lunedì 23 maggio 2016

Tè con delitto.



Ebbene sì, l'evento di quest'anno, dato nel mio giardino, aveva a che fare con il mistero e il delitto, che mi ha preso (ci ha preso) talmente tanto che manca poco ci scappava il morto per davvero: me medesima. Non vi sto a dire l'impegno che ci vuole per ideare e organizzare eventi come questi, fatti di ricerca di abiti e oggetti d'epoca (in questo caso 1945/1950) e ho rischiato di andare fuori strada se le mie Tea Ladies non mi avessero frenato.
"Allora, qui mettiamo fiocchi, qui frizzi e qui lazzi. Qui fiori..."
"Nooooo, è subito dopo guerra. L'Inghilterra si sta lentamente riprendendo e la vita è ancora povera."
"Ma..."
"Niente fiocchi, niente fiori, parola d'ordine :povertà! E sobrietà!"
Vi giuro, per calarmi nella parte ho mangiato per una settimana solo patate.
Un tè con delitto che si rispetti deve avere un morto, per forza, e ci è riuscito talmente bene inscenarlo che abbiamo rischiato di vedere Agatha Christie uscire dalla tomba e venire a prenderci a randellate al  grido di "Fate pena anche alla signora in giallo!"


Comunque la vittima era mi'madre. Si è offerta mesi fa di fare la morta e ha provato per giorni pure l'espressione, con noi della famiglia che le davamo suggerimenti del tipo "Più morta."
"No, mamma, così troppo morta."
"Di meno."
"Un po' di più."
"Un po' di meno."
Fino a che lei ha sbottato "Oh! È la prima volta che faccio la morta in vita mia!!" 
Un genio. Soprattutto perché ieri, tra un bicchiere (presumo di alcolici a questo punto) e un pasticcino si è lasciata scappare "Tanto io prima o poi morirò!" che per fortuna la maggior parte dei presenti ha scambiato per una lamentela. Infatti qualcuno le ha risposto: "Eh, signora mia...tocca a tutti...che ci vogliamo fare."
                            La Vittima


Ovviamente, se c'è un delitto, non può mancare lei: Miss Marple.

Nella diapositiva mentre annuncia seria (sperando di creare un alone di paura e mistero): "Fossi in voi starei attenti a cosa mangiate e cosa bevete, perché entro stasera qualcuno di noi...morirà!"
Pensavo di aver creato il panico ma tutti hanno continuato a ingozzarsi di prelibatezze e mi hanno suggerito di andare a fare la maglia. 
In effetti con una tavola così imbandita, ci si distrae facilmente:





Dopo aver gustato degli ottimi dolci e dell'ottimo tè, era il momento del delitto. Mi'madre aveva un'ansia da prestazione così marcata che ogni volta che mi incrociava anche per sbaglio mi sussurrava "Devo mori' ora?"
"No, mamma è presto!"
"Ah, ok!"
Dopo cinque minuti "Muoio ora?"
"Mamma no, è ancora presto!"
"Ah, va bene, dimmelo te."
Dopo tre minuti "Oh, pssshh...è il momento?" E mi ammiccava manco stesse giocando a briscola.
"No, mamma. Te lo dico io quando devi mori', va bene?" Minchia, sembravo Giucas Casella "Quando te lo dirò ioooo!!"
Siamo andate avanti un quarto d'ora con mi'madre che faceva "Ora?" "Vado?" "Vengo avvelenata col cianuro, vero? O era la stricnina?" "Ma insomma, quand'è che devo mori'?"
Non ho mai visto una persona così felice di morire avvelenata e a un certo punto stremata le ho detto "E allora muori!!"
Tutta contenta si è accasciata e abbiamo gridato "Un assassinio!Un assassinio!Presto accorrete!" Una massa di deficienti, proprio.
A quel punto, per accertare la morte è arrivato il medico...


...e per l'estrema unzione pure il vicario del villaggio il quale, visto il grado di parentela con la vittima ha gridato "Non vi azzardate a provare a rianimarla!"
Miss Marple dopo aver visto questo piglio deciso del vicario si è sbilanciata e gli ha sussurrato "Reverendo, ma lo sa che vestito così scatena le mie più ardite fantasie erotiche?"
Il vicario l'ha guardata con quel completo di tweed e le scarpe basse del dopoguerra e le ha confidato "Vuole la verità? A me invece lei scatena un movimento di intestino, faccia lei..."
Il delitto si è risolto talmente velocemente e con una supercazzola  che se dovessi provare a spiegarvelo be'...sarebbe un casino.  
Ma non era finita: dopo è stata la volta di un quiz:



