giovedì 29 luglio 2010

FUORI DI ZUCCA








Una mattina in giardino:

“Simo, che fai?”

“Metto due piantine”

“Che genere di piantine?”

“Due verdurine…qualcosina…”

“Bene!Quelli per esempio che semi sono?”

“Mmh…fammi vedere…zucche decorative. Hai presente? Quelle piccole e colorate. Belline no?”

“Sì. Ma sei sicura che vada bene piantarle qui?”

“Massì, vedrai che un posto vale l’altro…”

“Non dovresti leggere il retro della confezione?”

“Guarda che nonno c’aveva un orto da paura. Avrò imparato qualcosa da lui, no? Qui, guarda bellina, c’è la terra, qui un po’ di posto, vè vè, guarda come son brava. Basta un po’ d’acqua e siamo a cavallo”

“Okay, mi fido di te, amore”

E ha fatto male.

Se non fermo la crescita, tempo tre giorni e me la ritrovo in casa.

E pensare che una volta finito il giardinaggio ad Andrea ho detto “Chissà se cresceranno”

Sticazzi!

Probabilmente il pollice verde m’è rimasto nella portiera della macchina anni fa.

Suggerimenti per non farci fagogitare dalle zucche?
Okay, telefono a Cenerentola.

lunedì 26 luglio 2010

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI (aiutooooo!!)






Tutti in questo periodo parlano di esami passati,la maturità, chi è passato, chi è bocciato e via dicendo. Non vi nascondo che io la maturità non l’ho fatta (e non me ne vanto,)però l’ansia da esame ce l’ho avuta lo stesso:

-quando ho fatto quelli di terza media

-quando ho preso la patente

-quando ho dato gli esami del corso 118

e non pensavo di farcela in nessuna delle tre. Ovvio.

Invece anch’io posso vantarmi di aver passato un esame importante come quello di Soccorritore Primo Livello.

Okay, lo so,l’ho già detto, non vi fareste salvare da me manco se fossi l’ultima persona sulla terra, ma vi giuro che l’ho passato, dovete credermi e posso andare fiera del mio diplomino.

Ero un filino agitata, ma chi non lo è in circostanze simili? Cercavo ovviamente di auto convincermi, avevo studiato tanto, cazzo. Non potevo non farcela, visto che alle lezioni ero stata parecchio ehm…brava, sì, ecco.

"Allora...le ferite possono essere da taglio...lacero contuse..." quella sera son lì che ripasso sugli scalini, quando sento l'istruttore che fa "C'è un problema. Non abbiamo le chiavi della sala congressi."
"E ora?"
"Se non riusciamo a trovare chi ce l'ha, lo darete un altro giorno l’esame"
"E no, bellino!!Oggi è mercoledì, il mio giorno libero e l'ho sacrificato per studiare per bene, ho usato il Cicciobello di Alice per far la pratica sul manichino, il BSL me l'ha risentito anche la gatta, e te mi dici stasera non si fa l'esame??MA l'esame SI FA!! A costo di farti passare dal buco della serratura, hai capito?"
"Simona,calmati,ti vedo agitata"
"Agitata? Io? Ma cosa dici? Qualcuno c'ha una spranga? Ti faccio vedere io come si fa a entrare nella sala congressi..."
Dopo dieci minuti arriva il responsabile con le chiavi. Io mi ero già arrampicata alla prima finestra per vedere di entrare.
Michele ci ha diviso una sedia sì e una sedia no. "Sennò copiate" Inutile dire che tra me e gli altri di sedie ne ha messe tre.
"Prendo il tempo...VIA!"
Oddio...20 minuti...allora vediamo...'In caso di amputazione...? Oh cazzo!...vabbè andiamo avanti...'Quante compressioni nel massaggio cardiaco? La so! 30. Evvai!! 'La posizione di sicurezza' mmhh...vediamo..."
Insomma l'ho consegnato dopo 12 minuti. Michele mi ha detto "Già finito?"
Oh. Avrò fatto troppo presto? Perché mi guarda così?Non è possibile farle bene in dodici minuti? "Scusi? Mi restituisce il foglio?"
La signorina si è abbassata gli occhiali sul naso "Direi di no"
"Lo volevo rileggere"
"Ormai è andata"
E' andata la tua vita se non me lo dai,va bene? Ma che ti costa? C'ho messo il mio nome? E allora è mio! Ridammelo, no?
"Vada..." mi ha detto.
Son tornata al posto un po’ attapirata e mi ripetevo "L'hosbagliatetutte l'hosbagliatetutte...".
Finalmente consegnano tutti e fanno la verifica. A me in quel momento m'è preso quasi il vomito e non ho voluto guardare. Poi hanno cominciato a chiamare per l'orale. Meno male che mi è toccato Michele, ma quando ha detto "Simo? Vieni" avrei ficcato la testa nel cestino della pattumiera.
"Cosa hai fatto?"
"Perchééééé???L'ho sbagliate tutteee!!!!Oddio!!!!"
"Simona, calmati" (ma non me l'aveva già detto?) "Quante insufflazioni..."
"La so! Due insufflazioni ogni 5 secondi!"
"Allora perché hai messo 5 ogni minuto?"
"CHE COSA?????"
Mi sbatte davanti il mio esame. Ho sbagliato. Che cazzo c'avevo nel capo?
"Eh ma io la sapevo! E' colpa tua!Anzi vostra! E si fa l'esame ennò non si fa e monta sulla finestra e cerca una spranga e poi uno si agita e sbaglia un 5 per un 2 e dei minuti con dei secondi! Ecchediamine! una persona ha bisogno di concentrazionee!!!"
"Simona, stai calma" ( e tre) "te l'ho richiesta apposta, mi pareva strano che tu non la sapessi. E poi qua..."
"ANCORA???!!!"
"Sì, quando viene chiamato il 118 nella procedura BSL?"
"Dopo che abbiamo controllato i segni di circolo"
"E sbagli di nuovo!!!No, quello fa parte del GAS. Devi chiamare il 118 subito dopo aver valutato lo stato di coscienza!"
"Ma è la domanda che è fatta male! A parte che è una risposta soggettiva, uno chiama il 118 quando gli pare..."
"Faccio finta di non aver sentito"
"...e poi se io arrivo sul posto e vedo che è incosciente, non si muove, non respira, cioè dove vuoi che vada? Intanto inizio la procedura di rianimazione poi ci penserò"
"Nel frattempo potrebbe anche morire"
"Ma te allora porti sfiga!Comunque è la domanda che è fatta male. Ragà se non sapete fare quesiti fate ripetizioni dalla settimana enigmistica"
"Simo, l'esame non è a libera interpretazione, chiaro? Ci sono delle regole e delle procedure in tutto quello che hai studiato."
"Eh! Allora mi sa che ho studiato male."
"Peccato..."
"SONO BOCCIATA????NOOOOO???VIA!!!CAZZO CI TENEVO!! MA SONO STATA UN DISASTRO???!!!MA NOOOO!!!!!!"
"Simo, stai calma" (e quattro) "Peccato per queste due risposte sbagliate, il resto è perfetto. Se evitavi queste due minchiate che hai fatto facevi il pieno.Sei passata"
"PASSATA???? PEREPPEPPE PEREPPEEEEE!!!BRASILLLLL!!!!!! TATATTTATTA RRARREEEOOOOOO!!!PPEPPEERROOOO!!!CHI E' CHE SI VUOLE ATTACCARE AL TRENINO???PEREPPEPPE'!!!!"
"...allo scritto. Ora c'è la prova pratica."
Uffa,ma perché mi sciupa sempre tutto? Peccato. Si erano già attaccate tre persone e stavo per fare il gioco del limbo.
Il manichino l'ho fatto alla grande, ormai non mi fermava più nessuno. Ambu-man l'ho rianimato talmente bene che dopo si è alzato e mi ha detto "Grazie mille.Come ti chiami? Piacere, io sono Lazzaro"
Ragà, come so’ felice. Non contenta dell’attestato ho chiesto il tesserino con la foto e il gancetto per attaccarlo alle maglie, ma mi hanno detto che non si può fare. Peccato.
Anch’io posso dire: ho dato un esame! Vabbè a 36 anni.

Pignoli ;-)

Piesse: mi spiace non essere molto presente ma sappiate che vi penso.E vi adoro ;-)

Piesse2: il vostro esame di maturità? Vaporidis, fatte 'n attimo da parte...


giovedì 22 luglio 2010

GLI 'SCHERMATOZOI'



“Mamma, cosa sono gli schermatozoi?

Ecco cosa succede quando tua figlia origlia le chiacchere degli amichetti. Urge visita dall’otorino.

E io che le ho sempre parlato di semini.

A voi una risposta adeguata. Ha 9 anni e mezzo, regolatevi ;-)

Piesse: se avete dieci minuti guardatevi questo video sulla procreazione perché fa schiantare!




lunedì 19 luglio 2010

CADUTA...CON STILE!


