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martedì 11 novembre 2014

CHICCO TICIFICCO

Possibile che una vada in lavanderia a ritirare un indumento e che questo evento sia la causa di uno spignattamento creativo al limite dell'assurdo? Spiego. È iniziato tutto stamattina quando in casa mia c'era più casino che all'apertura del nuovo centro Trony dove prendi un telefonino barattandolo con una caffettiera dell'83. Il fatto è che la sottoscritta e la bimba piccola (quella che va alle medie) siamo state intralciate dal bimbo grande (quello brizzolato, di un metro e 87, che ogni tanto si dà al giardinaggio), perché lui era in partenza. In gita, diciamo. Andava a Roma per la partita di rugby e quindi dovevo aiutarlo a preparare lo zaino. Amore. I “Il cappello dov'è?” “Lo zaino? Era qui qui fino a tre anni fa” “I fazzoletti? C'avete mica i fazzoletti?” si sprecano, e il Santo girava intorno a noi come i rotoli di fieno nel Far West. Se ci mettiamo che Alice andava a rilento per via di un raffreddore/mal di gola/ sinusite/mal di orecchie che ha da tre giorni a questa parte, potete capire il grado di casino. Dopo aver fatto le raccomandazioni di rito a quello grande, lasciando per ultima “E mettiti la sciarpina che a Roma fa freddo”, io e Alice siamo partite alla volta della scuola con una leggera spruzzata di neve a tenerci compagnia. Però. C'è un però. Se durante il tragitto casa-scuola, mia figlia sta zitta, direi che non sta bene. Proprio no. Oddio... stamattina a sentirla parlare metteva paura. Na voce bassa, roca, gutturale e mocciosa. Arriviamo davanti alla scuola, spengo la macchina, mi giro e la vedo con la testa penzoloni e l'occhio lucido. “Ali, ma ti senti bene?” “Mica dando. Mi sendo la febbre” Evvai. Come l'ultima delle cretine riaccendo la macchina, faccio inversione e torno indietro, sotto gli occhi allibiti delle altre mamme che mi hanno visto arrivare, salutare e andare via. Avranno pensato “Se voleva salutarci, bastava una telefonata!” Morale: Ali non è in forma, è piena di moccio fino agli occhi e... okay, basta, avete capito, non siamo mica a Elisir. Ma non abbastanza da non ricordarsi “Mamma, debi addare in labanderia a ridirare la tuta da sci per la mia gita sulla nebe”. Eccerto. La gita sulla neve con la scuola. Io dico che si riprenderà prestissimo, infatti si offre volontaria per fare pure l'aerosol, pensa te. Fatto sta che vado alla mia lavanderia di fiducia (conosco bene le ragazze), smanettando dentro alla borsa a testa bassa per cercare la ricevuta e quando finalmente alzo lo sguardo, lo vedo. LUI: UNA FOLGORAZIONE. A quel punto dimentico tutto, il perché, il percome e tutto il cucuzzaro. No, non ho visto Raoul Bova, Luca Ward o qualsiasi attore figo di soap opera. Ho visto una cosa che mi ha fatto partire l'embolo, che mi ha fatto dire “Lo voglio!” e dopo due secondi mi ha fatto pensare “Mo' me lo faccio!” Sì, okay queste due frasi potevano benissimo essere usate anche per il figo delle soap opera, ma tant'è. Vi presento CHICCO TICIFICCO. (Il nome è frutto della mente malata di due femmine che abitano in questa casa) Ma non è fantastico? Quando l'ho visto, ho esclamato “Nuooooooo!!!E questo?”
 “Hai visto bellino? È perfetto per i nostri biglietti da visita. Eh...!Son cose che si fanno in pensione...” “Ma se state lavorando!”
“Ma non l'abbiamo mica fatto noi! Ce l'ha regalato un nostro cliente!” 
A quel punto me lo sono guardato e riguardato, l'ho preso in mano (ve prego), l'ho studiato, l'ho scannerizzato, fotocopiato, copiaincollato, perché nella mia mente bacata già lo stavo facendo a casa al grido di “Lo so fare. È facile”. La ragazza, nel frattempo, ha preso la mia ricevuta e si messa a cercare la tuta da sci e ho pregato che ci stesse tanto così, nel mentre, potevo studiarmi l'animale. Manco fossi Piero Angela. E ce l'ho fatta. Perché è facile, mica per altro. Potete anche voi crearvi in 20 minuti un porta-foglietti/scontrini/bigliettini/post-it/ in maniera simpatica e originale. Roba che possono fare tranquillamente anche i vostri figli. Vi occorre solo un bottone nero per il naso, un libro dalla copertina semirigida (doppione o che non vi piace, o che vi ha regalato vostra suocera, o che avete deciso di buttare, o che volete sacrificare fino a un certo punto per creare il vostro CHICCO TICIFICCO) e altri due bottoncini scuri o occhietti mobili che vendono nelle mercerie più fornite a pochi centesimi. Il lavoro originale prevedeva il taglio della copertina, ma io non me la sono sentita, mi sembrava veramente un sacrilegio, quindi anche voi potete fare come me. Prendete il libro, piegate la pagina nel mezzo e piegate l'angolino in cima. Così per tutte le pagine, compresa la copertina. Vi consiglio di usare un libro non troppo alto perché le pagine acquistano volume, ovviamente, e rischiate di ritrovarvi un riccio obeso. A questo punto con una puntina di colla a caldo incollate il naso e gli occhietti, e il vostro CHICCO TICIFICCO è pronto per accogliere qualsiasi vostro appunto di famiglia. Ficcateci appunto quello che vi pare, dall'appuntamento col dentista, al buono da spendere in profumeria. Farà bella figura soprattutto sulla scrivania e vicino alla libreria. Ed ha pure un lato B bello e invidiabile. E poi non dite che non vi do i consigli su come riciclare in maniera carina dei libri vecchi e in disuso. Altro che bruciare nel caminetto, scambiarlo alle bancherelle o relegarlo sotto il comò che traballa. Qua si reinventa la cultura. Un'altra cosa: ho cercato di usare poca colla perché se mi dovessi pentire di aver sacrificato proprio quel libro, basta che tolga gli occhietti e il naso, che stiri un po' le pagine e il libro tornerebbe in libreria come prima e non se ne accorgerebbe nessuno che una volta è stato un riccio. Se uno volesse fare una ganzata per questo lavoretto sceglierebbe 'L'eleganza del riccio'. Sarebbe una furbata da paura, nevvero? Ecco cosa partoriscono due donne lasciate sole un sabato intero. Il bello è che quella più giovane poi guarisce dal raffreddore che le annebbia la mente, ma per quella grande è un casino. Non c'è proprio cura. p.s. Il pensionato aveva usato un librino Harmony. Della moglie. Sicuramente sottratto a sua insaputa. E te credo che non si è fatto scrupoli a tagliarlo :-D p.p.s. QUI potete ascoltare l'intervista a Fuoriserie (per chi fosse interessato e l'avesse persa).Quando ancora non trasformavo libri in ricci.

sabato 1 giugno 2013

L'articolo

  IL TIRRENO  1 Giugno 2013





Il romanzo vince diversi premi poi la scelta di pubblicare su internet si trasforma in un successo. L'autrice è commessa in un negozio di gastronomia.

Pisa-
Incredibile, ma vero. Il romanzo “Il male minore” di Simona Fruzzetti nella classifica Amazon della narrativa contemporanea per mezza giornata ha superato il pluriomaggiato “ZeroZeroZero” di Roberto Saviano il quale, poi (ma solo poi) si è ripreso il primato in classifica.
Sì, il mio libro è stato il primo in classifica per mezza giornata, ma che soddisfazione stare davanti a Saviano!” afferma Simona Fruzzetti che fa la commessa in un negozio di gastronomia.
Il successo per questa scrittrice è arrivato del tutto inaspettato grazie al web perché il suo è un eBook che si può comprare a 1,02 euro, e in poco più di un mese, ha venduto quasi mille copie.
Con questo romanzo ho partecipato a un concorso a Pontedera e un altro a Firenze dove è giunto primo ricevendo tre proposte editoriali, ma che non mi convincevano. Poi, una mia amica mi ha detto di questa opportunità di pubblicare sulla rete e così io stessa ho scelto la copertina e il libro è stato inserito nel mercato di internet. Non mi aspettavo questo successo. Anche se i miei amici mi dicevano che è un buon libro, poi il vero banco di prova è stato il pubblico dei lettori”
Simona Fruzzetti scrive per diletto, “perché è una passione mia e sono soddisfatta di questa esperienza dell'eBook in quanto è una finestra perfetta per i giovani autori che vogliono pubblicare un libro, mi dispiace non averlo fatto prima”
La protagonista del libro è Alessandra, una trentenne con una vita apparentemente da invidiare.Ha una bella casa, un bel marito, una figlia incantevole e un lavoro, in una libreria del centro, che la soddisfa pienamente. In realtà è una donna tormentata, schiacciata dal senso di responsabilità che sente nei confronti della famiglia e appiattita dalla routine coniugale. Un giorno Alessandra incontra Guido, un suo ex. L'uomo, diventato poliziotto, la invita a bere qualcosa per festeggiare il loro fortuito incontro, ma si rivelerà l'inizio di un'avventura a cui riuscirà a sfuggire e che aveva rischiato di mettere a repentaglio se stessa e la sua famiglia.Sul web, ci sono numerosi commenti positivi al libro.
Simona Fruzzetti ha scritto anche un racconto per bambini e inoltre cura una rubrica sul portale wwwtentazionedonna.it/donne-manuale-di-sopravvivenza/ dove scrive articoli sulla cura e la bellezza femminile.
(g.p.)


Non sto capendo più nulla, fioccano festeggiamenti e brindisi a casa, al lavoro, in tutti i luoghi e in tutti i laghi.
Ma un calice è per voi, perché se sono arrivata a questo è grazie a voi che mi seguite con tanto affetto e a chi ha acquistato, letto e recensito il mio libro. E un grazie va anche a un gruppo numerosissimo di belle anime su FB che mi sostiene, qualsiasi cosa faccia, manco fossi J.K. Rowling!
Dio, c'ho gli ormoni a palla, mi ci manca la lacrimuccia e siamo a posto.



Ancora GRAZIE di cuore, bimbi.

p.s. mi ripiglio poi torno, eh? n'attimo...

mercoledì 27 marzo 2013

Le mie risposte (ommarò)




Eccoci qua con le risposte alle domande del post precedente:

Letizia chiede: Perché non organizzi un Simona day?
Perché non ci avevo ancora pensato!Grazie, che bella idea!Non vedo l'ora di far suicidare i miei pochi neuroni per organizzare una cosa di questo tipo. Ma sei pazza? :-D

Chicca e Marzia hanno chiesto “Ma come fai far tutto in sole 24 ore?”
Infatti non faccio tutto, manco pè gnente. C'è da dire che adesso ho un part time (che a breve diventerà full time, e lì sì che so' cazzi), una figlia grande che si sistema da sola, un marito piuttosto collaborativo e una sveglia che suona alle 6.30. Ed esco di casa quasi alle 8.00. Diciamo che prima di uscire di casa, togliendo la colazione e la cura del corpo per farmi uscire in maniera decente, rassetto casa, in modo da non metterci più le mani. Ho un giorno libero, più il sabato e la domenica, ho sì appuntamenti settimanali come la palestra e la piscina, ma mentre Alice nuota io magari scrivo i post o leggo libri. Mentre ripasso storia alla pargola, in forno stanno cuocendo le lasagne (tipo) che Andrea riscalderà mentre io sono in palestra. Così, quando arrivo alle 8.30 trovo la tavola apparecchiata e la cena pronta. E quando il forno è acceso per preparare la cena, non vuoi approfittare e preparare un dolcetto veloce veloce?Se dico che ieri sera ho visto un bellissimo film, non è detto che l'abbia visto seduta sul divano (come spesso accade), ma magari l'ho visto mentre stiravo. Le lavatrici le faccio di notte, la mattina alle 7.30 prima di andare al lavoro li stendo, alle 15.00 (tempo permettendo) sono pronti e li ritiro. Se non sono ancora pronti, li toglie Andrea quando noi siamo in piscina. La mia è un organizzazione a incastro. Ci sono giorni in cui davvero si va al minuto, altri in cui possiamo scorrazzare come galline nell'aia senza impegni importanti. E se scrivo un post è ovvio che non sto spolverando. E se manco dal blog per tre giorni, può darsi che sia a lavare le tende. Sono stata spiegata? Detto ciò vorrei comunque almeno una dozzina di ore in più :-D

Il mio portone chiede: Dove hai imparato a fare le foto così bene?
E io chiedo a lei: Le mie foto vengono bene? :-D
E' facile fare belle foto quando hai una bella macchina. Il mio ammmmore mi ha regalato una Nikon l'hanno scorso dove davvero, se lo volessi, potrei farci anche la doccia. Purtroppo so usare solo un terzo (ma anche meno) degli aggeggi che ci sono, quindi è anche fortuna. Poi non so, si impara guardando qua e là, documentandosi, sbirciando, con la tecnica alla ndocojo cojo, come tutte le cose  che faccio. Non ho fatto un corso e per ora sai che non mi interessa nemmeno? Ma mai dire mai. La passione è scattata da quando ho messo mano a internet, prima scattavo solo qualche fotina controvoglia. Il fotografo, in casa, era il Santo. Pensa che è stato il fotografo ufficiale del matrimonio di mia zia.Ora invece la macchina la prendo io e lui, poretto, guarda questa pseudo fotografa inciampare in un tombino per fotografare uno stormo di piccioni. No, ma dimmi te.

