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martedì 14 aprile 2015

Un tè per due

Disclaimer: post ad alto contenuto di foto, cose rosa e fiori.

A volte a me parte l'embolo. A volte...diciamo spesso, spesso a primavera. Ogni anno ne ho una nuova, infatti l'anno scorso di questi tempi costruivamo la Craft Room, invece quest'anno ho deciso di renderla più abitabile. Io la amo, non so se si è capito. E come la amo io, la amano anche gli altri, tipo che domenica, coi miei genitori, dopo aver pranzato in giardino, ce la siamo proprio gustata. La mia mamma si è messa in verandina e c'ha preteso il caffè e il mi' babbo non si è mosso dalla poltroncina mormorando ogni tre per due "Ah, come si sta bene qui." Per schiodarli li ho dovuti pagare.
E quindi niente, ce la godiamo, soprattutto di questi tempi. Il Santo e Alice ci leggono, io ci scrivo. E siccome quando scrivo magno e bevo molto, ho bisogno del tè. E allora anda e rianda in casa per mettere su l'acqua, poi guarda se bolle, poi metti il filtrino, poi torni in casa perché ti sei scordata lo zucchero...insomma, delle giratine che non vi dico. L'ho fatto un giorno, due giorni e al terzo giorno mi son detta "Aspetta un attimo: ho un tavolo, una sedia, delle prese elettriche, un lavabo e non devo aver paura di usarli!". E Allora l'ideona: mi organizzo per farmi un tè in Craf Room senza dover uscire tutte le volte, sia mai che nel tragitto mi sbrani un orso marsicano. Stamattina, complice una vetrina maledetta che mi ha strizzato l'occhio, ho trovato tutto l'occorrente. Un vassoio mooolto caruccio, con le zampucce che faceva proprio al caso mio. Non ho trovato invece il bollitore elettrico ma è questione veramente di poco, datemi due giorni e l'avrò. Ho messo tutto sulla stufetta in maniera carina perché anche l'occhio vuole la sua parte e oltre starci bene, spero sia anche funzionale.





Il quadretto l'ho fatto l'anno scorso per incorniciare gli incontri con le Tea Ladies e mi pare adatto per stare lì quando non viene usato per gli eventi.

 



Ovviamente per vedere se il vassoio funge, mi sono immaginata una sorta di pic nic teifero. Tipo che se ho voglia di stare fuori metto la mia coperta di patchwork e mi prendo il tè seduta in terra.





 Le bandierine non sono lì sempre, sono solo la prima striscia di una serie che ho cucito per un evento che darò in giardino a fine Maggio (e di cui vi parlerò più avanti. Sì, tipo quello di Jane Austen dello scorso anno). 



Non paga di cotanta fortuna da aver trovato nello stesso negozio quello che mi serviva, t'ho trovato anche delle tovagline che lèvate. Ognuna corredata da il suo sottobicchiere, l'ho trovate belle e perfette per i pranzi in giardino. O un tè. O anche un panino con la porchetta, se volete. Fatto sta che mi piacciono un mucchio.





 Infine, un bel primo piano delle mie stupenderrime tazze che ho acquistato in Inghilterra. Ditemi: cosa sono, cosa??? E niente, un post poco scritto, molto fotografato, perché questa primavera a me stimola un casino di foto del mio giardino, L'erba così verde e rigogliosa d'estate te la sogni, quindi ne approfitto.