Vi capita mai di ripensare a dei fatti accaduti nelle stagioni scorse? Mi spiego: l’altra sera Andrea mi fa vedere un video dove una sposa, inciampa nel suo vestito e si spalma sull’altare e mi dice: "Ti ricorda qualcuno?" Ora, so che voi penserete che me l’ha fatto vedere perché anch’io quando ho sposato ho fatto un volo degno di un chiurlo, ma no. Cioè non l’ho fatto quando ho sposato, ma durante le feste natalizie, dove dovevo recitare una poesia, tempo addietro. Ma un volo è un volo in qualsiasi stagione. E farlo davanti a tutti, non ha prezzo. Per tutto il resto c’è Simo.

A mia discolpa voglio dire che non mi sentivo troppo bene. Infatti quella mattina mi sveglio con due linee di febbre e tutto il corpo dolorante. Mi prendo un bicchierino doppio di tachipirina sciroppo e cerco di darmi una sistemata alla meglio. Alice ripassa la parte da recitare il pomeriggio e Andrea continua a dirmi “Non ce la farai mai”

Io ho risposto “Mo’ vedi se ge la faggio. Ho solo un bo’ di ravvreddore.”

“Un pooo’???Amore, sembri sull’orlo di una crisi di nervi con quei capelli indisciplinati e gli occhi lucidi”

“Ho duddo indasato!!Asbetta che brovo a truccarmi.”

Quando ho finito sembravo la mi’nonna quando si trucca senza occhiali e in penombra.Tutta ‘na chiazza. “Cobe sto?” Ho chiesto fiduciosa.

“La verità?”

“Ricordati che cucido sembre io (ah ah ah!) e che in disbensa tengo la stricnina. Occhio”

“Tesoro, ma se lasci perdere non è meglio? Lo vedi che stai male? Don Antonio capirà”

“Ma cosa vuoi che sia ber me un bò di ravvreddore!”

“Dai mamma, devi venire!”

Alice mi ha convinto e alle tre ero in chiesa puntuale. Avevo un freddo porco ed ero tutta fasciata come una mummia che manco tutankamon.

Una ragazza con un bimbo mi ha chiesto “Fai te quest’anno la befana?”

Cara dolce ragazza, vuoi che tuo figlio rimanga orfano? Befana lo dici a tua sorella. “Do, guarda, dovrei leggere…”

“Ti senti bene?”

“Mica dando…ho il ravvreddore…etciù!!Scusa…dicevo…ho anche due linee di febbre...”

“Eh, ma non va mica bene!”

“E lo so, non ho fatto il vaccino…”

“Non va bene che te stai qui in mezzo ai bambini, attacchi l’influenza a tutti!”

Ma ci saranno due gradi in questa chiesa! I bacilli son tutti rintanati nella mia sciarpa e non si muovono di lì. Non si espande niente. “Guarda co’ questo freddo, non addacco niende a nessuno, vai trà”

“Vado…?”

Ero tentata di dirle “in culo!” Ma poi ho ripetuto “Trà, tranguilla” Un po’ di pietà, perdio! Okay, sembro una mendicante, ma voglio dare il mio contributo alla recita.

Lei se n’è andata un po’ indispettita e poco dopo è iniziata la festa. Il mio prete, come già sapete, è troppo ganzo. Ha fatto recitare i bimbi in chiesa con tutta la musica e gli applausi. Troppo forte. Alice ha recitato la sua parte senza fare errori e ha cantato la canzone in prima fila facendo anche qualche movimento coreografico. Lei se non ancheggia, sta male, proprio nunjelafà a stare ferma. Sarebbe capace di ancheggiare e battere il piedino anche cantando ‘Tu scendi dalle stelle’.

Io fra uno spannaggio e l’altro son riuscita a godermela e Andrea ha fatto le foto.

Rettifico:tentava di fare le foto, perché la macchina fotografica era scarica e io non c’ho messo le pile di ricambio.

Poi l’omino che faceva un po’ da presentatore ha detto “Ora ci sono le mamme.Prego signore, una alla volta.”

Le altre mamme mi hanno detto “Vai prima te, che ti senti male, così dopo puoi andare a casa”

Faccio così pena? Forse sì. Ma non me lo sono fatto ripetere due volte e prendendo la rincorsa ho fatto gli scalini a due a due. Tho! Mi sembra anche di stare meglio, guarda che fisico! Che ripresa! Però devono essere stati dispari perché sono inciampata e SBAAMM!!son volata fin sotto l’altare. Na tranvata che non vi dico. La botta finale al mio stato già comatoso e precario. Vi dico solo che

mi son trovata la pagliuzza della culla di Gesù bambino dentro il naso e ho rovesciato una stella di natale. Fate voi. Qualche mamma è venuta subito in soccorso. Io come Pieraccioni nel film il Ciclone, ho fatto un balzo in piedi “Non mi son fatta nulla!Non mi son fatta nulla!” Mamma che tonfo!M’ha rimbombato tutta la testa.Ho cercato Andrea con lo sguardo e mi è parso che facesse il vago guardando il soffitto affrescato. Poi uno gli ha dato di gomito e gli ha chiesto “Credo sia tua moglie” “Chi? Cosa? Ah sì!” ed è venuto in mio soccorso.

Ho sentito Alice dire “E’ la mi’mamma!Accidenti che volo!Più bello di quello di questa estate sul trampolino della piscina!!”

Don Antonio mi ha domandato “Si è fatta male?”

A parte soffrire per la grande figura di merda? Ecco, sì, stavo meglio prima. Ho battuto un ginocchio e mi sono sbucciata il palmo della mano. Che ci date la cera sugli scalini?

“Amore, mettiti seduta” Toh!Guarda chi c’è.Mio marito!! M’è apparso in visione, come la Madonna. Com’è bello! O è… “Sei Sant’Andrea?” No, perché se batti la testa ci sta che poi le visioni le vedi per davvero.

“Simo, ti senti bene? Vuoi andare a casa?”

“No, no, orbai leggo.” Son troppo convinta. Con la mia entrata da superstar ho tutta l’attenzione su di me adesso.E io leggo.Approfitto. Tanto ormai la figura di cacchina l’ho fatta.

Ho letto la poesia con tutto il mio cimurro e presumo che i presenti non abbiano capito una mazza. Quelli in prima fila, con una certa nonchalance si stavano riparando con le sciarpe e i foulard. Sembrava sparassi virus dalla bocca come Venusa sparava missili dalle tette. Esagerati.

Ma giuro che non ho infestato nessuno. Nessuno a parte Alice e Andrea che hanno preso l’influenza, il giorno dopo. Evabbè.

Mi è sorto il dubbio che si siano fatti venire l’influenza apposta per nascondersi data la mia performance, ma chi non ha mai fatto un volo stratosferico davanti a un vasto pubblico?Voglio dire…cioè…anche voi…no?

Okay, anche no.

giovedì 15 luglio 2010

IL PRIMO BACIO NON SI SCORDA MAI (ettecredo!!)









Via, diciamocelo, il primo bacio non si scorda mai perché è orrendo. E’ un’esperienza allucinante. Una roba da rivoltamento di budella. O almeno lo è stato per la sottoscritta. Ve pareva?

E per me, non solo è stato uno schoc, ma non è stato manco romantico: stavo con un ragazzo e il primo bacio l’ho dato a un altro!Prima che mi accusiate di mignottaggine acuta fatemi spiegà :-)

Per raccontare questo ménage à trois devo prima salvaguardare la privacy di ‘sti disgraziati che hanno avuto la sfortuna di avere a che fare con me. E allora diciamo che c’è Simo (che so’ io),

un ragazzetto caruccio, ma brofuloso, leggermente sfigato, coi ricciolini, gli occhiali, e i capelli tendenti al rossiccio (che chiameremo affettuosamente Ricky Cunningham),

e poi c’è lui, il bello e impossibile, il guappo, il macho, il “Se ti prendo, te sdrumo”, (che chiameremo affettuosamente Fonzie.)

Con chi stavo io? Con Ricky, chevvelodicoaffà?

‘Stare’ è una parola grossa. Diciamo che scambiavamo qualche bacetto sulla guancia, il mano nella mano, mangiare lo stesso gelato sul motorino e bacetto casto sulla bocca chiusa perché io ‘abbi pazienza ma non mi sento ancora pronta di far interagire i miei germi con i tuoi’.

Avevo 15 anni. Quindici.

