Durante la stesura di un romanzo sono stata inchiodata all'inizio di un capitolo. Volevo fortemente scrivere un passaggio, QUEL passaggio. Secondo me era incisivo, forte, bello. Lo volevo mettere lì a tutti costi perché me lo ero recitato nella mente un giorno intero e ce lo volevo ficcare, era perfetto. Però poi la stesura non decollava, non legava in nessun modo con il resto, facevo una fatica bestiale per dare un senso a quello che veniva dopo. Stonava come un intro rock nel coro della chiesa: magari bello sì, ma completamente fuori luogo, e fuori contesto. Mi ci sono incaponita per tre giorni finché mi son detta "Sai che c'è? Ma vaffanculo. Io taglio. E ribalto tutto."
Il capitolo, a quel punto, l'ho finito. Da lì tutto ha cominciato a scorrere dall'inizio alla fine in modo semplice, diretto e lineare. Tutto torna.
E allora mi son venute in mente quelle storie d'amore dove ci si incaponisce, si vuole LUI per forza, perché nel nostro immaginario è perfetto anche se è evidente che non lega, non funziona, non ci dà la gioia sperata, ma ci rende la vita un inferno e ci complica l'esistenza.
Ecco, quando vi imbattete in questi inizi di capitoli, tagliate. Senza indugio. Voltate pagina e ricominciate da capo, a costo di ribaltare la storia. La 'vostra' storia;
perché quello che vi sembrava perfetto, in realtà 'rileggendolo', faceva schifo.
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Nel frattempo, visto il periodo, vuoi una tazza di thè?