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giovedì 22 maggio 2014

Lo amo perché

Perché fa le uova al tegamino più buone del mondo. Il fatto che sia un Homo Orbus e non trovi mai il tegamino è solo un dettaglio.

Perché sa mantenere la calma laddove io prenderei a sprangate il primo che passa.

 Perché ha le spalle larghe e un petto sempre pronto ad accogliermi, anche quando stanno trasmettendo la Champions. Il fatto che mi dia una capocciata durante l'esultanza di un goal, è un rischio che corro molto volentieri.

Perché sulla sua scrivania al lavoro non ha una mia foto, ma tutti i regalini che gli faceva Alice da piccola.
Praticamente riceve giapponesi con le sorprese dell'ovino kinder in bella vista.

Perché si dedica alla casa e al giardino con entusiasmo e volontà. Mi stermina le violette col tosaerba ma a dire il vero non mi sono mai piaciute molto. Crediamoci tutti insieme. Amen.

Perché mi conosce meglio di quanto io conosca me stessa. Ad esempio sa dirmi quanti giorni mi mancano dal ciclo solo vedendo come mi accanisco con la mannaia su un innocente petto di pollo. È un grande conoscitore della sindrome premestruale.

Perché se vado dal parrucchiere e cambio  taglio e/o colore, se ne accorge. Ha un che di miracoloso, lo so. Aspettiamo solo che sto miracolo venga riconosciuto dalla chiesa.

Perché pretende di guidare quando andiamo in auto. Lui fa la sua parte, sempre. Okay, ritiene che la mia guida sia sicura come farsi scoppiare un petardo in mano, ma voglio credere che sia galanteria.

Perché durante il corteggiamento, molti anni fa, mentre tutti i ragazzi facevano i bulli, lui mi ha scritto una lettera piena d'amore e di ironia.

Perché è un uomo concreto che non messaggia come un bimbominchia, che non wuozzappa, che non feisbucca, che non twitta, ma se c'ha da dirti una cosa alza il telefono. Tanto ci penso io a fare tutte ste cose in modo compulsivo.

Perché cura la sua persona ma non si depila, non si increma, non si fa le sopracciglia e non si improfuma con betoniere di dopobarba. E non si incazza quando trova il suo rasoio con i miei peli.

Perché mi presta le sue magliette, il rasoio di cui sopra, i suoi guanti da lavoro, le sue ciabatte (che dopo che le ho usate io non le trova più), e la sua attenzione. Sempre.

Perché mi permette di scaldare i miei gelidi piedini dentro le sue cosce, di svegliarlo accoccolandomi a lui perché ho freddo anche se è già in fase rem, di scoprirlo con movimenti inconsulti anche quando ha la febbre.

Perché se io vado a letto prima, lui fa tutto pianissimo per non svegliarmi.

Perché se va a letto prima lui, mi perdona il fatto che faccio così piano che pare stia entrando una fanfara in camera da letto.

Perché non si infastidisce quando vuole leggere un libro e io gli soffio sulle pagine per girargliele.

Perché si lascia tagliare i capelli da me dicendomi "Sono perfetti!" per poi scoprirlo fare le smorfie allo specchio. Questo è il prezzo da pagare per avere la parrucchiera a domicilio.

Perché non mi dona fiori ma opere di pene.

Perché guarda le altre donne in mia compagnia. Mi preoccuperei se non lo facesse. Non fidatevi di uomini che non guardano un'avvenente gnocca in minigonna: o sono uomini zerbino che hanno paura della reazione della compagna (e di un uomo così non saprei veramente di che farmene), o hanno la stessa quantità di testosterone di Roberto Bolle. Un uomo ha da guardà. Poi per non morire si deve fermare lì, ma questo lo sappiamo tutte.




mercoledì 19 marzo 2014

Ti presento i miei (ma vavavà...)






Avete presente i film tipo "Ti presento i miei", "Mi presenti i tuoi?", "Ti presento mi' nonna" e via dicendo? Bene.
Quando una si fidanza (termine vecchio e obsoleto, ma passatemelo per i fini della storia), si immagina un incontro spettacolare da film  americano, tipo che tuo padre accoglie il tuo ragazzo/fidanzato con una amichevole pacca sulla spalla chiamandolo 'figliolo'. Tipo che tua madre, impeccabile donna di casa, lo accoglie (fresca fresca di parrucchiere) con una apple pie in mano, dicendogli  "So che è la tua preferita". Tipo che tu, in quel frangente, sei anche più figa del solito e mostri tronfia una sicurezza che vacilla appena. 
Il tuo lui poi, oh il tuo lui, solo un leggero filo di imbarazzo, che scema appena tuo padre, padrone della situazione, dice "Di cosa ti occupi, figliolo?"
E lì, con una colonna sonora degna di  Nicola Piovani, la scena si allontana quel tanto che basta per far vedere che il quartetto si siede a una tavola imbandita tra risate cordiali, sguardo di intesa tra madre e figlia della serie "Che ti avevo detto, mamma? È quello giusto" e colloqui sereni e cortesi, intrisi di complicità.
Sì, nei film.
Quando è successo a me di presentare il Santo, la situazione non è stata altrettanto romantica.
Cominciamo dal fatto che i miei ci hanno sorpreso nella mia cameretta, io ero sul letto ed ero tutta un bollore.
Vi lascio un po' di tempo per assimilare la notizia. Ecco, chissà che pensieri hot vi state facendo. E vi sbagliate. Quando dico che ero tutta un bollore e che ero stesa sul letto, intendo che ero ammalata e avevo un febbrone da cavallo che manca poco mi porta dal creatore senza passare dal via.
Il Santo, (Santissimo già all'epoca) mi vegliava seduto su una sediolina di fianco al letto. 
Che scena drammatica. E immaginate il mio stato. Io avevo deciso di ammalarmi proprio il giorno in cui i miei erano appena partiti per il nord Italia a trovare un parente.
"Vengo a trovarti" mi disse il Santo per telefono.
"Ma sto baleeee"
"Appunto. Sei pure sola. I tuoi non ci sono. Eh"
"E se boi arribano?"
"E se arrivano, li saluto. Ormai sono tre mesi che stiamo insieme, cioè non posso continuare a suonare il clacson ogni volta che sono davanti a casa tua, no?"
"Cerdo. Sì, vieni. Dando loro arriberanno tardissimo e manco li vedrai."
"Ma a quanto hai la febbre?"
"Drendanove"
Praticamente 'na fata.
Fatto sta che arrivò sua Santità e stette lì come me tra uno starnuto, una tachipirina, un bicchier d'acqua e diversi colpi di tosse.
Già da lì, se fosse stato furbo, sarebbe dovuto scappare a gambe levate. Perché se dopo tre mesi una di 19 anni è ridotta così, figuriamoci a 70, giusto? Era già scritto che sarei stata una chiavica, che avrei sofferto di pressione alta, di alluce valgo,  di allergia all'Aulin e che sarei stata preda degli ormoni fino alla menopausa. Ma lui niente, stoico. Lì rimase. Applausi per lui.
E quindi niente colonna sonora, niente mamma con l'apple pie e babbo che elargisce pacche sulle spalle. Ma loro arrivarono ugualmente.
Nel pomeriggio sentimmo aprire la porta ai piani inferiori e sobbalzammo.
"Oddio i miei!"
"Sta bona che ti si alza la febbre"
La mi' mamma mi chiama e io le rispondo dalla cameretta. 
Mio padre e mia madre salgono le scale, lentamente, ma non abbastanza lentamente da far nascondere il Santo  dentro l'armadio, sotto la scrivania o dietro le tende.
Lui è lì, in mezzo alla stanza che li attende.
I miei si bloccano sull'uscio "Simo...oh, buonasera'
La scena che si è presentata davanti ai miei è stata : io a letto tutta rossa e scarruffata, il Santo in piedi come un soldato a mani alzate (tipo Pieraccioni ne Il ciclone quando piantandosi col Ciao esclama 'Un mi son fatto nulla!'), le luci soffuse di un abat jour  e le tapparelle abbassate.
Un incontro pop porno a tutti gli effetti.
La mi' mamma ci studia  con attenzione, scruta la scena del crimine che nemmeno Kay Scarpetta, passa in rassegna tipo radar tutti i vari elementi e socchiude gli occhi per capire. Il mi' babbo è dietro la mi' mamma che si sta domandando se quest' uomo è lo stesso che suona il clacson tre volte a settimana giù sulla strada.
Rimangono lì per lì  spiazzati e leggermente sorpresi, poi la mi'mamma si accorge che son quasi moribonda e mi appoggia la guancia sulla fronte come solo le mamme sanno fare.
"Ma da quando hai la febbre?"
"Da stabani. Poco dopo che siete andati bia"
"Ma ora come ti senti?"
"Beglio. Lui è Andrea, mamma"
"Scusa, eh, Andrea, ma se sapevamo che stava male non saremmo andati. Comunque ciao"
 La mi' mamma è così, non è che sta a fa' tutti i salamelecchi. 
Il mi' babbo invece è diverso, cerca sempre di metterti a tuo agio:
"Senti un po'...ma te sei quello che fa Bip Bipppp!!! col clacson?" e fece  un gesto col pugno chiuso che in 9 casi su dieci significa copulare selvaggiamente e in un caso (tipo questo) effettivamente suonare il clacson.
"Ehm...sì, sono io che suono sua figli...ehm che suono A sua figlia, per dirle che ci sono"
"Bene. Almeno ti conosco, so chi sei. A proposito: chi sei?"
"Babbo te  ne avevo già barlato, è il bio allenadore..."
"Ah già l'allenatore"
E mia madre che dentro di sè faceva "Sì, l'allenatore.... ma vavavà..."
mio padre: "Lo sportivo, sì sì, me l'avevi accennato"
E mia madre "Sì, sì, lo sportivo... ma vavavà..."
"È il mio allenadore e amico..." 
e mia madre "Sì, amico, come no...ma vavavà..."
Oh non ci credeva nessuno. Ma chissà perché.
Il mi' babbo "Dimmi un po', cosa fai nella vita, cosa fai cosa fai cosa fai?"
"Mi mancano pochi esami alla laurea e gioco a calcio"
"Ah, bene. Calcetto magari?"
"No, proprio calcio"
"Bravo, fai bene, lo sport fa bene alla salute. E poi uno deve avere un hobby, qualcosa che lo faccia svagare dallo studio, no?"
"Veramente mi pagano"
"Eh? Ti pagano per giocare? Sei un giocatore profess...bla bla bla, ma da quanto gioch....bla bla bla, tuo padre giocava in serie A? Ma davvero?...bla bla bla..."
Andato. Il mi' babbo da quel momento non era più tra noi.
La mi' mamma quella sera non preparò una apple pie ma un brodino di lesso per tirarmi su e propose al Santo di rimanere. Ma il Santo davanti a un semolino riuscì ringraziandoiddio a dire no grazie, sarà per un'altra volta. Anche alla santità c'è un limite. Se quella sera avesse accettato   a quest'ora era al posto di Papa Francesco.
Da quella volta il mi' babbo annunciava il Santo dicendomi "C'è Andrea" e non "C'è bip bippp!!" che faceva anche Wille Cojote se vogliamo.
La mi'mamma, scaltra e furba come una volpe, invece aveva già capito da mo' che dietro a un bel sorriso c'è durbans, e che dietro alla parola allenatore c'era il nome di sua figlia scritto a cuoricini.

