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giovedì 20 settembre 2012

La MinchiaTorta al salmone



Io pubblico mai ricette? No, vero? Cioè sì, le pubblico ma molto molto raramente. Il perché è presto detto: questo è un minchia-blog, non un food-blog. E siccome è un minchia-blog ho fatto la Minchia-torta salata.
Ha questo nome bizzarro perché la ricetta originale prevede determinati ingredienti che io, ieri, non avevo. Almeno non tutti.E però avevo voglia della torta salata al salmone. Sapete quando ti cominciano a sentire le ghiandole dall'acquolina? Quando già pregustate la torta? E io la dovevo fa', via. Solo che, aprendo il frigorifero, ho scoperto che mi mancava un ingrediente, porcadiquellatrota.
Che poi se succede a una normale (tipo a una food-blogger) quella esce e si va a comprare l'ingrediente mancante, ovvio.Invece la mia voglia di uscire era paragonabile alla voglia che c'ho di farmi estrarre un dente senza anestesia.
Perché, dovete sapere, avevo appena finito di montare una libreria. Piccola, eh? Tipo porta CD, porta DVD, porta barattolini, porta librini, porta chittepare etc etc. e quindi, dopo aver usato martello, cacciavite, chiodi e mensole, mica posso trasformarmi da Manny Tuttofare alla casalinga perfetta. Ennò, io tengo la parte fino in fondo e allora decido di reinventarmela, questa torta. Oddio, sono stata assalita da qualche dubbio e vi spiego perché.
La ricetta che in genere seguo (che ho scovato qui. D'accordo? Ci siamo? Non l'ho inventata io. L'ho presa da questa pagina. Okay? Possiamo andare avanti?) della torta salata al salmone, prevede:
Pasta sfoglia
Salmone affumicato
Un uovo
Patate
Una vaschetta di Philadelphia.
Io avevo tutto, tranne una vaschetta di Philadelphia. Avevo solo un lingottino di questo formaggio, un mattoncino che si faceva pena da solo pure in frigo.
Al che mi sono messa a ravanare e che t'ho trovato? Lo yogurt greco con il quale, in genere, fo' merenda. E mi son detta: “Ci metto lo yogurt greco. Cioè, lo accoppio con la Philadelphia, andranno d'accordo, no?” Per me sì, e me li immaginavo già amoreggiare nella mia teglia, con tutte le patate a far da guardone...mi ero fatta un film praticamente.Poi sto dubbio l'ho postato su FB e...apriti cielo e spalancati forno. C'era chi mi diceva:
“Ohhhh!!! Per me son perfetti l'uno con l'altro!” Tipa romantica come me.
Un'altra che mi avrebbe fatto uscire anche con 2 gradi, neve, vento e persino nuda, pur di comprare della ricotta (che avrebbe sostituito il tutto) “Esci!Vai a comprare l'ingrediente che ti serve!Come fai a cucinare senza gli ingredienti giusti? Lo yogurt no, non ci voglio nemmeno pensare...” roba che s'è portata la mano al petto in preda ad un'angina pectoris.
Un'altra mi ha confuso tipo il gioco delle tre carte “Io lo metterei, tanto lo yogurt greco è solido”
Okay, lo metto.
“No, ma aspè, non lo mettere che magari col caldo diventa liquido.”
Okay, non lo metto allora.
“Però aspè, ora che ci penso la creme fraiche è più liquida dello yogurt greco. No, allora mettilo”
Mentalmente lo rimetto.
“Un attimo. Ma la fai chiusa o aperta? Perché se è chiusa va bene”
E' aperta.
“No, non va bene”
Alla fine mi ha augurato buona fortuna, ma io nel frattempo stavo prendendo a capocciate l'antina della credenza.
A quel punto è stata una sfida. Una sfida che ho lanciato: io la fo' così. Basta. E giustamente mi hanno detto “Allora che chiedi a fare?”
Eh, hanno ragione.
Ma io mi sentivo che era buona e avevo promesso che se veniva una ciofeca immangiabile (tipo che lanci pure la teglia al di là della siepe) non avrei proferito parola e anzi, avrei camminato sui fuochi ardenti, scalato il K2 e fatto una crociera Tète a tète con mia suocera. Ma se fosse venuta buona, ci avrei fatto un post.
Cosa state vedendo voi adesso?
Quindi questi sono gli ingredienti per la MinchiaTorta al salmone.
-Un rotolo di pasta sfoglia
-Due patate medio-grandi
-Salmone affumicato
-Una vaschetta o un mattoncino di Philadelphia
-Un vasetto (grande) di yogurt greco
-Un uovo
-Pepe q.b.

Allora, che vi sto a spiegà. E' facile. Mettete la sfoglia sulla teglia, ricopritela di fettine di patate (crude, si cuoceranno in forno), poi le fette di salmone. In una ciotola amalgamate la Philadelphia, lo yogurt greco e l'uovo. Io lo faccio con le fruste e viene fuori una bella cremina. Un po' di pepe che non guasta mai e rovesciate tutto sto pappiè sulla torta.
Ora infornate a...non lo so, mmh... forse 180° e in circa venti min/mezz'ora è pronta. Non chiedetemi mai i gradi e il tempo quando faccio le minchia ricette perché vado a occhio.In effetti potrei averlo messo anche al massimo.
Ecco fatto, poi mangiatela e ditemi com'è.
Lo so, ho avuto culo. Il classico culo delle principianti. Ma io amo osare e anche taaaanto.
Pffiuuu!!!Mi è andata bene.





L'autrice dichiara che la suddetta ricetta con lo yogurt non è stata copiata/letta/plagiata da nessuna parte. L'idea sull'uso dello yogurt greco è stata scaturita da un attacco di fame, accompagnato da minchiaggine acuta, dopo aver montato una libreria.L'autrice ha dichiarato quanto segue: “In questo caso avevo lo yogurt, se avevo un altro ingrediente mettevo quello, quindi non è stata una scelta studiata e ponderata. Mi dichiaro già innocente”. Sia messo agli atti, vostro onore.

