venerdì 28 giugno 2024

INSIDE OUT A 50 ANNI

 




INSIDE OUT 50

(le tue emozioni a 50 anni)


Alla mia età, nella mia sala di comando, non ho Gioia, bensì MAINAGIOIA. È una tipa miope con i capelli a sminchio, tendenzialmente sognatrice. Si agita tutta quando ad esempio un aitante giovanotto la punta a una festa all'aperto.
Sala di comando: "Attenzione gnocco ore tre! Gnocco ore 3! La sta puntando! Le ha detto 'Scusami...' tenta un approccio! Sfoderare sorriso sornione! Toccarsi i capelli!"
Simona: "Ohmmariavergine che muscoli! Che pezzo de fregno. Questo se te pija te fa fa' il giro della morte alle ovaie, ma... ma... Ah. Non diceva a me. Puntava nartra."

Alla mia età non ho Tristezza, bensì PESSIMISMO. È una signorotta procace, indossa un grembiule bianco e un vestitino che una volta era a fiori. Si desta quando all'orizzonte spuntano delle nuvole.
Sala di comando: "Simona scruta il cielo. Ci risiamo! Attivare blocco di lamentele, veloci!"
Simona: "Ecco, ci risiamo. Faccio i bianchi e piove sabbia del deserto. Devo cambiare i letti e minaccia pioggia per tre giorni. Ho bisogno dei jeans e con questa umidità non asciugheranno mai. Faccio il cambio degli armadi e scenderemo a 15 gradi. Posso io avere questi grandissimi problemi?

Alla mia età non ho Rabbia, ma FASTIDIO. È una tipa in menopausa, con la pancetta, le ciabatte col plantarino e la vescica debole.
Sala di comando. "Neniiii! Neniii!!! Neniii!!! Svegliaaaa! Sono le tre, emergenza pipì!"
Simona: "E anche oggi si dorme domani. Mi ero appena appisolata 5 minuti fa. Cercherò di andare in bagno a piedi scalzi... "SBAM!
Sala di comando: "Ha sbattuto il mignolo nello spigolo!"
ISTINTO OMICIDA "Toc! Toc! Buonaseeeera, mi avete chiamato? Eccomi!"

Alla mia età non ho Disgusto, anche perché se mi ci metto magno pure te, ma INTOLLERANZA (alimentare)
Sala di comando: "Simona sta puntando i peperoni. Che facciamo, la avverto?"
Simona: "Mmh... boni i peperoni. Però l'ultima volta li ho digeriti dopo tre anni. Vabbè potrei berci una bella birretta fresca. Però ultimamente sono dovuta correre in bagno. Okay, vada per l'acqua gassata. Eh, se non mi facesse fare le puzzette. I broccoli? Pancia come un otre. Carotine crude? Mi si infiammano le gengive. Pizza? Prendo tre kg solo a guardarla. Bei tempi quando mangiavo come un camionista e dopo mezz'ora potevo ricominciare da capo."
"Toc!Toc! È il mio momento?"
"Ciao NOSTALGIA, mettiti comoda vieni, metti lì il deambulatore che stasera c'è da ridere."
"Il golfino sulle spalle lo ha già messo?"
"No, mandiamo il segnale."
Simona: "Cos'è questo venticello caldo africano? Se non mi metto il golfino domani avrò di sicuro la pleurite."
Sala di comando "Attenzione ha 1 cm di pelle scoperta sulla pancia. Attivare allarme!"
Simona: "Ecco qua, mi abbottono anche che non si sa mai."
Sala di comando "L'ho vista, si è mangiata la caponata! Ma allora è scema. MAINAGIOIA, manda l'imput!"
Simona: "Sarà bene che prenda un antiacido, già che ci sono pure un voltaren per il mal di schiena, un moment per l'emicrania, e gli integratori per le vampate."

Alla mia età non ho più Imbarazzo, bensì DISINVOLTURA. Indossa il tacco 12, il push up ed eccede col rossetto.
Sala di comando "Ragazzi pronti che siamo nel pieno della festa, hanno messo la musica. Simona ora parte. NOSTALGIA mi raccomando, ricordale che non ha più vent'anni... oh NOSTALGIA, svegliati!"
Simona: "Evvai con gli anni '80! Coronaaaa! This is The Rhythm of the Night, The Night, OH YEAH!"
Sala di comando: "Ma che sta a fa? Si muove che pare una tarantolata. RITEGNO! Dov'è RITEGNO quando serve?"
"Non c'è mai stato! Non è in dotazione!"
"Oh cavolo! Chiama l'assistenza, fatti mandare PUDORE!"
"Sto chiamando! È occupato!"
"Prova con discrezione!"
"Mi dicono che è dal Santo insieme a GALANTERIA e GARBO!"
"Qua finisce male, raga, io ve lo dico."
"Che Giove mi punisca, ma quando cevò cevò. Chiamate il capo, colei che ci governa tutti. Deciderà lei cosa fare."
Driiinn!!!
"Salve, sono ANSIA, come posso aiutarvi?"