Farine fiori e fili chiede: Come fai a organizzare itinerari interessanti senza perderti?
Ecco qui devo dire che entra in gioco il Santo. Lui è un grande organizzatore di mete e viaggi, non sbaglia mai un colpo. Io gli vado dietro, ovvio. E ho imparato la malizia e l'accortezza di scegliere posti giusti (per noi) senza troppe divagazioni. Ti potrei dire che ci vuole metodo, ma nel nostro metodo alla fine non c'è...metodo!Strano, vero? Ma siccome è un discorso troppo lungo e mi piacerebbe parlarne meglio, credo che ne farò un post. Contenta?

Adriano chiede: quali sono i tuoi gusti musicali e come si conciliano con quelli di Andrea e Alice?
Adriano, bello de zia, io non ho gusti musicali. Mi intendo di musica come tu probabilmente ti intendi di ricamo a punto croce. Io ascolto musica, non la seguo. Ovvio che mi piacciono dei gruppi, qualche cantante, ma non sono mai stata a un concerto urlando “Sei il mio mitooooo!!”. Gnaàfò. Ho seguito altri concerti (uno in compagnia di mia suocera, ve l'ho mai raccontato? Da brividi), ma davvero non sono una che si strappa i capelli. E poi mi piacciono un po' tutti i generi, mi va bene quasi tutto...in poche parole, cambiamo discorso. Cosa ne pensa Alice della musica è scritto qui, e in quanto al Santo, oh bhè, lui è per musica più ricercata ed è anche più preparato. E la risposta è no, non abbiamo gusti simili :-)

Bene, sono contenta che nessuno di voi mi abbia chiesto “Ma Simo...quanti anni hai?” perché tra pochi giorni, precisamente a Pasqua, ne faccio quaranta tondi tondi.
Il che è uno schock, sappiatelo.
No, ma dico io, è possibile fa' quarant'anni proprio il giorno di Pasqua? No, ma ditemelo voi!
Io penso di tornare su questi schermi presto presto, ma al lavoro (che in questa settimana non è part time manco per il bavero) siamo sommersi da uova, schiacciate di Pasqua, cesti, conigli di cioccolata e agnelli di zucchero, quindi rischio di non riuscire a farvi gli auguri e di non scrivere nulla per il giorno del mio compleanno. No, ma che tristezza!
Però ho deciso, visto il sopraggiungimento degli anta di farmi tre regali, non uno, tre!
Faccio bene, nevvero?

P.S.
Oggi ho un'ovaia che balla il flamenco.
L'unica cosa positiva del 31/03 è che mi avvicino sempre di più alla menopausa.


mercoledì 20 marzo 2013

Una domanda per me




"Perché cucini tanti dolci?"
"Da cosa è nata la tua passione per i libri gialli?Eh?"
"Ora che ce l'hai e la stai usando, me la consiglieresti comunque la macchina da cucire Ikea?"
"Perché non scrivi un libro?"
"Dove hai imparato la tecnica del decoupage?"
"Scusa Simo, ma perché non aggiorni spesso la rubrica delle ricette?"
"Simo, tesoro, per quale astruso motivo c'è un cavatappi nel cassetto delle mutande?"
(ah no, questo è il Santo)
Queste e altre domande, ho trovato facendo scorrere i commenti dei post, anche datati, nella vana speranza di fare pulizia togliendo commenti spam.
Domande che son rimaste senza risposta, ovvio. Vuoi perché me ne sono accorta ora  e magari la domanda era del 2010 (buongiorno principessa!), vuoi perché trovate a questa maniera sono dispersive un casino. E io mi sento una merda a non avervi risposto, sappiatelo.
Quindi l'unico modo per cercare di rimediare a questa cosa è mettere a disposizione questo post su eventuali domande che vogliate farmi o su curiosità alle quali volete che io risponda (aspettate, ho formulato bene il discorso? Perché a volte mi incarto)
Non credo saranno molte, magari una o due (ma voglio farlo), ma se dovessero essere numerose, io sceglierò le più significative e nel prossimo post verrete citate con la vostra domanda e vi darò la mia risposta. Farò un post con le vostre domande, praticamente. E magari viene fuori un post corale, pensate che bello.
Bon.
Va là che post alternativo - barra - sminchiato che ti fò di mercoledì mattina.
Insomma, io son qui.
Nel frattempo faccio come Marzullo, mi faccio una domanda e mi do una risposta.
E la domanda è...
No, ve la dico nel prossimo post.





lunedì 25 febbraio 2013

Il primo lavoro








“Quanti anni sono che lavori?”
“Uhm...ventidue anni? Spè, forse ventuno...no ventitrè. Ma devo considerare il lavoro serio o proprio il primo lavoro? No, perché se si parla del primo lavoro avevo sedici anni, quindi son ventiquattro. Ventiquattro!Minchia una vita. Voglio andare in pensione.”
Il mio primo lavoro. Quello che mi ha fatto guadagnare i primi soldini, che quando li prendi in mano (i soldini) non torni più indietro, perché l'indipendenza economica dà alla testa.
Ed è inutile che io stia a dirvi che nei miei sogni di bambina io sarei diventata infermiera, astronauta, veterinaria, ballerina, chirurgo e via dicendo. Quando siamo piccoli ci si confondono i neuroni.
Il mio primo, primissimo lavoro, non ha niente a che fare con quello che so fare adesso. Che so fare...cioè, non è che per stare dietro a un bancone ci voglia chissà che. E' che accumuli esperienza e con quella vivi di rendita, diciamo. Insomma, le persone son talmente abituate a vedermi disossare prosciutti e vendere baguette che pensano che abbia cominciato lì. Se, figurati.
Nel mio primissimo lavoro disegnavo, e mi pagavano pure per farlo. Non è una figata? Sì, vabbè mi pagavano una miseria, però era ganzo. Disegnavo su corredini per neonati. Lenzuolini, bavaglini, federe, tutte disegnate da me con sti porcelli grassi e conigli saltellanti. La titolare dell'azienda che me li commissionava aveva anche un negozio di abbigliamento per baby e visto che ero parecchio estrosa, a volte mi chiamava per fargli la vetrina. Marò, è passato un secolo.
Il mio primo lavoro.
Poi vabbè ne ho fatti altri, così per racimolare. Tipo che stiravo a domicilio. E poi una si chiede come mai adesso odi tanto stirare.
E poi, per racimolare altri due soldini, consegnavo i certificati elettorali. Porta a porta. Mi son fatta delle vie e delle scale che se ci ripenso mi fanno male i muscoli.E quante porte chiuse in faccia. Ah ah. E quante mogli sgamate a letto con l'amante. Ah ah. Pure quello.
Che ricordi.
E poi niente, nella vita ho fatto altro. E va bene così. Iniziare presto mi ha dato l'indipendenza economica e vi posso assicurare che avere una mensilità quando sei così giovane ti fa per forza diventare responsabile, perché incominci ad amministrarteli bene, no? Cioè, io ce l'ho fatta, altri non lo so. Dall'altra parte mi ha tolto un'istruzione di base e rifartela da grande è più faticoso, però insomma si fa anche quella, eccheccevò.
L'ideale, come si dice sempre, sarebbe fare il lavoro per il quale abbiamo studiato ( e io, vista la mia strada,  direi che mi va di culo) e spero che per voi sia così, sarebbe proprio il massimo.
Però son curiosa di sapere qual è stato il vostro primo, primissimo lavoro, quello che vi ha fatto guadagnare i primi soldini,anche se fossero state le nostre care diecimila lire. E che lavoro invece fate adesso.
Sarebbe bello ricostruire il nostro percorso, nevvero? Non mi dilungo oltre, lo spazio sotto è per voi.

p.s. Un mongolino d'oro al lavoro più strambo. Perché uno di voi deve averlo pur fatto, no? :-D





lunedì 31 dicembre 2012

Mi raccomando le mutande!




