domenica 30 gennaio 2011

Dimmi una cAsa...


Quello che sto per dirvi ha suscitato queste reazioni:

Alice “Mannò!E le regali?Ma la voglio anch'io!Ma guarda belline e te mamma, le regali. E a chi le regali? Sipossapè?”

Andrea “Tho!Belline!Ah.Non sono per noi. Sono per il blog. Ah okay. E a chi le regali, di grazia?”

Simona “A chi ha cu..ehm fortuna!”

Ebbene sì, ecco qua il mio secondo candy: TA-DAAAAAAA!!!!!!!!!


Lo facciamo? Sì, dai che lo facciamo. E ora vi darò una notizia che vi lascerà secchi: le tazze l'ho fatte io.

Siete svenuti?

Morti?

Volete na bombola di ossigeno?

Resuscitate vi prego, che altrimenti mi fate impressione.

Dopo avermi dato un sacco di soddisfazione con questo post (a proposito l'ho aggiornato mettendo i titoli che mi hanno suggerito alcuni di voi), ho deciso che volevo regalarvi due tazze. E per far sì che non fossero in commercio e quindi originalissime, me le sono dipinte. Evvai. Come dite? Era meglio se le compravo? Evabbè, sennò che Giovanni Muciaccia sono?Scusate.

Una è dipinta a mano e ritrae uno scorcio di cucina, l'altra è fatta con la tecnica del decoupage stile country.


Ovvio che non riesco a fare capolavori e nemmeno disegnare tazze super moderne. Se mi conoscete un pochino sapete che la cucina è la stanza che preferisco e che lo stile country è quello che fa per me. Ma io dico che starebbero bene anche in casa vostra.Adoro farvi i regali!

(Mi pare di aver sentito qualcuno dire “Anche no”, ma può darsi che mi sbagli)

Come si fa a vincere tutto sto pappiè? Semplice, con la solita regola di A Casa di Simo

-Tu commenti

-Io estraggo

-Tu vinci (se hai culo)

Visto il fantasmagorico premio, vi chiedo solo di dirmi una cosa...anzi Dimmi una cAsa. Vorrei sapere qual è la vostra stanza preferita, il vostro angolo di casa che prediligete, quel pertugio che magari è solo vostro, quella stanza che avete arredato con più entusiasmo.

Chessò, la cameretta dei bambini (dove avete infilato una giraffa di peluche a grandezza naturale..)

La camera da letto (dove avete il letto a baldacchino e nell'intimità chiamate vostro marito Luigi XVI o XVII o XXIII dipende da quanto è dotato il garson in questione)

Un angolo di cucina dove preparate le vostre prelibatezze (e scena del crimine al di là di ogni sospetto dove avvelenare la suocera minkias),

il vostro giardino, terrazzo, bagno, ripostiglio, angolino, studiolo, dove coltivate la salvia, il rosmarino, dove rammendate i calzini al compagno, dove allattate, dove vi scaccolate vi lavate (se avete una jacuzzi idromassaggio prima di dirmelo o farmela vedere, avvertitemi.E non datemi l'indirizzo se non volete che mi presenti a casa vostra in accappatoio) Insomma ci sarà un posto che amate, no? O dove avete avuto un colpo di genio nell'arredarla,giusto?

Oddio, mi piacerebbe anche vedere le fotine di questo posticino, quindi se decidete di fare un post al riguardo fatemelo sapè che il vostro nome verrà conteggiato doppio (tanto il bannerino è lassù), e io sarò felicissima di venire a vedere cotanta genialità!

("Simo, ma ti rendi conto che così sembra che tu voglia farti gli affari loro?"

"ehm..davvero?")

Vi piace l'idea?A me un sacco. Sono proprio curiosa di entrare nelle vostre case e scoprire il vostro angolino. Fatemi vedere e sapere i vostri colpi di genio, la vostra creatività, il vostro rifugio e le tazze (se sei sfortunata in amore, perché mica si può avere tutto nella vita) sono tue.

Immagino che dovrei iniziare io a raccontare qualcosa, ma credo di avervi scakerato i kiwi per un bel pezzo, visto che un post su tre parla di casa mia, soprattutto con la sezione Simo Crea 1 2 3

E poi questo Candy è per voi, per la vostra casa e creatività.

Fino al 28 Febbraio (la data di scadenza) sarò io a venire a prendere un caffè da voi.

Aprite la vostra casa alla Simo, vi prometto che prima di entrare mi metto le pattine, chiedo permesso e sono meno insistente di un rappresentate del Folletto.

p.s. Sì, potete condividere anche su FB, sennò le mie comari chi le sente...

Buona Fortuna!

p.p.s. le tazze sono da decorazione. Se, una volta ricevute, ci bevete, mi arrestano per tentato omicidio.

venerdì 28 gennaio 2011

MALATTIE PERICOLOSE:LA SIMONITE





C'è una cosa che su FB va per la maggiore. Parlo di quelle finestrelle colorate con su scritto COSE DA...

Ovvio che io non riesco a farle manco se prego in ginocchio sui ceci, ed è altrettanto ovvio che su tante mi ci riconosco. Però alcune proprio non riesco a trovarle, quindi qui di seguito abbiamo quelle (temo) prettamente mie, ma che potrebbero essere accadute anche a voi durante un attacco di simonite acuta.Se ne siete stati affetti, fatemelo sapè, così mi tranquillizzo giusto un filo, perché vivere con questa patologia, non è facile.

***

-Accendere il riscaldamento, dimenticandosi di chiudere le finestre nelle camere COSE DA SIMO

-Essere immerse in vasca, lanciare la rivista appena letta e centrare in pieno il water aperto COSE DA SIMO

-Rovinare le gomme dei tergicristalli perché non ti accorgi che sul vetro dell'auto c'è il ghiaccio spesso tre millimetri COSE DA SIMO

-Dire a una donna “Complimenti signora, chissà come farà felice suo marito con questo acquisto!” e sentirsi rispondere “Sono vedova” COSE DA SIMO

-Accarezzare la testa di una bambina nel gruppo scuola e accorgerti dopo 5 minuti che non è tua figlia COSE DA SIMO

-Uscire con la maglia al rovescio, un cartellino attaccato, o i calzini di due tonalità di grigio diversi COSE DA SIMO

-Dimenticarsi il doccia schiuma quando si è in palestra e lavarsi con lo shampoo 2 in 1 COSE DA INGEGNOSI. Ritrovarsi la patonza con la messa in piega COSE DA SIMO

-Correre in bagno,col cellulare nella tasca posteriore dei jeans, e non accorgersi che il telefonino ha emulato la Cagnotto, tuffandosi nel cesso COSE DA SIMO

-Pungersi con un ago e fare finta di morire per essere svegliata con un bacio dal Principe Azzurro COSE DA SIMO. Assecondare la moglie quando fa queste cazzate COSE DA SANTO

-Veder cadere a terra qualcosa che sembra un fazzoletto e accorgersi che invece è l'imbottitura che ti è uscita dal reggiseno COSE DA SIMO

-Dire “Ci so camminare” guardando un tacco dodici quando sai benissimo che inciampi pure con le pantofole COSE DA SIMO

-Autoconvincersi che l'herpes che hai sulla bocca (grosso come un taralluccio mulinobianco) sia quasi invisibile COSE COMPRENSIBILI. Metterci sopra il fondotinta facendolo sembrare un taralluccio mulinobianco ricoperto di crema alla nocciola COSE DA SIMO