Ci siamo: al mio piccolo progettino manca giusto il bollitore e poi ci sono. Anzi no: devo riempire la zuccheriera e aggiungere due cucchiaini, poi vi aspetto per un tè.



lunedì 12 maggio 2014

Il Jane Austen tea Party

 


Come avrete notato sono stata un po' assente. Ma solo perché c'avevo da organizzà un evento.
A casa mia.
Nel mio giardino.
Circa una quarantina di persone invitate.
Con l'idea di fare tutto da me.
In poche parole: volevo morire di morte lenta e dolorosa.
Invece è stato un successone.
Ma partiamo dall'inizio.
Io, il Santo e Alice da non molto partecipiamo ai Tea Party organizzati e curati da Annie (la sua insegnante di inglese) e Bruna, sua amica da una vita, nonché donna con forte spirito organizzativo.
In parole povere (detto anche 'ma parla come magni') chiunque voglia promuovere la cultura inglese e/o condividere qualsiasi forma d'arte (che può spaziare dalla scrittura alla letteratura in generale, dalla pittura al corso di ceramica, e chi più ne ha più ne metta,) può chiedere di organizzare un Tea Party. Tu metti a disposizione la location ed eventualmente cosa vuoi promuovere e loro organizzano il tutto.
In occasione dell'ultimo tea party ci è partito l'embolo.
“Sentite Bruna e Annie, pensavo: io e il Santo vorremmo...come dire...be' sì, fare un Tea Party nel nostro giardino, che dite?”
“Perfect!”
“Fabulous!” queste già mi partono con l'inglese che come sapete mi vien facile come tenere un discorso sull'astrofisica.
“Vuoi promuovere il tuo libro?”
Il mio libro? Ah sì, ho scritto un libro. E quindi presa dall'entusiasmo ho risposto “Ma anche no!”
“No?”
“Ma noooo! Ma vi pare che invito gente a casa mi per parlare del mio libro? Piuttosto potremmo far vedere le foto dei nostri viaggi in Inghilterra, quando siamo stati a visitare i luoghi di...”
“Jane Austen!”
Lo abbiamo detto all'unisono. Un lampo, un guizzo, un'idea geniale presa davanti a un tè con intorno decine di persone, ma in quel momento c'eravamo solo io, Andrea, Bruna e Annie.
L'idea ha preso forma in una maniera allucinante e Andrea (sicuramente sotto l'effetto di psicofarmaci) ha proposto: “Sarebbe bello accogliere gli ospiti in costume”
In costume?
Lì per lì ho pensato volesse fare il remake di Baywatch e già stavo telefonando a un chirurgo plastico per rifarmi una quinta di tette, (perché è l'unica cosa che mi differenzia da Pamela Anderson, poi per il resto siamo ugualissime, sia chiaro.) Poi mi son detta: non può essere quel costume perché noi non abbiamo manco una piscina e sinceramente non so se reggerei di vedere il Santo con la capigliatura di David Hasselhoff.
“Costume di quei tempi???”
“Sì, ma forse non è una buona id...”
“Ma è fantastico!!” troppo tardi, ciccio. Ormai è andata. Lo sai che se mi metti in testa una cosa la devi considerare già fatta e non puoi tornare indietro. Tipo quella volta che mi hai detto “Potremmo sposarc...”
“Ho già chiamato il prete. C'aspetta il 27 settembre alle quattro. Puntuali.”
Insomma, per farla breve (ma breve non sarà) la location per il Jane Austen Tea Party è stato il nostro giardino e son partiti i preparativi da parte di Annie e Bruna. Ma anche noi ci abbiamo messo del nostro, troppo facile chiedere alle Tea Ladies 'ok fate tutto voi'. Io non ci riesco, devo essere parte attiva, mettere le mani in pasta e ficcare il naso in tutto. Immaginatemi a ottant'anni, gobba e curiosa che spettegolo sui vicini. Ma non sono adorabile?
Abbiamo proposto a tutti di venire vestiti in costume e ho temuto risposte tipo:
“Piuttosto mi rinchiudo le dita nello sportello del suv.”
“Piuttosto organizzo una crociera di tre settimane solo con mia suocera”
“Piuttosto mi prendo a martellate le gengive.”
Invece via, anche se all'inizio quasi tutti hanno detto “Ma sei pazza? Assolutamente no!” poi è andata bene. Non so, forse trascinati da me, dal mio entusiasmo, dalle mie doti di convincimento o dalle mie minacce, ci hanno ripensato. E non solo hanno accettato ma son volate frasi come:
“Oddio non ho il vestito adatto!Devo ASSOLUTAMENTE trovarlo!”
“Presto! Un cappellino e un ventaglio!”
