domenica 28 febbraio 2010

TE LA DO IO LA TELE

Ricordate quando vi ho chiesto, qualche commento fa, se guardavate l’Isola dei famosi? Sapete che l’ho guardata abbracciata al termosifone stile Koala col ramo di eucalipto?

Perché? vi chiederete. Mo’ spiego.

Dovete sapere che in casa nostra ci sono 2 (due) televisori.

Noi siamo 3 (tre).

Le stanze 4 (quattro) + 1 (uno =bagno).

Di queste quattro 2 (due ) sono accorpate. Nel senso che la sala, il soggiorno e la cucina sono divise solo da due archi (che sì è molto comodo, fa atmosfera e crea un’unica immensa stanza molto suggestiva, ma che di fatto non ti permette di accendere le due televisioni senza sembrare di essere in una sala di regia con il regista ‘mbriaco.)

Quindi, quando in un’unica sera si accavallano trasmissioni che suscitano un interesse personale della Top Family, nel giro di dieci secondi si scatena la gara d’appalto per il mezzo televisivo.

“Stasera c’è la partita!!!”

“Stasera inizia l’isola!”

“Stasera trasmettono un cartone che non ho mai visto!”

“Io in salotto!”

“La cucina è mia!”

“E io? Mannò almeno in cucina!”

“Io sono stato il primo!E poi Sky è solo in salotto!”

“Io son stata la seconda!E prenoto pure due sedie!” (una per sedermici e una per i piedi stile bar all’angolo)

“Io? Non mi resta che il computer!Uffa!!!”

“Ma te guardi l’Isola insieme a me”

“Non mi garba l’isola. Preferisco guardarmi Patty!”

Forse è meglio.

Dopo cena parte la disposizione. Come possono tre persone in un'unica grande stanza, guardare ma soprattutto ascoltare la tivvù senza darsi fastidio? Semplice. Con le cuffie.

E infatti ecco alla vostra destra Andrea, pronto per scendere in campo. Indossa le cuffie a infrarossi, così enormi che lo fanno sembrare Bruno Pizzul a bordo campo. Ogni tanto lascia un grido, schiocca le dita, ma tutto sommato fa la sua figura. Da cronista sportivo.

Alla vostra sinistra ecco Simona spalmata sul termosifone di cucina stile geco su un muro esterno.

Non potendo usufruire del caldo abbraccio del divano si scalda come può. Col culo in posa plastica su una sedia e i piedi(con ciabatta pelosa e calzini a righe di spugna antistupro) su l’altra, si appresta a seguire l’Isola, sussultando appena-appena alla vista di Rossano Rubicondi che esce dall’acqua come un tonno Rio Mare. La vista di Mister Camicia Bagnata le fa avere un brivido, ma ben presto si accorge che il brivido è dato dal termosifone spento. Con un lamento degno di una sirena, tanto per rimanere in tema ittico, prega il Bruno Pizzul se dalla sala regia può azionare il riscaldamento su 25 gradi. Dalla regia non arriva nessun segno di vita e allora la Simo è costretta a mimare a gesti l’attuale assideramento. Il Bruno Pizzul si alza mimando a sua volta il gesto dell’ombrello e accende il tanto sospirato riscaldamento. La Simo si gusta i primi minuti di Isola ma all’ennesimo grido della Ventura riceve una bottiglietta in testa, probabilmente arrivata dagli spalti. Il Bruno Pizzul dalla regia gli mima qualcosa toccandosi le orecchie.

Simo non comprende alla prima il messaggio che tenta invano di decifrare.

“Vuoi due cotton fioc?”

“Stai facendo il Giocagiuè? Sentire! Na na na na na !Ascoltare! Na na na na !!”

“Non ti arriva l’audio dal campo?”

Bruno Pizzul spazientito apre un cassetto e lancia le cuffiette a bordo campo. Simo riesce a prenderle solo dopo essersici quasi impiccata. Già che c’è si fa lanciare pure il plaid che adagia sulle gambe stile nonna Abelarda. Ora è pronta per il prossimo calendario sexy di Max.

Alice nel frattempo è in postazione call center davanti al piccì. E’ appollaiata stile poiana sullo sgabello e segue con la testa il ritmo del mondo di Patty. Lo stesso ritmo si diffonde dapprima sull’Isola dei famosi (infatti nessuno lo dice ma la Ventura è caduta distratta dalla musica proveniente dal nostro computer), e poi a bordo campo. Nonna Abelarda e Bruno Pizzul mimano ad Alice il gesto degli auricolari. Prima che la minorenne capisca i gesti inconsulti (stile scimpanzé esaltati quando vedono un casco di banane Chiquita ) dei suoi genitori, passano svariati secondi, durante i quali ci sorbiamo tutti i passaggi del balletto di Patty. Alla fine la bambina si piazza gli auricolari nelle orecchie e ognuno può seguire con interesse il proprio programma.

A questo punto nella casa regna il silenzio più totale, ognuno immerso a seguire il proprio programma, fino a che non scatta la pubblicità, la fine del primo tempo, o un bisogno impellente da parte di un fisico in crescita. Nonna Abelarda scattante come una faina zoppa, si scoperchia dal pleid con un ampio gesto del braccio che manco Zorro quando si toglie il mantello. Cerca di guadagnare terreno verso il bagno seminando biglie . Bruno Pizzul, scattante grazie ai duri allenamenti del passato, dribbla le biglie e avanza a lunghe falcate. Grazie anche alla sua conoscenza di menti disturbate riesce a evitare il trabocchetto di Nonna Abelarda, che consisteva nell’aver legato da sedia a sedia il filo delle cuffiette. Più agile di Nino Castelnuovo nella pubblicità dell’Olio Cuore, il nostro cronista non solo salta l’inutile groviglio ma dà dimostrazione della propria abilità saltando anche il tavolo e la panca. I due, arrivati a pochi centimetri dalla porta del bagno, si sfidano a ciabattate per accaparrarsi la toilette e a nulla vale il grido di Nonna Abelarda “Non c’ho più la vescica di una volta”. Bruno Pizzul non sembra per niente intimorito neanche dalla minaccia di Nonna Abelarda “Se non vado per prima te la faccio nel casco della moto” e sgomitando a ritmo (facendo invidia a Vianello in ‘Guarda come dondolo’), cerca di raggiungere per primo il wc. Mentre i due si scannano arrivando a infilarsi anche le dita negli occhi, ecco che in scivolata arriva Alice. Parendo Ronaldinho in una delle sue migliori performance, passa attraverso le gambe dei suoi avversari e si dirige dritta alla rete.

