In genere sto discorso viene fuori
quando tra donne parliamo di quanto tempo ci abbiamo impiegato per
rimanere incinte. C'è chi è una bomba, prima botta e
tho!Fagiolino.Io, figuriamoci.
E quando dico “La prima volta
quattro mesi, la seconda cinque”, le donne mi guardano un po' così,
fanno mente locale che ho avuto due gravidanze ma una figlia sola.I
conti non tornano, nemmeno se prendi una calcolatrice.Evabbè.
Capita. Ed è capitato pure a me.
Ma io me lo sentivo. Non so come
spiegarlo, ma me lo sentivo. Sentivo che non avrei portato avanti
questo bambino. Son quelle cose che senti dentro, di pancia. Ovvio,
di pancia. Una gravidanza cercata e voluta, ma oh, sentivo che c'era
qualcosa che non andava, anche se tutto filava liscio. Fisicamente
ero al top, fogli medici alla mano che urlavano quanto stessi bene,
ma io me lo sentivo.
Avvertivo una sensazione strana, come
se il mio fisico non fosse pronto. Come se la mia mente e la nostra
voglia di avere un bambino, avesse messo fretta al mio corpo. Non
riuscivo a godermi niente della gravidanza, perché sapevo che non
sarebbe stata la volta buona, io mi sentivo strana, cazzo. E vallo a
spiegare ai medici di queste sensazioni, ti prendono per scema, sai?
Che poi, ho avuto anche poco tempo per
abituarmi all'idea. E in quel poco tempo avevo delle accortezze.
Troppe. Esagerate. Come se lui/lei fosse attaccato al mio grembo con
una puntina di scotch e si potesse staccare da un momento all'altro.
Ma me lo sentivo che era poco stabile, per quello andavo al lavoro a
piedi, evitavo di dirlo, e non riuscivo a gioire quando i pochi che
lo sapevano mi facevano le congratulazioni.
Infatti mica sbagliavo. Dovevo fare la
maga nella vita.O la sensitiva, pensa che successo.
E ho avuto anche un primato fantastico:
penso di essere una delle poche, se non l'unica, che perde un figlio
il giorno dell'anniversario di nozze. Ma quanto sono brava? Non ce
n'è.
Avvisaglie poche, di poco conto
diciamo. Mi dicono che è normale vedere un po' di sangue i primi
tempi, soprattutto alla scadenza del mese. I “E' successo anche a
mia figlia quando aspettava Giacomino” e “Capirai!Io i primi
tempi ho avuto perdite per tutti i miei tre figli!” si sprecano.
Ma magari sangue vivo tipo
mestruazione, non è normale.
Mamma al telefono mi dice “Preparati,
vengo a prenderti con babbo e ti porto all'ospedale”
Di mamma mi fido. Lei ha avuto tre
gravidanze e due figli. Mi viene il sospetto che tale madre, tale
figlia. Chiamo Andrea, ma non lo allarmo. Gli dico che vado a fare
un controllino. Anche se dentro di me dico “Un controllino una
beata minchia”.
Lui dice “Vengo anch'io”
Io dico “Mannò!Cosa vuoi che sia. Se
c'è qualcosa ti chiamo. Stai tranquillo” e vorrei aggiungere “Vuoi
che non sappia tenere il tuo bimbo? Eh. Figurati”
All'ospedale mi trattano come se fossi
una farfallina delicata, che se mi tocchi troppo le ali, poi non volo
più. Chissà quante farfalline vedono. Mi fanno stendere piano e mi
visitano.
Mamma ha già capito tutto.
Io prima di lei.
I dottori prima che varcassi la soglia.
Perché in quel momento, con quei sintomi, sei un numero, l'ennesimo.
E la possibilità che vada tutto bene è così remota che guarda,
non te lo sto nemmeno a spiegà. E infatti non va. La dottoressa però
guarda il monitor e non mi dice niente, ma io so già tutto, che mi
deve dire?
Poi mi dice che mi ricovera, che
vediamo un attimo, che stiamo a vedere che succede, che lì sono in
buone mani. Ma non mi dice Va bene. Non mi rassicura, non mi fa
vedere il monitor.
E mi ficcano in un letto.
E da quel letto chiamo Andrea,che mi
risponde già un po' abbacchiato, un po' così.
“Chiama il ristorante. Niente cena,
mi ricoverano. Mi dispiace”
“Fanculo il ristorante. Sto arrivando”
E rimango in quel letto ad aspettare
chissà chi e chissà cosa. Mamma è andata a prendermi i panni e
sono in mezzo a due con la pancia. Che belle le loro pance. Anche
loro sono belle, anche se mi guardano un po' così, come se gli
facessi pena. Pena di che, oh! Tanto lo so che questa volta non
riuscirò ad avere la pancia grossa come la loro, quindi è inutile
fare quelle facce.Lo so. L'ho sempre saputo, quindi sono preparata. E
però mi sente. Ora mi sente. Ho dei dolori un po' forti, tipo quelli
mestruali. E qui non passa un cazzo di nessuno. E poi mi scappa la
pipì. Un po' la trattengo, ma poi non ce la faccio più. Non mi
hanno detto 'stai ferma e non ti muovere'. Mi hanno detto “Stiamo a
vedere” E quindi mi alzo e vado in bagno, da sola, perché in
fondo, a parte dei dolori alla pancia, io sto bene.