p.s. questo post è stato scaturito da un fatto di cronaca/gossip: La Flavia Pennetta che  ha pubblicato su Twitter una foto di lei e Fabio Fognini (ignudo) a letto dichiarando "Con il mio allenatore della settimana"
I followers c'hanno creduto come c'ha creduto la mi' mamma che ha commentato la notizia con "Sì, l'allenatore della settimana... ma vavavà..."

E voi? Come è stato il fatidico incontro dei vostri genitori con il vostro attuale marito/compagno/fidanzato/amante/ toy boy?
È qualcosa che si può raccontare? :-D








giovedì 13 febbraio 2014

Dimmi con chi dormi








(Foto: https://sonnoperfetto.it/posizioni-per-dormire-bene/)

Non date retta a tutti sti articoli, per piacere.
Avete presente, no? Ci schiaffano 6 posizioni, tu ti riconosci in una e tho! Pronto il tuo profilo.
Maddechè.
Io in una notte le faccio tutte!! Da qui si evince che ho una personalità alquanto complicata.
A pancia in su, a pancia in giù, in posizione fetale, a braccia aperte, a gambe chiuse, a pugni stretti...
È una piaga, lo so. Soprattutto per chi mi sta vicino. Un minuto di raccoglimento per il povero Santo che divide il letto con me tutte le notti da diciassette anni. Poraccio. Che vita.
Perché io so' agitata pure lì. Sì, dormo. Ma mentre dormo mi muovo, giro, vago in modalità supersminchio. Se dormissi in un letto di sette metri per otto, io in capo a una notte lo girerei tutto. Garantito al limoncello.
Stai serena che io lo faccio cm per cm manco dovessi cercà un tesoro. E ogni mattina, il letto, è un campo di battaglia. Soprattutto dalla mia parte. 
Il Santo invece no. Lui dorme bellino, composto, non fa una piega. Mantiene il suo aplomb anche mentre dorme. E meno male perché a differenza di me, lui è quasi un metro e novanta e mi ritroverei schiacciata una mattina sì e una pure.
Io invece dormo a uomo di vitruvio.
A pelle d'orso.
A X.
A Y.
A K.
Spalancata come una finestra.
O attorcigliata come un tortellino.
A volte, mi racconta, stranamente mi trova supina, dritta dritta, tutta composta, con le braccia conserte tipo morta. Roba che se mi metti un fiore tra le mani, Tim Burton mi scrittura subito per un film.
Un'ora dopo ho la gamba piegata sopra un braccio, la testa girata come le bimbetta dell'esorcista e i piedi girati al contrario.
Praticamente sono un film dell'orrore.
Comunque mi muovo molto, anche se raramente faccio incubi. E menomale. Lui se ne accorge perché a quel punto parlo nel sonno. O piango. O mi lamento. Allora mi sveglia “Simo...”
“Oh...eh? Che è?”
“Stavi sognando...chiaccheri...maremma maiala sono le tre...”
“Ah...e che dicevo?”
“Cazzo ne so, dormi.”
Cioè, non mi sta neppure attento. Voglio dire, potrei anche dare dei numeri vincenti.
A quanto pare invece do i numeri e basta.
Comunque dai, non sono troppo agitata. No, no, tolgo solo le federe dai cuscini.
Avete letto bene. Un numero che manco Houdini. Ora potete vantarvi di conoscermi.
O se vado a letto coi calzini la mattina ho i piedi nudi. Ndo cazzo sono i calzini? Quasi sotto al materasso.
Potete ben capire che non sono mai potuta essere una di quelle donne che va a letto coi bigodini, perché sicuramente li avrei sparati tipo proiettili e li avrei ritrovati in culo al gatto a mo' di supposta.
Spalmarmi una crema ricca e nutriente?
La mattina il lenzuolo sembrerebbe la sacra sindone.
Le forcine per mantenere la piega?
Me le ritroverei in bocca a mo' di apparecchio.
E quando una donna è così, c'è da aver paura. Perché vai a letto tranquillo e ti alzi con un occhio nero.
Sì. Purtroppo capita.
Altro minuto di raccoglimento per il Santo. O pagategli un viaggio per andare il più possibile lontano da me.
C'è stata una notte in cui, presa dalla foga delle prove del balletto, in cui ho dormito ancora più agitata. Vojo dì, ci sta l'adrenalina dell'evento, no?
Dadaumpa qui, dadaumpa là, fatto sta che mi son girata di scatto e Sbam! Legnata in mezzo al naso al poro cristo accanto a me. Di man rovescio, proprio.
“Oioi...oioi”
Cioè, tu dormi tranquillo e t'arriva na mazzata sul naso. Così. A notte fonda.
Ogni uomo desidera fare questa esperienza almeno una volta nella vita. Alla seconda non ci arriva perché ti uccide, ovvio. A meno che non sia un Santo, con una missione da svolgere o una croce da portare.
Io sarò la sua croce, che vi devo dire.
Però non è che quelli che fabbricano la biancheria vogliono bene ai tipi come me.
Parliamoci chiaro, le coperte, per me, sono sempre troppo corte. I piumoni troppo piccoli. I cuscini troppo pochi. I lenzuoli poco elastici. Ma ti pare che io non possa tirare un lenzuolo senza scoperchiare il Santo? Cioè, a me la mia metà non basta.
Sant'Andrea negli anni ha provato con grafici, disegnini, lezioni al piccì ed esempi pratici.
“Bella de papà: quando vuoi girarti alza la coperta, girati e ricopriti. Così, vedi? Non è difficile. Guarda se lo facessi io”
L'ha fatto. E se dovesse succedere stanotte vi saluto adesso, perché morirei assiderata.
Nonostante ciò continuo a scoprire l'omo santo perché io quando mi giro mi arrotolo tipo bozzolo. Tipo cannolo.
Tipo mummia.
Andrea la mattina per capire ndo cazzo sono, prende un lembo, tira, e io srotolandomi appaio.
In tutta la mia folgorante bellezza.
A volte c'ho delle piaghe sulle guance che sembrano cicatrici. Rambo, paro paro.
Per non parlare di quando vado a letto. Le donne dei film si siedono composte, finiscono di spalmarsi la crema idratante sul viso, scuotono un pochino i piedi per togliere le ciabatte e si adagiano accanto al marito.
Andrea quando entro in camera assume un' espressione di terrore e dice una preghierina, non vi dico altro. Agguanta il lembi della coperta e mi fa “Ecco il terremoto. Dio, dammi la forza, ti prego” e il Signore lo asseconda, eh?
Perché io non mi adagio. Mi tuffo. E nel letto spesso ci entro carponi. Perché, soprattutto d'inverno, il mio posto è là, accanto a lui, portatore sano di calore per i miei amatissimi, dolcissimi piedini di fata. Perché il posto dei piedi delle donne non sono nei decolletè di Prada, sono tra le cosce ignude del marito. Ditelo alle vostre figlie. Un uomo che ti ama, non ti paga un paio di sandali gioiello di Dolce e Gabbana. No. Ti permette di infilare i tuoi bastoncini findus tra le cosce. Quello è amore vero.
E di sbavare sulla sua maglietta, se necessario.
Quindi, cari i miei scienziati/psicologi, i test vanno cambiati.
Non più Dimmi come dormi e ti dirò chi sei.
Ma Dimmi con chi dormi e ti dirò come sei.
Nel mio caso, vista la dinamica, la risposta sarebbe: fortunata.