1 a 0 per lei. Ha fatto un goal che è durato 4 minuti, nemmeno avesse bevuto una damigiana di Acqua Lete.

Nel frattempo l’Isola è ricominciata e Nonna Abelarda si dirige di nuovo in cucina ballettando sui piedi come se la cucina fosse invasa da formiche moleste. Alice dopo aver esultato per il goal segnato, riprende la sua postazione da cocorita in cima al trespolo. Nonna Abelarda ormai ha la vescica gonfia come una zampogna e l’idea di farla nel vaso della kenzia l’ha sfiorata più volte.

A questo punto Bruno Pizzul, mosso a compassione, le fa elegantemente il gesto di accomodarsi senza aver sottolineato “Prima gli anziani”.

Dopo circa un’ora i tre dell’Ave Maria (che “Non devo assolutamente perdere questa programmazione!”) stanno ronfando sul divano. Non chiedetemi come è potuto accadere.


venerdì 26 febbraio 2010

CENTO DI NOI (messaggio in codice)


CENTO!!!

Oddio ma son davvero tanti! No, i miei anni son 36 (ancora per poco), io parlo di VOI!

Cento lettori fissi. So che è un numerino, ma per me è molto. E anche chiamarvi lettori fissi pure vi sminuisce, perché per me siete più che dei semplici lettori, insomma voglio dire interagiamo o no? Parliamo insieme di cose nostre e personali?Ci sentiamo anche per sms, mail o feisbuc? Ci scambiamo visite nelle rispettive ‘case’? E allora!?

Quando ho cominciato questa avventura blogghifera chi si immaginava tutto questo?

Grazie a questo blog ho conosciuto delle bellissime persone, mi sono avvicinata ancora di più (se è possibile) a chi conoscevo già e ho potuto fare quello che più amo: condividere.

Senza contare i premi (che all’inizio manco sapevo che volevano dì) e le raccolte (l’unica che conoscevo era quella della Conad) che fanno sì che ci si possa conoscere meglio.

A tal proposito e fresco fresco di arrivo vi dico che Mamma Anatina mi ha dato un premio.

Per riceverlo dovrei postare le dieci cose che mi rendono felici. E siccome oggi siamo a 100, e siccome che è per merito vostro, e siccome che oggi sono molto felice, lo dedico a voi e vi dico che sono felice perché:

1)Ho scoperto e leggo i blog di cucina (dove per apprendere meglio mi metto anche le cuffie e mi concentro, ma nemmeno se prego in sanscrito riesco a essere brava come loro)

2)Ho scoperto e leggo i blog di cucito e di lavori manuali in genere (‘ste bimbe hanno delle manine e un cervello che potrebbero benissimo prendere il posto di Giovanni Muciaccia)

3) Ho scoperto e leggo i blog di sport (mavirendeteconto?Fosse mai che anche questo mi aiuti ad abbassare la pressione)

4)Ho scoperto e leggo i blog di pensieri&parole (a volte così intimi che non sono in grado di commentare)

5) Ho scoperto e guardo i blog di fotografia (persone che riescono a cogliere l’attimo. E che attimo)

6) Ho scoperto e leggo i blog di mamme (dove mamme come me si mettono alla prova e in gioco ogni santo giorno e condividono le vittorie ma anche le sconfitte)

7)Ho scoperto e leggo i blog di scrittura e poesia (così belle che peccato che siano ‘solo’ su un blog)

8)Ho scoperto e leggo i blog di viaggi (che ti fanno venire la voglia di partire all’istante)

9) Ho scoperto e ascolto i blog di musica (e mi rendo conto di quanto so’ ignorante in questa materia)

10)Ho scoperto di avere con me e ‘in me’ delle persone fantastiche e amiche preziose come le ‘mie bimbe’ non bloggher che mi hanno spronata e accompagnata in questa avventura folle. Insomma, se io oggi son felice è grazie a tutti voi e grazie anche a chi non figura qua sopra, ma so che mi legge sempre.

Per ringraziarvi di tutti i complimenti che mi fate (ma vi assicuro che non mi sforzo di essere ganza, ma sono pazza e scellerata per davvero) non solo consegno a tutti voi il premio (vi prego prendetelo pure perché proprio non saprei scegliere) ma per un po’ vi metto qua sopra in bella vista,vi tengo lì, così vi vedo tutti-tutti, belli e raggianti e parti di me.

E vi dedico pure questo:


*GRAZIE*




mercoledì 24 febbraio 2010

SONO STATA SPIEGATA?

Forse non tutti lo sanno, ma ho fatto il corso 118. Precisamente sono soccorritore di primo livello. So che non vi fareste soccorrere da me manco se fossi l’ultimo essere rimasto sulla terra, ma l’ho fatto. E devo dire con ottimi risultati.

“Cosa abbiamo?"
"Donna, venticinque anni, è stata investita da un'auto pirata..."
"Pressione?"
"Dove premo?"
"I numeri!"
"Mah!..."
"Ma non l'ha misurata?"
"Ah sì, 90-60-90"
"Che cazzo sta dicendo?"
"Le misure della ragazza"
"La pressione arteriosa!!"
"Ah...vediamo..."
"Perché gli sta togliendo le scarpe? Che cosa sta facendo?"
"Per misurare...ah no?...allora...vediamo..."
"Ma prenda lo sfigmomanometro!"
"Lo sfig...? Senta , non incominciamo a offendere, va bene? Sfigato sarà lei!"...

Questa più o meno è la scena che mi immaginavo.

Invece devo dire che son stata bravina, cioè diciamo che almeno mi sono impegnata al massimo. Dopo qualche lezione di teoria dove pareva di essere a Terapia D’Urgenza in Medicina Generale, abbiamo fatto la prova pratica con il manichino,che non è bello e sensuale come quello in vetrina da Upim, ma è un filino inquietante, soprattutto perché lo ripongono in una valigia come un cadavere fatto a pezzi nella peggiore puntata de La signora in giallo. O come una contorsionista coreana nel Cirque du Soleil.