giovedì 26 luglio 2012

Io me lo sentivo






                                                                     Foto: sempremamma.com


In genere sto discorso viene fuori quando tra donne parliamo di quanto tempo ci abbiamo impiegato per rimanere incinte. C'è chi è una bomba, prima botta e tho!Fagiolino.Io, figuriamoci.
E quando dico “La prima volta quattro mesi, la seconda cinque”, le donne mi guardano un po' così, fanno mente locale che ho avuto due gravidanze ma una figlia sola.I conti non tornano, nemmeno se prendi una calcolatrice.Evabbè. Capita. Ed è capitato pure a me.
Ma io me lo sentivo. Non so come spiegarlo, ma me lo sentivo. Sentivo che non avrei portato avanti questo bambino. Son quelle cose che senti dentro, di pancia. Ovvio, di pancia. Una gravidanza cercata e voluta, ma oh, sentivo che c'era qualcosa che non andava, anche se tutto filava liscio. Fisicamente ero al top, fogli medici alla mano che urlavano quanto stessi bene, ma io me lo sentivo.
Avvertivo una sensazione strana, come se il mio fisico non fosse pronto. Come se la mia mente e la nostra voglia di avere un bambino, avesse messo fretta al mio corpo. Non riuscivo a godermi niente della gravidanza, perché sapevo che non sarebbe stata la volta buona, io mi sentivo strana, cazzo. E vallo a spiegare ai medici di queste sensazioni, ti prendono per scema, sai?
Che poi, ho avuto anche poco tempo per abituarmi all'idea. E in quel poco tempo avevo delle accortezze. Troppe. Esagerate. Come se lui/lei fosse attaccato al mio grembo con una puntina di scotch e si potesse staccare da un momento all'altro. Ma me lo sentivo che era poco stabile, per quello andavo al lavoro a piedi, evitavo di dirlo, e non riuscivo a gioire quando i pochi che lo sapevano mi facevano le congratulazioni.
Infatti mica sbagliavo. Dovevo fare la maga nella vita.O la sensitiva, pensa che successo.
E ho avuto anche un primato fantastico: penso di essere una delle poche, se non l'unica, che perde un figlio il giorno dell'anniversario di nozze. Ma quanto sono brava? Non ce n'è.
Avvisaglie poche, di poco conto diciamo. Mi dicono che è normale vedere un po' di sangue i primi tempi, soprattutto alla scadenza del mese. I “E' successo anche a mia figlia quando aspettava Giacomino” e “Capirai!Io i primi tempi ho avuto perdite per tutti i miei tre figli!” si sprecano.
Ma magari sangue vivo tipo mestruazione, non è normale.
Mamma al telefono mi dice “Preparati, vengo a prenderti con babbo e ti porto all'ospedale”
Di mamma mi fido. Lei ha avuto tre gravidanze e due figli. Mi viene il sospetto che tale madre, tale figlia. Chiamo Andrea, ma non lo allarmo. Gli dico che vado a fare un controllino. Anche se dentro di me dico “Un controllino una beata minchia”.
Lui dice “Vengo anch'io”
Io dico “Mannò!Cosa vuoi che sia. Se c'è qualcosa ti chiamo. Stai tranquillo” e vorrei aggiungere “Vuoi che non sappia tenere il tuo bimbo? Eh. Figurati”
All'ospedale mi trattano come se fossi una farfallina delicata, che se mi tocchi troppo le ali, poi non volo più. Chissà quante farfalline vedono. Mi fanno stendere piano e mi visitano.
Mamma ha già capito tutto.
Io prima di lei.
I dottori prima che varcassi la soglia. Perché in quel momento, con quei sintomi, sei un numero, l'ennesimo. E la possibilità che vada tutto bene è così remota che guarda, non te lo sto nemmeno a spiegà. E infatti non va. La dottoressa però guarda il monitor e non mi dice niente, ma io so già tutto, che mi deve dire?
Poi mi dice che mi ricovera, che vediamo un attimo, che stiamo a vedere che succede, che lì sono in buone mani. Ma non mi dice Va bene. Non mi rassicura, non mi fa vedere il monitor.
E mi ficcano in un letto.
E da quel letto chiamo Andrea,che mi risponde già un po' abbacchiato, un po' così.
“Chiama il ristorante. Niente cena, mi ricoverano. Mi dispiace”
“Fanculo il ristorante. Sto arrivando”
E rimango in quel letto ad aspettare chissà chi e chissà cosa. Mamma è andata a prendermi i panni e sono in mezzo a due con la pancia. Che belle le loro pance. Anche loro sono belle, anche se mi guardano un po' così, come se gli facessi pena. Pena di che, oh! Tanto lo so che questa volta non riuscirò ad avere la pancia grossa come la loro, quindi è inutile fare quelle facce.Lo so. L'ho sempre saputo, quindi sono preparata. E però mi sente. Ora mi sente. Ho dei dolori un po' forti, tipo quelli mestruali. E qui non passa un cazzo di nessuno. E poi mi scappa la pipì. Un po' la trattengo, ma poi non ce la faccio più. Non mi hanno detto 'stai ferma e non ti muovere'. Mi hanno detto “Stiamo a vedere” E quindi mi alzo e vado in bagno, da sola, perché in fondo, a parte dei dolori alla pancia, io sto bene.
Magari fossi stata male, non lucida, così non mi sarei accorta di perdere il bambino nel cesso.
Così. Pluff! Un tuffo di roba rossa nell'acqua ristagnante del wc. Un'emorragia, copiosa, strana, scura ed estranea, perfino per il mio corpo.
No no no. C'è proprio qualcosa che non va. Dov'era tutta sta roba? Come fa a esserci rimasto qualcosa nel mio grembo, ora?
Trovo qualcosa perfino sulla carta igienica che non ho voluto identificare. Oibò.
I dolori alla pancia, ad essere onesta, adesso non ci sono più. Almeno non così forti.
Me ne torno a letto e dopo un'ora mi prendo pure un cazziatone dall'infermiera quando le dico che ho perso un sacco di roba nel water. Non è che ci fosse qualcosa da salvare, per carità era già tutto morto e tutto fermo da chissà quanti giorni. Però magari 'Potevamo capire perché è successo'.
Eh. Perché è successo? E che ne so. Mi dicono che il primo figlio lo perdono un sacco di donne, che succede a centinaia e centinaia di ragazze, che non c'è un motivo, che succede alle donne in salute e giovani come me, che succede anche a chi ha tutte le premure fin dai primi giorni. Che succede e basta. E figurati se non succede a me. Figurati se io rimango indietro. Figurati se io non lo perdo da sola rinchiusa in bagno. Figurati se a me non cade tutto nel wc.
E mi dicono di aspettare. Ancora. Andrea è qui, un po' bianchino. Gli racconto di cosa mi è successo e diventa ancora più bianchino. Mi chiede di continuo come sto e che l'importante è che io mi riprenda presto. Che un anniversario in ospedale è molto romantico. Sono una donna che sa sorprendere, io. Poi arrivano i camici bianchi. Mi fanno un'altra ecografia e come volevasi dimostrare la mia pancia ora è sgombra come un parcheggio dell'Iper di notte. Non c'è più nulla. Nulla.
E' tutto di là, in fondo al corridoio sulla destra, dietro la porta dove c'è disegnata la donnina con la gonna.
E però non mi mandano via, mi trattengono e mi danno delle pillole e altri medicinali. Blèè.Forse domani mi ripuliscono. Mamma dice che è un po' fastidioso ma si sopporta. Ma io so che non serve. Non serve che mi raschino via tutto, sant'iddio ma hanno presente quanta roba ho perso? Lo ripeto mille volte e sono così convincente che un ginecologo parla con me, si fa raccontare tutto, prende la mia cartella, cambia la cura e mi rassicura “Se posso, il raschiamento te lo evito. Meno ci traffichiamo lì dentro, meglio è. Vediamo domani” Bravo, infatti. Se ti dico che non c'ho più nulla, non c'ho più nulla. Le ore che sono seguite però son state strane. Quei simpaticoni di ginecologia della mia città fanno un pout pourrì. Mettono chi ha abortito, insieme a chi ha partorito. Na roba ganza, che fa bene. Tipo in camera eravamo cinque. Tutte col pancione tranne io. Poi sono arrivati i fiocchi rosa e i fiocchi azzurri, tranne i miei, ovvio. No, ma io non stavo male. Io me lo sentivo, ero preparata, quindi no problem. Però mica è giusto che quella accanto a me si senta una merda a gioire della sua bella bambina e che sia costretta a obbligare i parenti a trattenersi dal festeggiare tanto, perché aveva accanto me. Che poverina. Poverina un cazzo. Io di figli ne faccio quanti ne voglio. Ora è andata così, il mio fisico non era pronto, ma lo sarà. Quindi tranquilli, festeggiate pure. Io son contenta per voi. Meglio così che magari essere messa insieme a tutte quelle che il bambino l'hanno perso. Te lo immagini? No no no, meglio così. Vedervi felici coi pupotti mi dà la spinta per riprovarci, subito, appena possibile, più forte che mai. Te sei mamma? Un attimo, mi riprendo e lo sarò anch'io. Quindi niente lacrime, niente drammi, anzi risate, quando Andrea mi diceva “Appena ci danno il via, facciamo le Olimpiadi!”
E il via me l'hanno dato quasi subito. Perché avevo ragione io e il ginecologo nuovo. Ho fatto tutto da me, mi sono ripulita che è una bellezza, tipo con lo scopettone e il viakal. Una grande, grandissima, copiosissima mestruazione, con un esserino già morto da un giorno, forse due, che se n'è andato lasciandomi pochi strascichi come a dire “Non sono pronto, me ne vado cercando di dare meno fastidio possibile” E così è stato.
E ha lasciato solo un ricordo vago, sentito, un po' brutto, ma che non ricordo con orrore. Evidentemente io non ero pronta, lui/lei nemmeno. E' stato bello finché è durato.
Anzi no, non è stato nemmeno troppo bello.
Perché io me lo sentivo.






venerdì 13 luglio 2012

A tutto c'è un...


