Cara Duchessa di
Cambridge,
mi permetto di scriverle
una missiva dal basso del mio rango. Però prima una richiesta:
possiamo darci del tu? Bene.
Cara Kate, ascolta un po',
ti devo dire due cose che sono come le notizie: una bella e una
brutta. Iniziamo dalla bella.
La bella notizia è che voglio informarti che mi garbi tanto, e bada bene che
non è paraculaggine per avere uno sconto sui mezzi per tutte le
volte che verrò in Inghilterra, oh no, proprio (checché se ne
dica) trovo che William non potesse trovare di meglio. Hai una grazia
innata e una bellezza fine, non prorompente, vistosa o volgare. Il
tutto condito da un sorriso dolce, un'eleganza naturale e una
raffinatezza e un garbo che tante si sognano. E alla gente piaci
Kate, stai serena, soprattutto alle donne. Magari gli uomini
preferiscono tu' sorella, ma a noi sciure e massaie, piaci proprio
perché incarni la principessa perfetta.
E qui veniamo alla cattiva
notizia:
Kate, na pregunta.
Come ti sei permessa?
Come ti sei permessa di
partorire la mattina alle 8 e presentarti lo stesso pomeriggio bella
e in forma come se fossi appena uscita da un corso intensivo di
figaggine?
Come?
Perché noi, donne della
plebe, non ce lo spieghiamo. Giuro. Bada bene che non è un'accusa: è
invidia. Dopo averti visto così magnificamente bella a poche ore dal
parto comincio a credere pure agli alieni, al mostro di Loch Ness e
ai cerchi nel grano.
Hai partorito per via
naturale tre kg e sette di roba (per le non-mamme in ascolto vi
sposso assicurare che è come far uscire un cocomero da un buco
predisposto all'uscita di una nespola) e avevi un'andatura da
mannequin che sfila a Parigi.
I tuoi capelli erano
lucenti, in piega, con morbidi boccoli che ondeggiavano al vento.
Pancia? Non pervenuta.
Piedi gonfi? Neppure,
visto il tacco che indossavi.
Pelle? Diafana.
Espressione: serena e
giuliva.
Marito? Stempiato e con la
chierica stile San Francesco.
A parte William (e detto
tra noi fai qualcosa pe' sto ragazzo che era tanto caruccio da
giovane e ora mi si sta Carletizzando), il resto è innaturale, lo
capisci? Non puoi essere amata da un popolo se ti presenti a cinque
ore dal parto così figa. Non è umanamente possibile. Quindi i casi
sono due: o hai partorito tipo un mese fa. O era tutta una farsa e
non hai manco partorito. Ci sta.
Abbiamo avuto un barlume di speranza quando, durante la
gravidanza, eri verde dalle nausee mattutine. Lì abbiamo esultato "Sììììì!!!Kate
è una di noi!” Non per portarti merda, eh? Eravamo solo felici che tu fossi 'normale'. Gli incontri ravvicinati col cesso, in gravidanza sono routine. Il tuo sarà anche reale, ma sempre cesso è.
Ma de che, dico io.
Ma de che, signore mie!
Quella era una finta.
Quella era per ridimensionare un po' il tutto, perché far vedere che
facevi jogging, cavalcavi un cavallo o facevi bungee jumping pareva
brutto. Perché te avresti fatto anche questo, lo so!
E no, non dire di no. Mi
pare già di vederti mentre scuoti la testa e dici “Ma sì che è
possibile! Anche col primo figlio sono uscita solo dopo poche ore
fresca come una peonia appena annaffiata dal giardiniere di corte!”
