lunedì 25 maggio 2015

Un tè a Downton Abbey


Non so se conoscete la serie televisiva Downton Abbey, noi sì, molto bene.
Siamo una famiglia che si è appassionata alle vicende di Lord Grantham, vicende che narrano la vita dei nobili ma anche della servitù, in egual misura.
Ci hanno appassionato così tanto che a me è presa voglia di creare un evento:
Un tè a Downton Abbey (nel mio giardino of course).
La stessa idea, nello stesso momento (senza ovviamente che ci interpellassimo) l'ha avuta Bruna, una delle mie amiche del tè. Vi lascio immaginare i fuochi d'artificio quando ci siamo parlate, non stavamo più nelle scarpette. La preparazione ha richiesto tempo e impegno, ma lo rifaremmo duecento volte per la bellissima riuscita di ieri. Il nostro team, formato da Bruna, Annie, Gabrielle, Leila e la sottoscritta, ha dato vita a una serie di ricerche per ricreare perfettamente una giornata tipo anni'20. Questo inverno infatti, davanti a un camino acceso e una tazza di tè, abbiamo dato via all'impresa, guardandoci quel pomeriggio uno spezzone (fotogramma per fotogramma) di una puntata in cui Lord Grantham e famiglia ricevono nel loro parco. Io non ho un parco, ma diciamo che il mio umile giardino ha fatto la sua figura. Armate di penna, taccuino e idee abbiamo dato il via a una minuziosa ricerca del dettaglio e del particolare, soprattutto per l'intrattenimento. Tutto doveva essere perfetto e uguale e quindi via alla ricerca del catino di zinco per il Duck Fishing, piccoli oggetti per il Lucky Dip, una stampa per lo Snakes and Ladders e il gioco della mela, senza tralasciare la cura nello scegliere i tendaggi e le stoffe perfette.
Abbiamo scovato oggetti antichi, foto d'epoca e ricreato ricette di quel tempo. Io ad esempio ho fatto i famosi piccoli tramezzini al salmone e al cetriolo tratti dal libro
The Unofficial Downton Abbey Cookbook, ma tutto ciò che era sulla tavola vi posso assicurare che era divino.
Gli ospiti/amici (meravigliosamente stupendi) si sono presentati con abiti d'epoca che ognuno ha confezionato per conto proprio, svuotando armadi, ingegnandosi a ricreare, sfare e cucire altri abiti. E per chi fosse stato sprovvisto, niente panico: accessori per tutti. E quei cappelli, signore mie, cosa sono?
C'è stato un entusiasmo, una felicità di partecipazione e un impegno costante senza precedenti e la bellissima riuscita ne è il risultato. Prima di lasciarvi alle foto (perché come per ogni evento le parole sono superflue) vorrei ringraziare tutti i partecipanti e le mie quattro ladies (Bruna, Annie, Gabrielle, e Leila) perché ogni volta è una gioia e un onore organizzare questi party.
p.s. Menzione speciale alla mi'mamma: una perfetta Mrs Patmore e alla sua adorabile sguattera Daisy che non era altro che la mia Alice.
Ah sì, c'era anche Lord Grantham, chè, poteva mancare?

Ora, per accompagnarvi in questo giorno speciale, accendete la musica e immergetevi nell'accogliente atmosfera di Downton Abbey.


























I giochi:






La cucina:







































p.p.s. L'intero album  su FB.