-Litigare col telecomando e non accorgersi che è senza pile COSE DA SIMO

-Sentirsi chiedere dalla propria figlia “Mamma,mi aiuti in geografia? Dov'è Foggia?” COSE DA MAMMA. Rispondere “E' in Molise” COSE DA SIMO

-Assumere una faccia strana davanti all'ennesimo venditore del Folletto scambiandolo per un testimone di Geova COSE DA SIMO. Rispondere “Ci spiace, ma preferiamo gli gnomi” COSE DA SANTO

-Dire a un bambino “Ma che bellO che sei!Guarda che guanciotte!da morsi!” ed essere rimbrottata dalla madre “E' una bambina!” COSE CHE CAPITANO. Non accorgersi che il bimbO ha una maglietta rosa con scritto Chiara COSE DA SIMO

-Mettere sotto un gatto con la macchina COSE CHE POSSONO CAPITARE, se il gatto è il proprio COSE DA SIMO

Scrivere post interessanti COSE DA BLOGGER.Scrivere minchiate come queste COSE DA SIMO

E mi fermo qui.






mercoledì 26 gennaio 2011

L'IMBIANCHINO CHE C'E' IN ME


Capita che una è in ferie. E capita anche che decide di godersi il meritato riposo. Ma capita anche che le parte l'embolo e decide di diventare imbianchino.Così.

Ieri mattina sulla mia agenda c'era scritto questo:

-ore 9 appuntamento nell'ufficio del comune per questione scuolabus

-ore 10…

-ore 11...

-ore 12...

Praticamente vuota. Avrei potuto concedermi un massaggio sciazzu pregando Padre Pio che il massaggiatore fosse il sosia di Brad Pitt, avrei potuto concedermi una seduta dal parrucchiere cercando di trasformare il mio nido di poiana in un'acconciatura più umana (e v'ho fatto anche la rima), avrei potuto starmene tutto il giorno sul divano a leggere, o farmi un bagno caldo lungo tre ore e uscire solo quando il mio corpo sarebbe stato lesso come un cotechino.

Avrei.

Invece, passando proprio davanti a una vetrina, che ti vedo? Un mobiletto. Cioè, voglio dì, un mobiletto. Non è che c'era la gigantografia di Mister Italia 2010, non è che c'era un anello di Tiffany.Un semplice mobiletto da cucina. Quelli stile carrello. E poi barattolini, mensoline, avete presente, no? No? Bhè io sì.Quei negozi che vendono il niente praticamente, che vendono oggetti che tu in casa hai già e c'hai pure i doppioni. Semplicemente un negozio di casalinghi, però coloratissimo, e per me è come entrare nel paese dei balocchi.

Potevo entrare, guardare, comprare chessò un pela patate e uscire. Invece alla vista del mobiletto sono stata assalita dalle mie molteplici personalità. Sulla spalla destra avevo Becky Bloomwood, sulla sinistra Giovanni Muciaccia.

Becky “Simo devi comprarlo, è un affare!Nella dispensa ci starebbe da dio!”

Io “Mannò, ho già un carrellino. Di plastica. Brutto.” resisti resisti resisti.

Giovanni “Simo, vuoi dare un tocco nuovo alla dispensa? Coloriamola!”

Becky “Simo, può sempre tornare utile!Ha anche il portabottiglie!Come hai fatto a vivere senza fino a ora?!”

Io “Se compro il carrellino devo comunque cambiare qualcosa”

Giovanni “Ricicla, inventa, dai un tocco originale alla tua cameretta! Ehm...volevo dire cucina. Potresti tingere, decorare e appiccicare con la nostra collavvvinilica”

Insomma, alla fine Giovanni ha avuto la meglio e sono entrata armata di taccuino e lapis.Mi aggiravo per il magazzino scrivendo alla rinfusa “Allora...tinta...no la tinta ce la dovrei avere. Giallo!Oggi me sento gialla.Evvai. Poi....pennello, no quello ce l'ho. Ecco,il nastro. Il nastro sì.

Certo con la parete gialla ci sta bene una striscia, fa più chic e tutti diranno 'Ma che bella dispensa chic!', ecco. Poi...guarda questo attaccapanni. Ci vuole un attaccapanni, così tolgo tutti quei chiodi brutti a vista...uh la carta adesiva. Ho deciso:cambio la carta sulle mensola, voglio che faccia pandant col giallo....”

Sono uscita carica di rotoli, adesivi e mobiletto e sembrano Riccardino l'imbianchino. Sono tornata a casa troppo convinta di fare un bel lavoro. In segreto. Indossata la salopette come Meryl Streep in Mammamia, e messo il cappellino di carta in testa come un muratore, ho cominciato a smantellare la dispensa.

Smantellare.

Ho tolto tutto e una volta svuotata mi si è presentata in tutta la sua bruttura. Pareti scarne, piene di chiodini inutili e mensole dall'aria afflitta. Che poi voglio dire, c'è chi lo chiama ripostiglio, chi sgabuzzino. Noi la chiamiamo dispensa perché è in cucina. E' una nicchia nascosta che utilizziamo per i prodotti in scatola, le bottiglie, la carta igienica...e a dire il vero andava bene anche così. Ma finché era piena, perché una volta svuotata mi sono accorta che poteva cantare come Morandi “Si può dare di più”. Dovevo ottimizzare lo spazio,renderla pratica, e far sì che fosse piacevole alla vista (perché no?Perché non può esserlo una dispensa? Insomma, voglio dire, le bottiglie e il ferro da stiro sarebbero più contenti, no? Senza considerare che dire a un ospite “Vuoi la carta igienica? Và a prenderla nella mia bella dispensa' senza rischiare che al poveretto cada tutto ai piedi, è una gran cosa.

Quindi brandendo la pennellessa come farebbe Harry Potter con la bacchetta, ho tinteggiato le pareti pregando il Signore che ad Andrea non pigliasse un colpo.

DRINN!! “Pronto, Simo che stai a fa? Ti riposi?”

“Sì...acc!”

“Che è?”

“Mi stava per cadere il ferro da stiro”

“Il ferro? Ma non hai detto che ti stai riposando?”

“Ehm...sì...mi rilasso...sai com'è...Amore, qual è il tuo colore preferito?”

“Il rosso”

Merda.

Ormai decisa a tenere il segreto e sperando di non fare una gran cazzata, ma soprattutto un pastrocchio, ho continuato a lavorare che manco una formica.

Becky mi ripeteva “Io avrei chiamato un imbianchino, se ne trovano un sacco in Internet sai? Comunque sono contenta per l'acquisto del mobiletto, hai fatto un affarone cara!”

Giovanni era entusiasta a bestia “Simo, guarda che colore!Dà luce, attacchiamo la striscia adesiva, se vuoi ti chiamo Neill e ti faccio fare un disegno in terra coi panni da stirare!”

Una volta finita la tinteggiatura sembravo un dalmata con l'itterizia. Macchie gialle dappertutto. E ho cominciato ad arredare la mia nuova, coloratissima dispensa. E sapete che cosa ho scoperto? Che un attaccapanni può diventare un comodissimo porta scottex (non so voi ma io compro la confezione da sei e una volta aperta i rotoli prendono inspiegabilmente vita e li ritrovo dappertutto da quanto sono leggeri).E quindi l'ho impilati (ma più che altro impalati) sulle stecche lunghe. Su quelle corte la carta igienica. Notate la poesia: carta da bocca insieme a carta da culo.Evvai.