E voi? Dormite tranquilli?





mercoledì 22 gennaio 2014

L'amore è


                                                                                                         (Foto: https://loveiscomix.com/)

L'amore è:
ritrovarsi la mattina noi due soli in bagno, con lui nudo e io con le mutandine scese alla caviglia.
Lui, ovviamente,  sta facendo la doccia e io pipì sul water.
Che avevate capito.

L'amore è:
abbracciarsi nel letto a cucchiaio prima di dormire, sentire il suo fiato sul collo e la mattina dopo svegliarci  uno col torcicollo e una con la sciatica. In mezzo a noi, la prossima volta, metteremo un fisioterapista.

L'amore è:
Farsi le coccole sul divano, da soli. Lui che  intrufola le mani dentro la mia maglietta, io  che scopro il suo torace, seguo col dito gli addominali, mi fermo all'ombelico, lo guardo e mormoro "Forse è il caso di fare un lavaggio forte alla tua maglia, perché hai più lana te  nell'ombelico che in un lanificio irlandese"

L' amore è:
Sentirsi dire "Sopra la lavatrice sì!Oh sì!" "Sopra la lavatrice, no.Secondo me non regge" "Oh sì, ne sono sicura!" "Se lo dici te, allora lavatrice sìììì!!!"
E stiamo solo decidendo se impilarci sopra l'asciugatrice.

L'amore è:
Darsi un bacio appassionato, di quelli che ti rivoltano le budella, che ti ricordano, se mai me lo fossi scordato, che a me st'omo m'attizza come quando avevo vent'anni. E scoprire (dopo che gli è rimasta impigliata nei capelli la mia forcina con un fiore rosso), che anche da travestito spagnolo, non sarebbe male. Olè!

L'amore è:
Mandarsi sms compromettenti  prevedendo pure numeri da circo, e cancellarli subito dopo per paura che mia figlia li scopra quando prende il mio cellulare per chiamare mia madre. Lei, tra qualche tempo, cancellerà i suoi per paura che io li scopra quando prenderò il suo cellulare per chiamare mia suocera.
Ergo: se ognuno, in casa mia,  si facesse i cazzi propri  sarebbe meglio.

L'amore è:
Guardare insieme con occhi sornioni  il tavolo di cucina, constatare che è bello solido, che reggerebbe a scossosi e sobbalzi e dire all'unisono "Sì, vabbè, un altro trasloco lo può reggere"

L'amore è:
Essere sul più bello, vedere quasi padre Pio e pure la Madonna, e scorgere sul comodino il gatto che ti guarda con due occhi così grossi che sembrano due padelle Lagostina. Se non fosse che muove anche la testa a ritmo, uno potrebbe anche lasciar perdere.

L'amore è:
Sentire lui che, in cucina in  accappatoio, mi dice "Amò, che la vuoi la banana?" e scoprire che mi sta offrendo davvero una banana mentre lui addenta una mela.

L'amore è:
Sentirsi dire, mentre mi guarda con occhi languidi  "Non so che farei senza di te. Non ce la farei, giuro. Ci sono momenti, come questo, in cui penso che, oh sì, ti risposerei altre mille volte" mentre gli sto passando l'aspirina, il plaid, il telecomando, lo sciroppo e i calzini di lana perché ha la febbre a 37.1

L'amore è:
Aprirgli la porta, gettarsi tra le sue braccia, avvinghiarsi ai suoi fianchi e mormorare "Mmh... ma cosa sento nei bassifondi...stavi pensando a me?"
"È il cellulare"

L'amore è:
Uscire dal letto nuda arrotolandosi il lenzuolo intorno al corpo come fa Brook, dopo che si è fatta qualsiasi membro maschile della famiglia Forrester. E' volersi dirigere sinuosa verso il bagno e inciampare, piantandosi  tra il comò e l'armadio. Che manco una mummia 'mbriaca.

L'amore è:
Nonostante la stanchezza, dirgli con l'occhio trombino "Topo, t'aspetto in camera", andare in coma profondo in cinque secondi netti,  e ritrovarlo la mattina dopo che, poggiato sul gomito, mi guarda e fa "Buongiorno, dormito bene?"

L'amore è:
Scambiarsi frasi come "Io sotto tu sopra" "No, io sotto e tu sopra!" "Se sto sotto ci entro male" "E se sto sotto io mi sento soffocare, lo sai che preferisco sopra" "Facciamo un po' per uno, un po' sotto e un po' sopra, come quando eravamo giovani"  davanti a un improbabile letto a castello di un bed and breakfast.

L'amore è:
Scatenare, involontariamente,  l'invidia di un'amica dicendole  "L'abbiamo fatto ripetutamente e poi siamo crollati sul divano, sfiniti, sudati. Dio che bellezza! Dopo tanti anni è come se fossimo sempre dù ragazzini!" E mi stavo riferendo a una serie di partite da tennis giocate in doppio alla Wii.

L'amore è:
Baciarsi sempre, e con coraggio. Infatti  il bacio per noi è un apostrofo rosa tra le parole "Che te sei magnata?" e "Na zuppetta di cipolle, perché?"

Ma soprattutto l'amore è:
Guardare insieme la pubblicità di Peppa Pig, sentirgli  dire "Ebbasta, con sta maiala!È pure orrenda!"
sperando che possa proferire la stessa frase a un' eventuale celebrazione di un addio al celibato.




martedì 5 marzo 2013

Com'è avere un ex?






