Perché fa le uova al tegamino più buone del mondo. Il fatto che sia un Homo Orbus e non trovi mai il tegamino è solo un dettaglio.
Perché sa mantenere la calma laddove io prenderei a sprangate il primo che passa.
Perché ha le spalle larghe e un petto sempre pronto ad accogliermi, anche quando stanno trasmettendo la Champions. Il fatto che mi dia una capocciata durante l'esultanza di un goal, è un rischio che corro molto volentieri.
Perché sulla sua scrivania al lavoro non ha una mia foto, ma tutti i regalini che gli faceva Alice da piccola.
Praticamente riceve giapponesi con le sorprese dell'ovino kinder in bella vista.
Perché si dedica alla casa e al giardino con entusiasmo e volontà. Mi stermina le violette col tosaerba ma a dire il vero non mi sono mai piaciute molto. Crediamoci tutti insieme. Amen.
Perché mi conosce meglio di quanto io conosca me stessa. Ad esempio sa dirmi quanti giorni mi mancano dal ciclo solo vedendo come mi accanisco con la mannaia su un innocente petto di pollo. È un grande conoscitore della sindrome premestruale.
Perché se vado dal parrucchiere e cambio taglio e/o colore, se ne accorge. Ha un che di miracoloso, lo so. Aspettiamo solo che sto miracolo venga riconosciuto dalla chiesa.
Perché pretende di guidare quando andiamo in auto. Lui fa la sua parte, sempre. Okay, ritiene che la mia guida sia sicura come farsi scoppiare un petardo in mano, ma voglio credere che sia galanteria.
Perché durante il corteggiamento, molti anni fa, mentre tutti i ragazzi facevano i bulli, lui mi ha scritto una lettera piena d'amore e di ironia.
Perché è un uomo concreto che non messaggia come un bimbominchia, che non wuozzappa, che non feisbucca, che non twitta, ma se c'ha da dirti una cosa alza il telefono. Tanto ci penso io a fare tutte ste cose in modo compulsivo.
Perché cura la sua persona ma non si depila, non si increma, non si fa le sopracciglia e non si improfuma con betoniere di dopobarba. E non si incazza quando trova il suo rasoio con i miei peli.
Perché mi presta le sue magliette, il rasoio di cui sopra, i suoi guanti da lavoro, le sue ciabatte (che dopo che le ho usate io non le trova più), e la sua attenzione. Sempre.
Perché mi permette di scaldare i miei gelidi piedini dentro le sue cosce, di svegliarlo accoccolandomi a lui perché ho freddo anche se è già in fase rem, di scoprirlo con movimenti inconsulti anche quando ha la febbre.
Perché se io vado a letto prima, lui fa tutto pianissimo per non svegliarmi.
Perché se va a letto prima lui, mi perdona il fatto che faccio così piano che pare stia entrando una fanfara in camera da letto.
Perché non si infastidisce quando vuole leggere un libro e io gli soffio sulle pagine per girargliele.
Perché si lascia tagliare i capelli da me dicendomi "Sono perfetti!" per poi scoprirlo fare le smorfie allo specchio. Questo è il prezzo da pagare per avere la parrucchiera a domicilio.
Perché non mi dona fiori ma opere di pene.
Perché guarda le altre donne in mia compagnia. Mi preoccuperei se non lo facesse. Non fidatevi di uomini che non guardano un'avvenente gnocca in minigonna: o sono uomini zerbino che hanno paura della reazione della compagna (e di un uomo così non saprei veramente di che farmene), o hanno la stessa quantità di testosterone di Roberto Bolle. Un uomo ha da guardà. Poi per non morire si deve fermare lì, ma questo lo sappiamo tutte.
giovedì 22 maggio 2014
lunedì 12 maggio 2014
Il Jane Austen tea Party
Come avrete notato sono stata un po'
assente. Ma solo perché c'avevo da organizzà un evento.
A casa mia.
Nel mio giardino.
Circa una quarantina di persone
invitate.
Con l'idea di fare tutto da me.
In poche parole: volevo morire di morte
lenta e dolorosa.