E qui ci sono state vincitrici  (due lady con 13 domande azzeccate su 15) e vinte (un'altra lady che ha fatto 0. Che è difficile come fare 13 al totocalcio.) Entrambe hanno preso un premio: nel primo caso due libri di Agatha Christie, nel secondo una pistola di plastica spara palline, perché è l'unica cosa che sarebbe in grado di maneggiare vista la dimestichezza con le armi e il pericolo in generale.
Poi è stato il momento del gioco dei mimi a squadre con i titoli dei romanzi.
Dieci piccoli indiani è stato indovinato in mezzo secondo.
Per Il pericolo senza nome siamo sempre qui che si tenta di indovinare
e per Se morisse mio marito interpretato dalla sottoscritta abbiamo visto il vicario toccarsi i bassifondi e fare il gesto dell'ombrello. Dobbiamo sempre scoprire cosa intendeva dire Reverendo Andrew. 
Insomma ieri, la vita nel villaggio è stata allegra, grazie soprattutto agli amici che si sono prestati a questa mia folle idea di fare gli eventi mascherati manco fossimo al carnevale di Viareggio. Quindi avevamo un villaggio perfetto con il poliziotto, il medico, la farmacista, il vicario, la maestra e le scolare, un viaggiatore con la valigia, un personaggio scappato da Assassinio sul Nilo, e una miriade di belle signore con cappelli, velette e collane di perle. 


Di seguito l'ambientazione:
Una  piccola scuola con le loro scolarette (che nella foto mi sembrano le gemelline di Shining. Come passare dal giallo all'horror nel giro di tre minuti)





L'angolo:
Oggetti d'epoca

 





L'angolo relax di musica e libri:




 L'angolo dei veleni: 

 Infine: i grandi protagonisti di questa splendida giornata.








Ah sì, per dovere di cronaca: alla fine il vicario ha ceduto alle avance di Miss Marple. D'altronde si sa: è sempre stata una vecchietta arguta, furba e... rompiballe.




GRAZIE A TUTTI!

giovedì 12 maggio 2016

È uscito CHIUDI GLI OCCHI cartaceo. Finalmente.


Sì, lo posso anche ripetere: finalmente. 
Non so da dove cominciare con questo post perché davvero ci sarebbe da dire solo "È uscito!" mentre dietro c'è una storia fatta di lavoro, di richieste, di successi, di fallimenti, di testardaggine e infine di riscatto.
La storia di questo libro è particolare perché, tra tutti quelli che ho scritto, è quello che a distanza di tempo mi regala ancora molte soddisfazioni. È quello grazie al quale sono stata scoperta da una casa editrice, è quello che continua a essere letto e acquistato più di tutti. È quello che è rimasto nel cuore di molte lettrici che mi seguono, tanto da farmi avere, durante la stesura del quinto romanzo che sto portando a termine adesso, un'ansia da prestazione indicibile. Come se non fossi già carica a pallettoni. (Messaggio per le mie lettrici: "Ve possino! Belle de zia Simo!")
Insomma, visto il successo iniziale in ebook, non mi era balenata in testa di proporlo in cartaceo. Non mi sono mai pentita di questa scelta e non mi sono mai sentita una scrittrice di serie B perché pubblicavo solo in ebook. Mi dispiaceva solo non poter programmare delle presentazioni o regalarlo 'fisicamente' a qualcuno a cui tenevo molto. 
Poi le richieste degli amici, di quelli sprovvisti di un lettore digitale, di quelli che ancora non si sono convertiti del tutto agli ebook, mi hanno spinto a provarci poco dopo la pubblicazione. Ma ho mollato quasi subito, forse non era il momento adatto, forse, mi dicevo, va bene così. Deve andare bene così. È questa la mia strada. C'erano i numeri, le recensioni positive, tutto faceva presagire che Chiudi gli occhi non avesse bisogno di altro. 
Poi, pochi mesi fa, una notizia inaspettata: il romanzo era stato inserito tra i migliori  dieci  bestseller Amazon nella categoria Thriller. Una notizia che mi ha reso felicissima e  che ha permesso al libro, dopo quasi un anno dall'uscita, di avere ancora lettori, recensioni e tutto quello che può arrivare da un evento del genere.


Ma ancora il progetto languiva, fino a che, gli eventi non mi hanno portato alla decisione finale: Chiudi gli occhi, nonostante siano passati quasi due anni, nonostante abbia venduto già moltissimo, nonostante abbia avuto successo in ebook, meritava di avere anche una versione cartacea. E di questo devo ringraziare gli addetti ai lavori, quelli ai piani alti, quelli che si occupano di libri, di editing e di tutto ciò che comporta l'editoria, che mi hanno spinto e spronato a rendere questo romanzo il più fruibile possibile. Nasce così una versione nuova di questo libro, 303 pagine di pathos e mistero (della protagonista) di felicità e emozione (la mia) e di gratitudine e riconoscenza verso chi lo ha già letto e consigliato, permettendo a questo romanzo di arrivare a questo traguardo per me molto importante.
Lo so, per un libro già uscito, una notizia del genere non fa molto clamore, ma in un periodo di grande caos nella mia testa e nella mia vita, il fatto di aver portato a termine un progetto del genere e averlo finalmente tra le mani, mi rende, per quanto sia possibile, molto soddisfatta e felice.
E vorrei, in questo giorno particolarmente gioioso per me, che anche voi foste felici per questa piccola grande vittoria, perché se è arrivato fino a qui è anche grazie alla vostra spinta, alle vostre richieste e al vostro immenso interesse per tutto ciò che scrivo su queste pagine.
Quindi  un grazie di cuore a chi lo ha già letto, a chi lo consiglierà e a chi lo leggerà per la prima volta, magari in questa nuova versione.