Quando con le mie amiche si tocca il tasto EX io me ne sto ad ascoltare tutte le mirabolanti avventure che hanno da raccontarmi. Ex marito, ex fidanzato, ex convivente, ex amante, perfino della ex suocera mi parlano.Cioè, manco Beautiful.
A me non mi domanda niente nessuno perché non ho un aneddoto piccante, oppure qualche scena hot, ma più che altro non ho un ex degno di questo nome.
Non c'ho l'ex. E guardate che quando siamo a cena e tutte cominciano a sciorinare aneddoti non è che posso sempre annuire come i canini finti degli anni '80 sui cruscotti delle macchine.Eh.
E quindi mica vogliamo considerare ex quei ragazzini con i quali ho scambiato (al massimo) un po' di saliva o suggerimenti se era il caso o no di usare Topexan per combattere i brufoli?E andiamo su.
Ma io ve lo voglio raccontare ugualmente, suvvia.
Il mio primo, primissimo ragazzo, si chiamava Tommaso.Aveva i capelli neri, occhi scuri e pure i baffi. Pareva Clarke Gable.E pensare che aveva solo 13 anni.Il nostro incontro più infuocato è stato quando ci siamo toccati la mano mentre mi consegnava una musicassetta come regalo di San Valentino. Ci siamo messi insieme perché... “Senti, in classe mia hanno tutti una ragazza...”
“Tho!Anche in classe mia hanno tutte un ragazzo”
“Eh. Allora che ne diresti se io e te, visto che abitiamo vicino...ehm...vuoi diventare la mia ragazza?”
“Certo. Come no”
Ci mancava solo “Dove devo firmare?” e poi pareva in tutto e per tutto un contratto. E' stato bellissimo. Ci siamo visti UNA volta nel suo cortile, DUE volte a scuola e poi è finita. Che amore travolgente. Da brividi. Due cretini fatti e finiti.
Poi c'è stato Ricky (Qui, l'aneddoto) . Con lui è durata un mese. Un mese fatto di mani nelle mani e casti baci sulle guance. Poi mi ha mandato a cagare. Ho sofferto? Molto. Un dolore pari a una pellicina strappata del dito medio.
Dopo di lui (che per tutto il tempo ha sperato che tornassi sola) c'è stato Isaia (che già dal nome dovevo capì. Dovevo capì). Isaia s'è fatto avanti in maniera carina ma assillante, in maniera gentile ma insistente, in poche parole gli ho detto sì presa dallo sfinimento. Come non cedere quando lo trovavo a fissarmi con gli occhi a palla tipo gatto di Shrek? No, ma si può vivere così?
Penso sia stata la storia più breve sulla faccia della terra.
Il primo giorno: “Mi dai un bacetto?”
“Un bacetto? Di già? Enattimo!”
Il secondo giorno “Ehm...oggi che me lo dai un bacetto?”
“Mìììì!No, oggi no, non mi sento pronta”
Il terzo giorno “Oggi sono tre giorni che stiamo insieme..”
“Solo tre giorni???Dio, come passa il tempo quando ci si diverte!”
Il quarto giorno “Simona, oggi sono quattro giorni che stiamo insieme e nemmeno un bacetto m'hai dato...”
“Senti Isaia, via, mi fai cagare, non mi garbi, mi fai pena ed è inutile stare qui a chiedere sti bacetti.Via, ti lascio!”
“Come mi lasci? Sono solo quattro giorni che stiamo insieme!”
“Infatti, troppi. Via, scendi dal motorino.Ciao!” Il motorino non m'è partito subito, sennò davvero ero stata una favola. Mi adoro proprio.
Nell'estate che arrivò presi una cottarella per un certo Gabriele che dopo due settimane di appuntamenti e qualche bacetto mi confidò che aveva un cane, tre gatti, una zia americana e una fidanzata. “Ma se vuoi ti tengo e ci vediamo di nascosto. Tanto la mia fidanzata non lo saprà mai”
Mi propose di fare l'amante. A me. No, dico. Prese due sberle, un vaffanculo e citai amorevolmente sua madre. E avevo solo 16 anni. Quando si dice che il carattere si forma a quell'età, mica scherzo.
E poi ci fu una cotta tremenda, na batosta per Fabiano. Sportivo, con una cascata di riccioli biondi da sembrare un cherubino. Io, romantica, mi facevo dei film che manco a Hollywood. Tipo noi sulla spiaggia al tramonto, robe così. E lui, bastardo, mi faceva sentire l'attrice protagonista, sempre, ma di fatto non si era mai esposto.E non ci fu mai nulla di nulla, a parte un abbraccio (dove io ci vidi i titoli di testa) una sera prima di lasciare il nostro gruppo.Oh, ricordo ancora i violini...
Sì, vabbè poi si è messo con la mia migliore amica. Volevate che a me mancasse un classico? Ennò.
L'amica dopo un mese è tornata con la coda tra le gambe dicendomi “Se vuoi prenditelo te, che sarà anche bellino, ma è scemo come una capra garfagnina”
Secondo voi io vado a prendere uno scarto? Torno da uno che m'ha preso per il culo e s'è messo con un'altra? No, fammi capì. E c'avevo pure pianto quando seppi la notizia, ma ha sempre prevalso quella presunzione di meritare di meglio, quindi “Ma anche no”.
E poi c'è stato Francesco. Ecco lui si può dire che sia stato il mio primo, vero ragazzo. Ma solo perché è durata tre mesi, mi ha regalato un orologio e voleva conoscere la mì mamma.
E' finita di merda, l'orologio faceva cagare e gli risposi “La mì mamma non la vedi manco col cannocchiale” Mi ha lasciato lui, però. Per delle divergenze caratteriali, idee discordanti, per delle incompatibilità di carattere, idee politiche differenti, in poche parole: non gliela davo.
Nisba. Nada de nada. Né a lui né a nessun'altro. Ero così famosa che uno arrivò ad urlarmi davanti al baretto “Ohhhh, ma che ce l'hai d'orooooooo???” In effetti credevo di sì. Era molto preziosa.
Da lì (buongiorno principessa!) mi sono accorta che tutti volevano il Sacro Graal. Tutti sti Indiana Jones in erba, tutti a volè sto tesoro.
E figuriamoci. Te la vuoi? E' la volta buona che manco ti ci faccio avvicinà.
“Ma Simo, potremmo...”
“No. Vaffanculo”
Una mano si insinuava sotto la maglietta “Dài, non ci vede nessuno...”
“Manco te se continui. Seguita e ti faccio due occhi così”
“Ma...”
“No.Ho capito, vaffanculo”
Ero una gatta indomabile e selvatica. Una simpatia proprio.
Fino a che non è arrivato il Santo, sceso sicuramente da un altro pianeta, che con la frusta e lo sgabello mi ha domata. E tho! Lui non mi ha chiesto subito il Sacro Graal, ha solo aspettato che fossi io a porgere la coppa. E porgi la coppa solo quando sei sicura di essere abbastanza matura da saper sopportare il vino e non fare cazzate.E soprattutto quando trovi l'annata che hai sempre sognato,che ti inebria e che ti fa girare la testa.
Che metafore che ti fo oggi.
E realizzo solo adesso che ho quarant'anni e nella mia vita ho dormito solo con un uomo.
Ma pensa te.
Oh, via, anche io ho parlato dei miei ex. Robe importanti nevvero? Mi sento proprio realizzata.
Voi sicuramente avete storie più ganze e se avete voglia, ditemelo: com'è avere un ex? Vivete quelle scene tipo "Abbiamo incontrato la sua ex ed io ero senza trucco!!" 
"Ho rivisto il mio ex e Dio, com'è ingrassato!"
"Ho rivisto la mia ex e ci son cascato di nuovo"
No, davvero, raccontatemi qualcosa. Non mi si può leggere con ragazzetti brufolosi in piena fase ormonale!Donate qualcosa di concreto a  questo post, ecchediamine!






