lunedì 25 giugno 2012

IL METROSEXUAL


Metrosexual.
Ma lo sapete che questa parola l'ho dovuta cercare su Google perché non la conoscevo?
Già. E mi pare di aver capito che si riferisce a quegli uomini che ci tengono alla cura del corpo.Però in maniera ossessiva. Tipo quelli che si danno le cremine, per intenderci.
Ora. E' bello avere accanto un uomo che si tiene, ma a tutto c'è un limite. Io non potrei mai stare con uno che mi frega la crema antirughe o il burrocacao alla fragola, nemmeno fosse David Beckham.
No aspè.
Se fosse David Beckham magari sì, ma non stiamo a guardà il capello.
Io non sono della specie “Secondo me l'omo ha da puzzà”, ma nemmeno della specie “Secondo me l'omo s'ha da depilà”
Mi piace l'uomo pulito, che si lava, che si fa la barba su richiesta (a volte richiedo in carta bollata che il Santo non si faccia la barba per qualche giorno, adoro la barbetta di 2-3 giorni, che ci vogliamo fare?), che magari fa del sano sport 2- 3 volte a settimana, che segue una dieta bilanciata ma se una sera vuol mangiarsi un bue ripieno si deve sentire libero di farlo e via dicendo.
Io sono insofferente :
-davanti a quelli che si incremano, quelli che hanno più creme di te, che si ungono che sembrano un filetto di tonno riomare, che sono ossessionati dalle rughe, che si tingono i capelli (ve prego), che si rimirano a ogni specchio e che si imbellettano di oro che nemmeno la Madonna d'Oropa. 
-Davanti a quelli che sfoggiano delle sopracciglia ad ali di gabbiano. Fijo mio, l'uccello ce lo devi avere da un'altra parte ed è lì che deve stare, non sopra gli occhi. Non mi piacciono gli uomini che si fanno le sopracciglia.Ora, se tu fossi il fratello gemello di PeoPericoli e le tue sopracciglia fossero più folte dei capelli di Cristicchi, allora potrei chiudere un occhio. Ma solo in quel caso.
-Davanti a chi è color cioccolato anche a Dicembre. Il fissato delle lampade, quello che sono anni che non sai di che colore ha l'incarnato. Che poi, se tu sei un maestro di sci, ci sta, e sei pure figo con la tua abbronzatura naturale. Ma se fai il porchettaro in piazza delle Vettovaglie, vederti nero come Carlo Conti mentre fuori ci sono meno 3 gradi...cioè mi viene da ridere. A me, eh? Magari agli altri piaci. Chissà.
-Davanti a quelli che si depilano. Tutti. E Tutto. Posso capì il corridore che si depila le gambe (anche se onestamente a me fanno un po' effetto. A me il polpaccio maschile piace un po' peloso, non da sembrare un orso marsicano, ma un minimo sì). Sì alla depilazione sulla schiena se pare tu abbia una coperta di lana merinos sul groppone, no alla depilazione del petto a tutti i costi. Il petto un po' villoso è affascinante. Senza contare che se sei in missione con una donna, a lei pare che stia copulando con un porcospino, perché i tuoi peli quando rispuntano, bucano. Lo devi sapè, caro il mio amico amante della ceretta. E senza contare che vedere un uomo in bagno che si depila...non mi ci fate pensà.
-Davanti a quelli palestrati. Ammetto che lì per lì ti fanno fare “WoW!”, ma poi passa subito, come uno starnuto. Sì a un corpo asciutto, tonico, frutto di vero sport, ma se sei gonfio come Big Jim a me fai un po' impressione. Cioè, troppo, no? Che poi cammini con le braccia un po' alzate da quanto c'hai gonfi i bicipiti e sembra che tu pensi “Mo' vengo lì e te distruggooooo!!” e invece magari stai andando al bar a chiedere un calippo per il pupo. Ci può stare pure un po' di pancetta, vojo dì non è che devi partecipare a Mister Universo. O no?
-Davanti a quelli tutti dieta, salute e via dicendo. Anche qua:okay volersi bene, mangiare sano, stare un po' (un po') attenti ai grassi, al colesterolo, però non esageriamo. A me il fanatico del mangiare sano, crudista, vegetariano, vegano e marziano dopo un po' mi annoia. Un uomo se mi invita a cena e fa impazzire il cameriere per sapere per filo e per segno tutti gli ingredienti dei piatti e lo interroga sulla freschezza dei prodotti, io mi alzo e me ne vado. Un uomo deve mangiare con gusto, e se quella sera è previsto un maialino arrosto da 32 kg, okay. Magari il giorno dopo mangia insalata e va in bicicletta. Perdio, una cosa giusta! Sta fissazione del cibo la sopporto poco nelle donne, figuriamoci negli uomini.
-Davanti a quelli con le mollettine.
Sì, l'abbiamo visto tutti. Ieri sera Buffon (come in tutte le altre partite) aveva una mezza dozzina di mollette in capo a reggergli (che tenero!) la frangetta.
Ecco, Gianluigi, lasciatelo dì: sei bravo eh? Hai pure parato un rigore che guarda, t'avrei baciato, ma ti prenderei a sberle per spettinarti. Ma si può? TU. Capitano della Nazionale Italiana (mica cazzi!) TU un metro e 91 di muscoli. TU con due mani che manco Morandi. TU, se vogliamo anche piacente. TU... ti metti le mollettine? Te prego. Se ti danno fastidio, tagliali sti capelli, metti un cappellino come Benji, fatti i boccoli così ti si accorciano, ma levati le mollettine. Che poi la Seredova se scopre che prendi le sue, guarda che si incazza. Io te lo dico.
Che poi me lo immagino nel prima. Cioè lui che negli spogliatoi, magari a torso nudo, dice ai compagni “Aspettate che mi devo mettere le mollettine!”
Io non ci voglio pensà.
Insomma, io sono un po' insofferente al metrosexual. Ora, non è che un uomo deve essere bestia, però una via di mezzo. L'omo dev'esse omo.
Senza se e senza ma.
E soprattutto senza mollettine.