L'anno scorso (Gennaio)  ho iniziato il nuovo anno sognando Luca Ward, cioè voglio dire, mica pizza e fichi. Na roba che se ci ripenso, mi entusiasmo di nuovo.E poi a metà mese me ne sono andata a RAI 1. Quando una è televisiva ci sta poco da fa'.
A Febbraio ho scritto una lettera ad Adriano Celentano sollevando non poche polemiche.E pensare che Adrianino bello quando canta mi garba anche, ma non deve essere stato chiaro il concetto.
E poi RadioRai mi ha intervistata. Tho, davvero!Un'intervista a me, vi rendete conto?Non ci credete? Manco io.
A Marzo impugnavo una pistola (Dio, a leggere qui sembro una pazza!), festeggiavo il mio compleanno, e vi confidavo che io la do a tutti. Oh allora. E poi c'è stato l'evento, io e le mie tope al Taste. Se ci ripenso piango dalla commozione. Cerebrale.
Ad Aprile (udite!udite!) ho imparato a cucire a macchina, affrontavo per la prima volta i colloqui coi professori (AIUTO) e facevamo gite un giorno sì e uno pure.
A Maggio...ehm...che ho fatto a Maggio? ah sì, ho scritto un'altra lettera all'uomo medio.Minchia, ma quante lettere scrivo?Il bello è che non mi risponde mai nessuno. Vabbè, ho scritto sta letterina, no?  quella che ognuna di noi scriverebbe  al proprio compagno, marito, fidanzato, amante, insomma a colui che c'ha i gioielli di famiglia, per intenderci.Alle donne è piaciuta molto, c'è da sottolinearlo? Poi vi ho spalancato la porta della mia cucina e mi sono data al bricolage. Geppetto mi dovevo chiamà.E poi ho rivisto lei, che ha aperto il vaso di pandora. Io, il vaso, gliel'avrei aperto in testa, ma questo è un'altro discorso.
A Giugno ho parlato di uomini, alcuni uomini. I Metrosexual. Se volete sapere cosa ne penso, cliccate sul sexual. Ma solo su quello, eh? non fate le furbine.E poi mi sono data allo sport estremo: allestire un catering sul tacco 12.  Sono viva per miracolo.
A Luglio...oh ma che caldo faceva a Luglio? Terribile. Mi sono messa a raccontare di quella volta, quella volta che io me lo sentivo che sarebbe successo. Quella volta che. Andavo ai concerti e facevo marmellate che manco nonna Papera.
Ad Agosto (figlio mio non ti conosco.No, amor mio non ti conosco. No...ehmm..non lo so, insomma Agosto) sono stata una pigrona sapete? Pochi post. Sono stata tutto il tempo a gironzolare con sua Santità, cucire e leggere.
A Settembre (l'uva è matura e io fi'o pende, direbbe la mì povera nonna)  c'è stato il nostro bellissimo, fantastico, stupenderrimo viaggio in Inghilterra sulle tracce di Jane Austen. Se volete, trovate tutte le tappe di questo viaggio nell'etichetta Inghilterra del Sud. Vi ho mostrato la mia posizione strategica riguardo la scuola di Ali e ho avuto a che fare con dei piccoli mostri. Che settembre impegnativo.
A Ottobre ho scritto i dieci comandamenti per i blogger. Il Signore mi perdonerà per il mio mancato dono della sintesi. E anche di averlo fatto su un normale foglio word, ma sa, Signore, con lo scalpello e la pietra non sono molto pratica, è già tanto se faccio il punto croce, non so se mi spiego. Poi mi sono data al teatro (Proietti ha da tremà!Ricordo ancora gli applausi e le rose lanciate!Sì, nei miei sogni) e di nuovo alla televisione finendo su La7 in studio con Benedetta Parodi. In più ho lanciato mio fratello. Non dalla finestra. Ho lanciato il suo disco.Ottobre è stato ganzo, oh!
A Novembre mi sono fatta due palle così, e sono stata guardata male per una minigonna. Che se quel post l'avessi scritto in questi giorni (con le notizie che danno ai tiggì) sarebbe stata un'ulteriore provocazione. Ma guarda te come sono Auanti, a volte.
A Dicembre sono stata un po' hot, chennesò saranno stati gli ormoni. Prima ho affrontato un argomento un po' erotico, poi ho scritto una lettera a Silvio Berlusconi parlando anche dell'amica sua e non è come parlare di Suor Germana, per dire.
E a Gennaio...no aspè, Gennaio c'ha da arrivare. E allora se deve arrivare io vi faccio gli auguri. Ma tanti. 
Però mi raccomando, non fatevi scoppiare un petardo in mano che le ditina vi servono (avete mai provato a scaccolarvi senza dita? No, ma ditemi come fareste).
Non bevete troppo che sennò rischiate di accoppiarvi con quello coi brufoli che non se lo prenderebbe nemmeno la figliola di Fantozzi.
Voi uomini, non palpate, non fate la mano morta con la scusa "Uh perdonami, non l'ho fatto apposta". Se vuoi palparmi, portami almeno dietro una tenda. O il lavoro lo fai a modo sennò niente.Eh.
E poi mi raccomando: mutande rosse. Dicono che porta bene e, soprattutto in questo momento, qualcosa di buono deve arrivà. Quindi forza, a ravanare nei cassetti. E se c'avete quelle di dieci anni fa che vi stanno strette o non vi stanno più, tagliatele e fateci uno chignon per capelli, piegatele e ficcatele nel taschino del vostro uomo a mo' di fazzoletto, fateci un girocollo, un braccialetto o una cavigliera, ma portate addosso ste benedette mutande rosse.
Io? Oh io ne ho un paio talmente fini che se stasera mangio i  fagioli, vedi come le fagocito. Al massimo con un soffione boracifero le sparo dal terrazzo, va là. E il prossimo anno mi tocca pure ricomprarle.
Insomma bimbi, AUGURI e che il 2013 vi porti tutto quello che desiderate.

p.s. Ebbasta sempre a chiedere Raoul Bova e Gabriel Garko!Eh!! 







sabato 27 ottobre 2012

LA COMARE



Montone pecora agnello Montone pecora agnello...

Chi ha figli e anche chi non ne ha, può riconoscere subito questa frase tratta dal film Babe Maialino coraggioso. La cito perché è stato il mio mantra da un mese a questa parte da quando ho saputo che avrei dovuto interpretare un agnello in uno spettacolo. Quindi non è Babe il coraggioso, ma sono io.
Non ci credete?Oh!E' vero. Non c'è niente da fare, quando c'è da fare qualche figura di merda sono sempre in prima linea.No, ma davvero non potevo rifiutarmi, come non potei (potei?) rifiutarmi lo scorso anno per la sfilata delle spose (ricordate?) per la fiera paesana.
Tre cose.Primo:la mia Capa è l'organizzatrice.Se mi rifiuto mi licenzia.Secondo: non mi hanno nemmeno domandato se volessi farlo, l'hanno dato per scontato e si sono presentati il giorno dopo dicendo “Tu sarai l'agnello”, al che io stavo per rispondere “Di Dio, che toglie i peccati del mondo. Amen”.Terzo: il ricavato dello spettacolo sarà devoluto alla scuola elementare del paese, che quest'anno è rimasta pure senza palestra, pori cocchi.Quarto: io non ce la faccio a tirarmi indietro quando c'è da fare del bene. Quinto: non mi tiro indietro comunque quando c'è da mettersi in gioco e farsi due risate.
Ora. Io so' l'agnello.E ndo sta l'agnello? Nel presepe? Troppo presto. Nell'ovile? Scontato.Nella fattoria?Mannò. Sta nel gruppo del Pulcino Pio.
Sì, avete letto bene, non siete 'mbriachi. Abbiamo messo in scena IL PULCINO PIO. Avete presente no, “Il pulcino pio il pulcino pio il pulcino pio...” quello lì.
Undici persone tra uomini e donne che si son dimenate travestite chi da gallo, chi da piccione, chi da toro e chi, appunto, da agnello.
Ma partiamo dall'inizio. La Capa quest'anno ha in mente di fare uno spettacolo teatrale.Ed è una scelta ovvia visto che di lavoro facciamo le banconiste, vojo dì, checcevò?Non solo siamo coraggiose, ma siamo anche un filino incoscienti. Batti che ti ribatti, capiamo che noi al massimo possiamo fa' solo qualche comparsata e che il teatro sta a noi come la castità sta alla Minetti. 
E allora contattiamo una vera compagnia teatrale, molto professionale, ma più che altro fantasticamente ganza.
Questi i vari dialoghi la prima sera di prove.
“E voi, vorreste fare...vediamo... (flat flat flat scorrere degli appunti) il pulcino pio”
Detto molto seriamente come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Bhè, sì...”
“Okay, cominciamo con programmare lo spettacolo”
Cioè, che je devi dì a una compagnia così?Gli devi solo bacià i piedi. I tre ragazzi che ci hanno seguito, guidato, aiutato e riso in faccia (ma solo durante i travestimenti) fanno parte della compagnia “Il Crocchio  Goliardi Spensierati”. E noi “Gli Sciagattati” (sinonimo di Sbrindellati) avevamo l'onore di poter recitare con loro e per loro, andando in scena coi loro pezzi. Potete capì che ansia da prestazione. E loro, sti poveri cristi, sono stati per noi tre elementi importanti come... come... i Re Magi per Gesù. Paro Paro.
Lorenzo: con una pazienza che manco Giobbe, e una memoria fuori dal normale.Ci ha consigliato i tempi, le battute e poteva rispiegartela duecento volte senza battere ciglio e più che altro senza sbadigliare.Giuro lo vorrei con me ogni qualvolta tenti di cambiare canale su Sky. Alice c'ha perso la pazienza dopo che me l'ha spiegato circa un miliardo di volte.
Leonardo: con una voce che se chiudi gli occhi ti pare Vittorio Gassman. Bel tono, autorevole, gagliardo, bel timbro.Poi vabbè apri gli occhi e...ridi. Perché anche quando non è sul palco, Leonardo, ha la battuta sempre pronta.Un comico fatto e finito.Dopo una serata con noi era sfatto e sfinito.
E Fabiano: che è una spalla perfetta, bastava che uno di loro schioccasse le dita e dicesse “Vai con quella dell'uccello!” (una a caso) e lui attaccava così, a memoria, pronto come se non avesse fatto altro in vita sua. Ah sì, mi ha preso per il culo e mi ha riso in faccia credo 6548 volte, ma son dettagli.Lo faceva per spronarmi, lo so.Tipo “Ma lo sai che balli benissimo?”
“Davvero?!”
“Certo!Che no.” E faceva finta di essere vittima di conati di vomito. Un amore.
Insomma, durante le prove del Pulcino Pio, non ne abbiamo azzeccata una, tanto che, a serata conclusa, quasi quasi ci ripensiamo.Invece durante le prove con gli attori veri per mettere sul palco delle scenette, quando siamo usciti non ci siamo diretti a casa, bensì all'aeroporto per prendere il primo volo per il Brasile. Fuggire ci sembrava la cosa più sensata da fare.Non ce l'avremmo mai fatta. Mai. Ma avete idea di cosa c'è dietro a uno spettacolo? No, perché forse qualcosa sfugge a noi profani. Dietro c'è un mondo.Un mondo di preparazione, testi, memoria, tono, interpretazione, bravura, talento...tutto quello che mancava a noi. Ma loro l'hanno presa tipo sfida “Faremo di voi delle star!”
Bhè, sì, più o meno.
Tre giorni prima dello spettacolo abbiamo l'ultimo appuntamento, le prove generali.
Il Pulcino Pio è più o meno collaudato. Io dovrò ballare e dimenarmi come una cretina invasata che prima si è fatta di vodka, intorno al nostro Pulcino*. E ovviamente vestita da agnello, che credetemi, non potevo sembrare più idiota.
Avete notato l'asterisco al Pulcino? Sapete perché? Perché il nostro era un super pulcino!Ma così carino, ma così bellino...che non ce n'è!Vi immaginate un bimbino? Ennò, troppo prevedibile per un pubblico paesano. Il nostro Pulcino era una splendida ottantenne di un metro e cinquanta, moltiplicato per tre col resto di due. Una settantina di kg più iva. Vestita col tutù giallo e una cascata di pulcini tra i capelli.Semplicemente divina. La vera star di tutta la serata.L'ho adorata ogni istante.
Dicevamo? Ah sì. Il balletto era pronto. I testi che ci affibbiano in base alle nostre attitudini,un po' meno. C'è chi recita una poesia, c'è chi fa un monologo, c'è chi fa da spalla a loro, c'è chi recita con loro.
E c'è chi viene mandata sul palco a fare la scenetta delle due comari.Eccoallà.Provate a dire un nome? Bravi.
Io e Sara (compagna di lavoro e di mirabolanti avventure) veniamo scelte per interpretare due vecchiette. Mi chiedo: è un caso vero? No, perché sennò riavvolgo la giornata e faccio na strage.
“Ecco, voi due fate questa scenetta...bla bla bla...poi te dici....bla bla bla...poi te rispondi bla bla bla... e poi così....e poi cosà....Avete capito?”
Io per tutta risposta sono andata al cesso.Io, che se ti presenti, dopo cinque secondi ho già dimenticato il tuo nome. Come posso imparare una parte?Come? Non ho memoria!E poi mettici l'agitazione, mettici l'ansia, mettici le luci, i microfoni, il pubblico, esticazzi!
Io e Sara facciamo le prove che sembrano funzionare, ma ah ah ah!!troppo facile, siamo tra di noi, si ride, si scherza e non ci curiamo davvero se ci dimentichiamo una battuta. Figurati. Siamo talmente convinte che ci lasciamo scappare un “Ma vieniiiiii!!Ci scritturano per Hollywood!”
Ma non avevamo fatto i conti con la sera dello spettacolo.
Non ce n'è. Quando ti affacci da dietro la tenda e vedi che la piazza è piena, il primo pensiero è farsi un cappio con il raso e impiccarsi.
Una frenesia dietro le quinte che non vi dico. La scaletta è fitta fitta, serratissima. Dalla mia scena delle comari, al balletto de sto cazzo di Pulcino, ho circa tre secondi e mezzo per potermi cambiare, e il pensiero che ci sia il rischio che mi presenti al balletto vestita da Nonna Abelarda mi agita non poco. Non capiamo più niente: io e Sara che proviamo e riproviamo la parte e ci inceppiamo sempre nel solito punto come due dischi rotti. Non c'è verso, stasera non ci entra in testa. Stiamo sclerando:
“Cazzo, riproviamo!”
“Dobbiamo farcela!Ma non ridere!”
“No, dico, ma ti sei vista?”
Ho le palpitazioni, i sudori freddi, le vampate...minchia vuoi vedere che sono entrata così bene nella parte che mi inizia la menopausa? E poi non è facile concentrarsi: c'è il gatto che prova il miagolìo, il cane che abbaia e fa la prova della pisciatina, il tacchino non si trova, forse è al bar, il piccione è impietrito e immobile manco fosse sulla statua di San Francesco, la mucca fa agitare il campanaccio e pare di essere alla Corrida, al gallo non sta su la cresta, la gallina sta seminando piume come pollicino seminava le briciole, il toro non trova le corna e la moglie gli ha urla “Nel caso te le faccio io”, il Pulcino, tutto infagottato di giallo vestito che ci guardava come una nonna può guardare dieci nipoti deficienti e scuoteva la testa mormorando “Mah!”
Per non respirare più quell'ansia esco in cerca della mia famiglia. Scorgo il Santo che si nasconde dietro un palo e man mano che mi avvicino si copre il viso con le mani.
“Amore!”
“Ma dice a me? Io non la conosco...”
No, ma mi ama. Me l'ha dimostrato perché mi ha fatto tante fotine. Venute bene e ferme come se fosse stato su una zattera in un giorno di libeccio, però me le ha fatte. Alice invece era già seduta tra la mì mamma e il mì babbo. Ci sono anche loro!Dio, come quando avevo dieci anni alla recita della scuola!Realizzo che ne ho quasi quaranta, sono sposata a un uomo che sta rispondendo “Io? Marito di Simona? Oh no, mi deve aver scambiato per qualcun altro!” e una figlia adolescente che dopo questa performance probabilmente verrà portata via dagli assistenti sociali.Che dire, tutto nella norma.
Oddio sta quasi a noi!Mi devo preparare!Corro a mettermi un foulard sulle spalle, uno in testa,inforco gli occhiali, agguanto la borsa e Lorenzo dopo averci ripetuto la scenetta, tranquillizzato e incoraggiato ci dice “Tra tre minuti in scena!”
“Lorenzo”
“Eh”
“Ma non bisogna dire cose di buono augurio tipo merda merda merda?!”
“Sì, merda!”
“Ecco, sì. Merda. Speriamo non ce la tirino”
In quel momento non mi ricordo più neanche una battuta, mi incepperò, lo so. E farò una stragrande, stratosferica, gigantesca figura di merda.
Ci avviciniamo al palco. Tra un minuto tocca a noi. Mi sento stringere l'avambraccio, mi giro e Sara mi guarda con orrore sibilando:
“Io. Non mi ricordo. Un cazzo. Vuoto. Nulla. Non ce la faccio”
Io l'ho guardata, mancavano davvero pochi secondi ed è scattato qualcosa, quello che probabilmente mi aiuta ad essere così idiota. L'ho fissata e ho mormorato “Non c'è problema. Andiamo a braccio. Te dì quello che vuoi,quello che ricordi. Io ti vengo dietro” Incoscienza pura. Un salto nel vuoto, così, davanti a una piazza piena di gente. Tanto cosa c'è da perdere? Nulla. Si fa una figura di merda? Capirai, ne ho collezionate a centinaia. Si farà ridere? E' il nostro intento visto che è un testo comico.Non c'è più tempo, tocca a noi.
E quando ci sei, poi lo fai. Perché tornare indietro è ancora più difficile che andare avanti e allora famolo bene!Entro e prendo la parola anche se il dialogo non doveva partire da me, ma io e Sara sono dieci anni che ci frequentiamo tutti i santi giorni e ormai ci leggiamo quasi nel pensiero.Lei mi sta dietro, io ribatto, poi incomincia la scenetta vera e propria, infarcita di espressioni personali, non da copione, un po' a braccio, un po' fedeli, un po' sminchiate, ma oh! Se mi chiamavo Virna Lisi non ero certo qua!Ci hanno detto che abbiamo avuto i tempi giusti, che non ci siamo inceppate, che siamo state anche molto sciolte e il “Bravissime!” dei ragazzi della compagnia vale più di mille applausi e risate che comunque ci sono stati.
Vabbè, dai, non è che domani c'ho Kenneth Branagh che mi viene a suonare all'uscio per propormi di recitare l'Amleto, però minchia, per essere la prima volta va bene. Cioè, mica è facile.
Okay, probabile che sia venuta fuori una cagata, ma quando dici merda merda merda! alla fine un po' te la tiri, no?
Nel frattempo il Santo non era più dietro il palo ma vicino al palco e qualcuno mi ha giurato che l'ha visto ridere.
Che poi, il vero coraggioso, alla fine è lui. Che dopo vent'anni con una come me, se ne sta sempre al suo posto invece di darsela a gambe, che accoglie tutte le mie pazzie con una flemma che io non c'ho nemmeno se mi inietti in vena dei sonniferi, che è talmente abituato alle mie stramberie che se io un giorno entrassi in casa e gli dicessi “Sai, ho deciso di buttarmi col paracadute vestita da clown per poi atterrare sul tendone del circo Orfei” lui risponderebbe “Ah sì? Bene. Stasera che c'è per cena?”