mercoledì 16 gennaio 2013

E' una questione di precisione




Alzi la mano chi di voi, belle donzelle, ha sentito almeno una mezza dozzina di volte “Cara?Dove sono le mie mutande?”
Penso che il primo premio vada a mia madre che se lo sente ripetere da circa quarant'anni. E son quarant'anni che le mutande son sempre lì, nel secondo cassetto del comò.
Ma il vero uomo deve chiedere, sempre. Non ce n'è. Anche se il sogno di ogni donna, ammettetelo, è il cancellare dai dialoghi di coppia questa domanda.
Però, donne, riflettiamo un attimo. Davvero vorreste i vostri uomini tutti precisini, tutti consapevoli di dove si trovino gli indumenti? Io no. Ma parlo per me. A parte che sono la numero uno a organizzare una caccia al tesoro delle sue mutande e dei suoi calzini, però è anche vero che la domanda scatta anche quando le coprigioie  sono al loro posto, perché lui, essendo uomo, fa parte della categoria dell'Homo Orbus. Io invece faccio parte di una categoria in minoranza, quella che 'Oibò, l'omo precisino'. Perché lo ammetto: ho una sottile avversione all'uomo precisetti, con tutto il rispetto per la categoria se ne possedete uno. Parlo di quelli un po' fissati, eh.
Sarà perché io non lo sono, bho. Non sono fissata a dividere i reggiseni (reggiseni? A cosa servono?) dalle mutande. O i calzini a strisce dalle autoreggenti. Nei miei cassetti non regna propriamente il caos, ma gli indumenti convivono felici tutti insieme, ammucchiandosi tra loro. Roba che a volte trovo un gambaletto viola, segno che il collant nero e il calzino rosa hanno avuto un amplesso nottetempo, e questo è il risultato. A me le persone tutte perfettine, che hanno tutto in ordine, fanno un po' paura. E' come se volessero avere tutto sotto controllo, no? Io non riesco a controllare i capelli, figuriamoci i cassetti.
Il Santo non fa eccezione. Lui non è spreciso, non è casinista, ma lascia i calzini in fondo al letto, i residui sudati del calcetto nella vasca e gli abiti sulla poltroncina in camera da letto tutti i giorni. Roba che se non li tolgo io, in una settimana sembrerebbe la svendita di un grande magazzino.
Mi pesa toglierli? No. Li piego e li metto via, va là. Mi darebbe più fastidio, giuro, vederlo piegare con cura i pantaloni, dividerli per colore nell'armadio, fare le pulci alle camicie per vedere se le ho stirate bene, mettere da una parte le t-shirt bianche e dall'altra quelle colorate e impilare con cura maniacale la roba nella borsa del calcetto come se facesse una valigia. Andrea quando prepara la suddetta borsa getta la roba dentro come una moglie isterica che prepara la borsa con l'intento di andarsene di casa, avete presente no? Quelle scene dove lei dice “Basta! Ora me ne vado!” e lì a buttare roba a casaccio. Mia suocera gli ha sempre detto “Ma mettila a modino!”
E lui ha sempre risposto “Mamma, forse non ti è chiaro, ma ci devo sudare con sta roba”
Uno a zero per lui.
Ai miei occhi un uomo troppo precisetto e fissato con l'ordine è attraente come Gigi Marzullo, non so perché. Alcune amiche mi hanno confidato che alcuni ex (ecco perché sono ex) prima di fare all'amore, nell'atto dello spogliarsi, piegavano i panni e li riponevano a modino sul comò.
Cioè. Ve prego. Ma un uomo in quel frangente si deve strappare gli abiti come i ballerini di full monty!Deve far saltare i bottoni alla camicia, lanciare il cavallo dei pantaloni dalla finestra, gettare le mutande sull'abat-jour. E togliersi i calzini.
E poi ci sono le donne precisette. Anche quella una categoria che (ve voglio bene abbestia) mi fa venire un po' l'orticaria. Quelle che non fai in tempo a bere un caffè a casa loro che ti tolgono la tazzina, la sciacquano, l'asciugano e la ripongono nell'armadietto. Cioè, ma ti do fastidio? Vado via? Me l'hai fatto malvolentieri? O quelle che lasciano gli amici o gli ospiti a tavola e si mettono a rassettare la cucina. Che tu ospite, non sai se alzarti e chiedere “Vuoi una mano?” o lasciar perdere. Se chiedi, lei ti dice “No, stai pure comoda, faccio da me” e non capiscono che tu sei lì per la sua compagnia e non per vederla lavare i piatti. Se lasci perdere ti ritrovi a parlare con il gatto, se impugni uno strofinaccio ti ritrovi a rassettare una cucina con tanto di tragitto casa- bidone spazzatura. Che poi io, invito gente per la loro compagnia, e amo non perdermi un loro discorso, stare con loro e vaffanculo le faccende. Si mangia tutti insieme, si ride, si scherza, si transuma dalla cucina al salotto e non ci penso minimamente a rassettare. Infatti anche se gli amici vanno via all'una di notte c'è sempre la tavola apparecchiata e i ciottoli sul gas, perché a tavola non si invecchia mai. A costo di farci le tre a pulire, non me ne frega niente. Ma ti pare che io ti lascio in salotto a fissare i quadri e mi metto a pulire? Ma chi ne ha voglia, intendiamoci. Spesso faccio i piatti anche il giorno dopo perché ho sonno e si va a letto. Scoppia il mondo?No. Muore qualcuno? Nemmeno.
Devo dimostrare qualcosa? Macchè. Tzè, vallo a spiegare a loro, alle amiche dello swiffer.A quelle che pretendono che il marito manco respiri, perché sai, con una fiatata più forte potresti alzare la polvere “E io mica posso stare sempre a pulire, eh!!”
Ricordo un aneddoto di qualche mese fa, primavera se non erro...sì sì, primavera, in cui Andrea era fuori in giardino a smazzarsi con travi, palizzate, martello e vanga per mettere le staccionate per abbellire il nostro giardino. Bene. Bussano alla porta, vado ad aprire e di fronte a me c'è una vicina. La faccio entrare, rispondo alla sua domanda circa un numero di telefono e in quel mentre entra il Santo. Lui si pulisce frettolosamente gli stivali allo zerbino fuori, si dirige in cucina e si versa un bicchiere d'acqua.
Lei (lei!) lo ammonisce “Con me non saresti entrato in casa!”
“Prego?”
“Con me non sarebbe entrato con gli stivali!Ti inzacchera tutto il pavimento!” manca poco muore dallo shock.
Allora bella, parliamoci chiaro. Primo: non lo ammonisco io che sono sua moglie, lo devi fare te?
Secondo: è casa tua?
Terzo: ora ti spiego una cosina. Sto povero Cristo è da stamattina che pianta paletti in giardino, invece di stare spaparanzato sul divano come il tuo compagno che costringi a girare con le pattine leopardate.Ci siamo?Il Santo si è tinto a mano qualcosa come trenta palizzate. Si sta sbattendo perché io ho deciso di fare anche una staccionata per le ortensie, okay? E' da stamattina che si dedica a qualcosa per abbellire la nostra casa, per farmi contenta, nonostante sia domenica, nonostante trasmettessero quel film che gli piace tanto.
A questo punto, cosa dovrebbe fare, scusa? Mettersi uno scopettone in su per il deretano e pulirmi anche la veranda?
Cosa dovrei fare io? Costringerlo a togliersi gli stivali ogni volta che entra in casa?Farlo morire di sete?Lanciargli le tue pattine urlando “Mettileeee!!”? Rompergli le palle perché sta sporcando? Sai a me cosa me ne frega se lascia due impronte sul pavimento? Minchia, lo pulirò!
E ti dirò di più. Vedessi Andrea che ogni volta che entra in casa si toglie le scarpine, le allinea sullo zerbino e in punta di piedi mi entra in cucina, bhè mi chiederei se è lo stesso uomo che fino a mezz'ora prima mi vangava un pezzo di terra in maglietta nonostante i venti gradi.
Cioè, io non voglio un Roberto Bolle che mi gironzola per casa in punta di piedi per non sporcare, hai capito mia bella casalinga disperata?
Madonninasanta.
Io non so se siamo fortunati o se dopo ventun'anni insieme ci siamo plasmati a nostro piacimento, so solo che non ci rompiamo le palle sulle cazzate, perché queste, signori miei, son cazzate. Che ripetute giorno dopo giorno dopo giorno, ti limano, ti sbrindellano le palle come un cane sbrindella l'orlo della tenda. E il dentifricio stappato, e i calzini sporchi in bagno, e in bagno ci stai troppo, e la pasta è un po' scotta, e le mutande bianche non vanno con quelle nere, e non mi aiuti mai, e ci sono DUE briciole in auto, e hai piegato male le magliette, eccheppalle.
No, davvero.
Comunque sia, io la parola precisione non la trovo nemmeno sul vocabolario, fate voi.

p.s. E voi? Precisetti? Vi amo lo stesso, of course! ;-)

