domenica 28 agosto 2016

Viaggio in USA. Il matrimonio a Ocean City




Alzi la mano chi tra le donne non ha sognato almeno una volta di partecipare a un matrimonio americano di quelli che si vedono in tv. Sì, proprio quelli con cinque damigelle tutte vestite uguali e con le coroncine in testa. Quello con altrettanti ragazzi, anche loro tutti vestiti uguali che stanno al fianco dello sposo ad attendere l'entrata trionfale della fanciulla vestita di bianco. Ecco, io la mano la alzo subito, perché noi donnine siamo un po' così, dolcemente complicate e romanticone. Quindi figuratevi la mia faccia quando Moreno e Jean (mio cugino e consorte) ci hanno proposto di partecipare alla cerimonia in chiesa del matrimonio  della nipote della cugina della prozia della sorella della moglie del cugino del mi'babbo.
Non sapendo cosa mi aspettasse ho buttato in valigia due abitini al volo con un pensiero fisso "Tanto ci ripensano e quel giorno lì andrò nel parco a dar da mangiare agli scoiattoli." Invece no, la mattina, armati di panini al tacchino, capigliatura fai da te a nido di poiana e ciabatte a portata di mano, siamo saliti sull'auto di Moreno (una 7 posti ) alla volta di Ocean City nel New Jersey. Detto tra noi: ci mancavano un paio di suore poi sembravamo la classica gita del prete.
Dopo due ore (con le briciole del panino sul décolleté) arriviamo alla chiesa da dove vedo uscire tre pinguini e un orso polare: temperatura interna 6 gradi. Il crocifisso aveva le stalattiti e Gesù il raffreddore, ma son dettagli.  Rimpiangendo un piumino e un berretto di lana merinos ci addentriamo in quello che io definisco il marasma parentale. Se già in Italia con le parentele non ci capisco un cazzo, figuratevi  in America. Mi sono state presentate 18 persone e ho capito così bene che a un certo punto ho detto "Amo', vedi quello? È il marito di quella col vestito rosso, il babbo dei gemelli. Si chiama Frank!"
"Chetati, quello è il prete."
Devo dire però che nell'attesa della sposa siamo stati coccolati e circondati da sincero affetto da tutti i parenti di Jean. Ci stringevano in caldi abbracci cercando di rivolgersi a noi in italiano e ho visto nei loro occhi una genuina curiosità e una grande voglia di coinvolgerci in un evento importante come un matrimonio.
Nell'attesa della sposa io e Alice cercavamo di coprirci con quell'inutile copri spalle di velo (perché non ho portato lo scialle di lana de mi'nonna? Perché???) ma poi siamo state distratte dall'entrata in scena delle damigelle. 
Una meraviglia. In fila indiana tutte vestite di verde acquamarina, col mazzolino tra le mani e una commozione che scaldava il cuore (ho sperato che scaldasse anche l'ambiente ma nisba). All'altare  le attendevano uno sposo emozionato e altrettanti ragazzi con la cravatta intonata al vestito.



Dopo poco una renna mi ha avvertito che stava per entrare in scena la sposa, che mi immaginavo coperta da pelliccia di muflone, invece era semplicemente incantevole. Alta, magra, bella, con un vestito semplice ma impreziosito da un bellissimo velo tramandato da generazione in generazione per tutte le donne della famiglia.

 
Questa loro usanza l'ho apprezzata tantissimo. Il velo, dopo, è stato riposto in un baule e verrà custodito fino al prossimo matrimonio. 
La cerimonia è stata molto bella, con gli sposi molto, molto emozionati tanto da sentire le loro voci tremare un po'. Infatti la volpe artica al mio fianco a stento  ha capito qualcosa.
Dopo la cerimonia, mentre ai miei piedi si creava una pozza d'acqua causa scongelamento dei miei arti, ci sono stati baci, abbracci, ricchi premi e cotillons, e il lancio in aria dello sposo. 
Io, caparbiamente, cercavo ancora di capacitarmi sulle parentele. 
"Amo', ora ho capito. Il prete è quello lì, è irlandese e si chiama Daniel!"
"Chetati, si chiama Luigi ed è italiano."
Mai una gioia proprio.
Comunque sia penso di aver ripetuto 59474 volte "Nice to meet you" con un una leggera inflessione italiana che lo faceva sembrare "Naistù mitiù"