Simona Fruzzetti ©

#Insideouta50anni



lunedì 29 aprile 2024

LA FESTA (Racconto vincitore Premio Ponte di Parole)

 




LA FESTA

 Un paio di scarpe logore; dalla mia postazione è questa la prima cosa che vedo. Poi arriva tutto il resto: dei pantaloni scuri, una camicia a quadri rossi e blu. Infine delle dita che stringono una borsa della spesa. Mi alzo in piedi e sorrido a labbra serrate in un muto buongiorno. L’uomo, però, non bada a me e si china ad accarezzare la foto. Gesti lenti e circolari, quasi la volesse lucidare.

Sul marmo usurato dal tempo, delle lettere bronzate compongono un cognome moderno e un nome antico. Mi soffermo sull’anno di nascita: è il mio. Poi scorro su quello di morte e vengo scossa da un brivido; aveva appena vent’anni. Oggi ne avrebbe compiuti quaranta. Distolgo gli occhi sentendomi un avvoltoio, mentre un disagio strisciante si insinua in me come il vento tra le fronde di questi cipressi.

Prendo l’acqua e finisco di rabboccare il vaso mentre l’uomo estrae dalla borsa un pacchetto. Un adesivo dorato luccica al sole come una medaglia.

 Non so se il suo sia un rituale. Non vengo mai qui, sto solo adempiendo a un ordine impartito da mia madre. Prendo tempo ridisponendo i fiori come se fossi un fioraio davanti a un cliente esigente; in realtà vanno bene così come sono. O almeno credo. Però quando vedo la torta, non posso fare a meno di bloccarmi. Una gerbera mi cade ai piedi e non mi preoccupo di raccoglierla.

«Ne vuole una fetta?» mi domanda.

La situazione è talmente surreale che faccio fatica a rimanere seria.

«Non vorrei fare la sfacciata e approfittare» dico, cercando di stemperare l’imbarazzo.

«A Maddalena fa piacere.»

Parla di lei al presente, come se fosse qui con noi.

«In questo caso allora sì, volentieri.»

«Prima però la candelina.» Rovista nella borsa e ne estrae una che accende con un fiammifero. La piazza al centro della torta e sorride alla foto incorniciata. Il volto raggiante della ragazza sembra apprezzare questo gesto. Sprizza allegria; una ciocca di capelli le oscura parzialmente il volto, ma non la felicità di quell’istante. Sullo sfondo si intravede l’azzurro del mare. L’immagine è talmente nitida che quasi riesco a percepire l’odore di salmastro. È il ritratto di un momento spensierato, in cui pensi che niente e nessuno potrà spegnere il tuo sorriso.

Come nessuno, oggi, spegnerà questa candelina.

«Quarant’anni sono un bel traguardo» fa lui, sedendosi sulla lapide e proteggendo la fiammella con le mani.

«Già» replico, facendo un passo avanti.

La candelina cola cera sulla torta, ma non se ne cura. Sappiamo che appena toglierà le mani, la fiamma si spegnerà.

«Soffia forte, Maddalena» le dice, rivolgendo lo sguardo alla foto.

Trattengo il respiro mentre le sue dita sfilano in alto. La fiammella tremula e infine si spegne, vittima di questa brezza primaverile. L’uomo fa un piccolo applauso al quale mi unisco con un sorriso tirato. Lui tira a sé il vassoio e affonda la lama di un coltello nella torta. Della crema al cacao straborda fuori.

«Spero che il cioccolato le piaccia» mi dice allungandomi un piattino corredato da una forchetta da dolce. L’aspetto è molto invitante, ma ho lo stomaco chiuso.

«Certo.»

«Me la faccio confezionare ogni anno. La signora Fiorenza, quella della pasticceria, mi aggiunge sempre delle meringhe. A lei piacciono le meringhe?»

«Sì» rispondo, ma in realtà non lo so. Al momento non so più niente.

«Non avevo dubbi, sembrano delle nuvole di zucchero. E lo zucchero piace a tutti.»