Insomma, dicevamo? Ah sì, dopo siamo andati in scena col Pulcino Pio...
No, ma scrivo un altro post.
Promesso.



mercoledì 17 ottobre 2012

Noi dalla Parodi Atto II (la puntata)




Eccoci qua, finalmente la puntata è andata in onda e quindi posso tranquillamente pubblicare il post (capirai...)Dove eravamo rimasti?Ah sì, quando abbiamo scampato per un pelo l'omicidio del ragazzo della spunta (ma come parlo?)
Comunque, eccoci finalmente dentro gli studi.Nel cortile per la precisione.Vorrei dare un nome al ragazzo della spunta perché, dopo averci spaventate a morte, si è rivelato un ottimo accompagnatore. Lo chiamo chessò...Salvatore (l'accompagnatore).
Ci siamo? Bene. Salvatore dopo averci gestito tipo un pastore con le sue pecore ci dice “Avete bisogno di qualcosa?”
C'è chi ha risposto “Un caffè”
chi “Un bagno”
e quando è toccato a me ho detto “Una doccia, grazie”
Ero fradicia, con le ascelle che si appiccicavano tra loro come due fette di pancarrè con la sottiletta, avevo i piedi talmente caldi che se mi toglievo gli stivaletti, ci sarebbe stata un'altra tragedia nucleare tipo Chernobyl. Santoiddio, c'avevo messo un'ora a prepararmi e adesso ero tutta da rifare.
Ora, non esageriamo, sennò pare che io se mi agghindo divento figa. Cesso sono e cesso rimango, sia ben chiaro.Io non mi vesto Prada, mi vesto Pozzi Ginori.
Io e Malù comunque siamo un po' eccitate all'idea di essere dentro. Il fatto di essere fuori (di testa) ormai è appurato.Salvatore ci fa accomodare al bar degli studi per farci firmare la liberatoria. Una roba lunghissima con parole troppo televisive, troppo grosse, troppo incomprensibili. Infatti, a fiducia, firmo senza leggere e potrei benissimo vedermi recapitare a casa, da un giorno all'altro, un'enciclopedia sugli animali di 90 volumi o tre divani maculati da pagare a rate per i prossimi 5 anni..Ergo: non so che cazzo ho firmato. Vi dico solo come lo  abbiamo fatto : appoggiate su un bidone della spazzatura.Un profumo di Chanel numero 5 che non vi dico.
Salvatore si aggira tra di noi, parla al telefonino e si preoccupa che vada tutto bene.In effetti è tutto perfetto se non fosse che ci sono 35 gradi, siamo al sole e abbiamo un po' fame. Sicure che ci avrebbero chiamato di lì a poco, io e Malù decidiamo di non mangiare “Non vorrai mica entrare negli studi con le briciole sul foulard!”
“Ennò!Metti che poi mi rimane una foglia di lattuga sui denti, pensa che figura di merda!”
E allora, mentre aspettiamo che ci chiamino, ci guardiamo intorno e tho!La macchina di Donna Avventura!Avete presente, no? La trasmissione dove ci sono 6 gnocche che sembrano uscite da Miss Italia che girano il mondo in macchina, quelle che la più brutta è appena uscita dalla selezione per Veline, quelle lì. E parcheggiate davanti a noi ci sono le loro auto. Voglio dire, che ce manca a noi?
“Malù, vieni, facciamoci la foto con quelle auto. Sono di Donna Avventura!”
“Donnache?”
“Donna Avventura!Ma non l'hai mai vista quella trasmissione?”
“No”
“Non importa. Cosa sei te?”
“Una donna”
“Che cosa è per noi oggi'”
“Un'avventura”
“Vedi? E' perfetta. Andiamoooooooooo!!!!”
Effettivamente potremmo farla quella trasmissione. In un'altra vita, ovvio. In questa no, a meno che non mi svegli una mattina alta, bionda, gnocca, magra e con uno stacco di coscia da far invidia a Naomi Campbell.
A proposito di magre, ecco che a un certo punto nel cortile arriva una in macchina.
“Simo, ma è Benedetta?”
“Mannò!Ma ti pare che arrivi con un'utilitaria? E poi così, da sola? Figurati!”
Era Benedetta Parodi. Che è arrivata tranquillamente davanti a noi, ha parcheggiato, è scesa e ci ha salutati come se fossimo amici di vecchia data. Eccoallà. Semplice semplice, carina, alla mano e dispensatrice di sorrisi e cordialità. Sono rimasta un po' così. Non me l'aspettavo, davvero sembrava una di noi.Piacevolissima sorpresa, perché comunque ti aspetti che se la tiri un po', vojo dì, lavora in televisione, e invece niente. Bella bella.
Io e Malù, dopo che è passata ci siamo scambiate frasi intelligenti:
“Oh”
“Eh”
“Che è”
“Bho”
“Era la Parodi”
“Già, è ci ha salutato”
“A noi”
“A noi”
“Una food e minchia blog”
“Com'è bello il mondo”
Siamo rimaste lì al sole ancora un altro po' (struggendo come un tocco di burro sul fuoco), e a quel punto però ci piglia fame. Decidiamo che è l'ora del panino, del croissant , della piadina, di qualsiasi cosa sia commestibile, perché qui andiamo per le lunghe. Malù si accascia a un tavolino mentre io vado a prendere due panini. Tempo di tornare a dirle “Guarda, te lo faccio scaldare...” che intorno a noi c'è il vuoto. “Dove sono tutti?” chiedo con orrore.
“Oh, ci hanno chiamato. Ma c'è tempo...” Vedo che tutti sono già alla porta e questa mi guarda con un'aria beata come se si fosse fatta un cannone.
“Macchè tempo!!Si entra!Muoviti, vai a prendere il panino!”
Malù con uno scatto bradipino si avvia al bar e sento che dice “Presto!Il mio panino!”
“Signora, ma è a scaldare...”
“Me lo dia freddo!Presto!”
“Ma ho messo il timer...”
“IL MIO PANINO!!!” ha guardato l'omino del bar come la bambina dell'esorcista guardava il prete.Quando gliel'ha consegnato manca poco gli da anche due schiaffi.
Lei col panino mezzo ghiaccio in bocca e io con una brioche in mano corriamo alla porta dove capiamo solo la metà dei discorsi.Le solite raccomandazioni.
Varchiamo la sola con io che mi agito per scrollarmi di dosso le briciole e con Malù con tutto il panino ficcato in bocca. Giuro aveva due mascelle che pareva il Padrino.Manca poco affoga.
Dopo essersi data due cazzotti al petto per far scendere il panozzo, e avermi controllato tutta la dentatura alla ricerca di eventuali residui di cibo, finalmente ci possiamo accomodare sulle seggioline.
WOW!! Siamo dentro la cucina della Parodi!E' fantastico, troppo ganzo!Siamo anche in prima fila!(sì, okay, ho spintonato e accoppato due donnine, ma non mi ricapita più, perlamiseria!)
Io e Malù ci guardiamo intorno estasiate, ci sembra tutto bello.
“Guarda quella porta finta, non è fantastica?”
“E quella pianta di plastica?Non è un amore?”
Sentiamo la voce della regia, vediamo cavi e cameramen in ogni dove, lavagnette e telecamere, Dio siamo in tivù!E a ricordarcelo c'è Beppe. Oohh!!Io e Beppe (sia chiama davvero così) siamo diventati grandi amici. Beppe è l'assistente di studio, colui che fa da tramite tra la regia e lo studio, appunto.
Beppe ci fa provare gli applausi, ci intrattiene e alla fine propone “Se volete parlare con Benedetta, potete farlo”
Possiamo farlo? Possiamo davvero farlo?
Ma ormai manca poco e tre due uno... applauso! Ecco che arriva la Benedetta, solare e allegra come sempre. Ci propone il menù e ci presenta l'ospite del giorno.
E qui mi fermo un attimo. Perché il cerchio si chiude, perché tutto ha un senso. Chi poteva essere l'ospite se non un comico di Zelig? Eh. Quando ci siamo noi, c'è il comico, se c'erano quelle di Donna Avventura c'era Raoul Bova, ovvio. Dario Bandiera ci ha fatto letteralmente sganasciare dalle risate, ci siamo divertite da morì, davvero non poteva capitaci di meglio. E il bello è che bensì fossimo in uno studio televisivo, davvero pareva di essere tra amici. Si rideva, eravamo a nostro agio, potevamo intervenire, dare suggerimenti, fare domande a Benedetta, fare un ruttino, due puzze...come a casa appunto.
E io gliel'ho fatta. Non la puzza, la domanda. Perché lì ti fai prendere la mano e se non stai attenta ti verrebbe voglia anche di alzarti, andare accanto a lei, prendere un canovaccio e asciugarle i piatti, da tanto che è tutto così spontaneo.
“Dai Malù, fai anche te una domanda”
“Ma manco morta!”
Ora questa mi diventa timida, solo perché abbiamo un cameramen a dieci cm dal viso e che potrebbe contarci anche i peli nelle narici.
“Dai su, e fai una domandina!Ma non sei curiosa di sapere...”
“Stattebbuona!!Falla te...”
non aveva ancora finito di dirlo che agguanto il microfono...
“Scusa Benedetta?”
Ommioddio, la mia voce (di merda) rimbomba per tutto lo studio. Sono in tivvù!
E lei “Sì, dimmi”
Sì, dimmi?
Ho fatto la mia domanda, talmente intelligente, profonda e interessante che l'hanno tagliata.Cioè, proprio non ci sono.Nada, nisba, sta domanda non esiste.E' rimasta nello studio a volteggiare come un cherubino 'mbriaco. Ammetto che la mia domanda era interessante come può essere interessante sapere come combatte la nausea mattutina Belen Rodriguez, quindi è giusto che sia stata tolta.
E non solo la mia, anche quelle delle due signore accanto a me. Secondo me ci hanno scambiato per Qui Quo Qua. Ma come vi avevo detto nella prima puntata, il tempo stringeva, eravamo in ritardo e...va bene così.
Comunque Benedetta mi ha risposto come se fossi la sua vicina di casa.Va là.E' stato troppo ganzo, lei davvero la dà a tutti!La confidenza, certo la confidenza. L'ha data a me che mi intendo di cucina come mio marito si intende di manicure, per dire.Abbiamo applaudito, annusato, riso, scherzato e dato consigli. Sì, perché il pubblico mica sta zitto. Macchè. Un pollaio che non vi dico. Un bel pollaio però e quando la regia ha annunciato che avevamo finito, nessuno si è mosso. Continuavamo tutti a chiaccherare del più e del meno:
“Avrei messo più olio per friggere gli arancini!”
“Già. E se voglio far morire mia suocera le preparo la Ciccionata.”
“Allora le vuoi bene!”
“No, soffre di diabete”.
Tutto mentre la Benedetta davanti a noi parlava al cellulare coi suoi familiari. Tipo che potrei dirvi cosa ha detto a suo marito o quello che ha suggerito alla sua amica, o i suoi orari della mattina seguente. Se vi interessa fanno 100 euro a informazione. Se siete follower fanno 50.
Visto che nessuno si muoveva (intenti come eravamo a farci i cazzi&mazzi di tutto lo staff) il Beppe ha battuto le mani come per scacciare uno stormo di piccioni in Piazza San Marco e ha esclamato “Signori?!E' finita,eh? Potete andare, grazieeeeeeeee”
Ecco sì, stava per finire, ma davvero per noi era troppo presto.Malù si avvia al guardaroba insieme agli altri ma io mi trattengo. No, cioè, non posso andare via subito.Magari qua non ci torno più. E allora provo la tecnica del FDC (Facciadiculo).
“Beppe!”
“Eh”
“Posso trattenermi un pochino e fare due foto?Ti prego ti prego ti pregooooooo!!!Come fai a dirmi di no?”
Lui mi guarda, butta gli occhi al cielo, sicuramente pensa “Che ho fatto di male oggi per meritarmi questa qua” , ma mi risponde “Okay. Ma muoviti che voglio andare a casa!”
E allora corro a chiamare Malù “Lesta! Muoviti che possiamo stare in studio a fa' le foto!Corriiiii!!”
Povera, ma quante volte gliel'ho detto? Torniamo in studio, è vuoto e tutto per noi.
Chiediamo una foto con Benedetta e lei si concede volentieri. Ci sorride e alla nostra notizia di essere delle blogger se ne esce con un “Maddai!Bellissimo!”
Sì, okay, è una risposta gentile e standard. Avrebbe risposto così anche se le avessi detto:
“A casa mi aspettano otto gemellli”
“Ho fatto un lungo viaggio, arrivo da Timbuctù”
“Ho le emorroidi, ma ho scoperto una nuova cura che mi fa stare meglio”
Lancio a un ragazzo la macchina fotografica come un rugbista lancerebbe la palla ovale dicendo “Dài, facci una foto!” e ci ha scattato le foto con la Benedetta dove io sembro sua zia e Malù sua nonna.