mercoledì 20 giugno 2012

La mia è una missione



Ore 20.43 Luci mezze spente, vassoi coperti.
“Ma...state chiudendo?”
No, macchè, apro ora. E' il nuovo orario estivo. Apro alle 20.45 e tiro dritto fino alle 7 di domattina. Che ideona, nevvero?
“Chieda pure”
“Mi disosserebbe un prosciutto?”
Sì, se poi io posso disossare lei, e riempirla come un tacchino a Natale. Già che ci sono...lo facciamo?

Ore 20.57. Luci spente, scopettone in mano.Pavimento bagnato.
“Siete in chiusura?”
Tho!Ma è il fratello di quello di prima?No, perché siete dei geni in famiglia. Come ha fatto a capirlo? Davvero, io non ci sarei mai arrivata.
“Di cosa ha bisogno?” Un litro di latte? E' qui nel frigo.
Una mela? Prenda!Al volo!
Un pacco di biscotti? Ecco, sono lì.
“Dei panini ripieni”
Alle 9. Di sera. No, ma fijo mio, vatti a mangià na pizza!E' dalle 7.30 di stamani che siamo aperti e ti viene in mente adesso il panino?

Ore 21.00
Ne arriva nartro.
“Aspetti aspetti!”
E chi se move? Son talmente stanca che pare mi ci abbiano piantato in terra.
“Dica”
“Ha delle bibite fresche?”
“Certo!Nel banco frigo”
Il cugino degli altri due (no, perché dev'essere una famiglia) mi lascia tutte le impronte delle scarpe sul pavimento bagnato, manca poco mi ci balla pure il merengue, va davanti al frigo, non prende niente, gira il culo e se ne va.
“No, vabbè, non avete quello che piace a me”
Oltre alle sue impronte, ha rischiato che ci fosse anche la sua sagoma fatta col gesso, sul pavimento. Perché se non fa in fretta a salire sull'auto, avremmo avuto a breve la visita di un medico legale.