martedì 19 maggio 2015

Sto bene

Foto: mediatica


Quando manco da un po' sul blog, come si dice dalle mie parti: "Bene bene o male male."
Vi rassicuro dicendovi che bene bene. Non ho il blocco dello scrittore, sto ancora scrivendo ma lo sto facendo in un'altra maniera e da un'altra parte perché ho a che fare con delle scadenze ristrettissime e ciò comporta uno sclero della sottoscritta non indifferente del tipo:
"Simona, dove sono i calzini neri?"
"La pasta in bianco."
Uno domanda una cosa e io rispondo con un'altra, siamo a questi livelli. Senza considerare che c'ho talmente il cervello in fibrillazione che mi smuove anche il corpo a tal punto che il Santo ha detto "Nel letto non mi pare di averci una donna, ma un furetto. Riesci, di grazia, a stare un pelino ferma?"
Nulla, o mi prende a badilate o invento dialoghi anche la notte.
Nel fine settimana poi ho un evento nel mio giardino, di cui posterò maggiori dettagli dopo, ma sappiate che è in costume e quando dico in costume non intendo il bikini ma costumi d'epoca, ergo: schianteremo di caldo e ci struggeremo come calippi al sole. Molto bene.
La presentazione di domenica è andata benissimo e ringrazio tutto lo staff. Certo sarebbe stato meglio se non ci fossero state quelle tre, quattrocento persone a sentirmi, sarei stata più a mio agio chessò con sei, sette persone. Quindi immaginatevi scene da panico con polizia coi manganelli e richieste di autografo da così tanta gente che non sapevo nemmeno più come mi chiamavo. Qualcuno mi ha addirittura paragonata alla Kinsella e io per riconoscimento gli ho firmato un avambraccio. Devo imparare a gestire la notorietà, che vi devo dire.
Poi abbiamo apportato delle modifiche in giardino che si possono riassumere in 5 vocali "AIUOLA".
Quindi non mi sono fatta mancare nemmeno del buon sano giardinaggio e nemmeno la palestra, che in alcuni giorni (tipo quelli dove il mio culo sta attaccato alla sedia dalla mattina alla sera) la vedo come un'ancora di salvezza. Vedete voi come sto messa. 
Il lavoro va bene e come tutti i lavori in cui c'è da gestire un forno, in queste giornate con 40° dove sembra Luglio, è piacevole e fresco come una granita alla menta. 
Ho finalmente fatto il cambio degli armadi constatando che non entro più nella metà dei vestiti che ho tirato fuori e quando guardo le foto di dieci anni fa piango come una vite tagliata  e vorrei prendermi ad accettate il culo e una bella porzione di cosce. Poi, non so voi, a me sti 40° fanno comodo perché mi abbassano la pressione ma  mi gonfiano come un canotto e alla sera ho già i polpacci a tronco di pino in modalità Sora Lella.
Detto ciò, va tutto molto bene. Le giornate sono belle, si cena fuori, sono arrivate le lucciole ad allietare queste sere di estate precoce e pure le zanzare, le possino ammazzà.
Vi lascio promettendo nuove e succose notizie molto presto.
Sì, sì, molto presto.
Stai a vedè.








venerdì 8 maggio 2015

Presento Mi piaci, ti sposo. (c'è un medico in sala?)