“Guadda?Guadda bello il mio vettito?”
“Bello!Fai un po' una giravolta?”
Swuifffff!!!
“Và che bello!”
“Vitto?”
“Ho visto sì!”
“Martina, non disturbare la signora, vieni qua”
“Pecché te non hai il vettito?”
“Perché per stare qui son più comodi i pantaloni”
“Pecché?”
“Perché mi muovo meglio”
“Pecché c'hai tutto il trucco?”
“Perché siamo in un negozio ed è giusto che io sia un po' in ordine.Ti piace?”
“Sì. Io mi trucco a cannevale. E pecché c'hai gli orecchini così?”
“Così come?”
“Tutti così. Conlettelline”
“Perché mi piacciono. Non li trovi belli?”
“Sì”
“Martinaaaaaaa. Vieni, ma non lo vedi che la signora ha da fare?”
“E pecchè c'hai il braccialetto al piede?”
“Eh!Perché? Perché...perché sono avanti!Ahahahahha!!No, vabbè.Scherzavo”
“Nonhoccapito”
“C'è una baby sitter in sala? Ahahahha!!Ma come sei bellina!”
“Pecché c'hai il braccialetto proprio lì?”
“(Marò) Perché...perché...”
Perché la signora è grande e quindi può metterlo (mi scusi ma se non le dico così domani lo vuole anche lei il braccialetto al piede). Capito Martina?”
Lei tace. Ce l'abbiamo fatta!Sìììììììììììì!!La BimbaPecchè ha finito!
“Sì, ecco, sono grande. Quando avrai vent'anni anche te potrai mettere il braccialetto al piede.Anche se io in verità ne ho il doppio e quindi ne dovrei mettere due...”
“Pecché non ce n'hai due?”

 A volte mi piglierei a schiaffi da sola.






lunedì 25 giugno 2012

IL METROSEXUAL


Metrosexual.
Ma lo sapete che questa parola l'ho dovuta cercare su Google perché non la conoscevo?
Già. E mi pare di aver capito che si riferisce a quegli uomini che ci tengono alla cura del corpo.Però in maniera ossessiva. Tipo quelli che si danno le cremine, per intenderci.
Ora. E' bello avere accanto un uomo che si tiene, ma a tutto c'è un limite. Io non potrei mai stare con uno che mi frega la crema antirughe o il burrocacao alla fragola, nemmeno fosse David Beckham.
No aspè.
Se fosse David Beckham magari sì, ma non stiamo a guardà il capello.
Io non sono della specie “Secondo me l'omo ha da puzzà”, ma nemmeno della specie “Secondo me l'omo s'ha da depilà”
Mi piace l'uomo pulito, che si lava, che si fa la barba su richiesta (a volte richiedo in carta bollata che il Santo non si faccia la barba per qualche giorno, adoro la barbetta di 2-3 giorni, che ci vogliamo fare?), che magari fa del sano sport 2- 3 volte a settimana, che segue una dieta bilanciata ma se una sera vuol mangiarsi un bue ripieno si deve sentire libero di farlo e via dicendo.
Io sono insofferente :
-davanti a quelli che si incremano, quelli che hanno più creme di te, che si ungono che sembrano un filetto di tonno riomare, che sono ossessionati dalle rughe, che si tingono i capelli (ve prego), che si rimirano a ogni specchio e che si imbellettano di oro che nemmeno la Madonna d'Oropa. 
-Davanti a quelli che sfoggiano delle sopracciglia ad ali di gabbiano. Fijo mio, l'uccello ce lo devi avere da un'altra parte ed è lì che deve stare, non sopra gli occhi. Non mi piacciono gli uomini che si fanno le sopracciglia.Ora, se tu fossi il fratello gemello di PeoPericoli e le tue sopracciglia fossero più folte dei capelli di Cristicchi, allora potrei chiudere un occhio. Ma solo in quel caso.
-Davanti a chi è color cioccolato anche a Dicembre. Il fissato delle lampade, quello che sono anni che non sai di che colore ha l'incarnato. Che poi, se tu sei un maestro di sci, ci sta, e sei pure figo con la tua abbronzatura naturale. Ma se fai il porchettaro in piazza delle Vettovaglie, vederti nero come Carlo Conti mentre fuori ci sono meno 3 gradi...cioè mi viene da ridere. A me, eh? Magari agli altri piaci. Chissà.
-Davanti a quelli che si depilano. Tutti. E Tutto. Posso capì il corridore che si depila le gambe (anche se onestamente a me fanno un po' effetto. A me il polpaccio maschile piace un po' peloso, non da sembrare un orso marsicano, ma un minimo sì). Sì alla depilazione sulla schiena se pare tu abbia una coperta di lana merinos sul groppone, no alla depilazione del petto a tutti i costi. Il petto un po' villoso è affascinante. Senza contare che se sei in missione con una donna, a lei pare che stia copulando con un porcospino, perché i tuoi peli quando rispuntano, bucano. Lo devi sapè, caro il mio amico amante della ceretta. E senza contare che vedere un uomo in bagno che si depila...non mi ci fate pensà.
-Davanti a quelli palestrati. Ammetto che lì per lì ti fanno fare “WoW!”, ma poi passa subito, come uno starnuto. Sì a un corpo asciutto, tonico, frutto di vero sport, ma se sei gonfio come Big Jim a me fai un po' impressione. Cioè, troppo, no? Che poi cammini con le braccia un po' alzate da quanto c'hai gonfi i bicipiti e sembra che tu pensi “Mo' vengo lì e te distruggooooo!!” e invece magari stai andando al bar a chiedere un calippo per il pupo. Ci può stare pure un po' di pancetta, vojo dì non è che devi partecipare a Mister Universo. O no?
-Davanti a quelli tutti dieta, salute e via dicendo. Anche qua:okay volersi bene, mangiare sano, stare un po' (un po') attenti ai grassi, al colesterolo, però non esageriamo. A me il fanatico del mangiare sano, crudista, vegetariano, vegano e marziano dopo un po' mi annoia. Un uomo se mi invita a cena e fa impazzire il cameriere per sapere per filo e per segno tutti gli ingredienti dei piatti e lo interroga sulla freschezza dei prodotti, io mi alzo e me ne vado. Un uomo deve mangiare con gusto, e se quella sera è previsto un maialino arrosto da 32 kg, okay. Magari il giorno dopo mangia insalata e va in bicicletta. Perdio, una cosa giusta! Sta fissazione del cibo la sopporto poco nelle donne, figuriamoci negli uomini.
-Davanti a quelli con le mollettine.
Sì, l'abbiamo visto tutti. Ieri sera Buffon (come in tutte le altre partite) aveva una mezza dozzina di mollette in capo a reggergli (che tenero!) la frangetta.
Ecco, Gianluigi, lasciatelo dì: sei bravo eh? Hai pure parato un rigore che guarda, t'avrei baciato, ma ti prenderei a sberle per spettinarti. Ma si può? TU. Capitano della Nazionale Italiana (mica cazzi!) TU un metro e 91 di muscoli. TU con due mani che manco Morandi. TU, se vogliamo anche piacente. TU... ti metti le mollettine? Te prego. Se ti danno fastidio, tagliali sti capelli, metti un cappellino come Benji, fatti i boccoli così ti si accorciano, ma levati le mollettine. Che poi la Seredova se scopre che prendi le sue, guarda che si incazza. Io te lo dico.
Che poi me lo immagino nel prima. Cioè lui che negli spogliatoi, magari a torso nudo, dice ai compagni “Aspettate che mi devo mettere le mollettine!”
Io non ci voglio pensà.
Insomma, io sono un po' insofferente al metrosexual. Ora, non è che un uomo deve essere bestia, però una via di mezzo. L'omo dev'esse omo.
Senza se e senza ma.
E soprattutto senza mollettine.