Ovviamente, come ogni matrimonio che si rispetti, dopo la cerimonia c'è il buffet o la cena che dir si voglia. Siamo stati nuovamente invitati a far parte all'aperitivo ma davvero ci sembrava troppo. Abbiamo conosciuto la sposa e tutti i suoi parenti un'ora prima e già mi pareva miracoloso che non avessero fatto una piega per avere dei parenti acquistati di ventesimo grado presenti in chiesa, quindi la mia risposta è stata "Grazie, ma rifiuto e vado avanti." Flavio Insinna sarebbe orgoglioso di me.
Tuttavia, con un incedere elegante sui miei sandali argentati e un trolley sobrio portato con dignità, abbiamo seguito il parentado fin dentro la hall del bellissimo albergo sul mare dove si sarebbe svolto il ricevimento. 
Abbiamo gentilmente chiesto dove fosse un bagno e una volta individuato c'è stata la trasformazione.
Praticamente siamo entrate vestite da cerimonia e siamo uscite vestite da spiaggia: canottiera, short, berretto e infradito. 
Ovviamente non siamo riusciti a farla pulita perché in bagno incrociamo la mamma della sposa che, vedendoci in costume e l'asciugamano sotto braccio,  sbigottita ci chiede "Where are you going???"
"Ehm...noios going al mare!Thank you for tutto!The wedding is very beautiful and you very gentile con nois, but sarebbe trop. Preferiamo not disturbare ancor."
Lei mi ha sorriso ma è rimasta senza parole. Credo sia rimasta sconvolta dalla padronanza del mio inglese, perché voglio dire, non è così scontato saperlo, no? Ma io lo so, ovvio.
Poi è fuggita. Forse le squillava il cellulare nella borsetta.
Comunque, conciati da mare, ci siamo regalati un pomeriggio sulla spiaggia di Ocean City, tra bagnini alla Baywatch, un Atlantico a tratti inagibile, sorrisi rivolti alle famiglie americane (che hanno un minimo di tre figlioli a coppia) e la raccolta delle prime conchiglie.



 
 

Sul tardi abbiamo passeggiato lungo la spiaggia dove ci sono molti  locali dove mangiare e altri in cui ti puoi divertire.
Una cosa che ho notato delle spiagge di queste zone è la costante presenza di edifici adibiti a luna park. Il lungomare è costellato da divertimenti e cibo di ogni genere e per tutti i gusti.



Sono presenti delle vere e proprie attrazioni e quello che vedete nell'ultima foto (Wonderland ,coi tettini rossi) e un grande parco giochi che si estende all'interno in cui potete trascorrere una giornata intera. Praticamente è il paradiso dei bambini.




 Quindi non solo mare e spiaggia, ma molto divertimento, negozi tipici e allegria, tutto in una distanza così corta che alcuni punti vendita sono dotati di getti d'acqua per permetterti di sciacquarti i piedi dalla sabbia prima di entrare. Infatti  si può tranquillamente entrare a far compere in costume e pantaloncini. Insomma, il lungomare di Ocean City ha un'impronta molto godereccia all'insegna del divertimento, ma questo è solo un aspetto di alcune spiagge dell'East Coast.

(to be continued)

Qui 1° post del viaggio USA


10 commenti:

  1. Niente,al prossimo viaggio che fate vengo anch'io!

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    1. ahahhahahha!! ti piacciono i posti o i modi? Perché i secondi sono molto discutibili :-D

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  2. Mi piace questa cronistoria avventurosa del vostro viaggio!
    Pensa che molte delle giostre nei lunapark sono di una ditta veneta, quindi l'Italia era con voi pure sulla spiaggia.
    Non so se l'acqua dell'Oceano Atlantico sia fredda come quella del Pacifico, ma le spiaggie che vedo nelle tue foto mi piacciono proprio tanto. Attendo la II puntata.Buona domenica <3

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    1. dipende: nel Maine lo abbiamo trovato freddissimo, da altri parti caldo. A Ocean City ad esempio era caldo. Le spiagge di questa zona sono enormi!

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  3. Adoro leggere dei tuoi viaggi sia per la parte descrittiva sia per la parte divertente. E per ora ti invidio tantissimo perché l'America è un mio sogno che spero un giorno di realizzare.

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  4. beeeeeeeeeelllloooooooo il matrimonio americaaaaaanoooooooo!!!!!!
    e la spiaggia!!!!!
    che sogno Simo!!!!

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Nel frattempo, visto il periodo, vuoi una tazza di thè?

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