sabato 31 marzo 2012

DIMMI UN NUMERO.39!!



Auguri a me!Auguri a me!!

Lo so, non è che dovrei vantarmi, in fin dei conti non ne faccio 23 ma 39, ma che devo fa'.Ci sono, e me li tengo (Paro la mì povera nonna)

Tesori miei, miei amori, sto scrivendo questo post con le lacrime agli occhi. Non dalla commozione (cerebrale), ma dalla stanchezza.

Ma stasera, la sera del 31 intendo, mi aspetta una bella seratina fatta di cibo, amici, risate, dire, fare baciare e testamento. Il mio dopo una cena anche a base di spumante. Fammi bere un po' poi vedi come mi pianto nella porta. Non riconoscerei un Santo da un santino. Ed è per quello che non bevo,ma insomma cercherò di festeggiare alla grande. Scatterò un casino di foto sceme (e come le devo scattà io?) e avvelenerò i miei ospiti con menù a sorpresa. Loro tanto lo sanno e hanno già prenotato al PS una lavanda gastrica.

Che dire...me ne sento 39?

Ma anche no!

Una delle mie migliori amiche mi ha mandato il seguente sms “Cosa preferisci per il compleanno?Carrellino a due ruote o vado sul classico bastone con testa di anatra?”

Poi dici come mai le avveleni.

L'altra me ne manda un altro “Ma sabato si festeggia il tuo compleanno o è una cena così?”

La mia risposta è stata “Si festeggia quello di mio cugino di quinto grado che manco conosci ma che ci terrebbe a vederti!”

C'ho delle migliori amiche che guarda, son tutte un programma.

Evabbè.

Comunque.

Ho già ricevuto dei regali, (ma il regalo più bello siete voi trottolini amorosi du du du da da da) l'ultimo tre ore fa che mi fa schiantare dal ridere, troppo buffo. Ennò!Poi ve li farò vedere.Poi.

Come vi racconterò 'poi' com'è andata la serata (come se fregasse a qualcuno tutto sto pappiè).

Ehm...mi sto rendendo conto che questa cosa del compleanno dichiarato e festeggiato 56 volte l'anno me la porto dietro fin da bimbetta. Che ci devo fare, io l'ho sempre festeggiato con un po' di casino e un bel po' di volte. Tipo che il mio compleanno dura una settimana. Hai capito, manco fossi Kate d'Inghilterra.

Ora vado, devo cercare di dormire almeno 14 10 9 8 ore per essere in forma e più smagliante che mai (un miracolo ci vorrebbe!).

Stai a vedè stasera che casino. Comunque sia, io mi sono fatta un regalino. Mi sono comprata un paio di scarpe nuove!L'ho viste in un sito e quando ce vò ce vò! Son cose che ti risollevano l'umore, è il regalo più gradito alle donne e io me lo sono fatto. Sìììììììììììììììììììììììì!!! Ho acquistato queste:



Quello che ci vuole per il 39° compleanno.

Belle, nevvero???

mercoledì 28 marzo 2012

LA PAGELLA DI BABY SIMO


Ieri stavo pensando (che già il fatto che io pensi è qualcosa di miracoloso) che Alice (scolasticamente parlando) per alcune cose ha preso da me. Per esempio il disegno, poi...il disegno, poi...sì bhè il disegno, e poi...il disegno.

Questo per farvi capire in che condizioni versavo io a scuola. Invece lei è brava in tutto, più che altro si impegna, anche se ovviamente ha le sue materie preferite. Ma io non è che ero dura eh? No no. Volevo fa' come mi pare. Sai la novità.

Mi piace italiano? Okay, scrivo un tema dove non mi bastano otto fogli protocollo. Oh che bei voti a italiano!I miei temi venivano letti in classe.

Matematica? A parte il fatto che per me la matematica è un'opinione. Comunque. Che brutta la matematica, non mi garba e non mi è mai garbata. E quindi anche no. Un sei non l'ho mai visto in tre anni. Un sei. Figuriamoci di più.

Arte (o disegno o Artistica) ohhhh che bellezzaaaa!!Dei disegni e delle robe fantastiche!Il mio battistero di Pisa fatto a china è rimasto appeso in classe per molto, molto tempo. Ero artista dentro, abbestia. A Montmatre dovevo sta', altro che scuola.

Inglese? Cioè, io già ci do di italiano, non capisco perché devo imparà un'altra lingua. La povera professoressa Rosanna una volta è svenuta in classe:avevo tradotto Martin Luther King in 'Il Re Martin Lutero'. Poraccia.

Tecnica: cosa me ne frega a me di come è composto il legno o la carta, cioè mica c'ho da mettere su una cartiera. Quindi pffff!! che palle. Però la mia centrale idroelettrica con tutte le lampadine funzionanti che pareva un plastico di Vespa ebbe un enorme successo. Cioè, ero brava come Geppetto o Archimede ma a livello pratico, la teoria lasciava un po' a desiderare. Ergo: braccia tolte all'agricoltura.

Religione: non me lo ricordo, ci tiravamo le cimose.Ma tanto non avevo idea di farmi suora.

Storia e geografia. Anche qui, andavo a gusti. Mi piace la Lombardia? La studio: 8. Non mi piace la Toscana? Non la studio: 5. Cioè, se mi entrava nelle grazie bene, sennò era un casino.

L'impero romano? Ganzo! 7 e mezzo! Il medioevo? 'L'alunna, chiamata per l'interrogazione, si giustifica dicendo “Ieri non ho potuto studiare perché mi è morta la nonna”. Presumibilmente la stessa nonna che è morta anche il mese scorso, quello prima, quello prima ancora e pure l'anno scorso'.

Musica: col flauto ero brava, manco il pifferaio magico, guardate. Il problema era la teoria. Ai compiti (con la prof che batteva una manina sull'altra come se fosse la Rottermaier “Ta-ta-ta-ta-ta”) mi sarebbero servite due nacchere per accompagnarla, perché di più non comprendevo. Ero più alla “Datemi uno strumento e vi suonerò il mondo”.

Educazione fisica. Scarsissima nella coordinazione (vi vorrei ricordare che inciampo pure adesso nelle ciabatte) arrivavo comunque a fare dei numeri giocando sull'istinto, o sul culo se vogliamo. Come in tutti gli anni in cui ho giocato a pallavolo. Giocavo d'istinto, di pancia, di cuore, la tecnica magari non era perfetta, ma sono riuscita comunque a togliermi delle soddisfazioni. Tutto questo ha fatto in modo che mi chiamassero “Martello senza cervello”.