Io e Ricky eravamo proprio bellini. L’unica coppia del nostro gruppetto. Quando entrai a far parte del gruppo,è ovvio che il mio occhio malupino cadde su Fonzie. E, altrettanto ovviamente, era il più corteggiato da tutte le ragazzine, ma lui, come un gioiello prezioso, non si concedeva a nessuna. In poche parole: se lo stava a tirà. Dava qualche assaggio qua e là, vantandosi con gli amici del baretto (chi non ne ha conosciuto uno?) la sera usciva con una, ma già il giorno dopo “Quella? E chi la conosce? Ah ah ah!” Oddio, bello era bello, guappo era guappo, e stronzo era stronzo. Ma ci sapeva fare il ragazzo. Io, a vedere tutto ‘sto pappiè, non ci stetti nemmeno a provà, era troppo irraggiungibile. Ma chi mi caca a me?

E piano piano mi affezionai a Ricky. Come ci si affeziona a un cocker, paro paro.

Siamo stati insieme…un mese? Forse. Poi un giorno vado in piazzetta e lui non c’è.

Così pure il secondo giorno, e il terzo e il quarto.

Se fosse successo oggi, già il primo giorno gli avrei mandato un sms “Ricky, ma ‘ndo sei? Io stoqquà in piazzetta. Allora, vieni? TVTTB” e poi “Ma 6 alla partita?Xkè non mi chiami?TVTTB”

E poi “Ma ti 6 scocciato di me? NTVTTB” (Non Ti Voglio Tanto Tanto Bene) e poi “Ao! Ma che fai, ti neghi? MVAFC!” (Ma Vai A FanCulo).

Fino a che un giorno in piazzetta si presenta Fonzie. Sigarettina in bocca, con indosso il chiodo anche se c’erano 30 gradi. Ma che gli fa a lui il caldo? Mica lo strugge. Io con le prime avvisaglie di primavera avevo il trucco a mo’ di pierrot. Avevo perennemente la lacrima di mascara tatuata sotto l’occhio sinistro. Me ne davo giusto quelle tre dozzine di spennellate, perché mamma mi faceva mettere solo quello. E allora io abbondavo. Tutta incatramata ero.

Insomma, fatto sta che mi si avvicina Fonzie.

“Hai mica visto Ricky?”

“Eh…Ricky…”

“Che è, malato?”

“No”

“Allora?”

“Ricky c’ha da fa…”

“Chevvordì c’ha da fa? Dov’è?”

“Seee….dov’è…”

Ma chi glieli scrive i dialoghi? Oddio però è bello. “Allora?”

“Senti ciccia…” mi viene incontro e mi tocca i capelli. Ora, avevo deciso di ribattere sul ‘ciccia’ perché sarò pesata sì e no trenta chili, ma in quel momento averlo così vicino mi fece pensare “Chiamami pure scorfano, ma continua pure a farmi i boccoli, grazie”

“…Ricky…come dire…hai visto che non viene più, no? Secondo me dovreste chiarire…lui è un po’ così…ma io so come fare per farti parlare con lui.”

“Davvero?” Nel frattempo sembravo riccioli d’oro e ovviamente non stavo capendo un cazzo e stavo per chiedere “Chi è ‘sto Ricky?” Ci si disaffeziona presto da un cocker.

“Domenica pomeriggio. Alle tre e mezza. Fatti trovare al Regina (nome simile per assonanza a una discoteca degli anni ’80). Lo porterò lì. E tu ci parlerai. Grazie a me. Perché lui è mio amico.” La punteggiatura non è a caso. Lui parlava così, una frase e poi pausa, tirata di sigaretta e ripartiva. Da vero guappo.Mi ha soffiato anche un paio di volte sul viso e manca poco muoio asfissiata, ma in quel momento non era importante. Per non offenderlo, soffocavo anche la tosse. Mi raggrinzivo tutta e sembrava che un gigante invisibile mi scuotesse come uno zerbino, ma che importava. Lui mi faceva incontrare con Ricky!

Domenica pomeriggio alle tre e mezza, tutta in tiro che manco una fionda, sono dentro al Regina.

Girottolo in qua e là senza senso anche perché, non so voi, ma io ho difficoltà a riconoscere le persone per strada in pieno giorno, figuriamoci in discoteca. Infatti non vedo nessuno. Effettivamente, ripensandomi, mi faccio anche un po’ pena. Così tutta bellina, vestita a festa, che mi aggiro in discoteca smarrita. Ogni tanto accennavo qualche passo per non sentirmi fuori luogo, ma non essendo Liv Tayler, il ballare da sola non è che mi ha giovato tanto. Anzi, ero parecchio ridicola. Ma poi lo vedo. Ricky? Macchè. Fonzie! E lì ho capito tutto. TUTTO. Fonzie mi si avvicina “Ciao. Sediamoci che è meglio” E ndo mi porta? Bravi. Sul divanetto.

“Ma Ricky?”

“Ma non l’hai ancora capito? Ricky ti lascia. Non ha le palle per dirtelo e ha scelto me per darti questa notizia.Ma non piangere…”

“Chi sta piangendo, scusa?”

“…Ci sono qua io per consolarti…”

“Consolarmi? Sono sorpresa, non sconsolata.”

“…su non fare così.Lasciati abbracciare…”

Ragà, lui si era fatto un film fantastico. Sembravamo due attori con due copioni diversi. Lui diceva una frase e io ribattevo con un’altra. Lui, qualunque cosa io dicessi, andava avanti con le sue battute già studiate a tavolino. Era da schiantare.

In cuor mio, già prima di entrare in discoteca, avevo fatto due conti che mi davano perdente e lasciata, però così…

Fatto sta che lui mi abbraccia. E lì ho ceduto abbestia. LUI, Fonzie, così bello e impossibile da toccà, il macho, quello che tutte vorrebbero, era sul divanino con ME. Con me.E mi stava abbracciando! E allora godiamoci ‘sto momento! Macchissenefrega di Ricky, Chi è Ricky? Me lo so’già scordato! E avvinghiamoci tutti! Massìììì!!!Oddio che bel profumo! Ma sei proprio te? L’irrangiungibile essere? Il mio sogno proibito? Con meeeeeee!!!! Ao! Che fai? No aspè…sì consolami, se vuoi faccio finta anche di svenire, ma insomma le mani…anche a posto, no? Mmh…i bacetti dentro l’orecchio mi fanno il solletico…Dio ci stanno guardando tutti…oddio proprio tutti no, ma la biondina al bar ci sta guardando…Salve! Saluto così per cortesia…scusa eh? Sei un po’ troppo vicino alla bocca, però non è che mi fa schifo, sono un filino imbarazzata, dove le metto le mani? No! Non dirmelo, che ho paura della risposta. Le metto qua. Incrociate. Se mi ci mettono un crisantemo sembro morta. Effettivamente sono un po’ immobile…che fai? Quella è la mia bocca! Perché stai a occhi chiusi?Cioè, li devo chiudere anch’io? Ok. Provo. Non vedo niente. Ok li riapro, ma aprili anche te che almeno ci facciamo compagnia. Mmh…credo che dovrei fare qualcosa. Ti passo le mani nei capelli? Ecco…hai un sacco di gel. Che schifo. Ti dispiace se mi pulisco le mani ai tuoi jeans? Cos’è sto mugolìo? Guarda che non ti sto ad accarezzà le cosce, mi sto pulendo le mani. Che fai? Cos’è sta cosa umidiccia….No bello mio! Non ci siamo! Togli subito…oddio ma è la linguaaaaaa??? Mannòòòòò!!! Ma cosa fai? Ravani? Che cerchi? Ma dimmelo a me che te lo do senza fare la caccia al tesoro tra i miei molari! Oh ma io non respiro. Non respiro…AO! Devo riprendere fiato! Puoi cercare di tenere a bada ‘sto mollusco per piacere? Ricominci? Ma a me non piace. Non mi piaci te così stronzo, la tua lingua che, lasciatelo dire, è di un volgare allucinante, non mi piace manco il dentista perché mi gironzola in bocca con gli attrezzi sterilizzati, figuriamoci te che manca poco mi mangi le papille gustative, non mi piace il sapore della tua saliva, sapesse di lavanda, ma così non è, non mi piace questo scambio di microbi che ‘ma chi ti conosce’ potresti avere il morbillo, non mi piace che mi guardino tutti, non mi piace sentirmi così imbarazzata, inetta, ridicola e imbranata, non mi piace non averlo scelto io questo momento, non mi piace che mi baci e già domani non sono niente per te, non mi piace questo bacio e allora invece di pensare te lo dico.

“Scusa eh?”

“Che c’è ciccia…?”

“Sinceramente mi hai rotto le palle, ciccia lo dici a tua sorella e a me… scappa la pipì!”

Mi sono alzata, mi son sistemata il vestitino e mi son diretta al cesso. Quando si dice una donna di classe. Questo è stato il mio. Lo ricordo eccome. Voi lo ricordate? E ricordo anche di essermi guardata allo specchio e non aver visto una ragazzina esaltata dal primo bacio, ma una ragazzina con tutta la bocca arrossata e tumefatta. Però forse ero un po’ emozionata dagli eventi.