Smettila. Smettila subito se non vuoi che prenda il primo aereo e ti venga a tirare per i capelli. No, che non è normale! Una donna, a cinque ore dal parto ha solo una
richiesta: “Vojo dormi'!” seguita da “Toglietemi tutto ma non
il mio letto”. Chiaro? Un donna, a cinque ore dal parto, ha un' andatura da papero con seri problemi di ernia al disco e le gambe se
le trascina dietro così allargate che nel mezzo ci può passare
benissimo un camion rimorchio in corsa. Una donna, a cinque ore dal
parto non ha dei capelli, ha una massa informe, unta e scarmigliata,
che rischia che le ci covino le cicogne. Una donna, a cinque ore dal
parto, non ha la pelle diafana, no. Spesso e volentieri ha la faccia
chiazzata dai capillari rotti grazie allo sforzo perché sempre da lì
deve uscire, anche se a vederti sembra che tu non l'abbia partorita
dalla reale patonza, ma che tu l'abbia trovata sotto un cavolo
nell'orto reale. A meno che tu non l'abbia diversa da noi, tipo che
si apre a cerniera e puoi ravanare quanto vuoi, o che sia come la
borsa che usa mi'madre per andare all'iper che vista da fuori sembra
una pallina, ma se la apri è capace di contenere una spesa da
sfamare cinque persone. Poi la richiude, la ripone e ualà, non
sembra nemmeno. E poi i piedi: Ti sembra normale avere quei piedini
da fata? Quelle cavigline sgonfie ed esili? Sì?
NO! No, perdio! Non è
normale. Ma te non sei gonfiata come un canotto le ultime settimane?
Non ritenevi acqua come un cammello? Cosa c'hai, i vasi comunicanti?
Ndo cazzo la mettevi l'acqua, la ritenzione, la cellulite? Dove???
Io ho rimesso i tacchi
dopo quasi un anno! Te possino, Kate, guarda. A cinque ore dal parto
sei molliccia e sempre gonfia, e sogni solo un paio di pantofole
comode e leggermente deformate come quelle de tu' nonno. Non solo:
dopo aver partorito non entrerai mai più nel tuo numero, perché a
noi, donne della plebe, il piede aumenta di un numero. Ci scriverei
un trattato su sta cosa, guarda! E la pancia. La pancia, Kate. Ma
c'avevi su la pancera del dottor Gibò? Una guaina? Ti hanno infilato
il tubo dell'aspirapolvere in gola e aspirato come si fa coi piumoni
al cambio degli armadi? Dov'era quella pancia molliccia,
confortevole, morbida della donna che ha appena partorito? Chè,
appena sparata la bambina, ti si è ritirata come le maree a Mont
Saint Michel? Dov'è quella pancia gonfia d'aria che se ti chini a prendere il ciucciotto parte un concerto che manco quello di capodanno?
Il vestito? Quel vestito,
così carino, un po' stile anni settanta, stretto di spalle e giù
liscio e lievemente aderente a noi non sarebbe entrato manco in
una coscia, sai? Quanto hai preso in gravidanza, tre grammi? Perché
tu non ingrassi e non ti deformi? Per giustizia divina dovevi almeno
prendere dieci kg! Perché noi sì e tu no?
E poi che cazzo sorridevi,
abbi pazienza. Che noi col calo degli estrogeni ci viene da piangere
già al settimo secondo e prendere a sassate la suocera al quarto
minuto. E tu serena, bella, tranquilla che agiti la manina come se
invece di aver appena partorito tu fossi sul lettino massaggi di una
SPA.
Kate, ti giuro, da una
parte ti prenderei a sberle, perché sei cattiva, ingiusta, ci fai
sentire delle inette, delle nullità, delle trasandate.
Dall'altra però, ti
bacerei e ti direi grazie. Grazie perché sei un bell'esempio di
grazia e leggiadria (anche in questo caso) perché tutto ciò che
fai è sinonimo di pacatezza e naturalezza ed è per questo che mi
piaci tanto.
Ma t'avverto, se col
terzo, non mi prendi almeno dodici kg, non ti presenti coi capelli a
nido di rondine e in ciabatte, io non ti rivolgo più la parola.
Intesi?
Ah sì, un'ultima
richiesta: che me la chiameresti Alice la principessina? Sai com'è,
tanto per farmi passare questo fastidio che adesso provo nei tuoi
confronti. Un fastidio sano eh, per carità. Tipo quel leggerissimo
fastidio che sono sicura che hai provato tu nell'unica spinta che hai
dato. Perché ne avrai data una, così a occhio e croce, e mormorato
“Tho! Una principessina!” con la stessa naturalezza ed
espressione di quando io trovo due tuorli nello stesso uovo.
No Kate, non è così per
tutte. Noi spingiamo.
Perché valiamo, tipo la
pubblicità. E perché, sempre parlando di spot, evidentemente la
nostra patonza è differente.