Diciamo che ero già pittoresca a quell'età. Anche un po' naif. Un' artista pazza incompresa, ecco. Creatività la parola d'ordine. Perché più di lì non arrivo manco ora.

E me ne sto rendendo conto anche adesso che ho una macchina fotografica nuova (Una Nikon regalata dal Santo e Alice) con la quale scatto delle foto, così, in modo istintivo, come mi gira, come mi va e parlando con quelli del mestiere mi fanno “Che obiettivo hai usato? Huhauah hjjsijshhs hhdijshhhsdbv hdsjidjhbsb jhdjkijdjds?” Questo è quello che comprendo dopo, perché io quando parlano il fotografese non capisco un cazzo. E la mia risposta è “Bho!Ho scattato la foto, spippolando un po' sulla macchina...non va bene?” Ed è ovvio che non va bene.Mi toccherà studiare il libriccino. Che se mi conosco un poco, giacerà intonso nella scatolina.Io smanetto che fo' prima.

Vabbè, che ci vogliamo fare, lo dicono anche le mamme delle mie amiche che sono strana.

Voi a scuola andavate bene? Le vostre materie preferite?

Astenersi secchioni, plis!

mercoledì 21 marzo 2012

LA RAGAZZA CON LA PISTOLA




Ora vi dico una cosa nuova di me.Un segreto. No, non è un segreto, è una cosa che non sapete. E' una cosa che voglio fare da un bel po' e che non ho ancora fatto.Ma la farò. Forse. Perché se da una parte c'ho amici che mi dicono “Se ti piace, vai.E' facile, l'hai pure vicino casa” dall'altra c'ho amici che mi dicono “Te non sei normale” (sai la novità). Mia madre è tra il primo gruppo, faccio per dì.

Voglio andare a sparare al poligono di tiro.

Perché?

Non ne ho la più pallida idea.

Sarà perché sono figlia dei telefilm americani. Sarà perché ho tenuto in mano una pistola vera (scarica, tranquilli), sarà perché me l'hanno puntata una addosso (carica, tranquilli un cazzo!), sarà perché sono attratta da qualsiasi cosa dove si deve prendere la mira. Se ero nata uomo sta fissa non mi prendeva, mi passava la voglia tutte le volte che al cesso dovevo mirà la tazza.Comunque. Mi piace un casino anche il tiro con l'arco.Ma per cogliere due barattoli, tipo luna park, eh? Non sarei mai capace di sparare a qualcosa di vivo.Manco un uccellino in fin di vita.

Anche il fucile ha il suo fascino. Vedeste come sono brava a Gardaland!Miro qui e colgo là.Ma perché mi manca l'allenamento.

Insomma dicevo, mi garberebbe provare a sparare.Nel bersaglio, ovvio. Tipo quei film dove lei è magra, gnocca, lievemente androgina, indossa gli occhialoni e le cuffione, spara quei sedici, diciassette colpi BANG BANG BANG! E centra la sagoma proprio al cuore. Poi passa il collega (figo) che le dice “Sei gamba, Simon” e subito dopo aggiunge “Sei libera stasera?” Lei ripone la pistola, con uno sbuffo si sposta la frangia dagli occhi e con tono duro gli risponde “Non c'è trippa pè gatti.Aria” Voglio dire, non è fantastico?

Vabbè, non sono magra e gnocca, ma solo lievemente androgina (dove sono le mie tette, dove?), e non c'ho manco il collega figo, e a dire il vero faccio la commessa e non la poliziotta, ma nulla mi vieta di andare a provare, no? Vuoi mettere una commessa che sa usare una pistola? Metti che entra un ladro e io ualà, prendo...prendo...chennesò, una baguette facendo finta che sia una pistola, urlo PEMPEMPEM!!! lui ride, si distrae, a quel punto prendo il tagliere del pane, glielo sfracasso sulla testa ed è fatta.Una commessa deve essere sempre pronta.

O sennò il tiro con l'arco. Troppo figo. Ma ve lo immaginate? Tipo Robin Hood. Io a cavallo (bhè, non ho un cavallo. E anche se ce l'avessi non saprei cavalcarlo. Prendere nota: prima di imparare il tiro con l'arco, imparare a cavalcare) che sfreccio nella foresta di Sherwood. Sììììììììì!!! Oddio, foreste qua non ce ne sono, al massimo ci sono campi di barbabietole. Vabbè, io che sfreccio nel campo di barbabietole, quando vedo chessò...Re Giovanni...mmh...quando vedo un omino sul trattore (è meglio) che mi taglia la strada “Oh Voi!Fermatevi!Io sono Simon Hood e rubo ai ricchi per donare ai poveri!Ehm...sì, mi dia due barbabietole!” (ma che siamo al mercato?) “Mmh...insomma, non provocatemi!” Lui scenderebbe dal suo cavallo trattorato e spaventato a morte mi riempirebbe di mazzi di barbabietole come se fossero fiori. Ma dietro di me è pronto un agguato, cercano di sorprendermi (comandati sicuramente da quella stronza rifatta di Xena) ma io alzandomi in piedi sui pedali sulle staffe, agguanto una freccia dietro di me e con un solo tiro ne faccio fuori una ventina. La freccia entra e riesce dai loro corpi come un ago nel punto croce. Sìììììììììì!!!! Voglio dire, è stupendo tutto ciò, vero? Il tiro con l'arco dovrebbero metterlo tra le materie delle elementari. Ogni donna dovrebbe saper tirare, ovvio!Può sempre tornare utile!

E del fucile ne vogliamo parlare? Tipo Calamity Jane. Quando una donna imbraccia il fucile, ha il suo fascino, non ce n'è. Io mi ci vedo un casino a proteggere la mia proprietà col fucile. Ora, io non è che c'ho na prateria nel Montana, ma insomma, il mio pezzo di prato merita comunque di essere protetto. Mi vedo già in casa tranquilla a sorseggiare del buon thè, leggendo un ottimo libro, quando sento un rumore. Una donna normale, primo: si farebbe i cazzi suoi. Secondo: penserebbe 'è il gatto'. Invece io no.Wow!Imbraccerei il fucile e gridando “Chi va là!?!?” uscirei fuori con una camicia a quadri, sputando magari anche un pezzo di sigaro per terra. E POMPOMPOM!!!! sparerei in alto per allontanare l'intruso! (Devo al più presto procurarmi una camicia a quadri. E anche un sigaro. E devo pure cominciare a fumare). Insomma, a chi non fa comodo un fucile in casa? E ripensandoci non bisogna mica per forza essere grezze. Una può essere anche molto femminile e il fucile può servire anche per scacciare un uomo troppo insistente, tipo il filmato qui sotto (Adoro)

Bhè, che dire... mi sa che guardo troppi film. Decisamente troppi.