Io lo dico sempre: fare la commessa non è un lavoro, è una missione. Una missione importante.
Non me ne voglia la chiesa cattolica citata in tivù, ma invece di donare il tuo 8 per mille a Suor Maria che raddrizza i ragazzi in Brasile, a Don Francesco che ascolta i tossicodipendenti, a Chiara, che insegna in una scuola in Africa, donalo a Simona.
Dona il tuo 8 per mille a Simona, che sopporta una clientela al limite del fanculizzamento giornaliero, che mentre le nonne scelgono la frutta, intrattiene bambini talmente mocciosi da essere verdi tipo Shrek. Che elargisce sorrisi anche se nella nuvola sopra la sua testa c'è scritto “ASSORATA”, che ri-pulisce dove aveva già pulito per farti scegliere un aglio (uno) per la marinata, che deve rimettere a posto tutta la merce che pare mescolata da un pazzo orbo, che deve scaricare senza muletto un carico di settanta casse d'acqua. Che, nonostante tutto ciò, si deve sentir dire “A me urta la sua voce” e limitarsi a una battuta, piuttosto che spettinare la gentile signora con un rutto di 180 decibel.
Dona l'8 per mille alla comunità delle commesse di cui Simona fa parte, dai retta. Non abbiamo niente in meno di questi qua sopra.Anzi, semmai, in alcuni giorni abbiamo qualcosa in più: a volte un'aureola, altre volte delle palle che nemmeno sull'albero di Natale.
Donaci il tuo 8 per mille. Ce lo meritiamo.




mercoledì 13 giugno 2012

Di catering, spumante e tacco 12 (praticamente un suicidio)