mercoledì 7 novembre 2012

Comincio dalla terza età



“Amò...”
E lo guardo, con quegli occhi da innamorata a forma di cuoricino come i cartoni animati giapponesi.
“So già cosa vuoi dirmi...” mi risponde lui ammiccante.
“Domattina, visto che siamo soli...”
“Sì, domattina lo facciamo”
“Sì, mi sembra un secolo dall'ultima volta..”
“Davvero, e guarda Simo, farlo con te..come dire, rende tutto più bello”
“Lo stesso per me, amore”
Ecco, sì, io e il Santo siamo andati insieme a farci l'analisi del sangue.
Come? Vi ho deluso? Pensavate che fosse un post molto sexy e poco city?
Maliziosi.
Che poi è romantico, oh! Vuoi mettere ansimare per i duecento e passa euri del ticket? Vuoi mettere l'eccitazione di quando scopri che davanti a te c'è una nonnina che non si schioda manco a morì?
E' un amplesso pure quello.
Che poi, diciamocelo, siamo un casino alternativi. Abbiamo una mattinata libera e ci spariamo delle analisi, così.
Abbiamo anche scommesso una pizza su chi avesse vinto. Chi ha più asterischi vince. L'ho battuto 4 a 1, non ce n'è, mi tocca pagà la pizza.
Ma niente di serio, roba che ho telefonato al medico e mi ha detto “Non è niente, ma figurati” che è suonato più o meno come “Chiamami solo quando stai per morire che queste son cazzate”.
E il 4 a 1 io l'ho battuto principalmente grazie ai miei amati ormoni, che sono tutti tronfi in prima linea a ricordarmi che son parecchio femmina. E pensare che io mi sento un maschiaccio.
So' na bomba, talmente grossa che Cicciolina e la Minetti hanno da tremà.
Sex bomb Tom Jones l'ha dedicata a me, sapevatelo.
Insomma, tuttoapposto e niente di nuovo, solo che farsi l'analisi col proprio uomo è na roba che io consiglierei. E' una cosa che accomuna, rende più uniti, un'esperienza inebriante da dividere e condividere.
Siamo partiti dopo aver accompagnato insieme Alice a scuola, evento così raro che poi ha quasi nevicato. Il Santo ha dichiarato alla stampa “Non è colpa mia se parto all'alba”. Por'omo, che gli vuoi dì.
E poi ci siamo diretti allo studio prelievi, dove io, appena entrata l'ho messo in modalità attaccapanni “Arreggi questo, prendi la borsa, agguanta i fogli, fai na giravolta, falla nartra volta..”
“Ma dove vai?”
“Al cesso”
Perché io sono come i gatti, dove vado vado, marco il territorio.
Dopo un quarto d'ora d'attesa dove ci siamo sorbiti un concerto di fisarmonica in stereo e la descrizione degli acciacchi di una donnina, è il nostro turno.
Arrivati alla porta veniamo redarguiti “Eh no!Dovete prendere il numerino!”
Che era davanti a noi.
Due pirla is megl che uan.
Prendiamo il numerino, e andiamo di nuovo davanti a quella porta, dove, visto che siamo marito e moglie, entriamo in coppia, tipo carabinieri.
“Ennò”
“Che c'è ancora?”
“Qui è la stanza prelievi, deve prima compilare la richiesta”
Ommadò.
Andiamo nell'altra stanza, sempre in coppia, perché ormai ci muoviamo come fratelli siamesi attaccati per le chiappe.
“E'...suo marito?”
“No, l'amante. Facciamo gli esami per capire se i miei tre gemelli siano suoi”
No, non l'ho detto, ma l'ho pensato.
L'infermiera compila dei fogli e  li fa compilare pure a me.
Ci vuole un'infinità: e l'indirizzo, e la privacy, e il reddito, e l'impegnativa, e i risultati...
poi me li consegna e mi invita ad andare di là, dove ero prima. Lascio il Santo a fare il tema e mi avvio. Qui mi riapre la porta l'infermiere di prima che mi fa accomodare.Mi fa sedere su una sedia e poggiare il braccio su un lettino ricoperto di carta igienica per rinoceronti.
“Controllino?”
“Eh sì”
“Stia tranquilla, non fa male. Non fa male”
Chi è, il fratello di Rocky? Cioè, ma crede davvero che io abbia paura di un prelievo?
“Lo so”
Lui mi mette il laccio emostatico e inizia a sudare.
Lui.
Fammi capì. A breve mi bucherai un braccio, mi preleverai un tot di sangue, sono qui per un controllo, sono digiuna da quasi due ore con una fame che ti mangerei le provette e sudi te?
Perché cazzo sudi?
Sei agitato? Cambia lavoro perdio!Vai a fare il piastrellista!
Non sei sicuro di farcela?
Hai paura che la siringa abbia un rinculo e che il mio sangue ti schizzi in faccia? Che guarda, lasciatelo dire, il mio sangue ha anche un bel colorino.
Che poi, io ci vado tranquilla e non mi fa effetto, ma se ci va uno un po' agitato e lo vede sudare così, questo scappa a gambe levate.
Fatto sta che lui suda e preleva, preleva e suda. A me mi piglia caldo solo a vederlo sudare e comincio ad allentarmi il foulard e sbuffare e se entra ora il Santo all'improvviso e vede lui sudato, me tutta rossa e ansimante semi accasciata sul lettino comincerebbe a chiamarmi MonicaLewinsky.
Dopo aver riempito quattro provette, comincia a shakerarle come un barman.
Ma cosa diavolo fa?
“E no...ne devo fare un 'altra” mette una provetta in controluce “Questa non è venuta bene...”
Ma che è na foto, che non è venuta bene? Che ci deve fare, un poster?
Ommaigod. Me ne riempie un'altra e alla fine mi congeda. Si incarta pure a distribuirmi le varie ricette e vado via convinta di averci lasciato non solo del sangue e i soldi, ma pure le chiavi, la carta d'identità e mazzi di neuroni specchio.
Mentre esco, sulla porta incrocio il Santo e ,manca poco, dallo scontro ci baciamo. Sarebbe stato bellissimo. Avrei fatto finta di non conoscerlo, l'avrei steso e me ne sarei uscita tutta tronfia. Vi immaginate le vecchiette? Fantastico. Invece ci diamo il cambio come la mattina facciamo in bagno e mentre lui si fa prelevare un po' di sangue io dono un rene alla riscossione ticket.Infatti davanti all'addetto esordisco con “Mi hanno già dissanguato, non so quanto mi rimane”
Dopo dieci minuti raggiungo il Santo per riconsegnare la ricevuta di pagamento (ma quanti cazzo di fogli ci vogliono?) e lui mi dice:
“Ma anche con te il tizio sudava?”
“Tho!Anche con me!”
“E poi mi ha riempito una provetta in più, una non andava bene”
“Anche a me!”
“Amò”
“Eh”
“La prossima volta la gita la organizzo io”
Sì, okay, la organizza lui, ma volete mettere fare colazione un quarto d'ora più tardi, noi due soli al tavolino di un bar, accarezzati da un tiepido sole autunnale, con brioches calde e cappuccino col cioccolato?Eh?
Volete mettere?
E ci vedo già,negli anni a venire, sciancati e gobbi, andare a fare l'analisi mano nella mano come due bimbetti e dire con voce tremolante e dentiera sulla rampa di lancio "Ma ti ricordi quando venivamo qui e c'era quello che sudava come un fagocero arrapato?"
"Cosa hai detto? Sei arrapato? Ma pensi sempre a quella!" e giù bastonata tra capo e collo. Sì sì, sarà così. 
Comunque,tanto per portarci avanti,  a Natale ci regaliamo il deambulatore leopardato e la tessera soci bocciofila.




lunedì 28 maggio 2012

E tu ce l'hai un' Isabella?


