venerdì 28 marzo 2014

Chiamatemi Michael

Avete presente una famiglia in delirio? No? venite a casa di mia zia in questi giorni  e ne vedrete una bella bella.
Circa tre settimane fa, il cane di mia zia (una femmina di nome Briciola) ha dato alla luce quattro cuccioli. 
Rettifico: non è un cane, è un toporagno. Non si può chiamare cane un incrocio tra uno yorkshire e un chihuahua. Na robetta piccola, un po' pelosa, che entra tranquillamente in borsetta, o anche volendo, nel portafoglio, che stranamente non abbaia mai, ed è anche parecchio intelligente a dire il vero. Ma rimane, a mio avviso, un toporagno. Era da tempo che i miei zii le organizzavano appuntamenti al buio. Ragazzi per bene, per carità. Qualcuno con la cresta irriverente, altri con barba folta, altri ancora parecchio aitanti e corpulenti. E lei nulla. Si negava. Sempre. Talmente sempre che abbiamo pensato fosse gaia.
Addirittura durante i tentativi di approccio amoroso, non solo lei snobbava gli spasimanti arrapati, ma guardava i miei zii come dire "È tutto qui quello che sapete trovarmi? Nemmeno uno straccio di sosia di Rex? Di Rin tin tin? Ma voi  vi accoppiereste con sti qua? No, ma guardateli! Fino a ieri copulavano con il polpaccio della Marisa!"
Di gusti fini, la ragazza.
Fino a che, dopo innumerevoli incontri andati a vuoto, si è lasciata ammaliare da Lo Smilzo.
Brutto, ma brutto forte. Più giovane, ma giovane pè davvero. Praticamente s'è fatta il toy boy. Anzi il toy dog. E di stazza più piccola della sua. Se l'è fatta con un chihuahua nano, col pelo talmente sminchiato che sembra che sia stato preso in pieno da un fulmine. Svampato, signò.
Hai capito, la ragazza? Pure giovane, piccolo e sottomesso.
E niente, dopo poco tempo, la notizia: quattro cuccioli nella panciotta. Gioia e gaudio di tutti e prenotazioni come se piovesse. Roba che per soddisfare tutte le richieste ne avrebbe dovuti fare diciotto.
Al momento del parto mia zia era presente con acqua calda e asciugamani puliti e la mi' mamma m'ha chiamato emozionata quando è uscito l'ultimo.
I primi giorni casa di zia sembrava una nursery. Gente che andava e veniva in visita portando fiori, pasticcini e leccornie. Scattando foto col cellulare, ridendo delle faccine buffe dei neonati e brindando alla nascita dei microcani. Siamo una famiglia semplice che si accontenta e trova da festeggiare anche nelle piccole cose, che vi devo dire.
E devo ammetterlo: anche se sono nati da due cani mignon (che quando hanno distribuito la bellezza evidentemente loro erano a guardare Lessie) i cuccioli sono FA.VO.LO.SI. Troppo belli.
Che dire...la mi' mamma era parecchio coinvolta, e sapete perché? Perché lei, il mi' babbo e il mi' fratello, hanno deciso di prendere uno di quei cuccioli.
La mia famiglia. Con un cane. Nano, ma pur sempre cane. Loro, che hanno tenuto solo gatti. No, ma voglio vedè. 
Non l'hanno ancora preso e già hanno iniziato una diatriba per sceglierlo. Roba che si fanno i trabocchetti, giocano sporco coi parenti per far convincere l'uno o l'altro a cedere, fanno il gioco delle tre carte per vedere quale è più sveglio.
L'unica cosa che li accomuna tutti e tre è che deve essere maschio. Non entriamo nei particolari di questa scelta perché quando io ho chiesto spiegazioni mi è stata citata  la supercazzola antani quindi, anche se sono la figlia, non c'ho capito na fava.
La mi' mamma appena ha visto sgusciare quello bianco, l'unico, ha detto "Se è maschio voglio quello!È bianco!" Per chi non lo sapesse la mi' mamma è una donna in fissa col bucato. Potrebbe fare benissimo la pubblicità del Dash al posto della mamma di Fabio De Luigi. Il bianco l'affascina, anche nel microcane.