Invece è stato un successone.
Ma partiamo dall'inizio.
Io, il Santo e Alice da non molto
partecipiamo ai Tea Party organizzati e curati da Annie (la sua
insegnante di inglese) e Bruna, sua amica da una vita, nonché donna
con forte spirito organizzativo.
In parole povere (detto anche 'ma parla
come magni') chiunque voglia promuovere la cultura inglese e/o
condividere qualsiasi forma d'arte (che può spaziare dalla scrittura
alla letteratura in generale, dalla pittura al corso di ceramica, e
chi più ne ha più ne metta,) può chiedere di organizzare un Tea
Party. Tu metti a disposizione la location ed eventualmente cosa vuoi
promuovere e loro organizzano il tutto.
In occasione dell'ultimo tea party ci
è partito l'embolo.
“Sentite Bruna e Annie, pensavo: io e
il Santo vorremmo...come dire...be' sì, fare un Tea Party nel nostro
giardino, che dite?”
“Perfect!”
“Fabulous!” queste già mi partono
con l'inglese che come sapete mi vien facile come tenere un discorso
sull'astrofisica.
“Vuoi promuovere il tuo libro?”
Il mio libro? Ah sì, ho scritto un
libro. E quindi presa dall'entusiasmo ho risposto “Ma anche no!”
“No?”
“Ma noooo! Ma vi pare che invito
gente a casa mi per parlare del mio libro? Piuttosto potremmo far
vedere le foto dei nostri viaggi in Inghilterra, quando siamo stati a
visitare i luoghi di...”
“Jane Austen!”
Lo abbiamo detto all'unisono. Un lampo,
un guizzo, un'idea geniale presa davanti a un tè con intorno decine
di persone, ma in quel momento c'eravamo solo io, Andrea, Bruna e
Annie.
L'idea ha preso forma in una maniera
allucinante e Andrea (sicuramente sotto l'effetto di psicofarmaci) ha
proposto: “Sarebbe bello accogliere gli ospiti in costume”
In costume?
Lì per lì ho pensato volesse fare il
remake di Baywatch e già stavo telefonando a un chirurgo plastico
per rifarmi una quinta di tette, (perché è l'unica cosa che mi
differenzia da Pamela Anderson, poi per il resto siamo ugualissime,
sia chiaro.) Poi mi son detta: non può essere quel costume
perché noi non abbiamo manco una piscina e sinceramente non so se
reggerei di vedere il Santo con la capigliatura di David Hasselhoff.
“Costume di quei tempi???”
“Sì, ma forse non è una buona
id...”
“Ma è fantastico!!” troppo tardi,
ciccio. Ormai è andata. Lo sai che se mi metti in testa una cosa la
devi considerare già fatta e non puoi tornare indietro. Tipo quella
volta che mi hai detto “Potremmo sposarc...”
“Ho già chiamato il prete. C'aspetta
il 27 settembre alle quattro. Puntuali.”
Insomma, per farla breve (ma breve non
sarà) la location per il Jane Austen Tea Party è stato il nostro
giardino e son partiti i preparativi da parte di Annie e Bruna. Ma
anche noi ci abbiamo messo del nostro, troppo facile chiedere alle
Tea Ladies 'ok fate tutto voi'. Io non ci riesco, devo essere parte
attiva, mettere le mani in pasta e ficcare il naso in tutto.
Immaginatemi a ottant'anni, gobba e curiosa che spettegolo sui
vicini. Ma non sono adorabile?
Abbiamo proposto a tutti di venire
vestiti in costume e ho temuto risposte tipo:
“Piuttosto mi rinchiudo le dita nello
sportello del suv.”
“Piuttosto organizzo una crociera di
tre settimane solo con mia suocera”
“Piuttosto mi prendo a martellate le
gengive.”
Invece via, anche se all'inizio quasi
tutti hanno detto “Ma sei pazza? Assolutamente no!” poi è andata
bene. Non so, forse trascinati da me, dal mio entusiasmo, dalle mie
doti di convincimento o dalle mie minacce, ci hanno ripensato. E non
solo hanno accettato ma son volate frasi come:
“Oddio non ho il vestito adatto!Devo
ASSOLUTAMENTE trovarlo!”