giovedì 31 maggio 2012

LETTERA APERTA ALL'UOMO MEDIO


Tu uomo, ascolta me.Questo post ti tornerà utile.
Parliamo di donne, ti va?
Ma levati quell'espressione dalla faccia, non parliamo di donne in quel senso lì.
Sono qui per illustrarti una cosa, per renderti partecipe di un evento con il quale avrai a che fare:
la sindrome premestruale.
No no, non mi sto sbagliando, è proprio con te che ne voglio parlare, le donne sanno già cosa le aspetta, tu no. Tu ne sarai la vittima passiva.
Ora siediti. Mettiti comodo che c'ho da dirti due cose.
Devi sapere, caro il mio uomo, che la donna, qualsiasi donna, in quel periodo lì si trasforma che manco il Dottor Jekyll e Mister Hyde.
Non è una donna, è un raccoglitore di malessere psico fisico che un uomo non arriverà mai a capire.Forse arrivate a capirlo solo quando la vostra squadra del cuore si becca una tripletta durante una partita per non retrocedere.
Ora ti spiego, partiamo dal fisico, okay?
A livello fisico ci sono dei cambiamenti notevoli, che magari possono renderti anche felice: si gonfiano le tette. Ma per davvero. Pensa che in quei giorni lì, sembra le abbia anch'io, per dire.
E tu ti immagini di approfittare di tutto sto bendiddio che la tua compagna offre, ma ti va male. E' come se tu fossi dentro un negozio di cristallerie, tutto è bello, tutto è luccicante, ma sul petto della tua compagna campeggia una bella insegna luminosa: Guardare ma non toccare. Perché sì, son belle, ma son doloranti e gonfie come gavettoni. Sembra scoppino da un momento all'altro. Ogni sussulto, tipo una serie di saltelli in palestra, possono essere piacevoli come una gastroscopia.
Dalla tua espressione vedo che non riesci pienamente a capire. Dici che esageriamo? Aspetta, ti faccio un esempio: prova a immaginare i tuoi gioielli di famiglia infiammati e incastonati in un collier, prova a immaginare un calore diffuso proprio alle tue di sfere, prova a immaginare che ad ogni saltello qualcuno te le strizzasse come mollica per fare le polpette.Male eh? Bhè più o meno è così.
E poi la pancia, che gonfia, che si modifica. Che se fino a tre giorni fa era piatta come la gazzetta dello sport, oggi, a cinque giorni dal ciclo, pare che tu ti sia mangiata un cocomero intero. Così. Dall'oggi al domani. E se vedi la tua compagna fanculizzare la Marcuzzi e tutti i suoi yogurt, lasciala stare, con qualcuno si deve pur sfogare. Perché noi gonfiamo. (Perché noi valiamo lo dicono solo quelle fighe in tivù). La donna normale a cinque giorni dal ciclo gonfia come una zampogna, ritiene più liquidi di un cammello sahariano, e c'ha la pancia come vuoi uomini prima di fare un rutto. Ecco, a voi passa con la digestione, a noi ci vogliono minimo dieci giorni. E ti dirò di più, caro il mio uomo. In quei giorni lì devi evitare frasi che potrebbero farti ritrovare in breve tempo sulla cronaca nera dei quotidiani, in quanto vittima di una moglie furiosa, tipo:
*“Ma ti sei ingrassata?” La probabilità che tua moglie ti pianti un mattarello tra una tempia e l'altra tipo le viti di Frankestein, è molto alta. Perché, se tu non lo sapessi, in fase premestruale, si possono prendere fino a due kg.Se ti va bene.
*“Perché stasera non ti metti quel bel vestitino attillato che ti sta tanto bene?” Questa evitala. Lo dico per il tuo bene. Tua moglie prima ti fanculizza con triplo carpiato dandoti dell'orbo, poi ti risponderà a denti stretti che il vestito è in tintoria. La verità è che in quel vestito, in quei giorni lì, non c'entriamo, okay? Tira troppo, ti fa l'effetto Laura Pausini coi pantaloni in pelle, ti fa l'effetto lucido tipo foca bagnata, la zip chiede pietà e alla fine non si chiude comunque, chiaro?
*“Ti è spuntato un neo?” Anche questa, tu uomo medio che non vedi manco un paio di pantofole davanti agli occhi e chiedi ancora dopo dieci anni dove sono le mutande, non la fare. Perché è pericoloso.E non si capisce per quale motivo non vedi mai una minchia e in quei giorni lì scopri anche un pelo superfluo albino. Quello che a te pare un neo, è un brufolo con una betoniera di correttore sopra per nasconderlo, va bene? Magari fosse un neo. In fase preciclo anche la pelle ne risente, sfoggiando brufoletti che nemmeno sulla fronte di un adolescente che si chiude in bagno. Quindi evita di fare domande che potrebbero costarti la vita.
Ora ti vedo parecchio interessato, quindi continuo giusto per finire il quadro.
Parliamo a livello psicologico, va bene?
Okay, tu credi di avere davanti a te una donna. In realtà è una iena. Nella fase premestruale, complice la trasformazione fisica, è simpatica e amorevole come un' emorroide. Non a caso, in quei giorni lì, sta sul culo a parecchi. Ma non è colpa nostra, sono gli ormoni che ci giocano un brutto scherzo. Quello che nei restanti giorni ci sembra un sorriso cordiale, in fase pre diventa un pretesto per farci dire “Mi stai provocando?Ce l'hai con me? Vuoi che ti dia un cinquino in fronte?”
Quel vecchietto che ci attraversa tutte le mattine la strada e che ci fa sorridere per la sua claudicante lentezza , in fase pre lo metteremmo sotto, per poi fare marcia indietro per spiaccicargli il salvavitaBeghelli.
Il tuo approccio amoroso, che viene accolto positivamente nove volte su dieci, in fase pre viene rinviato a data da destinarsi. Cioè, non solo non la puoi toccà, ma non ne puoi nemmeno parlà. A cuccia. Buono. Biscottino se ti va bene. La voglia di fare sesso in questa fase è pari alla tua voglia di farti fare la ceretta ai polpacci. Capito il concetto?
Per ironia della sorte, l'apice della voglia matta, tocca dei livelli altissimi proprio durante il ciclo, dove a dare retta, una donna ti sbatterebbe al muro un minuto sì e uno anche. Roba da coraggiose.
E' come se fossimo state tirate con un elastico per poi lasciate andare improvvisamente. E più è dura e in tiro la fase pre, più lo slancio sarà fortissimo. Quindi non lamentarti che ti va pure di culo.Sii solo paziente.
E la donna tornerà a sorridere. Perché per quasi cinque giorni ha nell'ordine:
ululato
abbaiato
ringhiato
e pianto.
Sì, perché leviamo gli ormeggi alle lacrime, siamo piagnone, roba che potremmo commuoverci per la pubblicità del cono algida. Potremmo arrivare a versare copiose lacrime guardando la scena dell'ennesimo matrimonio tra Brooke e Ridge, potremmo arrivare a sussultare di singhiozzi per l'ennesima vittima della signora in giallo, potremmo non trovare ragione di proseguire la nostra vita senza prima aver trovato una cazzo di zattera per salvare Jack in Titanic. Perdiamo proprio la misura.Ma non è colpa nostra, sono gli ormoni, caro mio. Siamo loro vittime, ci sconquassano, ci dilaniano, ci ingrassano, ci traviano, ci gonfiano e ci rompono.
Quindi, caro il mio uomo di ogni età, che ti appresti a intraprendere una vita a due con una donna, sappi che ti aspetta tutto ciò. Almeno per una settimanetta.
Ripeto: sii paziente, ma tanto, quasi quanto noi. Che guarda, saremo anche rompicoglioni una settimana al mese, ma poi passa.
Perché a noi, passa ;-)