Il mio babbo invece si è innamorato di quello con la testa più grossa. E qui non voglio entrare nei particolari della scelta, perché ho paura di sapere i retroscena di cotanto pensiero. Il cucciolo in questione sembra un cucciolo di San Bernardo o di Boxer, e sì, è anche il mio preferito.
Mio fratello (con un passato da meccanico)  ha detto "Vanno bene tutti, ma quello bianco no. Ci si vede subito lo sporco". Ci mancava dicesse "Ci piove anche dentro" e poteva sembrare che stesse parlando della Panda dell'88 dello zio Gualtiero.
"Ma quello bianco è più bellino, poi lo laviamo!(col Dash)" ha provato a replicare mia madre.
Ma mio fratello è stato categorico "Se prendi quello bianco te lo rigo con la chiave!"
Allora, anche se mia madre non è ancora convinta del tutto, hanno scelto il piccolo San Bernardo. Il nome, l'hanno fatto scegliere ad Alice che ha optato per Fonzie. Perché Fonzie è uno ganzo.
Mio fratello ha detto che gli insegnerà ad alzare i pollicini e dire "Hey...!"
Ma non è finita. Mentre tutta la famiglia, quando entra in casa e lo prende in braccio, lo chiama già Fonzie, il mi' babbo lo saluta con "Ciao Michael"
"Michael? Ma non era Fonzie?"
"Nonno, è Fonzie!"
M'è rincoglionito il babbo.
"Come va, Michael?" Perché lui ci parla e lo fa sottovoce con un lieve accento siciliano.
"Babbo, ndo  l'hai tirato fuori Michael?"
La mi' mamma m'ha risposto piatta "Il padrino"
"Eh?"
"Il padrino"
"Il padrino?"
"Michael, il figlio di Don Vito Corleone ne Il Padrino"
"Ma cosa c'entra?"
"È uno dei film preferiti di babbo"
La mi' mamma lo voleva bianco come dash, il mi' fratello metallizzato come una volvo e il mì babbo lo vuole mafioso come Al Pacino. Ognuno il suo. 
"Michael...Michael..."  ormai è preso da sta cosa e gli parla come Marlon Brando con due criceti morti in bocca.
Quindi per tutti è Fonzie, ma per il mi' babbo rimane Michael. Il figlio maschio  prediletto dopo il mi' fratello.
Voi capite. Cioè capite come mai io sia così. La mì famiglia è questa: una splendida famiglia in possesso di numerosi neuroni specchio sminchiati alla grande. E io non potrei desiderare di più. Perché non mi sento mai idiota, ma facente parte di un gruppo di persone che trova da sorridere e divertirsi anche nelle piccole cose. E comunque il mi' babbo che fa il verso a Marlon Brando ve lo raccomando. Altro che Oscar a La  grande bellezza.
La più piccolina la tiene la zia che se n'è uscita con zio "Questa è Mia"
"Lo so, di chi vuoi che sia?"
"No, non hai capito. È Mia!"
"Ho capito. È tua, e chi te la tocca!"
"No, è Mia, Mia!"
"Ho capito che è tua tua! Ma oh, se sta in casa sarà anche un po' mia!"
"Bravo! Mia!"
Avete presente Dustin Hoffman in Rain Main quando inizia con "Chi gioca in prima base."
"Chi gioca in prima base?"
"Chi, gioca in prima base."
"Eh, appunto. Chi gioca in prima base?"
"Chi, gioca in prima base"
Non ci si esce. È questione di DNA, c'è poco da fare.
Per i nomi degli altri due cuccioli, (ai quali abbiamo dato dei nomi che speriamo vengano rispettati sennò amen) ho proposto alla zia "Dai, facciamo il totonome con i miei amici su FB, che qui le idee scarseggiano"
La mia proposta è stata accolta con "Ok!Facciamo il caffè!" Non ho capito il nesso, ma pazienza. Non si può capire tutto nella mia famiglia. Le mie amiche, dopo la pubblicazione delle foto,  si son date un gran daffare a spararmi dei nomi, che io ad ogni bip di notifica, urlavo alla folla:
"Poldo!"
"Jerry!"
"Ringhio!"
"Sansone!"
"Bingooo!!"
"Abbiamo finalmente trovato il nome?"
"No, Bingo è un nome che hanno proposto."
Ha vinto però Zeus, accolto dai presenti con un'alzata di palette che manco Mariotto a Ballando con le stelle.
Per l'altra femminuccia è stato accolto con un caloroso applauso Kikka, sperando che a nessuno venga in mente di fare battute tipo Kikkazzosei?
E ora è arrivato il momento di presentarveli perché meritano pe' davvero:











Ma per gli amici: Michael.




domenica 23 marzo 2014

Per chi suona la campana

Ora, se c'è una cosa che non mi manca è la fantasia e l'ingegno. Tutto il resto, tipo l'intelligenza, la bellezza, lo stacco de coscia, una quarta di tette e una preparazione in matematica, mi manca. E insieme a queste cose altre più importanti.
Ma dicevo, la fantasia e l'ingegno no.
In questi giorni ho acquistato della robetta per il fai da te che m'ha smosso l'embolo creativo. Di tutta sta roba però ho usato solo un oggetto, quando si dice la coerenza.
E niente, mettendo a posto in giardino e sistemando i vasi dei fiori, m'è preso lo schiribizzo di fare una campana di benvenuto (quelle da appendere fuori dalla porta o in giardino) dipingendo solamente un vaso.
Perché a comprarla son tutte brave. O prova a farla te con un vaso di terracotta, tzè.
Guarda che è facile.
Ho usato:
1 vaso di terracotta non troppo grande
Nastri colorati
Del Flatting
Dei colori acrilici
Una perforatrice con zampucce di gatto
Uno stecchino, della lenza e un campanellino

                        
Per prima cosa ho dato tre mani di acrilico facendo asciugare ogni volta per bene. Io ad esempio per fare prima uso il phon con aria fredda. Poi ho fatto la scritta, che poteva anche venire meglio ma vabbè.

                                                                                                                                                     
 Poi con un piccolo pennellino rettangolare ho decorato di bianco il bordino e, a mano libera, disegnato tre sagomine di gatti. Uno può usare anche uno stencil che vengano meglio e più precisi ma figurati se io c'ho lo stencil fatto a gatto, ma ti pare? E allora l'ho fatto da me.


A questo punto ho dipinto i gatti di nero e aiutandomi con lo stencil fatto dalla perforatrice ho riempito tutto con delle belle impronte. Nere su sfondo celestino e bianche su sfondo blu/pervinca.







Infine ho passato una mano di flatting e fatto asciugare per bene.
Ho preso un pochino di lenza dove ho attaccato un campanellino che ho trovato in un cassetto (chi non ha un campanellino nel cassetto di questi tempi? Eh) l'ho fissato a uno stuzzicadenti per bloccarlo e al tutto ho legato dei nastri di raso impreziositi da un fiorino finto.



Tho! Ed ecco a voi pronta una campanella da appendere dove volete.




Poteva venire più preciso, più bello, più ganzo, ma mi accontento perché:

-l'ho fatto con le cose che avevo in casa
-fuori è brutto tempo e dovevo trovà qualcosa da fare
-avevo bisogno di distrarmi dalla stecca di cioccolata da un kg e mezzo che ho in dispensa visto che c'ho gli ormoni che mi ballano la rumba nella pancia
-e ho il torcicollo. Na roba che me pare d'esse il Gobbo de Notre Dame.

Infatti ora vado a suonare la mia campana nuova di zecca.

p.s. Con lo stesso criterio ho fatto anche delle campanelle di primavera 
(foto aggiunta il 26/03/14)


mercoledì 19 marzo 2014

Ti presento i miei (ma vavavà...)