E poi sapete che ho scoperto? Che i barattolini del caffè liofilizzato (che avevo lasciato per usarli eventualmente come sciacqua pennello) possono diventare dei portaspezie soprattutto perché combaciano tra di loro. Ho avuto anche qualche altra ideuzza ma non vorrei scassarvi troppo le pelotas e quindi anche no.

Ho finito che erano le sei del pomeriggio. Alice mi ha dato un dieci e lode “Mamma, pare un' altra stanzina!Posso venire qui dentro a concentrarmi?”

Il Santo è tornato, con una scusa l'ho mandato nel confessionale e...da lì non si sono più avute sue notizie. Pare sia stato rapito da cotanta bellezza e fantasia.

“Amò, che brava!Mi piace, proprio bellino. Dirò al tuo capo di farti fare più ferie. Ma l'hai tinteggiato te?”

“No, il mio amante. Fa l'imbianchino”

“Ah ah ah, questa è una bugia!”

“Hai ragione. Fa il geometra”

Una famiglia di comici.

Ovvio che questo post non è interessante ma sentivo di doverlo condividere se non altro per le mie comari di Feisbuc che è da ieri (quando ho detto che mi sarei cimentata in un colpo di Art Attack) che mi stanno a chiedere le foto, il come ho fatto e soprattutto se al resto della mia famiglia sarebbe piaciuta la nuova dispensa. E poi son simpatiche una cifra, le adoro.

Tra un “Vedrai che Andrea ti ci mura dentro” e un “Quando hai finito vieni anche a casa mia a sistemarmi l'armadio”, mi hanno preso amorevolmente in giro. Ora voglio vedè cosa c'hanno da dì.

E con questo post ,che unisce l'INutile al dilettevole, prosegue 'Sostieni anche tu la campagna per la salvaguardia del Minchia-Blog'.

p.s. Trovate un nome alla mia ditta di imbiancatura e restauro. Grazie.



domenica 23 gennaio 2011

CHIAMIAMOLO STRANO


Come dice il mio amico Mike Wasosky “Non dare un nome a una cosa perché poi ti ci affezioni”

Ed è la verità. Ci avete mai fatto caso? Le persone danno un nome a qualsiasi cosa, tipo:

“Oggi ho ritirato Priscilla”

“Dall'asilo?”

“No, dalla concessionaria”

E vieni a scoprire che Priscilla è una Panda.

Anche la Top-family non è da meno, comunque.

Quella delle auto poi è una fissa. E me l'ha attaccata Andrea. Il Santo quando era giovanotto aveva un Opel kadett color merdina, che avrebbe fatto fuggire chiunque, non a caso lui la battezzò “La scaccia-tope”. Il nome la dice lunga. Rimorchiare una ragazza con quella macchina era facile come veder apparire Sabrina Salerno che cantava BoysBoysBoys sul suo letto.

Poi c'è stata “La ciuchina” con la quale ha rimorchiato me. No, non l'ha battezzata così in mio onore, anche se sarebbe stato logico, ma le fu affibbiato quel nome per via dei lunghissimi viaggi all'estero stracarica di valigie e pacchetti. Carica come un ciuco, appunto.

Ora il nome alla macchina grande non c'è, ma c'è Miranda, il navigatore.

“Dov'è Miranda. Hai preso Miranda? Attacca Miranda. Ha ragione Miranda. Miranda dice gira di qua. Miranda dice gira di là. Miranda ha scassat' u' cazz'!”. Sì, perché non si cheta un attimo.

E poi c'è la macchinina, quella piccola, di riserva diciamo. Andrea la chiama “La trappolina”, per via che incute una sicurezza che non potete capì. Io la chiamo la Safety Car: la vedi quando le altre hanno un problema.

Poi c'è Clementina, la lavastoviglie. Spesso le persone fraintendono quando rispondo alla loro domanda: “Ieri sera avevi dieci persone a cena? Povera, chissà quanti piatti da lavare!”, con: “Mannò!C'è Clementina!” Infatti pensano che abbia una colf.

E poi ci son quelli che chiamano Boby o Billy il figlio e Mario o Antonio il cane.

Roba imbarazzante soprattutto se la signora se ne esce in un negozio esclamando “Mario, appena torno a casa, mi salta addosso e mi lecca tutta!”

Che gioia.

E poi c'è chi dà il nome agli ammennicoli dell'ammore. Via, su, un po' tutti lo facciamo.No? Okay no. In genere il nome al mattarello del marito, al joystick del fidanzato, al batacchio del compagno siamo noi donne. E mica son nomi altolocati come Anton Giulio, Pier Francesco, Enrico Maria. No, son più nomi tipo: Gino, Gigi, Paolino (già il diminutivo la dice corta), Piripillo, roba così.A volte può capitare che lo devi ribattezzare Lazzaro. Ma son dettagli.

E poi le donne con Pucci, Patatina, Gnocchetta, Fragolina (che se non ti depili è pure di bosco), Patonza e via dicendo. Non ho mai conosciuto una donna che la chiama, chessò...Lorella. O Fabiola. O magari Giulietta. Oddio magari è meglio, metti che una dica “Ho deciso, do via la Giulietta al miglior offerente!” e tu poro tesoro pensi che voglia sfarsi della vettura.

A battezzare le cose si incorre in equivoci, c'è poco da fare.

Anche a chiamare i bambini con nomi strani, però. Una volta da piccola al mare ho avuto l'onore di conoscere Timmy e Tommy, due gemelli. Vi giuro sembravano usciti da Alice il paese delle meraviglie.

Ora,dico a te mamma con una fantasia sfrenata, già son due gemelli identici, me li vesti pure uguali e mi metti nel nome solo una lettera che fa la differenza? Sembrano nomi di due cocker della stessa cucciolata, di due gatti persiani, di due chihuahua. Allora, fai come la Carrà anni '80 e chiamali Punto e Virgola, dico io. O sennò fai come la Gregoraci, che chiama suo figlio con un nome dell'animale che conosce di più, un uccello: Nathan Falco. Pare che il bambino, quando torna dall'asilo, non le salga in braccio ma si appollai sull'avambraccio imbottito della soubrette.

Sapete invece come ha chiamato i suoi figli Ignazio La Russa? Geronimo, Kocis e Apache. Ma quanto bene gli vorrà a sti figlioli? Non si rende conto che oltre a essere presi per il culo pure dal bidello della scuola, quando era ora di entrare in classe loro non si aspettavano la campanella, bensì segnali di fumo?

Anche Madonna non scherza. Ciccò, già hai un nome d'arte un filino impegnativo, ma chiamarmi Maria Lourdes la bambina, per me hai un tantino esagerato. Sei in preda al delirio di onnipotenza fija mia. Se poi di segno zodiacale è pure Vergine, abbiamo fatto il botto.

Detto questo, tutti i nomi son belli se portati bene, e i soprannomi son pure simpatici.

Il più forte che ho sentito da un'amica apostrofando la leva del cambio del nuovo fidanzato?

Alessandro il Glande.

Tutto un programma.


venerdì 21 gennaio 2011

ILLUMINAMI D'IMMENSO






“…e poi mi son messa a ricamare, perché insomma avere un hobby è bello, no? Ora che i bimbi sono grandi ho anche più tempo. Te Simo che fai?”

“Sì anch’io ricamo un po’, il punto croce, poi ho un blog che mi dà soddisfazione…”

“Maddai!”