Poi l'abbiamo lasciata libera anche e non abbiamo preteso nemmeno il riscatto. Abbiamo gironzolato tipo cani da tartufo per gli studi scattando foto effetto 'fava', tipo miro qui e colgo là, abbiamo foto del divano,delle ciotoline, della pianta finta, delle sedie...praticamente un catalogo di Mondoconvenienza.
A malincuore siamo dovute uscire (leggasi:ci hanno cacciato sennò eravamo sempre lì) e avrei voluto lasciare un segno in quello studio, chessò una chewing gum appiccicata sotto la sedia per esempio.Abbiamo ripreso la via della stazione con più calma ed eravamo così in anticipo che abbiamo chiesto un cambio di treno (nartra volta). Ma non c'erano più posti e l'omino col cappellino grigio non si è mosso di un millimetro nemmeno quando ho proposto “La prego, ci trovi un posto, magari nel vagone merci insieme alle capre!” Macchè.
Allora, visto che la giornata era dedicata all'alta cucina, siamo andate...al Mc Donald's. Che dopo la Parodi ci sta una meraviglia, no? Solo noi possiamo fa' na cosa del genere.



Sul treno di ritorno dall'eccitazione abbiamo rifatto casino (ogni scusa è buona) e abbiamo fatto credere a tutti che la prossima edizione la conduciamo noi.Così.
Però è stato anche un viaggio all'insegna di confidenze, tipo che io e Malù sembravamo nel confessionale del Grande Fratello.
Perché lei può dire cosa le pare, ma mi ama, non c'è niente da fa'.
Mi ama così tanto che quando Andrea è venuto a prenderci mi ha consegnato a lui dicendo:
“Ma come fai? Ma come cappero faiiiii??? Io sono solo dodici ore che la sopporto e mi verrebbe da farla fuori!”
“Pensa come sto messo io,son 21 anni che è al mio fianco...”
“Poverino, guarda non so che dirti...una tragedia...” Nel frattempo è partita una colonna sonora strappalacrime e poi si sono abbracciati piangendo.
Non capisco. Sono solo un po' vivace.Che diamine.
Comunque è stata un'esperienza bellissima, ci siamo divertite un monte, tutto lo staff molto molto carino...e sì, c'hanno fatto impazzì con la messa in onda, tanto che abbiamo temuto che l'avessero persa.
Che voglio dire, quando ci siamo noi, può succedere questo e altro.
Ah sì, la prossima volta partiremo con Donna Avventura.
Prima però andiamo a Lourdes.

P.S. La puntata è QUI :-D



giovedì 7 giugno 2012

Corso intensivo di sommelier







Simo, ce la puoi fare!"
"Uff!Pant!"
"Dai, così!E' quasi uscito!Respira però, con calma"
"Parli bene te!L'hai già fatto!"
"Dai che uscendo!"
"Uff!"
"Stringi bene e vai!"
"Anf pant!"
"Eccolo!Bravaaaaa!!!"



Questo dialogo starebbe bene in una sala parto, nevvero?Invece sono io alle prese con una bottiglia di spumante. Sono riuscita a stapparlo senza inondare quelli intorno a me stile festeggiamento sul podio del GP.
Siamo in pieno fermento per questa cosa, e stamani la sommelier ha avuto la malsana idea di farmi una lezione su come si maneggia una bottiglia.Una cosa così romantica e sensuale che mi sentivo Cicciolina alle prese con un joystick.
No, ma davvero.Il signor Muller dice di fare l'amore con il sapore. Ma figurati.
Se avesse provato a fare un corso di sommelier avrebbe consigliato di fare l'amore con un Chianti, altroché.
Tu la bottiglia devi porgerla, carezzarla, toccarle il culo  fondo, ruotarla con dolcezza, lisciare con movimenti soavi e non a scatto, non deve mai toccare il bicchiere ma solo avvicinarsi maliziosa al calice, per poi ritrarsi roteando su se stessa come se fosse preda di un capogiro e tornare al suo posto senza versare una lacrima,anzi una goccia.
Vi pare che io possa farcela?
"Hai visto come si fa. Ora tocca a te"
A parte il fatto che mi stavano guardando tutti e c'avevo la mano tremolante manco fossi appena scesa dall'otto volante, e poi Dio!ma quante cose mi devo ricordà?
Il mio primo amplesso l'ho avuto con la bottiglia di spumante che, in questi casi, non deve MAI fare il botto. Ti deve scoppià in mano come un petardo. BUM!E devi fa' finta anche di nulla. Deve fare un suono sordo, devi essere padrona della situazione e dopo averlo stappato con maestria devi far sparire il tappo tipo mago. Ualà!Il tappo non c'è più, sparito come per magia. Io già mi vedo che me li metto nel grembiulino per poi sembrare a fine serata una che s'è fatta due palle così. O sennò li metterò in una pianta. Và che belli nel ficus benjamin.
E poi ASSOLUTAMENTE non deve fuori uscire lo spumante. Gli è permesso solo fare un po' di fumo, un po' di vapore tipo i soffioni boraciferi di Larderello, quell'effetto lì. E anche qui mi immagino, che inondo tutti tipo Capodanno.
Poi è stata la volta della bottiglia di rosso. E qui ho avuto un amplesso col cavatappi. Che credetemi, per una astemia, è un casino, non lo sa usare. E' come dare un arriccia capelli a Collina, una manciata di neuroni ad Antonella Elia, un paio di mutande a fascia larga a Belen, una nave da crociera a Schettino, un' entrata gratis al Cocoricò di Riccione alla nonna novantenne. Se non sei avvezza, guarderai tutto ciò con stupore, non saprai dove mettere le mani e rischi di far danni.
Comunque. L'ho girato e aperto come un coltellino svizzero e alla fine ho imparato a usarlo. Più o meno. Anche qui la bottiglia va coccolata, etichetta esposta verso il cliente, mano sinistra sul culo  fondo come un palpeggiatore sulla metro, la destra invece aperta sulla schiena   sul dietro, e presentarla.
E poi versarla nel calice, ma non troppo, non devi superare una certa linea di mezzeria (che non è manco disegnata!), un po' più sotto di mezzo, via! questione di cazzutissimi cm che devo valutare a occhio. Tutto questo sorridendo impeccabile sul tacco 12 contornata da delle persone che quando me l'hanno detto mi ha fatto esclamare "Scappo in Brasile fino al 2020!" (non so se posso dirlo, male che vada ve lo dico lunedì)
Perché ve lo dico lunedì. Se sono sempre viva.
Magari a far l'amore con un Chianti c'ho preso gusto.
E diteglielo a Muller.





giovedì 10 maggio 2012

Dieci cose Super (ma quando mai)


Ore 22.40.
Ecco, lo sapevo. Mi ritrovo a scrivere questo post in un orario in cui in genere sono tra le braccia di Morfeo. Che io, ovviamente, immagino gnocco tipo modello californiano, ma se sono a sognà allora lo faccio bene.
Dicevo. Mi ritrovo a scrivere un post a quest'ora perché ho ricevuto una sorta di invito dalla dolcissima Chiaraluce, al quale ho risposto “Tesò, ma io mica ce la faccio”. Il mio 'mica ce la faccio' era come un'offerta 2x1. Valeva per: non faccio in tempo per oggi.
Ma più che altro: non ce la faccio a trattare il tema dell'iniziativa.

