martedì 30 settembre 2014

Pechino Express: dico la mia.


                                                                          Foto: Pechino Express


Io guardo Pechino Express. Rimango affascinata dai luoghi dove non andrei nemmeno mi pagassero. Aspè, magari se mi pagassero profumatamente anche sì. Insomma io, checché ne dicano i miei amici (i quali sostengono che io lì me la caverei alla grande perché sono una tipa sveglia, coraggiosa e molto incosciente), io sono sicura che a Pechino Express camperei sì e no tre giorni per poi morire schiacciata da un furgone o di dissenteria.
Io lo so. Io mi conosco. Sono da bosco e da riviera ma col timer. Qualche giorno passi, di più, muoio. Infatti il Santo, saputo questo, son giorni che tenta di organizzarmi un viaggio in quei posti lì. E mi maledico per questo poco spirito di adattamento, per questa chiusura mentale che fa sì che io non possa godere in futuro di meraviglie simili. E quindi niente, mi guardo Pechino Express sul divano, che fa molto paracula, lo so, ma non sognando di essere lì e nemmeno di fare un'esperienza simile (bensì sono sicura che sia un arricchimento grandissimo) ma per vedere determinati personaggi alle prese con questa grande avventura.
Mi diverto con poco, lo ammetto. Mi difendo dichiarando che c'è gente che guarda Uomini&Donne, vostro onore.
Obiezione accolta.
E i personaggi, quest'anno, adoro. Classificati con nomi improbabili e scontati che anche mi'nonna dopo tre bicchieri di vodka sarebbe stata capace di trovarne di meglio, ma vediamoli nel dettaglio:

Le cougar: Eva Grimaldi e Roberta Garzia.

 Eva: Quella che è stata un'icona di bellezza anni '90 alla 'Se ti trovo te sdrumo', oggi si presenta con occhi spiritati e un cespo di capelli che pare un nido di cicogna. Non antipatica, no, ma un filino lontana da quel sex symbol che ci ha propinato per anni. Non so se è merito (colpa?) dei tanti interventi di lifting ma quando parla sembra abbia una nespola incastonata in un molare. E sì, senza un po' di trucco che le camuffa quell'aria spiritata perfetta per poltergeist, non se po' guardà.
Roberta: L'unica, a mio avviso, che prima di interagire con il popolo in questione si fa due domande e si dà due risposte. Conosce usi della Malesia, costumi della Birmania, abitudini degli indonesiani ma ha qualche difficoltà a insegnare a Eva Grimaldi come si chiede gentilmente un pernottamento aggratisse. Infatti quest'ultima si è presa un rutto in faccia a diecimila decibel che pare le abbia fatto uno shatush naturale verde acido.

I coreografi: Alessandra Celentano e Corrado Giordani.


Mentre la prima la conosco per la sua simpatia e gioia dimostrata per quei disgraziati capitati nelle sue grinfie ad Amici, Corrado (mea culpa) io nemmeno sapevo chi fosse. Questo fa di me una persona molto ignorante per quanto riguarda la danza ma se mi vedeste ballare non sareste poi così sorpresi di questa mia mancanza. Abbiamo capito che la Celentano, per farla sta' un po' calmina sarebbe bene piantarla in Asia come un tubero e lasciarla a maturare lì. Facile fare la ganza dietro la scrivania e rompere le palle con sto collo del piede. Fatti otto km a piedi con un'umidità che pare di essere al rettilario di Pistoia, mangia il riso con le mosche sopra, dormi su di un tavolaccio, poi vedi che stressi di meno quei poveri disgraziati su una disciplina in cui ti vanti di essere la meglio. Se così fosse ogni sera daresti uno spettacolino e coi proventi ti ci pagheresti una suite.
Corrado mi pare sopporti e supporti il tutto anche se ho il sospetto che dentro al turbante nasconda una pistola e che non abbia paura a usarla qualora la Celentano smatti di brutto. Comunque li soprannominerei 'Due turbanti e una capanna'.

I fratelli: Clemente e Paolo Maccaro.