“Davvero”

“Anch’io avevo tentato tempo fa poi l’ho chiuso, mi prendeva troppo tempo.Pensa te. E’ un mommy-blog?”

“No”

“No?”

“Cioè, a volte parlo della bimba ma non è un mommy-blog”

“Allora è di cucina? Guarda sta prendendo piede sta cosa. Probabilmente grazie alla Clerici e alla Parodi ah ah ah!”

“No, non è di cucina”

“Ah”

“Sì a volte metto qualche ricettina, ma non è un blog di cucina”

“Aspetta, ho indovinato!Te eri brava a disegnare e fare tutte le cosette…mi ricordo ancora le bomboniere del tuo matrimonio che avevi fatto da te. E’ un blog di quelli creativi, con tutte le cosettine e i passaggi per farli…”

“No”

“Nemmeno quello”

“Cioè sì, a volte metto qualche lavoretto, robetta così, ma non è un blog creativo”

“E’ un blog sugli animali”

“Animali? No!” :-)

“Parli di fiori, di piante...”

“Nooooo!!” :-D

“Ci scrivi le poesie!Trovato!”

“No, niente poesie”

“Parli di moda”

“Ma chi, io? Ma mi vedi? No!” :-DD

“Ma che è? Certo che anche te fai la strana! Sarei curiosa di sapè!Non è un mommy-blog, non è un food-blog, cosa ci scrivi, le cazzate!? Scusa eh?!Ma quando ci vuole ci vuole!”

All’improvviso, un’illuminazione.

Esatto.

Grazie a lei ho scoperto di che gruppo fa parte il mio blog.

Sono lieta di annunciarvi una nuova categoria:

il minchia-blog.

mercoledì 19 gennaio 2011

L'AMANTE DI LADY CHATTERLEY




Okay, non sono Lady Chatterley.E non ho nemmeno l'amante. Ma ho il capanno degli attrezzi e questo titolo mi sembrava appropriato per introdurvi alla seconda puntata di Simo Crea, idee per la casa.

Sì, vabbè.

Tutto un preambolo per rendervi partecipi delle nostre pulizie.E poi dite che non vi coinvolgo.

Sabato e domenica nella mia città c'erano circa 22 gradi. Una roba che non si vede manco a Aprile. E cosa fai con 22 gradi? Le persone normali, prendono un telo mare e se ne vanno in spiaggia a mangiare un panino. Le persone normali tirano fuori la minigonna giropassera, il maglioncino leggero e se ne vanno a fare due passi in centro con l'occhialoni all'ultima moda.E' o non è una splendida giornata?

Ecco.A noi le belle giornate ispirano giardinaggio. Non ce n'è. E quindi pota, sfrangia, pulisci, sposta e arreda. Sì, arreda.

“Amò, diamo un tocco chic al capanno degli attrezzi”

“Che vuoi fare?”

“Chessò, due tendine per esempio...”

“Nel capanno. Degli attrezzi. Dove sta la vanga.Sicura?”

“Massìììììììì!!!Un tocco femminile ci vuole!Vè vè mi avanza pure la stoffa verde a quadri...”

Mi rendo conto di essere fissata con sta idea della casa. Anche se mi dai una tenda canadese son capace di fartela sembrare una dimora. La arredo, ecco.E puoi chiamarla come vuoi: capanno, casetta, garagino, stanza lavanderia, depandance. Anche cuccia per la suocera, se vogliamo. In poche parole qualcosa di molto prezioso, del quale ti rendi conto non subito, ma con il tempo. Metti che litighi con tuo marito, gli tiri un sacco a pelo e lui dorme lì.E già che c'è ti mette su la lavatrice.

Quindi armati di stivali, scopettone, forbici e stoffa, la Top-family si mette al lavoro.

“Guarda che romantico!Caro, possiedimi qui, nel capanno degli attrezzi come accade a Lady Chatterley!”

“Ma che sei pazza? Chi è sta Lady Chatt...”

“...erley. Dai sì diamo una scossa al nostro amore!”

“Simo, piantala”

“Cosa, la begonia?”

“C'è nostra figlia fuori sull'altalena!Cosa vuoi fare? Certo però la lavatrice...”

“Vedi?Dobbiamo pensarci la prossima volta”

“Già!”

“Uh uh”

“Che stavamo affà?”

“Dobbiamo pulire e sistemare”

“Okay, io metto a posto gli attrezzi”

“Io faccio le tendine”

“Raccolgo la legna”

“Bel falegnamone mio!”

“Prendi la vanga”

“Sposta il rastrello”

“Mamma, la gatta mangia l'erbaaaaaaa!”

“Raccolgo i chiodi”

“Metto la striscia adesiva”

“Pure!Ma cosa diventa?”

“Taci!Dà un tocco di femminilità!”

“Ma c'è già la lavatrice per quello!”

“Simpatico lui”

“Mamma,la gatta sta vomitando palle di peloooooo!”

In tutto sto casino abbiamo sussultato un paio di volte alla vista di due gechi (nascosti dietro l'annaffiatoio) e una carovana di insettini dietro il mobiletto. Ma sennò non era un capanno.

Lavori effettuati:

Riordino degli attrezzi sul tavolo di Mastro Geppetto. Il numero di viti e chiodi è pari al numero di stelle nell'universo. Trovare la vite che ti serve è facile come trovare un neurone sano nel mio cervello. Impossibile.

Messo tendine alla finestra. Non solo senza usare la macchina da cucire, ma pure senza acquistare la stecca. L' ho fatta con un ramoscello di albero tagliato su misura, stile casa nel bosco della nonna di Cappuccetto. Ora arriva il lupo e ci mangia. Gnam.

Attaccata striscia adesiva su ogni superficie visibile a occhio nudo. Andrea che passava di lì se l'è vista attaccare in fronte. Pericoli del mestiere di marito di Simo. Ritrae animaletti in un orto (pure a tema) e sembra appena uscita da un libro di Beatrix Potter. Okay, era la striscia che aveva in camerina Alice nella casa precedente. Che vuoi buttarla?Il riciclo è importante.Eh.

Controllo delle zucche. Ve le ricordate le mie zucchette? Ma lo sapete che dovevano già essere seccate e invece sono sempre piene e dure come borracce? Roba che se le tiri in testa a uno l'ammazzi. La notizia brutta è che sono uguali a come le ho colte e che magari seccheranno tra quattro anni. La notizia buona è che non sono marcite e non hanno ammaccature. Questo per dirvi che pensavo fosse più facile coltivare zucche da decorazione.

Capisco che questo post fa molto Luca Sardella de noattri e non so quanto possa interessare, ma andiamo molto fieri del nostro 'punto verde'.

Non oso immaginare quando sarà tempo di cogliere le ciliege e le albicocche.

Devo assolutamente comprarmi un grande cappello di stoffa e un cestino.

Voglio somigliare a Holly Hobbie.


lunedì 17 gennaio 2011

IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO

**








Metti un programma di foto in mano a una donna.
Metti che venga ispirata dai suoi amici.
Metti, semplicemente, una mattina.