Uscendo, mi son piantata nella porta.

martedì 13 luglio 2010

UN BLOG UN PO'...FRU'FRU'


Sembra facile. Voglio dire, una si alza la mattina e dice “mmhh…vorrei cambiare il template”.

Eccheccivuole?

Tanto per cominciare una laurea in informatica

Poi sapere alla perfezione l’inglese non guasterebbe

E non essere rinco e incapace come la sottoscritta, ovvio.

Diciamo che sono arrivata a questa conclusione dopo che il sito da me utilizzato mi ha tirato una sòla (“abbelllaaa, da ora in poi se vuoi usare uno dei nostri template, devi pagà!).

Mmh…anche no. Non voglio farci i soldi col blog ma manco pagà per un disegno.

Gira che ti rigira ti trovo un sito di template con uno caruccio che mi sarebbe piaciuto.

“Metto questo. Okay!”

Okay una beata minchia.

Primo: non sono stata capace di metterlo

Secondo : andava modificato non so cosa ( e non l’ho voluto nemmeno sapè)

Terzo: mi son detta “E allora me lo faccio!” Ah ah ah!!Son simpatica, vero? Come racconto le barzellette io, non le racconta nessuno.

Chi, tra tutte voi, conosco che mi può fare un template? Bravi, proprio lei.

Sabato le mando una mail con una certa nonchalance “Mi servirebbe un template…” la butto lì, perché magari lei mi risponde “Guarda che ti sto rispondendo con lo smartphone. Sono alle Maldive” Sotto titolo “Vai a fa una girata, và!”

Invece lei con altrettanta nonchalance mi risponde “Okay. Finisco un attimo quello che sto facendo e inizio al tuo.Come ti piacerebbe?”

E qui non vi potete immaginà. MadiS avrebbe fatto meglio a prendere un volo per il Brasile e tornare solo quando io, dopo aver chiamato Chi l’ha visto, mi fossi appoggiata a qualcun altro.

Io onestamente avevo un po’ di idee e gliele ho spiegate molto chiaramente:

“Allora cara, lo vorrei con la casina, una staccionata caruccia, un po’ d’erbetta, due fiori, tre farfalle, magari una cassetta per le lettere e una per l’uccello, un passerotto voglio dire, un po’ country, semplice, caruccio, non impegnativo, e un divano. Mi raccomando il divano!” Ero tentata di aggiungere “Un tavolo, quattro sedie , una tazzina di caffè, lo zerbino…” Poi mi sembrava di essere all’ufficio prenotazioni Ikea e ho lasciato perdere.

MadiS da queste (semplicissime no?) richieste, ci ha tirato fuori quello che vedete, paro paro.

Quando l’ho visto il mio entusiasmo è andato alle stelle. Ma… (te pareva?) i colori a mio avviso erano troppo forti. Ideali per il blog di una quasi quarantenne seria e madre di una bambina. Vi pare? Lei gentilissima mi ha detto “Vuoi cambiare qualcosa?”

Evvai con la rumba “Allora MadiS, vorrei…” sembravo al banco del salumi all’Esselunga.

“Meno verde, più celeste, il fiore marrone lo fai rosa, il verde scuro lo schiarisci, un tocco di rosa qua e là, insomma avrai capito…lo voglio un po’ frù frù”.

Ora, qualsiasi persona a questa richiesta (Frù frù: What?) mi avrebbe mandata a cagare, ma lei non solo non l’ha fatto, ma ha capito al volo!!! Se Shakira c’ha il waka waka io c’ho il frù frù, seppiatelo. Quindi lei ha rimesso mano ai colori e il risultato è quello che vedete.

L’abbiamo trovato perfetto per me, per come son fatta io, un po’ leggerino, allegro, un po’ da campagna…da quinta elementare diciamo, ma l’idea è che fosse accogliente. Mi avete detto che lo è, e di questo sono immensamente felice.

Ecco. Già qui io ero a posto perché il più era fatto. Il template è pronto, adesso lo metto e via.

…………………

…………………

…………………

I puntini di sospensione non sono altro che il vuoto cosmico nel mio cranio dopo aver realizzato questa cosa.

“MadiS? Come si fa?”

“E’ semplice!” e quando una ti dice è semplice aspettati che lo sia come scalare il K2 con Giuliano Ferrara in braccio sotto una tormenta di neve.

Da notare che tutto questo si è svolto in un giorno (Un giorno! Non 1 ora!) e secondo voi stando in contatto in chat? Al telefono? Di persona?

No. Per e-mail. Questo vuol dire che tra una sua domanda e una mia risposta correva lo stesso tempo che impiegate voi per una seduta dal parrucchiere. Perché una sta mica sempre lì al piccì. Giusto? Quindi nel frattempo io stendevo i panni e lei magari telefonava a un’amica aggiustando i colori, poi io rispondevo e ri-domandavo e le magari era a farsi una doccia, insomma è partito il travaglio in maniera molto blanda. Ma come un parto che si rispetti, man man che le ore vanno avanti la situazione si fa importante.

Finalmente arriva la risposta di Madis.Diciamo che siamo entrate in sala parto. Ora, se io qui riportassi con un copia-incolla le istruzioni che lei mi ha fornito passo passo, sono strasicura che TUTTI , ma dico tutti voi capireste al volo. Sono anche convinta che lo capirebbe anche un bimbo di cinque anni.

Invece quello che io ho capito si può più o meno tradurre in “hhhkuhhkk backup hhjguhngk ripristino ndhidnmgkkg modello nhfgfnk carica immagine ggdujd supercazzola skiinnnf prematurata nkkkgk con scappellamento a destra.”

Dopo averlo letto ho avuto la nettissima sensazione di non farcela MAI e ho risposto con un sintetico “Non c’ho capito un cazzo”

Lei mi ha supportato come un tutor del CEPU e mi ha fatto forza, ma sicuramente le son cascate le braccia quando le ho chiesto:

“Salvare sul disco vuol dire fare un copia-incolla delle parole e metterle su word?”

“Vedo una figura, ma non riesco a toccarla” Ebbene sì, ho avuto anche una specie di apparizione.

“Caricare? Cosa vuol dire caricare?” Parla potabile, santiddio!

“Che browser uso? Perché, ho un browser?Che è ?Oddioooo è mortaleeee???”

“Sistema operativo dici?” Sistema operativo? Houston, abbiamo un problema.

Ragà, non potete immaginà la fatica. Ho sudato nemmeno fossi stata legata a un palo nel Sahara. Nemmeno fossi a partorì nartra volta. Anche perché lei mi aveva avvertito con noncuranza che se commettevo un passo falso, avrei rischiato di cancellare tutto. TUTTO il blog!

E quindi a certo punto ho gettato la spugna e ho detto “Ascolta, io non ce la faccio, quello che te dici per me è sanscrito detto al contrario, non ci capisco un cazzo, ci manca poco che ti chieda cosa vuol dire cliccare, e ricorda: ho la licenza media. E più di lì non vado.” Hai capito? Sono una fottutissima dura che non ha studiato e che ha dei seri problemi anche a cambiare programma alla lavastoviglie!Cazzo!

Lei, a quel punto, sicuramente ha pensato “Porella…che pena…” e mi ha detto la frase magica.

“Se vuoi…se preferisci…faccio tutto io…ti carico le immagini, faccio tutto da me, segui solo le mie indicazioni finali, però per farlo devo prelevare la tua mail…” Praticamente un cesario.

Dalla contentezza le avrei fatto prelevare anche il codice del bancomat.

Devo essere sincera però, l’ultimo passaggio me l’ha fatto Andrea, che aveva appena finito di smadonnare perché era intento a smontare un elettrodomestico da incasso che mi si è rotto (alimortè!) La lavastoviglie citata sopra.

Mi sento anche un po’ in colpa perché MadiS l’ho tenuta in ostaggio minacciandola con un ringhioso “GUAI A TE SE TI SPOSTI DAL COMPUTER!!”

E lei è stata lì. In sala parto fino all’ultimo.

Un GRAZIE immenso dolce MadiS, senza di te non ce l’avrei mai fatta. Mai. Avresti un futuro da ostetrica, io te lo dico.

Cari, grazie del vostro entusiasmo, mi convince ancora di più di aver fatto la scelta giusta, ci tenevo al vostro giudizio, perché in fondo è casa mia, ma volevo che piacesse anche a voi che siete sempre amici graditissimi e come sempre ‘Benvenuti.’

E da oggi c’è anche il nostro divano (giù in fondo, vedete?) in stile inglese, per farci due chiacchere in compagnia.

Eccoci.

‘Le allegre comari di Windsor’ de noattri ;-)

lunedì 12 luglio 2010

SURPRAISSS!!!!

TA-DAAAAAAA!!!!!!!!!!!!

Sorpresa!