Magari ci ripenso.

Magari mi compro una pistola ad acqua.

Magari.

Il Santo comunque sono anni che lo sa e non cerca di dissuadermi, ha solo una sua teoria.

“Andrea, che ne pensi?”

“Amore tu hai già un'arma impropria:la bocca.Quando la apri spari cazzate, non ti basta?”

Uff!



mercoledì 14 marzo 2012

ANCHE SE NON ME LA CHIEDI TE LA DO










La confidenza. Sì, la confidenza. E' un vizio, sapete? No, perché mica ti porta solo cose belle. E la do a tutti, belli e brutti, uomini e donne, giovani o vecchi, alti, bassi, in tuta o in giaccacravattati. Non ce n'è. Sono una tipa estroversa e chiamo 'amici' tutti quanti. Oh ma so riconoscere quelli veri.Eh.

La do anche ai dottori. Tipo che, adesso, dopo tre visite, chiamo il mio dermatologo per nome. Così, pacca sulla spalla e mi esce un “Come va? Ti sei tagliato i capelli?”

Ovvio che lui mi da del tu e mi chiama per nome. Poraccio.Che pazienti strani gli capitano.

L'ultima visita che ho fatto è stato l'otorino. Sono entrata e ho esclamato “Tho!Mi pare di conoscerti!Ma dove ci siamo già viste?” La dottoressa mi ha detto “Anche LEI non è una faccia nuova” e poi ho continuato “Non vorrai ficcarmi dentro quel coso???” che lo so che è un'esclamazione un filino forte, ma vi assicuro che c'aveva un aggeggio strano in mano. E lei mi ha rassicurato dandomi ancora del lei. Io in studio mi son fatta anche due risate, perché quando racconti del tuo naso o della consistenza delle tue caccoline, che vuoi fare?Devi ridere per non metterti a piangere.Lei non ha riso e mi ha allungato con la mano la ricetta. Vabbè, avrà avuto il ciclo.

Invece il mio ginecologo mi accoglie sulla porta e mi bacia. Levatevi dalla testa l'immagine di una liaison tra me e lui. Il mio gine potrebbe essere mio nonno.Un nonno che mi da sicurezza, io gli do del lei, lui mi chiama Simoncina e mi da del tu. Mi dice che lo faccio schiantà e che mi terrebbe in studio a giornate per farlo ridere tra una ravanata visita e l'altra. L'ultima volta l'ho visto in centro e si è sperticato per salutare me e la mia famiglia. Ha guardato il Santo con compassione, ma son dettagli. Mi manda l'esito degli esami via sms e si ricorda di farmi gli auguri per il mio compleanno.E' normale? Con una come me, sì.

Col mio medico condotto invece parlo solo attraverso il telefonino (nsi trovano mai sti dottori).Sms tipo “Mi serve la ricetta dell'antibiotico.Lasciala a mamma che passo a prenderla” La mamma è la sua. O sennò “Ho preso tre antidolorifici ma ancora non mi è passato il mal di testa. Che devo fa'?” è già tanto se non mi risponde “Sparati”. Mando sms per non disturbarlo, diciamo.

Non parliamo poi del dentista che, essendo amico mio, ogni volta che ci vado pare tutto tranne una visita odontoiatrica. Tipo “Oggi che c'hai da fa'?”

“Un' otturazione, ricordi?”

“Se me lo ricordavo non te lo chiedevo!”

“Se tu te lo segnassi non me lo chiederesti!”

“Guarda che butto via l'anestesia, poi vediamo se rispondi!”

“Guarda che straccio il preventivo, poi vediamo se continui a trattare i tuoi pazienti così!” E mica siamo soli. No, in sala d'aspetto ci stanno sentendo una dozzina di persone. Ma poi finisce a tarallucci e vino, pacche sulle spalle, risate, progetti di vacanze, la scuola dei figli, e “Ma non ti dovevo fare anche la pulizia?”

“Eh, già”

“Non c'ho più tempo. Abbiamo chiaccherato troppo. Torna la prossima settimana, vai!”

Cioè, LUI ha chiaccherato.Io ero a bocca aperta con la cannuccia messa di traverso.

Dal reumatologo mi sono sdraiata sulla scrivania.

Al controllo della vista per la patente ho barato “Ma te che scuole hai fatto?Ti ho già visto...comunque A GI E ERRE YPSILON” aprendo la mano sull'occhio chiuso.

Qualche giorno fa mi sono rivolta a uno mai visto prima, che stava interloquendo con me più o meno seriamente con “Ma dici sul serio o mi prendi per il culo?” Era un editore.

Poi do confidenza ai miei clienti in negozio, e quello è molto comprensibile, no? Voglio dire dopo dieci anni che ti incarto il tuo pane preferito, minimo ti chiamo per nome. Il problema è che da noi vengono tantissime persone. Pure i vigili urbani sia in borghese che in divisa (e si comprano il panino con la mortadella). Quindi pure loro chiamo per nome.E gli do del tu in negozio.

Aehm. Pure fuori, ora che ci penso. Tipo che magari loro sono a un posto di blocco, io ne riconosco uno e ci sono varie opzioni:

-il PE PEEEEEEE!!! del clacson per salutare (e magari loro son lì che fanno le multe).

-Il “Ciaoooooooo!!!!” urlato dal finestrino abbassato (con capello modalità 'ventata').

-Il “Buona giornataaaaaaaaa!!!” (e magari loro stanno scortando un funerale)

E da questa cosa non scappa nessuno.Pure con le maestre, (adesso i professori) i genitori di altri ragazzi, insomma qualsiasi persona che gira e rigira ha a che fare con me. Cioè, non è che ti piombo in negozio per la prima volta e ti bacio sulle guance. Voglio dì. Però se fai parte, anche di striscio, del mio microcosmo sei vittima della mia confidenza. Che, se sei un tipo aperto, ti può anche piacere, altrimenti riconosco che sono veramente una piaga. Ci sono alcuni momenti o casi in cui mi rendo conto (troppo tardi, ovvio) che sono stata un po' troppo confidenziale.Che non a tutti piace questa cosa. E ci sono alcuni momenti che invece questa confidenza viene rielaborata per farci dei film che manco a Hollywood. Tipo “Tieni, questo è il mio numero di telefono” Occhiolino.