True Blue
Estate
Coccole
British tea time
Country cups
Colazione da Simony
Scottish breakfast
Giardino di Provenza
La casa nella prateria

Queste sono le tazze più significative, che c'hanno da dì qualcosa. Poi ci sono quelle che usiamo abitualmente tutti i giorni. Non potete capì.
Ora. Mi piacerebbe dare un titolo a queste fotine, e a parte l'ultima, 'La casa nella prateria', le altre sono sprovviste. Se queste immagini vi ispirano una frase, un titolo, o una parola in particolare, ditemelo che intitolerò le mie foto con i vostri suggerimenti.
Poi mia madre dice che sto sempre a giocà. Naaaaaaaaaaa!!!!!


sabato 15 gennaio 2011

TI SCATTERO' UNA FOTO




Cosa hanno in comune Simo e Cranberry? Manco una lettera del nome, verrebbe da rispondere.

Invece queste due hanno in comune una foto.

Ovviamente adesso potete immaginarvi le seguenti opzioni:

-sono state scelte per fare un calendario

-hanno vinto un concorso fotografico semplicemente spedendo la foto tessera della carta d’identità

-hanno scattato una foto alla stessa ora dello stesso giorno.

Niente di tutto ciò.

Quello che è successo ha dell’incredibile, na roba che è più facile credere che un alieno sia appena entrato in casa mia.

Cranberry mi ha chiesto di farle una foto per chiudere in bellezza il libro di cucina che ha preparato in occasione del suo contest.

Ora. Che io sono rinco si sa. Ma che Cranberry fosse pazza ancora io non lo sapevo. Perché per chiedere a ME di fare una foto quando lei stessa e milioni di persone fanno delle foto stupende, c’è da chiedersi se la ragazza batte pari. Ma così è stato. C’è da dire che Cranberry e Blueberry (il fidanzato), mi hanno dato questo incarico dopo aver visto tutte le tazze che io ho a disposizione. Sappiate che un negozio di articoli per la casa ne ha meno.

Partita con un “Senti Simo, avresti mica due tazze…tanto pè sapè…”

E arrivati a “Due tazze? Ma tesò, c’ho una stenderia di roba che te non puoi capì. Che tazze vuoi? Colorate? Stile inglesi? Da caffè?Da thè? Da caffelatte?Bianche? A fiori? Quadrate?”

sentivo nell’aria che mi avrebbero commissionato un lavoretto. E così è stato.

Dapprima mi sono sentita euforica, poi sono stata assalita da un’ansia da prestazione che non vi dico.Della serie “Chi me l’ha fatto fare, a me non riesce di sicuro”.

Per fare le cose per bene ho deciso di mostrare ‘alla strana coppia’ tutto l’armamentario che avevo a disposizione e domenica scorsa è iniziato l’ambaradam.

Ho apparecchiato il tavolo da pic nic davanti alla finestra e ho cominciato a tirar fuori tazze e tazzine, servizi e cucchiaini.

Alice e Andrea mi guardavano come se trafficassi vestita da porcellino d’india. A pensarci bene mi muovevo come tale.

“Allora, questo qui…no. Questo qua. Questo sta meglio qui, no, di là…ecco, il fiore lo metto qui…”

“Simo, che stai facendo?”

“E’ per una foto…Cranberry…”

“Cran?..”

“…Berry”

“Ah. Capisco”

“E’ per un libro di cucina…questo lo metto qui CLICK!...”

“Vuoi che ti aiuti?”

“Sì, passami la tazza blu…ho detto blu!Quella è turchese! CLICK!”

“Non in questo senso. Vuoi che ti aiuti con le foto?”

“Ma questo è solo il catalogo” Ma come parlo? Certo è che mi sono lasciata prendere la mano.

“Ah. Okay. Un libro di cucina.” Quello che amo di più in lui è che se anche mi vedesse trafficare in casa con una caldaia montata sopra il divano e gli dicessi ‘Sto creando’ lui non farebbe una piega. In questi casi la parola magica è “E’ per il blog”.

La terrò in considerazione un domani partissi di brocca e mi trovasse a letto col postino.

Avevo allestito un set che manco Oliviero Toscani. Avevo tazze e tazzine da tutte le parti, scattavo in preda a un raptus, cambiavo la disposizione dei cucchiaini nemmeno fossi un ambulante con il gioco delle tre carte.

CLICK!

CLICK!

CLICK!

Metto tutti gli scatti nel piccì e le invio a Cranberry convintissima che mi dicesse “La ringraziamo della sua proposta, ma ci abbiamo ripensato. Le faremo sapere”.

E invece Bianca e Bernie che fanno? Accettano. Dopo avermi fatto complimenti a go go per tutte le ‘caccavelle’ che tengo (per me son tazze, perché mi rifiuto di bere il latte in una cosa che inizia per cacca), scelgono quelle che gli piacciono di più (e che a suo tempo son piaciute pure a voi).

Sono al settimo cielo. Sìììììììì!!! I miei complementi di arredo vengono scelti per chiudere in bellezza un libro di cucina!

Ora viene il bello. Dallo schizzo al capolavoro. Okay, confesso che Blueberry mi ha dato fiducia dicendo “Io sono un grafico, dove non arrivi tu, ti aiuto io. Segui i miei consigli…” e da lì son partiti tutta una serie di suggerimenti per fare una bella foto.

“Devi usare una tovaglia bianca” ce l’ho. Non so ndo cazzo è, ma ce l’ho. A costo di ribaltare l’armadio, la troverò.

“…su sfondo bianco, tipo il muro della tua cucina…” da una parte gli è andata di culo che in casa mia non ci sono pareti colorate, dall’altra mi sono lasciata prendere dal panico perché trovare un muro libero in casa mia è facile come farmi prendere a Miss Italia.

“…non ci devono essere ombre sugli oggetti…” Bhè. Certo. In che senso? Aiuto.

“…dovresti posizionare due luci laterali…” due luci laterali? Che ci accendo, due scooter dalle parti?

Fatto sta che mi annoto tutte queste informazioni e mi metto al lavoro con la rassicurazione di Blueberry “Simo, non ammattire, se non ci riesci, sistemo io quella che mi hai mandato. Sono o non sono un grafico? Posso mettere, togliere e aggiungere qualsiasi cosa”

Sono stata tentata di mandargli una mia foto e farmi aggiungere una quarta. Così, per vedere l’effetto che fa. Che bello sognare.(l’ultima frase l’ha detta Andrea).

Ma io se prendo un impegno lo porto alla fine meglio che posso. E allora via alla creazione!

Ho allestito il set…in camerina. Non lo nego.Ho apparecchiato la scrivania di Alice che è vicino alla finestra. Il Signore mi ha regalato un bel sole, e mia zia una bella lampada che ho piazzato a destra, l’abat-jour di Alice a sinistra. Manca poco mi scatta il salvavita. C’era un fascio di luce che sembrava stesse per atterrare un ufo. Ho stirato la tovaglia, ho mangiato un biscottino controvoglia, sono andata a comprare altre uova perché nel frattempo ce l’eravamo mangiate, ed ecco qui il mio risultato:


Cranberry ha scelto una tonalità diversa (la potete vedere qui), mentre io ho scelto il seppia con sfumatura. Il perché è presto detto:questa foto è stata battezzata dalla ‘strana coppia’ ‘La casa nella prateria’, e credo che con questo effetto da me scelto renda più l’idea.

Quindi in questo post chiamatemi Laura Ingols.