“Se non trovo il vestito piuttosto non vengo. Voglio vestirmi!”
“Se riesco vengo in carrozza!”
Insomma la voglia di vestirsi si è allargata come un virus e ha contagiato un po' tutti. E chi non era vestito quasi si è sentito più a disagio di chi lo era. E ho detto tutto.
Il mio vestito e quello di Alice, manco a dirlo, me li ha fatti quella santa donna di mia madre che, armata di foglio e lapis, si è fatta uno schizzo degli abiti visti su internet con una tale scioltezza che sembrava un pittore francese a Montmatre. Taglio qui, cucio là, stringo qui, allargo là, fai na giravolta falla nartra volta, tho! Eccoti il vestito. Ualà, eccheccevò? Valentino ha da tremà.
Andrea, il mio amatissimo Darcy, l'ho rivestito io acquistando una camicia pescata con una botta di cu fortuna, trasformandola (quando si dice avere l'occhio lungo) in una camicia d'epoca, e anche il resto è stato riadattato e convertito. Perché comprare o noleggiare tutto sarebbe stato troppo facile, nevvero?
Con le Tea ladies abbiamo deciso l'apparecchiatura, la scenografia, mi hanno proposto delle cose fighissime che noi abbiamo accettato e io ne ho proposte altre che loro hanno accolto con entusiasmo. Ho/abbiamo cercato materiale, fatto foto, stampato roba, scovato oggetti. Siamo una squadra fortissimi, non c'è che dire.
Alle quattro era tutto pronto. La mia camera da letto era stata adibita a camerino/guardaroba e pareva di essere dietro le quinte di un teatro. Cappellini, ventagli, guanti di pizzo e donne sull'orlo di una crisi di risate. Non ci siamo fatte prendere nemmeno dall'isteria allo strappo di un nastro o al salto di un bottone, perché avevamo la costumista: la mi' mamma, che armata di ago e filo e una pazienza che manco Giobbe, ha risistemato vestiti e cappelli in fase di vestizione.
Io ero pronta ad accogliere tutti con la classe e la finezza tipica di quei tempi.
“Signoraaa!!! ma che piacere!! venga!Attenta allo scalino che sennò mi si pianta nella siepe!”
“Salve!!sono Simona, la padrona di casa!Ti piace il vestito? Lo so pare una camicia da notte, mi ci manca il pitale e poi siamo a posto. Gradisci un biscottino?”
“Ciao!Ma che bello questo fiore! Ho sempre amato le camelie!Ah. È una petunia. Certo. - da segnare sull'agenda: fare un corso accelerato con Luca Sardella- Ma grazie!”
Annie e Bruna si sono mosse come formichine laboriose destreggiandosi con gli interventi, il catering, l'intrattenimento e un certo aplomb inglese che da me ovviamente non sarebbe mai arrivato.
Andrea invece è stato un perfettissimo Darcy, non solo per l'aspetto e le basette lunghe ma si è prestato a qualsiasi cosa la mia mente contorta gli abbia suggerito, senza fare una piega. E, conoscendo il suo carattere piuttosto schivo e concreto, direi che stata una dimostrazione d'amore più di un anello, più di una serenata, più di cento tavole sparecchiate. E se era già Santo e Beato, dopo questa cosa  lo trovate alla destra del Padre.
Alice invece ha aiutato fin dalla mattina, ha trasportato sedie, chiuso e aperto tavolini, aiutato ad allestire i drappi sulla siepe, pulito, apparecchiato e sparecchiato con una cura fantastica. Ci teneva più di me che tutto fosse perfetto, e quest'ansia le ha fatto avere uno scatto isterico di circa cinque secondi in cui ho temuto che mi si trasformasse nella bambina dell'esorcista. Poi è entrata totalmente nella parte, al punto che ieri sera mi ha detto “Madre, io mi ritiro nella mia stanza. Voi quando vi coricate?” Io ho preso il pitale di cui sopra e l'ho seguita.
Gli invitati all'evento sono stati fantastici, si sono lasciati travolgere e non sconvolgere dalla pazzia della sottoscritta e hanno scattato credo 9876 foto a testa. Tutto per poi ricattarmi, sono certa.
Roba che se questa cosa arriva agli assistenti sociali, ci levano la figliola.
Roba che ho sentito mia madre rispondere alla domanda 'ma quella è sua figlia?' “Chi, quella che sta correndo sguaiata reggendosi il vestito e che, ommioddio! ha appena detto una parolaccia? No no, non so chi sia...”