“Non ci credo!”
“Maddaiiiiii!!!”
Bacio. Bacio.
“Ma guarda teeee!!Quanti anni sono passati?”
“Tanti!”
“Te lo dico io. Venti!”
E sì, son passati vent'anni e chi ti rivedo? Isabella. No, ma è uguale. Oddio, quasi uguale. Ora è magrissima, capello corto sbarazzino, due buchi per ogni orecchio, e meno tette di me (evviva!) Per dirvi su cosa mi soffermo... ma Dio come sono contenta di rivederla!Dai, pare ieri che sgambettavamo in palestra.
“Ma che fai te ora?”
“Oh, lavoro per la ditta del mio babbo.Prima mi ha fatto laureare, poi m'ha voluto con se. Lo sai no, com'era il mio babbo. Ma dimmi, te che fai ora?”
“Cosa facevo vent'anni fa? La commessa. Anche adesso, praticamente non ho mai smesso. Fedele alla professione, ah ah ah!!”
Che cazzo c'ho da ride non lo so manco io.
“Brava!Spostiamoci un po' che qui c'è casino”
In effetti siamo in una piazza gremita di gente, c'è uno col microfono che fa fischiare le casse, bambini di ogni età in ogni dove e nonne sull'orlo di una crisi di nervi.
“Insomma” prosegue lei “se ci siamo riconosciute vuol dire che non siamo cambiate molto, no?”
“Eh già, raccontiamocelo, và”
Ora arriva. No, perché poi i discorsi finiscono e ci si arriva. E lei non lo sa, potrebbe schiattare qui su questa piazza, pora Isabella.
“Oddio, guarda, io non ho più rivisto nessuno. Te?”
“No, io qualcuno. Ma come stai bene mora!”
“Hai visto? Volevo cambiare”
Arriva. Arriva.
“Ma dimmi un po'...come mai sei qui? Hai figli dunque”
Fuochino.
“Sì, una. Fa la prima media”
“La prima media?? Mammamia, hai iniziato presto eh? Io mi son lasciata dopo undici anni di fidanzamento. Ma sto bene. Ora sto bene”
Ecco ecco, ci siamo.
“Ottimo. Ti vedo che stai bene, guardati lì”
“Sei sola?”
Eccoallà. “Sì, ma sta per arrivare mio marito.Indovina chi è”
“Bho!E che ne so! Ti vedo dopo vent'anni!”
“Andrea. Quell'Andrea
Lei fa quell'espressione ganza di strabuzzare gli occhi e spingere le spalle in avanti.
“Non ci credo!”
“Credici”
“Madonnaaaa!!Bravi!Di questi tempi con tutte le...coppie...bla bla bla...lasciati....bla bla bla...matrimonio...bla bla bla...diventare mamma...bla bla bla....”
Io mica la ascolto. C'ho un flash back che mi catapulta in una luminosissima palestra. E la vedo. Anzi li vedo. Prima lei, che lamentosa come una mocciosa di tre anni, zoppica verso la panchina.
Fa le smorfie mentre i riccioli biondi, sfuggiti dalle mollette, le incorniciano il viso (argh!) grazioso.
Poi vedo lui. Quello che diventerà il Santo. “Problemi?” le domanda posando un pallone nella cesta.
“Credo di essermi stirata...”
Certo, come no.
“Addirittura” Lui si avvicina alla panchina, dove lei si è distesa languidamente, manco aspettasse il Botticelli per un ritratto.
“Fammi vedere. Dov'è che ti fa male?”
“Qui...uh!!” lei sospira e si lamenta come se stesse girando un film porno.
Questo è troppo. Okay, io e il coach non stiamo insieme, ma siamo nella fase del “Fatti i cazzi tuoi”, forse ci piacciamo, forse no, è da vedere e verificare, però diciamo che l'ho prenotato, okay?
Cioè, se una cosa la prenoto, vuol dire che mi piace e che prima o poi me la prendo. Vatti a cercare altra mercanzia, santoiddio!
“Mi ci vorrebbe un massaggio credo...no?”
“Vediamo. Tira su la tuta”
Non li posso vedere. Lei sdraiata sulla panchina col respiro sincopato mentre lui, con mezzo busto sopra di lei, le massaggia un polpaccio regalandole un sorriso rassicurante. E' sempre stato un signore. E più lui la tocca, più lei si lamenta. Ma mica di dolore.
“Qui...qui...uhh!...ahhh!..”
Ora vado lì e le do una testata. I suoi riccioli biondi glieli tatuo in fronte, poi vedi come è sempre pettinata.
“Non è uno strappo” lui si muove sicuro sul suo polpaccio, le mani e i muscoli delle braccia che si tendono ad ogni movimento “No, non è uno strappo...”
Infatti. Uno strappo se vuole glielo faccio vedere io. Le strapperei le unghie con le pinzette una ad una. E lì non ti possono mica massaggiare.
“...sarai affaticata.”
Mentre lui massaggia, lei, come me, segue i suoi muscoli e i suoi movimenti e poi, audace, poggia la sua mano sul suo avambraccio sussurrando “Più piano...ahh!...mi fai male...”
Questo è troppo.
“Ehy mister!Qua ci ghiacciamo!Possiamo dire BASTA al riscaldamento?”
“No. Tre serie di trenta addominali”
“Ma non HAI finito?”
“No, che non ho finito” lui mi guarda e scorgo un lampo malizioso nei suoi occhi.
Ricordo di averne fatte 120 di addominali, con una verve allucinante. Sembravo dopata. Come sembravo dopata tutte le volte che lei si strappava. Quando una contrattura a una spalla, quando alla coscia, quando alla caviglia, e quel bisogno impellente del massaggino. Praticamente era una chiavica.O faceva finta di esserlo. No, magari lo era, perché era sempre in panchina, mentre io (ammazzarsi di addominali sarà servito a qualcosa, no?) ero titolare. E dove stava lei in panchina? Accanto a lui, te pareva? Aveva un debole, inutile negarlo, ma io non ero gelosa a quel tempo. Oh no. L'avrei impiccata con la rete da pallavolo, ma così, per scherzo.
“....bla bla bla...invece mia sorella tre gemelli...bla bla bla...”
Che cazzo sta dicendo?
“....bla bla bla....ma il marito l'aiuta...bla bla bla...ma Andrea non c'è?”
Alt. Ha detto Andrea?
Di colpo c'è di nuovo lei, davanti a me. Dio, com'è cambiata! Però è sempre bellina. E ha sempre quell'aria da finta tonta, che però adesso le dona. Davvero.
“Andrea? Sì, dovrebbe essere qui tra una mezz'oretta. Tempo di uscire dal lavoro.”
“Mi farebbe piacere rivederlo!”
Ettecredo.
“Se ci perdiamo di vista, cercami così lo saluto!”
“Certo. Come no. Te lo mando, guarda!” Anzi, gli un TomTom così ti trova meglio.
“Allora dai, vado che ho lasciato il gruppo di amici, ma guarda, sono lì” Bacio bacio.
“Isa, mi ha fatto troppo piacere rivederti!Davvero.”
Ecco. Vent'anni fa ho rischiato di affogarla sotto la doccia, oggi no. Le avrei voluto chiedere se è campata meglio con tutti quei massaggi, ma poi mica avrebbe capito. Perché la gelosia era di allora, perché anche lei aveva vent'anni e gli ormoni le schizzavano fuori dai pori, perché ora sarebbe veramente sciocco (ma come parlo?) essere gelosa di una cosa del genere, non è nemmeno una ex.Vojo dì, cerchiamo di non essere ridicole.La gelosia ossessiva, fatta di scenate e rinfacciamenti del passato, è una cosa che non mi appartiene.
Però quando il Santo è arrivato, vestito di scuro, con gli occhiali alla Man in black, col suo incedere sicuro e quell'altezza che fa mezza bellezza, ho cercato lei con gli occhi e ho pensato “Se lo vede, oggigiorno sviene e pretende la respirazione bocca a bocca". Ed è ovvio che solo io lo vedo così, altrimenti non l'avrei sposato. Agli occhi degli altri magari non è tutto sto splendore.Ma alla fine:chi se ne fotte degli altri. Tuttavia  lei potrebbe avere i  miei stessi gusti, come vent'anni fa. E quindi ero tentata di scarruffare il Santo, obbligarlo a indossare delle pantofole, una maglietta sdrucita e fargli bere una betoniera di birra per far sì che gli venisse pure la pancia. Un Homer de noattri, praticamente.Cosa non si fa con la fantasia.
“Ciao amò!Tu sapessi chi c'è!”
“Chi c'è?”
“Isabella!”
“Isabella?” Lo amo quando non si ricorda una beata fava. Soprattutto in questo caso.
“Isabella XXXXX!”
“Dai!”
“Tho!”
“Sta bene?” mi chiede sorridendo e baciandomi sul collo. E sento che ci ride, sul mio collo.
“Vedi questo ombrello?Vuoi che ti dica per filo e per segno dove te lo ficco?”
“Ovvia, ho chiesto se sta bene.”
“Sta bene, sta bene. E non vede l'ora di vederti”
“Immagino” Il Santo alza un po' la testa e si guarda in giro. “L'ho vista!”
“Dove?”
“Laggiù in fondo!...Però!”
“Sempre bellina, vero?”
“Più che bellina. E' meglio ora di vent'anni fa”
“Ora non esagerà!” cos'è sto calore? Mi stanno fumando le orecchie? Accipicchia, dev'essere l'influenza. E' tremenda quest'anno!
“No, davvero. Ma pensa te...bei fianchi...”
“Andrea?” quando lo chiamo col nome di battesimo, farebbe bene a cercarsi un avvocato.
“Sì?”
“Lo sapevo che dovevo prenderla a craniate vent'anni fa. Lo sapevo. E poi dici sempre che sei orbo, e ora la vedi laggiù. Ma dove laggiù?”
“Là, vicino alle scale. Guarda, quarant'anni li porta proprio bene. E che gambe!”
Avvocato divorzista, per la precisione.
Guardo laggiù, vicino alle scale dove dice lui. E vedo una signora, probabilmente una nonna, dai fianchi larghi, con una gonna che le sfiora il ginocchio. E vedo anche le gambe, fasciate da un paio di gambaletti color cammello morto. Sexy abbestia.
“Scemo. Allora non l'hai vista”
“No, e ti pare che la riconoscerei? Andiamo, và!”
Se ero un pesce ero morta da mo'. Perché come abbocco io, non abbocca nessuno.
E voi, ce l'avete un' Isabella da prendere eventualmente a testate?




giovedì 26 aprile 2012

Metti un 25 Aprile





Metti un numero, 25 tho!
Metti un mese, Aprile, via!

Metti che Aprile finalmente abbia preso coscienza di che mese sia, visto che prima del 25 pareva Novembre.
Metti una micro-famiglia, di quelle che approfittano anche del più pallido sole e un giorno di festa per spararsi una gitarella.E stare insieme. No, vabbè anche gli altri giorni stanno insieme, ma quando è festa si sta insieme più a lungo e non ci sono orari.
Metti che al Santo (sempre lui con ste genialate) venga in mente un posto, un posto tipo Suvereto. Se volete ve lo presto come guida turistica. Così.


Un posticino incantevole, da girare in un'oretta, e strapieno di gatti. Quando dico strapieno intendo che abbiamo visto più gatti che persone. Poi metti che troviamo un posticino caruccio, proprio in cima alla rocca, dove poter gustare il nostro panino al salame.
E metti che qua ti rendi conto che il tuo uomo, sarà sempre un uomo a metà, un uomo diviso tra te e un'altra donna. Che se lo coccola, se lo abbraccia e che, per ora, lo reputa l'uomo più importante della sua vita.
Che non solo vieni fatta fuori dal letto la domenica mattina a suon di culate per far sì che lei si prenda le coccole più calde, ma vieni allietata da frasi come "Baciami con lo stesso amore con il quale baci babbo"
E poi metti che lei, l'altra donna, quella che sta crescendo, assaporando, provando le varie fasi della vita, si impossessi della macchina fotografica e ti scatti foto che a vederle, mettono i brividi. Almeno  a me.



