Ieri è tornata fra noattri la Marika! Oddio, detta così sembra che sia resuscitata. Ma a pensarci bene è come se lo fosse, visto che comunque ha cambiato un po’ di cose della sua vita.
Mentre cercavo qualcosa di carino da dedicarle, tipo mettere in questa pagina dei palloncini virtuali da farle scoppiare cliccandoci sopra, o riempire questo post di foto di Rossano Rubicondi nudo, mi sono venuti in mente i bei momenti passati in sua compagnia. Precisamente nell’autunno scorso. Quindi come benvenuto le offro il nostro week end a Prato in compagnia delle altre ragazze.
Amo le cose corali e so che con questa iniziativa faccio felici anche loro che non vedrebbero l’ora di gridarle “Bentornata!” abbracciandoci tutte insieme come a Novembre dell’anno scorso.
Per chi non la conoscesse: è quella seduta sul cesso.
Prato,8-9 Novembre 2008
Io e Andrea arriviamo alla stazione di Prato alle 12.08.
“A che ora arrivavano le bimbe?”
“A mezzogiorno e 6 minuti. Dovrebbero già essere arrivate!”
“Stai calma. Andiamogli incontro. Binario 6”
Io e Andrea, in apprensione come due genitori che aspettano le figlie al ritorno dalla gita della scuola, ci incamminiamo frettolosamente al binario 6.
“Non ci sono! Ommioddio!”
“Amore, calmati. Saranno già scese.”
“E ora?”chiedo in preda al panico “Gli avevo detto che sarei stata alla stazione!”
“Simo, tesoro, un colpo di cellulare no?”
“Ah già! Le bambine hanno il cellulare!”
Chiamo Marika e colcavolo che mi risponde. Allora chiamo la Pica e comincio a pregare, dopo capirete perché.
“Dove cazzo siete?”
“Ciao Topanova! Siamo fuori dalla stazione”
“Già fuori? Ferme dove siete che vi raggiungiamo. Ma quando esco dove vi trovo?”
“Appena esci dalla stazione, sulla destra”
Io e Andrea rifacciamo le scale e ci tuffiamo fuori dalla stazione. A destra non c’è nessuno, a parte tre cinesi, un coreano, e un risciò. Ma siccome conosco Pica, mi giro a sinistra e infatti eccole lì.
“Cinzia, avevi detto destra”
“Ah, ma non è destra questa?”
Cominciamo bene. Baci e abbracci alle bimbe che ho trovato in splendida forma,conosco Elisa che è una Bosco-girl alla grande e scopro che sono tutte piene di pacchetti e pacchettini manco fossimo a Natale.
Primo dilemma “’ndo cazzo è l’albergo”.
Andrea, che è troppo organizzato, sentenzia “Tranquille, ho il navigatore. Basta digitare il nome e lui ci dice la strada” Perfetto. Peccato che sembrava giocasse con il game-boy perché dopo 10 minuti era sempre lì. “Amore? Se aspetti che ci venga scritto game-over, facciamo notte. Ci dici la strada?O non c’hai capito una cippa?”
“Come no. Prima a destra, poi dritto, poi a destra e siete arrivate”
La Cinzia per provare ad assimilare tutte queste informazioni manca poco sviene.
Okkey, partiamo e a meno che piegarle tutte come degli asciugamani da bidet, in macchina le bimbe non mi ci entrano. Allora io e Andrea portiamo tutti i bagagli e le aspettiamo all’albergo che tanto dista poco.
Bè...mica tanto. Le cose sono due: o dentro il navigatore c’è una stronza che si diverte a fare gli scherzi e spara indicazioni a vanvera o Andrea l’ha letto al contrario, perché di quello che c’ha detto non era vero niente. Infatti abbiamo svoltato sì a destra, ma poi a sinistra,abbiamo attraversato un ponte, siamo andati dritto e svoltato di nuovo a destra.
Infatti vedevo arrivare le donnine con la spesa, il postino, il garzone di un panaio, un punk e due ‘mbriachi, ma delle bimbe nemmeno l’ombra. Ho dovuto telefonare di nuovo per dare indicazioni.