Roba che, dopo questa performance, ho un futuro. Sì, alla neuro.
Ci sono state tante risate, interventi interessanti, miliardi di foto e un divertimento unico, coinvolgente e sì, pure godereccio. Il banchetto del cibo era strafavolso con dolci uno più buono dell'altro che, per inciso, sono stati portati dagli invitati. Ognuno ha avuto una parte, un ruolo e tutti hanno partecipato entusiasti. Non solo: era presente la sorella di Greta Scacchi, l'attrice, che saputo della cosa è stata lietissima di partecipare e ha pure usato il mio cesso! e un operatore di un canale della tv regionale che ha ripreso in cielo in terra, in ogni luogo e in tutti i laghi e ha intervistato la sottoscritta, Annie e Bruna per un filmato che forse andrà in onda. Ora come ora sto cercando di contattare la Tomponzi Investigazioni per cercare di trovare qualche scheletro nell'armadio, qualche segreto importante con cui ricattare l'operatore perché non venga mandato in onda il filmato. Col culo che ho, non avrà precedenti, sarà un cittadino modello, un padre esemplare e a capo pure di missioni umanitarie, per cui temo che il video possa essere divulgato.
L'evento comunque è riuscito bene, talmente bene, che qualcuno ha perfino azzardato un “Sembra un film!” e una signora, presentatasi al cancello del giardino, è rimasta allibita e immobile.
“Signora, ma...cerca qualcuno?”
“Sì, ma mi sa che ho sbagliato. Scusi scusi non voglio disturbare, vedo che c'è un matrimonio in corso!”
Un matrimonio. Facciamo un evento in giardino e da quanto ci riesce bene lo scambiano per un matrimonio. Nella prossima vita voglio fare la wedding planner.
Prima delle foto chiuderei con i ringraziamenti.
Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato e che si sono prestati a questa folle anche se bellissima idea.
Ringrazio chi mi ha portato i regali, che ho accolto con sincero stupore e chi mi ha donato i fiori. Bellissimi tutti e in particolare un grazie a Vanna che addirittura, per me, solo per me, si è fatta arrivare le rose Austin direttamente dall'Inghilterra e me l'ha confezionate con una cura e una maestria certosina, perché anche la ricerca della stoffa ha avuto un suo perché.
Ringrazio chi mi ha lasciato la sua mail per far sì che io mandi tutto sto pappiè.
Ringrazio la mia amica Samantha che non solo si è lasciata travolgere da questa cosa, ma è stata parte attiva anche nella preparazione dell'evento fornendomi materiale e chicche culinarie: ha fatto dei cup cakes con la silhouette di Jane Austen. C'ha perso un giorno, la pazienza e mazzi di neuroni ma son venuti 'na favola!
Ringrazio: Sarah per la lettura in inglese di un brano tratto da Orgoglio e Pregiudizio, Vanna per averci trasmesso la sua passione per la musica e ricordato che anche Jane la amava, Silvia per averci reso partecipi dell'affascinante mondo dei cavalli e dell'abbigliamento di quel tempo in questo campo, Laura per aver riassunto anche con spunti personali la vita di Jane Austen, Naibì per averci illustrato gli abiti d'epoca, i tessuti e la moda, e infine Leila per averci presentato la Fondazione Cerratelli. E qui ringrazio di cuore Diego Fiorini che ci ha permesso di esporre per l'occasione due cappelli di scena usati per La Bohème di Puccini con la regia di Franco Zeffirelli del 1983 e per Il signor Bruschino di Rossini del 1978. Vi consiglio un giro sul sito per apprezzare questa grande sartoria che ha collaborato per la realizzazione di costumi che hanno contribuito a rendere famose moltissime opere e che hanno solcato teatri come il Metropolitan di New York, il Royal Opera House Covent Graden di Londra, senza dimenticare i più famosi teatri italiani.
Infine un ringraziamento alle preziose Annie e Bruna, che con divertimento, passione, grazia e dedizione organizzano splendidi Tea Party per il solo piacere di divulgare e promuovere la cultura inglese, ma non solo. Si tratta proprio del piacere di condividere esperienze, foto, arte e dello splendido tè con chi apprezza lo stile english. Il tutto condito con simpatia, disponibilità e cordialità molto british!