Avete presente i film tipo "Ti presento i miei", "Mi presenti i tuoi?", "Ti presento mi' nonna" e via dicendo? Bene.
Quando una si fidanza (termine vecchio e obsoleto, ma passatemelo per i fini della storia), si immagina un incontro spettacolare da film  americano, tipo che tuo padre accoglie il tuo ragazzo/fidanzato con una amichevole pacca sulla spalla chiamandolo 'figliolo'. Tipo che tua madre, impeccabile donna di casa, lo accoglie (fresca fresca di parrucchiere) con una apple pie in mano, dicendogli  "So che è la tua preferita". Tipo che tu, in quel frangente, sei anche più figa del solito e mostri tronfia una sicurezza che vacilla appena. 
Il tuo lui poi, oh il tuo lui, solo un leggero filo di imbarazzo, che scema appena tuo padre, padrone della situazione, dice "Di cosa ti occupi, figliolo?"
E lì, con una colonna sonora degna di  Nicola Piovani, la scena si allontana quel tanto che basta per far vedere che il quartetto si siede a una tavola imbandita tra risate cordiali, sguardo di intesa tra madre e figlia della serie "Che ti avevo detto, mamma? È quello giusto" e colloqui sereni e cortesi, intrisi di complicità.
Sì, nei film.
Quando è successo a me di presentare il Santo, la situazione non è stata altrettanto romantica.
Cominciamo dal fatto che i miei ci hanno sorpreso nella mia cameretta, io ero sul letto ed ero tutta un bollore.
Vi lascio un po' di tempo per assimilare la notizia. Ecco, chissà che pensieri hot vi state facendo. E vi sbagliate. Quando dico che ero tutta un bollore e che ero stesa sul letto, intendo che ero ammalata e avevo un febbrone da cavallo che manca poco mi porta dal creatore senza passare dal via.
Il Santo, (Santissimo già all'epoca) mi vegliava seduto su una sediolina di fianco al letto. 
Che scena drammatica. E immaginate il mio stato. Io avevo deciso di ammalarmi proprio il giorno in cui i miei erano appena partiti per il nord Italia a trovare un parente.
"Vengo a trovarti" mi disse il Santo per telefono.
"Ma sto baleeee"
"Appunto. Sei pure sola. I tuoi non ci sono. Eh"
"E se boi arribano?"
"E se arrivano, li saluto. Ormai sono tre mesi che stiamo insieme, cioè non posso continuare a suonare il clacson ogni volta che sono davanti a casa tua, no?"
"Cerdo. Sì, vieni. Dando loro arriberanno tardissimo e manco li vedrai."
"Ma a quanto hai la febbre?"
"Drendanove"
Praticamente 'na fata.
Fatto sta che arrivò sua Santità e stette lì come me tra uno starnuto, una tachipirina, un bicchier d'acqua e diversi colpi di tosse.
Già da lì, se fosse stato furbo, sarebbe dovuto scappare a gambe levate. Perché se dopo tre mesi una di 19 anni è ridotta così, figuriamoci a 70, giusto? Era già scritto che sarei stata una chiavica, che avrei sofferto di pressione alta, di alluce valgo,  di allergia all'Aulin e che sarei stata preda degli ormoni fino alla menopausa. Ma lui niente, stoico. Lì rimase. Applausi per lui.
E quindi niente colonna sonora, niente mamma con l'apple pie e babbo che elargisce pacche sulle spalle. Ma loro arrivarono ugualmente.
Nel pomeriggio sentimmo aprire la porta ai piani inferiori e sobbalzammo.
"Oddio i miei!"
"Sta bona che ti si alza la febbre"
La mi' mamma mi chiama e io le rispondo dalla cameretta. 
Mio padre e mia madre salgono le scale, lentamente, ma non abbastanza lentamente da far nascondere il Santo  dentro l'armadio, sotto la scrivania o dietro le tende.