Il primo è un rapper, il secondo il fratello del rapper (in realtà è musicista pure lui).
Lo ammetto, sono stati eliminati ma a me piacevano un mucchio. Grande spirito competitivo, semplicità e una simpatia travolgente, hanno fatto sì che i due fratelli conquistassero gli italiani. Be' sì, lo dico io, ma credo sia così. Forse grazie ai tatuaggi con le facce degli animaletti, forse grazie a quell'aria da bambino che non gliel'ho detto mai ma io ci andavo matta. Non lo so. Fatto sta che la Celentano (che si scagli su di lei la stagione delle piogge) me li ha eliminati. Propongo uno sciopero della fame collettivo e una raccolta di firme per far rientrare in gara i due fratelli. Piuttosto, per fare spazio, buttate via le canottierine delle Immigrate e il turbante di Aladdin della Celentano.

I benestanti: Sofia Odescalchi e Uberto Marchesi.

Già il cognome di lei e il nome di lui ti fanno capire che potrebbero essere figli solo di Naomo.
Qui il soprannome (cambiato dopo un iniziale 'I Ricchi') ha danneggiato irreversibilmente sta coppia di damerini. Viaggi in un paese ndo moiono di fame e dici “Salve, ha mica una stanza per noi? No money”
“Chi siete?”
“I ricchi”
Pare che gli epiteti più gentili siano da scegliere tra 'Vaiammorìammazzato', 'Assorata' e 'ammammata'. Ovvio che gente abituata al caviale, alle cifre sugli asciugamani e all'autista, non possa trovarsi bene a mangiare scarafaggi, pulirsi il deretano con carta di giornale e fare l'autostop su strade polverose. Ed altrettanto ovvio che, vista la loro attitudine, siano stati fatti fuori alla prima puntata. Che, vojo di', è già tanto.

I coinquilini: Stefano e Alessandro.


Io spero e prego pure accendendo un lumino che questi due rimangano fino alla fine. Sono fuori come dei lampioni. Talmente assurdi e surreali che mi chiedo dove siano stati fino ad ora. Come dite? Non è un caso che possano piacermi? Evabbè, sarà il feeling che vi devo dire.


Gli sposini: La Pina e il consorte.


Non me ne voglia la Pina, ma non si porta molto bene i suoi quarantaquattro anni. Il consorte sembra moooolto mooolto più giovane, anche se in realtà lui ne ha trentotto. Quindi lui di una certa età che ne dimostra meno e lei di una certa età che ne dimostra di più, il divario ottico tra la coppia sembra di millemila anni. Nonostante la Pina arranchi spesso nelle prove per la sua totale inattitudine allo sport (sua stessa ammissione) ne apprezzo da tempo la tenacia e la schiettezza. A volte uno su mille ce la fa: quella è la Pina. In quanto a lui lo vedo talmente innamorato che qualsiasi cosa io dica mi sembrerebbe di sminuirlo. Che vissero felici e contenti.



Le cattive: Angelina e Antonella Ventura.


Vostro onore, mi scuso per la mia ignoranza sempre più palese ma io conoscevo ste due come conosco l'astrofisica e le particelle atomiche. Lo so, sono ignorante e stasera mi punirò col cilicio ma l'ho conosciute solo grazie (grazie?) a questa trasmissione. Devo dire che Angelina a me piace. Pare Costantino (il conduttore ndr) in versione femminile, lo dicono tutti del resto. Sagace, ironica e cattiva quanto basta. L'altra, quando ho letto Antonella ho avuto paura che fosse la Elia, quando ho letto Ventura ho temuto che fosse Simona, quando ho visto Antonella Ventura, prima ho detto “Chi cazz'è?” poi ho avuto la conferma che potrebbe essere un misto delle due al netto della simpatia (se mai ci fosse). Mi dicono che ha vinto un programma ma non ho il coraggio di indagare quale sia. Mi riservo il diritto di starmene in silenzio. Cosa che consiglierei spesso anche a lei perché quando parla è così simpatica che le infilerei due banane nelle gengive.

Le Immigrate: Romina e Mariana.