Quella sera eravamo tutti emozionati, perché si sa, la prova pratica è parecchio più ganza. Dopo cinque minuti di attesa dove mi ero già mangiata le unghie fino all’osso, arrivano l’istruttore e altre 3 ragazzi. Ognuno di loro ha un enorme trolley. Ho pensato “Partono per l’Iraq e ci son venuti a salutare” Manco per il cazzo. Dentro ogni trolley c’era un manichino. Quando li hanno aperti mi ha fatto una certa impressione e tutti loro con due mosse l’hanno SPIEGATO come un asciugamano da bidet davanti ai nostri occhi.1-2-3-4 e il manichino era già bello e steso sul tappetino.

Ci hanno diviso in 4 gruppi e nel mio eravamo tre ragazze e un ragazzo.

Il manichino era un uomo, ma indossava una tuta con su scritto Resusci Anne.Già la parola Resusci mi metteva un attimo in agitazione e poi questa doppia personalità non mi faceva stare tranquilla. Inutile dire che il mio occhio è sceso nei bassifondi per vedere se era più Anne o più Jhon per esempio.

L’istruttore ci spiega “Adesso a turno vi cimenterete alla rianimazione della vittima. Per sembrare tutto più vero, ad ognuno di voi assegnerò la scena. Mi raccomando. Vi ricordate tutto?”

Abbiamo risposto di sì, voltando la testa a destra e sinistra, questo per dirvi come eravamo convinti. “Chi vuole iniziare?” Convintissima che se non si fosse mosso nessuno, lui avrebbe chiamato me, io ho alzato la mano.

“Brava,vuoi iniziare te?”

“No, lui” e ho indicato il ragazzo. Il poveretto è rimasto prima allibito e poi ha sussurrato qualcosa sottovoce, forse un ringraziamento per averlo proposto. Però divento matta a capire quale complimento può avermi fatto perché ho sentito solo le ultime lettere …ONZA!

Il ‘maestro’ prosegue “Allora Giacomo…vediamo…per te immaginiamo che arrivando sul luogo trovi la vittima stesa a terra, ma c’è un cavo elettrico che passa proprio vicino, che fai?”

“Sto attento?”

“NO!” al suo no abbiamo fatto tutti un salto “PRIMA DI SOCCORRERE QUALCUNO DOVETE CONTROLLARE LA SICUREZZA DELLA SCENA!!!PER LA VOSTRA INCOLUMITA’!!!SE NO INVECE DI UN’ AMBULANZA CE NE VOGLIONO DUE!!!!”

“Ho capito…” fa il Giacomino “Chiamo i pompieri?...”

“No! Devi chiamare subito il 118,spiegargli la situazione e poi ci penseranno loro a chiamare i pompieri. Ricordatevi che potete soccorrere per primi ma mai da soli. Chiamate subito il 118.”

Il Giacomino ci s’è messo d’impegno ma su dieci mosse da fare ne ha sbagliate dodici.

Poi è toccato a una ragazza.

“Vediamo…per te la scena è questa: c’è un uomo privo di coscienza in un' auto, che fai?”

“Inizio la rianimazione in auto?”

“NO!La rianimazione va sempre iniziata mettendo la vittima stesa e comunque in un ambiente rigido,anche un letto sarebbe sbagliato”

Come potete facilmente apprendere, della teoria non abbiamo capito un cazzo.

“Lo metto per terra?”

“Perfetto. Da che parte lo scendi?”

E se rispondeva ‘dalla parte del guidatore’ che si presuppone sia la parte della carreggiata, l’istruttore avrebbe preso un’accetta e avrebbe spiegato agli altri gruppi come si rianimano 4 persone colpite accidentalmente da un arnese.

Ma la ragazza è stata brava e ha risposto bene.

Poi è toccato a me.

“Vediamo...la tua scena…”

“Io chi devo soccorrere? I puffi che si sono scontrati con l’auto di Gargamella?”

Risata generale. “Simo, fai la seria…”

“Più seria di così…sto ridendo?”

“Allora: la tua vittima è in bagno”

“Perché non facciamo in una stalla di letame?...proprio in bagno??”

“SIMOOO…dicevamo:è un uomo, è in bagno è ha appena finito di fare la doccia, è scivolato ed è privo di coscienza…"

“Uau!Quindi è nudo! Sììì...”

“…e ha 85 anni…”

“Uffa! Vabbè, allora…”

“Ferma! Lo trovi circondato dall’acqua, che fai?”

“Lo raggiungo a nuoto?”

“Vuoi stare seria, per favore?”

“Ma io sono seria!Ma scusa, agli altri l’hai fatta più facile! Io c’ho un vecchietto di 85 anni, tutto nudo e incartapecorito, magari prima di farsi la doccia ha fatto pure la cacca e non ha tirato lo sciacquone, è più di là che di qua e per rianimarlo devo mettermi i braccioli! Dimmi te se è normale!”

“Simo, può succedere.”

“Può succedere? Ah sì? Ora vedi come faccio!!Può succedere? Tzè!!Mo’ lo vedi come lo rianimo!”

Allora, non ci crederete ma son stata l’unica che non ha sbagliato niente. Gli ho fatto una respirazione bocca bocca perfetta, nemmeno avessi avuto sotto di me Brad Pitt.

L’istruttore mi ha detto “Ho capito come sei. Per dare il meglio di te, devi essere sotto pressione. Per quello saresti perfetta sull’ambulanza.”

“Il fatto che io sia un tipa decisa e risoluta non fa di me un perfetto soccorritore sull’ambulanza, come il fatto che io sia un metro e settanta per 55 chili non fa di me una velina, chiaro?Io sull’ambulanza non ci monto.Faccio questo corso perché mi può sempre servire per aiutare il prossimo”

“Mmhhh…poi vediamo…” Lui è straconvinto, io per niente.

Poi ci ha detto “Ora facciamo la sequenza per intero. La scena è sicura per tutti, quindi datevi da fare e A MODO!!”

La sequenza è questa:

Avvicinarsi alla vittima e scuoterla piano per vedere se è cosciente oppure no

Liberare il torace dagli indumenti

Ispezione della bocca

Sentire se respira contando fino a10

Iperestensione del capo per evitare che la lingua ostruisca le vie aeree

Iniziare la respirazione bocca a bocca soffiando per due volte.