Lui è lì, in mezzo alla stanza che li attende.
I miei si bloccano sull'uscio "Simo...oh, buonasera'
La scena che si è presentata davanti ai miei è stata : io a letto tutta rossa e scarruffata, il Santo in piedi come un soldato a mani alzate (tipo Pieraccioni ne Il ciclone quando piantandosi col Ciao esclama 'Un mi son fatto nulla!'), le luci soffuse di un abat jour  e le tapparelle abbassate.
Un incontro pop porno a tutti gli effetti.
La mi' mamma ci studia  con attenzione, scruta la scena del crimine che nemmeno Kay Scarpetta, passa in rassegna tipo radar tutti i vari elementi e socchiude gli occhi per capire. Il mi' babbo è dietro la mi' mamma che si sta domandando se quest' uomo è lo stesso che suona il clacson tre volte a settimana giù sulla strada.
Rimangono lì per lì  spiazzati e leggermente sorpresi, poi la mi'mamma si accorge che son quasi moribonda e mi appoggia la guancia sulla fronte come solo le mamme sanno fare.
"Ma da quando hai la febbre?"
"Da stabani. Poco dopo che siete andati bia"
"Ma ora come ti senti?"
"Beglio. Lui è Andrea, mamma"
"Scusa, eh, Andrea, ma se sapevamo che stava male non saremmo andati. Comunque ciao"
 La mi' mamma è così, non è che sta a fa' tutti i salamelecchi. 
Il mi' babbo invece è diverso, cerca sempre di metterti a tuo agio:
"Senti un po'...ma te sei quello che fa Bip Bipppp!!! col clacson?" e fece  un gesto col pugno chiuso che in 9 casi su dieci significa copulare selvaggiamente e in un caso (tipo questo) effettivamente suonare il clacson.
"Ehm...sì, sono io che suono sua figli...ehm che suono A sua figlia, per dirle che ci sono"
"Bene. Almeno ti conosco, so chi sei. A proposito: chi sei?"
"Babbo te  ne avevo già barlato, è il bio allenadore..."
"Ah già l'allenatore"
E mia madre che dentro di sè faceva "Sì, l'allenatore.... ma vavavà..."
mio padre: "Lo sportivo, sì sì, me l'avevi accennato"
E mia madre "Sì, sì, lo sportivo... ma vavavà..."
"È il mio allenadore e amico..." 
e mia madre "Sì, amico, come no...ma vavavà..."
Oh non ci credeva nessuno. Ma chissà perché.
Il mi' babbo "Dimmi un po', cosa fai nella vita, cosa fai cosa fai cosa fai?"
"Mi mancano pochi esami alla laurea e gioco a calcio"
"Ah, bene. Calcetto magari?"
"No, proprio calcio"
"Bravo, fai bene, lo sport fa bene alla salute. E poi uno deve avere un hobby, qualcosa che lo faccia svagare dallo studio, no?"
"Veramente mi pagano"
"Eh? Ti pagano per giocare? Sei un giocatore profess...bla bla bla, ma da quanto gioch....bla bla bla, tuo padre giocava in serie A? Ma davvero?...bla bla bla..."
Andato. Il mi' babbo da quel momento non era più tra noi.
La mi' mamma quella sera non preparò una apple pie ma un brodino di lesso per tirarmi su e propose al Santo di rimanere. Ma il Santo davanti a un semolino riuscì ringraziandoiddio a dire no grazie, sarà per un'altra volta. Anche alla santità c'è un limite. Se quella sera avesse accettato   a quest'ora era al posto di Papa Francesco.
Da quella volta il mi' babbo annunciava il Santo dicendomi "C'è Andrea" e non "C'è bip bippp!!" che faceva anche Wille Cojote se vogliamo.
La mi'mamma, scaltra e furba come una volpe, invece aveva già capito da mo' che dietro a un bel sorriso c'è durbans, e che dietro alla parola allenatore c'era il nome di sua figlia scritto a cuoricini.