Anche qua, signori miei, ma che nome gli avete affibbiato? Non potevate semplicemente chiamarle 'Le modelle'? Visto che lo fanno di professione? Non potevate chiamarle 'Le belle figheire'? Visto che lo sono? Non potevate chiamarle 'Le due oche che rinchiuderei volentieri nel pollaio e butterei via la chiave'? Visto che invece di parlare starnazzano come se non ci fosse un domani? Capitemi: non è invidia. È che proprio non le reggo. Quando saltellano con quei gridolini a bimbeminchia, quando fanno il broncio a cucciolino, quando ti perforano il timpano con quegli acuti isterici, io non chiedo pietà, io chiedo un lanciafiamme. Subito.
Lo so. Obiezione, vostro onore. Obiezione accolta, che l'ultima dichiarazione non venga messa agli atti. Posso dire solo un'ultima cosa? Mariana, molti anni fa, era la protagonista di Anche i ricchi piangono. Bene, a vedere questa Mariana in televisione, piangono anche i poveracci, per dire.

Gli eterosessuali: Luca Betti e Michael Lewis.


Ora, se c'è qualcosa di più inutile in questo programma oltre alla presenza del beauty case della Grimaldi, è questo nome affibbiato a due gnocchi che mangeresti non solo il giovedì ma anche tutti gli altri giorni della settimana. Io dico: c'è bisogno di specificarlo? Basta guardarli per far partire l'ormone. Ci son state donne che prima della messa in onda incatenavano le ovaie imbizzarrite. Perché lì, signori miei, stavano a petto nudo un giorno sì e uno pure.
Il caro Betti con quella barbetta che ogni volta che si rade, una donna in età fertile muore, non ha bisogno santoddio di avere l'etichetta sul petto 'Eterosessuale'. Solo un uomo può pensare di affibbiare un nomignolo così riduttivo a un esemplare di maschio che è il Betti. Ma lo avete sorpreso a darsi le cremine? A farsi le sopracciglia ad ali di gabbiano? Avete sicuramente visto l'uccello sbagliato, signori miei.
E Michael? Che se di viso può esserci qualcosa da obiettare, basta che si tolga la maglietta per rimangiarsi tutto e chiedere anche una punizione. Lui non ha una semplice tartaruga, lui ha Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo tutte insieme, che più ninja non si può. Lui non ha gli addominali, ha una tavoletta di kinder cereali di un metro per due. Ha una pancia talmente piatta e scolpita che sopra ci puoi apparecchiare e c'hai pure i sottobicchieri già incastonati.
Ma cosa chiami Eterosessuali. Chiamali I belli, Gli gnocchi, Gli sciancapassere, ma non Eterosessuali, che per noi donne è un nome superfluo come un pelo spuntato su uno stinco a febbraio. Comunque sono stati eliminati e i miei estrogeni mi dicono che la trasmissione non ha più un senso in questa vita.

Vostro onore, prima della sentenza vorrei dire  che quello che ho dichiarato è frutto solo del mio gusto personale e pertanto non punibile per legge. Perché se quella è uguale per tutti, i gusti (fortunatamente) anche no.





lunedì 29 settembre 2014

E tu, a chi somigli?