lunedì 28 maggio 2012

E tu ce l'hai un' Isabella?


“Non ci credo!”
“Maddaiiiiii!!!”
Bacio. Bacio.
“Ma guarda teeee!!Quanti anni sono passati?”
“Tanti!”
“Te lo dico io. Venti!”
E sì, son passati vent'anni e chi ti rivedo? Isabella. No, ma è uguale. Oddio, quasi uguale. Ora è magrissima, capello corto sbarazzino, due buchi per ogni orecchio, e meno tette di me (evviva!) Per dirvi su cosa mi soffermo... ma Dio come sono contenta di rivederla!Dai, pare ieri che sgambettavamo in palestra.
“Ma che fai te ora?”
“Oh, lavoro per la ditta del mio babbo.Prima mi ha fatto laureare, poi m'ha voluto con se. Lo sai no, com'era il mio babbo. Ma dimmi, te che fai ora?”
“Cosa facevo vent'anni fa? La commessa. Anche adesso, praticamente non ho mai smesso. Fedele alla professione, ah ah ah!!”
Che cazzo c'ho da ride non lo so manco io.
“Brava!Spostiamoci un po' che qui c'è casino”
In effetti siamo in una piazza gremita di gente, c'è uno col microfono che fa fischiare le casse, bambini di ogni età in ogni dove e nonne sull'orlo di una crisi di nervi.
“Insomma” prosegue lei “se ci siamo riconosciute vuol dire che non siamo cambiate molto, no?”
“Eh già, raccontiamocelo, và”
Ora arriva. No, perché poi i discorsi finiscono e ci si arriva. E lei non lo sa, potrebbe schiattare qui su questa piazza, pora Isabella.
“Oddio, guarda, io non ho più rivisto nessuno. Te?”
“No, io qualcuno. Ma come stai bene mora!”
“Hai visto? Volevo cambiare”
Arriva. Arriva.
“Ma dimmi un po'...come mai sei qui? Hai figli dunque”
Fuochino.
“Sì, una. Fa la prima media”
“La prima media?? Mammamia, hai iniziato presto eh? Io mi son lasciata dopo undici anni di fidanzamento. Ma sto bene. Ora sto bene”
Ecco ecco, ci siamo.
“Ottimo. Ti vedo che stai bene, guardati lì”
“Sei sola?”
Eccoallà. “Sì, ma sta per arrivare mio marito.Indovina chi è”
“Bho!E che ne so! Ti vedo dopo vent'anni!”
“Andrea. Quell'Andrea
Lei fa quell'espressione ganza di strabuzzare gli occhi e spingere le spalle in avanti.
“Non ci credo!”
“Credici”
“Madonnaaaa!!Bravi!Di questi tempi con tutte le...coppie...bla bla bla...lasciati....bla bla bla...matrimonio...bla bla bla...diventare mamma...bla bla bla....”
Io mica la ascolto. C'ho un flash back che mi catapulta in una luminosissima palestra. E la vedo. Anzi li vedo. Prima lei, che lamentosa come una mocciosa di tre anni, zoppica verso la panchina.
Fa le smorfie mentre i riccioli biondi, sfuggiti dalle mollette, le incorniciano il viso (argh!) grazioso.
Poi vedo lui. Quello che diventerà il Santo. “Problemi?” le domanda posando un pallone nella cesta.
“Credo di essermi stirata...”
Certo, come no.
“Addirittura” Lui si avvicina alla panchina, dove lei si è distesa languidamente, manco aspettasse il Botticelli per un ritratto.
“Fammi vedere. Dov'è che ti fa male?”
“Qui...uh!!” lei sospira e si lamenta come se stesse girando un film porno.
Questo è troppo. Okay, io e il coach non stiamo insieme, ma siamo nella fase del “Fatti i cazzi tuoi”, forse ci piacciamo, forse no, è da vedere e verificare, però diciamo che l'ho prenotato, okay?
Cioè, se una cosa la prenoto, vuol dire che mi piace e che prima o poi me la prendo. Vatti a cercare altra mercanzia, santoiddio!
“Mi ci vorrebbe un massaggio credo...no?”
“Vediamo. Tira su la tuta”
Non li posso vedere. Lei sdraiata sulla panchina col respiro sincopato mentre lui, con mezzo busto sopra di lei, le massaggia un polpaccio regalandole un sorriso rassicurante. E' sempre stato un signore. E più lui la tocca, più lei si lamenta. Ma mica di dolore.
“Qui...qui...uhh!...ahhh!..”
Ora vado lì e le do una testata. I suoi riccioli biondi glieli tatuo in fronte, poi vedi come è sempre pettinata.
“Non è uno strappo” lui si muove sicuro sul suo polpaccio, le mani e i muscoli delle braccia che si tendono ad ogni movimento “No, non è uno strappo...”
Infatti. Uno strappo se vuole glielo faccio vedere io. Le strapperei le unghie con le pinzette una ad una. E lì non ti possono mica massaggiare.
“...sarai affaticata.”
Mentre lui massaggia, lei, come me, segue i suoi muscoli e i suoi movimenti e poi, audace, poggia la sua mano sul suo avambraccio sussurrando “Più piano...ahh!...mi fai male...”
Questo è troppo.
“Ehy mister!Qua ci ghiacciamo!Possiamo dire BASTA al riscaldamento?”
“No. Tre serie di trenta addominali”
“Ma non HAI finito?”
“No, che non ho finito” lui mi guarda e scorgo un lampo malizioso nei suoi occhi.