Eccomi.Lo so che stavate aspettando questo post, ma davvero non c'è niente da raccontare.
Mi preme innanzitutto ringraziare Lui, che mi ha permesso un trucco perfettissimo per 12 ore. E io pure lo snobbavo. Invece una grandissima scoperta.Poi: come vi avevo detto qui, non ho foto da mostrarvi, perché di lavoro si tratta, quindi che vuoi fa'? Eh. Questa fotina è di repertorio (ho sempre sognato dire 'di repertorio'. L'ho messa solo per dirlo, ecco)
Che dire...sono partita sabato mattina con un trucco e parrucco da far invidia alla Moira Orfei. Ti c'avevo un ciuffo che sembrava un nido di poiana.
Sono stata tutta la mattina in negozio tra gente, vassoi da preparare, in perenne contatto telefonico con le colleghe già sul posto che mi hanno fatto richieste come:
“Devi trovare almeno dieci tralci di vite finta”
“Ci serve un vassoio che non sia né tondo, né quadrato, un po' ovale ma non bislungo senza bordi ma non piatto”
“Dovremmo aver lasciato lì il cavatappi più bello, quello verde scuro, non chiaro, con cromature tendenti al bronzo. Lo trovi nel terzo cassetto. Forse. Altrimenti guarda nel quarto, o chiedi a M. Ma forse può essere nella scatola in alto a destra o in basso a sinistra. Insomma vedi te. Ma trova sto cazzo di cavatappi”
Mi aspettavo che mi chiedessero pure un tronista da piegare come un origami e ficcare in borsa per poi tirare fuori all'ultimo per la gioia delle signore presenti. Già che c'ero, vojo dì, eccheccevò?
Comunque. Dopo una bella mattinata all'insegna della tranquillità, mi avvio all'evento. La mia capa mi propone “Ma vuoi darti una rinfrescata? Ti vuoi vestire subito?”
Posso io darmi una rinfrescata quando devo salire su un'auto lasciata al sole per cinque ore? Sono sicura che se entro mi struggo come un ghiacciolo.
Declino l'offerta e ho fatto bene.
Arrivata all'evento, scarichiamo tutto con una lena che sembra che ci abbiano ficcato dei bengala nel deretano. Tempo due minuti e ho lo stesso colore di un red carpet. E la lingua felpata uguale.
E' tutto un “Corriamo!”
“Siamo in ritardo!”
“I tavoli devono essere pronti tra quaranta minuti!”
“I fiori!Dove sono i fiori? Ah. Li ho in mano”
“Ommioddio stanno per arrivare le autoritààààà!!Prestoooo!!!”
Quando ormai stavo per morire e abbandonare il campo, scatta l'ora X. Mi viene detto “Simo, vatti a cambiare che siamo quasi pronti”
Mi sarei messa a piangere. Le nike mi hanno guardata commosse per dovermi lasciare, io che con loro vado come una scheggia. Invece riparto correndo tipo Bolt a recuperare la borsa di Mary Poppins. Ma non ho portato tanta roba. Sembra un armadio quattro stagioni. Corro col fiatone con un occhio all'orologio, recupero la borsa, rifaccio uno scatto che il mio allenatore di un tempo sarebbe fiero di me e corro nei bagni. Sì, nei bagni. Perché non c'era propriamente una sala vestizione. E, anche se c'era, era sicuramente troppo lontana.
Arrivata lì, non solo c'ho il fiatone ma sono completamente sudata e color porpora. Dentro i bagni: 45 gradi con un tasso di umidità pari al 90%. Credevo di morì. Mi sono spogliata in fretta e furia , e più mi muovevo, più sudavo. Ho tirato fuori i miei pantaloni attillati e mi son detta “Così sudata non ci entrerò mai” No, ma avete mai provato a infilarvi i pantaloni quando siete un po' sudaticcie?
Parliamone. Allora tra salviette, lavandino, asciugamano e Padre Pio ho cercato di farmi una doccia in piedi. Dio che pena. Sembravo una zingara che si lava ai bagni pubblici. Pulita, sono pulita, ma ho la reazione, e quindi ri-sono rossa e accaldata. Sgranando un rosario e pregando pure Sant'Antonio Abate (protettore dei salumieri), cerco di infilarmi i pantaloni. Sono stati in cinque minuti peggiori della mia vita. Se uno mi prendeva a martellate le tempie pativo meno. Ho tirato, steso, plasmato, modellato e non respirato. Quelli che in condizioni normali mi entrano con un po' di preparazione, quel giorno lì non mi entravano manco a pregà. Ho temuto di strapparli tipo Hulk. Alla fine, dopo aver sospirato e gemuto come la protagonista di un film hard, sono finalmente riuscita ad agganciare il bottone. Così a culo che se faccio uno starnuto mi parte e ammazzo un passante. Sicuro. A quel punto il più è fatto. Indosso la camicetta, i tacchi e mi do l'ultima occhiata allo specchio. Il trucco, grazie al primer, regge a bestia. Il ciuffo alla Moira ha bisogno solo di una rassettata. Sistemo le forcine, ravvio un capello, faccio un respirone e sono pronta. Più o meno. Non faccio in tempo a posare il borsone che mi viene messo in mano un vassoio e detto “Corri,porta questo, le bimbe ti stanno aspettando!”