Perché oggi è partito il 10coseSuper.
Mentre io, leggendo di cosa si trattava, sono solo partita di cervello. In maniera anche super, se vogliamo.
L'idea nasce per descrivere in dieci punti tutte le cose in cui noi mamme/donne ci sentiamo super.
Cioè, vojo dì, ma vi immaginate?
Questa cosa è il contrario del mio costante minchiapensiero. Io Super? Ma quando mai. Sono talmente super che invece di star qui a scribacchiare dovrei cercarmi una badante da quanto sono rincoglionita.
Comunque, veniamo a noi. L'iniziativa è talmente caruccia, lodevole e curiosa che ho deciso di partecipare.E mi ci metto ora perché sono in fase “Oddiooooo!!!Ho paura di non fare in tempo!E ora?Aaahhhhh!!!” (non solo ho bisogno di una badante, ma anche di uno psichiatra bravo)
Nei primi cinque punti devo descrivere le cose in cui sono Super secondo gli altri, praticamente i complimenti che mi vengono rivolti.
Okay, le so!
…..
ehm...
..bhè...
ah sì, mi hanno detto che c'ho un culo super!Me l'ha detto il muratore che costruiva davanti a casa mia.Sì, okay avevo vent'anni, all'epoca.Sì, e avevo pure gli hot pants quel giorno. Ah. Non vale. Le cose di ora devo dire.
Oh bhè, adesso non ho un culo Super. Ho un super culo ad avere un marito come il Santo. Ecco, quello magari sì.
Siamo a una? Dio, che fatica!Gnapossofà.
La due:
….
huf...
ma non possiamo cambiare due regole? Proprio Super devo essere? Cioè, mi restano nove punti, come diavolo faccio?
...uufff!!...ecco la due...ci sono!Mi dicono che sono Super a fare le foto.
Maddechè, sono orbe loro!Ma ti pare che so fare le foto?Che per trovare il tastino per togliere il flash c'ho messo dieci giorni.
La tre (mi sento molto Mike Bongiorno.Pace all'anima sua, porello)
La tre. La tre. Mi dicono che sono Super...Super rinco!Sìììì!Guardate non pare, ma è un complimento!Rido dalla mattina alla sera, se non vuol dire essere rinco questo, allora cosa lo è?
La quattro.Vediamo...oh sì, mi dicono che sono una Super creativa. Creativa. Che parolone. Assemblo due assi che paro Geppetto, ti monto un mobile che manco un operaio dell'Ikea, preparo la calcina, dipingo, disegno, ricamo, cucio (cucio!) shabbo, sniffo,faccio decoupage, sturo lavandini, cambio lampadine, ma non so parcheggiare. E questo è un casino.
La cinque.
Oh...mumble mumble. Che sono Super tettona.
Ci siete cascati? Questo è quello che vorrei sentirmi dire, invece mi ritrovo due pomelli di comodino al posto delle tette. Che sono Super ironica, allora, perché ci scherzo su.Sì, sì.
(Ragà, non sono super ironica, ci scherzo sopra per non piangere.E' diverso. L'alternativa è prendersi a mazzate le gengive ogni volta che mi provo un reggiseno. Soffrirei meno)
Finito!
Ah, no. Le altre cinque. Ma cosa mi è saltato in mente? Dovevo essere tra le braccia di Morfeo!
In questi altri cinque punti devo elencare le cinque cose nelle quali IO mi sento Super.
In nessuna.
Finito.
...Uff..
Okay. La prima. Mi sento Super per quanto riguarda...oh bhè...non so se lo posso dire...ma vista l'ora forse sì. Bhè...sono Super nel lancio della mutanda. Come le lancio io, nessuna. Le lancio e finiscono nel water dieci volte su dieci. O provateci voi!
La seconda.
Sono Super ad accudire la casa. Ma come mi riesce!Da sola, eh? Senza l'aiuto di nessuno, perché a me piace prendermi cura delle mura domestiche. Lavo i piatti, stiro i panni, rassetto le camere, sprimaccio i cuscini, spolvero i mobili...e lo faccio sempre. A volte quando sono un po' stanca magari non seguo questo ordine nel senso che lavo i mobili, stiro la gatta, spolvero il Santo, sprimaccio Alice, rassetto mia suocera...
La terza. Sono Super a … a...indovinare i nomi!Come facevo a dimenticarlo? Sono fantastica! Tipo “Tu devi essere Viola!”
“Veramente mi chiamo Margherita”
“Vabbè, sempre in un prato stai” (successo veramente. Ndr)
La quarta. Sono Super a... oh bhè, a indovinare il tempo del giorno dopo. Altro che meteo!Altro che tiggì. Basta consultare me, sono meglio di Bernacca!Mica perché ho studiato, macchè. Se oggi sto curva come una zucchina dal mal di schiena, stai sicura che domani piove.Se invece la cervicale non mi dà tregua, tira via i gerani perché domani grandina.Se mi balla l'occhio ci sarà nebbia. Se invece azzecco un congiuntivo nevica.
La quinta.
La. Quinta. E ultima.
L'ultima.
U-l-t-i-m-a-
*°*°**°*°*°*°*°*°* Piacciono a voi le cornicette?
@#@#@#@#@#@#@@##

?^?^?^?^?^?^?^?^?^?^?^?^?
Sto cazzeggiando?
La quinta...
Ce l'ho. Ce l'ho. Sono Super a cannare completamente il senso di un'iniziativa. Sono Super a scrivere dei post della minchia come questo non attenendomi al regolamento. Sono Super a lanciarmi e dire di sì a un'amica blogger senza avere la minima idea di come scrivere un post.
Aspettate un attimo...5..6..7...sono sette punti!Sette + cinque fanno 12!Dodici punti!
Ho vinto quaccheccosa?

Con questo post partecipo all’iniziativa #10coseSuper e acconsento al trattamento a fini statistici del testo pubblicato e alla sua eventuale pubblicazione, con citazione, nel testo di presentazione conclusivo dell’iniziativa”


mercoledì 14 marzo 2012

ANCHE SE NON ME LA CHIEDI TE LA DO










La confidenza. Sì, la confidenza. E' un vizio, sapete? No, perché mica ti porta solo cose belle. E la do a tutti, belli e brutti, uomini e donne, giovani o vecchi, alti, bassi, in tuta o in giaccacravattati. Non ce n'è. Sono una tipa estroversa e chiamo 'amici' tutti quanti. Oh ma so riconoscere quelli veri.Eh.

La do anche ai dottori. Tipo che, adesso, dopo tre visite, chiamo il mio dermatologo per nome. Così, pacca sulla spalla e mi esce un “Come va? Ti sei tagliato i capelli?”

Ovvio che lui mi da del tu e mi chiama per nome. Poraccio.Che pazienti strani gli capitano.

L'ultima visita che ho fatto è stato l'otorino. Sono entrata e ho esclamato “Tho!Mi pare di conoscerti!Ma dove ci siamo già viste?” La dottoressa mi ha detto “Anche LEI non è una faccia nuova” e poi ho continuato “Non vorrai ficcarmi dentro quel coso???” che lo so che è un'esclamazione un filino forte, ma vi assicuro che c'aveva un aggeggio strano in mano. E lei mi ha rassicurato dandomi ancora del lei. Io in studio mi son fatta anche due risate, perché quando racconti del tuo naso o della consistenza delle tue caccoline, che vuoi fare?Devi ridere per non metterti a piangere.Lei non ha riso e mi ha allungato con la mano la ricetta. Vabbè, avrà avuto il ciclo.

Invece il mio ginecologo mi accoglie sulla porta e mi bacia. Levatevi dalla testa l'immagine di una liaison tra me e lui. Il mio gine potrebbe essere mio nonno.Un nonno che mi da sicurezza, io gli do del lei, lui mi chiama Simoncina e mi da del tu. Mi dice che lo faccio schiantà e che mi terrebbe in studio a giornate per farlo ridere tra una ravanata visita e l'altra. L'ultima volta l'ho visto in centro e si è sperticato per salutare me e la mia famiglia. Ha guardato il Santo con compassione, ma son dettagli. Mi manda l'esito degli esami via sms e si ricorda di farmi gli auguri per il mio compleanno.E' normale? Con una come me, sì.

Col mio medico condotto invece parlo solo attraverso il telefonino (nsi trovano mai sti dottori).Sms tipo “Mi serve la ricetta dell'antibiotico.Lasciala a mamma che passo a prenderla” La mamma è la sua. O sennò “Ho preso tre antidolorifici ma ancora non mi è passato il mal di testa. Che devo fa'?” è già tanto se non mi risponde “Sparati”. Mando sms per non disturbarlo, diciamo.

Non parliamo poi del dentista che, essendo amico mio, ogni volta che ci vado pare tutto tranne una visita odontoiatrica. Tipo “Oggi che c'hai da fa'?”

“Un' otturazione, ricordi?”

“Se me lo ricordavo non te lo chiedevo!”

“Se tu te lo segnassi non me lo chiederesti!”

“Guarda che butto via l'anestesia, poi vediamo se rispondi!”

“Guarda che straccio il preventivo, poi vediamo se continui a trattare i tuoi pazienti così!” E mica siamo soli. No, in sala d'aspetto ci stanno sentendo una dozzina di persone. Ma poi finisce a tarallucci e vino, pacche sulle spalle, risate, progetti di vacanze, la scuola dei figli, e “Ma non ti dovevo fare anche la pulizia?”

“Eh, già”

“Non c'ho più tempo. Abbiamo chiaccherato troppo. Torna la prossima settimana, vai!”

Cioè, LUI ha chiaccherato.Io ero a bocca aperta con la cannuccia messa di traverso.

Dal reumatologo mi sono sdraiata sulla scrivania.

Al controllo della vista per la patente ho barato “Ma te che scuole hai fatto?Ti ho già visto...comunque A GI E ERRE YPSILON” aprendo la mano sull'occhio chiuso.

Qualche giorno fa mi sono rivolta a uno mai visto prima, che stava interloquendo con me più o meno seriamente con “Ma dici sul serio o mi prendi per il culo?” Era un editore.

Poi do confidenza ai miei clienti in negozio, e quello è molto comprensibile, no? Voglio dire dopo dieci anni che ti incarto il tuo pane preferito, minimo ti chiamo per nome. Il problema è che da noi vengono tantissime persone. Pure i vigili urbani sia in borghese che in divisa (e si comprano il panino con la mortadella). Quindi pure loro chiamo per nome.E gli do del tu in negozio.

Aehm. Pure fuori, ora che ci penso. Tipo che magari loro sono a un posto di blocco, io ne riconosco uno e ci sono varie opzioni:

-il PE PEEEEEEE!!! del clacson per salutare (e magari loro son lì che fanno le multe).

-Il “Ciaoooooooo!!!!” urlato dal finestrino abbassato (con capello modalità 'ventata').