Che ne pensate del mio nuovo template? Ideuzza di Simo, ‘Opera’ di quel gran genio di MadiS.
Pensate che sia stato tutto facile e immediato? Macchè! Appena riunisco le idee vi racconto.

E da oggi c’è un nuovo santo sul calendario: 12 Luglio- Santa MadiS. Penso che se mi avesse avuta vicino, mi avrebbe sparato.

Ma ne è valsa la pena, no? J E’ troppo bellino!

Piesse: In tutta confidenza, è stato un parto. E mentre il nuovo nato gongola felice, la madre si imbottisce di aspirina per il gran mal di testa.

La madrina, presumo, sta pensando “Se lo sapevo…”

Non avete idea.


sabato 10 luglio 2010

CHE BOTTA DI CU...ORE!!!!!



Ehm...il titolo doveva essere diverso ma, metti che mi legga un bambino, che figura ci faccio?

E sapete perché ‘sta botta? Perché ho vinto una casa! Macchè win for life!

Questa Casetta di cuori:

Non è carina un mucchio?

Ho partecipato al giveaway di Chiara Consiglia (che col suo sito mi ha fatto venire voglia di sposare di nuovo) che metteva in palio La casetta di cuori creata nientepopòdimenochè da Luisa di Il mio bazar delle meraviglie (Luisa fa delle robe da paura) Grazie 1000, bimbe!

Tutto è accaduto un giorno su Feisbuc (e io che all’inizio non ci volevo manco andare!), leggo sul suo profilo questo giveaway , vedo il premio e mi dico “Troppo bellina. Perché no?” e infatti ho partecipato. E poi mi son dimenticata.Ovvio. Fino a che Chiara non mi ha mandato una mail dicendo che avevo vinto e io a quel punto mi son chiesta “Ho vinto? Che? Che cosa? Avranno sbagliato?” E invece no.

Random (che Dio lo benedica) ha sparato proprio il mio numerino, il 24. (qualcuno è affezionato a questo numero? Chessò è il numero di volte che provate a infilare le chiavi di casa il sabato mattina alle tre di ritorno dalla notte brava, chessò è il numero di volte che vi ripetete davanti alla borsa firmata in quella vetrina “Devo averla!!”, oppure sono i rigagnoli di saliva che vi scendono ai lati della bocca ogni volta che passate davanti a quella pasticceria, o sennò sono semplicemente i vostri anni. Divisi per due). Fatto sta che io col 24 non c’ho niente a che fare. Vedete com’è il caso? Te c’hai un casino di numeri portafortuna e lui PAM! Te ne spara uno a caso e tu vinci.

Il bello che Luisa mi ha fatto pure scegliere, mica bau bau micio micio. Della serie “Tesoro, di che colore te la faccio?” Già il fatto che una donna che non conosco crei con le sue mani un oggetto per me, che sia di mio gradimento, che cucia e ricami con i colori che io preferisco, bè ecco…mi fa felice, e un po’ mi imbarazza anche. Infatti la mia risposta è stata più o meno “Mi piacerebbe azzurra, o celeste, o turchese. I colori del cielo, insomma. MA, se ce l’hai pronta viola, gialla o rossa è uguale, non impazzire a farmela, mandami quella che vuoi, insomma è già tanto che ho vinto, non lavorare troppo, fai a modino, oddio grazie mille, vedi te però, se ti fa piacere farmela azzurra fai pure, ma io mi accontento anche di un altro colore, non avere fretta, goditi l’estate, uè non starai mica in casa a cucire per me…” una roba così.

Fatto sta che Luisa me l’ha fatta azzurra, come la volevo io. E’ stata di una gentilezza e carineria unica. E di una precisione assoluta. Non solo perché la casina è fantastica, ma perché ha seguito passo passo tutta la spedizione. Devo dire che prima di avere il pacco tra le mani ho sudato freddo, perché il pacco mica è arrivato subito.

L’altro giorno torno a casa e intravedo nella cassetta della posta una cartolina marrone. Subito la mia mente è andata a :

“E’ una multa!Lo sapevo io! Che pignoli però!Solo perché ho lasciato la macchina sulle strisce quanto? cinque, sei …ore?”

“E’ una raccomandata dell’avvocato della vecchietta che stavo per mettere sotto in retromarcia!Oddio c’ho da ripagarla tutta e non solo il bastone!”

“E’ una raccomandata della scuola dove mi dicono ‘Spiacenti signora ma ci siamo pentiti amaramente di averla eletta rappresentante di classe’”

NOOOO!!!! Oddio che è??

Invece su FB Luisa mi ha detto che molto molto probabilmente era l’avviso del mio pacco.

Fiuuuuu!!! Mi è andata di cu…ore.

Il ritiro del pacco è stato allucinante. Partiamo presto perché con Alice avevamo deciso di andare in piscina. Devo fare due file.Una per ritirare il pacco e una per pagare i bollettini della mensa scolastica (ma anche a voi arrivano in ritardassimo?). L’unica possibilità è che mi sdoppi e lì il mio unico neurone è andato nel panico chiedendosi “E io ‘ndo vado?”.

Insomma sto in mezzo, un po’ di qua e un po’ di là. Ho provato a mettere in mano ad Alice la cedola e farla accodare dall’altra parte, ma lei restituendola mi ha detto “Scordatelo”.

Decido:ritiro prima il pacco. Dopo cinque persone arrivo e non vedo l’ora ma l’impiegata mi batte il ditino sulla cedola e mi fa “Il ritiro è dopo le 11. Vede?”

Guardo che ore sono. Le 10 e 10.

Mi son cascate le ovaie. Ma perchéèèèè??? C’è pure scritto. Non posso darle torto, c’ha ragggione. Sono tentata di corromperla o eventualmente stenderla con una badilata e prendermi il pacco, ma poi, riflettendo bene, c’erano troppi testimoni.

Intanto faccio la fila dall’altra parte, e chi ti trovo? La nonna che vuol fare di sana pianta il librettino di risparmio alla nipotina. Primo: signora mi inchino a cotanta gentilezza,davvero. Secondo: mi inchino alla sua splendida bontà d’animo e al bene che prova per sua nipote. Terzo: mi inchino a raccogliere i suoi pezzi se entro cinque minuti non trova quei cazzo di documenti che l’impiegata le sta chiedendo da dieci minuti. Chiaro?

Naturalmente ho elaborato tutto questo nella mia testa e siamo stati lì fino alle 10.40. Alice nel frattempo è cresciuta di venti cm. Quando allo sportello sono arrivata io, ho tentato la carta vincente. “Scusi…cioè…ho fatto una fila allucinante,mancano venti minuti al ritiro del mio pacco…non è che potrebbe farmi la gentilezza di darmelo adesso? E’ dalle dieci che siamo qua. A lei cosa cambia se mi dà il pacco adesso? Voglio dire, son venti minuti…” Mentre parlo lei non stacca nemmeno gli occhi dal monitor, poi si gira e con molta tranquillità mi dice “Non posso darle il SUO pacco, perché deve essere sempre registrato. Dopo le 11.Grazie”

A quel punto mi son cascate anche le tube.

Rifaccio la fila di là, e alle 11 finalmente il mio pacco viene registrato. Io riesco a leggere il mio nome e quando l’impiegata sta per toglierlo… “NOOOO!!!E’ il mio pacco!Non lo tolga!”

Ho tirato un urlo che Tarzan me fa na pippa. L’impiegata ha detto “Ah, è suo? Okay lo lascio qua. Un attimo che finisco di registrare.”

Ancoraaaaaaaaa!!! Ommaigod! Dopo che ha finito di registrare TUTTI i documenti finalmente ho avuto in mano il mio pacco. nelle mani il mio regalo.

Ammetto che io sono una parentesi rinco tra le parole scassa e minchia, e che le signorine delle poste hanno fatto solo il loro lavoro, ma fremevo perché ero troppo curiosa. Ora che l’abbiamo visto non sappiamo dove metterlo:

In camerina? In veranda? In cucina?



Secondo voi, dov'è che sta meglio? Non sappiamo scegliere, per noi sta bene da tutte le parti!





Piesse: perdonate tutto sto biancume, ma l'imbianchino dev'essere stato 'mbriaco e ha usato troppo bianco. Il blog, in questo momento, è in fase di restauro. La sarta sta cercando nuove stoffe e ci sono giardinieri e arredatori all'opera. Quindi:
Infatti, noi tutti.

giovedì 8 luglio 2010

ORESTE IL CANE TERRESTRE




Dopo aver visto questo video di Ken (che mi ha fatto morì) e avendo in questi giorni degli incontri ravvicinati del terzo tipo con mia figlia, m’è partito l’embolo. Ecco, io ve lo dico:

ho deciso di scrivere alla Mattonel per proporre un nuovo accessorio a quattro zampe per Barbie e quel rincitrullito di Ken, sicuramente meglio dell’attuale. Perché quel levriero afgano, diciamocelo, proprio non si pòppiùvedè.