Vi hanno mai detto “Somigli a tua madre”? o “Somigli a tuo padre”?. Certo che almeno una volta ve l'hanno detto. Il fatto che poi corrisponda a verità e tutto un altro paio di maniche. Magari tu sostieni che somigli a mamma e invece nisba, sei sputata al papà. Caratterialmente intendo.
Io ve lo dico subito: somiglio mamma.
Ma non è sempre stato così.
Adesso somiglio mamma.
Mamma è una tipa estroversa, babbo l'esatto opposto.
Se tu metti mio padre in un gruppo e lo osservi per tre ore non diresti mai che è mio padre.
Mamma me l'appioppi in tre secondi netti.
Da piccola ero introversa come babbo, da circa una 25ina d'anni mi sono mammizzata. Dall'adolescenza in poi, diciamo.
Mamma mi ha tirato su a sua immagine e somiglianza senza volerlo. Mi ha trasmesso la sua passione per i libri e film gialli (che io involontariamente sto trasmettendo ad Alice), la passione per tutto ciò che riguarda la creatività e la schiettezza, che a dire il vero, contraddistingue un po' tutte le donne della mia famiglia. Questo fa di me e mia madre una squadra dove la complicità regna sovrana.
Babbo no. Babbo, visto da fuori, può apparire molto timido, introverso, a tratti un po' orso. Ma ovviamente non è così. Babbo per mostrarsi veramente com'è ha bisogno di stare nel suo ambiente, di essere circondato da cose e persone che conosce, altrimenti si limita ad annuire e sorridere. A volte. Invece quando è nei suoi cenci è un uomo di compagnia, ironico e fa gli scherzi alla mi' mamma. È pigro ma è un ottimo cuoco. Va a fare la spesa, porta a passeggio il cane ma è indisciplinato per quanto riguarda la sua salute. Tipo che non dovrebbe mangiare dolci e infatti si mangia le merendine di nascosto ricomponendo le scatole in modo che mamma non possa risalire al giorno in cui sono finite. Questo perché è capace di mangiarne tre alla volta.
Mamma invece ti accorgi subito che è mamma mia. Faccio un esempio scemo: quando c'è stato l'evento di Jane Austen a casa mia, ovviamente avevo detto a tutte e due di partecipare, cioè manco lo dovevo specificare. Babbo ha subito detto no campando un “Non conosco nessuno, figurati, no no”. Mamma aveva già telefonato a tutte le sue amiche per disdire eventuali partite a burraco pur di esserci. E anche lei non conosceva nessuno, ovvio. Si è fatta qualche problema? Ma va là.
In capo a mezz'ora si era già creata il suo gruppetto di signore con cui parlare di cucina, cucito, telefilm e gossip vari. Mai viste prima e sembrava fossero amiche da una vita. E queste signore, quando adesso le incontro, la prima cosa che mi chiedono è “Come sta mamma?” e l'ultima è “Salutami tanto mamma!”.
Mamma ha un aspetto rassicurante, con delle belle manone che il mio deretano ha conosciuto da piccina (poche volte a dire il vero) e una fisicità che non la fa muovere svelta come vorrebbe, ma ha un cervellino fino che corre come il vento. È arguta, curiosa, dotata di molta autoironia e battuta pronta. Ricordo che una volta durante un pranzo di Natale preparò per la tavola i menù tutti scritti rigorosamente a mano e si presentò...vestita da Antonella Clerici. Cioè, aveva la parrucca bionda e il cappello da cuoco e recitò tipo proclama il menù ai presenti. Non potete capì.
È una cuoca sopraffina, è la maga dell'ago e filo e la regina della creatività, ma ha dei grandi, grandissimi problemi con la tecnologia. Ah, dite che anche su questo ci assomigliamo? Mamma non ha un pc (almeno per ora), usa il cell un terzo di come lo potrebbe usare e non ha capito ancora chiaramente come il mio libro possa essere sul mio tablet. Ma sennò sarebbe perfetta. Però non la fare arrabbiare la mi' mamma. Probabilmente è lei che mi ha insegnato il rispetto per me stessa, perché la mi' mamma è una donna che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Piuttosto te li mette lei sopra la capoccia e ti pigia il cervelletto manco tu fossi uva appena vendemmiata. Abbiamo questo grande, grandissimo difetto io e mammà: se c'abbiamo da dirti una cosa, sta cosa scappa prima che possiamo fermarla. Babbo ci rimugina tre giorni. Mamma non hai ancora finito che t'ha magnato. Per dire.
Mamma è una nonna presente, non invadente e molto ganza. Babbo è un nonno premuroso e scherzoso molto più di quanto lo sia stato con me.
Mamma ha un carattere molto forte, forgiato da eventi che avrebbero fatto abbassare la testa a chiunque sventolando bandiera bianca. Ma lei no. Ha preso a morsi la vita per tutelare e proteggere la sua famiglia, il mi' babbo compreso.
Io sono fiera di assomigliare alla mia mamma. E anche al mio babbo. Se dovessi fare un paragone direi che il mio babbo è una luce tenue, che fuori manco la vedi, ma in casa la sua luce la fa, non troppo forte da dare fastidio ma quel tanto che basta per farti muovere a tuo agio.
La mi'mamma invece è un fuoco d'artificio. Colorato, scoppiettante e allegro. Quando c'è, la senti. Per forza.
Io, di conseguenza, mi sento un petardo.