Ricordo di averne fatte 120 di addominali, con una verve allucinante. Sembravo dopata. Come sembravo dopata tutte le volte che lei si strappava. Quando una contrattura a una spalla, quando alla coscia, quando alla caviglia, e quel bisogno impellente del massaggino. Praticamente era una chiavica.O faceva finta di esserlo. No, magari lo era, perché era sempre in panchina, mentre io (ammazzarsi di addominali sarà servito a qualcosa, no?) ero titolare. E dove stava lei in panchina? Accanto a lui, te pareva? Aveva un debole, inutile negarlo, ma io non ero gelosa a quel tempo. Oh no. L'avrei impiccata con la rete da pallavolo, ma così, per scherzo.
“....bla bla bla...invece mia sorella tre gemelli...bla bla bla...”
Che cazzo sta dicendo?
“....bla bla bla....ma il marito l'aiuta...bla bla bla...ma Andrea non c'è?”
Alt. Ha detto Andrea?
Di colpo c'è di nuovo lei, davanti a me. Dio, com'è cambiata! Però è sempre bellina. E ha sempre quell'aria da finta tonta, che però adesso le dona. Davvero.
“Andrea? Sì, dovrebbe essere qui tra una mezz'oretta. Tempo di uscire dal lavoro.”
“Mi farebbe piacere rivederlo!”
Ettecredo.
“Se ci perdiamo di vista, cercami così lo saluto!”
“Certo. Come no. Te lo mando, guarda!” Anzi, gli un TomTom così ti trova meglio.
“Allora dai, vado che ho lasciato il gruppo di amici, ma guarda, sono lì” Bacio bacio.
“Isa, mi ha fatto troppo piacere rivederti!Davvero.”
Ecco. Vent'anni fa ho rischiato di affogarla sotto la doccia, oggi no. Le avrei voluto chiedere se è campata meglio con tutti quei massaggi, ma poi mica avrebbe capito. Perché la gelosia era di allora, perché anche lei aveva vent'anni e gli ormoni le schizzavano fuori dai pori, perché ora sarebbe veramente sciocco (ma come parlo?) essere gelosa di una cosa del genere, non è nemmeno una ex.Vojo dì, cerchiamo di non essere ridicole.La gelosia ossessiva, fatta di scenate e rinfacciamenti del passato, è una cosa che non mi appartiene.
Però quando il Santo è arrivato, vestito di scuro, con gli occhiali alla Man in black, col suo incedere sicuro e quell'altezza che fa mezza bellezza, ho cercato lei con gli occhi e ho pensato “Se lo vede, oggigiorno sviene e pretende la respirazione bocca a bocca". Ed è ovvio che solo io lo vedo così, altrimenti non l'avrei sposato. Agli occhi degli altri magari non è tutto sto splendore.Ma alla fine:chi se ne fotte degli altri. Tuttavia  lei potrebbe avere i  miei stessi gusti, come vent'anni fa. E quindi ero tentata di scarruffare il Santo, obbligarlo a indossare delle pantofole, una maglietta sdrucita e fargli bere una betoniera di birra per far sì che gli venisse pure la pancia. Un Homer de noattri, praticamente.Cosa non si fa con la fantasia.
“Ciao amò!Tu sapessi chi c'è!”
“Chi c'è?”
“Isabella!”
“Isabella?” Lo amo quando non si ricorda una beata fava. Soprattutto in questo caso.
“Isabella XXXXX!”
“Dai!”
“Tho!”
“Sta bene?” mi chiede sorridendo e baciandomi sul collo. E sento che ci ride, sul mio collo.
“Vedi questo ombrello?Vuoi che ti dica per filo e per segno dove te lo ficco?”
“Ovvia, ho chiesto se sta bene.”
“Sta bene, sta bene. E non vede l'ora di vederti”
“Immagino” Il Santo alza un po' la testa e si guarda in giro. “L'ho vista!”
“Dove?”
“Laggiù in fondo!...Però!”
“Sempre bellina, vero?”
“Più che bellina. E' meglio ora di vent'anni fa”
“Ora non esagerà!” cos'è sto calore? Mi stanno fumando le orecchie? Accipicchia, dev'essere l'influenza. E' tremenda quest'anno!
“No, davvero. Ma pensa te...bei fianchi...”
“Andrea?” quando lo chiamo col nome di battesimo, farebbe bene a cercarsi un avvocato.
“Sì?”
“Lo sapevo che dovevo prenderla a craniate vent'anni fa. Lo sapevo. E poi dici sempre che sei orbo, e ora la vedi laggiù. Ma dove laggiù?”
“Là, vicino alle scale. Guarda, quarant'anni li porta proprio bene. E che gambe!”
Avvocato divorzista, per la precisione.
Guardo laggiù, vicino alle scale dove dice lui. E vedo una signora, probabilmente una nonna, dai fianchi larghi, con una gonna che le sfiora il ginocchio. E vedo anche le gambe, fasciate da un paio di gambaletti color cammello morto. Sexy abbestia.
“Scemo. Allora non l'hai vista”
“No, e ti pare che la riconoscerei? Andiamo, và!”
Se ero un pesce ero morta da mo'. Perché come abbocco io, non abbocca nessuno.
E voi, ce l'avete un' Isabella da prendere eventualmente a testate?