Massaggio cardiaco di trenta pressioni

Poi ancora due volte la respirazione

Poi ancora trenta pressioni.

Il tutto cinque volte di fila.

Quando è toccato a me la scena è stata questa:

“Signore? Signore, mi sente?” Praticamente l’ho scrollato con lo stesso movimento con cui scuoto il colino della pasta e infatti il maestro mi ha detto “Se ha un trauma alla colonna vertebrale, facendo così, magari si ripiglia, ma rimane paraplegico. Fai più piano”

“Occhei…” Poi gli ho liberato il torace e ispezionato la bocca “Qui non c’è un cazzo…qui nemmeno…” Ho contato fino a dieci e poi gli ho esteso la testa.Un po’ troppo forse, gli ho fatto fare un movimento a 360° come facevo fare alle Barbie che non mi piacevano. Comunque sono andata avanti e gli ho fatto la respirazione e vi posso assicurare che farla ad un manichino che sa di gomma è piacevole come mettersi in bocca una chewing gum masticata da un’altra persona.Poi gli ho fatto il massaggio cardiaco ed è faticoso, poi la respirazione, poi il massaggio, poi la respirazione, poi il massaggio, poi la respirazione. Alla fine della serie ho sospirato e al manichino gli ho detto “Se non ti rinvieni con tutto quello che t’ho fatto significa che è giunta la tua ora. Amen”

Michele ci ha illuminati dicendo “Dovete continuare fino all’arrivo dei soccorsi”

Al che gli ho detto “Speriamo che abbiano l’elicottero di Briatore perché col traffico che c’è a Pisa, qua ci prendo la pensione”

Siamo andati via un po’ provati ma felici. Una ragazza mi ha confidato “Quando ho fatto la prima prova ho cercato di farla bene, immaginando una persona vera al posto del manichino”

“Eh, anch’io…”

“E infatti l’hai fatta proprio bene. Soprattutto la respirazione bocca a bocca.Ma come hai fatto ad immedesimarti? C’avevi il vecchietto di 85 anni”

Mica le ho detto che immaginavo di baciare Sean Connery.

Perché vi racconto tutto questo? Perché a distanza di un anno mi è capitato per la prima volta di soccorrere un uomo in un incidente stradale.Sono stata l’unica che si è avvicinata e che ha prestato soccorso. Ho avuto paura che mi morisse tra le braccia,respirava male, continuava a dire non ce la faccio,affogo,gli occhi velati,un rivolo rosso che scendeva al lato della bocca,e quella stramaledetta ambulanza che non arrivava mai.Ma nonostante questo sono riuscita a ‘consegnarlo’ a loro ancora vivo. Cazzo.

E lui, pover'uomo, ha avuto anche la forza di mimarmi un 'grazie' prima di lasciarmi la mano.

Ecco, in questo caso sono riuscita a sorprendermi di me stessa, del mio istinto. E non voglio sentirmi orgogliosa o gagliarda, perché sono sicura che voi, al mio posto, avreste fatto lo stesso.

sabato 20 febbraio 2010

EPPI BERDEI (se azzecchi il regalo)




Qualcuno di voi ha mai sbagliato a comprare un regalo?

Qualcuno di voi ha mai fatto stratosferiche figure di merda?

Qualcuno di voi ha mai pensato “Perché non riesco a tenere chiusa la mia boccaccia?”

Io penso di aver raggruppato tutto questo nel giro di tre-quattro ore. Precisamente il giorno del compleanno del mio figlioccio. Quel dì mi sono spremuta le meningi (Ah! Ah! Ah!) e con Alice ci siamo dirette al centro commerciale. Dritte spedite al reparto giocattoli, perché avevo avuto un’illuminazione.

“Gli compro il pianoforte della Chicco”. A lui piace tanto e quando viene a casa mia strimpella su quello che Alice usava da piccola. “Sì, sì, il pianoforte, così sfracella le pelotas alla sua mamma e il suo babbo con tutta la musichetta! Non è un oggetto allegro?”

Mentre son lì che provo tutte le musichette, dalla rumba al cha cha cha, mi viene il dubbio che forse glielo hanno già regalato. Meglio telefonare.

“Pronto? Amica mia carissima, ascolta un attimo…per stasera, no?Il compleanno del piccolo…visto che a lui piace tanto, avevo pensato al pianofortino della Chic…”

“Il pianoforte no!!!! Gliel’hanno già regalato e ci sta sfrantecando le palle!”

Appunto.

“Ti prego Simo, se mi vuoi bene, prendi qualcosa che non suoni, che non vibri, che non faccia rumoreeeeee!!!!”

E’ isterica, c’è poco da fare. Sarà perché il baby killer ha cominciato ad aprire tutti i cassetti,a non dormire un cazzo, a rovesciare qualsiasi cosa gli capiti a tiro,a tirare il cibo invece di mangiarlo, a perdersi in 90 metri quadri e dipingere murales sulle pareti del salotto. Praticamente un piccolo Haring de noattri.

Riattacco, e io e Alice ci spostiamo al reparto vestiti. Allora se non possiamo regalargli le maracas, il tamburo o eventualmente anche un paio di nacchere , andiamo sul vestiario. Dopo 20 minuti son sicura di aver scelto per lui una cosa troppo bellina che vi vado a illustrare.

Spegnete la luce e partiamo con le diapositive:

*salopette color sabbia (quel colorino simile alla sahariana che indossa Alberto Angela in Ulisse, tanto per intenderci)

*magliettina a maniche lunghe a righine (quelle righine che fa il televisore quando un fulmine prende in pieno la tua antenna sul tetto)

*magliettina color cremina chiaro (quel cremina chiaro quando provi a fare la maionese, ma non chiamandoti Calvè non ti viene fuori una cippa di minchia se non questa cosa liquida marroncina chiara)

Vabbè, potrebbe sembrare un Alberto Angela mignon, o un mini Cecchi Paone tra le rovine dei Fori Romani, se non fosse che su quella color Calvè andata a male, c’è Winnie Pooh che sorride.