“Ciao, sono Simona Fruzzet...”
No, non mi garba. Nome e cognome sa proprio di persona seria.
“Mhh...sì, ecco, sono Simona e...be'...”
Cominciamo bene, mo' balbetto pure. Rifacciamo.
“Ciao, sono Simona e sono qui per presentare...”
Ma che è, na presentazione di prodotti per la casa?
Di nuovo.“Buon pomeriggio a tutti i presenti.” Bene, sembra il discorso del dirigente d'azienda.
“Salve!” sembro 'mbriaca.
“Olè!” così la Incontrada.
“Miei cari amici vicini e lontani, buonasera!” Bello. Efficace. Ma sembro Nunzio Filogamo.
E niente, sto cercando un modo carino per presentarmi domenica a Roma.
Micaela de Le nuove mamme on the road, mi ha invitato a presentare Mi Piaci,ti sposo all'interno dell'evento del Fleming home.
Per inciso: Io. Non. Ho. Mai. Presentato. Un. Mio. Romanzo.
Ergo: non ho idea di cosa devo dire, fare, baciare, lettera e testamento. Quello magari lo faccio perché si preannunciano figure di merda e io vorrò morire lì, a Roma, sotto una seggiolina di formica e un bicchiere di plastica in mano.
Insomma dicevo: domenica presenterò Mi piaci, ti sposo, all'interno di un evento troppo troppo bellino. Il tutto si svolge al Fleming Home (cliccate qui per vedere di che si tratta e com'è bello) in occasione dell'inaugurazione della libreria dedicata al Bookcrossing.
È un evento veramente per tutti ( mamme, papà, bambini, ragazzini, single, donne in carriera, uomini d'affari, tronisti e nonne con la sciatica.) dove potrete far partecipare i bimbi ai laboratori, scambiare libri, passare una giornata in compagnia di chi più vi piace, incontrare autori (Insieme a me Natalia Cattelani e Claudio Colaiacomo), in una cornice bella, confortevole, a prova di bambino.
In poche parole puoi:
Se arrivi la mattina pure pranzare al Fleming Home a buffet a un prezzo vantaggioso e se ora ti affligge la prova costume sappi che hanno la cucina light.
Far partecipare i bambini ( se ne hai, sennò volendo porti tu' nipote o il bimbo della vicina) ai tanti laboratori fighissimi che ci sono.
Venire da sola o con il marito, o con un'amica, un fidanzato, un'amante (in questo caso tutti i presenti ti reggeranno il gioco sotto un cospicuo pagamento), in poche parole è un evento anche se non sei bimbo-munita.
Puoi pascolare sia all'interno che all'esterno nell'ampio giardino in tutta tranquillità.
Puoi prenderti un caffè e fare due chiacchere in una cornice libresca.
Puoi scambiare libri e portarne di nuovi. E no, non puoi scambiare la suocera e manco tu'madre. No, nemmeno se le volessi lasciare tutte e due senza avere niente in cambio. E no, nemmeno puoi lasciare tuo marito per avere indietro Raoul Bova. Solo libri. E per cortesia siate seri, essù.
Insomma, una bella bella bella giornata ci aspetta.
Il mio intervento è alle 14.30, praticamente all'ora del caffè. Sta' a vede' che roba.
Io ci provo a fare la persona seria ma non prometto niente. Anzi ve lo dico già da ora: sicuramente finirò per raccontare barzellette e fare un numero da circo. O sennò mi prende male e faccio scena muta. O sennò mi prende bene e parlo a ruota libera del meteo, delle mezze stagioni che non ci sono più, del bucato che più bianco non viene manco se fai il prelavaggio, del si stava meglio quando si stava peggio e del Venezia è bella ma non ci vivrei. Insomma: amenità.
Bene, che si fa? Vi aspetto? Venite a prendere un caffè? Le facciamo due chiacchere? Si passa la festa della mamma insieme a Roma, tra libri, presentazioni, ricchi premi e cotillons?
Di seguito vi lascio tutti i link che vi possono tornare utili e ovviamente mi piacerebbe che veniste a prescindere. Ma se venite alla mia presentazione perché avete letto il libro o perché leggete sempre i miei deliri su questo blog, be' ci terrei tanto a conoscervi e a riconoscervi. Così, d'acchito. Anche perché, essendo la presentazione di ebook, non ci sarà nessuno con una copia del libro in mano e per evitare figure tipo:
“Ciao Simo, sono Lara!”
“Lara chi?”
“Sonoquellacheleggeiltuobloehocommentatoilpostdel10FebbarioholettoituoilibrisonodiRomahotrecanieuncriceto”
propongo un nostro segno di riconoscimento. Sì, ma quale? Un fiore all'occhiello? Una parola d'ordine? Il dito medio alzato? Si accettano suggerimenti e mi raccomando esagerate con la fantasia e l'estrosità.
Mi vedo già andare incontro a una con un fiore appuntato sulla giacchina, abbracciarla con ardore ed esclamare “Carissimaaaa!! Grazie di essere qui e di leggermi!Sei Francesca?”
“No, mi chiamo Monica, non so chi tu sia e sono qui per pranzare. E ora chiamo la vigilanza.”
No, davvero. Ma non vedo proprio l'ora di fa' ste figure.
Vi aspettooooo!!