Voi a chi somigliate? A mamma, a papà oppure a nonna?



giovedì 25 settembre 2014

Non aggrediteci di supposte


Premetto che io non odio la pubblicità, almeno non tutta. Anzi a volte, come in un altro mio post, è fonte di ispirazione e dibattito. Mmh, come no.
Alcune pubblicità poi son proprio belline, azzeccate, strappano un sorriso o un'emozione tipo la bimbina (che ora sarà in menopausa) che in un giorno di pioggia porta a casa un gattino tutto inzuppato. E i genitori invece di scaraventarla fuori insieme al felino a mo' di frisbee la accolgono con “Dove si mangia in tre si mangia anche in quattro. In fin dei conti dove c'è Priscilla c'è casa.” Priscilla era la bambina.
Poi ci son quelle un po' pietose, tipo l'omino del supermercato che la notte va a sistemare le fettine panate invece di panare sua moglie. Che 'sta disgraziata quando lo sente parlare di infilare lo zucchino si incipria pure e lui è già oltre la serranda a impilare ortaggi come se non ci fosse un domani. Quando poi dice Bis ribatterei con “Sì, Bischero tu sei!”. Lei non è da meno: ha la verve di una lumaca e lo sguardo sveglio di Pisolo. Lui pensa alle offerte e lei crede che parli di donne. Lui pensa al tre per due e lei crede che stia ripassando le tabelline. Lui le dice 'C'è un problema tra la gente” e lei pensa “Sì, e sei te.” Manco si capiscono sti due. Uno dice picche e l'altro risponde fiori. Di zucca.
Invece amo il rinco vestito da PippoPippo (Drive in docet) che arriva al quinto piano dove c'è Lucia, in riunione, intenta a convincere dieci uomini che quello che ci evita di schiantarci in terra come un caco maturo una volta lasciato il velivolo, non sono le ali degli assorbenti ma il paracadute. Insomma, lei è lì che tenta di spiegare che in quei giorni possiamo fare anche la ruota, una lavatrice e il sudoku e lui attacca con la balalaika (suonata a cazzo di cane, lasciatelo dire) con “I love youuuu!!! Luciaaaaa!!!” Na figura di merda immane. Che se solo accadesse per davvero, l'esempio del volo senza ali Lucia lo farebbe vedere seduta stante lanciando il fidanzato-peluche di sotto dall'impalcatura. Lo spot recita “Si può essere buoni senza essere zuccherosi.”
Sì, ma si può essere innamorati senza essere rincoglioniti.
Però la vera piaga non sono tanto gli spot alla televisione, che voglio dire, una volta interrotto il film la pubblicità te l'aspetti pure. La vera piaga, pari solo al palinsesto del primo pomeriggio di canale5 dove persone che sembrano scappate dal reparto geriatrico ballano sulle note di Ricky Martin, è lo spot sul pc. Lo spot a tradimento.
Io navigo e trovo un articolo interessante. Apro il link e ancora prima che possa leggere la data dell'articolo mi si apre una schermata 50x70 sparata a diecimila decibel. Un cinema, praticamente.
E prima di trovare il tasto Close (messo apposta di sguincio in un punto che manco se chiami la scientifica con il luminol lo trovi) ormai hai già svegliato tutta la famiglia. E si sparge per casa la voce soave della protagonista che ti dice che da quando usa CacoStop non ha più avuto la diarrea. O quella di Mario, che da quando usa le supposte di ViaRettal non ha più avuto problemi di emorroidi. O Gloria, che grazie a uno yogurt verde come il muschio del presepe, ha ritrovato la sua regolarità intestinale e ci tiene a farti sapere che ora caga come un'anatra marzaiola. Olè.
Ma non è finita. Dopo esserti prosciugata gli occhi alla ricerca di quel minchia di tastino, finalmente lo trovi, lo premi, ma lo spot prima si chiude a iconcina, poi si ripresenta puntuale come la peperonata che ti faceva tu' nonna.
E qui si riparte con la rumba di dentiere traballanti o dentifrici che induriscono e sbiancano i denti manco tu ci passassi tre mani di cementite.
Io lo capisco: la pubblicità serve, non obietto. Ci si campa con questa roba qua e mi trovate favorevole. Però maremma paraboli'a trovate il verso, almeno per quella sul pc, di renderla meno invasiva. Evitiamo che ci scoppi davanti improvvisamente come un petardo e che si ripresenti puntuale come la tassa sulla Rai o la Clerici a mezzogiorno. E quel tastino, diomio, fatelo funzionà. Se pigio Close, vordì che è close, chiaro no? Non lo voglio vedè. L'ho già visto ieri, magari. È inutile che se io pigio Close tu ribatta ripiazzandomelo davanti. Io ripigio e te track! me lo rispari al solito posto. Cioè, che minchia ce lo metti a fare il tasto se poi tanto fai come ti pare? Ma vuoi la guerra? Allora dillo. Dillo che lo spot me lo devo sorbire lo stesso e devo decifrare l'articolo che volevo leggere captando qualche parola qua e là.
E poi alla fine che succede? Che chiudo tutto e l'articolo non lo leggo. Perché mi innervosisco. Quindi voi cosa ci avete guadagnato? Nulla se non qualche accidente che prima o poi vi fulminerà. Perché se voglio leggere un articolo di sanità non devo per forza passare tra emorroidi o stipsi. Perché se voglio leggere un articolo di beauty non devo per forza passare tra la colla per dentiere e dentifrici sbiancanti.
Perché se voglio leggere un articolo di viaggi non devo per forza passare tra Suv che costano come un appartamento a New York o la nuova 4x4 ideale pe' fa' la gita fuori porta. Che qua la gente manco c'ha la porta di casa figuriamoci i soldi pe' fa' la gita.
Quindi un suggerimento: mettetela la pubblicità. Però meno invasiva, discreta, che ci lasci la facoltà di scegliere e di cliccare se è di nostro interesse. Più che altro fate funzionare come si deve quel tastino, vi prego.