“Presto! Un cappellino e un
ventaglio!”
“Se non trovo il vestito piuttosto
non vengo. Voglio vestirmi!”
“Se riesco vengo in carrozza!”
Insomma la voglia di vestirsi si è
allargata come un virus e ha contagiato un po' tutti. E chi non era
vestito quasi si è sentito più a disagio di chi lo era. E ho detto
tutto.
Il mio vestito e quello di Alice, manco
a dirlo, me li ha fatti quella santa donna di mia madre che, armata
di foglio e lapis, si è fatta uno schizzo degli abiti visti su
internet con una tale scioltezza che sembrava un pittore francese a
Montmatre. Taglio qui, cucio là, stringo qui, allargo là, fai na
giravolta falla nartra volta, tho! Eccoti il vestito. Ualà,
eccheccevò? Valentino ha da tremà.
Andrea, il mio amatissimo Darcy, l'ho
rivestito io acquistando una camicia pescata con una botta di cu
fortuna, trasformandola (quando si dice avere l'occhio lungo) in una
camicia d'epoca, e anche il resto è stato riadattato e convertito.
Perché comprare o noleggiare tutto sarebbe stato troppo facile,
nevvero?
Con le Tea ladies abbiamo deciso
l'apparecchiatura, la scenografia, mi hanno proposto delle cose
fighissime che noi abbiamo accettato e io ne ho proposte altre che
loro hanno accolto con entusiasmo. Ho/abbiamo cercato materiale,
fatto foto, stampato roba, scovato oggetti. Siamo una squadra
fortissimi, non c'è che dire.
Alle quattro era tutto pronto. La mia
camera da letto era stata adibita a camerino/guardaroba e pareva di
essere dietro le quinte di un teatro. Cappellini, ventagli, guanti di
pizzo e donne sull'orlo di una crisi di risate. Non ci siamo fatte
prendere nemmeno dall'isteria allo strappo di un nastro o al salto di
un bottone, perché avevamo la costumista: la mi' mamma, che armata
di ago e filo e una pazienza che manco Giobbe, ha risistemato vestiti
e cappelli in fase di vestizione.
Io ero pronta ad accogliere tutti con
la classe e la finezza tipica di quei tempi.
“Signoraaa!!! ma che piacere!!
venga!Attenta allo scalino che sennò mi si pianta nella siepe!”
“Salve!!sono Simona, la padrona di
casa!Ti piace il vestito? Lo so pare una camicia da notte, mi ci
manca il pitale e poi siamo a posto. Gradisci un biscottino?”
“Ciao!Ma che bello questo fiore! Ho
sempre amato le camelie!Ah. È una petunia. Certo. - da segnare
sull'agenda: fare un corso accelerato con Luca Sardella- Ma grazie!”
Annie e Bruna si sono mosse come
formichine laboriose destreggiandosi con gli interventi, il catering,
l'intrattenimento e un certo aplomb inglese che da me ovviamente non
sarebbe mai arrivato.
Andrea invece è stato un perfettissimo
Darcy, non solo per l'aspetto e le basette lunghe ma si è prestato
a qualsiasi cosa la mia mente contorta gli abbia suggerito, senza
fare una piega. E, conoscendo il suo carattere piuttosto schivo e
concreto, direi che stata una dimostrazione d'amore più di un
anello, più di una serenata, più di cento tavole sparecchiate. E se era già Santo e Beato, dopo questa cosa lo trovate alla destra del Padre.
Alice invece ha aiutato fin dalla
mattina, ha trasportato sedie, chiuso e aperto tavolini, aiutato ad
allestire i drappi sulla siepe, pulito, apparecchiato e sparecchiato
con una cura fantastica. Ci teneva più di me che tutto fosse
perfetto, e quest'ansia le ha fatto avere uno scatto isterico di
circa cinque secondi in cui ho temuto che mi si trasformasse nella
bambina dell'esorcista. Poi è entrata totalmente nella parte, al
punto che ieri sera mi ha detto “Madre, io mi ritiro nella mia
stanza. Voi quando vi coricate?” Io ho preso il pitale di cui sopra
e l'ho seguita.