-Su twitter e su facebook : #bookcrossingday per fotografare lo scambio libro
-Programma della giornata:

ProgrammaBookcrossing1
ProgrammaBookcrossing2


p.s. Ma quanto è figa la locandina? Non vi fa venire in mente 'Il negozio dietro l'angolo' di C'è posta per te?






lunedì 4 maggio 2015

Lettera aperta a Kate Middleton


                                                                foto: il messaggero.it

Cara Duchessa di Cambridge,
mi permetto di scriverle una missiva dal basso del mio rango. Però prima una richiesta: possiamo darci del tu? Bene.
Cara Kate, ascolta un po', ti devo dire due cose che sono come le notizie: una bella e una brutta. Iniziamo dalla bella.
La bella notizia è che  voglio informarti  che mi garbi tanto, e bada bene che non è paraculaggine per avere uno sconto sui mezzi per tutte le volte che verrò in Inghilterra, oh no, proprio (checché se ne dica) trovo che William non potesse trovare di meglio. Hai una grazia innata e una bellezza fine, non prorompente, vistosa o volgare. Il tutto condito da un sorriso dolce, un'eleganza naturale e una raffinatezza e un garbo che tante si sognano. E alla gente piaci Kate, stai serena, soprattutto alle donne. Magari gli uomini preferiscono tu' sorella, ma a noi sciure e massaie, piaci proprio perché incarni la principessa perfetta.
E qui veniamo alla cattiva notizia:
Kate, na pregunta.
Come ti sei permessa?
Come ti sei permessa di partorire la mattina alle 8 e presentarti lo stesso pomeriggio bella e in forma come se fossi appena uscita da un corso intensivo di figaggine?
Come?
Perché noi, donne della plebe, non ce lo spieghiamo. Giuro. Bada bene che non è un'accusa: è invidia. Dopo averti visto così magnificamente bella a poche ore dal parto comincio a credere pure agli alieni, al mostro di Loch Ness e ai cerchi nel grano.
Hai partorito per via naturale tre kg e sette di roba  (per le non-mamme in ascolto vi sposso assicurare che è come far uscire un cocomero da un buco predisposto all'uscita di una nespola) e avevi un'andatura da mannequin che sfila a Parigi.
I tuoi capelli erano lucenti, in piega, con morbidi boccoli che ondeggiavano al vento.
Pancia? Non pervenuta.
Piedi gonfi? Neppure, visto il tacco che indossavi.
Pelle? Diafana.
Espressione: serena e giuliva.
Marito? Stempiato e con la chierica stile San Francesco.
A parte William (e detto tra noi fai qualcosa pe' sto ragazzo che era tanto caruccio da giovane e ora mi si sta Carletizzando), il resto è innaturale, lo capisci? Non puoi essere amata da un popolo se ti presenti a cinque ore dal parto così figa. Non è umanamente possibile. Quindi i casi sono due: o hai partorito tipo un mese fa. O era tutta una farsa e non hai manco partorito. Ci sta. 
Abbiamo avuto un barlume di speranza quando, durante la gravidanza, eri verde dalle nausee mattutine. Lì abbiamo esultato "Sììììì!!!Kate è una di noi!” Non per portarti merda, eh? Eravamo solo felici che tu fossi 'normale'. Gli incontri ravvicinati col cesso, in gravidanza sono routine. Il tuo sarà anche reale, ma sempre cesso è. 
Ma de che, dico io.
Ma de che, signore mie!
Quella era una finta. Quella era per ridimensionare un po' il tutto, perché far vedere che facevi jogging, cavalcavi un cavallo o facevi  bungee jumping pareva brutto. Perché te avresti fatto anche questo, lo so!
E no, non dire di no. Mi pare già di vederti mentre scuoti la testa e dici “Ma sì che è possibile! Anche col primo figlio sono uscita solo dopo poche ore fresca come una peonia appena annaffiata dal giardiniere di corte!”