-Il “Buona giornataaaaaaaaa!!!” (e magari loro stanno scortando un funerale)

E da questa cosa non scappa nessuno.Pure con le maestre, (adesso i professori) i genitori di altri ragazzi, insomma qualsiasi persona che gira e rigira ha a che fare con me. Cioè, non è che ti piombo in negozio per la prima volta e ti bacio sulle guance. Voglio dì. Però se fai parte, anche di striscio, del mio microcosmo sei vittima della mia confidenza. Che, se sei un tipo aperto, ti può anche piacere, altrimenti riconosco che sono veramente una piaga. Ci sono alcuni momenti o casi in cui mi rendo conto (troppo tardi, ovvio) che sono stata un po' troppo confidenziale.Che non a tutti piace questa cosa. E ci sono alcuni momenti che invece questa confidenza viene rielaborata per farci dei film che manco a Hollywood. Tipo “Tieni, questo è il mio numero di telefono” Occhiolino.

Bene. Ridimmelo a voce dopo che ti ho preso a sprangate le gengive.

Comunque sto cercando di migliorare. Sta sindrome di Pollyanna a quasi quarant'anni andrebbe un filino rivista, o no?

Piesse: su Wikipedia la Sindrome di Pollyanna è definita: ottimismo idiota. Te pareva?






domenica 11 marzo 2012

"TU SEI QUELLA DELL'AIUOLA?" (Seconda volta al Taste - Firenze)

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AIUTO.

E' la prima cosa che mi viene in mente dopo la giornata di ieri dopo ORA ME NE VADO!

Come vi avevo detto, ieri ero a Taste con quelle scellerate delle amiche mie.Non potete capì. Iniziamo?Iniziamo.

Mi ritrovo alla stazione con le prime due: Malù (con un nuovo colore di capelli così rosso che sembrava le prendesse fuoco la testa e che mi ha fatto dubitare di dover prendere il treno con Milva), e Titty con una borsa così grossa e strapiena che sembrava fosse appena tornata da un meeting di fitness e si fosse portata via pure l'istruttore.

Il viaggio in treno è stato piacevole e pure molto silenzioso:dopo venti minuti avevamo il vuoto intorno a noi, gente che pur di non sentirci si buttava dal finestrino.Devo dire che solo con il prezzo del biglietto ho potuto assistere anche a uno spettacolo teatrale. Malù, se non la interrompi fa dei monologhi che manco Gassman, mentre Titty era un pubblico perfetto:si appisolava spesso e ogni tanto, destata da qualche scossa, si svegliava all'improvviso e applaudiva a caso.

Dopo circa un'ora siamo scese non troppo convinte anche se un cartello di 87 metri per 56 ci diceva che eravamo a destinazione e un ragazzo continuava a ripeterci che sì, era la fermata giusta.Abbiamo scoperto dopo che voleva liberarsi di noi.

Una volta scese dovevamo trovare Nunzia ad attenderci commossa, confusa e felice e invece di lei nemmeno una traccia. Non siamo riuscite a vederci tra una folla di sette persone. Poi che una non si domandi come mai sono amiche mie. Comunque ero organizzata. Infatti, tipo parente sfigato atteso all'aeroporto, avevo preparato un cartellone per far sì che lei venisse a me.



Infatti lei lo ha visto, è venuta a me, si è vergognata manco fosse in mutande e come risposta per poco non mi da' due schiaffi. Che bello!Tutte riunite!Ora non ci resta che prendere l'autobus. Eh. Fosse facile. In quattro, dopo aver chiesto informazioni, abbiamo capito questo: “Prendete il 18, scendete tra due fermate, poi il 20 e scendete alla quarta, altrimenti sono 25 minuti a piedi diviso per 4 moltiplicato per tre, svoltate a destra, sennò andate in stazione col 15, prendete il 23 con scappellamento a destra, ambarabà ciccì e coccò 4 blogger sul comò, e siete arrivate.”

Praticamente non abbiamo capito una fava.

Abbiamo deciso di prenderci un caffè per svegliarci un attimo, ma la cosa non è riuscita molto bene. Mi è toccato servire il caffè al tavolo a Malù che si era assettata già stanca morta (e non eravamo ancora partite). Nunzia ci ha detto “Guardate bello questo nuovo gioiello che ho creato!” tempo di dire “Wow!” che le si è smontato in mano (è una perfetta promoter di se stessa). Titty che ha cominciato a scattare foto della minchia dove siamo venute così bene che il comune di Firenze ha deciso di usarle per tappezzarci le scuole nella giornata: Diciamo NO ai topi- Campagna di derattizzazione.

Dopo aver bevuto il caffè e consultato il Divino Otelma prestatoci dall'isola dei famosi, finalmente imbrocchiamo il pullman giusto e ci dirigiamo a Taste. Per la cronaca: ci hanno ceduto il posto, una (dopo la prima curva) aveva il vomito, a un'altra faceva male l'anca e un'altra ancora è stata palpeggiata da un ottantenne. Sembravamo quelle di Villa Arzilla in gita col prete. Abbiamo avuto una botta di vita quando, chiedendo informazioni, ci è stato detto “Per il Taste? Seguite la verga!!”

Vabbè che siamo quattro donne ma non è il caso di essere volgari. La verga la fai seguire a tua sorella!!Poi abbiamo capito che intendeva quelle del treno. Maliziose noi.

Ridendo, scherzando e inciampando come quattro 'mbriache, arriviamo a Taste tampinando dei poveri disgraziati che sapevano la strada. Poi ci hanno denunciato per molestie, ma son dettagli.

Finalmente arriviamo e cominciamo a fare le persone serie. Togliamo i cappotti e ci attacchiamo sul petto i nostri badge molto ma molto professionali:


Ci aggiriamo tra gli stand come delle intenditrici, scambiando opinioni e frasi colte. La prima che ha fatto tutto ciò è Nunzia che, avvicinandosi a una standista gnocca ha dato prova di essere del settore esordendo così “Mmh..sì, bei prodotti, posso farle una domanda?”

“Certo!Mi dica”

“Sa mica dove sono i bagni?”

E vuoi che il nostro minchia tour non cominci dal cesso?Eannamo. Come quattro ottuagenarie con problemi alla vescica, la nostra prima sosta è stata tra un lavandino e un water. Tempo del pit stop tre quarti d'ora, perché spogliati, “Reggimi la borsa” “Prendi la macchina fotografica” “Tienimi la giacca” “Agguantami il Salvavita Beghelli” “Prendi qui” “Metti là” e i minuti corrono via che è una meraviglia. Poi ci si sono messi pure i lavandini a funzionare male. Erano di quelli senza rubinetto, dove devi mettere una mano sotto per far arrivare l'acqua. Non c'era verso. Metto la mano, niente. Ne metto due, nulla. Ho provato pure con un piede tipo contorsionista del circo Togni, macchè. Allora ho provato a fare due mosse di karate e judo al grido di “Banzaiiiiiiiiiii!!!”, ma nulla è successo. Dopo aver pregato Padre Pio, il miracolo è stato fatto. Ho premuto un tasto e l'acqua è scesa. A quel punto, dalla soddisfazione, ho fatto pure la doccia.

Uff!E' passata quasi un'ora, non siamo ancora in comodo e non abbiamo visto ancora una beata mazza. Io e le mie Charlie Angel's ci siamo date il via e come dei cani da tartufo abbiamo fiutato e magnato di tutto. Io e Titty siamo partite con una delicatissima marmellata di arance mentre Nunzia ha optato per qualcosa di più leggero: trippa in umido. Malù non sappiamo cosa si è magnata, probabilmente anche lo standista. Abbiamo girovagato dispensando perle di saggezza e frasi ottocentesche tipo Nunzia che, assaggiando dei legumi, esclama “Che bella fava!!” con la produttrice che incalza “Senta, senta questa fava come si scioglie in bocca!”

“Davvero!Simo, metti in bocca una fava!”

Per un attimo ho temuto di essere a un incontro di pornodivi organizzato da Rocco Siffredi. Poi, la produttrice si è allungata giusto un attimo, ha letto il mio badge e ha esclamato “Minchia Blog?Allora signora siamo in tema con le mie fave!”

Ho pensato “Vi prego, uccidetemi”



Tempo di riavermi da tutte queste esternazioni hot ecco che mi chiamano le Pellegrine Artusi per incontrarci. E anche qui le informazioni si sprecano.

“Dove siete?”

“Nel terzo corridoio a destra!”

“Destra mia o destra tua?”

“Destra mi..aspè, dipende da che parte so' girata...ma te sei in fondo?”

“In fondo a che?”

“Al corridoio!”

“Quale corridoio? Quello di destra o di sinistra?”

“Sinistra mia o sinistra tua?”

E così per altri venti minuti buoni. Due anime e un TomTom. All'improvviso un'illuminazione, lei mi chiede “Cosa vedi sopra la tua testa?”

Un paio di corna?

Un' aureola?

Bonolis e Laurenti che mi aspettano con una tazzina di caffè in mano?

Che cazzo devo vedere sopra la mia testa? Non ho nulla sopra la mia testa a parte dei riflettori, ma temo che ci debbano stare.

“Non ho nulla sopra la mia testa!”

“Impossibile!” insiste Simona “Dimmi cosa vedi!”

Per cercare di fare uscire un demone dal suo corpo ho mormorato “Vedo la gente mooooortaaaa” ma non l'ho impressionata.Peccato. Dovevo vedè due palle, e non le ho viste. Fatto sta che le ho dato appuntamento in un posto a me consono “Ci vediamo allo smistamento bicchieri”, praticamente dove all'inizio ci arrivi saltellando e alla fine ci arrivi barcollando. Finalmente arrivano le Pellegrine Claudia e Simona e pareva di essere a Striscia: la velina mora e la velina bionda, belle come il sole e armate di bazooka (perché quelle non possono essere chiamate macchine fotografiche). Cantando “Se prima eravamo in quattro a ballare l'alligalli, adesso siamo in sei a ballare l'alligalli” ci siamo messe a girottolare perdendole spesso per strada. Si sa, le veline sono abituate a ballare sul bancone e qui di banconi ce ne sono a bizzeffe. Uno stacchetto qui e uno là e il tempo passa. In questo lasso di tempo abbiamo fatto cose tipo:

“Uh, che piaceVe, vedo che anche lei ha un blog...Mi...nchia Blog?Mondiè! Leggo bene?”

“E' stato un piacere. Grande figura di merda, ma è stato un piacere” Detto come se avessi appena pronunciato “I suoi prodotti sono sinonimo di semplicità e genuinità senza pari. Complimenti”

Nunzia che ciuccia dei dolcetti tipo chupa chups come una bimba di tre anni. Ho provato a toglierne uno infatti e si è messa a piangere.

Malù che come ti giri è sempre a bocca piena e per non farsi vedere si nasconde dietro un tovagliolo di carta.

Titty che scatta foto alla rinfusa e questa cosa è pericolosa come dare in mano a Schettino una nave da crociera.

Simona che mi presenta a tutti come una blogger in gamba e quando loro leggono il badge vomitano nel primo cestino disponibile e Claudia che mi confida “Sai, tra poco vado via, devo tornare in negozio. Non mi danno le ferie!”

Il negozio è suo. Se la canta e se la suona che nemmeno un saltimbanco. Secondo me parla anche da sola, tipo “Ciao Claudia, potrei prendere due ore di permesso?” Poi si mette dall'altra parte e si risponde “Sì, ma fai presto che qua c'è da lavorare!” Cose così.


Gnapossofà.

A un certo punto mi suona il cellulare ed ecco Chiara (che non è una blogger ma è una che segue i blogger. Potremmo definirla una stalker. Paro paro)

Non la conosco di persona, ma mi è piaciuta fin da subito, soprattutto perché è molto pragmatica e decisa. Da cosa l'ho capito? Bhè, una che non ti chiede un punto di incontro ma che ti dice (in un ambiente dove stanno camminando centinaia di persone) “Stai tranquilla, ti cerco io. E ti trovo” e dopo nemmeno dieci minuti ce l'hai davanti, non può che avere tutta la mia stima. Diciamo che si è palesata in maniera sobria. Ha preso la rincorsa e si è gettata, a mani giunte, ai miei piedi, tipo Totti quando segna un goal.