Bene. Ridimmelo a voce dopo che ti ho preso a sprangate le gengive.

Comunque sto cercando di migliorare. Sta sindrome di Pollyanna a quasi quarant'anni andrebbe un filino rivista, o no?

Piesse: su Wikipedia la Sindrome di Pollyanna è definita: ottimismo idiota. Te pareva?






domenica 11 marzo 2012

"TU SEI QUELLA DELL'AIUOLA?" (Seconda volta al Taste - Firenze)

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AIUTO.

E' la prima cosa che mi viene in mente dopo la giornata di ieri dopo ORA ME NE VADO!

Come vi avevo detto, ieri ero a Taste con quelle scellerate delle amiche mie.Non potete capì. Iniziamo?Iniziamo.

Mi ritrovo alla stazione con le prime due: Malù (con un nuovo colore di capelli così rosso che sembrava le prendesse fuoco la testa e che mi ha fatto dubitare di dover prendere il treno con Milva), e Titty con una borsa così grossa e strapiena che sembrava fosse appena tornata da un meeting di fitness e si fosse portata via pure l'istruttore.

Il viaggio in treno è stato piacevole e pure molto silenzioso:dopo venti minuti avevamo il vuoto intorno a noi, gente che pur di non sentirci si buttava dal finestrino.Devo dire che solo con il prezzo del biglietto ho potuto assistere anche a uno spettacolo teatrale. Malù, se non la interrompi fa dei monologhi che manco Gassman, mentre Titty era un pubblico perfetto:si appisolava spesso e ogni tanto, destata da qualche scossa, si svegliava all'improvviso e applaudiva a caso.

Dopo circa un'ora siamo scese non troppo convinte anche se un cartello di 87 metri per 56 ci diceva che eravamo a destinazione e un ragazzo continuava a ripeterci che sì, era la fermata giusta.Abbiamo scoperto dopo che voleva liberarsi di noi.

Una volta scese dovevamo trovare Nunzia ad attenderci commossa, confusa e felice e invece di lei nemmeno una traccia. Non siamo riuscite a vederci tra una folla di sette persone. Poi che una non si domandi come mai sono amiche mie. Comunque ero organizzata. Infatti, tipo parente sfigato atteso all'aeroporto, avevo preparato un cartellone per far sì che lei venisse a me.



Infatti lei lo ha visto, è venuta a me, si è vergognata manco fosse in mutande e come risposta per poco non mi da' due schiaffi. Che bello!Tutte riunite!Ora non ci resta che prendere l'autobus. Eh. Fosse facile. In quattro, dopo aver chiesto informazioni, abbiamo capito questo: “Prendete il 18, scendete tra due fermate, poi il 20 e scendete alla quarta, altrimenti sono 25 minuti a piedi diviso per 4 moltiplicato per tre, svoltate a destra, sennò andate in stazione col 15, prendete il 23 con scappellamento a destra, ambarabà ciccì e coccò 4 blogger sul comò, e siete arrivate.”

Praticamente non abbiamo capito una fava.

Abbiamo deciso di prenderci un caffè per svegliarci un attimo, ma la cosa non è riuscita molto bene. Mi è toccato servire il caffè al tavolo a Malù che si era assettata già stanca morta (e non eravamo ancora partite). Nunzia ci ha detto “Guardate bello questo nuovo gioiello che ho creato!” tempo di dire “Wow!” che le si è smontato in mano (è una perfetta promoter di se stessa). Titty che ha cominciato a scattare foto della minchia dove siamo venute così bene che il comune di Firenze ha deciso di usarle per tappezzarci le scuole nella giornata: Diciamo NO ai topi- Campagna di derattizzazione.

Dopo aver bevuto il caffè e consultato il Divino Otelma prestatoci dall'isola dei famosi, finalmente imbrocchiamo il pullman giusto e ci dirigiamo a Taste. Per la cronaca: ci hanno ceduto il posto, una (dopo la prima curva) aveva il vomito, a un'altra faceva male l'anca e un'altra ancora è stata palpeggiata da un ottantenne. Sembravamo quelle di Villa Arzilla in gita col prete. Abbiamo avuto una botta di vita quando, chiedendo informazioni, ci è stato detto “Per il Taste? Seguite la verga!!”

Vabbè che siamo quattro donne ma non è il caso di essere volgari. La verga la fai seguire a tua sorella!!Poi abbiamo capito che intendeva quelle del treno. Maliziose noi.

Ridendo, scherzando e inciampando come quattro 'mbriache, arriviamo a Taste tampinando dei poveri disgraziati che sapevano la strada. Poi ci hanno denunciato per molestie, ma son dettagli.

Finalmente arriviamo e cominciamo a fare le persone serie. Togliamo i cappotti e ci attacchiamo sul petto i nostri badge molto ma molto professionali:


Ci aggiriamo tra gli stand come delle intenditrici, scambiando opinioni e frasi colte. La prima che ha fatto tutto ciò è Nunzia che, avvicinandosi a una standista gnocca ha dato prova di essere del settore esordendo così “Mmh..sì, bei prodotti, posso farle una domanda?”

“Certo!Mi dica”

“Sa mica dove sono i bagni?”

E vuoi che il nostro minchia tour non cominci dal cesso?Eannamo. Come quattro ottuagenarie con problemi alla vescica, la nostra prima sosta è stata tra un lavandino e un water. Tempo del pit stop tre quarti d'ora, perché spogliati, “Reggimi la borsa” “Prendi la macchina fotografica” “Tienimi la giacca” “Agguantami il Salvavita Beghelli” “Prendi qui” “Metti là” e i minuti corrono via che è una meraviglia. Poi ci si sono messi pure i lavandini a funzionare male. Erano di quelli senza rubinetto, dove devi mettere una mano sotto per far arrivare l'acqua. Non c'era verso. Metto la mano, niente. Ne metto due, nulla. Ho provato pure con un piede tipo contorsionista del circo Togni, macchè. Allora ho provato a fare due mosse di karate e judo al grido di “Banzaiiiiiiiiiii!!!”, ma nulla è successo. Dopo aver pregato Padre Pio, il miracolo è stato fatto. Ho premuto un tasto e l'acqua è scesa. A quel punto, dalla soddisfazione, ho fatto pure la doccia.