Smettila. Smettila subito se non vuoi che prenda il primo aereo e ti venga a tirare per i capelli.  No, che non è normale! Una donna, a cinque ore dal parto ha solo una richiesta: “Vojo dormi'!” seguita da “Toglietemi tutto ma non il mio letto”. Chiaro? Un donna, a cinque ore dal parto, ha un' andatura da papero con seri problemi di ernia al disco e le gambe se le trascina dietro così allargate che nel mezzo ci può passare benissimo un camion rimorchio in corsa. Una donna, a cinque ore dal parto non ha dei capelli, ha una massa informe, unta e scarmigliata, che rischia che le ci covino le cicogne. Una donna, a cinque ore dal parto, non ha la pelle diafana, no. Spesso e volentieri ha la faccia chiazzata dai capillari rotti grazie allo sforzo perché sempre da lì deve uscire, anche se a vederti sembra che tu non l'abbia partorita dalla reale patonza, ma che tu l'abbia trovata sotto un cavolo nell'orto reale. A meno che tu non l'abbia diversa da noi, tipo che si apre a cerniera e puoi ravanare quanto vuoi, o che sia come la borsa che usa mi'madre per andare all'iper che vista da fuori sembra una pallina, ma se la apri è capace di contenere una spesa da sfamare cinque persone. Poi la richiude, la ripone e ualà, non sembra nemmeno. E poi i piedi: Ti sembra normale avere quei piedini da fata? Quelle cavigline sgonfie ed esili? Sì?
NO! No, perdio! Non è normale. Ma te non sei gonfiata come un canotto le ultime settimane? Non ritenevi acqua come un cammello? Cosa c'hai, i vasi comunicanti? Ndo cazzo la mettevi l'acqua, la ritenzione, la cellulite? Dove???
Io ho rimesso i tacchi dopo quasi un anno! Te possino, Kate, guarda. A cinque ore dal parto sei molliccia e sempre gonfia, e sogni solo un paio di pantofole comode e leggermente deformate come quelle de tu' nonno. Non solo: dopo aver partorito non entrerai mai più nel tuo numero, perché a noi, donne della plebe, il piede aumenta di un numero. Ci scriverei un trattato su sta cosa, guarda! E la pancia. La pancia, Kate. Ma c'avevi su la pancera del dottor Gibò? Una guaina? Ti hanno infilato il tubo dell'aspirapolvere in gola e aspirato come si fa coi piumoni al cambio degli armadi? Dov'era quella pancia molliccia, confortevole, morbida della donna che ha appena partorito? Chè, appena sparata la bambina, ti si è ritirata come le maree a Mont Saint Michel? Dov'è quella pancia gonfia d'aria che se ti chini a prendere il ciucciotto parte un concerto che manco quello di capodanno? 
Il vestito? Quel vestito, così carino, un po' stile anni settanta, stretto di spalle e giù liscio e  lievemente aderente a noi non sarebbe entrato manco in una coscia, sai? Quanto hai preso in gravidanza, tre grammi? Perché tu non ingrassi e non ti deformi? Per giustizia divina dovevi almeno prendere dieci kg! Perché noi sì e tu no?
E poi che cazzo sorridevi, abbi pazienza. Che noi col calo degli estrogeni ci viene da piangere già al settimo secondo e prendere a sassate la suocera al quarto minuto. E tu serena, bella, tranquilla che agiti la manina come se invece di aver appena partorito tu fossi sul lettino massaggi di una SPA.
Kate, ti giuro, da una parte ti prenderei a sberle, perché sei cattiva, ingiusta, ci fai sentire delle inette, delle nullità, delle trasandate.
Dall'altra però, ti bacerei e ti direi grazie. Grazie perché sei un bell'esempio di grazia e leggiadria (anche in questo caso) perché tutto ciò che fai è sinonimo di pacatezza e naturalezza ed è per questo che mi piaci tanto.
Ma t'avverto, se col terzo, non mi prendi almeno dodici kg, non ti presenti coi capelli a nido di rondine e in ciabatte, io non ti rivolgo più la parola. Intesi?
Ah sì, un'ultima richiesta: che me la chiameresti Alice la principessina? Sai com'è, tanto per farmi passare questo fastidio che adesso provo nei tuoi confronti. Un fastidio sano eh, per carità. Tipo quel leggerissimo fastidio che sono sicura che hai provato tu nell'unica spinta che hai dato. Perché ne avrai data una, così a occhio e croce, e mormorato “Tho! Una principessina!” con la stessa naturalezza ed espressione di quando io trovo due tuorli nello stesso uovo.
No Kate, non è così per tutte. Noi spingiamo.

Perché valiamo, tipo la pubblicità. E perché, sempre parlando di spot, evidentemente la nostra patonza è differente.



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