 Concludo con un'informazione che ha poco di poetico ma è un regalo per voi: su Amazon a partire da adesso e per le prossime 24 ore, Chiudi gli occhi sarà a un prezzo speciale di lancio, dopodiché subirà una piccola variazione di prezzo. Un piccolo gesto per dirvi ancora Grazie.



giovedì 5 maggio 2016

Sono caduta dalle scale a sette anni


                      Foto: http://www.ilmulinonlus.net/






 Sono al parco, mia figlia è piccola e come suo solito non corre, non starnazza come dovrebbe fare alla sua età, ma se ne sta a questo tavolo di legno a fare un piccolo puzzle portato da casa.
Accanto a noi ci sono le solite mamme con le solite bambine, alcune delle quali cercano di coinvolgerla in altri giochi, ma lei probabilmente aspetta quella un po' timida come lei, quella che viene sempre dopo che sua madre ha ritirato i gemelli dall'asilo. Infatti eccola: cammina piano oggi, e si porta dietro a fatica lo zaino della scuola. Io e sua madre ci salutiamo con una certa confidenza, ormai sono giorni, mesi, che parliamo del più e del meno e ci scambiamo pure qualche consiglio. Si mettono al nostro tavolo mentre, poco più in là, si accomodano altre mamme, altri bambini. Sua figlia oggi è particolarmente silenziosa e nasconde il viso sotto i suoi lunghi capelli biondi. Penso che sia solo stanca ma solo quando un refolo di vento le scopre la fronte, scorgo un fregio sulla tempia che le prende parte dell'occhio. Una macchia scura come un ombretto sbafato.
Oh povera! Che hai fatto?” Mi scappa a voce alta. Troppo alta. Qualche mamma si gira, per poi tornare a guardare il cellulare o il proprio figlio sullo scivolo.
Lei prima guarda la madre con sottomissione poi mormora “Sono caduta dalle scale.”
Sua madre la fissa e annuisce appena, come per dirle “Brava.”
Be', capita. Anche io sono caduta una volta dalle scale. Caviglia rotta, quindi alla fine sei stata più brava tu a cavartela con quel graffietto.” Cerco di fare dell'ironia, ma la faccia seria della bimba mi blocca da formulare qualsiasi altra battuta. La madre, dal canto suo, sembra lievemente in imbarazzo, e non so cosa deve aver visto nei miei occhi, forse un'immensa incredulità perché dopo alcuni istanti si sporge sul tavolo e mi confida: “In realtà l'ho picchiata. Sono uscita fuori di testa. Quei due mi fanno impazzire e alla fine ci rimette lei. Le ho dato un manrovescio e l'ho presa in pieno con un anello. Mi sono sentita morire. E ho pianto con lei. Guarda come l'ho ridotta, da rovinarle il viso.”
La bimba è ammutolita e per poco non si accartoccia su se stessa.
È meglio dire a tutti che sei caduta dalle scale, vero amore?” Le sussurra dolcemente accarezzandole la testa.
La bimba annuisce sommessamente e le rivolge un timido sorriso.
Io sono impietrita.
Non tanto per il gesto della madre, che per quanto orrendo e non condivisibile, mi lascia solo l'amarezza addosso.
Ma per il comportamento della bambina che, davanti a una violenza simile, trova – come è giusto che sia alla sua età – normale mentire. Mi viene da pensare che ubbidisce alla madre come ubbidirà in futuro a un marito, un compagno, un uomo al quale vuole bene, qualora usasse su di lei una violenza inaudita, una violenza scaturita dal nulla.
Quel 'sono caduta dalle scale' detto a 7 anni in un parco durante un pomeriggio di primavera è solo la punta dell'iceberg di una vita fatta di sottomissione e fragilità. Magari troverà normale, da adulta, mentire su violenze e su abusi subiti, per accondiscendere gli altri e tutelare se stessa, perché l'ha sempre fatto, perché è giusto fare così, perché le hanno insegnato quello.
Dopo quel pomeriggio non le ho più riviste se non sporadicamente per un saluto veloce e la bambina ha ripreso a sorridere come una volta.
La madre invece, dopo quel giorno, bensì non avessi dato voce a nessun giudizio sulla faccenda, cerca di evitarmi e mi saluta a mezza bocca.
Forse non si rende conto che il fatto che abbia detto a me la verità è meno grave, meno vergognoso, di aver obbligato la sua bambina a dirmi e a dirsi una bugia.

Una bugia che spero, nel suo futuro di donna, non debba mai essere costretta a ripetere.







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