Uff!E' passata quasi un'ora, non siamo ancora in comodo e non abbiamo visto ancora una beata mazza. Io e le mie Charlie Angel's ci siamo date il via e come dei cani da tartufo abbiamo fiutato e magnato di tutto. Io e Titty siamo partite con una delicatissima marmellata di arance mentre Nunzia ha optato per qualcosa di più leggero: trippa in umido. Malù non sappiamo cosa si è magnata, probabilmente anche lo standista. Abbiamo girovagato dispensando perle di saggezza e frasi ottocentesche tipo Nunzia che, assaggiando dei legumi, esclama “Che bella fava!!” con la produttrice che incalza “Senta, senta questa fava come si scioglie in bocca!”

“Davvero!Simo, metti in bocca una fava!”

Per un attimo ho temuto di essere a un incontro di pornodivi organizzato da Rocco Siffredi. Poi, la produttrice si è allungata giusto un attimo, ha letto il mio badge e ha esclamato “Minchia Blog?Allora signora siamo in tema con le mie fave!”

Ho pensato “Vi prego, uccidetemi”



Tempo di riavermi da tutte queste esternazioni hot ecco che mi chiamano le Pellegrine Artusi per incontrarci. E anche qui le informazioni si sprecano.

“Dove siete?”

“Nel terzo corridoio a destra!”

“Destra mia o destra tua?”

“Destra mi..aspè, dipende da che parte so' girata...ma te sei in fondo?”

“In fondo a che?”

“Al corridoio!”

“Quale corridoio? Quello di destra o di sinistra?”

“Sinistra mia o sinistra tua?”

E così per altri venti minuti buoni. Due anime e un TomTom. All'improvviso un'illuminazione, lei mi chiede “Cosa vedi sopra la tua testa?”

Un paio di corna?

Un' aureola?

Bonolis e Laurenti che mi aspettano con una tazzina di caffè in mano?

Che cazzo devo vedere sopra la mia testa? Non ho nulla sopra la mia testa a parte dei riflettori, ma temo che ci debbano stare.

“Non ho nulla sopra la mia testa!”

“Impossibile!” insiste Simona “Dimmi cosa vedi!”

Per cercare di fare uscire un demone dal suo corpo ho mormorato “Vedo la gente mooooortaaaa” ma non l'ho impressionata.Peccato. Dovevo vedè due palle, e non le ho viste. Fatto sta che le ho dato appuntamento in un posto a me consono “Ci vediamo allo smistamento bicchieri”, praticamente dove all'inizio ci arrivi saltellando e alla fine ci arrivi barcollando. Finalmente arrivano le Pellegrine Claudia e Simona e pareva di essere a Striscia: la velina mora e la velina bionda, belle come il sole e armate di bazooka (perché quelle non possono essere chiamate macchine fotografiche). Cantando “Se prima eravamo in quattro a ballare l'alligalli, adesso siamo in sei a ballare l'alligalli” ci siamo messe a girottolare perdendole spesso per strada. Si sa, le veline sono abituate a ballare sul bancone e qui di banconi ce ne sono a bizzeffe. Uno stacchetto qui e uno là e il tempo passa. In questo lasso di tempo abbiamo fatto cose tipo:

“Uh, che piaceVe, vedo che anche lei ha un blog...Mi...nchia Blog?Mondiè! Leggo bene?”

“E' stato un piacere. Grande figura di merda, ma è stato un piacere” Detto come se avessi appena pronunciato “I suoi prodotti sono sinonimo di semplicità e genuinità senza pari. Complimenti”

Nunzia che ciuccia dei dolcetti tipo chupa chups come una bimba di tre anni. Ho provato a toglierne uno infatti e si è messa a piangere.

Malù che come ti giri è sempre a bocca piena e per non farsi vedere si nasconde dietro un tovagliolo di carta.

Titty che scatta foto alla rinfusa e questa cosa è pericolosa come dare in mano a Schettino una nave da crociera.

Simona che mi presenta a tutti come una blogger in gamba e quando loro leggono il badge vomitano nel primo cestino disponibile e Claudia che mi confida “Sai, tra poco vado via, devo tornare in negozio. Non mi danno le ferie!”

Il negozio è suo. Se la canta e se la suona che nemmeno un saltimbanco. Secondo me parla anche da sola, tipo “Ciao Claudia, potrei prendere due ore di permesso?” Poi si mette dall'altra parte e si risponde “Sì, ma fai presto che qua c'è da lavorare!” Cose così.


Gnapossofà.

A un certo punto mi suona il cellulare ed ecco Chiara (che non è una blogger ma è una che segue i blogger. Potremmo definirla una stalker. Paro paro)

Non la conosco di persona, ma mi è piaciuta fin da subito, soprattutto perché è molto pragmatica e decisa. Da cosa l'ho capito? Bhè, una che non ti chiede un punto di incontro ma che ti dice (in un ambiente dove stanno camminando centinaia di persone) “Stai tranquilla, ti cerco io. E ti trovo” e dopo nemmeno dieci minuti ce l'hai davanti, non può che avere tutta la mia stima. Diciamo che si è palesata in maniera sobria. Ha preso la rincorsa e si è gettata, a mani giunte, ai miei piedi, tipo Totti quando segna un goal.

“Chiara te prego, evitiamo queste figure di merda che io sono già compromessa!”

“Ma io ti amoooooo!!!Oddiooooo la Simooooooo!!!”

Per destarla andava presa a schiaffi come una che è in preda a un attacco isterico, invece l'ho abbracciata e da lì abbiamo deciso di sposarci in Spagna. Perché una dichiarazione d'amore così mica ti lascia indifferente.


Trotterellando sulle note di “Se prima eravamo in sei a ballare l'alligalli, adesso siamo in sette a ballare l'alligalli..” ci siamo dirette verso la zona Diabete, dove abbiamo preso tre kg ciascuna a forza di ingurgitare cioccolatini e confetti. Siamo arrivate a tirarceli in bocca tipo scimmie allo zoo.

Sentendomi un cane da pastore e cercando di tenerle riunite senza perderne qualcuna per strada, vengo fissata insistentemente da una ragazza molto carina che mi fa “Ciao!”

Ehm.Dovrei conoscerla? “Ma ciao!” cervello in modalità “Chi cazzo è?”

“Allora?”

E' mia cugina? No, mia cugina è bionda.“Tutto bene, te?” Oddio, ma io la conosco. Ma non mi sovviene il nome.

“Ma mi hai riconosciuto?”

“Ma certo!” Ma anche no. Oddioddioddio, credo di averci scambiato qualcosa tipo un anno fa, ecco perché non mi ricordo, mica un giorno fa, eh!