 







 



























Ah, poi un po' del libro si è parlato. 
Mi hanno incastrato.



lunedì 22 luglio 2013

Viaggi: il mio modus operandi.

È caldo.
È estate.
È tempo di vacanze, viaggi, e ferie. Allora oggi scrivo di questo. Mi rifaccio a una domanda che mi ha rivolto Simona a questo post: "Com'è che organizzi i tuoi percorsi turistici?" e io le promisi che, visto il tema, ci avrei fatto un post.
Ed il post eccolo!
Ma che culo che ti c'avete.
Quindi rispondo a lei, ma potete leggere tutti, suvvia.
La sua domanda nascondeva altri quesiti come "Come fate a non tergiversare e andare dritti al sodo. Come fate a incastrare tutto quanto. Come fate a organizzare così bene le giornate quando vi trovate all'estero. Come fate. In generale"
Ecco come lo famo. Lo famo anche strano.
Allora. Non so manco da dove partire, e non è una battuta.
Prendiamo per esempio  il viaggio dell'anno scorso, okay? Lo sapete tutti che amiamo molto la Gran Bretagna e bla bla bla, quindi durante il ruminamento dei neuroni alla ricerca di un nuovo luogo da visitare mi parte l'embolo Jane Austen. Guizzo. Idea. Visiteremo i luoghi della sua vita e i posti dove ha tratto ispirazione per i suoi romanzi. E siamo partiti da lì.
E il punto 1 lo abbiamo:sappiamo dove andare.
Lo step numero 2 è: cosa c'è nei dintorni da visitare. A quel punto ci facciamo una mappa suoi luoghi più belli. Vediamo i dintorni, misuriamo le distanze, i km e altre attrattive.
Il viaggio, almeno in teoria, prende forma. Lasciando un ampio margine per l'ispirazione del momento. Ma questo lo vediamo più avanti.
Step numero 3: cercare una casa che ci permetta il maggior numero di spostamenti. In genere la cerchiamo al centro di tutto quello che vogliamo visitare e ci muoviamo a raggiera. E la scelta della casa non è mai da sottovalutare, almeno per noi. Non penserai mica di darmi una casa a caso? Scusate la cacofonia.
No, la location per noi è molto importante. In genere cerchiamo una sistemazione in luoghi molto tranquilli, immersi nel verde e che ispirino parecchio. Tipo che in Normandia avevamo una casina a pochi passi da Utah beach, la spiaggia dello sbarco. Brividi.E in Bretagna, ad esempio, ci addormentavamo col rumore del ruscello e la finestra della camera da letto si affacciava sul bosco. Aspè, ora parte la colonna sonora de La bella addormentata nel bosco. Aspè che arriva.




