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Premetto che sono battezzata, comunicata, cresimata e che ho sposato in chiesa.
Premetto che sono battezzata, comunicata, cresimata e che ho sposato in chiesa.
Non vorrei che quello che sto per dire
venisse scambiato per un'accusa verso la chiesa, che rispetto
moltissimo, ma la mia domanda è:
Che minchia ci fa ancora a The Voice
Suor Cristina?
No, perché io non mi capacito.
Al di là del personaggio “Oh sì,
ganza!”, “Sister act de noattri è proprio forte!”, e “Ci
voleva in questo momento un personaggio del genere”, lo vogliamo
ammettere o no, che Suor Cristina ha una voce e un modo di cantare
che l'avrebbero scartata pure al concorso canoro della Sagra della
Porchetta?
Ah sì, premetto anche che non mi
intendo di musica e probabilmente questi miei dubbi sono nati dalla
mia ignoranza in materia.
Devo ammettere, senza vergogna alcuna,
che la prima volta che Suor Cristina è apparsa a The Voice a me è
piaciuta un mucchio. Vuoi il coraggio, vuoi la novità, vuoi
l'effetto mediatico non indifferente, vuoi il fatto che sì, una
suora che canta a The Voice è forte.
Però già dalla puntata dopo, ho
capito che “Sì, apprezzo l'impegno, ma ciccia, non ci siamo.” Ha
una voce a tratti flebile, a volte stona anche un po', una voce anche
scontata e per nulla particolare se vogliamo, ma chissà perché è
in finale.
No, vabbè, si sa perché. Perché se
l'abito non fa il monaco, la toga fa una cantante.
È chiarissimo che se la Cri è
arrivata fino a questo punto è grazie all'abito talare. Non cercate
di convincermi del contrario perché è fiato sprecato. Utilizzatelo
magari per gonfiare i palloncini che andrete a sventolare nello
studio quando si esibirà la prossima volta.
Non ho nulla contro la chiesa, i preti,
le suore, ma sono contro qualsiasi forma di paraculismo.
Perché qui c'è del paraculismo
all'ennesima potenza. E quello che mi fa incazzare è che cercano di
convincerci che va avanti perché merita, perché è una voce fuori
dal coro, lo stesso coro che magari l'ha scartata per anni visto che
per arrivare alle note alte deve prendere una scala da pompieri.
E non è manco colpa sua. Che colpa ne
ha lei se J-Ax la porta avanti?
Che colpa ne ha se la gente da casa la
vuole vedere ancora su quel palco a sgambettare con quelle scarpine
nere raso terra?
Nessuna. Si gode il momento e Amen, è
proprio il caso di dirlo.
Riguardo al suo motto “Ho un dono e
ve lo dono” vorrei dire a Suor Cristina “Grazie, ma ne farei
anche a meno.” Perché non è tutto sto granché, anche se a caval
donato non si guarda in bocca, per carità. Però se vuoi donare
qualcosa di grande ne devi essere all'altezza, capisci?
Tipo che se sto motto lo fa suo Rocco
Siffredi, è un'altra storia. È credibile. E meno male che lo dona,
perché se lo facesse pagare a peso, sarebbe un casino.
Ovviamente, come tutti noi sappiamo, la
scelta di mandare avanti la Cri è dettata dall'audience, dalla
produzione, da cosa si fuma J-Ax, dalle regole a noi sconosciute
della televisione, dai segnali che arrivano dall'alto, da che tempo
farà domani, da una telefonata di Papa Francesco, dalla Cia, dal
KGB, da una decisione di Peppa Pig...insomma, le vie del Signore sono
infinite. E lei, è chiaro, che ha intrapreso una scorciatoia. Perché
se quando ancora non era suora non è stata presa ad Amici (e quello
Crì, lasciatelo dire, poèsse una fortuna), X Factor, castrocaro,
sanremo giovani, concorso 'voce dell'anno' della parrocchia di
Caltanissetta, gara canora delle scuole elementari di Mazara del
Vallo e non ha vinto manco un premio come miglior voce esibita sotto
la doccia, un motivo ci sarà.
Sennò a quest'ora sarebbe già stata
notata, sarebbe una cantante di un certo livello, e non una suora che
grazie all'abito talare arriva in finale a The Voice nonostante una
voce mediocre.
Che poi noi italiani ci lasciamo
trasportare dall'entusiasmo, dalla novità, ma già in passato
qualcun altro aveva calcato il palcoscenico bensì fosse un uomo di
chiesa: Fra' Cionfoli.
Frate Cionfoli, m'arrivò solo quarto
in quel Sanremo dell'82. Ed era giusto così. Poi vabbè, lui c'ha
preso gusto, si è sfratato e tutto è cambiato.
Vorrei ribadire che io non ce l'ho con
Suor Cristina, ma vorrei dirle due cosine:
“Cara la mia Cri, sono contenta che
tu abbia coronato il tuo sogno di esibirti e cantare davanti a un
grande pubblico. Sono contenta che tu ritenga (con un filino di
presunzione da parte tua ma tant'è,) che donarci il tuo dono sia
fondamentale per la nostra esistenza. Sono contenta che stai
dimostrando che tutto è possibile, che è bello poter lanciare
messaggi positivi sulle note di No One di Alicia Keys. Sono contenta
per te, ecco. Per me, per noi, un po' meno. Perché quello che ti sta
accadendo è la prova che si arriva con scorciatoie, per
raccomandazioni, e che la meritocrazia è una parola che si trova
solo sul vocabolario e che è difficile, se non impossibile, vederla
mettere in atto in Italia. Anche in una ininfluente gara canora. Se
tu volessi veramente lasciare il segno dovresti dimostrare di
possedere quella carità cristiana di cui vai professando, quella
carità che può raggiungere anche il sacrificio di sé stessi. Come
nostro Signore ci insegna, e tu sai bene, dovresti dimostrare umiltà
in quello che fai, riconoscere e ammettere che immeritatamente sei
dove ti trovi. Ma non vediamo in te questo messaggio. Se tu fossi
veramente grande, grandissima, ti ritireresti dalla gara per
permettere a chi è più talentuoso di andare avanti, come è giusto
che sia. E ti opporresti al gioco dell'audience, alle scorciatoie, al
percorrere la via più facile, alla gloria di un programma tv, agli
applausi, in nome di quella umiltà che a quanto pare ti manca. Sei
brava Cristina, e non discuto il tuo percorso di vita e spirituale.
Sicuramente dimostri una grande forza, un grande carattere e un
grande spirito di condivisione che ti suggerirei di spostare in altri
luoghi dove davvero puoi essere la numero uno. Ma non in una gara
canora come The Voice.
Il settimo comandamento recita: non
rubare.
Che sia una mela o il primo posto di un
podio, non fa poi molta differenza.”