“Ci siamo scritte ieri, ti ho pure mandato una foto. Sono Gaia!”

Lo so, a quel punto l'unica cosa sensata da fare era cercarmi un avvocato.E lì mi è passata l'ultima settimana davanti, fotogramma per fotogramma. Gaia, la Gaia! Abbiamo pure un amico in comune, come ho fatto a non riconoscerla? Come? Mi prenderei a martellate le gengive!E poi guardatela, pare abbia quindici anni da quanto è giovanile!Forse è per quello che l'avevo rimossa, mi fa na rabbiaaaaaaa!! Vabbè...”Se prima eravamo sette a ballare l'alligalli, adesso siamo in otto a ballare l'alligalli...” Sembriamo un gregge di pecore in transumanza. Tutte di qua, tutte di là, a volte qualcuna si perde per brucare un po' d'erba, altre se la fumano, ma tutto sommato siamo riuscite a stare compatte. Ultima tappa dai Fratelli Gardini dove il gentilissimo Marzio (che è stato uno dei pochi ad aver capito l'ironia del mio badge) ci ha imboccato di squisito cioccolato accompagnando il tutto con spiegazioni che ci hanno lasciato a bocca aperta.


Lui ha scambiato le nostre fauci spalancate per una richiesta di cibo e lì dai, cioccolato. Siamo venute via ripiene come tacchini nel giorno del Ringraziamento.Stanche (stanche???) e satolle ci siamo accaparrate delle poltroncine nella zona relax. A dire il vero non erano poltroncine ma balle di fieno compresse con un vago sentore di letame. Te pareva? Circondate da un profumo che non era proprio Chanel n°5 e 'mbriache nonostante nessuna di noi avesse bevuto, ci siamo scambiate confidenze profonde. La più profonda è stata “Non vorrei che in questa posizione mi scappasse qualcosa. Ho mangiato due vaschettine di fagioli”

La gente intorno a noi ci guardava incuriosita e rideva. Non abbiamo capito il perché.

Perché a un certo punto io e Nunzia ci siamo messe ad annusare tutte le balle di fieno per capire quale puzzava di più?

Forse perché Chiara faceva avances a un tipo che poteva essere suo nonno?

Forse perché Titty ha detto a uno “Ci fa una foto?” e gli ha messo in mano la macchina spenta?

Forse perché Malù guardava tutte noi di sbieco per via dell'arrivo del torcicollo e pareva Jack Nicholson con l'ascia in mano?

Forse perché a SimoPellegrina (grazie al vestitino)quando si è seduta, non solo si è vista la farfallina come Belen ma anche tutti i gerani del balcone?



Non capisco. Proprio non capisco.

Dopo quasi un'ora di minchiate, foto a caso, anziani che si son voluti fare la foto in mezzo a noi scambiandoci per i sei mesi più caldi del calendario di Max e risate così composte che ci potevi vedere le tonsille, abbiamo proseguito ancora e cammina cammina le sette nane si sono dirette...al cesso. Nartra volta. Non so se capite, ma è stato il punto nevralgico della giornata. E ora state bene attenti. Immaginatevi la scena, vi prego, perché ci tengo molto a quello che sto per dirvi. Voi sapete come io sia umile e così scanzonata quando si tratta di me e del mio blog, ma ieri ho avuto la conferma delle mie potenzialità. Quei riconoscimenti che alimentano l'autostima e fanno sì che io scriva ancora, perché quando ti riconoscono tra tante persone,bhè, fa piacere. Un piacere immenso. Essere ricordata e riconosciuta per i miei contenuti, per cosa esprimo, per la profondità dei miei scritti.Essere riconosciuta per le mie parole e soprattutto riconosciuto finalmente il mio blog.Questa la scena clou. SimoPellegrina si ferma, saluta una ragazza e fa le presentazioni. Io guardo quella bella faccina, dolce e decisa allo stesso tempo, capisco subito che è una ragazza intelligente e con qualcosa di sensato da dire. “Sara, queste sono Chiara, Malù, Nunzia, Titty e Simo”

“Oh piacere!Sara”

continua la Pellegrina “La Simo la conosci, di sicuro. E' Simo di A Casa di Simo!”

Lei mi guarda e dopo una leggera incertezza, i suoi occhi hanno un guizzo, ed è lì che avrei voluto fermare il tempo per poter assimilare meglio le sue parole: “Ah sì, Simo, quella dell'aiuola!”

QUELLA DELL'AIUOLA.

Praticamente la sorella di Luca Sardella. Lì per lì non avevo nemmeno compreso bene.

“Prego?”

“Sì, dai!Tu hai la foto con l'aiuola, il praticello...la casetta...”

E chi sono, Haidi? E' un cottage irlandese perdio!La geografia!La geografia e (anche l'edilizia, tho) sono importanti!

QUELLA DELL'AIUOLA.

Volevo morì. Ricordata solo per un appezzamento di terreno di due millimetri per tre...per la casetta...per una fotina colorata...queste sono le soddisfazioni.Le soddisfazioni di una minchia blogger. Inutile dire che pe' sta cosa m'hanno preso per il culo in diciotto e SimoPellegrina (sentendosi in colpa) si è data da fare per trovare un'aiuola vera dentro alla stazione.Mi ha preso per un braccio e mi ha schiaffato tra i fiori, esclamando “Ecco quella dell'aiuola!” Ognuna ha le amiche che si merita.

Visto che come minchia blogger mi ero bruciata la carriera (capirai...), in questi tempi di crisi ho cercato altri lavori e ho trovato pure un impiego come lapdancer agli estintori. Cosa non si fa pè campà. E visto il successo dello spettacolo abbiamo deciso che d'ora in avanti basta con i blog ma diventeremo le nuove Ragazze Immagine del 2012 (tanto coi Maya tra poco finisce).

(Sembriamo su Postal Market. La menopausa è una brutta bestia)

Alla fine, stremate e ciondolanti come cammelli, ci siamo dirette di nuovo alla stazione dopo aver preso a cazzotti la macchina che sputa i biglietti. Delle damine dell'ottocento siamo. Non ci siamo nemmeno salutate a modo (tipo scene da Mario Merola con pianti e urli e fazzoletto in mano) in quanto tra tutte abbiamo cannato l'orario giusto dei treni e manca poco questi partono senza noi a bordo. In fretta e furia io e Malù siamo scappate come due scippatrici al binario con il nostro treno che già chiudeva le porte. “Ommioddio, parte senza di noi!!Corri Malùùùù!!!”