Non è carino? Piglio e metto nel cestello. Poi ci dirigiamo al reparto intimo uomo. Guardo se c’è qualcosa di interessante per Andreuccio mio, chessò… un perizoma con su scritto straziami’, una mutanda moderna con un tocco vecchio stile,una mutanda con le bretelle per esempio. Poi vedo un paio di slip neri che mi ricordano vagamente una pubblicità di D&G. Belle. Quasi quasi gliele prendo.Anche se all’indossatore che le ha sù nella pubblicità, Andreino mio non somiglia manco nell’unghia dell’alluce. Nemmeno potrebbe sembrare un cugino di quarto grado, nemmeno se mia suocera si mette di nuovo d’impegno e mentre è lì pensa ad Alain Delon, e nemmeno se San Francesco gli fa la grazia (perché di un porta-uccelli si tratta) Però siccome per me è il migliore, gliele compro così è più figo. Ok, guardo la taglia e mentre son lì che mi rigiro i numeri mi viene il dubbio che forse con gli abitini del bimbo non ho azzeccato la taglia. In una c’è scritto 18 mesi 80 cm, nell’altra 18 mesi 86 cm. Meglio telefonare. Con in mano sempre le mutande e nell’altra il telefonino, rifaccio il numero.

“Scusa tesoro, risono io”

“SIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!” Stà ragazza deve farsi vedere da un medico.

“Mmhh…ti chiamo per due misure…”

“Ah! Vuoi sapere quanto pesa il bimbo?”

“No. Quanto è lungo?”

La signora accanto a me mi ha guardata male. Perché? Le do fastidio se parlo di misure? Le do fastidio se ho un paio di mutande in mano?

“E’ lungo 83 cm, ma è un po’ sottopeso…uff…”

“Mmhh…è lungo ma secco”

Signora? Si sente bene?

“Sì, ma poi le misure cambiano di ditta in ditta. Stai tranquilla e mi raccomando non spendere una fortuna, e poi che ti metti a fare, si fa per festeggiarlo, insomma fai te, non ti preoccupare…NOOOO!!!LASCIA STARE IL VASO!!!Guarda oggi è da battere nel muro!Non mi dà retta! E’ più duro del marmo!”

“Ah! Lungo, secco e pure duro!!Stai calma, ti devi sempre abituare!Io invece sono avvezza e non vedo l’ora di averlo tra le mani!!”

Signora? Perché è color porporina e sembra che abbia bisogno di una bombola di ossigeno?

“Vi aspettiamo stasera. Così te lo coccoli un po’ te!Ciao tesoro”

“A stasera. Contaci, te lo strapazzo tutto!!”

SBAM! La signora è andata. Secca e dura a tappeto. Secondo me è l’aria condizionata. E’ troppo forte in questi centri commerciali.

Ore 19.45. Arriviamo dal festeggiato.

La mia amica mi aveva detto:“Lo festeggiamo nella casina di ‘campagna’ dei miei suoceri. C’è un po’ più di spazio”.

Sua suocera mi aveva avvertito “E’ un po’ spartana…ma accogliente”. Io, che non mi sconvolgo per nulla e quando ero giovane son stata perfino in un porcile insieme ai maiali, figuriamoci se mi smonto.

La ‘casina di campagna accogliente ma spartana’ è in realtà una vecchia stalla ristrutturata, con mattoni rossi e travi a vista. Con un camino in salotto grande quanto il mio armadio, scale a vista di legno, cucina con arco in mattoni e muretto all’americana, soppalco e camera matrimoniale tre volte il mio garage.

“Sticazzi!!!”

“Prego?”

“Oh !Buonasera signora! No, dicevo, bella casa”

“Uh grazie!Ma non è tutto questo granchè…è una casa semplice…”

“Semplice una cipp… sì semplice ma bella. Molto bella”

“Oh non esagerare Simona. Prego di qua”

Ecco, lo so, ora sbuca Ernesto il maggiordomo e lei mi dirà “Mannò è un amico…”

Casa semplicemente meravigliosa. Noi tre salutiamo tutto il parentado e ci mettiamo ad aspettare il cucciolo che doveva sempre arrivare. Alice e Andrea sono andati fuori a contare le palle al cactus. Ho capito dopo che si chiamano fichi d’india. Io girottolo e mi guardo intorno. Nemmeno fossi Harry Potter e dovessi andare a Diagon Alley vengo attratta inesorabilmente da questo enorme camino. Ho un debole, lo sapete.

Dentro, la padrona di casa, aveva sistemato un vaso di rame con dei papaveri rossissimi.

“Mmhh…belli, ma (snif snif) che profumo strano…si sente che sono di campagna.Eh sì! Lo diceva sempre mio nonno…”

“Sono finti”.

Perfetto. E sono solo le otto e dieci.

Finalmente arriva baby killer che, vista l’ora stava per addentare un orecchio a suo nonno, scambiandolo per un tortellino. Ci mettiamo a tavola con il festeggiato che ulula ma la sua minestrina non è pronta.Poi è pronta ma brucia e lui giustamente pensa “Perché cazzo me la metti davanti e non me la dai?” Serena che continua a dire con gli occhi iniettati di sangue “ AMORE, SE NON SMETTI DI URLARE TI CI INFILO LE MANINE COSI’ PER CARNEVALE SEI GIA’ PRONTO PER FARE MUZIO SCEVOLA”

Lui per tutta risposta le ha dato una piattata in testa.Il padre in tutto questo non ha fatto una piega e continuava a dire “Non è un bel rapporto quello tra madre e figlio?”

e sua madre: “Sì, caro, l’ho sempre pensato anch’io”

Il baby finalmente prende a mangiare non senza aver tirato a mo’ di fionda la minestra a quasi tutti i commensali. Eravamo pieni di stelline della Plasmon che sembravamo un planetario.

Vedo un vassoio con dei triangolini rosa “Signora? Mi passa per cortesia il vassoio con il salmone?”

“Sono gamberetti”

“Uh!Meglio! Li adoro!” Cazzo sto’ a dì? Per buttarli giù mi ci è voluto l’Idraulico Liquido.

“…Sì, grazie, anche la torta salata alle zucchine…”

“E’ sformato di porri gratinato”

“Certo. Guardi, stavo per chiederlo. Avete mica sformato di porri gratinato? Ah ah …è il mio preferito” Porri? Amò stasera non t’avvicinà che con una fiatata t’imbiondisco come Leonardo di Caprio.

Alice ha mangiato 3 chicchi di riso, un’oliva, mezzo grissino e per esagerare per poi prendere l’alka seltzer , ha anche ciucciato il picciolo di una mela.