In poche parole: non aggrediteci di supposte.





martedì 16 settembre 2014

Settembre: l'uva è matura e la Simo riprende


Ciao, sono Simona e non scrivo sul blog da quasi un mese.
Ora tutti in coro: “Ciaooo Simonaaaa”
No, non ero sparita, è che mi si sono accavallate giusto due o tre cosette, per cui trovare il tempo di scrivere sul blog mi era facile come spiegarvi la teoria atomica.
Solo alcune:

Alice ha cominciato il liceo, bella de mamma. Niente di che se non fosse che la mia zona non è servita benissimo dai mezzi e dopo aver consultato una sfera di cristallo, prillato un pallottoliere, telefonato a Paolo Fox per farmi dire se per l'Ariete si preannuncia un anno da taxista e spippolato sulla calcolatrice facendo un conto di km, benzina, minuti, strada e meteo, siamo arrivati alla conclusione che la fanciulla sarà (rullo di tamburi) accompagnata a scuola dal Santo. E già che c'è vigilerà sulla ragazzina col suo occhio laser prima di riprendere la strada verso il lavoro. All'occorrenza estrarrà una magnum e finisce lì. Non siamo una famiglia che ama gli spargimenti di sangue. A me spetterà il ritorno quando, se necessario, occulterò le prove e nasconderò le tracce lasciate dal Santo qualora un ragazzetto che non rientra nei canoni della Santa Lista, si fosse avvicinato troppo alla pargola. Non solo, venderò l'anima al diavolo per trovare parcheggio e mi vedo già smattare e litigare col vigile. Lo so.