Avete mai provato a correre coi tacchi e un vassoio in mano? Poi fanno le Olimpiadi. Tzè!Prova a fa' sta roba qua, poi puoi chiamarti atleta. Se schivi anche tutti quelli che incontri sul tuo cammino ti danno pure la medaglia.
Nel mio tragitto ho pure rinviato un cane.
Arrivo alla mia postazione trafelata e malferma sulle gambe. Oddio a vedermi bene, così accaldata, di fretta, col fiatone e il bottone dei pantaloni mezzo sminchiato, pare abbia fatto una sveltina nei cessi col cameriere. Che bella immagine.
Ma finalmente ci siamo. Davanti a noi una quarantina di giudici internazionali, le autorità, qualcuno che forse (ma che ne so) era pure importante.
Ho cercato più volte di svignarmela dal tavolo dei vini, corrompendo i colleghi con frasi tipo
* “Se il vino lo servi sempre te, ti lavo la macchina per tre finesettimana di seguito, ci stai?”
*“Se stai qui e mi apri lo spumante, non dico a tua madre che ti ho vista in compagnia di P.”
“Mi hai visto in compagnia di P.???”
“No, ma pur di non aprire lo spumante sono pronta a inventare una storia d'amore travagliata che manco Beautiful”
“Apro io lo spumante”
E quindi ho evitato.
Fino a che.
Fino a che non sono rimasta sola nei paraggi e un ospite mi ha chiesto “Potrei avere del prosecco?”
“Certo...il prosecco” La so!E' quello che fa le bollicine. Ci sono solo cinque bottiglie aperte che fanno le bollicine, ma cosa vuoi che sia.
L'uomo mi guarda e la mia espressione è tipo “Ambarabà ciccì coccò...” Evito di mettere un mano al mento e contare col dito, ma dentro di me lo sto facendo.
No, dai, credo sia questo. Prendo la bottiglia per il culo (non è che le dico “Quattr'occhi spara pidocchiiiii!!”), la prendo dal fondo voglio dire, come mi hanno insegnato, e verso nel flute. Un po' troppo forte credo, perché si sta riempiendo di schiuma. Cazzoooooooooo!!! E ora? Ero tentata di uscirmene con un “Guardi là!Un asino che vola!” giusto per distrarlo un attimino. O sennò proporre “Barzellettina?” ma niente. Lui ha aspettato paziente.E dopo averlo riabboccato (orrore!) me l'ha tolto di mano sorridendomi.
Da quel momento in poi le cose sono andate un po' meglio. Ho versato altro spumante riuscendo a non schiumarlo (gli applausi a fine post,grazie), ho sorriso e servito sul tacco 12 senza piantarmi tra i tavoli. Ho solo un po' caracollato, ma lo facevo sembrare una mossa d'anca sensuale. Infatti qualcuno, fraintendendomi, mi ha chiesto “E' sposata?”
Ho pure dialogato con grande maestria:
“Gradisce un po' di prosecco? Le posso servire una tartina dolce? Le servirei questa alla frutta con gelatina, ottima per queste calde giornate”
“I'm sorry, I don't spaek Italian”
Oppure:
Pss! bimbe, ma qui son quasi tutti stranieri. Guarda questo che arriva, si vede che è straniero, guarda che giacca che c'ha. Prosecco? Prego! Speriamo di averci azzeccato, tanto vojo dì è sempre una bibita...”
Ottimo, grazie!”
Era anche del luogo.
Vabbè, ma oh!nessuno nasce imparato. Ah sì, ho pure aperto un bottiglia di vino. E mi si è troncato il tappo di sughero a metà. Ma vedete come sono tranquilla? E sapete perché? Perché era a fine serata, in compagnia delle bimbe, e quella bottiglia era per offrirla ad altri ragazzi dello staff, quindi voglio dire, anche se sa un po' di sughero va bene, no?
Comunque è andata. Tra alti e bassi, tacchi e pantaloni guaina, vini e spumanti, spagnoli e non, è finita.E non hanno intenzione di licenziarmi. Anzi sabato mattina devo andare al lavoro perché c'è da preparare una colazione di lavoro.
No ma davvero. Gnapossofa'.