Poi metti che la giornata è ancora lunga e bellissima per finire e che la voglia di esplorare non sia esaurita. E capiti a Campiglia marittima mentre Bryan Ferry riempie la macchina. 


 E quando il vento ti accarezza i capelli e in lontananza scorgi il mare, non puoi fare a meno di avvicinarti a quel manto ceruleo.E' più forte di te. E allora scendi al mare, in una giornata che nemmeno il più bravo pittore poteva dipingere e te lo godi tutto.





 



E poi metti che ti viene voglia di sentire com'è l'acqua.

 Ma così voglia che il freddo nemmeno lo senti, che ai tuoi occhi le dita non sono rosse come sembrano, che abbracciarci dicendoci "Ma quanto siamo sceme" ti unisce più di mille promesse.

E poi metti che ti viene voglia di correre, di far vedere 'ai grandi' come sei brava nel salto in lungo.Brava come a scuola.La tecnica è da rivedere, ma la voglia è tanta. E allora si corre. E si salta, approfittando di uno sfondo che il cortile della scuola se lo sogna.

E poi, al tramonto,si rimettono le scarpe, si cerca di portarsi a casa un ricordo di questa bella giornata. E la borsa si riempie di sassi e conchiglie, mentre i capelli si impregnano di sole, mare e salsedine.

 E poi si torna a casa. Aspettando, tra tutte le altre cose, un altro 25.

mercoledì 12 ottobre 2011

PERCHE' TI SEI INNAMORATA DI LUI?





(immagine presa dal web)


“E' che mi ha lasciato”

“Un'altra volta”

“Uh uh. Un'altra volta”

Il brutto è che di G. è pieno il mondo. E quando succedono ste cose e vedo come ci si sente, mi rendo conto che ho un gran culo più di Cenerentola (tanto per citare un film a caso:Pretty woman).

Non solo il culo perché il Santo non è ancora fuggito in calzamaglia azzurra alla ricerca di una principessa meno rincoglionita (ed è questione di tempo, eh?fai che se ne accorga poi vedi) ma il culo che i tipi a rischio non mi sono mai piaciuti. Quali sono i tipi a rischio?

Allora, nel caso di G. il tipo era 'Il ganzo', quello sempre vestito bene, quello in, quello dell'aperitivo nel locale giusto, quello che sì, si da' le arie, ma vuoi mettere essere la sua donna?Ma era anche quello che dopo che ti sei presentata ti si rivolge con “Scusa??” Flat flat e schiocca le dita.

Schiocca le dita.Roba che manco a un cameriere.

Prima di lui c'era stato il tipo “Marò, quanto so' bello. So' così bello che se mi guardo allo specchio svengo dalla commozione”. Quello che si specchia nelle vetrine e che colleziona donne come un bambino di 7 anni colleziona i Gormiti. Bello era bello. Narciso era Narciso. Era arrivato a 'ordinare' a G. cosa mettersi per uscire con lui. Non ci si può credere. Il Naomo denoattri.

Ed è stata mollata da entrambi. E lei ha sofferto a bestia, ovvio. Perché quando sei innamorata mica le vedi ste cose. Senza considerare che poi, in genere, i pregi che ti fanno innamorare diventano i difetti per i quali tu li lasci, o per i quali vieni lasciata.

Esempio:

Clotilde (nome di fantasia. Carino, vero?) si vantava di come fosse grande la sua passione e il suo amore per Mario. Lui, che a un passo da metter su casa con un'altra donna, avesse lasciato quest'ultima dopo aver conosciuto lei. Quindi uno che ama con passione, che supera tutti gli ostacoli, che non guarda in faccia a nessuno e sa riconoscere l'amore vero!E quindi vai di corteggiamento e di piede in due staffe per i primi tempi e poi, olè, decisione di mollare la fidanzata storica per Clotilde. Oh che gioia! “Lui che doveva sposarsi, lascia lei per me!Te ne rendi conto?!Hai capito quanto mi ama?”

Sono stata felice per lei, certo, ma mi son sempre chiesta “Un uomo che non si fa scrupoli di questo genere, che ti corteggia quando il giorno prima era a scegliere la tazza del bagno da mettere in casa nuova con l'altra, un dubbio non te lo fa venire?” A lei non è venuto. A me sì. Infatti Clotilde si è sorpresa quando lui, dopo qualche anno di matrimonio, ha fatto lo stesso con lei, piantandola in asso. Sì, mentre sceglievano i mobili per la cameretta del bambino, lui aveva iniziato un'altra relazione. Mica però è sempre così. Ci sono storie che vanno a finire bene. E menomale. Sono esempi.

Prendiamo Ermenegilda “Ho conosciuto Ludovico al Bar, dove stava sempre con gli amici. Io andavo lì a prendere il gelato...sai com'è. Sono quasi ingrassata dieci kg a furia di mangiare i gelati per vederlo. Andare al Bar era l'unico modo, tanto lui era fisso lì.M'è piaciuto subito, troppo ganzo!Sai, il classico ragazzo-pagliaccio, no? Guarda, come racconta le barzellette lui, non ce n'è. S'è fatto un gruppo d'ascolto che non ti dico!Non so che lavoro faccia, macchissenefrega, tanto lo vedo lì.”

Bene, sono passati 13 anni e ci sono due figli, ma Ludovico, ogni sera, va al Bar da tredici anni a questa parte. Lascia la moglie e i bambini e va a fare lo spaccone e bersi due cose al Bar del paese. E non ci sono cazzi che tengano “Che mi vuoi levare anche quest'ora d'aria?” E che gliela vuoi levare?Deve raccontà le barzellette, lui. Oh! Ed Ermenegilda gonfia gonfia e tra poco scoppia. E si incazza, perché lei dopo cena è sempre sola, deve mettere a letto il più piccolo, far finire i compiti al più grande e guardarsi il secondo tempo dei film da sola sul divano. E dispiace. Dispiace a bestia.

Ci vorrebbe una sorta di sfera di cristallo da interrogare tipo “Senti un po' pallina mia, lui adesso è così, ma come sarà tra dieci anni?” Sarebbe più facile.

Io parlo bene, certo, è facile, sono fortunata. In un periodo nel quale le mie amiche sapevano cosa volevano e si buttavano a corpo morto...

*“Ah l'amore!La passione!Fuggire con lui in moto per poi dormire sulla spiaggia!Sìììì!!!”

“E' fidanzato con un'altra”

“Uffa, mi rovini sempre tutto”


*“Guarda quanto è bello, Simo!”

“Mi pare che ieri ti abbia dato un ceffone”

“Ma sì, ma poi abbiamo fatto pace. E che pace. E' un po' manesco, ma non è bellissimo?”

...io ero spaventata a bestia, e anche parecchio pretenziosa. Io solo con la bellezza, mi ci pulisco al cesso, per dire.

Ripeto, io sono stata molto fortunata, sennò non starei nemmeno a scrivere sto post, me ne rendo conto. Ad aiutarmi, vent'anni fa, c'è stata una sottile consapevolezza di fare la cosa giusta. Sottile, eh? Perché per come ero fatta io, il Santo incarnava la perfezione (ed è ovvio che non è così, sennò questo mi si monta la testa). Credo che tutto stia nel fatto che alle donne piace un po' soffrì. Se non soffri sai che palle. Tutto liscio, tutto a posto...ennò!Vuoi mettere l'adrenalina che ti circola in corpo quando hai a che fare col bello e dannato? Col bellissimo ma manesco? Con il ganzo ma traditore? Con quello che non ti porta rispetto ma è bravo a letto? (e t'ho fatto pure la rima) Uè, roba forte!

Io al solo pensiero mi sento male. Come tutte, da giovane, (ah ah ah!), sono stata attratta da questi tipi, ma l'ho anche scansati come la peste. Sono stata intelligente? Superficiale? No, credo sia stata soprattutto l' esperienza a insegnarmi questo perché, soprattutto negli anni '80, non è che la vita mi abbia regalato tutto questo granché. E impari a volerti bene, a maturare prima, a non accontentarti delle briciole, a riconoscere l'amore quando prepotentemente ti batte in faccia, a essere abbastanza scaltra per non lasciarti 'incantare' da chissà chi. Parlo per me ovviamente.

E perché invece mi sono innamorata di lui?

Tre punti:

-Perché è tutto quello che volevo, difetti compresi.

-Perché al suo centro non c'è né lui, né io, c'è il noi.Da sempre.

-Perché è Andrea. Punto.

E Santo. Cosa voglio di più dalla vita? Un Lucano? Ma anche no.

Beviamocelo insieme mentre mi dite Perché ti sei innamorata di lui?

Sì, anche di quello sbagliato vale. So' esperienzeeeeeeeeeee!!! :-D



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