 E in Cornovaglia il nostro lodge era immerso nel Dartmoor National Park. E in Galles...no ma davvero potrei non finire più. Quindi scelta della casa fatta.
E queste son cose che facciamo da casa. Basta. Stop. Ricapitoliamo: abbiamo una casa, un'intera contea (o due o tre)  da visitare, una decina di luoghi sotto la dicitura 'da non perdere', dieci/quindici giorni a disposizione, e un'auto.
Una volta arrivati a destinazione, buttiamo l'orologio e iniziano le danze.
La mattina ci svegliamo presto e non per scelta. È la normale conseguenza dell'andare a letto all'incirca alle dieci e mezzo. Andare a letto più tardi, gnaàfacciamo proprio. Perché viaggiare in auto è bellissimo ma ti sfianca un pelino. E se volevamo dormire fino a mezzogiorno stavamo a casa. Comunque, niente sveglia caricata. A svegliarci ci pensano spesso i gabbiani, il sole che filtra dalle finestre senza tende pesanti,i rumori del bosco, e le nove ore filate che ci siamo fatti. Quindi in maniera molto naturale e senza stress.
Colazione. Con calma. Mooolta calma. E abbondante. Mooolto abbondante. Se è bel tempo la facciamo fuori, se ci sono dieci gradi la facciamo dentro. A volte accendiamo la stufa. Ad agosto.
Tra una tazza di thé e una fetta di torta di mele ci domandiamo: dove andiamo oggi? E qui si gioca la carta meteo:se è bel tempo facciamo la costa e il mare, se è così così, praterie, brughiere, abbazie, cattedrali, (insomma un po' di tutto) se è brutto parecchio ci buttiamo nelle città e nei musei.
Dopo mangiato sbaracchiamo il tavolo che viene invaso da cartina, mappa, navigatore e guida.



Ci facciamo mentalmente un tragitto approssimativo. E quando dico approssimativo intendo: "Andiamo qui. Nel pomeriggio di qua. Nel mezzo non si sa"
Mentre il Santo e la baby si lavano e si preparano, io lancio le tazze nel lavello (non mi metto a lavarle) e mi dedico al fattore cibo. Preparo panini, tramezzini e varie leccornie, tra cui della cioccolata (che non manca mai) e le ficco nel frigo da viaggio. Preparo scarponcini da pioggia, cerate, costumi e asciugamani (trova l'errore) e carico la macchina fotografica. Poi vado io al lavaggio e il Santo si occupa di preparare lo zaino con mappe, mappine, carte, guida, cavalletto macchina fotografica, cellulari, caricabatterie e ammennicoli vari. A lui il compito di controllare quanta benzina abbiamo, i km che faremo, e che io abbia chiuso il gas. Alice deve controllare che nel suo zaino ci sia la giacca a vento e un paio di calzini asciutti.
Pronti, si parte.
Se è bel tempo ad esempio andiamo verso la costa. Scendiamo ognuno col proprio zaino e pascoliamo come capre impazzite. Il cibo che è dentro al frigo portatile viene trasferito nello zaino termico e lo porta sempre Alice. I panini son leggeri. Gli zaini più pesanti (con l'acqua) toccano a noi. Spesso scendiamo in spiaggia dopo lunghe camminate sulle scogliere e ci mangiamo un panozzo davanti all'Oceano, così.



Roba che io potrei anche starci anni. Ci rilassiamo con poco, che vi devo dire. A volte ci scappa un mezzo bagno (l'acqua è un tantino fredda) a volte no.Poi, quando ci va, proseguiamo. Possiamo rifare un tratto di scogliera, o andare subito all'auto per un'altra destinazione, scegliere di fare un tratto panoramico fermandoci in più punti o prendere l'autostrada per raggiungere più velocemente un altro posto. Dipende cosa vogliamo fare. L'unica certezza è che tra un posto all'altro scegliamo sempre la via più suggestiva. Tipo che magari la distanza è di un'ora, noi ce ne mettiamo tre perché nel mezzo abbiamo avvistiamo un castello che bho, sarà bellino? Via, si va a vedere. O magari attraversiamo la brughiera e ci fermiamo a sdraiarci tra l'erica. Così. Senza fretta, senza orologio, senza una meta apparente. E ogni scusa è buona per entrare in qualsiasi Tea Room che incrociamo sulla strada. Perché, non lo vuoi prendere un theino? Annamosù!