Finalmente arrivano, saluto Andrea e ci dirigiamo all’albergo. Lì ci attende un certo Stefano che noi tutte speravamo fosse un miscuglio tra Raoul Bova, Rubicondi e Garko, ma ci accorgiamo presto che invece è un misto di Brignano,Bombolo e il figlio segreto di Iacchetti.
Lui, alla vista di sei tope SOLE, fa un sorrisone rischio paresi e si sfrega le mani.
Subito figure di merda in quanto le scale sono strette come quelle della casa di campagna di Barbie e metà di noi inciampano e l’altra metà riga di brutto il muro con le valigie. Comode una cifra.
Ci sistemiamo nelle camere che sono semplici ma pulite e confortevoli. Io, Marika e Elisa, abbiamo anche la stanza guardaroba (Sticazzi!) e due finestre con una vista magnifica:il tetto della casa accanto. Ma la cosa più bella è il bagno che non è quadrato ma bislungo. Tra il cesso e il bidet c’è la stessa distanza che c’è tra la reception e il primo ristorante indiano in centro. Roba che se devi farti il bidet dopo la diarrea, ti conviene stare sul cesso perché nel frattempo potresti diventare nonna e non va bene che una donna anziana venga trovata a spasso tra i sanitari.
Le altre bimbe si sistemano accanto. Come se sapessero che lì avrebbe dormito la Cinzia, hanno messo la televisione sopra l’armadio. Cinzia, col suo metro e 82 la può accendere con la lingua , a me ci vorrebbe una scala da pompieri.
Stiamo un po’ sul lettone a scambiarci doni e pacchettini per il lieto evento e se intonavamo “Oh happy day….” Pareva di essere a Natale. Per non rimanere indietro ci siamo scambiate gli auguri e baciate sotto il vischio. Abbiamo deciso di uscire perché la fame si faceva sentire, ma prima Marika e Paola hanno tirato fuori il loro bel ‘toblerone’ e io immaginandomi una serata di confidenze HOT ho domandato “Mmh…che facciamo stasera?”
“Come che facciamo? Guardiamo C’è Posta Per Te! Chiaro!”
Che cosa? Una donna parte da casa per vedere le Bosco-girls e che fa? Sta in albergo a guardarsi la signora Costanzo? Io piuttosto le uccido e le rispedisco a casa nei loro trolley!
Devo dire che a questo punto avevo già tirato le mie conclusioni:
- Che la Cinzia ha urgentemente bisogno di uno psichiatra
- Che Marika ha urgentemente bisogno di un dosaggio ormonale
- Che Elisa ha bisogno di scoprire realmente CHI E’ (dopo che Marika ha detto: “Somigli alla Folliero, ma nelle foto sembri la Pausini, ma di tre quarti sei tutta Paola Turci”. Elisa non sa più chi è, ma più che altro come cazzo stare)
- Che Paola ha bisogno di un’ambulanza se continua a mettere una C nel mio nome.
- Che Annalisa ha urgentemente bisogno che arrivi presto Natale così almeno un puntale e due palle le tocca di sicuro.
Ci avviamo verso qualsiasi cosa che venda del commestibile e vista la fame che abbiamo andrebbe bene anche un kebabbaro o un chiostro che vende ceci e fagioli. Lungo il tragitto rischiamo di perdere Cinzia che caracolla dal marciapiede e se cadeva bisognava procurarsi un argano vista la sua altezza. Paola che mi ricordavo un po’ timida e molto silenziosa, stavolta pare sia successa una magia. Forse è così, visto che è vestita col cappottino di Harry Potter. E’ un filino inquietante quando in preda a un enfisema polmonare pronuncia SCIMONAAAAA!!!!!!! Imitando Carlo Capponi dell’Isola dei famosi. Se non l’ho presa a randellate, poco c’è mancato.
Troviamo un locale dal nome impronunciabile e ci accomodiamo dentro. La signorina subito ci avvisa “Non c’è luce, va bene se vi accendo due candele rosse?”
In coro le abbiamo detto “AUGURI!!!” , le abbiamo regalato il vischio e chiesto cosa faceva per la notte di San Silvestro.
Ci siamo accomodate e abbiamo cominciato a dire due cose
Simona “Mi manca il sale…”
Marika “A me l’olio, me lo passi?”
Paola “Chi è che c’ha un fazzolettino?”
Elisa “A me manca un uomo…”
Cinzia “Un uovo?”
Annalisa “A me manca il ca….” passa la cameriera “…ne…è un anno e mezzo che non vedo un ca…” Ripassa la cameriera “…ne da qui a lì!”
Ho sentito la Cinzia sospirare “Poverina…tu sì che ami gli animali!”
Non c’è niente da fare, è una questione di altezza. Il sangue fin lassù ci arriva male o annacquato.
Marika in questo pranzo si improvvisa Marzullo e fa domande minchione della serie:
“Fatti una domanda, ma dicci la risposta”
“Qual è il tuo uomo ideale”
e ha chiesto a Elisa, Annalisa e Paola “Come senti se è quello giusto”
Loro si son messe a tirare le molliche visto che sono single.
Dopo Marika si è ravveduta e ha rifatto il giro chiedendo “Ma allora ve lo troviamo noi! Come lo volete?” Ci mancava che rispondessero con ghiaccio e limone ed eravamo a posto. Le bimbe single però volano basso, sono umili, a loro basterebbe poco.
“Via, diteci un nome!”
Secondo voi hanno detto: “Il cognato di mia sorella, fa l’imbianchino, è un po’ stempiato, ma è bravo” ?
“Mio cugino di terzo grado Reginaldo, fa il commercialista, c’ha un po’ di pancetta, ma ha gli occhi belli.” ?
“Io mi accontenterei del figlio del mio macellaio. Ha i brufoli e l’alluce valgo, ma è tanto un bravo figliolo” ?
E no!Figuriamoci!Sapete cosa hanno risposto le nostre Charlie Angel’s?
“Ma…Raoul Bova per esempio….ma se fosse Gabriel Garko sarebbe lo stesso…” Ah menomale, ci mancherebbe!
“Io non così bello…però magari Silvestrin….” Graziealcazzo!
“Ma no….per esempio Pierce Brosnan…chessò…Sergio Muniz….o al limite Valter Nudo…”
Scusa il limite, ti sei sciupata. Glielo dite voi che se facciamo un blog raduno tra 20 anni e le pretese sono queste, le Charlie Angel’s saranno ancora single?
Dopo aver sparato minchiate facciamo un giro in centro e becchiamo subito una libreria. Entriamo tutte con disinvoltura convinte di trovare subito il libro della Fede in bellavista. Ci facciamo prendere dal panico quando non lo troviamo.
“Ma non è possibile!”
“Ma dove vivono?”
“Ma che città disorganizzata!”
Fino a che io, che ho un fiuto per gli animali, scovo in un tavolo il nostro ranocchio nella posizione tarantolata. Tre copie. Le bimbe le prendono tutte e tre strillando come delle adolescenti che vedono ballare quello di High School Musical. Scattiamo foto, facciamo casino, ingolfiamo la già piccola libreria e poi le bimbe si mettono in coda per pagare.
“Prendo questo…F-e-d-e-r-i-c-a B-o-s-c-o”
“Prendo questo….L’ a-m-o-r-e m-i- p-e-r-s-e-g-u-i-t-a”
“Prendo questo..L’a-m-o-r-e m-i- p-e-r-s-e-g-u-i-ta F-e-d-e-r-i-c-a B-o-s-c-o”
La commessa ha chiesto a Elisa “Ma fate parte di un comitato, un comizio?Un gruppo?Una casa editrice?”
Elisa ingrassando di trenta chili pronuncia sorniona “NOI la conosciamo…sa com’è….!”
A Prato adesso la Fede la conoscono tutti, ma più che altro ci siamo fatte riconoscere noi.
Non soddisfatti di cotanta gioia decidiamo di regalarci una cioccolata calda. Io che avevo mangiato bresaola e caprino a pranzo, avevo una sete che avrei prosciugato il lago di Como.
Le bimbe sprezzanti del pericolo mandano me e la Cinzia insieme a prendere le cioccolate. Visto che il gazebo era ‘fuori’ dalla cioccolateria, dovevamo aprire la porta, attraversare il marciapiede, salire tre scalini, oltrepassare la coda davanti alla cassa, riaprire la porta, schivare due tavoli e depositare il vassoio con le cioccolate sul tavolo. Secondo voi ci siamo riuscite?
La Cinzia decide di dimostrare che può farcela e mormora “Dite a me. Le ordinazioni le prendo io”
“Vuoi una penna?”
“Sciocca! Lo so fare!”
“Okkey”
“Una cioccolata fondente con panna”
“A me al latte con panna”
“A me fondente senza panna”
“Un’acqua tonica con limone”
“Un’altra fondente con panna”
“Io prendo gianduia con panna”
Cinzia diventa bianca, e in prenda a un’ischemia sussurra “Posso farcela….”. Mentre si dirige al bancone la vedo che conta sulla dita.
La cameriera, truccata con del carbone come la contessa De Blanc sempre all’isola dei famosi, gentilmente chiede : “Dica…”
La Cinzia vacilla, le sta per uscire il sangue dal naso, lo so.
“Allora….tanto per cominciare vorrei delle cioccolate.” La commessa guarda sopra di sé. C’è scritto ‘Cioccolateria’.
“….e vorrei…una cioccolata fondente senza latte e una alla panna col limone, poi una al latte ma con del fondente, poi un’acqua tonica alla gianduia e poi la panna con…con…con una tazza e poi …un gianduiotto fondente pralinato.”
Poi è svenuta e ho dovuto fare io giochi senza frontiere e portare le vivande. Mi sono improvvisata cameriera e ho domandato più volte “Desiderate altro?” Dai tavoli in fondo mi hanno urlato “Un prosecco!” e un “Si muova signorina, sono venti minuti che ho ordinato!”
Durante la nostra dolce merenda abbiamo parlato di libri, poi di libri e infine di libri. Saremo poche, saremo tope (il titolo infatti è stata un'esclamazione di Paola), ma siamo anche acculturate, eccheccazzo!!!
Poi abbracciandoci tutte per il gran freddo abbiamo fatto ritorno in albergo dove ci siamo rinfrescate le ascelle e accomodate dieci minuti. Le bimbe avevano portato il ciddì di Mamma Mia e su questo sottofondo abbiamo parlato ancora un po’. Sicuramente i nostri discorsi non piacevano alla Cinzia perché dopo dieci minuti è dovuta scappare in bagno e al suo ritorno ha mormorato “NON APRITE QUELLA PORTA”
Elisa per niente sconvolta ha dichiarato “Che bel gruppo!!Ho fatto bene a venire, siete troppo ganze” Faccio notare che avevamo appena finito di parlare di merda. Lo vedi da queste cose che una persona ti vuole bene. Ed Elisa ha una marcia in più. Dopo esserci apparecchiate e attopate ancor di più ci dirigiamo al ristorante e menomale che il giorno avevamo prenotato sennò col cazzo che c’era posto. A Prato devono avere dei seri problemi con l’Enel, oppure sono estremamente romantici, perché anche questo locale era in penombra, non si vedeva una minchia e più che altro non si sentiva una cippa. Musica a palla, strapieno di gente e stracolmo di camerieri, i quali, vedendo sei tope SOLE, hanno cominciato a fare cabaret per farci ridere senza riuscirci. Il più ganzo aveva la simpatia di Sgarbi. Abbiamo risposto di NO a proposte di matrimonio, a incontri fuori dal locale e detto sì a una caraffa di vino bianco, grazie alla quale la Annalisa ha dato il meglio di sé. La Cinzia, non paga della sua già instabile situazione psichica, ha pure chiuso la cena con un limoncello della casa e una volta fuori vacillava come una canna al vento. Saremo state poche, tope e acculturate ma in questa cena abbiamo anche parlato di cose molto profonde e ci siamo confrontate alla grande. Che fa sempre bene.
Inutile dire che per mangiare gli spiedini di frutta c’ho messo un’ora e un quarto, visto che volevo tirar tardi per non vedere la De Filippi.Praticamente un chicco d’uva ogni tredici minuti.
Al ritorno in albergo, abbiamo indossato le nostre ‘mise’ da vere panterone del sesso, roba che non farebbe rizzare il batacchio manco a Siffredi in crisi d’astinenza da un anno e mezzo.
Io con un pigiama che sembra di Alice, azzurro con la faccia di un coniglio sulla tetta (ah ah ah!),
Marika con un pigiama rosa con un ranocchio tra le tette (ebbene sì, visto che non ce l’abbiamo ci mettiamo qualcos’altro!)
Cinzia con un pigiama abbastanza serio con scritto CHIC, ma per leggerlo ho dovuto fare triplo salto in avanti
Elisa con un pigiama rosa dei puffi (mmh…. sì)
Paola con un normalissimo pigiama scuro a disegnini che sarebbe stato perfetto per la pubblicità del materasso Eminflex
e Annalisa rivestita di seta e volant con le babbuccine rosa da Barbie Raperonzolo.
Ci accomodiamo tutte sul lettone con il Toblerone in mano (ognuno fa quel che può), e non so se grazie a questa vista o alla caraffa di vino che si sono scolate Cinzia e Annalisa, ma quest’ultima ci sorprende con diverse chicche. Prima si mette a fare l’imitazione di Ivana Trump (magnifica!) e poi con toblerone alla mano ci confida aneddoti HOT.
Sotto l’effetto dell’alcol e della stecca di cioccolato dal vago richiamo fallico, Annalisa dà il via al suo racconto hard con un certo Mark che Marika ribattezzerà per tutta la sera Erik. Non scendo in particolari per la privacy, ma avete presente Annalisa? Bene scordatevi tutto perché sotto quella cascata di innocenti riccioli biondi si nasconde una panterona toblerona.
Marika:“Ma poi Erik l’hai più visto?”
Annalisa:“Mark…no, non l’ho più visto”
Marika: “Ma ti manca Erik?”
Annalisa:“Mark…sì mi manca”
Marika: “Se facessi un figlio lo chiamerei come lui, Erik”
Annalisa: “Allora cambia nome, perché si chiama Mark”
Ancora sconvolte dalle piccanti rivelazioni da ‘mordi-e-fuggi-ma-se-mi- portavi- via- era-meglio’, ce ne andiamo nelle rispettive camere per dormire.
Dormire una cippa! Accanto a noi alloggiava una squadra di pallanuoto di undicenni. Hanno fatto casino fino alle due e ci hanno svegliato alle 6.45. Sorvolo su quanto è accaduto la mattina, ma se fosse stato per me sarebbero tutti diventati giocatori di pallacanestro da quanti calci in culo gli avrei dato. Poi vedi come arrivavano bene al canestro.
Ormai sveglie e leggermente incazzate, ci prepariamo per scendere. A parte la Cinzia che ritarda perché ha deciso di fare la doccia, depilarsi, farsi la tinta, la manicure, la pedicure e un ritocchino all’acido, ci dirigiamo tutte a fare colazione. La facciamo con i cornetti (cominciamo bene) del mulino bianco e Stefanuccio caro ci prepara anche i cappuccini. Finalmente arriva la Cinzia che fa “Ah! Siete qua?Non vi trovavo” Faccio notare che l’albergo aveva UNA sola stanza per la colazione.
Dopo aver riempito il tavolo di cartacce come un pic nic di sei bambini dell’asilo, ci prepariamo ad accogliere Cate. Marika e Elisa si offrono “Le andiamo incontro”
Io aspetto le altre alla reception fino a che sento una vocina che proviene dalla tromba delle scale “Mmh… buongiorno….cercavo delle ragazze…mi stavano aspettando….”
E’ Cate!Sono contenta! Però….c’è un piccolissimo problema. C’è una sola via d’uscita e le altre due sono appena uscite da quella porta. Cate è appena entrata. Sorge una domanda “’ndo cazzo sono Marika e Elisa?”
Sono esplose? O Cate è qui grazie a un viaggio extrasensoriale? Cos’è? Un ologramma?”
“Cateeeee!!!!Ma non le hai viste Marika e Elisa?”
“Ciao Simo! No, non le ho viste!”
Usciamo di nuovo e cerchiamo insieme. Nel frattempo studio Cate che è davvero una bella mammina. C’ha il fisico di una ragazzina e bei occhi verdognoli molto vispi. E anche lei è vispa, parecchio. E infatti è riuscita da arrivare all’albergo schivando le altre due.
Finalmente le stordite arrivano accampando scuse sul traffico, lo smog, le strade, il navigatore e la nebbia. Non si son capite. Ooooohh!!Finalmente tutte insieme a spasso per la città. Ci siamo fatte il mercatino domenicale, comprato la focaccia, fatto l’ennesima foto al duomo (saranno 4876), fermate in una libreria grande quanto tre Upim messe insieme, e parlato ancora di libri. Dopo tutto questo camminare avevamo fame (te pareva), e invece a Prato la domenica è tutto chiuso. C’è balenata in testa l’idea di mangiarci un panino sedute sul marciapiede, ma la gente rischiava di inciampare sulle gambe lunghe di Cinzia, allora abbiamo lasciato perdere. Abbiamo attraversato un po’ scettiche un ristorante (il proprietario parlava come il cameriere del re di Giordania),ma poi visto che non c’era altro siamo tornate da lui, sperando che non ci servisse interiora di montone su crema di latte di cammello. L’uomo, che sembrava il fratello di Afef, ci ha sorriso e dentro di sé ha sicuramente pensato “Voi donne occidentali molto diffidenti, qui mangiare bene, da noi cammello non è geneticamente modificato, parola di Allah !”
Eravamo molto diffidenti ma ci siamo ricredute, anche se abbiamo mangiato solo antipasti e patate fritte. Se chiudo gli occhi io rivedo questa scena: la Marika con la schiena appoggiata al muro, la Cate che mostra le foto di suo figlio, la Cinzia di tre quarti che mi guarda con i suoi occhi da cerbiatta, Elisa che mi ruba la patatina da sotto le dita, Annalisa che assapora la sua crepes e Paola che gira spesso la testa in silenzio per non perdersi una parola. Ricorderò questo pranzo particolare.
Ritorniamo all’albergo dove ci aspettano Andrea e Alice. Facciamo le ultime foto con una scultura che pare una caramella Polo gigante. Andrea carica i bagagli e ci dirigiamo alla stazione.
Qui baci e abbracci di rito per questi due giorni davvero particolari. Sono fiera di conoscere queste donne. Non potete capire quanto e non pensavo fosse possibile.
Cioè, non lo avrei mai detto. Eppure è successo. Un giorno scrivo su un blog e dopo un anno mi ritrovo delle amiche. L’ho conosciute grazie ai loro scritti, così veri e personali, grazie ai loro sfoghi, alle loro confidenze. Perché quando una persona scrive viene fuori il suo vero io. Bisogna saper leggere tra le righe, è chiaro. Però poi l’ho conosciute di persona. Era Marzo. La prima volta l’ho annusate, come fanno i gatti quando entra in casa un estraneo. Mi son piaciute, belle e profumate, simpatiche e allegre. Una bella banda. Così bella che quando mi hanno proposto il secondo raduno, non ci ho pensato due volte. E l’ho ritrovate. Diverse. Se possibile ancora più belle. Come se ognuna di loro avesse avuto non ‘voglia’ ma bisogno di ritrovarsi. E così è stato. Forse abbiamo riso ancora di più, ma è scattato qualcosa, che è difficile da descrivere. Qualcosa che ci ha scosso, chi più chi meno, che ci ha unito ancora di più, senza bisogno di parlare, perché i silenzi, come dice qualcuno, valgono più di mille parole. I gesti raccontano di noi, come siamo.
Io rivedo tutto, le immagini e i flash di questa breve gita.
Rivedo Marika che appena entrata in camera piega con cura il suo pigiama e lo mette sul cuscino. Ci mette sopra la fascia, anche questa piegata con cura, e poi l’anello. Niente è lasciato al caso, tutto ordinato e preciso, come se così facendo mettesse un po’ di ordine anche nella sua vita.
Rivedo Cinzia che si tocca spesso i capelli, che non sono mai come vorrebbe. Cambia colore spesso, perché Cinzia ama cambiare, ma lo fa solo con i capelli.
Rivedo Paola che mentre noi parliamo ci ascolta sdraiata a pancia in giù. I suoi occhi grandi si spostano dall’una all’altra, ma non interviene, preferisce ascoltare, soprattutto quando i discorsi si fanno seri.
Poi rivedo Annalisa che col tramonto diventa un’altra. Abbandona gli abiti da giorno, larghi e informi e si coccola liberando i capelli e scegliendo un vestiario più accurato. Come se di giorno fosse una e di notte un’altra.
Vedo Elisa che una volta entrata in camera si guarda intorno e sceglie un letto in disparte, un po’ riparato, e lascia quelli vicini a me e Marika. Quasi una forma di rispetto a noi che ci conosciamo un po’ di più.
E poi Caterina che sembrava entrata in una porta girevole senza uscita. Sicuramente partita con un sacco di domande che le sono morte in gola una volta arrivata. L’abbiamo festeggiata e fatta sentire ‘dei nostri’ e lei ha abbandonato tutte le titubanze e ha pensato ‘Ho fatto proprio bene’
Oltre a questo c’è molto altro. Ho trovato sei amiche così uguali e al tempo stesso così diverse.
Mi piace la Cinzia perché è pura e semplice, offre il suo cuore senza riserve.
Mi piace Paola perché sa ascoltare e sa racchiudere in sé le cose belle per poi farne dono.
Mi piace Marika perché è generosa e crede nell’amicizia più di ogni altra cosa.
Mi piace Annalisa perché nei suoi modi è materna e controllata.
Mi piace Elisa perché sa dire di no e ricominciare da capo.
Mi piace Caterina perché non è solo una mamma.
Io adoro queste donne, sono stata bene, mi hanno riempita di cose nuove che conserverò nel mio cuore. Non pensavo, davvero. Le conosco da poco e come dico sempre mi pare di conoscerle da una vita. Ricorderò le nostre confessioni nel ristorante affollato, il nostro stringersi dal freddo, le nostre parole che si confondono con le musiche degli Abba, gli occhi lucidi di Cinzia, Elisa in bilico su una gamba in pieno centro per farci vedere gli stivali, Paola che si fa fotografare con degli occhiali buffi, Marika che si stringe addosso il colletto del maglione e si ferma ad ogni vetrina, Annalisa a testa in giù per ravvivare i riccioli, le duecento foto al duomo, Cinzia e Marika che imitano due angeli (e non sanno che lo sono già), la focaccia salata di domenica mattina, lo scambio dei regali sul lettone, Simona che meno male sabato notte si parla di Mark sennò dormiva già da un pezzo, il sorriso aperto di Caterina, il casino nella piccola libreria, la nostra parola d’ordine al cameriere “Annalisa!!”, e poi l’altro che non ci ispirava fiducia ma che ci ha permesso di stare a tavola per scoprirci e sorprenderci di noi stesse, la foto di Simona col tovagliolo a ghirlanda sulla testa, Annalisa sorpresa in bagno che fa una faccia buffa, Paola che coglie un fiore dipinto, Elisa che la sera si mette gli occhiali ed è pure più bella, la commozione di Caterina quando scopre che qualcuno ha pensato al suo Tommy, e tutte insieme domenica che ci salutiamo con il groppo in gola.
Ecco, queste sono le mie amiche. Le mie amiche di penna. Ma ci vorrebbe una penna speciale per descrivere cosa mi hanno lasciato nel cuore.
In questi momenti, come altri che mi hanno segnata, sono felice della vita.
Sì, sono felice della vita, grazie anche a queste donne.
Bentornata Marika.