p.s. questo post è stato scaturito da un fatto di cronaca/gossip: La Flavia Pennetta che  ha pubblicato su Twitter una foto di lei e Fabio Fognini (ignudo) a letto dichiarando "Con il mio allenatore della settimana"
I followers c'hanno creduto come c'ha creduto la mi' mamma che ha commentato la notizia con "Sì, l'allenatore della settimana... ma vavavà..."

E voi? Come è stato il fatidico incontro dei vostri genitori con il vostro attuale marito/compagno/fidanzato/amante/ toy boy?
È qualcosa che si può raccontare? :-D








mercoledì 12 marzo 2014

Come Crudelia Demon





Fermi tutti: immaginatevi una scena molto romantica. Io e il Santo una mattina in bagno, lui si pettina, io mi faccio una coda di cavallo. Siamo pronti, ci guardiamo e scatta un abbraccio. Lo so, noi al cesso siamo molto ispirati, che vi devo dire. Il Santo mi stringe forte, mi dà un bacetto, poi mi guarda di sbieco, corruga la fronte e fa "Simo, c'ho da darti una cattiva notizia"
Ecco spiegato l'abbraccio, il bacetto, il cesso...capite? Era tutto calcolato. Mi indora la pillola.
"Che c'è? Ci hanno chiesto 500 euro per la revisione della macchina?"
"Ehm...no"
"Vuoi scappare alle Maldive con la segretaria che non hai?"
"Mi piacerebbe, ma no"
"Hai perso le chiavi di cas...come ti piacerebbe?"
"No. Hai quattro capelli bianchi"
Non credevo alle mie orecchie. Sta scherzando??? Come quattro capelli bianchi? Io ero rimasta a uno di quattro anni fa!
Guardate, era meglio se ci avessero chiesto 500 euro, se scappava con la segretaria che non ha, se avesse perso le chiavi di casa, perché il capello bianco, per me, è un incubo. Faccio outing. È una cosa che proprio l'ho qui, all'altezza della giugulare. E per una che è allergica al parrucchiere capite bene che orrore può essere scoprire che alla veneranda età di quasi 41 anni io abbia quattro (quattro!) capelli bianchi.
No, non mi interessano tutti quei bei discorsi su 'C'è di peggio' e "Cosa vuoi che sia" e "Io ce li avevo bianchi già a vent'anni", a me non interessa di voi, è di me che stiamo parlando!!
Calma Simo, stai calma.
Il Signore (a proposito grazie per ora) c'ha pensato porino, me ne rendo conto. Perché fino a ora non mi sono mai dovuta tingere i capelli bensì abbia superato da un bel po' la fase della pubertà. È anche questione di culo genetica perché il mio babbo ha 66 anni e ha tutti i capelli neri a parte qualche spruzzatina in qua e là. Un giovanotto mi sembra il mi' babbo. La mi' nonna, sua madre, quando è mancata (a più di ottant'anni) aveva i capelli solo leggermente brizzolati. Quindi se io sono arrivata ad oggi così intonsa di tinte è grazie ai geni di famiglia da parte di babbo. Mamma invece non è stata così fortunata e se li tinge da anni e anni. E un Santo si permette di dire che io ho quattro (quattro!) capelli bianchi?
