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Sia chiaro: i vecchietti
che incontrate all'Asl non sono amorevoli nonnetti indifesi, ma sono
guerrieri stoici e coraggiosi. Fin qui tutti d'accordo?
Perché, ditemi voi, non
devi essere impavido per alzarti alle quattro di mattina a Gennaio
per sostare già dalle cinque e mezzo davanti alla porta DESERTA
dell'Asl manco spacciassero gratis colla per dentiere?
Loro si difendono dicendo
“Eh, ma così poi sono il primo.” Graziealcazzo. Cos'è
quest'ansia da prestazione? Perché devi essere il primo? Non devi
andare a lavorare, non devi portare i bimbi a scuola, non devi
presentare un progetto importante alle otto di mattina, non hai una
riunione, in pratica non hai un cazzo da fare e parti alle 5.
Perchèèèèè??? Perchèèèèè???
Che poi sono quelli che
quando il nipote va al concerto di Vasco partendo il giorno prima e
sostando col sacco a pelo davanti alle transenne, lui scuote la testa
facendolo passare per un cretino e lui che fa? Fa uguale!
Il vecchietto dell'Asl non
dorme: vigila. Non rimette nemmeno la sveglia e parte in fredde
mattinate quando l'unica persona che incontra sono il fornaio e
l'edicolante che smadonnano perché vorrebbero essere a letto senza
considerare che loro, alla fine, diventeranno come il vecchietto: una
vita passata a maledire la sveglia e quando finalmente sei in
pensione e puoi dormire, ti svegli alle 5 per andare a prendere posto
all'Asl. E ve lo dico subito: coi vecchietti dell'Asl NON CE LA
FARETE MAI. Anche se parti alle 3 di notte, troverai sempre qualcuno
davanti a te. Magari esulti contento davanti al portone e quello ti
sbuca ridendo sornione da un angolino e ti dice “Lei è l'ultima!”
Per forza, nonno, siamo in due! Poi ti accorgi con orrore che hai
sbagliato sosta e loro, i vecchietti, sbucano da ogni parte ben
consapevoli della loro posizione in classifica. Loro sanno dirti per
filo e per segno chi è quarto e chi è settimo mentre tu a malapena
sai che giorno è. Loro sono come Matrioske, probabilmente sono uno
dentro l'altro. Sono come i Gremlins a mezzanotte, che se li bagni si
moltiplicano. Sono degli scanner, che mentre fanno finta di
raccontare i loro acciacchi ti contano pure i nei e i peli sulle
braccia.
Che poi, provate a dire
“Scusi, siccome devo andare al lavoro, potrei almeno fare una
domanda all'infermier...”
“Eh no!Ma lo sa da che
ora sono qua? Eh? Lo sa?”
“Ehm... no.”
“Dalle 5!”
Vuoi un premio? Un Oscar?
Una menzione speciale tipo “Nonnetto dell'anno?” Parla,
santoiddio! Perché sei qui dalle cinque? Perché mi costringi a
chiedere permessi su permessi al lavoro, farmi fare il cazziatone dal
capo, correre a rotta di collo per strada, controllare duecento volte
l'orologio, farmi cascare la provetta della pipì per via della
curva a gomito che ho preso in corridoio per accaparrarmi il
numerino, lanciare i bambini a mo' di frisbee oltre il cancello della
scuola, parcheggiare a cazzo di gatto (perché col parcheggio a cazzo
di cane ho già preso tre multe), costringermi quasi a prostituirmi
pur di barattare un 86 con un 25? Dimmelo.
“Sa... devo far
controllare se il colesterolo a 220 è pericoloso. Il fratello di mio
cognato, nonché cugino della Palmira, sa quella che aveva la
merceria all'angolo di via Crispi? Eh lui, LUI è morto di infarto a
96 anni. Il colesterolo è pericoloso, sa?”
Ora. Nonnetto mio amoroso
du du du dà dà dà. Il colesterolo è pericoloso e io sono contenta
che tu gli abbia detto NO ma anche io sono pericolosa se mi trovo
davanti trenta anziani che fanno la fila per far controllare UN DATO
sballato. Te lo dico pure io che sì, è meglio se mangi meno
stracchino, ma no, non morirai d'infarto come il fratello di tuo
cognato nonché cugino della Palmira quella che aveva la merceria
all'angolo di via Crispi. Perché mi guardi scuotendo la testa? Lo
so, stai pensando che sono pigra, infingarda, che mi piace dormire e
mi fai sentire un'inetta, un'inadeguata visto che sono qui solo
dalle 7. Ma non ti faccio un po' pena, nonnino? Eh? Guardami. Guarda
con che maestria ho messo il mascara stamattina. Ma non lo vedi che
sembro un Pierrot da quanto è sbafato? Guarda le mie tempie. Sono
imperlate di sudore dalla corsa che ho fatto e se ti faccio vedere le
ascelle ci trovi Piero Angela che ti illustra i muschi e i licheni.
Guarda i miei capelli. Sì, sono capelli, che ti sembravano? Questi
c'ho, non è che mi chiamo Jean Louis David. Insomma dicevo, ma vedi
i miei capelli? Manco mi sono pettinata stamani per essere qui alle
7. Non alle 11, capisci? Alle 7. E fammelo sto favore, nonnetto.
Fammi passare avanti che ho da andare al lavoro. Tanto tu a parte
leggere il quotidiano e improvvisarti ingegnere davanti a un
cantiere, che hai da fare?
Niente, non ci sente. Per
farsi i cazzi tuoi capta onde sonore udibili solo dai delfini, ma
quando provi a chiedere una cosa del genere, nisba.
L'unica cosa che ti rimane
da fare, a quel punto, è sperare che qualcuno avanti a te, con le
gonadi che gli toccano in terra, decida di abbandonare la missione e
getti via il numerino. A quel punto, nella Asl, sarà riprodotto lo
scatto felino di Bolt. Butti via il tuo numerino e ti precipiti a
raccattare il foglietto, a ravanare nella spazzatura, nel cestino
dell'immondizia, a gridare “La preeeeego!! Lo dia a meeee! Non lo
gettiiii!!” manco fosse Victoria Beckham che ha deciso di
sbarazzarsi del marito. Insieme a te altre persone che sgomitano ma
tu prendendo a picconate quelle più insidiose finalmente riesci
nell'impresa. Il numerino è tuo!
Lo guardi: è il 76.
Ti maledici: avevi il 54.
Poi guardi il nonnetto che
lentamente raccoglie dal pavimento il tuo e lo da a quella che è
appena entrata.
Nonno 1 Simona 0
Ma voglio la rivincita.
Disclaimer : nessun
vecchietto o pensionato è stato maltratto per la stesura di questo
post.
Anzi, è diventato un
amico e si chiama Bruno, nonché il cognato del fratello del cugino
della Palmira, quella che aveva la merceria all'angolo di via Crispi.