Capite bene che questo modo di viaggiare implica che lo si faccia da soli. Cioè, se  a noi ci piglia di stare due ore a contemplare una prateria, magari leggendo un libro su un plaid e un thermos di thè a fianco, siamo liberi di farlo.


E magari sta prateria (se così vogliamo chiamarla) non l'avevamo nemmeno contemplata. Questo è un modus operandi che a tanti può sembrare anomalo. E badate bene che cosa ci eravamo prefissati la mattina (tipo di vedere questa cattedrale) lo abbiamo fatto o lo faremo. E il 'nel mezzo' che per noi fa la differenza. E non abbiamo orari, cose fisse. Possiamo mangiare a mezzogiorno, come alle due o alle tre. Possiamo mangiare in riva al mare, sulla sommità della scogliera,
 nella brughiera con un vento che ti spezza l'osso del collo, ai piedi di un castello, tra le pecore (dio, come ti fregano il panino!) in riva a un lago, seduti sul tronco di un albero, sotto una pioggia battente,


o in un parco tra scoiattoli e lepri.


Dove ci pare. E poi niente, al ritorno spesso ci fermiamo nei paesini, compriamo qualcosa per cena e la strada non è mai quella dell'andata. Scopriamo posti nuovi.
Quando arriviamo, spesso il Santo va a correre. Footing. Per la linea? Macché. Per godere di correre in un verde che più verde non si può. Si rigenera. Respira. Incamera e quando torna mi racconta. Io nel frattempo preparo la cena (semplice, perché sennò andavo al ristorante) e Alice apparecchia.
Ceniamo con la palpebra che già è in fase calante, guardiamo i notiziari e il meteo. Ci serve per capire più o meno dove buttarci il giorno dopo.
Dopo cena (e qui viene il bello) Alice sparecchia, il Santo fa i piatti. "Qui non c'è la lavastoviglie. Sei in vacanza anche te" e io li asciugo. Na roba da diabete proprio. Però oh, è una cosa collaudata, funziona e si fa presto. Anche perché davvero son sei piatti e un tegame.
Poi ci accomodiamo sul divano al grido di "Dài!Guarda che bel film danno stasera!" e dopo dieci minuti ronfiamo tutti che è un piacere.
L'indomani mattina si riparte e così fino alla fine.
Ecco, più o meno il nostro modus operandi è questo.

Il vostro qual è?




mercoledì 12 settembre 2012

MOTORE..AZIONE!


Martedì 28 Agosto.

Ecco, sì dai libri al cinema.
Questa mattina (con un tempo così bello che pensiamo di aver sbagliato nazione) ci dirigiamo a Stourhead, nel Wiltshire.
Credo che sia uno dei luoghi più belli di questo viaggio (a livello paesaggistico intendo) e forse anche di altri. Una bellezza che toglie il fiato.
Arriviamo piuttosto presto con aspettative molto alte. Ma non rimarremo delusi. Soprattutto dopo aver parlato con la signora all'ingresso del parco, che ci illustra tutto stobendiddio e, rivolgendosi solo a me, dà solo una piccola, insignificante informazione: “Conosce il film Orgoglio e pregiudizio? Se sì, arrivi fino al tempio di Apollo. E' lì che Darcy dichiara il suo amore a Elizabeth!” Poi Darcy ci prende il due di picche e manca poco anche due schiaffi, ma son dettagli.
Okay, sì, eravamo dove hanno girato il film con Keira Knightley del 2005.
Sì, la signora me l'ha detto apposta. A me, che sono donna.
Sì, ero piuttosto curiosa.
Molto.
Abbestia.
Iniziamo il percorso dai giardini murati, chiamati così perché proprio racchiusi da delle mura. Questo serve per far sì che la vegetazione, i fiori e i frutti crescano meglio riparati dal tempo incerto che caratterizza la Gran Bretagna. Infatti abbiamo visto delle verdure che manco se preghi in aramaico antico riusciresti a vedere in natura.Cioè, questo giardino murato è una sorta di copertina per la vegetazione.
Dopo esserci sentiti parecchio Luca Sardella, abbiamo proseguito e cammina cammina siamo arrivati a Stourhead House, dove con nostra grande sorpresa abbiamo trovato dei dipinti raffiguranti la Torre di Pisa. Della serie: sentitevi a casa.
La casa è molto bella, con una libreria enorme e strafiga che ricordava molto quella che La Bestia regala a Belle nel cartone della Disney, avete presente? No? E guardatelo!