No, ragazzi, ho avuto una botta che non potete capì. Lo so, prima che arrivi a tingermi i capelli dovrà passarne del tempo anche perché quattro anni fa ne avevo uno e dopo quattro anni ne ho quattro, quindi con un rapido calcolo posso sostenere che me ne viene uno all'anno, col riporto del 2 abbasso il nove più tre, direi che forse mi tocca tra dieci anni.
Il primo che mi dice che è un calcolo della minchia e che probabilmente tra un anno saranno molti di più lo prendo a roncolate.
Anzi, vi avverto: se mai ci incontrassimo, per caso o per appuntamento, potete dirmi 'sei ingrassata', 'sei imbruttita', ' c'hai la cellulite' 'sto vestito ti sta dimmerda', 'sei meglio su facebook', ma non ditemi "Tho! c'hai un capello bianco!" perché io vi cavo gli occhi.
Anche se lo vedete, omettete, mentite spudoratamente, distogliete lo sguardo, fate finta di nulla e non mi ci fate pensare. 
Perché è una piaga. Sì, anche se sono solo quattro e se li vedo solo io, e se per caso li voleste vedere anche voi, mi toccherebbe chiamare la scientifica perché non si vedono se non mi spulci come uno scimpanzè. Io so che il nemico c'è, è lì, pronto a ricrescere e a moltiplicarsi come i gremlins a contatto con l'acqua, sti bastardi.
Che poi, quello che più mi fa inorridire, è che è una cosa che sfugge al tuo controllo. Ad esempio: se hai la cellulite la puoi bene o male combattere, fai la dieta, due massaggi, ti sfondi in palestra e qualcosa ottieni, e se non ottieni la nascondi. Un' herpes pure, un po' di crema e poi passa. Lo zolfo per i brufoli, uno sbiancamento per i denti gialli, insomma qualcosa puoi sempre fare e al di là del risultato puoi sempre dire "Io c'ho provato".
Col capello bianco non lo puoi fare. Vai a letto che hai i capelli neri come Biancaneve e ti svegli con una chiazza bianca come Crudelia Demon. Loro nascono nella notte, ti affliggono, sono dove fino a ieri non c'erano, sti stronzi. Tu vai a letto serena compiacendoti davanti alla  tua chioma corvina e loro zac! la mattina si presentano più brillanti che mai. Che poi soffrono anche del complesso di inferiorità (numerica), infatti i capelli bianchi sono più spessi, più grossi e più duri, del tipo "Siamo pochi ma cazzuti", lo fanno per emergere, per farsi vedere, i maledetti. Ispidi e bianchi come il pelo di un orso polare, brillano appena ti avvicini al sole o a un Santo in questo caso.
Comunque per ora li ho sotto controllo, li ho in pugno, voglio dire, vuoi che non  sappia gestire quattro capelli bianchi? Cioè, parliamoci chiaro: comando io in casa, sulla mia testa e nel cesso. 
Quindi zac! Li taglio alla base. Quattro tagli netti. Perché come diceva sempre la mi' nonna "Non li strappare perché dove ne strappi uno ce ne crescono tre". Secondo me non è vero una beata ceppa di minchia ma meglio aver paura che toccarne e quindi io li ho tagliati. Corti corti bellini bellini che non si vedono. Taglio militare alla soldato Jane, va là.
Ora non mi resta che procurarmi una lente di ingrandimento  e  passare in rassegna la mia testa almeno una volta a settimana.
Poi dicono che non ho un hobby. E questo come lo chiamate?