Il mio amore manco a dirlo ha intrattenuto gli altri discutendo elegantemente di inquinamento atmosferico, costo del petrolio e la salvaguardia della fauna scandinava. Io, che non ci capisco un cazzo a cose normali,avevo difficoltà a seguire il filo del discorso grazie soprattutto ad un bicchiere di vino rosso che mi era stato gentilmente offerto. Ma siccome ‘Dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna’, per darmi un tono mi sono messa a parlare di Borsa, che saliva e che scendeva. Precisamente quella della mi’nonna quando se la scorda nell’ascensore. L’unico che ha capito è stato il baby che per tutta risposta mi ha sputato in un occhio.

Alle dieci eravamo al dolce, che è durato intatto 12 secondi. Il festeggiato con un doppio avvitamento e piroetta ha fatto un tuffo nella panna degno della Cagnotto. Non ha spento la candelina soffiandoci, ma ha preso un pupazzino e l’ha sbattuto ripetutamente sul fuoco. La panna è schizzata dappertutto, perfino sugli occhiali del nonno che ha esultato “ Nevica!Chiudete quella finestra!”

Poi il baby ha aperto i regali. Inutile dirvi che il nostro era l’unico che non suonava. Dopo aver strappato la carta con i tre denti da latte che si ritrova mi ha guardato e ho letto distintamente nei suoi occhi: “CHE- REGALO-DI- MERDA - stop - VOLEVO-UN-GIOCHINO- PER- DISINTEGRARE – CASA - MIA -stop- VAI-SUBITO- A- COMPRARMI- UN BAZOOKA”

Più tardi a casa, con un sms mi sono scusata con lui per averlo deluso. Lui mi ha risposto che il prossimo anno lo festeggerà al Cocoricò con due ballerine brasiliane. Quando io dico che i bambini di oggi sono più svegli…

mercoledì 17 febbraio 2010

SIMO AL VOLANTE PERICOLO COSTANTE







Come già anticipato eccomi qui a raccontarvi di quando ho preso la patente. A patto che mi raccontiate la vostra esperienza…alzi la mano chi la racconterà. Alzi la mano chi non la racconterà. Alzi la mano chi pensa che stia perdendo tempo(avete presente quello di Zelig? Volevo provare l’esperimento). Bene.

Cominciamo col dire che a prenderla a 18 anni son bravi tutti. Infatti io l’ho presa 10 anni dopo. Sono una che le decisioni importanti le deve ponderare bene. Cosa è che spinge un 18enne a prendere la patente? La voglia di libertà? L’autonomia? Io avevo tutto questo anche con il Ciao (i primi tempi), poi dopo che il Ciaino ha cominciato a tossire ai semafori e mi ha lasciato a piedi per tre volte, l’ho sostituito con la mountain bike. Con la mia biciclettina andavo al lavoro, agli allenamenti con la borsa sul groppone (manco Quasimodo poteva vantare cotanta gobba), e al mare (che non era proprio vicino-vicino ma a quell’età c’avevo il fisico).

Poi mi son fidanzata con Andrea (ovviamente automunito) e di macchina c’era la sua. Insomma, non vedevo tutta questa necessità. Fino a che non sono rimasta incinta. Effettivamente le persone intorno a me facevano delle pressioni e io ancora non mi sentivo pronta. Ho pensato seriamente di mettere un carrellino dietro alla mountain bike e di portare mia figlia a spasso a quella maniera. Magari con un modello all’ultimo grido con tanto di bandierina arancione fosforescente.

Invece, facendomi coraggio, sono andata col mio pancione di 6 mesi a fare l’iscrizione.

Tutto comincia alla grande. Alla prima lezione di teoria manco entro nella seggiolina. Evvai. Devo stare con la tavoletta tirata su per via della pancia, sono circondata da ragazzetti brufolosi che di anni ne dimostrano 12 e sembro la loro mamma dopo un’abbuffata di fagioli.

L’istruttore inizia la lezione e io completamente a digiuno di qualsiasi nozione automobilistica, ovviamente non capisco un cazzo.

“Bene ragazzi. Chi sa dirmi il significato di questo cartellone?”

-Trasmettono Bambi al cinema più vicino?Perché scuote la testa?Non è un cerbiatto?

-Ci sono. E’ un antilope. Trasmettono il Re Leone? Nemmeno.

-Ho capito. E’ gatto travestito da daino. Può essere.


-Al negozio giù all’angolo ti fanno il 10% di sconto?

-Se inciampi qua, hai il 10% di probabilità che tu ti rompa l’osso del collo?

-Se ti organizzi un attimo puoi usare la tua auto a mo’ di panfilo

-Puoi andare in crociera con la tua vettura

-Vista da destra con un guizzo puoi risalire sul molo come un salmone norvegese

-Falegname nelle vicinanze


-Qui hanno girato Polar Express

-Diapositiva di come guiderà Simona. Sobria.

-Quest’anno vanno di moda le righe.

-Test per la vista (se vedi sei righe chiama subito l’oculista)

-Cartello posto all’inizio di una cittadina. La mia risposta sarebbe “Sì, io sono tornante, anche più di tre volte. Qua ci tornanto sempre volentieri”

- Ci posso arrivare, è facile: Paola, Dario e Beatrice vanno insieme alla PAM, Luisa invece ha già fatto la spesa. Così d’acchito direi che la prima ad arrivare sia Paola che si aggiudicherà 100 punti di premio fedeltà.. Eccheccivuole?.


Dopo 40 giorni do l’esame di teoria e non si sa come (alcuni scienziati ci stanno ancora studiando) passo l’esame alla grande senza manco un errore. Roba che i miei familiari gridano ancora al miracolo e accendono tutt’ora un cero a San Cristoforo.

Ammetto qui che le risposte me l’ha suggerite Alice dalla pancia tramite un auricolare.

“Per la pratica ci si vede quando ha partorito”

“Ma come?”

“Dire che non è il caso di rischiare”

“Mannò! Guardi come sono in forma!”

“Dia retta. E’ meglio per tutti” Perché incrocia le dita? “Le diamo intanto il foglio rosa, ma fossi in lei aspetterei”

Così ho fatto, ho avuto Alice, ho fatto passare un po’ di tempo perché stavo male anche seduta grazie al ricamino a punto croce che mi aveva fatto il ginecologo, e poi mi son decisa.