Gli invitati all'evento sono stati
fantastici, si sono lasciati travolgere e non sconvolgere dalla
pazzia della sottoscritta e hanno scattato credo 9876 foto a testa.
Tutto per poi ricattarmi, sono certa.
Roba che se questa cosa arriva agli
assistenti sociali, ci levano la figliola.
Roba che ho sentito mia madre
rispondere alla domanda 'ma quella è sua figlia?' “Chi, quella che
sta correndo sguaiata reggendosi il vestito e che, ommioddio! ha
appena detto una parolaccia? No no, non so chi sia...”
Roba che, dopo questa performance, ho
un futuro. Sì, alla neuro.
Ci sono state tante risate,
interventi interessanti, miliardi di foto e un divertimento unico,
coinvolgente e sì, pure godereccio. Il banchetto del cibo era
strafavolso con dolci uno più buono dell'altro che, per inciso, sono
stati portati dagli invitati. Ognuno ha avuto una parte, un ruolo e
tutti hanno partecipato entusiasti. Non solo: era presente la sorella
di Greta Scacchi, l'attrice, che saputo della cosa è stata
lietissima di partecipare e ha pure usato il mio cesso!
e un operatore di un canale della tv regionale che ha ripreso in
cielo in terra, in ogni luogo e in tutti i laghi e ha intervistato la
sottoscritta, Annie e Bruna per un filmato che forse andrà in onda.
Ora come ora sto cercando di contattare la Tomponzi Investigazioni
per cercare di trovare qualche scheletro nell'armadio, qualche
segreto importante con cui ricattare l'operatore perché non venga
mandato in onda il filmato. Col culo che ho, non avrà precedenti,
sarà un cittadino modello, un padre esemplare e a capo pure di
missioni umanitarie, per cui temo che il video possa essere
divulgato.
L'evento comunque è riuscito bene,
talmente bene, che qualcuno ha perfino azzardato un “Sembra un
film!” e una signora, presentatasi al cancello del giardino, è
rimasta allibita e immobile.
“Signora, ma...cerca qualcuno?”
“Sì, ma mi sa che ho sbagliato.
Scusi scusi non voglio disturbare, vedo che c'è un matrimonio in
corso!”
Un matrimonio. Facciamo un evento in
giardino e da quanto ci riesce bene lo scambiano per un matrimonio.
Nella prossima vita voglio fare la wedding planner.
Prima delle foto chiuderei con i
ringraziamenti.
Ringrazio tutti quelli che hanno
partecipato e che si sono prestati a questa folle anche se bellissima
idea.
Ringrazio chi mi ha portato i regali,
che ho accolto con sincero stupore e chi mi ha donato i fiori.
Bellissimi tutti e in particolare un grazie a Vanna che addirittura,
per me, solo per me, si è fatta arrivare le rose Austin direttamente dall'Inghilterra e me l'ha confezionate con una cura e
una maestria certosina, perché anche la ricerca della stoffa ha
avuto un suo perché.
Ringrazio chi mi ha lasciato la sua
mail per far sì che io mandi tutto sto pappiè.
Ringrazio la mia amica Samantha che non
solo si è lasciata travolgere da questa cosa, ma è stata parte
attiva anche nella preparazione dell'evento fornendomi materiale e
chicche culinarie: ha fatto dei cup cakes con la silhouette di Jane
Austen. C'ha perso un giorno, la pazienza e mazzi di neuroni ma son
venuti 'na favola!
Infine un ringraziamento alle preziose
Annie e Bruna, che con divertimento, passione, grazia e dedizione
organizzano splendidi Tea Party per il solo piacere di divulgare e
promuovere la cultura inglese, ma non solo. Si tratta proprio del
piacere di condividere esperienze, foto, arte e dello splendido tè
con chi apprezza lo stile english. Il tutto condito con simpatia,
disponibilità e cordialità molto british!
Ah, poi un po' del libro si è parlato.
Mi hanno incastrato.
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