martedì 4 marzo 2014

Lettera a te (al quale ho prestato un libro)




Caro amico dalla memoria corta, parlo proprio a te. E anche a te, che tratti libri come zerbini. E anche a te, che li restituisci dopo 10 anni. Perché non parliamo dei vostri libri, ma dei nostri, dei miei.
Devi sapere innanzitutto, caro mio distruttore di sapere, che un libro ha un costo. Che in alcuni casi non compriamo l'edizione economica, ma spesso l'edizione nuova di zecca appena uscita da tre ore, e a volte se siamo lesti è sempre incellophanata e la commessa della libreria ci guarda come per dire "Avevi paura di non essere a tempo?"
Devi sapere che alcune tengono più a un libro che al marito. Che alcune sniffano le pagine manco fosse cocaina perché il profumo della carta dà un piacere inebriante. Che alcune usano un segnalibro perché fare il ricciolo alla pagina è un orrore, un'offesa all'umanità quasi al pari della vista di Gigi Marzullo nudo. No, vabbè, ho esagerato. Lascia sta' l'ultima affermazione, ma fai di sì con la testa così capisco che hai inteso.
Devi sapere che alcune persone, a casa, hanno una bella libreria divisa per autore, per genere o per colore di copertina.
Devi sapere che la maggior parte delle persone che adora i libri, i libri se li compra. Difficilmente se li fa prestare. Anche perché se il libro preso in prestito le è piaciuto, stai sicura che alla prima uscita se lo comprerà, perché le piacerà averlo nella libreria per rileggerlo, rileggerlo e rileggerlo ancora. Siamo gente malata, me ne rendo conto.
Devi sapere che il piacere della lettura, di un buon libro, può indurre a una sonora risata, a un sussulto di spavento o a un pianto disperato.
Devi sapere che c'è gente che ama i libri così tanto, ma così tanto che non potrebbe mai farne a meno. È aria, capisci?
Quindi, quando una di queste persone ti presta un libro, non solo ripone in te una fiducia sconfinata per i motivi di cui sopra, ma si aspetta che tu tratti quel libro con delicatezza come fosse un neonato, con riverenza come se tu stessi colloquiando col Papa, e con gentilezza come se tu avessi a che fare con un vaso di cristallo di Boemia e non con un cubo di Rubik, intesi?
Perché a volte i libri ci ritornano così messi bene, ma così messi bene che apri la pagina e il testo è al contrario. Perché ti si è staccata la copertina e l'hai rincollata al contrario. Sei un genio, lasciatelo dire.
Non solo, quando la copertina è nel verso giusto, a volte è così crepata e  piegata a origami, che pare la cartina stradale della Spagna lasciata sotto il sedile della panda verde di babbo quella volta che siamo andati al campeggio nell'89. E perché se io ti consegno un libro con una copertina che pare stirata con l'appretto, tu me la riconsegni piena di pieghe come se avesse fatto cento centrifughe? Perché se te la consegno bella stirata come il viso di Nina Moric, tu me la riconsegni piena di rughe come il viso della pora Margherita Huck? Se le parole sono importanti, lo sono anche le copertine.
E poi spiegami quelle chiazze sulle pagine. A parte il fatto che ci vorrebbe la scientifica per capirne la provenienza, ma ti pare che una macchia di sugo proprio sulla pagina dove si scopre l'assassino renda il tutto più appetibile? Cosa volevi fare, confondere le acque? Nascondere le prove sotto una gora untuosa?No, ma dimmelo. E comunque  se leggi mentre mangi ti consiglio un bavaglino di quelli grandi da pappa.
E poi vogliamo parlare dei riccioli? Per carità, un orecchino a piè di pagina non si nega a nessuno, ma se me lo restituisci con dei dei riccioli che pare un incrocio tra Shirley Temple e la parrucca di Luigi XVI, che ti dovrei dire? "Portalo dalla parrucchiera giù all'angolo così gli fa anche lo shatush"?
E poi, santoiddio, quanto cazzo ti ci vuole per leggere un libro? Tre anni non ti sembrano sufficienti? Se non ti piace abbi il coraggio di dirmi "È una cagata, non ce la faccio, tho!ripiglialo" ma non lo lasciare a marcire sul tuo comodino, sulla cesta dei panni del tuo cesso o sotto la zampa del mobile chippendale di tu' nonna che traballava fino a un anno fa. 
E più che altro evita, ma evita, che il mio libro faccio il giro del parentado. Perché io so che ce l'hai te e invece tu l'hai dato a tua sorella che l'ha prestato al suo moroso che l'ha dato a sua cognata che l'ha dato a Cristina che l'ha prestato a Roberta che l'ha consigliato a Palmira che l'ha consegnato a Grazia che l'ha dato a Graziella e, grazie al cazzo che poi mi torna distrutto.
Non solo, alla fine manco vi ricordate di chi è sto libro. E nessuno ha voglia di conoscere la filiera e la rintracciabilità di un libro, come se fosse il latte della Lola, e quindi finisce che magari Graziella lo porta a una bancarella dell'usato o allo scambio libri della scuola dove un bimbetto dispettoso lo prende, lo porta in cortile, se lo dimentica e ti ci caga sopra un piccione.
No, dico, ma ti sembra la giusta fine di un mio libro?
Ma fallo con il tuo. Comprati i libri, straziali e di baci saziali. Usali al posto del piedino per  i mobili di nonna, come skateboard, strappaci le pagine e facci gli aeroplanini, usali come tovaglietta americana e mangiaci sopra, fagli i riccioli, la messa in piega e pure la permanente, che me frega. Ma fallo con i tuoi.
E più che altro: restituisci.
Se non vuoi comprarti i libri, comprati almeno una vagonata di post it dove segni chi ti ha prestato cosa e restituisci. 

Perché ricorda, un  libro prestato è come un boomerang: deve tornà indietro.



LinkWithin

Related Posts with Thumbnails