“Anf!Pant!E un attimo!”

“Corri!Aspettateeee oh voi del trenooooo!!!”

Mi fermo alla porta e metto un piede sulla scaletta incitando stile allenatore Malù che arranca per tutte le borse che ha appresso.

“Corri Malù!Aspettatela, è anziana, non può andare più forte di così!”

“ASSORATAAAAAAAA!!!!” è stanca ma c'ha sempre fiato la ragazza.

Finalmente siamo dentro, sedute, con un femore incrinato e un polmone in meno.

“Anf!Pant!Ce l'abbiamo fatta!”

“Per un pelo Simo!ufff!!! rilassiamoci và....NUUUOOOOOOO!!!!”

Oddio, c'ha un infarto “Che c'è???”

“Ci siamo dimenticate di obliterare il biglietto!”

“Cazzoooooooooooo!!!”

Siamo ripartite in fretta e furia e affacciandoci allo sportello ci siamo rese conto che davvero non avevamo il tempo di scendere, trovare una macchinetta e risalire. Impossibile.

“E ora?” ho cominciato “Ci getteranno dal treno in corsa? Chiameranno i carabinieri? Mi vedo già i titoli di giornale: DUE BLOGGER BLOCCATE A FIRENZE.HANNO CERCATO DI TRUFFARE LE FERROVIE DELLO STATO !”

“Mannò...”

“Dici?”

“Al limite ci mettono a pulire i cessi...”

Una ragazza a quel punto interviene “Ormai siamo partiti ma se cercate il controllore e glielo dite, vi fa una firma e non succede niente. Ma SUBITO glielo dovete dire”

“Ah grazie!Eccheccevò?”

“Ndo sta il controllore?”

“In cima al treno”

Mi sono cascate le ovaie. Come in cima al treno? Noi eravamo nell'ultimo vagone! E allora siamo ripartite con armi e bagagli e ci siamo fatte tutto il treno da fondo a cima. Ottantamila apri-e-chiudi delle porte, dei vagoni e di quei minchia agganci pericolosi dove vedi i binari scorrerti sotto i piedi a duecento all'ora.

“Malù che impressione!Mi ricorda molto un film, ricordi Cassandra Crossing?”

“Altri film no? Cammina, và!”

Insomma siamo arrivate in cima col capello sconvolto, il fiatone, le mani nere e il biglietto stropicciato in mano. La controllessa (controllessa?), ci ha guardato e ha capito tutto. Le abbiamo fatto così pena che ha firmato senza fare domande. Fiùùù!Non andiamo in galera. Non questa volta almeno.

“Malù, non te lo vorrei dì, ma dobbiamo tornare indietro. La nostra carrozza è quella di prima”

“Posso morire qui?”

Abbiamo rifatto tutto il tragitto, altre ottantamila porte (ma quando finisce sto viaggio?) e tutto il cucuzzaro e quando ci siamo messe sedute l'altoparlante ha gracchiato una cosa tipo “Arrivo a destinazione” e quindi riparti, piglia le borse....Maròòòòòòòòòòòòò!!!! Poi dicono che viaggiare rilassa, ma non c'hanno mica ste amiche qua.

Sicuramente mi sono scordata altre pIrle di saggezza, ma le mie care, dolci e giocose comari lo faranno per me qui sotto.

Ringrazio tutte per la splendida e favolosa giornata, ricca di emozioni forti che mi hanno riempito il cuore. Ho con me le facce buffe di Chiara, i sorrisi dolcissimi di Nunzia, gli occhi bellissimi e profondi di Titty, le presentazioni azzeccatissime di SimoPellegrina, le raccomandazioni che nemmeno una mamma di Malù, la gentilezza di Gaia e le splendide parole di Sara. Sara, grazie a te questo post ha un titolo.

P.S. Nel frattempo mi hanno proposto un nuovo lavoro. Aiuto giardiniere nella villetta accanto alla mia. Hanno saputo che sono famosa per essere QUELLA DELL'AIUOLA.

Bimbe, vi adoro e vi lovvo sempre più. Non scordatelo mai.

Vostra Giardiniera per caso

Simo

Foto: alcune mie e molte gentilmente concesse da Nù,Chià, Gà,Ty,Mà, Sì.Ho abbreviato i nomi come nei libri di Moccia perché siamo ggggiovani, nevvero?





venerdì 9 marzo 2012

Comunicazioni e ananas


Ultimo post: lunedì 5 marzo.
Vi dice niente sta cosa?
No?
Dovrebbe dirvi che bensì io mi sia informata, non ho veramente tempo per stare dietro a tutto. Ennò, non siete stati nemmeno troppo convincenti (probabilmente perché non avete sentito convinta neanche me). Vabbè, camperò ugualmente senza altri social network. Magari domani cambio idea e vi faccio sapè.
Approfitto di questo mini postino per dirvi che domani sarò al Taste a Firenze con una manciata di pazze che non vi dico. Stiamo organizzando delle robe che manco dei quindicenni in gita.
Cosa è il Taste? Vabbè, faccio prima a rimandarvi al post dell'anno scorso.
Qualcuno di voi ci sarà? Avrò il piacere di vedervi? Okay, se scorgo qualcuno che, al mio passaggio, cerca di nascondersi dietro il tavolo delle bevande, lo capisco. A volte lo fa anche mio marito.
Detto questo è tutto pronto. Anche le mie amiche di gita che io adoro per la loro dolcezza:
"Simo, allora domattina in stazione?"
"Sì, ma dove vai vestita di rosso?Sembri un'angioma"
"Ma parli proprio te, che con codesto ciuffo sembri un'ananas?"
Indovina qual è la food blogger.
E comunque io con sta gente qua domani ci devo passà la giornata.
Leggerete cose che gli altri umani...
P.S. Un GRAZIE immenso di cuore a Rosita, che con i suoi commenti riesce sempre a farmi sentire una persona migliore.
P.P.S. Ho speso sessanta euri per farmi un taglio nuovo di capelli e mi danno dell'ananas. Io domani faccio una strage.
Sappiatelo.

lunedì 5 marzo 2012

LA STRADA CHE CI RESTA



A lui piace il rosso
A me l'azzurro
A lui la vaniglia
A me il limone
A lui la musica un po' ricercata
A me quella commerciale alla ndocojo cojo
A lui i romanzi storici
A me i romanzi gialli
A lui i fagioli
A me no
A lui la pizza bianca
A me quella rossa
A lui il dentifricio liscio
A me quello con le particelle abrasive

