alla buona, così, soli soletti baciati dal sole. Cioè Elizabeth se lo sogna un panino del genere, ma son dettagli.


Col panozzo che faceva le capriole nello stomaco abbiamo proseguito con in mano la guida del parco (tho!C'avevano dato la guida?) e siamo arrivati alla grotta del Dio Pan.



Detta così sembra che io sappia esattamente cosa sia.Invece non ne ho la più pallida idea.Ma è molto bello. Presa dalle fregole e constatando che riuscivo a leggere la cartina ho cominciato a saltellare "Portami al giardino spagnolo!Portami al giardino spagnolo!" dove, sinceramente, credevo di trovare almeno uno straccio di Banderas che mi ballava il flamenco, ma niente.Però invece di wow! ho esclamato Olè!E' uguale?


Poi, girando a destra, abbiamo visitato il Teatro di Verdura (lo so che vi state domandando: ma quanto tempo ci vuole per visitare questo parco? ) che non è altro che una specie di labirinto e passaggi segreti sotto pergolati, scalette a scomparsa tra la vegetazione e fontane.


Che poi con tutta questa acqua avevo anche una certa urgenza, detto tra noi. Comunque tutto molto suggestivo e qui mi vedevo giocare a nascondino scompigliandomi i boccoli e arrossendo compiaciuta a colui che mi avrebbe trovata ansimante dietro la fontana..."Oh! Mi avete trovata, signore"
"Sono stato guidato dalla luce dei vostri occhi..."
Na na na na parte la musichina in sottofondo...
Uè!Qui le cose sono due:o guardo troppi film o sono nell'epoca sbagliata. Decidiamoci.
Comunque.Alla fine ci siamo lasciati il Giardino dei limoni, che penso che venga in aiuto a chi, invece del panino, s'è magnato la caponata.Ma è un pensiero mio.




Limoni e fontane, fontane e limoni. E vasche. E statue. E 543 foto. E la Nikon che chiede pietà.
E noi che decidiamo che la giornata è ancora lunga, che il sole è appena spuntato e che non abbiamo nessunissima voglia di andare a casa. E che, guardando bene la mappa, ci sarebbe un altro posticino a pochi km da qui...
E sicuramente un altro film. Se vi piace l'epoca di Luigi XVI, vi aspetto al prossimo post.
"Dio, come Maria Antonietta sarei perfetta!Vero amò?"
"Ti devo ricordare com'è finita?"
Via, il regista lui non lo potrebbe fa', non c'è verso.
P.S. Vi è piaciuto sto posticino? :-)

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