giovedì 7 giugno 2012

Corso intensivo di sommelier







Simo, ce la puoi fare!"
"Uff!Pant!"
"Dai, così!E' quasi uscito!Respira però, con calma"
"Parli bene te!L'hai già fatto!"
"Dai che uscendo!"
"Uff!"
"Stringi bene e vai!"
"Anf pant!"
"Eccolo!Bravaaaaa!!!"



Questo dialogo starebbe bene in una sala parto, nevvero?Invece sono io alle prese con una bottiglia di spumante. Sono riuscita a stapparlo senza inondare quelli intorno a me stile festeggiamento sul podio del GP.
Siamo in pieno fermento per questa cosa, e stamani la sommelier ha avuto la malsana idea di farmi una lezione su come si maneggia una bottiglia.Una cosa così romantica e sensuale che mi sentivo Cicciolina alle prese con un joystick.
No, ma davvero.Il signor Muller dice di fare l'amore con il sapore. Ma figurati.
Se avesse provato a fare un corso di sommelier avrebbe consigliato di fare l'amore con un Chianti, altroché.
Tu la bottiglia devi porgerla, carezzarla, toccarle il culo  fondo, ruotarla con dolcezza, lisciare con movimenti soavi e non a scatto, non deve mai toccare il bicchiere ma solo avvicinarsi maliziosa al calice, per poi ritrarsi roteando su se stessa come se fosse preda di un capogiro e tornare al suo posto senza versare una lacrima,anzi una goccia.
Vi pare che io possa farcela?
"Hai visto come si fa. Ora tocca a te"
A parte il fatto che mi stavano guardando tutti e c'avevo la mano tremolante manco fossi appena scesa dall'otto volante, e poi Dio!ma quante cose mi devo ricordà?
Il mio primo amplesso l'ho avuto con la bottiglia di spumante che, in questi casi, non deve MAI fare il botto. Ti deve scoppià in mano come un petardo. BUM!E devi fa' finta anche di nulla. Deve fare un suono sordo, devi essere padrona della situazione e dopo averlo stappato con maestria devi far sparire il tappo tipo mago. Ualà!Il tappo non c'è più, sparito come per magia. Io già mi vedo che me li metto nel grembiulino per poi sembrare a fine serata una che s'è fatta due palle così. O sennò li metterò in una pianta. Và che belli nel ficus benjamin.
E poi ASSOLUTAMENTE non deve fuori uscire lo spumante. Gli è permesso solo fare un po' di fumo, un po' di vapore tipo i soffioni boraciferi di Larderello, quell'effetto lì. E anche qui mi immagino, che inondo tutti tipo Capodanno.
Poi è stata la volta della bottiglia di rosso. E qui ho avuto un amplesso col cavatappi. Che credetemi, per una astemia, è un casino, non lo sa usare. E' come dare un arriccia capelli a Collina, una manciata di neuroni ad Antonella Elia, un paio di mutande a fascia larga a Belen, una nave da crociera a Schettino, un' entrata gratis al Cocoricò di Riccione alla nonna novantenne. Se non sei avvezza, guarderai tutto ciò con stupore, non saprai dove mettere le mani e rischi di far danni.
Comunque. L'ho girato e aperto come un coltellino svizzero e alla fine ho imparato a usarlo. Più o meno. Anche qui la bottiglia va coccolata, etichetta esposta verso il cliente, mano sinistra sul culo  fondo come un palpeggiatore sulla metro, la destra invece aperta sulla schiena   sul dietro, e presentarla.
E poi versarla nel calice, ma non troppo, non devi superare una certa linea di mezzeria (che non è manco disegnata!), un po' più sotto di mezzo, via! questione di cazzutissimi cm che devo valutare a occhio. Tutto questo sorridendo impeccabile sul tacco 12 contornata da delle persone che quando me l'hanno detto mi ha fatto esclamare "Scappo in Brasile fino al 2020!" (non so se posso dirlo, male che vada ve lo dico lunedì)
Perché ve lo dico lunedì. Se sono sempre viva.
Magari a far l'amore con un Chianti c'ho preso gusto.
E diteglielo a Muller.





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