Insomma, ci è piaciuta un mucchio.
Ma io dovevo arrivare al tempio di Pollon!Ah no, Apollo. Era Apollo. Insomma, dove si svolge la scena clou. Ma non avevo fretta, perché per arrivarci (cammina cammina...) abbiamo attraversato tutto il parco. E non vi dico niente, guardate solo le foto:









Ogni parola è superflua, giusto?
E poi lo vedo. Ecco il tempio.  




Dio, voglio una dichiarazione d'amore dal Santo, subito, ora!
Voglio che si inginocchi, anzi no che piova come nella scena del film, anzi no, voglio un vestito frusciante e non i jeans, anzi no...insomma volevo un mucchio di cose, e tra tutte la bellezza di Keira mi avrebbe fatto comodo. Comunque. Grande emozione. E per riviverla cliccate QUI. Ora  posso dire “Io c'ero!!”
E anche voi un po' con me, via.
Il Santo ha provato a dire due battute tipo Darcy e le anatre son sempre lì che si suicidano.

Alice si è messa tipo statua su un piedistallo e stava così immobile che ha un futuro come mimo vestito di bianco in una via principale di Parigi.
Che famiglia sminchiata.

Maledicendo il fatto di non avere almeno un abito lungo pè fa' un po' di scena, abbiamo lasciato questo posto magico dopo aver scattato credo una centocinquantina di foto (roba che se il National Trust è a corto di immagini gliele do io), abbiamo pranzato col nostro cestino nuovo da pic nic (sììììììì!!!!) e ci siamo diretti a Shaftesbury, nel Dorset, dove viene descritta dalla nostra guida cartacea 'Una ridente cittadina'.
Ora. Di ridente Shaftesbury ha ben poco, se non dire niente. Qui è famosa la Gold Hill, una via di pietre con una pendenza allucinante fiancheggiata da cottage molto caratteristici. Il tutto visitabile in 7 minuti netti tra andata e ritorno. La via merita, è molto carina, ma a parte questo, direi che non offre molto.

Sulla via del ritorno imbocchiamo la strada che fiancheggia Stonehenge.Tho! Che non ti vuoi fermare? Eh.Vojo dì, già che ci siamo. (poi ci chiedono 'Come mai viaggiate sempre da soli?' Questo è uno dei motivi: non abbiamo orari, non abbiamo mete, non abbiamo niente di prefissato, ci fermiamo se e quando abbiamo voglia, praticamente andiamo dove ci porta il cuore. O Miranda,ecco). 
Due anni fa l'avevamo visitato solo da fuori,quest'anno vista l'ora e la splendida giornata, decidiamo di fare le cose per bene e entriamo. Non vi sto a scrivere il pippone su Stonehenge,anche perché trovate la storia pure su Topolino. Ma vi lascio solo le foto con un cielo che manco se mi mettevo a dipingerlo.





Il giorno dopo è arrivato Natale.
No, ma ve lo racconto nel prossimo post :-D

p.s. mi scuso per la qualità delle foto. Sul mio piccì son belle nitide, qua le vedo sfuocate.
Chiedo:mica avrò bisogno di rinnovare gli occhiali???






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