“Amò, mi sento pronta!”

“Sicura?”

“Eccerto!Son passata senza fare errori!Cosa ci vuole a guidare una macchina?”

“Non mi fido Intanto ti porto in un parcheggio”

La sera alle dieci Andrea mi porta in un parcheggio vuoto dell’Iper. Roba che se ci vede un vigilante pensa che siamo lì per amoreggiare. Invece guiderò! Sììììì!!

Vabbè, non è il caso di confessare che io manco ci sono mai salita dalla parte del guidatore, e non è il caso di confessare il mio dubbio amletico da sempre: se il Signore ci ha fatto due piedi, per quale astruso motivo ci sono tre pedali? No, dico.

Monto al posto di guida e pigio tutti e tre i pedali, come se stessi suonando un organo. Non c’è verso, se ne premo due uno rimane scoperto. Sicuramente è lì per figura. A dir la verità provo anche un cambio veloce, in contemporanea, ma no…non va bene…

“Che stai facendo?”

“Provo i pedali…Andrea, una domanda…ci sono tre pedali, no? Io ho due piedi…”

“Scendi”

“Nooooo!!Era solo una domanda, si fa per scherzare…ah ah ah!! Che ganza che sono!!”

Andrea è bianco e sudato, e faccio notare che la macchina è ancora spenta.

“Tieni premuta la frizione, il freno, e gira la chiave”

Frizione? Quale delle tre? Ambarabacciccì coccò…

“E’ QUELLA la frizione”

“Bravo, volevo vedere se eri attento”

“Accendi”

BRUUUMMMM!!! Ommioddio! Ho acceso la macchina! Sìììì!! Mi riesce guidare! Ce l’ho fatta! Sono una grande! “Bene!Facile no?Amore come sono felice!”

“Parti”

Come parti? Non va da sé? Io l’ho accesa, e con quello che l’ho pagata deve andar da sola.

“In che senso?”

“Dai gas”

Non penso sia il caso. Se do gas ci moriamo in questa macchina. Ieri sera ho mangiato i broccoletti.

“E’ quello l’acceleratore!” Ad Andrea gli pulsa la vena sul collo. E non è un buon segno.

“Aiutamiiiiiiiii!!!” Piagnucolo.

“Lascia lentamente la frizione, nel frattempo dai un po’ di gas, piano, devi calibrare bene il movimento…”

Sennò che succede, esplodiamo? E poi il piede destro e sul freno. Come faccio? Come faccio?? L’avevo detto io! C’ho due piedi, cazzo!!!”

“Simo, lascia il freno, PIANO! Metti il piede sull’acceleratore,PIANO! Lascia un po’ la frizione…PIANO!Da un po’ gas, PIANO!”

“Ma più piano di così? Manco ci muoviamo! Sono venti minuti che la macchina è accesa!”

“Tranquilla, dai un po’ di gas, lascia la frizione, è un gioco di piede…”

Do gas e lascio la frizione. SBRUUUUMMMM!!! La macchina ha fatto un triplo carpiato su se stessa rantolando e poi si spenge. Dal rinculo abbiamo rischiato di vomitare la cena sui tappetini nuovi e per poco non finiamo dentro la galleria dei carrelli.

Andrea è sceso, mi ha tirato per un braccio e mi ha detto “Te sei brava, probabilmente non mi so spiegare, piuttosto le lezioni te le pago io, ma falle con l’istruttore, tante, ma tante, perché sono sempre giovane per morire.O per finire in galera per omicidio. Ma sei brava amore”

Il 24 Maggio 2001 ho dato l’esame pratico. L’istruttore era fiducioso, ma stava sgranando un rosario, chissà perché. L’esaminatore (che somigliava vagamente a Paolo Limiti), mi ha fatto fare un pezzo di strada molto trafficata, io per prudenza ho rispettato lo Stop oltre i tempi supplementari ed è stato costretto a dirmi “Signora? Va bene la prudenza, ma vede quel puntino in fondo?E’ un’auto. Pensa di farcela prima di domattina?” Giuro. Mi ha fatto parcheggiare dietro a un cassonetto e per guardare bene dietro sembravo Linda Blair nell’Esorcista, e mi ha fatto fare inversione a U nella stradina del cimitero. Ecco. Ditemi voi se è normale. Lui si è giustificato dicendo “Almeno qua non c’è nessuno”.

Se mi boccia, tra poco ci sono io.

Invece mi ha passatoooooo!!!!!!!

Direi che per essere una che non sapeva manco cos’è la frizione, son stata brava. Vabbè vi confido che nel motore non ci capisco nulla e non saprei nemmeno cambiare la ruota di scorta, ma insomma! Se mi si ferma l’auto, qualcuno verrà in mio aiuto, no?Una donna con l’auto in panne fa sempre tenerezza o pena (se sono io).E poi gli uomini si fermano sempre davanti a una donna in difficoltà, e non facciamo nemmeno troppa fatica. Non a caso tra il triangolo e il giubbino catarifrangente tengo sempre una minigonna giropassera e il tacco 12.Se mi dovessi trovare in difficoltà sul ciglio della strada io dico che qualcuno si ferma.

Fosse anche per chiedere “Quant’è?”

Piesse: vi ho messo le faccine, vi piace?Così ci ri-conosciamo meglio.

Commentare per credere.


lunedì 15 febbraio 2010

A SPASSO CON DAISY

Mia mamma ha deciso di cambiare il materasso. La notizia di per sé non ha alcun valore se non fosse che io ho vissuto questa esperienza in modo fantastico. Le ho consigliato di chiamare mia suocera che, quando ci era venuta voglia a noi di cambiare il materasso, si offrì di accompagnarmi dal cognato del fratello di Fernando “Che ha un negozio, lo conosco, e ti fa un buon prezzo”. Tiè.

L’incontro iniziò al meglio. Mia suocera che entrando dalla portafinestra del salotto incespica nel tappetino, fa una giravolta tra le tende e si pianta tra il pouf e il divano. Meno male che non me le ha sradicate, sennò sarebbe sembrata una sposa dopo che l’ha travolta l’uragano Katrina.

“Buongiorno! Sei pronta?”

A morire? No, grazie. “Sì certo”

“Allora chiudi casa e monta in macchina.Andiamo con la mia, guido io che so dov'è." Ommioddioooo!!!