Okay, ora potete tirarmi i pomodori. Non sarà un granchè ma è piaciuta a Cranberry per il suo libro e questo è l’importante. Grazie a questo scambio di mail e foto abbiamo avuto l’occasione di conoscerci ancora di più e, a me personalmente ha fatto un immenso piacere (Cranbè è na forza) Hanno fatto e stanno facendo un ottimo lavoro per la realizzazione di questo libro dove dentro ci saranno tutte le foto e le ricette delle mie amiche cuochine. Cran e Blue (Berry) è stato un piacerissimo ed è stato un onore lavorare con voi. (potrei preparare i discorsi a Obama, nevvero?)

Sono stra-orgogliosa di chiudere in bellezza il vostro libro di ricette.

E ora vi lascio che devo andare a mungere le mucche e ritirare le uova nel pollaio. La vita nella prateria è anche questo.

Vostra Laura Ingols.

mercoledì 12 gennaio 2011

SIMO STORY (capirai...)


Simona nasce in un sabato assolato di fine Marzo, all’ora di pranzo (12.45), dopo un travaglio durato 3 (tre) giorni. Per poco non si presenta di culo.Era il 1985 1980 1975 1973.

Sua madre, alla vista di questa popò di figliola sussurra felice al marito “Hai visto che bel regalo ti ho fatto per domani, visto che è il tuo compleanno?”. Pare che il padre abbia risposto “Lo sai che preferisco le cravatte”.

La piccola Simona, dai 3.150 kg cala a 2.900 kg e grazie ai suoi (sticazzi) 57 cm viene apostrofata dalla nonna con un “Mamma mia!Sembra un coniglio spellato. A proposito domani che facciamo? Il fagiano in umido con le olive?”.

Simona cresce esile e gracilina.Non dorme per ben tre anni, non mangia per quasi sei e non studia per ben quindici anni. Cresce libera e selvaggia in aperta campagna costruendo case sugli alberi, assistendo alla tosatura delle pecore, dando la caccia alle lucertole e perennemente scambiata per Simone, tranne la domenica quando mamma le mette il vestitino a festa. Assidua frequentatrice della messa domenicale sogna per anni di far parte del coro parrocchiale. Sul campanile ci sono ancora i segni lasciati da un acuto della piccola. C’è una crepa che nemmeno la migliore impresa della città riesce a sanare. Scartata dal coro cerca rifugio nello sport, che le riserverà non poche soddisfazioni. Primo fra tutti l’incontro col Santo che le appare nello spogliatoio all’inizio di un campionato. Lui, ergendosi sopra le docce (purtroppo vestito) le mormora “Non avrai altro santo all’infuori di me”.

Simona si sente in tutto e per tutto una suora che ripercorre il suo cammino. Questa è la sua chiamata e vista l’importanza di tale evento gli rimarrà fedele per un ventennio (e speriamo oltre). Vista la sua intelligenza fuori dal comune Simona si sente sprecata nello studio e decide di mettersi in proprio. Si compra un portafoglio e sentenzia “Questo è proprio mio e va riempito”.

Comincia la sua carriera lavorativa presso una ditta di vestiario per bambini, come disegnatrice di corredo per l’infanzia. Tra un coniglietto grasso e un porcellino strabico le viene proposto il lavoro di commessa presso un negozio di generi alimentari. Quando si dice la coerenza. Simona riesce a portare avanti entrambi i lavori, arrotondando pure lo stipendio come stiratrice a domicilio, fino a che il negozio chiude. Per niente sconfortata e abituata a rimboccarsi le maniche (leggasi: farsi il mazzo), nel giro di un mese trova lavoro presso una macelleria. L’orario e il lavoro è così massacrante che decide di lasciare il disegno. Come decide di non accettare la proposta di giocare in serie D. Tra il pagare la retta della società e il farsi pagare lo stipendio dalla ditta, sceglie la seconda. Il sogno di una casa dove vivere col Santo entra tra i suoi principali obiettivi. Ripetendosi come Rocky “Non fa male!Non fa male!” sposta quarti di bue, pulisce le celle frigorifere e asciuga il sangue che cola dalla testa degli agnelli. Da lì in poi, poche cose spaventeranno Simona. Nel 1997 finalmente, e grazie a questo sporco lavoro, il Santo e la Badessa convolano a nozze. Simona dalla felicità è arrivata a lanciare bistecche e infilzare i polli cantando “Nella vecchia fattoria”. Nel 1999 è in agguato una batosta. Un malore del padre, la morte del nonno e la perdita di un bambino segnano Simona. Nel 2000 si rialza e combatte. E da lì non smetterà più. Alla fine dello stesso anno riceve la lettera di licenziamento mentre è in ospedale a partorire. Denuncerà i titolari per appropriazione indebita della maternità e denuncerà il mancato pagamento della liquidazione. Arringando convinta, che manco Perry Mason, vincerà entrambe le cause. A colorare di rosa e d’amore la loro vita il 16 Dicembre nasce Alice. Nel frattempo Simona cerca di nuovo lavoro, mandando curriculum pure alla grande distribuzione, la quale (visto la sua esperienza nel campo alimentare) la contatta per offrirle un lavoro da banconista. Il direttore in persona, sentendo piangere la bambina, fa un passo indietro e si rimangia l’offerta asserendo “Ma lei signora ha un grande problema!Ha una bambina!” Simona, assumendo le sembianze di Linda Blair nell’esorcista, lo fanculizza con triplo carpiato e ringrazia il Signore di non avercelo davanti. Ma grazie al passaparola dei fornitori e di vari clienti che la raccomandano manco fosse la nipote del Presidente della Repubblica, riesce a trovare lavoro presso un altro alimentari (ormai è dentro sto tunnel) nel quale lavora tutt’oggi. Nel 2009 apre un blog che si rivelerà fonte di grandissime soddisfazioni e l’inizio di amicizie speciali. Ma questa è un'altra storia.

p.s. che percorso avete fatto per essere dove siete? Mica avete denunciato qualcuno, vero?

:-D

lunedì 10 gennaio 2011

LA SUOCERA MINKIAS




Attenzione!Per l'ottima riuscita di questo post si prega di azionare il filmato sottostante. Buona visione.






La Suocera Minkias ( o più volgarmente detta La Vipera) fa parte della famiglia dei Rompicoglioni. E’ un animale molto pericoloso ed è largamente diffusa in quasi tutte le famiglie italiane.

Da sempre considerata una rivale dalla Nuora Generis, la Suocera Minkias è un’abile cacciatrice, notturna e diurna, alla Ndocojocojo. Studi recenti hanno portato alla luce gli attacchi più frequenti che la Suocera Minkias riserva alle sue prede.Dai filmati possiamo notare la lingua biforcuta e il veleno che fuoriesce per annientare la nemica numero uno. Durante questa lotta è capace di emettere il suono tipico “Mio figlio da quando sta con te lo vedo sciupato!”. E’ un animale particolarmente aggressivo davanti a una sottospecie di Nuora Generis:la Nuora Succube.

In poche parole:se la mangia a colazione.

Gli unici esemplari che riescono a tenere a bada questo grande predatore di certezze è la Nuora Ridens “Ah ah ah!Lei è simpatica come un peto!” e la Nuora Iena “Se non se ne va entro cinque minuti la prendo a badilate, chiaro?”

La Suocera Minkias vive in coppia, a volte in branchi, ma la più pericolosa è quella che vive da sola. Capace di covare non solo rancore ma anche due uova alla volta, la si può osservare mentre assiste beata alla schiusa. Ha una grande perseveranza, perché non solo cova le uova, ma continuerà a ‘ covare ‘ il pargolo fino a che non compie 56 anni, il cucciolo.