Magari fossi stata male, non lucida,
così non mi sarei accorta di perdere il bambino nel cesso.
Così. Pluff! Un tuffo di roba rossa
nell'acqua ristagnante del wc. Un'emorragia, copiosa, strana, scura
ed estranea, perfino per il mio corpo.
No no no. C'è proprio qualcosa che non
va. Dov'era tutta sta roba? Come fa a esserci rimasto qualcosa nel
mio grembo, ora?
Trovo qualcosa perfino sulla carta
igienica che non ho voluto identificare. Oibò.
I dolori alla pancia, ad essere onesta,
adesso non ci sono più. Almeno non così forti.
Me ne torno a letto e dopo un'ora mi
prendo pure un cazziatone dall'infermiera quando le dico che ho perso
un sacco di roba nel water. Non è che ci fosse qualcosa da salvare,
per carità era già tutto morto e tutto fermo da chissà quanti
giorni. Però magari 'Potevamo capire perché è successo'.
Eh. Perché è successo? E che ne so.
Mi dicono che il primo figlio lo perdono un sacco di donne, che
succede a centinaia e centinaia di ragazze, che non c'è un motivo, che
succede alle donne in salute e giovani come me, che succede anche a
chi ha tutte le premure fin dai primi giorni. Che succede e basta. E
figurati se non succede a me. Figurati se io rimango indietro.
Figurati se io non lo perdo da sola rinchiusa in bagno. Figurati se a
me non cade tutto nel wc.
E mi dicono di aspettare. Ancora.
Andrea è qui, un po' bianchino. Gli racconto di cosa mi è successo
e diventa ancora più bianchino. Mi chiede di continuo come sto e che
l'importante è che io mi riprenda presto. Che un anniversario in
ospedale è molto romantico. Sono una donna che sa sorprendere, io.
Poi arrivano i camici bianchi. Mi fanno un'altra ecografia e come
volevasi dimostrare la mia pancia ora è sgombra come un parcheggio
dell'Iper di notte. Non c'è più nulla. Nulla.
E' tutto di là, in fondo al corridoio
sulla destra, dietro la porta dove c'è disegnata la donnina con la
gonna.
E però non mi mandano via, mi
trattengono e mi danno delle pillole e altri medicinali. Blèè.Forse
domani mi ripuliscono. Mamma dice che è un po' fastidioso ma si
sopporta. Ma io so che non serve. Non serve che mi raschino via
tutto, sant'iddio ma hanno presente quanta roba ho perso? Lo ripeto
mille volte e sono così convincente che un ginecologo parla con me,
si fa raccontare tutto, prende la mia cartella, cambia la cura e mi
rassicura “Se posso, il raschiamento te lo evito. Meno ci
traffichiamo lì dentro, meglio è. Vediamo domani” Bravo, infatti.
Se ti dico che non c'ho più nulla, non c'ho più nulla. Le ore che
sono seguite però son state strane. Quei simpaticoni di ginecologia
della mia città fanno un pout pourrì. Mettono chi ha abortito,
insieme a chi ha partorito. Na roba ganza, che fa bene. Tipo in
camera eravamo cinque. Tutte col pancione tranne io. Poi sono
arrivati i fiocchi rosa e i fiocchi azzurri, tranne i miei, ovvio.
No, ma io non stavo male. Io me lo sentivo, ero preparata, quindi no
problem. Però mica è giusto che quella accanto a me si senta una
merda a gioire della sua bella bambina e che sia costretta a
obbligare i parenti a trattenersi dal festeggiare tanto, perché
aveva accanto me. Che poverina. Poverina un cazzo. Io di figli ne
faccio quanti ne voglio. Ora è andata così, il mio fisico non era
pronto, ma lo sarà. Quindi tranquilli, festeggiate pure. Io son
contenta per voi. Meglio così che magari essere messa insieme a
tutte quelle che il bambino l'hanno perso. Te lo immagini? No no no,
meglio così. Vedervi felici coi pupotti mi dà la spinta per
riprovarci, subito, appena possibile, più forte che mai. Te sei
mamma? Un attimo, mi riprendo e lo sarò anch'io. Quindi niente
lacrime, niente drammi, anzi risate, quando Andrea mi diceva “Appena
ci danno il via, facciamo le Olimpiadi!”
E il via me l'hanno dato quasi subito.
Perché avevo ragione io e il ginecologo nuovo. Ho fatto tutto da me,
mi sono ripulita che è una bellezza, tipo con lo scopettone e il
viakal. Una grande, grandissima, copiosissima mestruazione, con un
esserino già morto da un giorno, forse due, che se n'è andato
lasciandomi pochi strascichi come a dire “Non sono pronto, me ne
vado cercando di dare meno fastidio possibile” E così è stato.
E ha lasciato solo un ricordo vago,
sentito, un po' brutto, ma che non ricordo con orrore. Evidentemente
io non ero pronta, lui/lei nemmeno. E' stato bello finché è durato.
Anzi no, non è stato nemmeno troppo
bello.
Perché io me lo sentivo.