giovedì 17 maggio 2012

Pretty Woman de noattri




“Corri, vieni qua!”
Spesso la mattina al lavoro non mi dicono buongiorno, bensì “Corri, vieni qua!”
Che non va interpretato con “Muoviti vagabonda che non sei altro!” ma quel corri significa sempre tre cose:
o c'hanno da dirmi un pettegolezzo così grosso che rimango con la borsa alla spalla e mi avvio all'armadietto solo mezz'ora dopo.
O c'hanno da prendere una decisione riguardante alcuni accostamenti cromatici: tipo il nuovo colore dei grembiulini, un nuovo colore per la linea di cartellonistica dentro e fuori dal negozio, il colore dei gerani da esporre fuori...
O sennò c'è stata una decisione grande da parte della Capa e io ne devo essere messa al corrente subito.
Qual era secondo voi? La terza. Come no.
“Oh, ma fatemi almeno posare la borsa!”
“No, no stai a sentì. C'abbiamo una cosa grossa tra le mani!”
C'è Rocco Siffredi dietro le marmellate?
“Tu sapessi...” cinguettano tra tutte.
“Oddio, che è? Mi fate preoccupare!”
“Macché!” La mia Capa prende la parola “Simoncina. Una cosa grossa, bella”
“Via, allora dimmelo!”
“C'è una mostra favolosa, grandissima, internazionale, i primi di Giugno...”
“Sì, lo so.Embè?”
“Dove saranno presenti il sindaco, il vicesindaco, l'assessore e più di cinquecento giudici internazionali...”
“Sì, sì, ho presente.Grande evento. E allora?”
“E ci sarà pure un servizio catering per tutto sto bendiddio di persone...”
“E bhè certo, sta gente in quei due giorni lì deve magnà, mi sembra giusto. Mi stai chiedendo se posso venire il sabato perché vuoi andare alla mostra? Tranquilla, ci sono io”
“Idiota. Siamo noi il servizio catering!”
“Ehhhhhhhhhhhh??????” Vojo morì.
“Ti rendi conto? L'organizzazione ha scelto noi come servizio catering.No dico, hai presente?”
“Hai...accettato, vero?”
“Eccome no!E' una bella soddisfazione!Noi laggiù, tra tutto quel parterre!”
Mi sta impazzendo la capa.
“Vabbè, ci dividiamo, voi laggiù, io sto al negozio.Qual è il problema?”
“Non c'è nessun problema”
“Infatti”
“Infatti.Ma io sto al negozio. TE vai laggiù”
Sta scherzando?
“Capa, hai dormito stanotte? No, perché ti vedo un po' confusa. Guardami!Guardami!Guardami!” le urlo in faccia schioccando le dita come un Jucas Casella qualunque “Perché sta cosa? Sei sempre andata te con le tue figlie a queste cerimonie importanti e io sono sempre stata qui, ricordi? Pecché?Pecché tutto ciò?”
“Perché io non ho più l'età. Per ste cose ci vuole gente giovane, dinamica, di bella presenza. Te sei una bella figliola, guarda che bella!”
“Capa, sei un po' paracula, lo sai?”
“Lo so.Ma rimane il fatto che ci vai te”
Ecco. Io non mi sento mica in grado. Cioè, ma mi ci vedete in quel frangente? Non dobbiamo servire ai tavoli, ma solo riempire i bicchieri di chi si avvicinerà al tavolo imbandito, smistare i vassoi, conversare amabilmente mentre esponiamo i prodotti tipici toscani, dare informazioni enogastronomiche e illustrare i vari tipi di vino che presenteremo. No, ma vojo dì. La mia Capa mi dà un casino di fiducia, io mi vedo già spalmata tra una tovaglia e un mazzo di fiori. Ma non è finita. Ci mancherebbe. A metà tra l'essere galvanizzata e demoralizzata mi esce un “Ditemi quello che devo fare, e io lo faccio”
La figlia sommelier prende parola “Facile. Per prima cosa ti insegnerò a stappare il vino con una certa classe”
Fa bene.Perchè io mi intreccio anche solo ad aprire con le forbici un cartone di Cantinello (taverna o cantina, siamo lì). Non vorrei fare un incontro di lotta con una bottiglia, per poi piantare il tappo in fronte al sindaco.Se lui fosse un tipo sveglio, magari, potrebbe agguantarlo al volo tipo il cameriere di Pretty Woman con l'escargot.Voglio dire, checcevò, mi salverebbe un casino l'immagine.
“Non so se ce la faccio”
“Simo, ti prego, sei astemia, non cretina!”
Sull'ultima affermazione non ci giurerei.Comunque lei continua “Poi ti farò avere la scheda dei vini che presenteremo.Sono quattro. Studiateli che se ti chiedono informazioni dobbiamo essere pronte”
Certo. Studierò il vino. Stai a vedè che casino. In effetti mi sento molto Julia Roberts. Tipo quando studia le posate col direttore dell'albergo. Non ci prenderò una mazza. Minimo darò la descrizione del bianco mentre sto versando il rosso.Quasi quasi mi tatuo le informazioni sull'avambraccio, un bignami a pelle, ecco.
“Basta?”
“Certo. Solo sui vini sei un po' carente...”
“Ti ricordo che...”
“...che ti basta mezzo bicchiere di spumante per ubriacarti.Ma sarà facile. Il resto lo sai, non ti manca niente, andremo alla grande...ah! Una cosa: l'abbigliamento”
“Andiamo col tacco 12? Ahahahhahhhahha!!!battutone!Aahhahahhhahhah!!!”
“Sì, col tacco 12”
Manca poco muoio. Mi è andata la saliva di traverso.
“Non starai dicendo sul serio? Vuoi dirmi che devo lasciare queste comode scarpette?” Mi guardo le scarpe con le lacrime agli occhi.
“Sì. Camicetta, pantalone a sigaretta, e tacco 12”
Abbattetemi. Il rischio che io possa inciampare non è più un rischio. E' una certezza. Mi vedo già volare col vassoio delle tartine in mano in mezzo alla sala. O se il tacco mi rimane impigliato nell'orlo della tovaglia? E la tiro via come un numero mal riuscito di un Mago Minchia? E se tracollo con i bicchieri in mano e atterro in braccio all'assessore inzuppandolo che manco il povero Jack nella scena finale del Titanic? Mi vogliono vedere morta, lo so.
Però non possiamo fare altrimenti. Sarà una tortura, ma queste cose hanno anche bisogno di una certa professionalità, una certa presenza ed eleganza. Infatti non capisco come facciano a dirmi che sono la persona giusta. Ah. Forse non hanno alternativa. Poesse.
Comunque.
Io
Vino
Tacco 12
Tre elementi che, se messi insieme, non si sa cosa può succedere. Anzi sì. Una catastrofe.
Staremo a vedere. Fatto sta che il lavoro extra (ben pagato) non si rifiuta mai, soprattutto di questi tempi.
Avrò tempo di riposarmi dopo, quando sarò ricoverata in ospedale.
Perché stare col tacco 12 un giorno intero, ti manda in ortopedia senza passare dal via.
Faccio già le rime da 'mbriaca senza avere ancora le schede del vino sottomano.
Cominciamo bene.
p.s. e sapete per finire che c'è? Che non ci sarà uno straccio di Richard Gere!

