Quando guardo come fanno
colazione quelli della pubblicità provo un misto di invidia e disagio pari solo
a quando inquadrano il lato B di Belen fasciato da un tubino. Quelle cose che
ti dici "Anche con tutto l'impegno, non ce la farò mai."
Avete presente no, tipo il mulino che vorrei o il Tarzan della foresta?
Allora: la mamma è superfiga, già truccata e pettinata alle 7 di mattina come se avesse dormito da un parrucchiere di Via Montenapoleone in compagnia di tre commesse di Kiko, già sul tacco 12, e fa colazione in tailleur.
Io sono così superfiga che se ti apro la porta alle 7 di mattina la prima cosa che fai è chiamare un esorcista, non sono truccata e ti c’ho due borse sotto gli occhi che da quanto sono capienti me le chiederesti in prestito per andarci in palestra. C’ho i capelli che sembrano il nido di una poiana, c’ho su delle ciabatte viola a pois gialli che all'occorrenza fanno scappare i piccioni nelle piazze, e indosso il pigiama antistupro che funziona anche se lo sbatto davanti agli occhi dell’aggressore al posto dello spray.
Il papà della pubblicità è bello rasato, allegro, ha la valigetta di fianco alla sedia e conta i pezzetti di cioccolato nella merendina improvvisando una tombola con quei bambini con le sembianze da cherubini.
Il Santo fa colazione in mutande, con un po’ di barbetta e ha i capelli gonfi che pare Napo Orso Capo. Allegro è una parola grossa e prima che connetta ci vuole un po’ (infatti l’ultima volta ha messo il sale nel latte), non ha la valigetta ma ha il portafogli e tutto l’armamentario sul mobiletto (così in ordine che per riconoscere la roba devo improvvisarmi Alberto Angela ed etichettarla come i reperti archeologici) e non conta i pezzetti di cioccolato. Perché appena sveglio è già tanto se arriva a 5. Col pallottoliere.
I bambini della pubblicità sono già belli svegli, puliti, pettinati, sorridenti, prendono le vitamine come se fossero smarties, sanno a memoria le tabelline, le poesie di Pavese, volendo ti spiegano pure la scissione dell'atomo e sono pronti per affrontare la giornata.
Alice a volte arriva in cucina e pare sia appena tornata da un rave. Spesso ha i capelli tutti davanti e non si cura nemmeno di spostarli. Non si riconosce il davanti dal dietro. Infatti a volte le bacio la nuca. Mi bacia e mi abbraccia e si accascia sulla panca. Ha il pigiama sbilenco, è scalza, e ha la verve di un bradipo in coma. Gli occhi sono attenti come quelli di un gufo con la congiuntivite e i movimenti sono lesti e veloci come Speedy Gonzales al compimento dei suoi 105 anni. Non solo non dice le tabelline, ma spesso manco sa come si chiama e le devi rivolgere la parola solo dopo che ha bevuto il latte. Ci sono giorni in cui guarda il telecomando chiedendosi come può, un oggetto tanto astruso, essere capitato in casa nostra.
Alla fine l'oggetto viene passato di mano in mano fino a che uno dei tre non trova la forza di pigiare il tasto di accensione e la voce di una giornalista a caso non si diffonde nella cucina.
A quel punto ci destiamo e mormoriamo "Tho! C'è vita sulla terra."
Se anche tu ti sei riconosciuto in questo quadretto familiare, dimmelo. Ci sentiremo meno soli.
Avete presente no, tipo il mulino che vorrei o il Tarzan della foresta?
Allora: la mamma è superfiga, già truccata e pettinata alle 7 di mattina come se avesse dormito da un parrucchiere di Via Montenapoleone in compagnia di tre commesse di Kiko, già sul tacco 12, e fa colazione in tailleur.
Io sono così superfiga che se ti apro la porta alle 7 di mattina la prima cosa che fai è chiamare un esorcista, non sono truccata e ti c’ho due borse sotto gli occhi che da quanto sono capienti me le chiederesti in prestito per andarci in palestra. C’ho i capelli che sembrano il nido di una poiana, c’ho su delle ciabatte viola a pois gialli che all'occorrenza fanno scappare i piccioni nelle piazze, e indosso il pigiama antistupro che funziona anche se lo sbatto davanti agli occhi dell’aggressore al posto dello spray.
Il papà della pubblicità è bello rasato, allegro, ha la valigetta di fianco alla sedia e conta i pezzetti di cioccolato nella merendina improvvisando una tombola con quei bambini con le sembianze da cherubini.
Il Santo fa colazione in mutande, con un po’ di barbetta e ha i capelli gonfi che pare Napo Orso Capo. Allegro è una parola grossa e prima che connetta ci vuole un po’ (infatti l’ultima volta ha messo il sale nel latte), non ha la valigetta ma ha il portafogli e tutto l’armamentario sul mobiletto (così in ordine che per riconoscere la roba devo improvvisarmi Alberto Angela ed etichettarla come i reperti archeologici) e non conta i pezzetti di cioccolato. Perché appena sveglio è già tanto se arriva a 5. Col pallottoliere.
I bambini della pubblicità sono già belli svegli, puliti, pettinati, sorridenti, prendono le vitamine come se fossero smarties, sanno a memoria le tabelline, le poesie di Pavese, volendo ti spiegano pure la scissione dell'atomo e sono pronti per affrontare la giornata.
Alice a volte arriva in cucina e pare sia appena tornata da un rave. Spesso ha i capelli tutti davanti e non si cura nemmeno di spostarli. Non si riconosce il davanti dal dietro. Infatti a volte le bacio la nuca. Mi bacia e mi abbraccia e si accascia sulla panca. Ha il pigiama sbilenco, è scalza, e ha la verve di un bradipo in coma. Gli occhi sono attenti come quelli di un gufo con la congiuntivite e i movimenti sono lesti e veloci come Speedy Gonzales al compimento dei suoi 105 anni. Non solo non dice le tabelline, ma spesso manco sa come si chiama e le devi rivolgere la parola solo dopo che ha bevuto il latte. Ci sono giorni in cui guarda il telecomando chiedendosi come può, un oggetto tanto astruso, essere capitato in casa nostra.
Alla fine l'oggetto viene passato di mano in mano fino a che uno dei tre non trova la forza di pigiare il tasto di accensione e la voce di una giornalista a caso non si diffonde nella cucina.
A quel punto ci destiamo e mormoriamo "Tho! C'è vita sulla terra."
Se anche tu ti sei riconosciuto in questo quadretto familiare, dimmelo. Ci sentiremo meno soli.