Dotata di un senso dell’umorismo pari a zero, la Suocera Minkias si ritroverà comunque a ridere delle tue disgrazie, e avvicinandosi sorniona come in una danza dell’amore emette il classico richiamo “NonSiFaCosì”.

La Suocera Minkias spesso ha il mantello bianco, talvolta brizzolato. Tuttavia possiamo notare quanto le nuove specie si siano adattate all’ambiente. Quindi le possiamo trovare con il mantello di un bel rosso fiammante per mimetizzarsi durante la caccia autunnale, un caldo castano con riflessi dorati per mimetizzarsi tra i tronchi dei pioppi quando spia in casa della cucciolata e un’improbabile biondo platino che le serve per marcare il territorio.

Le dimensioni di questa razza possono variare da specie a specie:

La Suocera Minkias Nana:


specie di ridotte dimensioni, la cui voglia di metterla sotto il comò per far sì che non penda è pari alla voglia di spararle.La caccia alla Nana è una delle attività più frequentate dalle Nuore Generis.




La Suocera GrandeMinkias:



specie di dimensioni notevoli.Un metro e cinquanta al garrese, è una delle Suocere che incute più timore. Con una zampata è capace di farti fare il triplo salto carpiato. In genere il cucciolo di Suocera GrandeMinkias è un cucciolo timido, succube e totalmente dipendente dalla madre. Il padre in questo caso non è pervenuto. Se l’è magnato la madre.

La Suocera Minkias Medio

: chiamata così per la frequenza con la quale vi apostrofa più o meno velatamente alzando il dito medio. In genere viene risposto con il tipico gesto dell’ombrello. La convivenza con questa specie è consigliata se siete appena tornati da un addestramento coi Marines.





La Suocera Minkias ha una notevole velocità negli spostamenti e grandissime capacità di adattare il suo corpo ad ogni evenienza. La possiamo vedere come striscia sinuosa nella vita del figlio per sferrare quando meno te lo aspetti il colpo mortale.

Possiamo notare altresì con quanta velocità vi fa notare i vostri errori, tramutandoli all’occorrenza in finti complimenti “Così non va bene!No no ma fai pure…certo io non lo farei.Ma tu fai…fai…per me stai sbagliando…comunque sei brava…”

E’ dotata sicuramente di antenne non visibili a occhio nudo che le permettono di captare il momento meno opportuno di presentarsi a casa vostra. Ha infatti un grandissimo fiuto ( e si spiega il perché si presenti a casa vostra proprio all’ora di cena), un grandissimo olfatto per quanto riguarda i ferormoni in circolazione ( e si spiega la sua improvvisata mentre state facendo vedere i sorci verdi a vostro marito vestita da spogliarellista da Night Club), e una grandissima capacità di materializzarsi davanti a voi quando le vostre ovaie girano che manco la lama del minipimer.

L’alimentazione della Suocera Minkias è varia. Nel senso che varia a seconda di dove si nutre. A casa sua fa la dieta, a casa vostra si mangia pure i nipoti.

Alcune specie come la Suocera NonMinkias è rarissima da trovare. Se siete così fortunati da trovare un esemplare, conviene tenerselo stretto. Può essere un piacevole animale da compagnia, da guardia e un’ottima alternativa a cui lasciare i propri figli.

Ricordiamo in chiusura che la Suocera Minkias, viste le sue molteplici evoluzioni e le grandi capacità di adattamento all’ambiente circostante,e a tutte le tipologie di nuore, non è in via di estinzione.



Arrivederci alla prossima puntata.

sabato 8 gennaio 2011

PAPAVERI E PAPERE


Tra ieri sera e stanotte son successe due cose col botto!Spiego.

Torno verso le 21 dal lavoro un filino stanchina dato che abbiamo passato tutto il giorno a smantellare le decorazioni natalizie in negozio, con conseguente pulizia che manco un’impresa.

E c’è stato comunque il solito ritardatario che ci ha chiesto “Vorrei un pacco”.

Sì, dopo che avevamo già tolto cesti e fiocchetti.Ovvio.

Dopo aver cenato (con un cespuglietto di pagliuzza bianca ancora infilata nei capelli che mi faceva tanto somigliare a Crudelia Demon) mi appresto a sedermi (leggasi appoggiarmi a corpo morto su Andrea) sul divano.

Errore. A me il divano dopo cena mi ammazza. Devo trovarmi una posizione scomoda, altrimenti mi addormento in tre secondi netti.

“Amò, che guardi?”

“Un documentario”

“Su cosa?Pinguini?”

“No, la seconda guerra mondiale”

“Ah. Interessante. Ti spiace se appoggio la testa qui?...scusa un attimo…ti puoi spostare un po’?...ecco, mettimi il braccio qui…ti do fastidio se…ZZZzzz …ZZZzzz…ZZZzzz”

Dopo cinque minuti ronfavo già.E gli stavo sbavando sulla felpa.

Dopo quello che a me è parso un sonno interminabile (abitato nel frattempo da pinguini in trincea e soldati al polo sud), vengo svegliata da una trasmissione in sottofondo e dai miei cari “Simo, vai a letto. Ma lo vedi come sei stanca?Su”

“Eh?...” c’ho ancora gli occhi chiusi, non capisco una mazza e c’ho la bocca impastata.

“Simo, amore, è tardi, andiamo a letto. C’hai na cera che sembri Morticia. Pora stella.”

“Eh?...sì…”

Apro gli occhi, guardo la televisione, sbarro gli occhi ed esclamo “MAMMAPAPERA!”

Andrea e Alice mi guardano allibiti.

“Nonna Papera?”

“Ma che è, ‘mbriaca?”

“MAMMAPAPERA!”

“Simo, stai sognando a occhi aperti. Svegliati!”

“MAMMAPAPERA!”

Vi giuro, un’apparizione. Sembravo Bernadette quando le appare la Madonna.

“Ma che stai addì?Chi è Mamma Papera?COSA.STAI.DICENDO!”

“Quella…quella donna…in televisione”

“Ma chi, quella di Sos Tata? Ma quella è tata May, non mi pare una papera, piuttosto mi ricorda Mamy di Via col Vento…”

“La conosco!E’ Mamma Papera!Leggo il suo blog, lei legge il mio!Siamo amiche!E’…è…Alessandra mia!”

Andrea e Alice non ci stavano capendo una mazza. Probabilmente nemmeno voi, quindi spiego nartra volta.

Alessandra nel suo blog un po’ di tempo fa scrisse che aveva contattato quelli di SoS Tata.E scrisse pure di aver registrato la puntata, ma non sapeva quando sarebbe andata in onda. Ieri l’ha scritto. E io da lei ieri non sono passata. Quindi non sapevo una beata mazza.

Non potete capì la commozione (cerebrale) di riconoscerla solo da quelle informazioni che ci scambiamo via blog. E vederla lì, in carne e pixel mi ha emozionato.

Vorrei aprire una piccola parentesi su questa trasmissione. La Top-family fa parte di quella schiera di persone che guardano Sos Tata con parsimonia.Nel senso che non mi registro le puntate, non ne faccio una ragione di vita,ma spesso la guardiamo soprattutto quando la tivù non passa altro. E non ci dispiace. Piango pure al momento della letterina. Ritengo che chi decide di fare un passo del genere abbia un gran coraggio.Ho letto pure di madri scandalizzate da chi fa una scelta del genere, indignandosi non poco “Come si può permettere che un’estranea entri in casa tua e ti dica come educare tuo figlio!E’ incomprensibile!Certo che si fa di tutto per andare in tivù!”