martedì 15 maggio 2012

IO FOODBLOGGER?GNAA'FAREI


Guardate sta foto:
Cosa è?
Su Fb (dove pubblico tutte le foto dei miei piatti più riusciti, mica scema) si sono prodigate le mie ciccine a indovinare. Ma non è di questo che volevo parlare.
Qualcuna mi ha detto che anche lei si è data alle torte salate, ultimamente. Ma non è nemmeno di questo che volevo parlare.
La stessa persona, la mia adorata Cinzia, mi ha chiesto la ricetta. E' di questo che voglio parlare.
Darla o non darla? La ricetta dico. (mi immagino già quanta gente arriverà su questo post che parla di cucina digitando su Google darla o non darla? Fantastico)
Io non la do.Almeno non pubblicamente.
Cioè, dopo il post del ciambellone, ho capito che è un casino dare una ricetta. Corri un rischio, hai capito? Perché funziona così:
mettiamo il caso che io vedo la ricetta di una crostata in un forum postata da MissNanettaPink (digitando semplicemente 'Crostata' su Google) Penso 'Oh che bello, la voglio provare!”
La faccio e vi do la ricetta. Ennò! Bisogna citare la fonte.
Vado sul forum. MissNanettaPink è un nickname che non porta da nessuna parte ma è solo il nome che lei ha usato per registrarsi sul forum.
Cito il nome del forum allora. Ennò!Perché magari la titolare, diciamo, della ricetta, si imbatte nelle mie pagine e si incazza pure perché la ricetta è sua, presa dal suo blog e io non l'ho manco menzionata. Allora a me mi verrebbe da telefonare a MissNanettaPink, farle il cazziatone e dirle “Uè bella, per colpa tua mi son presa una risciacquata coi controcazzi. Potevi scriverlo che la ricetta era di Pincopallina?”
E lei mi avrebbe risposto o “Io su un forum, in anonimato, ci scrivo quel che cazzo mi pare”
o “Questa ricetta me l'ha passata un'amica mia, tu che minchia vuoi”
oppure “Non mi ricordo dove l'ho letta,e ci mancherebbe pure rendere conto a te”
Avrebbe torto? Non lo so.
Altro esempio. Mettiamo il caso che StregaCattiva abbia un blog e che sia un'amica mia. Vado da lei, vedo la nostra crostata e mi dico 'oh che bello, la voglio provare'.
La posto sul blog e linko StregaCattiva dicendo che l'ho presa da lei. E ora attenti. Sul suo blog, nella descrizione, lei linka dove l'ha presa, mettiamo Brontolo,
che a sua volta l'ha presa da Dotto,
che a sua volta l'ha presa da Pisolo,
che a sua volta, magari con due modifiche, l'ha presa da Mammolo,
che a sua volta sei mesi fa l'ha presa da Eolo,
che, tho!, mica è sua, l'ha presa da Cucciolo,
che a sua volta, vista la bellezza, l'ha presa da Gongolo,
che a sua volta l'ha presa da Biancaneve,
che l'ha ricevuta in regalo dal Principe, il quale, l'ha inventata lui. Forse.
Ora. Mi chiedo: io per pubblicare sta crostata (che a questo punto, permettetemi, mi sta pure sulle palle) devo andare a ritroso nei link fino a che non trovo da dove nasce? No, ma fatemi capì.
Io linko solo dove l'ho presa, il blog che m'ha ispirato e questo deve bastare. Almeno credo. Senza parlare poi dell'affetto, dell' amicizia, empatia, simpatia, e chi più ne ha più ne metta, che mi lega a StregaCattiva. Se vado nel suo blog, evidentemente lo seguo e ci sono affezionata, inutile dirlo. Quindi ci tengo a linkare il suo blog piuttosto che linkare il Principe Azzurro che manco conosco. Dico bene?
Altro esempio.
Vedo mia madre “Ho fatto un dolce oggi magnifico!Una crostata. Questa è la ricetta” prendo in mano il foglietto che mi porge “Mmh.. dev'essere buona. Chi t'ha dato sta ricetta, mà?” domanda che non faccio mai, ma tant'è. 
“Me l'ha data Fiorella, che l'ha presa da un libro di cucina”
Il libro di cucina in questione è quello da poco pubblicato da una foodblogger. E IO NON LO SO. Semplicemente, nel mio essere 87 metri sopra il cielo (altro che Moccia) con la testa tra le nuvole, io non lo so. Perché magari mi interesso di altro, perché magari mi è sfuggito, perché magari, nonostante le tante copie vendute, a me non sei arrivata. Io non ti conosco.E  non posso saperlo, perché pure la signora Fiorella  conosco a malapena. Ricordo solo che aveva un figlio piuttosto figo, a dir la verità.
Per farla breve questa foodblogger arriva, non si sa come sulle mie pagine, e mi fa il cazziatone perché non l'ho menzionata. Perché la ricetta di questa cazzo di crostata è, giustamente, sua. Ed è inutile che io mi spertichi a dire che la ricetta me l'ha data mia madre,
che a sua volta l'ha presa da Fiorella,
che a sua volta ha ricevuto in regalo questo libro per la festa della mamma dal figlio figo. E se le chiedi il nome dell'autore, a meno che non sia la Clerici, nemmeno se lo ricorda.
Agli occhi dell'autore però, e a quelli che magari passano da questo blog, io sono semplicemente una ladra.
Perché per me sarebbe semplice e veritiero dire “Questa ricetta me l'ha data mia mamma!” ma sentite come suona falsa e paracula anche se fosse la verità?
E badiamo bene, che tutta sta gente che ho menzionato sopra, non ha idea di cosa sia internet, di cosa sia una foodblogger, e di tutto sto cucuzzaro.
Facciamo un altro esempio.
Io sono in sala d'attesa del dentista (che saluto, ciao!) sfoglio distrattamente una rivista mentre aspetto il mio turno, ci siamo? Vedo la ricetta di questa minchia di crostata, la leggo attentamente, decido che mi piace, prendo foglio e penna (immancabili nella mia borsa) mi appunto gli ingredienti e non mi curo assolutamente dell'autore (che in questo caso chiameremo Signora Giovanna da Forlì). Sapete no, come vanno queste cose. Quelle riviste dove puoi mandare la tua ricetta della settimana. Roba che potrebbero fare le nostre mamme, le massaie, gente comune che manda le ricette con la fotina, quelle cose carine insomma.
Ma ritorniamo a noi.
Chiaravattelapesca (che ha un blog di cucina e che io non conosco ) compra sto giornale, rimane incantata come me dalla crostata della Signora Giovanna da Forlì e decide prima di cucinarla e poi postarla subito , magari citando pure la rivista. Oppure no, non è tenuta a farlo.
A me, in una giornata uggiosa di pioggia, mi viene in mente che potrei fare quella stronza di crostata, che ho letto quel giorno in sala d'aspetto del dentista e prendendo i miei appunti (stropicciati e dimenticati sotto il vuotatasche) mi metto all'opera e poi la posto sul blog. Magari cito il giornale.Oppure no, non sono tenuta a farlo. D'altronde la rivista non l'ho più nemmeno sottomano. La ricetta l'ho solo parzialmente ricostruita nella mia testa.
Ma.
Ovviamente l'ho postata 'dopo' Chiaravattelapesca, che se si imbatte per caso nel mio post, che mi fa? Bravi, il cazziatone. Perché io potrei averla presa da lei e non averla menzionata. Ed è inutile che io mi spertichi a dire che l'ho vista su una rivista, dal dentista (e ti fo' pure la rima) e che l'ho postata solo perché mi è tornata a mente e che lei manco la conosco. Non sarei credibile, a quanto pare. E se lei, in privato o in pubblico mi chiedesse “L'hai presa su una rivista? E quale?Vediamo un po'?” io non saprei risponderle. Perché non solo non mi ricorderei la rivista anche se integra, ma spesso le riviste nelle sale d'aspetto sono pure senza copertina e tutte sminchiate. Quindi balbetterei un “...mmmh.. non lo so... forse Grazia...o Graziella...o Graziealcazzo...donna moder...non mi ricordo” Quindi facile dire “L'ho presa da una rivista” ma se poi non ti ricordi quale, la tua affermazione perde forza e credibilità,anche se in questo caso è la pura verità.
Senza contare che (colpo di scena siore e siori!) magari la Signora Giovanna da Forlì non ha un blog ma li segue, si imbatte nel mio e mi fa il cazziatone.
Oppure che la figlia Margherita (rullo di tamburi) è una che bazzica sui blog, si imbatte nel mio, riconosce la crostata della madre e che mi fa? Bravi, il cazziatone, perché io non ho menzionato un'emerita fava.
In tutto questo pappiè però c'è un errore di fondo: che pochi si imbattono nel mio blog, quindi magari il rischio è veramente molto basso.
Comunque. Io voglio capire come funziona sta cosa. Mettiamoci che sono dura, mettiamoci che mi sono scontrata in maniera amorevole con questi episodi, mettiamoci che ne sento parlare in giro, mettiamoci che vedo le mie adorate foodblogger (cosa farei senza di loro) postare ricette bellissime con molta sicurezza. Mettiamoci che vorrei avere solo un pizzico della loro abilità, non solo nel cucinare ma nell'esporre in maniera così meticolosa e precisa i loro testi.
Mettiamoci che se io devo fa' tutta sta trafila, mi passa la voglia.
Mettiamoci che se qualcuno me lo spiega gliene sarei molto grato. Perché io la questione la vedrei come vedo la vita: tanto facile.
Vi prego, oh voi del mestiere, illuminatemi d'immenso.
Vi è mai capitato?
Cosa ne pensate?
Ho detto na cazzata?
E' più facile a farsi che a dirsi?
Si rischia la galera? Oltre a sentirsi urlare nelle orecchie “La ricetta e miaaaaaaa!!!”
Quando è che si attribuisce la paternità a una ricetta?
Insomma, se voglio pubblicare una ricetta a Natale, devo iniziare le ricerche ad Agosto?
No perché già son rincoglionita, ma qua ci perdo il cervello.
Per finire dico due cose.Primo: gli esempi sopra citati sono appunto esempi e quindi frutto della mia fantasia e mente malata. Sono ipotesi. Cose che potrebbero accadere o che magari sono accadute a qualcuna di voi.
Secondo: la ricetta della foto sopra, mica la volete vero? Perché mi mettete in difficoltà, sappiatelo.
Terzo: grazie del vostro eventuale contributo. Mi renderete la vita più facile.

p.s. Erano tre le cose. Tre.



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