" Ti aspetto fuori” e detta così sembra anche una minaccia.

Montiamo in macchina e dalla radio esce musica del ‘39. Ho un conato di vomito prima di partire.

“Mmmhh….che musichetta…”

“Ti piace?”

“No”

“Eh…sei troppo giovane per apprezzare…”

Ora se mi chiede se ascolto Cristina D’Avena, scendo.

“Dài, guarda nello sportellino che ci sono tante cassette. C’è qualcosa di più moderno. Guarda guarda, scegli pure”

Musicassette?Perché, le fanno ancora? Okkey, sorvoliamo. Apro lo sportello e devo dire che aveva troppo ragione! E’ troppo avanti! Ci sono nell’ordine cassette di:

-Massimo Ranieri

-Al Bano

-Luciano Taioli

-Renato Carosone

-e Fred Bongusto

“Mmhh…sì…vabbè…ma perché non lo spengiamo?Così parliamo un po’”

“Senti se ti piace questa” Ma mi ascolta?

E mette una stazione con tutti i merengue, i meneiti, e le baciate.

“Senti che ritmo? Caliente!!”

Forse è per quello che viaggiamo con tutti i finestrini aperti che pare d’essere su una vespa special?

Fuori ci sono 19 gradi,ho la frangia tutta dritta come la scena di ‘Tutti pazzi per Mary’ e con la musica latina a palla e i vetri abbassati sembriamo due scellerate appena tornate da Rio de Janeiro.

“Posso alzare il finestrino?”

“Certo certo, tesoro…ma io no”

Se mi dice che non c’ho il fisico mi tuffo di sotto.

“Sai…ho le vampate….ho sempre caldo.”

Io invece sudo freddo. Guida come se fosse sull’autoscontro. Ha fatto il pelo e contropelo a tre ragazzini in scooter, è passata quasi col rosso e a marcia indietro manca poco mette sotto il benzinaio.Venti minuti di puro terrore. Ho pregato San Francesco, Santa Rita e San Benedetto che mi tirasse dal cielo una bottiglietta d’acqua perché dalla paura avevo la salivazione a zero.

Nel frattempo mi arrivano gli sms delle amiche che sapevano della gita con Daisy. Grazie a quelli riesco momentaneamente a distogliere il pensiero su quale vestito farmi mettere per il funerale e se nella cassa avrei preferito il raso rosso o il velluto bordeaux.

“Devo ricomprarmi il cellulare” dice buttando un occhio al mio.

“Si è rotto?”

“No…ma è vecchio…lo voglio moderno, con le lettere grosse”

“I numeri grossi, vorrà dire”

“No ,le lettere, così mando gli esseemmeesseemmeesseemmesssee”

“Tre lettere: SMS”

“Brava. Quelli lì”

“Ma se a volte l’ho vista spippolare!”

“Li so leggere, mica scrivere!Poi mi insegni?”

La adoro.

“Come no!”

Arriviamo al negozio e penso che se il Signore mi ha fatto arrivare sana e salva fino a qui un motivo ci sarà. E infatti eccolo lì, vicino alla vetrina : Aquacell.

Il cognato del fratello di Fernando ci accoglie calorosamente devo dire. Mi chiede quali sono le mie esigenze. Volevo dire

-un materasso che non cigoli

-un materasso che ci possiamo fare la lotta con Alice senza spaccarlo

-un materasso comodo

-un materasso caldo d’inverno e fresco d’estate

-antiacaro

-anallergico

-non costosissimo

-con un bel design

-magari a rombi pervinca su sfondo lillà

-che abbia dei riferimenti marroni ma non troppo così mi si abbina bene alla camera

-e magari con due voliant ai lati così fa pandan con le tende.

Invece mestamente ho detto “Lei cosa mi consiglia?”

Lui giustamente ha detto “Ci deve dormire lei signora. Le faccio provare i materassi e poi lei sceglie quello più adatto alla sua figura”

Di merda? Ho già dato, grazie.

Ragazzi, è bellissimo andare a comprare un materasso. Ti danno il panno da mettere sotto le scarpe e te ti devi sdraiare e provare.

Al primo ero un po’ rigidina.Avevo ‘sto tizio e mia suocera sopra di me che mi guardavano come se fossi stesa in un sarcofago al museo di storia naturale.

“Si rilassi…”

Ma che sono, dallo psicologo? “Bhè….”

“No no, lei si deve rilassare e fare come se fosse a casa”

“Guardi non penso che sia il caso…”

“Massì, provi, provi pure, sul letto ci deve stare bene, essere tutt’uno, farlo suo!”

Ma come si chiama ‘sto materasso? Gabriel Garko?

“Come dorme di solito?”

“In pigiama”

“No, in che posizione dorme?”

“Ah! A pancia in giù. Sempre”

“E allora lo provi a pancia in giù, dia retta”

Vorrei ricordargli che su ‘sto materasso non ci devo dormire solo io, ma visto che ci sono lo scelgo e all’ammore mio andrà sicuramente bene.

Ne ho provati sei. A 400 molle, a 600 molle, a 800 molle, a molle rivestite, al lattice e infine l’Aquacell. Ma ormai avevo preso la mia decisione. E’ lui il materasso della vita mia. Il nome può trarre in inganno perché di primo acchito richiama il materasso ad acqua , ma l’acqua non c’entra niente. Andrà anche di moda , ma metti che con l’orecchino si fora, la camera mi si riempie d'acqua che manco fontana di Trevi. Onestamente di prima mattina non mi ci vedo a fare Anita Ekberg “Marcelooooooo come here!!!”

Il viaggio di ritorno è stato traumatico quanto l’andata. Ha fatto un sorpasso che è durato nove settimane e mezzo, nel senso che ero sudata e sconvolta come se avessi avuto un amplesso dietro alla veneziana, non ha rispettato uno stop e un camion ci ha suonato così forte che l’onda sonora mi ha fatto ingoiare le tonsille e per finire, parcheggiando, ha strusciato le gomme sul marciapiede manco c’avesse il cugino Pirelli e il nipote Goodyear.

Però non la cambierei con nessuna. E poi parlo io, parlo. Che in auto son tutta un programma, come ho dimostrato qui.

Apppproposito:vi ho mai raccontato di quando ho preso la patente?


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