Cari signori della Mattonel,

qui è una rinco che vi scrive e avrei da proporvi quanto segue:

Un nuovo accessorio per Barbie e Ken.

La scelta è caduta su animali e affini, visto il grande interesse di Barbie per gli amici a quattro zampe.Sorvolando sulla scelta dai voi fatta negli anni 80 del levriero che sembra il figlio di Enzo Paolo Turchi, avrei deciso di affiancare alla coppia più glamour del panorama ludico, un piccolo amico di nome Oreste, il cane terrestre. Avrei pensato a un beagle per la precisione, dotato di ogni particolare e di pedigree. Ovviamene il nuovo cucciolo, per essere degno di essere adottato dalla coppia fashion, non è un cane qualunque. E’ un cane fine, elegante e soprattutto caro ricco, come è ricco tutto ciò che riguarda la nostra beniamina (un vestitino di 5 cm di stoffa lo fate pagà 7euro e 90.Alimortè)

Vi vado a elencare i particolari per la campagna pubblicitaria che lo renderanno il nuovo Barbie’s Dog:

Oreste, il cane terrestre.

- Il cucciolo non abbaia come un normale cane. Il suo è un richiamo molto Brithis, con accento inglese, ideale nell’accompagnare Ken -Tenuta da caccia. Grattando il codice di 10 cifre sulla confezione, puoi partecipare a un grande concorso: “Vinci la caccia alla Volpe”. In palio un soggiorno di una settimana a fianco di Carlo d’Inghilterra per le battute di caccia alla volpe. Se grattando il codice di 10 cifre invece, scopri una faccia equina, hai perso; ti aspetta un soggiorno chiuso in camera da letto con Camilla Parker Bowles.

- Il cucciolo non è dotato di un banalissimo collare con targhetta. Il nuovo collare è tempestato di pietre Swarosky e la targhetta è stata sostituita da un diamante Damiani da 700 carati.

- La bestiola è dotata anche di un pacchetto di salviette per la cacca. Le salviette sono state fatte di pregiatissimo papiro egiziano intrecciato con fili d’oro.

- Oreste è dotato anche di microchip. Vista la grande varietà di accessori presenti sul corpo dell’animale, il microchip è stato impiantato nell’unico posto disponibile (_o_)

- Il microchip serve anche a monitorare gli spostamenti del cane, che vengono prontamente registrati e trasmessi sul cellulare di Ken e Barbie. Quando il cane, per motivi particolari, ha un attacco di aerofagia, il cellulare trilla ininterrottamente che manco al call center della Wento.

-Per la stagione invernale i migliori stilisti di tutto il mondo stanno mettendo a punto i vari cappottini. Roberto Cavallidacorsa si è offerto di scuoiare vivo l’ultimo leone della savana per far sì che il piccolo cucciolo possa usufruire del caldo della criniera. Dorce e Gabbana hanno offerto, come dono di benvenuto, la mantellina antipioggia fatta con pelle di foca monaca, impermeabile all’acqua. Preda, dal canto suo, ha creato una borsetta a immagine e somiglianza del piccolo Oreste. Pare che sia l’ultima moda di quest’anno.

-Oreste, non è dotato di una banale cuccia, ma di un castello a dimensioni ridotte,copia fedele della dimora estiva di Windsor. Sulla cuccia è stato messo un dispositivo per il riconoscimento delle impronte e della cornea. Se la bestiola ritiene che siete degni di fargli visita, premerà un pulsante d’oro zecchino e darà accesso anche alle Winx. Le Braz invece sono pregate di togliere le zeppe. Danneggiano il mosaico di pietre preziose presenti sullo zerbino.

-Nella casa glamour di Ken, il cane ha una suite personale dotata di ogni comfort.

Al posto della vaschetta per il bagno, ha una vasca del ‘700 appartenuta a Maria Antonietta.

Non ha la ciotola per il cibo, in quanto la bestiola, ha un posto privilegiato alla tavola della sala.

I cuscini che gli permettono di arrivare alla scodella sono fatti di vera piuma d’oca e tempestati di rubini. L'azienda si sta dando da fare per appropriarsi del Santo Graal dove far bere la bestiola.

-Il pedigree non si trova nella dimora della coppia, bensì in una cassaforte segreta in Svizzera, protetta da una dozzina di guardie armate.

-La mia mente certo non si è fermata qui e sto seriamente pensando di proporre per il vostro mercato anche un porta-cane. Il personaggio da me pensato molto probabilmente avrebbe le sembianze del neo presidente degli Stati Uniti Barak Obama. Servirà a trasportare la bestiola qualora fosse stanca durante la consueta passeggiata, fare da ponte con il proprio corpo per attraversare una pozzanghera, e grattarlo dietro l’orecchie qualora un fugace prurito si affacciasse incautamente alla bestiola. Per evitare l’attacco di eventuali zecche sono stati assoldati 22 teste di cuoio e 8 guardie del corpo.

-Ovviamente l’immagine ha la sua importanza, quindi avrei da suggerirvi anche il coiffeur di Oreste. Con le sembianze di Diego della Palma, fareste un figurone.

-Per il servizio fotografico per il lancio del prodotto avrei pensato a ‘Cavalli e segugi’ con prefazione di Hugh Grant e Julia Roberts. Ovviamente dobbiamo insistere per far firmare al giornale la seguente clausola: “Qualora l’espressione di Sir Oreste non fosse consona all’illustrissimo personaggio quale è, le foto saranno ritoccate da Photoshop.Il tutto a spese del nostro mensile, fiero e orgoglioso di ritrarre questo splendido esemplare”

Per finire, avrei ideato un nuovo dispositivo. Avvicinandoti al tenero cucciolo, la bestiola emette un suono. Non un banale abbaìo, ma:

“Sei abbastanza Glamour per avvicinarti a me?Baù Baù”

A quel punto le natiche di Oreste si strofineranno sulle vostre gambe per rilevare una minima presenza di abiti firmati che indossate. Il vestiario firmato deve superare l’80%. In caso contrario non verrete cagati manco di striscio. Quindi Barbie-segretaria e Barbie-casalinga, andatevi a cambià.

Spero non cestiniate la mia lettera.

Distinti saluti.

Simo.

Piesse 1: grazie dei premi, appena mi organizzo li sistemo.

Piesse 2: mi spiace non essere molto presente nei vostri blog :-( ma con la bella stagione e Alice a casa, approfittiamo per andarcene al mare o in piscina “A fare i tuffi, eh, mamma??”

Piesse3 : ecco cosa partorisco quando c’è la bella stagione e Alice è a casa. Da una parte me la godo un monte, dall’altra mi lascio coinvolgere dai suoi giochi e questo è il risultato.

Che faccio, spedisco?