Ora. Punto primo : chi entra in queste case di lavoro non studia la vita riproduttiva del cercopiteco e nemmeno è appena uscito come trapezista dal circo di Moira Orfei. Credo che qualcosa sull'argomento più di me sappia. Di sicuro.

Secondo:in un’era dove due vicini si contendono 30 cm di orto a Forum, dove assistiamo a bestemmie e lanci di bottiglia al Grande Fratello, dove vediamo 17enni ballerini rispondere presuntuosi al maestro di danza che fino a ieri ballava alla Scala, mi sembra innocuo che una famiglia, diciamo un po’ incasinata, chiami quelli di Sos Tata. A differenza delle trasmissioni che ho citato, qua vieni (permettetemi l’espressione) sputtanato alla grande. Vengono colti, visti, annotati i tuoi errori, mostrati al pubblico, e esortata a cambiare atteggiamento. Io credo che ci voglia molto ma molto coraggio e forza per affrontare una cosa del genere. Ritengo che non piaccia a nessuno sentirsi dire da un estraneo che stai sbagliando.Eppure lei lo ha fatto. E ha tutta la mia ammirazione.

Certo che puoi chiedere un aiuto anche non andando in televisione, ma io dico “Perché no?”

Che male c’è? In questo filmato è venuta fuori una splendida persona che mi ha commosso e emozionato per la sua semplicità e per il suo amore verso la famiglia. Ha deciso di mettersi in gioco, mostrando un lato del suo carattere che magari pochi conoscevano. I suoi difetti, i suoi punti deboli e la sua fragilità. Quando è stato il momento di sbatterglieli in faccia, ha incassato il colpo con umiltà, ma ha reagito con forza e grinta alla provocazione. Tutto per il bene della sua famiglia. Alessandra asserisce di essere una mamma triste. Io ho visto una mamma di quattro figli (quattro!) che non ha manco tempo di essere triste. Alessandra è un sacco di altre cose. E’ un bel sorriso, è un pianto emozionato, è una voce bellissima, una mamma premurosa, è una donna che si fa in 18 per far quadrare il tutto. Alessandra è una donna che ha avuto il coraggio di mettere la sua famiglia in mano a degli esperti e di dire “Aiutatemi. Temo di sbagliare in qualcosa”. Secondo me non stava sbagliando, doveva solo aggiustare il tiro. Quel qualcosa che doveva arrivare da un occhio esterno e non coinvolto sentimentalmente. E così è stato.

Certo, si sarebbe potuta rivolgere a qualcuno in privato, ma farlo così pubblicamente, non solo ha dimostrato di voler cambiare le cose, ma ha accettato di mettersi alla berlina ed essere giudicata.

E per me, è una prova di grande coraggio. Perché da casa, seduti sul proprio divano, è facile giudicare.E’ anche vero che io mi sento in qualche modo coinvolta essendoci passata circa 8 anni fa quando Alice (di quasi 2 anni) decise di metterci alla prova. Non voleva andare all’asilo nido.

Capirai, gran problema direte voi. Sì, gran problema, perché se, per non andare si provoca il vomito, il problema c’è. Non potete capì come stavamo. Alice ogni volta che la portavo all’asilo era apatica, svogliata e vomitava sull’uscio. Presi dall’angoscia (e supportati da nonni e zii), parto per andare a toglierla. “Se arriva a vomitare vuol dire che ci sta male. Niente asilo, allora!”

La maestra mi lascia parlare, annuisce e comprende il mio stato d’animo. Io non parto in quarta, sono attapirata, non capisco dove sto sbagliando, ma non le ho mai detto “So quello che è meglio per mia figlia!” ma faccio l’esatto contrario. “Cerco un aiuto. Io son messa così e non so cosa fare. A noi l’unica alternativa ci sembra di toglierla. Tu hai più esperienza, dimmi se c’è una soluzione” E ci siamo messi nelle sue mani.E mi è sembrata la cosa più logica da fare.

Io davanti a me avevo una donna laureata in pedagogia, madre di due figli e che gestiva con successo un nido di 20 bambini.

Lei davanti a sé aveva una giovane madre, alla prima esperienza, un filino in ansia e in quanto madre di Alice molto coinvolta e per niente obiettiva.

“Okay, mettiamo il caso che tu la tolga. A quel punto sa che può ricattarti quando vuole, semplicemente vomitando. La segnerai alla materna. E lei vomiterà e tu la toglierai. Poi toccherà alle elementari. E lei vomiterà di nuovo. A quel punto che farete? A scuola ci deve andare. E sarà troppo tardi per metterci le mani. Non puoi permettere che ti ricatti con questa cosa. E’ solo una bambina estremamente sensibile, devi solo aiutarla ad avere fiducia…”

Non aveva ancora finito che io dissi “Dicci cosa dobbiamo fare”

E lì è cominciata la battaglia. “Tu portala qua e procurati dei cambi. Se vomita, pazienza. Lei entra ugualmente. Noi la cambiamo, ma lei sta qui. Dopo due volte capirà che non servirà a niente vomitare” E così ho fatto. Ovvio che avevo un fegato grosso come un comò e il cuore in fibrillazione, ma ce l’abbiamo fatta. Ha tentato una volta, e poi basta. Si è finita l’anno.

E’ successo di nuovo all’inizio della materna. Varchiamo il cancello e lei ha un conato. Ma io sono pronta, ho imparato, ho in mano la situazione grazie a Elena. Pronta a parare il tutto con la sciarpa manco fossi Zoff, racchiudo tutto il pappiè, gliela levo dal collo, ne faccio un sacchettino, la accompagno dentro “Buona giornata tesoro!” e me ne esco.

Da quel giorno non l’ha più fatto. Non credete che sia stato facile, soprattutto quando i parenti ti danno della pazza, ma io ero sicura che era il modo migliore per crescere Alice.Per far sì che diventasse più forte e non schiava delle sue paure, che riuscisse a domare le sensazioni, che non si affliggesse, che imparasse a gestire le proprie emozioni in modo bello, ma soprattutto sano.

Invidio chi ha la certezza di essere un genitore perfetto e a chi sa tutto, io e Andrea non lo sappiamo questo tutto. Abbiamo imparato con lei, ci siamo messi in gioco e impariamo ogni giorno, coi nostri errori e difetti. Ma di fondo c’è la voglia di fare un buon lavoro, di avere una figlia non perfetta, ma equilibrata, che sappia gestire la sua vita in maniera indipendente e crescerla instillandole la fiducia e l’amore verso gli altri, perché purtroppo, noi per lei, non ci saremo per sempre.

Ecco, penso di essermi sputtanata alla grande pure io.

Quindi cara Alessandra, hai tutta la mia ammirazione per questa prova. E’ stato molto bello vedere la tua famiglia lavorare per migliorare la situazione. E tu sei stata una grande.Grandissima.

Come dite? La seconda cosa col botto?

Stanotte verso le 4 c’è stato un botto che nemmeno a capodanno. Manca poco muoio.Mi è scoppiata in dispensa una bottiglia di spumante. Così. Io e Andrea ci siamo alzati, abbiamo visto tutto il casino e, come da manuale, abbiamo sentenziato “Macchèccefrega. Puliamo domattina”

Ora in cucina c’è un odore che pare di essere all’October Fest.

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