Lui il suddetto dentifricio lo lascia spesso stappato
Io pure
Lui lascia i calzini sullo scendiletto
Io pure le scarpe
Lui non trova mai le ciabatte
Sono insieme alle mie in bagno. Sotto il tappetino
Lui non è geloso.Non nel senso asfissiante del dovevai cosafai conchisei
Nemmeno io (ho una Beretta nel terzo cassetto del comò per qualsiasi evenienza, però. Scherzo.
Ho una Magnum)
Lui ama viaggiare
Oh anch'io.
Lui ama viaggiare da soli.
Io più di lui.
A lui piacciono i sabato sera sul divano sotto il plaid
A me stare sotto il plaid sul divano il sabato sera
Lui è un tipo che non fa regali. Tipo quelli che arrivano alla porta con un mazzo di fiori e ti dedicano una poesia. Cioè, gli verrebbe da ridere.
Una volta, molti anni fa, l'ha fatto. Mi è venuto da ridere.

I primi sono gusti. Discutibili, magari, ma sono gusti.
I secondi sono vizi, abitudini (brutte se vogliamo) che, condividendole, ci permettono di non rinfacciarcele. Anche perché a me non me ne fotte una beata mazza se lascia i calzini sul tappetino, visto che per permettermi di vedere l'inizio del film sul divano, è lì che mi sparecchia.Non m'importa che mi regali fiori, lui che al ristorante sposta il vasetto con le rose per guardarmi negli occhi o toccarmi la mano. Non m'importa se il venerdì non c'è perché va a giocare a calcetto, gli altri giorni risente lui i compiti ad Alice mentre io sono in palestra. Non mi importa se non è un uomo facoltoso che non può permettersi di comprarmi un diamante grosso così. Avrebbe potuto esserlo ma ha rifiutato per stare accanto alla famiglia. A noi. E quando uno fa una scelta così, sai quanto vale un diamante? Na cazzata.
Tanti dicono che il nostro è un grande amore. Macchè. E' un amore come tanti, tantissimi al mondo.
E' un amore fatto di piccole cose, niente di eclatante, niente di esplosivo. Ci alimentiamo solo l'uno dell'altra. Due persone, con gusti diversi e caratteri opposti, che si sono trovate senza cercarsi. Che sotto una luce diversa e occhi più attenti sono più simili di quanto sembrino. Che, scavando scavando, hanno moltissimo in comune. Che, se sono arrivate a essere così spensierate e amanti della vita, vuol dire che molto tempo fa, hanno sofferto. Di quei dolori che, purtroppo, prima o poi tutti ne siamo vittime.E vent'anni fa è come se ci fossimo trovati. Come se cercassimo una salvezza, l'uno nell'altra. Lui si è abbeverato alla mia freschezza dei 18 anni, si è lasciato andare all'allegria, alla spensieratezza e alla vivacità di cui il Signore mi ha fatto dono. E io mi sono placata sul suo petto. Il battito regolare e confortante del suo cuore ha resettato il mio.Mi sono lasciata proteggere come non lo sono mai stata, perché io da piccola ne avevo anche bisogno, ma il mio babbo veniva spedito lontano per lavoro e i suoi abbracci non me li ricordo più.
E quando hai davanti a te un adulto che è stato un bambino sensibile, lo capisci da come ti guarda, da come ti tocca, da come ti vede. E capisci anche che a volte, quel bambino, è stato solo.
Ed è lì che lo prendi per mano e sussurri “Facciamo insieme la strada che ci resta”

giovedì 1 marzo 2012

TWITTER? Io farei morì anche quest'uccellino.

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Io sono una che ha un casino di tempo, ma un casino veramente. Tipo che mentre ho la torta in forno, smonto il cestello della lavastoviglie, ripetendo con Alice la lezione di storia e tenendo nell'incavo del collo il cordless per parlare con un tecnico di elettrodomestici e dopo mezz'ora sono a piegare i panni, mentre l'anticalcare sta facendo il suo lavoro sui rubinetti del bagno e il mio cervello sta già pensando a quel bel lavoretto di decoupage e ohccazzo son già le cinque!E' bene che mi sbrighi che devo tornare in negozio (perché io preparo la torta per poi portarne un pezzo in bottega per farci fare merenda alle ragazze. No, non sono normale) Quindi dicevo, un casino di tempo c'ho, come tutte, no? Non è che sia così privilegiata.
Quindi, avendo già un blog (che curo malissimo e con inconstanza) che mi prende del tempo, mi sono sempre rifiutata anche solo di avere notizie di altri social network. Tipo Twitter. In effetti (come ho detto su FB) mi ci manca anche parlarvi attraverso un uccello e poi siamo a posto.E se poi mi ci affeziono? Magari poi mi muore perché, tipo Tamagotchi, non ci parlo o digito abbastanza.
Però tutti ne parlano bene.Cioè, posso io mancare da Twitter? C'è pure il Papa, adesso! Però. Bho!
E poi ora c'è anche coso lì...come si chiama... Pinterest. Che non ho la più pallida idea di cosa sia. A volte mi viene detto “T'ho pinnata!” e d'istinto risponderei “Pinnati tua sorella”, ma siccome sono ragazze che io stimo e ammiro credo che essere 'Pinnata' sia una figata. Cioè, puoi andare in giro e dire “Uè, oggi mi hanno pinnata, pensa che culo!” Ho provato ad affacciarmi alle varie pagine e dallo sforzo di capire mi è uscito il sangue dal naso. (Per la cronaca e tanto per non farsi mancare nulla, mi sono sparata per davvero anche una visita dall'otorino per un qualcosa di non precisamente identificato che avevo dentro il naso. Sono come l'ovino kinder, c'ho le sorprese all'interno. Ma dopo la cura a base di antibiotici da sniffare (SNIFFARE) son guarita e ora c'ho due narici pulite e sgombre come il Traforo del Monte Bianco dopo che ci è passato Mastrolindo) Dicevamo?
Ah sì.Questa è per voi:
Datemi un solo motivo valido (ma valido eh?E parecchio convincente) perché io mi metta su Twitter e Pinterest. O uno dei due. O tutti e due. O nessuno dei due. Insomma I PRO e I CONTRO.
E se mi convincete ne vedremo delle belle. Prima che capisca come funziona sta roba, é Natale. A quel punto vi faccio gli auguri e chi s'è visto s'è visto.
Stai a vedè che casino.

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