A proposito di vigile: in settimana ho preso la prima multa in vita mia. Anni e anni di onorata carriera automobilistica intaccata da una stronza di multa solo perché sono entrata in una zona ZTL. Così, solo per aver percorso quella stradina che a me pareva...ZTL appunto. Mi è venuto il dubbio quando ormai ero alla fine e mi son detta “Ma figurati! Mi sarò sbagliata!” e ho proseguito con sicumera mista a strafottenza come solo io posso fare. Infatti mi è arrivata una bella fotina a casa in cui la mia macchina è presa di culo. Ottimo. Non ho fatto in tempo a bruciarla e il Santo, dopo averla sgamata, si è aggirato in casa sospettoso tipo Montalbano concludendo che in quel giorno e soprattutto a quell'ora potevo essere solo stata io. Ebbene sì, vostro onore: sono stata io. Non solo in questo caso ho ammesso subito il reato facendomi pena come avvocato di me stessa ma ho fatto talmente la faccina a cane bastonato che il Santo mi ha detto “Okay, la pago io.”
Poi vabbè sono uscita in giardino e ho porconato anche in sanscrito, roba che se ai vigili arrivano tutti gli accidenti farebbero bene a scrivere oggi stesso un testamento.
E ho torto. Figuratevi quando ho ragione.



Mi sono messa a ricamare come se non ci fosse un domani. Un domani lucido intendo, perché se ci ragiono non c'è un motivo per cui io debba bruciarmi le retine per ricamare a go go. E poi i lavoretti di cucito. Dei lavoretti signoramia che non potete capì. Quando finisco tutti i miei cuciti ( i miei cuciti? Ma come minchia parlo?) li porto da mamma per il controllo qualità. Lei inforca gli occhiali, li passa sotto lo scanner, li gira e li riprilla e poi sentenzia. Devo dire che l'ultimo lavoro era talmente perfetto che è ammutolita. Non mi ha detto nulla, nessuna correzione. Era talmente perfetto che ha pure dubitato che lo avessi cucito io. No, ma ha fiducia in me. Come no.

Delle care amiche (coetanee) stanno insistendo per farmi tornare a giocare a pallavolo. A 41 anni e mezzo, con tre capelli bianchi, qualche kg in più e qualche cosa in meno: tipo la forma fisica; che prima mi permetteva di saltare e correre come una gazzella e adesso mi permette di saltare e correre lo stesso come una gazzella, ma morta però. Avevo dei quadricipiti talmente possenti che spingevo su quei muscoli senza fiatare. Adesso ho il fiatone pure a spingere il carrello dell'Ipercoop. Ergo: non posso. Non posso assolutamente tornare a giocare perché sono sicura che mi troncherei tutta e il Santo sarebbe costretto a ricompormi le ossa nel posto giusto. Metti che poi mi colloca una scapola al posto della tibia e vengo fuori tutta sminchiata. Non si può fare.


Ho partecipato a eventi, feste, battesimi e cerimonie facendo la ganza sul tacco 12 per poi ritrovarmi tutte le dita dei piedi mozzate e gonfie come le labbra della Parietti. All'ultimo ricevimento mi son tolta le scarpe e ho camminato scalza.
“Lei e un' hippie?”
“No, sono un'idiota.” Che si ostina a mettere i tacchi per fare la faiga e per vincere questa battaglia. E non mi arrendo. A me il tacco piace, ai miei piedi e alluci valghi no, e figurati se faccio comandare loro. A fine serata darei un rene o cederei la casa per un paio di ciabatte ma non demordo. Mortacci loro.


Sono stata dietro al libro. Chiudi gli occhi in queste ultime settimane è schizzato in cima alla classifica Gialli&Thriller guadagnando perfino il 2° posto. Ci sono state tantissime recensioni e articoli di giornale che potete leggere su questa pagina e una bella intervista che mi ha fatto Mamma Piky che potete leggere QUI . Il romanzo sta andando benissimo, ho dei riscontri positivissimi e posso dirlo: sono sfacciatamente felice per questo. Una grande soddisfazione che mi accompagna per fare di più e meglio. Un immenso grazie a chi lo ha letto, a chi lo leggerà, a chi l'ha consigliato o divulgato, a chi ha creduto in me e nelle mie potenzialità e a chi fa il tifo.
Questo settembre per me è stato e sarà un mese di aspettative, progetti e lavori futuri, sia sul piano personale, sia riguardante il libro stesso.
E niente. Tutto qui.
E a me, pare già tantissimo.




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