domenica 4 luglio 2010

CRONACA DI UNA SBERLA ANNUNCIATA







Da dove nasce un post? Questo nasce da un evento accaduto sabato pomeriggio al mare. Nel pomeriggio l’altoparlante dello stabilimento fa questo annuncio : “Stiamo cercando una bambina di 4 anni di nome Francesca, che si è persa. Indossa un costumino rosa e al braccio ha un braccialettino di Hello Kitty. Chiunque la avvisti è pregato di riferirlo al bagnino o alla direzione”.
Tutte le persone presenti in spiaggia si sono guardate, chi sonnecchiava è stato svegliato e per qualche secondo tutti hanno alzato il capo come se la bambina apparisse di lì a poco.
Io ho elaborato questi pensieri:
-povera piccola
-chissà che ansia i genitori
-si prepari a prendere una bella sculacciata
L’ultima affermazione mi è volata nel cervello mica a caso o per battuta. Nella mia vita ho visto diverse scene di ritrovamento (menomale!) e la sculacciata c’è stata sempre. Fateci caso.
Penso che sia normale, cioè voglio dire, se tutti lo fanno credo che sia un comportamento istintivo A me non mi è mai capitato e spero non mi succeda mai, ma immagino che avrei la medesima reazione.
Una mamma o un papà che non trovano più un figlio vengono assaliti da puro terrore, una roba che ti fa perdere dieci anni di vita e forse anche più. Nei minuti in cui non lo trovi ti passano davanti le peggiori scene. E purtroppo può capitare. Non mi sento assolutamente di dire come qualcuno ha detto a volte accanto a me “Ma come fai a perdere un figlio? Dove stai con la testa? A me non succederà mai!”. Ragazzi, purtroppo in un posto affollato, può succedere, eccome. Proprio a un bimbo che era lì fino a un attimo fa. Un bimbo che si è distratto un attimo (ecchediamine è un bambino, metti che divaghi anche un po’ con la fantasia e si perda a contemplare quella nuvola che somiglia a un elefante in bicicletta), e il gioco è fatto. Anzi, il dramma. Penso che per il bambino stesso sia uno shock allucinante. Ma torniamo alla scena che ho visto più volte.
Vi racconto tre aneddoti (alla mia maniera, sennò ‘sto post sembra un articolo di Maria Rita Parsi de naottri)
Sabato scorso siamo stati a vedere uno spettacolo all’aperto, roba amatoriale in vernacolo pisano, in poche parole da schiantà dal ridere. Mentre siamo lì che strombazziamo insieme a un centinaio di persone, sentiamo un urlo. Ma non un urlo di paura, un urlo un po’ cantilenoso e si avvicina a noi una donna in preda al panico. Cammina veloce, le mani al volto e dalla gola le esce un lamento insano.Un pianto senza lacrime. Tutti ci voltiamo, un po’ sconcertati. La donna corre sotto al palco e comincia a gridare “Fermi! Vi prego fermi tutti!Aiutatemi!Ho perso il bimbo!Non lo trovo più!Aiutatemi!Oddiooooo!!!” E si è messa a correre in tondo non sapendo cosa fare. Intanto qualcuno le era dietro e cercava di calmarla ma lei ovviamente non capiva un cazzo, perché in quel momento mica ragioni. Gli attori si sono fermati e stavano per scendere per vedere di fare qualcosa, qualcuno si è alzato, tutti col fiato sospeso a vedere impotenti sta povera donna in preda al panico più totale. Dopo qualche minuto (che è sembrato un giorno intero) sbuca un ragazzino dal buio dietro al palco con un bimbetto di una decina d’anni. “Era andato dietro i palazzi, stavamo giocando…”
La mamma è partita manco le avessero messo un bengala a mo’ di supposta e appena è arrivata davanti al suo bambino…l’ha abbracciato? Manco per il cazzo. L’ha preso a schiaffi. L’ha abbracciato dopo, però.
Penso, ripeto, che tutto ciò sia quantomeno comprensibile, perché credo che una madre che si è vista passare nell’ultima mezz’ora le scene peggiori di suo figlio, la prima cosa che prova è:
-E’ qui. E’ sano e salvo, ringraziando Dio!
Ma subito dopo, passata la paura, arriva la seconda: accidenti a te, mi hai fatto prendere uno spavento orribile, guai a te se ti perdi di nuovo. E qui partono gli schiaffi. Che non è una violenza proprio verso il bambino, ma è una madre che scarica tutta la tensione su chi l’ha scaturita.
La terza: il bambino (che è pure spaventato) sicuramente piange già e spesso rimane sorpreso e sconvolto da una madre che invece di accoglierlo lo prende a sberle. Ma questo dura poco, perché la madre poi lo abbraccia e si mette a singhiozzare, gli accarezza il viso, lo tasta tutto per vedere se è intero e gli dice singhiozzando “Non piangere. E’ tutto passato. Ti voglio bene amore mio”
E’ successo anche a mia madre. Con mio fratello.Te pareva?
Dovete sapere che noi abitavamo in una casa che si affacciava in un cortile piccolo e stretto, mentre mia nonna, che abitava dall’altro lato della strada, aveva un bel cortilone grande e assolato. Se volevi giocare a pallone dovevi stare da nonna, perché da noi bastava un rimbalzo del pallone sul muro per ritrovarti la palla in bocca. Na tragedia.
In un pomeriggio d’estate eravamo tutti da nonna a prendere il caffè (a dire il vero loro, perché io avrò avuto dodici anni e mio fratello sette). Mio fratello (che se io di nome faccio Rinco, lui fa Deppiù) cominciò a dire “Mamma vado a prendere il pallone”
“Stai attento alla strada”
“Sì, mamma”
“Guarda bene a destra e sinistra prima di attraversare” ( n.b. anni ’80 strada così trafficata che tra una macchina e l’altra ci potevi fare un set di pallavolo, ma tant’è)
“Sì, mamma!”
“Non dire sì mamma!Guarda bene , che è pericoloso!”
“Uff!”
Mio fratello esce e tempo dieci secondi BOOMM!! Un botto. A tutti è andato il sangue ai piedi, usciamo sconvolti immaginando mio fratello preso in pieno da una macchina. In effetti la prima cosa che vediamo è il sandalino rotto di mio fratello sull’asfalto.E lui no. Ecco, son passati tanti anni e io lo ricordo come se fosse ora. Mio padre e mia madre irriconoscibili dall’orrore. Arrivati sulla strada ci accorgiamo che la botta non era altro che un volo stratosferico di una coppia in Vespa che vedendo sgusciare mio fratello all’improvviso si erano spaventati e per non prenderlo in pieno avevano sterzato ed erano caduti. Nella caduta avevano colto in maniera lieve anche mio fratello che aveva perso il sandalino. Morale: tutti bene, solo un grande spavento. Ma quello lo abbiamo appurato dopo. Dopo che mia madre, avendo visto mio fratello vivo e vegeto sul marciapiede, lo ha preso a sculaccioni, roba da alzarlo quasi da terra. Roba che mio padre gliel’ha levato dalle mani. Lo sculacciamento probabilmente recitava “Ti avevo detto di stare attento STOP Non hai guardato bene STOP e non dirmi sì mamma e poi fai come ti pare STOP sono mezza morta dallo spavento STOP poteva succedere una tragedia STOP”. Effettivamente anche io ci rimasi male, perché da mamma non me l’aspettavo, anzi pensai “Secondo me è incazzata perché deve ricomprargli i sandalini!”
Poi mamma l’ha abbracciato, accarezzato, ripetuto a loop “Stai bene, ti sente niente, hai qualche dolore, hai picchiato la testa, ti viene da vomitare? Dillo a mamma”
Mio fratello per paura di sbagliare anche la risposta ( e prenderle di nuovo) diceva no a tutto!
Poi mia madre se l’è preso in braccio e ha pianto. Tanto.
Ci sfugge qualcosa? Sì, i porelli in Vespa (una giovane coppia, con lei fresca fresca di maturità) Siamo negli anni ’80, strade di campagna, famiglia umile di nonni contadini. Mica si chiama l’ambulanza, no. Si fanno accomodare e gli si offre un bicchierino di cognac, per lo spavento. Nonno offrì anche il vino appena infiascato perché, insomma!, alla fine poi stavano tutti bene. A parte un grande spavento, qualche livido, e la Vespa un po’ ammaccata. C’è mancato poco che finivano tutti ‘mbriachi abbracciati a ballare la danza di Zorba il greco sotto il sole d’agosto.
A me invece è successo il contrario. Io ho trovato un bimbo. Un bimbo che si era perso.E dove lo trovo? In un posticino un po’ affollato, naturalmente.
La sagra della porchetta? Troppo facile.
Alla festa dell’Unità? Trovare la madre sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Dove te lo trovo ‘sto bambino sperso?
A Disneyland Paris.
Probabilità di trovare i genitori? Sotto zero. Sarebbe stato più facile farsi dare il numero privato di Carla Bruni e farsi mandare un elicottero. Per vedere se fra tante capocce si vedeva sua madre, mica per altro. E ciliegina sulla torta, te lo trovo italiano?
Mannò!
Francese.
Ma forse è meglio se vi spiego tutto dall’inizio.
Io, Andrea e Alice siamo comodamente seduti sul muretto del castello di Aurora. Aurora non è un’amica mia, ma la bella addormentata. Non siamo lì che aspettiamo Aurora che scenda per venire con noi a fare l’happy hour, ma stiamo aspettando la parata dei carri. Davanti a noi gli steward e gli addetti che con una pazienza da monaci tibetani cercano di far assiepare la gente ai lati. C’è qualcuno che chiede anche perché. Signora, vuole rimanere in mezzo alla strada così il veliero di capitan Uncino la prende in pieno? Si metta bene in centro allora, così la centrano per bene e le facciamo fare la polena.D’accordo?