L’uomo gusta la sua porzione lentamente e mi trovo costretta a imitarlo per non offenderlo. Si sposta impercettibilmente; un chiaro invito che decido di assecondare. Mi siedo mentre mi dice allegro: «Benvenuta alla festa!»

Alzo il piattino. Un brindisi anomalo in un luogo che di festoso non ha niente. Un gesto profano che stride con tutto ciò che abbiamo intorno.

«Non sta mangiando» mi fa notare dopo un po’, con un velato disappunto.

«Non ci siamo nemmeno presentati» ribatto, come se fosse solo questa la causa della mia inappetenza.

«Non si è mai imbucata alle feste?»

Rido mio malgrado. «La verità? No.»

Anche sulle sue labbra spunta l’ombra di un sorriso. «C’è sempre una prima volta.»

«Come fa?» gli chiedo, non senza fatica.

«Come faccio, cosa?»

Ammicco ai piattini, alla torta saccheggiata, alla candelina che ora giace sbilenca nella crema. «A... festeggiare.»

L’uomo mi guarda quasi con compassione. «Una data è tutto ciò che mi resta. Mi è stato portato via tutto: il cuore, la speranza, una figlia. Mi sono rimasti solo numeri, quelli impressi su questa tomba. E i ricordi. Quelli sì, sono vividi nonostante la mia età. Lei invece come fa?»

«Come faccio, cosa?» rimpallo a disagio.

«A fare finta che le interessi chi è sepolto lì sotto. Bei fiori, certo, ma il suo cuore e i suoi pensieri erano altrove.»

«Ho fatto felice mia madre» ammetto con spiazzante sincerità. «Mi scusi, probabilmente sono un’ipocrita.»

D’un tratto tutta la verità mi piomba addosso come una valanga di sassi. È così che mi sento: schiacciata dai doveri, dalla società, dalla finzione. Un senso di colpa violento mi fa vacillare e lui sembra accorgersene.

«Si sieda, la festa non è ancora finita. Ci faccia compagnia.»

Guardo lo sconosciuto accanto a me; ha gli stessi occhi della figlia che ora sembrano fissarmi attraverso un vetro ovale.

«Volentieri e… ho portato un regalo» prorompo, mentre il nodo finalmente si scioglie nello stomaco. Raccolgo la gerbera che mi era caduta e la indirizzo con naturalezza verso la foto. «Spero ti piaccia.»

L’uomo sorride a entrambe. «Visto, Maddalena? Il tuo fiore preferito.» Poi mi allunga di nuovo un piattino. «Un’altra fetta di torta?»

 

giovedì 8 febbraio 2024

Dear John





 Dear John,

look, te non mi conosci, but a scriverti questa letter sicuramente faccio meno danni of yesterday a Saint Remo.
First reaction: shock!
Mi scuso a nome di tutti gli italian for la figura de shit davanti all'Ariston con Lovesdeus e LittleFlower vestiti da Pulcino Pio.
Oltre al cap a forma di becco, hai lanciato the madonne, ti ho visto.
Ti avranno detto: "Travoltino, calm che for you abbiamo the perfect choreography!" and you hai pensato: "I arrive in Italy and dimostrerò a all il mio talent!"
Ma de che.
Che hai fatto Johnnino mio.
Da Travolta a Stravolto.
You hai ballato la Coccodance, la QuaQuaMelody, the tarantella dei pennuti, the balletto dei littlechicken. Roba che Romina Power lo mette sul curriculum.
But non potevi farti fare a interview come un comune mortal? Come? Da chi, visto che Lovesdeus ha le stesse probability di parlare english come le ho io di uscire a dinner with Albert Angel? But non ci sarebbero stati problemi, in Italy abbiamo Olga Fernando, colei che speaks ai beef.
Che occasione sprecata, Johnnino mio.
Ti dico only che my husband, The Saint, si è affacciato in salotto in quel moment and ha pensato fosse the spot of Chicken nugget of McDonald. The dream erotico di molte di noi is diventato un incubo. Da Tony Manero in disco a Zio Tonino alla sagra of littlepork it's a moment.
But porcashovel che occasione sprecata.
Anyway.
Se and quando vorrai tornare in Italy, chiama me. Con qualche freind mia di questo profilo ti organizziamo una serata disco, moderna, a party, una festa come diciamo qui.
Ecco John, ti si fa la festa noi.
Ti si spiuma noi, altro che Coccodance.
Pensaci.
Non lo facciamo per noi, lo facciamo per YOU.
Eh.

#dearJohn

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails