mercoledì 30 settembre 2009

DIARIO DI BORDO:BRETAGNA

Sabato 26 Luglio

Huelgoat

La casa nel bosco

Giornata non particolarmente degna di nota, in quanto siamo stati tutto il tempo in macchina per arrivare il prima possibile al paesino dove avevamo prenotato la nostra mobil-home: Huelgoat.

Girottoliamo un po’ per il paese che è davvero incantevole e poi stanchi e affamati ci dirigiamo al campeggio, avendo prima cannato tre o quattro strade. I cartelli non ci sono e se ci sono son scritti male. O forse siamo noi semplicemente orbi. Dopo aver indossato tutte e due un paio di occhiali,intravediamo nella fitta vegetazione il cartello che cercavamo e appena giriamo a destra si apre davanti ai nostri occhi un viale alberato degno della più lussuosa dimora di Falcon Crest. E’ ovvio che la villa non c’è, ma non siamo nemmeno una famiglia da tenda (thò,ma manco da albergo a 5 stelle), quindi un caravan super accessoriato fa al caso nostro. Adoro queste casine stile Barbie! Il campeggio si chiama La Rivière d’Argent e io pensavo che appena arrivati ci offrissero chessò due collanine d’argento e dei bracciali, ma invece il nome deriva dal fatto che il bosco dentro il quale ci sono le casine è attraversato da un ruscello,che si chiama pressappoco così…e poi c’erano le miniere d’argento in questa zona…e poi…oh insomma!E’ rilevante ai fini della storia? E’ bellissimo!Punto e basta. E’ molto suggestivo,immerso nel verde e nella tranquillità più assoluta. Ho deciso: io sarò la bella addormentata argentata nel bosco e Andrea il principe Filippo coi capelli d’argento.

I gestori sono di una gentilezza squisita, cosa rara in alcuni posti e rimaniamo molto colpiti. La signorina ci avverte che tutte le mattine possiamo avere una baguette appena sfornata al costo di un euro.In tutta la settimana ne abbiamo prese 13. Con la Nutella portata da casa,non vi dico.Mancavano le candeline e poi eravamo uguali a quelli della pubblicità.In quattro e quattr’otto ci vengono consegnate le chiavi della casina. Come si dice a Pisa “E’ nuova di trinca”, davvero sembra che non sia mai stata affittata, tutta arredata nei colori dell’arancione e ci sono pure due cessi! Mi accorgo con grande gioia che la finestra della camera da letto matrimoniale si affaccia direttamente sul bosco. Ohh, non vedo l’ora davvero di canticchiare circondata da una dozzina di scoiattoli, due coppie di lepri e un daino.
Come sempre lasciamo tutto in macchina e proviamo tutti i tasti e i bottoni presenti in casa. Ci accorgiamo presto che la televisione non c’è, e dopo i primi dieci minuti di smarrimento (leggasi prendersi a cazzotti le tempie), me ne faccio una ragione,e tronfia tiro fuori le carte da ramino. Se scommettiamo roba forte io dico che ci divertiamo lo stesso.
Non avrei mai creduto di poter fare a meno della tele (di giorno non l’accendo mai, ma dopocena un filmino con Alice me lo guardo sempre volentieri,anche in giapponese) e invece son riuscita a sorprendermi di me stessa, perché non solo non ne ho sentito la mancanza, ma è stato bello giocare a carte, fare disegni, prendere appunti di viaggio, tagliarsi le unghie dei piedi e spuntare le doppie punte. Però la tele non ci serve solo per i films , ma soprattutto per guardare le previsioni del tempo e decidere se mettere nello zaino il costume o l’ombrello. Da queste parti il tempo cambia di continuo, molto velocemente, potrei dire con la stessa velocità con cui mi fiondo in bagno se ho mangiato le prugne secche, tanto per intenderci.Bene, finalmente ci siamo.Abbiamo fatto nostra la casina (tipo mettere i libri sulla mensola, il cellulare in carica, gli spazzolini nel bicchiere, e un pezzo di cartone con disegnata una tele sul mobile) e mi son dedicata al bagaglio del vestiario.

Sorvolerei sull’informarvi del disfacimento delle valigie perché penso che sapere dove ho ficcato le mutande non sia per voi di fondamentale importanza.



Domenica 27 Luglio
Partenza alle 10.15 per visitare Ploumanac’h, le rocce di granito rosa. La nostra guida cartacea non fa che parlarne un gran bene, a Miranda abbiamo dato un giorno di permesso. Lungo la strada avvistiamo una bella spiaggia e scendiamo a raccogliere conchiglie. La spiaggia è così enorme che ho pronunciato la frase”Amore, vado a toccare l’acqua” alle 11.10, quando ho messo i piedi in mare erano le 11.45.
Alice nel frattempo aveva raccolto conchiglie, pesci morti e telline da far invidia a Capitan Findus e aveva costruito con la sabbia tre castelli, un fondo commerciale e una villetta.


Proseguiamo sulla costa e ci fermiamo a fare foto sulle scogliere, ma visto che era quasi l’una volevamo anche un bel posto per mangiare. Abbiamo trovato, daglie che te ridaglie,un posticino d’incanto con acqua cristallina. Se sentivo gridare AIO’ pareva di essere in Sardegna.Alice si è subito messa in mutande e ha detto “Ora faccio il bagno” Dopo che ha messo i piedi nell’acqua ha esclamato “Qualcuno ha una muta??”
Posto stupendo dove ci siamo pentiti di non aver messo nello zainetto i costumi, (quando dico che ci vuole il meteo, non dico cazzate) ma niente ci ha vietato di spogliarci un po’ e stare nell’acqua mezzi vestiti.
Oh, che bello!Siamo soli in questa insenatura color salmone. Quasi soli. A farci compagnia una coppia di…“Sergiuuuuu??? Vien a sentir l’acqu!” …italiani?
La signora, con grande coraggio e scaturendo in me, (freddolosa di natura) una grande invidia, si tuffa e si fa bellamente un bagno manco l’acqua fosse a 37 gradi.

Il Sergiuuu, per niente convinto e con un' andatura da papero zoppo, ha raggiunto la signò quasi in punta di piedi e poi con mia grande sorpresa si è tuffato in modo esemplare. Roba che se lo vede la Cagnotto le prende un collasso, lascia il suo sport e si mette a fare equitazione.Detto questo, potrei io prendere il sole e farmi una bella padellata di cazzi miei?Devo dire però che in tutta la vacanza sono stati gli unici italiani che abbiamo incontrato. Strano, no? Andrea per passare il tempo ha fatto venire il diabete ai gabbiani dando loro i biscotti al cioccolato e poi abbiamo proseguito la nostra camminata fino al faro.

Click! Click! Click!Foto con faro a destra, faro con mare, faro senza mare, mare senza faro. Click! Click! Click! Onde che si infrangono sugli scogli col grido dei gabbiani sopra le nostre teste, gabbiano con mare, mare senza gabbiano, gabbiano vivo che vola, gabbiano mort…vabbè, praticamente Quark ci fa una pippa, ma ne valeva davvero la pena. Non è meraviglioso? Cosa ci manca? Abbiamo deciso lì per lì di spararci in vena una bella visita alla chiesa di Leydette. Ce l’ha detto Gloria (la guida) che è bellina.
Ho imparato una cosa: mai fidarsi di una che si chiama Gloria. La chiesetta si trova su una collinetta che per arrivarci devi fare una stradetta alquanto stretta. E’ chiaro il concetto?Dopo averla visitata (e se non ve ne parlo ci sarà un perché) discendiamo lungo un sentiero polveroso e ghiaioso. Io e Andrea non facciamo in tempo a dire “Alice non correre che se qui cad…” SBAM!! Alice a tappeto d’orso sulla ghiaia. Effetto grattugia su tette,pancia e ginocchio. La baby ha acceso l’antifurto lacrimogeno AHIIIII!!!!!!! e il ginocchio sinistro ha cominciato a sanguinare. Alla vista del sangue l’antifurto si è amplificato AHHHHHHH!!!!!!!La sirena dei pompieri non c’è per niente. Prontamente ho messo in atto il corso 118: medicazione in Corolla con acqua gassata e fazzolettini Tempo. Lo so, sono un po’ ruspante nelle mie medicazioni, ma io le chiamo semplicemente i vecchi rimedi della nonna. Vabbè, nonna era particolare, va bene?
Abbiamo assistito a dieci minuti di sceneggiata napoletana, dove la protagonista (Alice) ha vinto l’Oscar come miglior attrice drammatica. Dopo mezz’ora di “Mi fa male così tanto che mi sento svenire” abbiamo deciso di ficcarci nelle orecchie le pagine della guida, tanto se deve portarci in questi posti qua, non serve a un cazzo.Quaranta minuti dopo la nostra attrice camminava come dottor House pronunciando frasi del tipo “Come mi hai medicato?Vatti a fidare delle madri!”
Visto che era quasi sera e avevo finito il mio turno di infermiera abbiamo deciso di rincasare.
Dopo cena abbiamo ingannato il tempo giocando a carte e bevendo whisky. Alice, mostrando molto carattere l’ha stappato coi denti e se l’è buttato sulla ferita e ha esclamato “Così si medica!”
Ci mancava che chiamasse con un fischio il suo cavallo ed eravamo pronti al remake de Il buono Il brutto e Il cattivo.

sabato 26 settembre 2009

SCENE DA UN MATRIMONIO:IL MIO










































Legenda:
Foto 1: "Qui tetta ci cova"
Foto 2: "Mi sa che sto facendo una stragrande cazzata"
Foto 3: "Ebbastaaa!Sono appena tre ore che siamo sposati e già mi rompi le palle!!"
Foto 4:"Straziami ma di baci saziami, possibilmente senza rossetto,plis!"

Domani è il nostro anniversario di matrimonio, e stamattina si è ripetuta la solita scena da 12 anni a questa parte.
“Amore?Sai che giorno è domani?” detto tutto con sbattimento di ciglia e coscia fatta uscire maliziosamente dal lenzuolo.
“Perché me lo chiedi? Ho dimenticato di pagare una bolletta?” detto tutto mentre si aggiusta i capelli davanti allo specchio.
Bè a pensarci bene forse non sono il massimo. Ma è autunno santoiddio! Non posso certo togliermi il pigiama di lanina pelosetta! Che apprezzi comunque la mossa, basta un po’ di immaginazione!Sì, vabbè anche lo sbattimento di ciglia non mi è venuto granché. Ho un po’ di mascara grumoso sulle ciglia e forse qualcosa mi è anche colato. A pensarci bene sembro un pierrot. Ma insomma, che importa? L’importante è che dopo 18 anni che stiamo insieme siamo sempre qui a darci il bacino del buongiorno.
“Amoreeeee,domani è il nostro anniversariooooooo!!!!” glielo ricordo un giorno prima, così se vuole farmi un regalo ha 24 ore di tempo.
“Lo so”
“Ma non dici niente?”
“Per esempio?”
“Qualcosa, una parola dolce, che ti faccia pensare a quel lontano 1997. Una parolinaaa….”
“Condoglianze”
Okay di prima mattina è super simpatico, ma giuro lo avrei strozzato con la cinta dell’accappatoio.
“Simo, effettivamente te ne ho parlato e t’ho dato pure un bacio”
Cosa sta dicendo? Ha parlato con un’altra Simona, poco ma sicuro.
Mi rizzo a sedere e cerco di sistemarmi al meglio i capelli. Oddio, sembro Branduardi dopo l’elettroshock. Devo assolutamente rifarmi più liscia più bella.
“Davvero?” fiiiit fiiiitttt (rumore di ciabattina con le pecore che strusciano sul pavimento) “Davvero mi hai parlato del nostro anniversario?”
Forse…sì, stamattina all’alba mi son girata verso di lui…vediamo…sì, l’ho un po’ abbracciato…sì forse qualcosa mi ha sussurrato…poi non ricordo più niente. Ma fingerò, sennò ci rimane male “Ah sì, che sbadata!Ora ricordo!”
“Non credo. Stavi russando”
Non è splendido?
Okay, nessuno è perfetto, tanto meno io, ma ricordo con immensa gioia quel lontano 27 Settembre 1997…



Stamattina mi son svegliata di buonumore,oggi mi sposo!!Nonostante tutti mi avessero avvertito “Non dormirai una mazza”, io mi son fatta 9 ore di fila senza mai svegliarmi. E’ incoscienza, poco ma sicuro. Scendo in cucina e trovo mamma a trafficare con tranquillità:
“Oddio, dove ho messo i confetti? Presto!Mancano due chili di confetti!Simo, cammina con le ciabatte, anzi no, scalza che ho dato la cera. C’ho ripensato, puoi provare a volare e non lasciarmi impronte?Che ore sono? Le nove. Sono in ritardoooo!!Gli invitati arrivano alle treeeeeeeeeee!!!!!!!Come sto, tesoro?Vatti a vestire che tra poco arrivano Barbara e Ornella per addobbare la macchina. Dove sono i nastri? I nastriiiiiiiiiii? Come sto tesoro? Babbo dov’è? Quando hai bisogno di lui non c’è mai!E non stare lì impalata!Lo vedi come sei agitata? Lo vedi? Calma devi stare! Calma, come me! Calmaaaaaaaaa!!!!!!!!”
Detto il tutto con una scatola di confetti in mano. Perché è agitata? Certo è un giorno importante. Ma se io sono sicura di questo passo perché non dovrebbe esserlo lei?
Faccio colazione con due brioches e poi chiamo il mio amore.
“Tesoro, hai dormito?”
“Sì, abbastanza”
“Bene, qui è quasi tutto pronto, tra poco arrivano le bimbe…”
“A proposito,Simo, potrei venire a dare una mano…”
“NOOOOO!!!!Porta maleeeee! La sposa non deve vedere lo sposo prima del matrimonio! Ci vediamo in chiesa” mi sorge un dubbio “Perché ci vediamo in chiesa, vero amore?”
“………………….”
“Andrea?”
“……………………”
Ha riattaccato? “Andreaaaa?”
Non ci posso credere, mi ha piantato ancor prima di varcare la soglia della chiesa.
“Andreaaaaaaaaa?????”
“Paura, eh?”
Come potete ben capire lo sposo perché è un uomo di spirito. Quasi quasi gli do fuoco.
Finalmente arrivano le bimbe con l’auto per lo sposalizio (come dice la mi’nonna).
Sono armate di grandi fiocchi bordeaux e nastri di raso. Dopo esserci spalmate sull’auto come delle ragazze super sexy all’autolavaggio, ci accorgiamo che il nastro non basta. Ed effettivamente non basta nemmeno sdraiarsi sulla macchina per far di noi tre delle gnocche in Hot pants e t-shirt bagnata. Io c’ho anche le mollette in capo, pensa te.
“Ma porc…non c’arriva…fermalo là…tira qua…niente, è corto. Ma chi ha preso le misure?”
“Conosco la mia macchina!” si giustifica Ornella
“Ma magari non la matematica! Mancano quasi due metri di nastro!”
“Impossibile”
“Quanto fa 6 x 9?”
“72!”
“E’ possibile”
Sua sorella fa scattare l’accendino. Che fa, vuol darle fuoco? “Che palleeeee!!! E ora?”…no, si accende una sigaretta.
Rifletto quei sette otto minuti poi mi illumino “Vado a comprare altro nastro. La merceria vicino alle scuole è aperta”
Agguanto la graziella di nonno (graziella non è nonna, è la bicicletta con cui va a spasso nonno.Sì lo so, è da donna, ma se io c’ho un nonno alternativo che ci devo fare?) e vado di volata alla merceria. Alcune donnine del quartiere mi guardano e mi additano e non capisco perché. Che c’ho? Solo perché c’ho un’impalcatura sulla testa e pedalo come una forsennata su una graziella del 15-18?
Ho sentito la Gabriella mormorare “Ma non è la sposa, quella?Ma dove va?” e la Luciana rispondere “Ma scappa lei? Non dovrebbe scappare il fidanzato?”
Dopo un’ora e dieci la macchina era bella addobbata. A pranzo manco ci mettiamo a tavola, è già imbandita per il piccolo rinfresco se alle volte qualche parente decide di passare da casa. Mamma ha apparecchiato per 245 persone e continua a dire “Basterà?” C’è una piramide di bignè che a confronto quella di Cheope è una cacatina di mosca. Roba che se prendi l’ultimo a destra vieni travolto da una valanga di pasta e crema, e ti ricoverano per il diabete a quattrocento.
Alle due e mezzo arriva la parrucchiera con la truccatrice. Mi fanno accomodare in quella che a breve sarà la mia ex cameretta e cominciano a impiastricciare. Oddio, mi sento proprio una uips! Ho la truccatrice che mi farà apparire splendida! Okay, siamo d’accordo, ci vorrebbe un miracolo, sono consapevole, però non rovinatemi tutto, non oggi. Mi mette del mascara a prova di lacrime, della cipria a prova di sudore e un rossetto a prova di bacio. La parrucchiera invece mi fa un’acconciatura a prova di bomba. Nel senso che sembra mi sia gettata da sola una bomba a mano tra i capelli. Son tutta un ricciolo. Poi eccoci alla vestizione. E qui ci vuole mamma, perché il vestito me l’ha fatto lei con le sue manine, come tradizione vuole.
“Cara, stai dritta, pancia in dentro, petto in fuori”
“Mamma, non ce l’ho il petto!”
“Qui torna male. Ma sei dimagrita ancora? Mettiti il reggiseno imbottito”
“Ce l’ho già…”
“No, no, qui non torna la cucitura…dobbiamo riempirlo, dobbiamo fare un ripieno”
“Mamma, non sono un tacchino!”
“Thò, metti dentro queste” Agguanta due spalline (quelle che mettevamo alle camicette negli anni ’80) e me le aggiusta dentro il reggiseno. “Così va meglio”
E’ vero! Ho una parvenza di tette! Effettivamente il vestito torna meglio. Mmh…che bel seno…devo assolutamente strappare le spalline a tutte le camicie e farci il ripieno…guarda qua…mi sento Pamela Anderson…
Finalmente sono pronta. Scendo di sotto e vengo accolta con un applauso da tutti i parenti. Ma non dovevano essere già alla chiesa? Mia zia si mette a fare il vigile “Circolare! Avviarsi alla chiesa, prego!Circolare….lasciare libero il passo, grazieeee!!!”
Parte la carovana di macchine e a me tocca aspettare sennò rischio di arrivare prima di loro. Nel frattempo mi mangio le unghie e provo a camminare con eleganza sui miei tacchi 12. Dio, che dolore! Devo sforzarmi, altrimenti sembro una giraffa ‘mbriaca con l’ernia al disco.
Finalmente posso partire con babbo. Lui è emozionato, si vede. O è felice? Certo che è felice!Ma felice per cosa? Per il fatto che mi sposi, o per non avermi più tra i piedi?A me sembra anche commosso, ma forse mi sbaglio. Lo travolgo con sette metri di tulle e lui mormora “Spero sappiate la strada, perché io non vedo niente”
Arriviamo alla chiesa e il mio amore ovviamente è già dentro. Babbo non sa dove stare, prima si mette a sinistra, poi a destra, poi di nuovo a sinistra, qualcuno gli sussurra “Pss…a destra di tua figlia…” e lui “Ehhh? Qui va bene?” Si mette a camminare davanti a me. Mi rifiuto di entrare in chiesa in fila indiana! Lo agguanto per la manica e gli dico “Stai qui, babbo.Vicino a me.” Lui mi ha guardato e l’ho visto smarrito. Gli ho strinto forte il braccio e siamo entrati. La navata mi è sembrata lunga 186 metri. Oddio!Eccolo là! Com’è bello!Certo, per me, ma sennò non lo sposavo. Non potevo essere in nessun altro posto, se non qui, vicino a lui. Mio padre mi ha lasciato il braccio, ha guardato Andrea e ha mosso le labbra. Ho capito perfettamente il labiale “E mò so’ cazzi tuoi!!”
Mia suocera invece continuava ad asciugarsi gli occhi mormorando “E’ il mio bambinoooo”
Andrea mi ha guardato e mi ha sorriso, poi si è bloccato quando i suoi occhi sono scesi all’altezza delle tette.
“Psshh...amore,stai barando, o cosa?”
“Chetati, c’ho le spalline dentro…”
“Che cosa?”
“Un paio di spalline, fai finta di nulla…”
“Io stasera ti devo smontare?”
“Chetati arriva il prete…”
Il parroco ci sorride benevolo e invita Andrea a scoperchiarmi. Avete capito bene. Avevo il velo davanti. L’ho visto fare a Ridge con Taylor e m’è garbato tanto.
Che emozione!Andrea mi ha dato un piccolo bacetto ed è iniziata la cerimonia.
La scena più o meno è stata questa:
mamma che mi sistemava il vestito ogni due secondi manco dovessi fare un book per Valentino
babbo che non voleva farsi sorprendere dal fotografo con gli occhi lucidi
mio fratello, bello come il sole, che flirtava con le cugine di terzo grado di Andrea
mia suocera che continuava a dire “Non è meravigliosa la Simona?” dimenticandosi i 10 comandamenti che mi aveva fatto in 6 anni di fidanzamento, tutti velati da una lieve minaccia
nonna e nonno seduti accanto sulla panca, così bellini ed emozionati da sembrare i fidanzatini di Peynet
la zia, più topa che mai, che con la sua scollatura ha attirato tutti i fotografi nell’arco di sette chilometri
lo zio, che faceva lo spavaldo ma aveva una Glock sotto la giacca, tante volte un fotografo si fosse avvicinato troppo
e gli amici in fondo che facevano scommesse su quanto tempo sarebbe passato prima di veder la foto di Andrea sul giornale con la scritta “UCCIDE LA MOGLIE A PADELLATE”
Invece no, siamo qua dopo 12 anni e mi sembra una gran cosa… è sempre a tempo però,cazzo! Devo togliere subito tutte le pentole e tutti gli attrezzi da cucina.
Questo per quanto riguarda lui. Io invece so di aver fatto la cosa più giusta e più bella della mia vita. Una cosa di cui non mi pentirò mai, perché come gli ho detto la sera:
“Io aspettavo te e nessun’altro”

La giornata è stata talmente lunga che ci vogliono ottantasette pagine, quindi ho deciso che lo farò a puntate, come Beautiful. In fin dei conti, sono o non sono uguale a Taylor?

mercoledì 23 settembre 2009

I MIEI OOOBBBBISSSSSS!!!!!!





























Dipingere i sassi...(quando non li tiro al cane del vicino che abbaia alle 8 di domenica mattina)
Disegno e pittura spesso su commissione (ovviamente di un orbo)
Patchwork...(fatto con le mutande vecchie...)
Decoupage...(quando mi avanza la carta da regalo..)
Punto Croce...(più che altro croce e delizia delle mie serate invernali,visto che non ci vedo una mazza e per infilare l'ago ho bisogno di una lente...)
Notare bene:chissà perché i soggetti mi mostrano sempre il lato B.
Se in futuro dovessi perdere il lavoro, io dico che con una bancarella potrei cavarmela. Prezzi modici.

P.S. Lo so, sembra l'angolo di Nonna Papera, ma ognuno ha i suoi difetti.

domenica 20 settembre 2009

DIARIO DI BORDO: VERSO LA BRETAGNA




Visto e considerato che gli appunti del diario di bordo delle vacanze di quest'anno sono sparsi ovunque (tipo un foglio nel terzo cassetto della credenza, un altro nell'armadietto dei medicinali, un altro ancora ripiegato nella borsa verde di tela) mi vedo costretta (si fa per dire), a mettere intanto quelle dell'anno scorso. Per evitare che la pagina di questo post sbotti con un "Non sono la Treccani e non puoi metterci 99866445454 caratteri!" ho deciso che ne metterò un pò per volta. Rimango a disposizione per eventuali dritte e consigli su alberghi, ristoranti, luoghi da visitare e camerieri degni di una palpatina.


















Mercoledì 23 Luglio 2008
Pisa-Annecy

Siamo partiti con calma alle 7.45. Prima tappa: Pisa – Annecy. Questo paese ci è stato consigliato da una coppia di amici e abbiamo deciso di fidarci.
Appena siamo in macchina Andrea digita la destinazione su Miranda. La macchinetta infernale non riconosce la destinazione. Ho pensato di svegliare la suddetta coppia con un trillo di telefonino e mandarli io in un paese. Andrea spippola convulsamente sul navigatore e dopo aver chiamato la NASA, interpellato il KGB e mormorato all’auricolare ripetutamente “Houston. Abbiamo un problema” ha sentenziato “Via, partiamo ugualmente!!”
E volevo anche vedere.
Dopo 20 minuti (dico 20) di autostrada, Alice se ne esce con un “Mi scappa la cacca”. Io e Andrea ci voltiamo a turno e lei precisa “Anche parecchio”.
All’altezza di Forte dei Marmi c’è un ricordino di Alice dietro il gard-rail di una piazzola di sosta.
Inizia così il nostro viaggio. Se dico che è iniziato di merda nessuno mi può contraddire.
Mentre viaggiamo non c’è verso di dormire, con la Miranda (davanti) che scassa la minchia ogni 50 km (Perché, com’è risaputo, senza navigatore al traforo del Monte Bianco mica ci sappiamo arrivare) e la vocetta a robottino del pc portatile delle Winx di Alice (dietro).
Tra un “PROSEGUIRE- PER -150 KM” e un “GIOCA CON NOI!!!!” mastico due big babol facendone poi due palline da ficcarmi nelle orecchie. Con onde radio contatto Morfeo e gli chiedo gentilmente un favore. Dopo dieci chilometri mi accontenta e Alice si addormenta beata spegnendo il pc. Quell’apparecchio non deve farle troppo bene, perché a un certo punto si desta all’improvviso, guarda alla propria sinistra ed esclama: “Il mare!!Bello!!Siamo già in Bretagna??”
“Alice dormi, siamo a Genova”
Con un “A me sembrava il mare, non un acquario…” crolla di nuovo sul sedile con la tempia poggiata sulla ventola del frigo portatile. Mi rendo conto con orrore che se si surriscalda un filino il frigo, esplodiamo come un petardo.
Arriviamo ad Annecy nel pomeriggio. Abbiamo tutto il tempo per rinfrescarci e visitare il centro.
La chiamano la Venezia Savoiarda, (che mi pare un nome un po’ hot come ‘Bernarda ce l’ha caRda’, tanto per intenderci).Accostamento un tantino azzardato a mio parere. Tuttavia la cittadina è talmente bellina, caratteristica e pulita da sembrare finta. La visitiamo a piedi dopo aver parcheggiato la vettura in un parcheggio sotterraneo e facendo mentalmente il conto di quanto ci sarebbe costato. Bè… a mali estremi tiro fuori il mio berretto, faccio due capriole, e un salto mortale con avvitamento e qualche spicciolo dovremmo racimolarlo.
Dopo aver depositato la Topo-Car, Andrea, scrupoloso, si appresta a cercare un cartello, un bollino, eventualmente anche un coriandolo dove sia scritto a che ora chiude il parcheggio “Così ceniamo qui…”mormora. Non è romantico?

Dopo aver fatto un giro panoramico di tutto il parcheggio a due piani, imparato a memoria tutte le targhe delle altre auto e inalato e sniffato tutti i tubi di scappamento come una famiglia di aspiranti suicidi, saliamo in superficie per una boccata d’aria. Questo benedetto cartello non c’è. Andrea dice:“Devo sapere a che ora chiude, non vorrei che ci rinchiudessero dentro…”

“Che si azzardino!Te parli inglese, vai a chiedere informazioni!”

“Siamo in Francia”
Perché non vuole mai chiedere informazioni? Perché? Ha paura di contrarre un virus? Manco diventasse impotente o perdesse l’uso del pollice destro per spippolare sul telecomando.

“Vabbè ho capito. Vado io”
“Ma dove vai? Che non sai nemmeno l’italiano!!??”
“Andrè? Te lo dico in fransè. Vai a caghè! Chi minchia ci deve andare? Ti faccio vedere io come si sta al mondo. E che ci vuole? Dammi il tagliandino del parcheggio. Tzè!” e detto questo, presa dalla foga, mi tuffo nel primo negozio che incrocio.
E’ una pasticceria. Mi è andata bene, visto come sono partita in quarta sarei potuta benissimo entrare in un servizio di pompe funebri.
Esordisco con il mio ottimo francese: “Eeeeeescusemuà…ios volevan saper le parcheggiò a che or chiudes. Non vor che chiudess tra un poc. Così muà rinchiuders dentrò con tut la familì. Iu comprì?” Dico tutto questo sventolando il tagliandino manco fosse un ventaglio.
La signora dietro la cassa mi guarda come se avessi un rospo in testa.
“Glielo ripet? Non capisc il mio franscesè?Stranò! Dicon che lo parlò molt benè!!”
Ho capito. La signora probabilmente non è francese. Non è possibile che non capisca. E’ chiaro che è straniera pure lei. Poi sgrana gli occhi, mi chiede il tagliandino e dopo averlo scrutato attacca “KkjhhffggASI hjhkkuyvfddgSUA’ ghhukkuuhRSON gghjjihgfvISI’!! OPERATOR!
Ma cos’è? Turca? Ma io sono polig…pol…poligona e capisco tutte le lingue. A scanso di equivoci dico “Oh uì!!Pardon mersì bocù! Assorate!”
Esco col bigliettino in mano tutta tronfia “Amore?La signora mi ha detto di cercare l’operatore (l’unica parola evidentemente internazionale), che sicuramente si trova nel parcheggio sotto. Lui ci darà tutte le informazioni che vogliamo e ci ha pure detto di passare una bella serata ad Annecy!”
Ho sentito Andrea mormorare “Chissà che cazzo hai capito, comunque mi fido. Ma solo perché non ho alternative”
Per farvela breve abbiamo trovato l’operatore che in inglese ad Andrea ha detto che il parcheggio chiudeva all’una di notte. Eccheccazzo, mettete un cartello no? Scrivetelo sui muri con un pennarellino!Con la saliva, con qualcosa!
Più tardi abbiamo mangiato in un ristorantino ordinando una semplice pizza. Dalla velocità con cui ci è stata servita presumo sia stata congelata, ma dalla fame che avevamo ci sembrava cucinata personalmente da Gualtiero Marchesi.
Finiamo la serata passeggiando nell’enorme parco e costeggiando il lago in compagnia di cigni e paperelle. Ho cercato di fotografare anche due cigni ma ogni volta che mi apprestavo a cliccare, si immergevano e mi mostravano il culo. Chissà perché.
Giusto due numeri:
-5 euro il parcheggio
-27 euro la cena
-fare queste figure di merda non ha prezzo, per tutto il resto c’è Andrea.

Giovedì 24 Luglio
Annecy – Parigi

Partiamo da Annecy, destinazione Parigi. Miranda sicuramente si è arrotolata un cannone perché spara destinazioni a vanvera e ci ha fatto perdere due volte. Non riusciamo a trovare questo albergo e la via è sparita. Col foglio della prenotazione in mano, un navigatore e un vigile francese (fatto salire velocemente vista la situazione) non siamo riusciti a raggiungere l’hotel prima delle cinque. Eravamo nei paraggi dalle due.

Finalmente arriviamo e ci piazzano al terzo piano. Abbiamo letteralmente buttato le valigie in terra, fatto tre giri di doccia e diretti tutti contenti cantando Michelle dei Beatles alla volta di Parigi.
Sarà la decima volta che la vedo, ma è sempre bellissima! Manco invecchia con gli anni.
Riusciamo a parcheggiare quasi sotto la torre con Miranda che smolecola le palle con un “SVOLTARE- A -DESTRA
“Se svoltiamo a destra finisco nella Senna!!Idiota!!Ma ti sembro Nemo???”
“Simo, calmati. E’ un navigatore…”
“E allora che navighi nel mare delle cazzate che dice!!”
Sono degna di Parigi, sono troppo fine. Dovrei abitarci, quasi quasi mi informo per acquistare una casa. Magari proprio qui, davanti alla torre Eiffel. Quanto mai può costare? Insomma, voglio dire, è solo un’accozzaglia di ferro, dopotutto…
Oddio, ma è bellissima! Ha un fascino tutto particolare!Oh Parì, Parì!! La adoro!
Facciamo le foto davanti alla torre, dietro alla torre, di fianco alla torre, con la torre a destra, con la torre a sinistra e con la torre in mano.
“Alice? Più a destra…più a sinistra…alza il braccio…vai su, vai giù, prendila in mano…così…!”
“Simo, possiamo evitare di rivolgerci a nostra figlia a questa maniera?”
Dopo queste foto a effetto, Alice guarda la torre Eiffel ed esclama “Saliamo sulla torre?”
Si può non accontentare un figlio?Io e Andrea guardiamo la fila per gli ascensori. Per un pelo non arriva fino al Trocadero.Convinti di un suo rifiuto le diciamo “Se vuoi possiamo salire a piedi, ma sarai stanca, sono tanti scalini,” e per finire calchiamo le ultime parole “…E NON TI PORTIAMO IN BRACCIO!!!”
“Embè?Io ce la faccio.” E squadrandoci da capo a piedi ha mormorato “Che vecchi!”
Vecchi? Ha detto a noi?
In men che non si dica abbiamo fatto i biglietti. Devo dire che per tutto il tragitto Alice non ha fatto altro che zampettare sugli scalini urlando “E allora!!Muoversi!Scattare!Ma che fai mamma? C’hai il fiatone??Forza forza!”
Ma va a Duracell? Non è possibile. L’ultima supposta che le ho dato sicuramente non era la tachipirina. A vedere come va su temo di averle infilato un proiettile. Pare sparata da una carabina.
Quando siamo arrivati al secondo piano ho ringraziato quel sant’uomo di Eiffel per aver fatto gli scalini (700) solo fino al secondo piano. Inutile dire che quando sono arrivata su ero sprovvista di una rotula, una coronaria e un polmone.
In cima abbiamo rifatto le foto, dove vengo ritratta con una bombola di ossigeno. Poi abbiamo chiesto a una signora se ce la faceva a noi tre. Sembriamo le ombre cinesi. Tre sagome nere. Non si vede un cazzo.
Non faccio in tempo a ingurgitare del cortisone per l’enfisema che mi sta divorando, che Alice ri-zampetta “Scendiamo?”
Abbiamo rifatto gli scalini (700) e quando sono scesa vacillavo come Amy Whinehouse all’entrata di una clinica. Abbiamo dribblato cinque o sei pakistani che volevano venderci le torri Eiffel che si illuminano e ci siamo scolati due bottiglie da un litro e mezzo in tre.
Poi vista la fatica ci prende fame e ci accorgiamo che sono le otto e mezzo. Decidiamo di cenare lì. Ma non è meraviglioso?Avrei dovuto tirare fuori l’abito da sera con le paillettes e i sandali tacco 12, e poi sarei dovuta salire su una porche e arrivare a un ristorante scicchissimo almeno con un fotografo di grido, anche un paparazzo. Cercando di fare la vaga, provo a vedere se ad Andrea il codino alla Corona viene. Non c’è verso, troppo corti. E allora se non posso avere un paparazzo, non ha senso. Solo per quello ho lasciato perdere. Però abbiamo mangiato in un posto davvero incantevole, così familiare, allegro e a portata di bambino. Ci hanno servito cibi caldi e profumati. Mai mangiato meglio in vita mia. Non chiedetemi il nome di questo splendido posto, così meraviglioso, perché non sarei assolutamente in grado di fornirvelo.Che aria! Che atmosfera!...Oh Parì Parì...
Okay, era il Mc Donald's, va bene?

Siamo rientrati un po’ stanchi ma felici, questa volta dietro non abbiamo caricato un vigile, bensì uno pneumologo.



Venerdì 25 Luglio

Disneyland Paris



Sveglia presto perché si sa, all’Eurodisney mica si può andare a mezzogiorno.

Forse però un po’ troppo presto, perché quando siamo arrivati c’erano (contate) dieci persone.

Una novità : dopo l’11 settembre, prima di farti entrare nel parco, tre pezzi di francesi vestiti di nero con auricolare ti fanno poggiare lo zaino su un tavolino e te lo ispezionano. A noi c’è toccato un ragazzo di colore che sembrava Will Smith. Mi sarei fatta ispezionare anche dentro la canottiera ma, con la retromarcia di tette che mi ritrovo, se l’avesse fatto mi avrebbe visto direttamente i piedi.

Andrea apre il suo zaino. Ok, macchina digitale, cellulare e un pacchetto di fazzolettini.

Sto per aprire il mio quando si inceppa la zip (chevelodicoaffà?)
“Oh merd!!Oh scusi! Pardon!Brutta cernierina del cazzo!”
“Amore…”
“Lo sapevo io! Troppo vecchio questo zainetto!Ma domani lo butto! Lo butto!!”
“Simo, lo stai innervosendo…”
Il principe di Bel Air ci guarda e alza le mani come per dire “Con calma. Tranquilli”
“Apriti! Stronzetta!” sto sudando sette camicie e dietro di noi si forma la fila.
“Simo, se fai così penserà che dentro abbiamo una bomba!Stai calma! Lascia fare a me”
Will mormora qualcosa nell’auricolare.Ora c’arrestano.

“Ma porca di quella tro…SBRANG!!” Lo zaino, percosso, girato, strattonato e frullato esplode come un bengala. Tre nastrine del mulino bianco, le salviette, il portafoglio, la bottiglietta dell’acqua, e un ombrellino da borsa si sparpagliano sul tavolino.

“Contento?Vuole comprare qualcosa?Le nastrine le do via a un euro l’una. Mica le trovate qui in Francia, sa?”
Il ragazzo sorride. Non ha capito un cazzo, ma sorride. Mi aiuta a richiudere la zip e noi andiamo via felici di non essere arrestati.
Zero fila per fare i biglietti e abbiamo sostato davanti ai cancelli per un quarto d’ora. Forse siamo partiti TROPPO presto.Io e Alice battevamo i piedi dall’impazienza. Appena aprono i cancelli entriamo come un branco di tori impazzititi. Sembrava di essere a Pamplona.
Visto che conosciamo Eurodisney a menadito giochiamo d’astuzia. Partiamo dalle attrazioni in fondo e procediamo a ritroso per fare per ultimi quelli vicino all’ingresso. Anche quest’anno la mossa ha funzionato. Quasi tutti si fermano alle prime attrazioni per poi avanzare. E noi al contrario. Una famiglia , a mio parere, semplicemente controcorrente. Una famiglia, per il resto del mondo, semplicemente rincoglionita.
Facciamo Star Tour (simulatore di volo nello spazio) e quando scendiamo Alice continua a dire “Ganzo! Per ritornare sulla terra ci abbiamo messo anche poco!!” Presumo che simuli parecchio bene.
Poi abbiamo fatto Pirati dei Caraibi.Ci hanno messo in cima alla barchetta che all’inizio si tuffa dolcemente nell’acqua. All’inizio. Perché poi comincia a fare discese e prendere velocità. Noi a prua abbiamo preso acqua a secchiate. Già che c’ero mi son fatta uno shampino e mi son data una sciacquatina alle ascelle.
Sulla guida del parco c’era scritto che alle 17 davanti al ristorante Laguna Blu ci sarebbe stato Jack Sparrow.
Io e Alice alle 16.30 eravamo già lì “Oddio!!Jack Sparrow!!Ci sarà Jhonny Deep!!”
“Ma sei pazza??Ci sarà un figurante!”
“Ah sì?” non può dire sul serio.
Figurina o no, alle 17 è arrivato. “Bello!” Con tutti i capelli lunghi, sudici e rasta! “Meraviglioso!” Col cerone e gli occhi truccati! “Semplicemente fantastico!” Coi vestiti zozzi e trasandati!!
“Simo, ma cosa c’avrà di bello?”
“Ma non lo vedi com’è sensuale? Il trasando è macho!Guardalo!”
“Ma se io non mi faccio la barba manco mi guardi!Ora ti piace il trasando?”
“Amò prova a farti i capelli rasta con la codina colorata. Se non mi piaci ti do un cazzotto in un occhio, così poi mettiamo pure il toppino nero a pirata. JHONNYYYYY????”
“Ma non lo vedi che è un sosia? Una fotocopia?”
“E’ una fotocopia fatta bene! Con un bel toner. E che toner!!JHONNYYYY???IU-UUU???”
Non c’è verso. E’attorniato da alcune ragazze. Non mi fanno nemmeno fare la foto a modino!Uffa, però, un po’ anche a me!
Con la minaccia di Andrea “Se non vieni via ti do fuoco come Giovanna d’Arco!” ho dovuto lasciare lì Jack. Che peccato però…è così bello…
…che ha detto?Giovanna d’Arco? Chi è, il nuovo cartone della Disney?
Due ore dopo è iniziata la parata. Alice mi supplica “Mammina mi fai le foto a tutte tutte tutte le principesse?Così poi a casa me le riguardo. Eh, mammina?Dai, dai!!”
Si può non accontentare un figlio per la seconda volta? “Tesorina, stai tranquilla, falle sfilare poi ci penso io fargli il Book!!”
Hanno cominciato a sfilare i carri con i personaggi di tutte le favole Disney, ma io aspettavo loro, le modelle. Dovevo farmi solo un po’ di spazio tra la folla e andare in prima linea. Cazzo, ci vuole un esperiment…com’è che si dice?Un espediente,ecco, per poter oltrepassare tutta la gente.Come posso fare? …mmh…mi ci vorrebbe un lasciapassare...Mi viene in mente che al Roma Fiction Fest potevo andare ovunque grazie al Pass che tenevo attaccato al collo. Ma al momento non ce l’ho,accidenti!
Mmh….
Idea! Ho tirato fuori il tesserino sanitario. “Scusate…scusi…fotoreporter…scusi…permesso…fotoreporter...lavoro per Principessa Tu Principessa Io, scusate…mi scusi…fotoreporter…Lavoro per Fai Di Me La Tua Principessa, scusi…” Nel frattempo sono entrata a gamba tesa in un paio di persone e ho dato una gomitata a una coppia di spagnoli. Ma io devo lavorare!!
Finalmente arrivano. Eccole tutte lì, Cenerentola, Biancaneve , Ariel, tutte belle e meravigliose.
Comincio il book “Cene?Di qua, brava, così, sorridi? Di più tesoro! Sembra che il topo ti si sia trasformato in asino invece che in cavallo! Brava, sì, così, girati. Perfetto. Bianca?Sorridi. Buondio figliola! Allegria però! Brava, spostati il colletto, sembri idiota con quel fiocchino in testa!
Toglilo.No?Non si può? E allora abbraccia quel rinco del tuo principe, almeno! Brava, guarda di qua? Stupenda. Ariel? Cos’è quella coda moscia? Cosa sei, una triglia? E agita la pinna! Brava, guarda nell’obiettivo? Perfetto. Uh che grandi conchiglie al posto del reggiseno! Lo sai che a me basterebbero due telline? Guarda qui? Okay. Girati? Puoi toglierti quel granchio dai capelli? Brava, perfetto…”
Ho fatto un book che se lo vede Oliviero Toscani schiatta d’invidia.
Più tardi dovevo incontrare mio cugino Remì. Appena mi ha visto ha esclamato “Topanovàààà!!!Scerììì!!Da quanto ti aspettavo!”
L’ho baciato e abbracciato e mi ha detto che si trova bene lì a Parì. Ci siamo mangiati insieme un pezzo di groviera e poi ci siamo risalutati con l’intenzione di rivederci presto.
“Adiè Topanovà!!”
In confidenza mi ha detto che sono anche più gnocca di Carlà.
Che bello! Ho pure incontrato mio cugino. L’ho detto a tutti, naturalmente in francese. La gente non capiva niente e Andrea, indicandomi, si picchiava l’indice sulla tempia.
ORWAR MOSCERI’!!
Quando dico che so il francese, so il francese, chiaro?

giovedì 17 settembre 2009

POCHE MA TOPE







Ieri è tornata fra noattri la Marika! Oddio, detta così sembra che sia resuscitata. Ma a pensarci bene è come se lo fosse, visto che comunque ha cambiato un po’ di cose della sua vita.

Mentre cercavo qualcosa di carino da dedicarle, tipo mettere in questa pagina dei palloncini virtuali da farle scoppiare cliccandoci sopra, o riempire questo post di foto di Rossano Rubicondi nudo, mi sono venuti in mente i bei momenti passati in sua compagnia. Precisamente nell’autunno scorso. Quindi come benvenuto le offro il nostro week end a Prato in compagnia delle altre ragazze.

Amo le cose corali e so che con questa iniziativa faccio felici anche loro che non vedrebbero l’ora di gridarle “Bentornata!” abbracciandoci tutte insieme come a Novembre dell’anno scorso.

Per chi non la conoscesse: è quella seduta sul cesso.


Prato,8-9 Novembre 2008

Io e Andrea arriviamo alla stazione di Prato alle 12.08.

“A che ora arrivavano le bimbe?”

“A mezzogiorno e 6 minuti. Dovrebbero già essere arrivate!”

“Stai calma. Andiamogli incontro. Binario 6”

Io e Andrea, in apprensione come due genitori che aspettano le figlie al ritorno dalla gita della scuola, ci incamminiamo frettolosamente al binario 6.

“Non ci sono! Ommioddio!”

“Amore, calmati. Saranno già scese.”

“E ora?”chiedo in preda al panico “Gli avevo detto che sarei stata alla stazione!”

“Simo, tesoro, un colpo di cellulare no?”

“Ah già! Le bambine hanno il cellulare!”

Chiamo Marika e colcavolo che mi risponde. Allora chiamo la Pica e comincio a pregare, dopo capirete perché.

“Dove cazzo siete?”

“Ciao Topanova! Siamo fuori dalla stazione”

“Già fuori? Ferme dove siete che vi raggiungiamo. Ma quando esco dove vi trovo?”

“Appena esci dalla stazione, sulla destra”

Io e Andrea rifacciamo le scale e ci tuffiamo fuori dalla stazione. A destra non c’è nessuno, a parte tre cinesi, un coreano, e un risciò. Ma siccome conosco Pica, mi giro a sinistra e infatti eccole lì.

“Cinzia, avevi detto destra”

“Ah, ma non è destra questa?”

Cominciamo bene. Baci e abbracci alle bimbe che ho trovato in splendida forma,conosco Elisa che è una Bosco-girl alla grande e scopro che sono tutte piene di pacchetti e pacchettini manco fossimo a Natale.

Primo dilemma “’ndo cazzo è l’albergo”.

Andrea, che è troppo organizzato, sentenzia “Tranquille, ho il navigatore. Basta digitare il nome e lui ci dice la strada” Perfetto. Peccato che sembrava giocasse con il game-boy perché dopo 10 minuti era sempre lì. “Amore? Se aspetti che ci venga scritto game-over, facciamo notte. Ci dici la strada?O non c’hai capito una cippa?”

“Come no. Prima a destra, poi dritto, poi a destra e siete arrivate”

La Cinzia per provare ad assimilare tutte queste informazioni manca poco sviene.

Okkey, partiamo e a meno che piegarle tutte come degli asciugamani da bidet, in macchina le bimbe non mi ci entrano. Allora io e Andrea portiamo tutti i bagagli e le aspettiamo all’albergo che tanto dista poco.

Bè...mica tanto. Le cose sono due: o dentro il navigatore c’è una stronza che si diverte a fare gli scherzi e spara indicazioni a vanvera o Andrea l’ha letto al contrario, perché di quello che c’ha detto non era vero niente. Infatti abbiamo svoltato sì a destra, ma poi a sinistra,abbiamo attraversato un ponte, siamo andati dritto e svoltato di nuovo a destra.

Infatti vedevo arrivare le donnine con la spesa, il postino, il garzone di un panaio, un punk e due ‘mbriachi, ma delle bimbe nemmeno l’ombra. Ho dovuto telefonare di nuovo per dare indicazioni.

Finalmente arrivano, saluto Andrea e ci dirigiamo all’albergo. Lì ci attende un certo Stefano che noi tutte speravamo fosse un miscuglio tra Raoul Bova, Rubicondi e Garko, ma ci accorgiamo presto che invece è un misto di Brignano,Bombolo e il figlio segreto di Iacchetti.

Lui, alla vista di sei tope SOLE, fa un sorrisone rischio paresi e si sfrega le mani.

Subito figure di merda in quanto le scale sono strette come quelle della casa di campagna di Barbie e metà di noi inciampano e l’altra metà riga di brutto il muro con le valigie. Comode una cifra.

Ci sistemiamo nelle camere che sono semplici ma pulite e confortevoli. Io, Marika e Elisa, abbiamo anche la stanza guardaroba (Sticazzi!) e due finestre con una vista magnifica:il tetto della casa accanto. Ma la cosa più bella è il bagno che non è quadrato ma bislungo. Tra il cesso e il bidet c’è la stessa distanza che c’è tra la reception e il primo ristorante indiano in centro. Roba che se devi farti il bidet dopo la diarrea, ti conviene stare sul cesso perché nel frattempo potresti diventare nonna e non va bene che una donna anziana venga trovata a spasso tra i sanitari.

Le altre bimbe si sistemano accanto. Come se sapessero che lì avrebbe dormito la Cinzia, hanno messo la televisione sopra l’armadio. Cinzia, col suo metro e 82 la può accendere con la lingua , a me ci vorrebbe una scala da pompieri.

Stiamo un po’ sul lettone a scambiarci doni e pacchettini per il lieto evento e se intonavamo “Oh happy day….” Pareva di essere a Natale. Per non rimanere indietro ci siamo scambiate gli auguri e baciate sotto il vischio. Abbiamo deciso di uscire perché la fame si faceva sentire, ma prima Marika e Paola hanno tirato fuori il loro bel ‘toblerone’ e io immaginandomi una serata di confidenze HOT ho domandato “Mmh…che facciamo stasera?”

“Come che facciamo? Guardiamo C’è Posta Per Te! Chiaro!”

Che cosa? Una donna parte da casa per vedere le Bosco-girls e che fa? Sta in albergo a guardarsi la signora Costanzo? Io piuttosto le uccido e le rispedisco a casa nei loro trolley!

Devo dire che a questo punto avevo già tirato le mie conclusioni:

- Che la Cinzia ha urgentemente bisogno di uno psichiatra

- Che Marika ha urgentemente bisogno di un dosaggio ormonale

- Che Elisa ha bisogno di scoprire realmente CHI E’ (dopo che Marika ha detto: “Somigli alla Folliero, ma nelle foto sembri la Pausini, ma di tre quarti sei tutta Paola Turci”. Elisa non sa più chi è, ma più che altro come cazzo stare)

- Che Paola ha bisogno di un’ambulanza se continua a mettere una C nel mio nome.

- Che Annalisa ha urgentemente bisogno che arrivi presto Natale così almeno un puntale e due palle le tocca di sicuro.

Ci avviamo verso qualsiasi cosa che venda del commestibile e vista la fame che abbiamo andrebbe bene anche un kebabbaro o un chiostro che vende ceci e fagioli. Lungo il tragitto rischiamo di perdere Cinzia che caracolla dal marciapiede e se cadeva bisognava procurarsi un argano vista la sua altezza. Paola che mi ricordavo un po’ timida e molto silenziosa, stavolta pare sia successa una magia. Forse è così, visto che è vestita col cappottino di Harry Potter. E’ un filino inquietante quando in preda a un enfisema polmonare pronuncia SCIMONAAAAA!!!!!!! Imitando Carlo Capponi dell’Isola dei famosi. Se non l’ho presa a randellate, poco c’è mancato.

Troviamo un locale dal nome impronunciabile e ci accomodiamo dentro. La signorina subito ci avvisa “Non c’è luce, va bene se vi accendo due candele rosse?”

In coro le abbiamo detto “AUGURI!!!” , le abbiamo regalato il vischio e chiesto cosa faceva per la notte di San Silvestro.

Ci siamo accomodate e abbiamo cominciato a dire due cose

Simona “Mi manca il sale…”

Marika “A me l’olio, me lo passi?”

Paola “Chi è che c’ha un fazzolettino?”

Elisa “A me manca un uomo…”

Cinzia “Un uovo?”

Annalisa “A me manca il ca….” passa la cameriera “…ne…è un anno e mezzo che non vedo un ca…” Ripassa la cameriera “…ne da qui a lì!”

Ho sentito la Cinzia sospirare “Poverina…tu sì che ami gli animali!”

Non c’è niente da fare, è una questione di altezza. Il sangue fin lassù ci arriva male o annacquato.

Marika in questo pranzo si improvvisa Marzullo e fa domande minchione della serie:

“Fatti una domanda, ma dicci la risposta”

“Qual è il tuo uomo ideale”

e ha chiesto a Elisa, Annalisa e Paola “Come senti se è quello giusto”

Loro si son messe a tirare le molliche visto che sono single.

Dopo Marika si è ravveduta e ha rifatto il giro chiedendo “Ma allora ve lo troviamo noi! Come lo volete?” Ci mancava che rispondessero con ghiaccio e limone ed eravamo a posto. Le bimbe single però volano basso, sono umili, a loro basterebbe poco.

“Via, diteci un nome!”

Secondo voi hanno detto: “Il cognato di mia sorella, fa l’imbianchino, è un po’ stempiato, ma è bravo” ?

“Mio cugino di terzo grado Reginaldo, fa il commercialista, c’ha un po’ di pancetta, ma ha gli occhi belli.” ?

“Io mi accontenterei del figlio del mio macellaio. Ha i brufoli e l’alluce valgo, ma è tanto un bravo figliolo” ?

E no!Figuriamoci!Sapete cosa hanno risposto le nostre Charlie Angel’s?

“Ma…Raoul Bova per esempio….ma se fosse Gabriel Garko sarebbe lo stesso…” Ah menomale, ci mancherebbe!

“Io non così bello…però magari Silvestrin….” Graziealcazzo!

“Ma no….per esempio Pierce Brosnan…chessò…Sergio Muniz….o al limite Valter Nudo…”

Scusa il limite, ti sei sciupata. Glielo dite voi che se facciamo un blog raduno tra 20 anni e le pretese sono queste, le Charlie Angel’s saranno ancora single?

Dopo aver sparato minchiate facciamo un giro in centro e becchiamo subito una libreria. Entriamo tutte con disinvoltura convinte di trovare subito il libro della Fede in bellavista. Ci facciamo prendere dal panico quando non lo troviamo.

“Ma non è possibile!”

“Ma dove vivono?”

“Ma che città disorganizzata!”

Fino a che io, che ho un fiuto per gli animali, scovo in un tavolo il nostro ranocchio nella posizione tarantolata. Tre copie. Le bimbe le prendono tutte e tre strillando come delle adolescenti che vedono ballare quello di High School Musical. Scattiamo foto, facciamo casino, ingolfiamo la già piccola libreria e poi le bimbe si mettono in coda per pagare.

“Prendo questo…F-e-d-e-r-i-c-a B-o-s-c-o”

“Prendo questo….L’ a-m-o-r-e m-i- p-e-r-s-e-g-u-i-t-a”

“Prendo questo..L’a-m-o-r-e m-i- p-e-r-s-e-g-u-i-ta F-e-d-e-r-i-c-a B-o-s-c-o”

La commessa ha chiesto a Elisa “Ma fate parte di un comitato, un comizio?Un gruppo?Una casa editrice?”

Elisa ingrassando di trenta chili pronuncia sorniona “NOI la conosciamo…sa com’è….!”

A Prato adesso la Fede la conoscono tutti, ma più che altro ci siamo fatte riconoscere noi.

Non soddisfatti di cotanta gioia decidiamo di regalarci una cioccolata calda. Io che avevo mangiato bresaola e caprino a pranzo, avevo una sete che avrei prosciugato il lago di Como.

Le bimbe sprezzanti del pericolo mandano me e la Cinzia insieme a prendere le cioccolate. Visto che il gazebo era ‘fuori’ dalla cioccolateria, dovevamo aprire la porta, attraversare il marciapiede, salire tre scalini, oltrepassare la coda davanti alla cassa, riaprire la porta, schivare due tavoli e depositare il vassoio con le cioccolate sul tavolo. Secondo voi ci siamo riuscite?

La Cinzia decide di dimostrare che può farcela e mormora “Dite a me. Le ordinazioni le prendo io”

“Vuoi una penna?”

“Sciocca! Lo so fare!”

“Okkey”

“Una cioccolata fondente con panna”

“A me al latte con panna”

“A me fondente senza panna”

“Un’acqua tonica con limone”

“Un’altra fondente con panna”

“Io prendo gianduia con panna”

Cinzia diventa bianca, e in prenda a un’ischemia sussurra “Posso farcela….”. Mentre si dirige al bancone la vedo che conta sulla dita.

La cameriera, truccata con del carbone come la contessa De Blanc sempre all’isola dei famosi, gentilmente chiede : “Dica…”

La Cinzia vacilla, le sta per uscire il sangue dal naso, lo so.

“Allora….tanto per cominciare vorrei delle cioccolate.” La commessa guarda sopra di sé. C’è scritto Cioccolateria’.

“….e vorrei…una cioccolata fondente senza latte e una alla panna col limone, poi una al latte ma con del fondente, poi un’acqua tonica alla gianduia e poi la panna con…con…con una tazza e poi …un gianduiotto fondente pralinato.”

Poi è svenuta e ho dovuto fare io giochi senza frontiere e portare le vivande. Mi sono improvvisata cameriera e ho domandato più volte “Desiderate altro?” Dai tavoli in fondo mi hanno urlato “Un prosecco!” e un “Si muova signorina, sono venti minuti che ho ordinato!”

Durante la nostra dolce merenda abbiamo parlato di libri, poi di libri e infine di libri. Saremo poche, saremo tope (il titolo infatti è stata un'esclamazione di Paola), ma siamo anche acculturate, eccheccazzo!!!

Poi abbracciandoci tutte per il gran freddo abbiamo fatto ritorno in albergo dove ci siamo rinfrescate le ascelle e accomodate dieci minuti. Le bimbe avevano portato il ciddì di Mamma Mia e su questo sottofondo abbiamo parlato ancora un po’. Sicuramente i nostri discorsi non piacevano alla Cinzia perché dopo dieci minuti è dovuta scappare in bagno e al suo ritorno ha mormorato “NON APRITE QUELLA PORTA”

Elisa per niente sconvolta ha dichiarato “Che bel gruppo!!Ho fatto bene a venire, siete troppo ganze” Faccio notare che avevamo appena finito di parlare di merda. Lo vedi da queste cose che una persona ti vuole bene. Ed Elisa ha una marcia in più. Dopo esserci apparecchiate e attopate ancor di più ci dirigiamo al ristorante e menomale che il giorno avevamo prenotato sennò col cazzo che c’era posto. A Prato devono avere dei seri problemi con l’Enel, oppure sono estremamente romantici, perché anche questo locale era in penombra, non si vedeva una minchia e più che altro non si sentiva una cippa. Musica a palla, strapieno di gente e stracolmo di camerieri, i quali, vedendo sei tope SOLE, hanno cominciato a fare cabaret per farci ridere senza riuscirci. Il più ganzo aveva la simpatia di Sgarbi. Abbiamo risposto di NO a proposte di matrimonio, a incontri fuori dal locale e detto sì a una caraffa di vino bianco, grazie alla quale la Annalisa ha dato il meglio di sé. La Cinzia, non paga della sua già instabile situazione psichica, ha pure chiuso la cena con un limoncello della casa e una volta fuori vacillava come una canna al vento. Saremo state poche, tope e acculturate ma in questa cena abbiamo anche parlato di cose molto profonde e ci siamo confrontate alla grande. Che fa sempre bene.

Inutile dire che per mangiare gli spiedini di frutta c’ho messo un’ora e un quarto, visto che volevo tirar tardi per non vedere la De Filippi.Praticamente un chicco d’uva ogni tredici minuti.

Al ritorno in albergo, abbiamo indossato le nostre ‘mise’ da vere panterone del sesso, roba che non farebbe rizzare il batacchio manco a Siffredi in crisi d’astinenza da un anno e mezzo.

Io con un pigiama che sembra di Alice, azzurro con la faccia di un coniglio sulla tetta (ah ah ah!),

Marika con un pigiama rosa con un ranocchio tra le tette (ebbene sì, visto che non ce l’abbiamo ci mettiamo qualcos’altro!)

Cinzia con un pigiama abbastanza serio con scritto CHIC, ma per leggerlo ho dovuto fare triplo salto in avanti

Elisa con un pigiama rosa dei puffi (mmh…. sì)

Paola con un normalissimo pigiama scuro a disegnini che sarebbe stato perfetto per la pubblicità del materasso Eminflex

e Annalisa rivestita di seta e volant con le babbuccine rosa da Barbie Raperonzolo.

Ci accomodiamo tutte sul lettone con il Toblerone in mano (ognuno fa quel che può), e non so se grazie a questa vista o alla caraffa di vino che si sono scolate Cinzia e Annalisa, ma quest’ultima ci sorprende con diverse chicche. Prima si mette a fare l’imitazione di Ivana Trump (magnifica!) e poi con toblerone alla mano ci confida aneddoti HOT.

Sotto l’effetto dell’alcol e della stecca di cioccolato dal vago richiamo fallico, Annalisa dà il via al suo racconto hard con un certo Mark che Marika ribattezzerà per tutta la sera Erik. Non scendo in particolari per la privacy, ma avete presente Annalisa? Bene scordatevi tutto perché sotto quella cascata di innocenti riccioli biondi si nasconde una panterona toblerona.

Marika:“Ma poi Erik l’hai più visto?”

Annalisa:“Mark…no, non l’ho più visto”

Marika: “Ma ti manca Erik?”

Annalisa:“Mark…sì mi manca”

Marika: “Se facessi un figlio lo chiamerei come lui, Erik”

Annalisa: “Allora cambia nome, perché si chiama Mark”

Ancora sconvolte dalle piccanti rivelazioni da ‘mordi-e-fuggi-ma-se-mi- portavi- via- era-meglio’, ce ne andiamo nelle rispettive camere per dormire.

Dormire una cippa! Accanto a noi alloggiava una squadra di pallanuoto di undicenni. Hanno fatto casino fino alle due e ci hanno svegliato alle 6.45. Sorvolo su quanto è accaduto la mattina, ma se fosse stato per me sarebbero tutti diventati giocatori di pallacanestro da quanti calci in culo gli avrei dato. Poi vedi come arrivavano bene al canestro.

Ormai sveglie e leggermente incazzate, ci prepariamo per scendere. A parte la Cinzia che ritarda perché ha deciso di fare la doccia, depilarsi, farsi la tinta, la manicure, la pedicure e un ritocchino all’acido, ci dirigiamo tutte a fare colazione. La facciamo con i cornetti (cominciamo bene) del mulino bianco e Stefanuccio caro ci prepara anche i cappuccini. Finalmente arriva la Cinzia che fa “Ah! Siete qua?Non vi trovavo” Faccio notare che l’albergo aveva UNA sola stanza per la colazione.

Dopo aver riempito il tavolo di cartacce come un pic nic di sei bambini dell’asilo, ci prepariamo ad accogliere Cate. Marika e Elisa si offrono “Le andiamo incontro”

Io aspetto le altre alla reception fino a che sento una vocina che proviene dalla tromba delle scale “Mmh… buongiorno….cercavo delle ragazze…mi stavano aspettando….”

E’ Cate!Sono contenta! Però….c’è un piccolissimo problema. C’è una sola via d’uscita e le altre due sono appena uscite da quella porta. Cate è appena entrata. Sorge una domanda “’ndo cazzo sono Marika e Elisa?”

Sono esplose? O Cate è qui grazie a un viaggio extrasensoriale? Cos’è? Un ologramma?”

“Cateeeee!!!!Ma non le hai viste Marika e Elisa?”

“Ciao Simo! No, non le ho viste!”

Usciamo di nuovo e cerchiamo insieme. Nel frattempo studio Cate che è davvero una bella mammina. C’ha il fisico di una ragazzina e bei occhi verdognoli molto vispi. E anche lei è vispa, parecchio. E infatti è riuscita da arrivare all’albergo schivando le altre due.

Finalmente le stordite arrivano accampando scuse sul traffico, lo smog, le strade, il navigatore e la nebbia. Non si son capite. Ooooohh!!Finalmente tutte insieme a spasso per la città. Ci siamo fatte il mercatino domenicale, comprato la focaccia, fatto l’ennesima foto al duomo (saranno 4876), fermate in una libreria grande quanto tre Upim messe insieme, e parlato ancora di libri. Dopo tutto questo camminare avevamo fame (te pareva), e invece a Prato la domenica è tutto chiuso. C’è balenata in testa l’idea di mangiarci un panino sedute sul marciapiede, ma la gente rischiava di inciampare sulle gambe lunghe di Cinzia, allora abbiamo lasciato perdere. Abbiamo attraversato un po’ scettiche un ristorante (il proprietario parlava come il cameriere del re di Giordania),ma poi visto che non c’era altro siamo tornate da lui, sperando che non ci servisse interiora di montone su crema di latte di cammello. L’uomo, che sembrava il fratello di Afef, ci ha sorriso e dentro di sé ha sicuramente pensato “Voi donne occidentali molto diffidenti, qui mangiare bene, da noi cammello non è geneticamente modificato, parola di Allah !”

Eravamo molto diffidenti ma ci siamo ricredute, anche se abbiamo mangiato solo antipasti e patate fritte. Se chiudo gli occhi io rivedo questa scena: la Marika con la schiena appoggiata al muro, la Cate che mostra le foto di suo figlio, la Cinzia di tre quarti che mi guarda con i suoi occhi da cerbiatta, Elisa che mi ruba la patatina da sotto le dita, Annalisa che assapora la sua crepes e Paola che gira spesso la testa in silenzio per non perdersi una parola. Ricorderò questo pranzo particolare.

Ritorniamo all’albergo dove ci aspettano Andrea e Alice. Facciamo le ultime foto con una scultura che pare una caramella Polo gigante. Andrea carica i bagagli e ci dirigiamo alla stazione.

Qui baci e abbracci di rito per questi due giorni davvero particolari. Sono fiera di conoscere queste donne. Non potete capire quanto e non pensavo fosse possibile.


Cioè, non lo avrei mai detto. Eppure è successo. Un giorno scrivo su un blog e dopo un anno mi ritrovo delle amiche. L’ho conosciute grazie ai loro scritti, così veri e personali, grazie ai loro sfoghi, alle loro confidenze. Perché quando una persona scrive viene fuori il suo vero io. Bisogna saper leggere tra le righe, è chiaro. Però poi l’ho conosciute di persona. Era Marzo. La prima volta l’ho annusate, come fanno i gatti quando entra in casa un estraneo. Mi son piaciute, belle e profumate, simpatiche e allegre. Una bella banda. Così bella che quando mi hanno proposto il secondo raduno, non ci ho pensato due volte. E l’ho ritrovate. Diverse. Se possibile ancora più belle. Come se ognuna di loro avesse avuto non ‘voglia’ ma bisogno di ritrovarsi. E così è stato. Forse abbiamo riso ancora di più, ma è scattato qualcosa, che è difficile da descrivere. Qualcosa che ci ha scosso, chi più chi meno, che ci ha unito ancora di più, senza bisogno di parlare, perché i silenzi, come dice qualcuno, valgono più di mille parole. I gesti raccontano di noi, come siamo.

Io rivedo tutto, le immagini e i flash di questa breve gita.

Rivedo Marika che appena entrata in camera piega con cura il suo pigiama e lo mette sul cuscino. Ci mette sopra la fascia, anche questa piegata con cura, e poi l’anello. Niente è lasciato al caso, tutto ordinato e preciso, come se così facendo mettesse un po’ di ordine anche nella sua vita.

Rivedo Cinzia che si tocca spesso i capelli, che non sono mai come vorrebbe. Cambia colore spesso, perché Cinzia ama cambiare, ma lo fa solo con i capelli.

Rivedo Paola che mentre noi parliamo ci ascolta sdraiata a pancia in giù. I suoi occhi grandi si spostano dall’una all’altra, ma non interviene, preferisce ascoltare, soprattutto quando i discorsi si fanno seri.

Poi rivedo Annalisa che col tramonto diventa un’altra. Abbandona gli abiti da giorno, larghi e informi e si coccola liberando i capelli e scegliendo un vestiario più accurato. Come se di giorno fosse una e di notte un’altra.

Vedo Elisa che una volta entrata in camera si guarda intorno e sceglie un letto in disparte, un po’ riparato, e lascia quelli vicini a me e Marika. Quasi una forma di rispetto a noi che ci conosciamo un po’ di più.

E poi Caterina che sembrava entrata in una porta girevole senza uscita. Sicuramente partita con un sacco di domande che le sono morte in gola una volta arrivata. L’abbiamo festeggiata e fatta sentire ‘dei nostri’ e lei ha abbandonato tutte le titubanze e ha pensato ‘Ho fatto proprio bene’

Oltre a questo c’è molto altro. Ho trovato sei amiche così uguali e al tempo stesso così diverse.

Mi piace la Cinzia perché è pura e semplice, offre il suo cuore senza riserve.

Mi piace Paola perché sa ascoltare e sa racchiudere in sé le cose belle per poi farne dono.

Mi piace Marika perché è generosa e crede nell’amicizia più di ogni altra cosa.

Mi piace Annalisa perché nei suoi modi è materna e controllata.

Mi piace Elisa perché sa dire di no e ricominciare da capo.

Mi piace Caterina perché non è solo una mamma.

Io adoro queste donne, sono stata bene, mi hanno riempita di cose nuove che conserverò nel mio cuore. Non pensavo, davvero. Le conosco da poco e come dico sempre mi pare di conoscerle da una vita. Ricorderò le nostre confessioni nel ristorante affollato, il nostro stringersi dal freddo, le nostre parole che si confondono con le musiche degli Abba, gli occhi lucidi di Cinzia, Elisa in bilico su una gamba in pieno centro per farci vedere gli stivali, Paola che si fa fotografare con degli occhiali buffi, Marika che si stringe addosso il colletto del maglione e si ferma ad ogni vetrina, Annalisa a testa in giù per ravvivare i riccioli, le duecento foto al duomo, Cinzia e Marika che imitano due angeli (e non sanno che lo sono già), la focaccia salata di domenica mattina, lo scambio dei regali sul lettone, Simona che meno male sabato notte si parla di Mark sennò dormiva già da un pezzo, il sorriso aperto di Caterina, il casino nella piccola libreria, la nostra parola d’ordine al cameriere “Annalisa!!”, e poi l’altro che non ci ispirava fiducia ma che ci ha permesso di stare a tavola per scoprirci e sorprenderci di noi stesse, la foto di Simona col tovagliolo a ghirlanda sulla testa, Annalisa sorpresa in bagno che fa una faccia buffa, Paola che coglie un fiore dipinto, Elisa che la sera si mette gli occhiali ed è pure più bella, la commozione di Caterina quando scopre che qualcuno ha pensato al suo Tommy, e tutte insieme domenica che ci salutiamo con il groppo in gola.

Ecco, queste sono le mie amiche. Le mie amiche di penna. Ma ci vorrebbe una penna speciale per descrivere cosa mi hanno lasciato nel cuore.

In questi momenti, come altri che mi hanno segnata, sono felice della vita.

Sì, sono felice della vita, grazie anche a queste donne.

Bentornata Marika.










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