Non potrei mai fare quello che cerca di convincere la gente a mettersi ai lati della strada per godersi la parata. E per non rompere le palle. Mentre siamo lì che guardiamo ammirati uno steward di colore che srotola la corda di contenimento (so che sembrano discorsi sminchiati ma chi c’è stato capisce al volo e chi non c’è stato è troppo intelligente per non capire. Mica siete me!), io e Andrea notiamo un bambino di circa 7 anni, con la spada dei pirati che piange e gira su se stesso dicendo “Memon!....Memon!..”
L’ho scritto come lo pronunciava ma era chiaro come il sole che cercava sua madre. Lasciamo che la madre arrivi a lui. Cioè, sarà lì a due passi, dove vuoi che sia?
Al terzo Memon! Io e Andrea ci guardiamo ed esclamiamo all’unisono “Vai! S’è perso!”
“Voi restate fermi qui, vado io!” Dio, come mi sono sentita coraggiosa! Ma c’è una ragione ben precisa. Se ci muoviamo in tre colcazzo che ci fanno passare, la sfilata dei carri sarebbe passata a breve e mi dispiaceva che Alice non riuscisse a vederla e loro due fermi in quel punto io li ritrovo, sennò ci mischiamo al marasma di gente e ci perdiamo tra noi. Li ritrovo….certo che li ritrovo!
Scendo al volo dal muretto, roba che se mi vedesse il principe Filippo, altro che Aurora, mi battezza Alba, mi carica sul suo cavallo e mi porta via con sé al grido di “A saltare i muretti sei più brava tu di Nino Castelnuovo!”.
Mi avvicino al bimbo sfoderando un sorriso a cinquantasei denti, così per tranquillizzarlo, ma ho paura che si spaventi e mi dia una sciabolata sulle gengive.
“Ciao!”
Lui piagnucola “Memon!...”
Senti bimbino, io sono qui per aiutarti, cerca di collaborare, va bene? “Hai perso la memon? Tranquillo, ora la troviamo, d’acord?”
Il bambino mi guarda, annuisce e l’idea che pensi “Chi è ‘sta cretina?” è molto forte.
“Io sono Simona. SI-MO-NA. D’accord? Tu com ti chiam?”
Il bambino, con due splendidi occhi grigi, mette la testa di lato e non parla.
Cioè, bimbino, il mio è un francese perfetto, no faccio per dirlo. E’ impossibile che tu non capisca.
Provo allora a mimarlo “IO- SONO- SI-MO-NA!!” Accidenti come sono ridicola. Gli altri stanno vedendo una donna che fa gesti come uno scimpanzè eccitato davanti a uno specchio. Proviamo con l’inglese “Uoz ior neim?”
Niente.
Proviamo con gli indiani d’america. Mi batto sul petto quasi a sfondarmi lo sterno e tuono “IO SI-MO-NA!” poi batto sul suo cuore “TU…?”
“Elie” fa lui timidamente.
Mi ha capito!Se parlo come toro seduto mi capisce!Elie! E ci voleva tanto? Ma allora dillo subito che sei figlio di Balla coi lupi e Canta coi tori!
Sono felice. Io e Elie ce la faremo. Lo prendo per mano e gli dico “Ci penso io! Vieni con me!”
Lui mi dice qualcosa in francese ma io ovviamente non capisco una beata minchia, ma non importa, ora è al sicuro. La prima cosa da fare è andare da un addetto ai lavori. Prima c’era pieno di steward, adesso non c’è più nessuno. Dove sono finiti?Scavalchiamo la corda e ci incamminiamo verso un chiosco che vende i gelati e le mele caramellate (na goduria!) di Biancaneve. Lì mi attende una signorina dai tratti asiatici. Bingo. Come ci devo parlà con questa? Devo sapere il cinese?
“Scusemuà signorì…ehm…bambino…garson..piccirillo insomma si è perso…”
Lei mi sta guardando come se avessi un pellicano che mi balla la samba in testa, e io mi chiedo Perché? lei strizza gli occhi e stropiccia la bocca come per dire “ A parte che sai il francese come io so cucinare la coda alla vaccinara, ma mi sembri alquanto idiota”
“Lui cerca Mamon. Ma io non sono sua Mamon! IO-NO-MAMON-SUA!!Mamon, mamon, mamon, sta addì sto povero bambino, ma io non mamon! Elie, diglielo anche te che non sono tua mamon, sennò pensano che voglia sbarazzarmi di mio figlio ficcandolo nella celletta frigo di questo cazzutissimo chiosco!!!!”
Elie si attapira giusto un attimo E credo stia pensando “Non solo sono disperato perché mi sono perso, ma ho avuto la sventura di incappare in questa rincoglionita! Di male in peggio!Aiutatemi”
La cinesina, o giapponesina, indiana, peruviana o di dove viene (non sono mai stata brava a individuare i tratti somatici) a quel punto fa un gran sorriso ed esclama un internazionalissimo “Aaaahhhhhhh!!!!” che equivale a dire “Ho capitooooooo!!!”
Mi pare di aver sentito Elie sussurrare in francese “Sono salvo!”.
Lei a quel punto si rivolge a lui e i due parlottano in francese. Dio, come mi sento esclusa!
Mulan de noiattri a quel punto, da sotto il banchino, tira fuori la mappa del parco e ci indica uno stabile con un numero, dice qualcosa a Elie e lui in quel momento mi stringe più forte la mano.
Che emozione! Sicuramente gli avrà detto “Non potevi capitare in mani migliori!Questa donna è strameravigliosa!” Sì sì, gli avrà detto così. Io e Elie capiamo che ci dobbiamo recare a uno stabile di fianco a Main Street. Perché io non ho visto tutto ciò? Ce l’ho anch’io la mappa, ma non ho visto niente. Già, perché la mappa quando va tutto bene la consulti solo per le attrazioni, mica guardi le altre pagine…
Tiro fuori la mia e scopro solo a quel punto che l’opuscolo lo diceva chiaro.Per evitare scene di panico e non allarmare i visitatori non fanno annunci.C’è scritto che se trovi un bambino o cerchi il tuo bambino devi recarti a quell’edificio. Lo troverai lì. E’ un punto di incontro tra i bambini sperduti e i genitori sconvolti.
Se trovi un bambino che si è perso, portalo al centro 17. Prima o poi i genitori arriveranno.
Se hai perso il tuo bambino, vai al centro 17. Prima o poi qualcuno te lo riporta.
Se hai 14 anni e stai scappando dai tuoi genitori non ti conviene passare vicino al centro 17. I tuoi genitori potrebbero essere lì.
A pensarci bene è una genialata. Niente annunci, più controllo, meno panico, ( a meno che non te l’abbiano rapito, ma con la sorveglianza che c’è dubito che un bambino strillante con un genitore non suo possa passare inosservato), ma una sorta di stanza adibita a parco giochi, dove tu ti rechi se hai perso tuo figlio. Anche perché l’alternativa sarebbe girare per tutto Disneyland con miliardi di persone intorno a te. Roba che anche se ti passa accanto George Clooney non te ne accorgi.
Bè sì, forse George Clooney te ne accorgi.
Fatto sta che io e Elie (ormai amicissimi) entriamo in questo edificio dopo aver fatto il tragitto con io che cerco di intrattenerlo e farlo ridere. Vabbè per ridere basta guardarmi, ma io ci aggiungo qualche linguaccia e canto una canzoncina. Così non pensa che ha perso momentaneamente la sua mamma. Elie non risponde manco una volta alle mie linguacce buffe, però mi guarda. Chissà che pensa, porello.
Ad accoglierci c’è un ragazzo biondo “Mio Dio fa che non sia svedese, ti prego.” Infatti sul cartellino invece di Sven c’è scritto Marco. Sìììììììììì!! In effetti Marco è un nome fittizio perché onestamente il nome vero non me lo ricordo, ma era italianissimo!
“Salve!”
“Salve!”
“Meno male sei italiano!”
Lui sorride. “Sai come si chiama?”
“Elie”
Cioè, tutto normale, io sono lì perché ho trovato un bimbo. ‘sta cosa mi inquieta non poco, però.
Lui si rivolge a Elie in un francese perfetto e devo dire che un po’ di invidia me la fa, soprattutto perché Elie gli risponde. E’ il mio bambino!L’ho trovato io! E me non mi capisce!
“Lascialo pure qui. Grazie mille”
Come lascialo pure qui? Qui dove? Dove sono i suoi genitori?
Marco vede che io non lascio la mano al bambino. “Lascialo qui” ripete “Arriveranno i suoi genitori”
“Sei sicuro?” stavo per aggiungere ‘Sennò lo tengo io’. Mio padre ha sempre sostenuto ‘Dove si mangia in tre si mangia anche in quattro’!
“Certo! Siamo organizzati e preparati. Qua ogni dieci minuti si perde un bimbo. Guarda”
Mi fa voltare…ecco sì, gli credo. In una saletta piena di giochi e palline colorate ci saranno stati una dozzina di bimbi con una signorina con un naso rosso e degli occhiali neri giganti. Sembra si stiano divertendo, sono tranquilli, stanno giocando e…stanno aspettando mamma e papà.
“Ah okay…”
Lascio a malincuore la mano di Elie mentre l’addetto apre il cancellino.
“Trattamelo bene” dico con un po’ di magone.
Elie mi guarda e indugia, fa tre passi avanti, poi torna indietro e mi dà un bacino.
“Puoi dirgli che è stato un piacere e un onore conoscere un pirata come lui?”
Marco traduce e lui mi sorride. Un sorriso un po’ sdentato e lentigginoso. Poi entra e mi fa ciao ciao con la mano. Torno dalla mia famiglia consapevole di aver fatto una cosa naturale, che avrebbero ovviamente fatto tutti, ma che mi ha fatto bene. E chissà se Elie, quando sarà grande, si ricorderà di quella donna buffa che faceva le linguacce, ma soprattutto, che non ha mai lasciato la sua manina.

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