“Chiara te prego, evitiamo queste figure di merda che io sono già compromessa!”

“Ma io ti amoooooo!!!Oddiooooo la Simooooooo!!!”

Per destarla andava presa a schiaffi come una che è in preda a un attacco isterico, invece l'ho abbracciata e da lì abbiamo deciso di sposarci in Spagna. Perché una dichiarazione d'amore così mica ti lascia indifferente.


Trotterellando sulle note di “Se prima eravamo in sei a ballare l'alligalli, adesso siamo in sette a ballare l'alligalli..” ci siamo dirette verso la zona Diabete, dove abbiamo preso tre kg ciascuna a forza di ingurgitare cioccolatini e confetti. Siamo arrivate a tirarceli in bocca tipo scimmie allo zoo.

Sentendomi un cane da pastore e cercando di tenerle riunite senza perderne qualcuna per strada, vengo fissata insistentemente da una ragazza molto carina che mi fa “Ciao!”

Ehm.Dovrei conoscerla? “Ma ciao!” cervello in modalità “Chi cazzo è?”

“Allora?”

E' mia cugina? No, mia cugina è bionda.“Tutto bene, te?” Oddio, ma io la conosco. Ma non mi sovviene il nome.

“Ma mi hai riconosciuto?”

“Ma certo!” Ma anche no. Oddioddioddio, credo di averci scambiato qualcosa tipo un anno fa, ecco perché non mi ricordo, mica un giorno fa, eh!

“Ci siamo scritte ieri, ti ho pure mandato una foto. Sono Gaia!”

Lo so, a quel punto l'unica cosa sensata da fare era cercarmi un avvocato.E lì mi è passata l'ultima settimana davanti, fotogramma per fotogramma. Gaia, la Gaia! Abbiamo pure un amico in comune, come ho fatto a non riconoscerla? Come? Mi prenderei a martellate le gengive!E poi guardatela, pare abbia quindici anni da quanto è giovanile!Forse è per quello che l'avevo rimossa, mi fa na rabbiaaaaaaa!! Vabbè...”Se prima eravamo sette a ballare l'alligalli, adesso siamo in otto a ballare l'alligalli...” Sembriamo un gregge di pecore in transumanza. Tutte di qua, tutte di là, a volte qualcuna si perde per brucare un po' d'erba, altre se la fumano, ma tutto sommato siamo riuscite a stare compatte. Ultima tappa dai Fratelli Gardini dove il gentilissimo Marzio (che è stato uno dei pochi ad aver capito l'ironia del mio badge) ci ha imboccato di squisito cioccolato accompagnando il tutto con spiegazioni che ci hanno lasciato a bocca aperta.


Lui ha scambiato le nostre fauci spalancate per una richiesta di cibo e lì dai, cioccolato. Siamo venute via ripiene come tacchini nel giorno del Ringraziamento.Stanche (stanche???) e satolle ci siamo accaparrate delle poltroncine nella zona relax. A dire il vero non erano poltroncine ma balle di fieno compresse con un vago sentore di letame. Te pareva? Circondate da un profumo che non era proprio Chanel n°5 e 'mbriache nonostante nessuna di noi avesse bevuto, ci siamo scambiate confidenze profonde. La più profonda è stata “Non vorrei che in questa posizione mi scappasse qualcosa. Ho mangiato due vaschettine di fagioli”

La gente intorno a noi ci guardava incuriosita e rideva. Non abbiamo capito il perché.

Perché a un certo punto io e Nunzia ci siamo messe ad annusare tutte le balle di fieno per capire quale puzzava di più?

Forse perché Chiara faceva avances a un tipo che poteva essere suo nonno?

Forse perché Titty ha detto a uno “Ci fa una foto?” e gli ha messo in mano la macchina spenta?

Forse perché Malù guardava tutte noi di sbieco per via dell'arrivo del torcicollo e pareva Jack Nicholson con l'ascia in mano?

Forse perché a SimoPellegrina (grazie al vestitino)quando si è seduta, non solo si è vista la farfallina come Belen ma anche tutti i gerani del balcone?



Non capisco. Proprio non capisco.

Dopo quasi un'ora di minchiate, foto a caso, anziani che si son voluti fare la foto in mezzo a noi scambiandoci per i sei mesi più caldi del calendario di Max e risate così composte che ci potevi vedere le tonsille, abbiamo proseguito ancora e cammina cammina le sette nane si sono dirette...al cesso. Nartra volta. Non so se capite, ma è stato il punto nevralgico della giornata. E ora state bene attenti. Immaginatevi la scena, vi prego, perché ci tengo molto a quello che sto per dirvi. Voi sapete come io sia umile e così scanzonata quando si tratta di me e del mio blog, ma ieri ho avuto la conferma delle mie potenzialità. Quei riconoscimenti che alimentano l'autostima e fanno sì che io scriva ancora, perché quando ti riconoscono tra tante persone,bhè, fa piacere. Un piacere immenso. Essere ricordata e riconosciuta per i miei contenuti, per cosa esprimo, per la profondità dei miei scritti.Essere riconosciuta per le mie parole e soprattutto riconosciuto finalmente il mio blog.Questa la scena clou. SimoPellegrina si ferma, saluta una ragazza e fa le presentazioni. Io guardo quella bella faccina, dolce e decisa allo stesso tempo, capisco subito che è una ragazza intelligente e con qualcosa di sensato da dire. “Sara, queste sono Chiara, Malù, Nunzia, Titty e Simo”

“Oh piacere!Sara”

continua la Pellegrina “La Simo la conosci, di sicuro. E' Simo di A Casa di Simo!”

Lei mi guarda e dopo una leggera incertezza, i suoi occhi hanno un guizzo, ed è lì che avrei voluto fermare il tempo per poter assimilare meglio le sue parole: “Ah sì, Simo, quella dell'aiuola!”

QUELLA DELL'AIUOLA.

Praticamente la sorella di Luca Sardella. Lì per lì non avevo nemmeno compreso bene.

“Prego?”

“Sì, dai!Tu hai la foto con l'aiuola, il praticello...la casetta...”

E chi sono, Haidi? E' un cottage irlandese perdio!La geografia!La geografia e (anche l'edilizia, tho) sono importanti!

QUELLA DELL'AIUOLA.

Volevo morì. Ricordata solo per un appezzamento di terreno di due millimetri per tre...per la casetta...per una fotina colorata...queste sono le soddisfazioni.Le soddisfazioni di una minchia blogger. Inutile dire che pe' sta cosa m'hanno preso per il culo in diciotto e SimoPellegrina (sentendosi in colpa) si è data da fare per trovare un'aiuola vera dentro alla stazione.Mi ha preso per un braccio e mi ha schiaffato tra i fiori, esclamando “Ecco quella dell'aiuola!” Ognuna ha le amiche che si merita.

Visto che come minchia blogger mi ero bruciata la carriera (capirai...), in questi tempi di crisi ho cercato altri lavori e ho trovato pure un impiego come lapdancer agli estintori. Cosa non si fa pè campà. E visto il successo dello spettacolo abbiamo deciso che d'ora in avanti basta con i blog ma diventeremo le nuove Ragazze Immagine del 2012 (tanto coi Maya tra poco finisce).

(Sembriamo su Postal Market. La menopausa è una brutta bestia)

Alla fine, stremate e ciondolanti come cammelli, ci siamo dirette di nuovo alla stazione dopo aver preso a cazzotti la macchina che sputa i biglietti. Delle damine dell'ottocento siamo. Non ci siamo nemmeno salutate a modo (tipo scene da Mario Merola con pianti e urli e fazzoletto in mano) in quanto tra tutte abbiamo cannato l'orario giusto dei treni e manca poco questi partono senza noi a bordo. In fretta e furia io e Malù siamo scappate come due scippatrici al binario con il nostro treno che già chiudeva le porte. “Ommioddio, parte senza di noi!!Corri Malùùùù!!!”

“Anf!Pant!E un attimo!”

“Corri!Aspettateeee oh voi del trenooooo!!!”

Mi fermo alla porta e metto un piede sulla scaletta incitando stile allenatore Malù che arranca per tutte le borse che ha appresso.

“Corri Malù!Aspettatela, è anziana, non può andare più forte di così!”

“ASSORATAAAAAAAA!!!!” è stanca ma c'ha sempre fiato la ragazza.

Finalmente siamo dentro, sedute, con un femore incrinato e un polmone in meno.

“Anf!Pant!Ce l'abbiamo fatta!”

“Per un pelo Simo!ufff!!! rilassiamoci và....NUUUOOOOOOO!!!!”

Oddio, c'ha un infarto “Che c'è???”

“Ci siamo dimenticate di obliterare il biglietto!”

“Cazzoooooooooooo!!!”

Siamo ripartite in fretta e furia e affacciandoci allo sportello ci siamo rese conto che davvero non avevamo il tempo di scendere, trovare una macchinetta e risalire. Impossibile.

“E ora?” ho cominciato “Ci getteranno dal treno in corsa? Chiameranno i carabinieri? Mi vedo già i titoli di giornale: DUE BLOGGER BLOCCATE A FIRENZE.HANNO CERCATO DI TRUFFARE LE FERROVIE DELLO STATO !”

“Mannò...”

“Dici?”

“Al limite ci mettono a pulire i cessi...”

Una ragazza a quel punto interviene “Ormai siamo partiti ma se cercate il controllore e glielo dite, vi fa una firma e non succede niente. Ma SUBITO glielo dovete dire”

“Ah grazie!Eccheccevò?”

“Ndo sta il controllore?”

“In cima al treno”

Mi sono cascate le ovaie. Come in cima al treno? Noi eravamo nell'ultimo vagone! E allora siamo ripartite con armi e bagagli e ci siamo fatte tutto il treno da fondo a cima. Ottantamila apri-e-chiudi delle porte, dei vagoni e di quei minchia agganci pericolosi dove vedi i binari scorrerti sotto i piedi a duecento all'ora.

“Malù che impressione!Mi ricorda molto un film, ricordi Cassandra Crossing?”

“Altri film no? Cammina, và!”

Insomma siamo arrivate in cima col capello sconvolto, il fiatone, le mani nere e il biglietto stropicciato in mano. La controllessa (controllessa?), ci ha guardato e ha capito tutto. Le abbiamo fatto così pena che ha firmato senza fare domande. Fiùùù!Non andiamo in galera. Non questa volta almeno.

“Malù, non te lo vorrei dì, ma dobbiamo tornare indietro. La nostra carrozza è quella di prima”

“Posso morire qui?”

Abbiamo rifatto tutto il tragitto, altre ottantamila porte (ma quando finisce sto viaggio?) e tutto il cucuzzaro e quando ci siamo messe sedute l'altoparlante ha gracchiato una cosa tipo “Arrivo a destinazione” e quindi riparti, piglia le borse....Maròòòòòòòòòòòòò!!!! Poi dicono che viaggiare rilassa, ma non c'hanno mica ste amiche qua.

Sicuramente mi sono scordata altre pIrle di saggezza, ma le mie care, dolci e giocose comari lo faranno per me qui sotto.

Ringrazio tutte per la splendida e favolosa giornata, ricca di emozioni forti che mi hanno riempito il cuore. Ho con me le facce buffe di Chiara, i sorrisi dolcissimi di Nunzia, gli occhi bellissimi e profondi di Titty, le presentazioni azzeccatissime di SimoPellegrina, le raccomandazioni che nemmeno una mamma di Malù, la gentilezza di Gaia e le splendide parole di Sara. Sara, grazie a te questo post ha un titolo.

P.S. Nel frattempo mi hanno proposto un nuovo lavoro. Aiuto giardiniere nella villetta accanto alla mia. Hanno saputo che sono famosa per essere QUELLA DELL'AIUOLA.

Bimbe, vi adoro e vi lovvo sempre più. Non scordatelo mai.

Vostra Giardiniera per caso

Simo

Foto: alcune mie e molte gentilmente concesse da Nù,Chià, Gà,Ty,Mà, Sì.Ho abbreviato i nomi come nei libri di Moccia perché siamo ggggiovani, nevvero?





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