lunedì 14 novembre 2016
Questo fa di me
venerdì 11 novembre 2016
L'EMBOLO CREATIVO
Io sono una creativa, vi dico anche questo. Mia madre l’ha scoperto quando avevo circa 15 anni, dopo che son tornata a casa con un lavoretto di legno fatto con le mie mani e un 10 come voto.
Avevo costruito una bara.
Avete letto bene. Una bara. Il professore quel giorno ci dette un pezzo di legno e disse “Fatemi vedere cosa sapete fare con questo”. Quella che io chiamai ‘la sfida di Geppetto’.
Mentre i miei compagni tutti fieri tiravano fuori tavoli, sedie , comò e letti per bambole, io in quattro e quattr’otto feci un esagono allungato, tagliai una piccola croce, l’attaccai sopra in rilievo e in mezz’ora la consegnai al professore. Lì per lì mi parve che si toccò un filino, ma poi scoppiò in una gran risata e mi diede un dieci per la genialità dell’esecuzione. In casa mia sta ‘genialata’ non fu apprezzata tanto. Venne prima nascosta in un cassetto e poi fatta sparire, ma come tutti gli aneddoti strani 'sta cosa è rimasta nella storia.
Quindi, cosa può succedere se io e mia madre facciamo shopping in un negozio di hobby e bricolage? Na strage. E cosa può succedere con due creative come noi? Che partiamo per comprare una cosa e torniamo a casa con un’altra.
Partiamo mercoledì mattina con l’idea di mia madre “Simo, mi devi portare a comprare la striscia adesiva come c’hai te in cucina. La voglio anch’io. Poi la mettiamo insieme, va bene?”
Dopo essere sembrate due geometri svampiti (abbiamo preso col metro da sarta le misure delle pareti e dei punti scoperti) siamo partite alla volta del grande magazzino FaiDaTe.
“Vè vè mamma, le strisce”
“La voglio con i limoni”
“Mmh… non la vedo”
“Manco io”
“Aspe' andiamo a vedere quaggiù…”
“Vai pure Simo, ora arrivo”
“Ma che palle!”
“Simo! Siamo in un negozio! E poi ti ho detto che arrivo, che motivo c’è di arrabbiarsi?!”
Effettivamente posso essere fraintesa. Ma davvero c’ho due palle in mano meravigliose. Le sventolo vicino all’orecchio ballicchiando come la ballerina di Siviglia e mia madre è subito vicino a me. “Nooooo!!Ganze!”
Erano semplicemente delle palle di plastica trasparenti che tu potevi dipingere/farci il decoupage/ farci il decoupage+dipingerle/attaccarci la stoffa… insomma ci potevi fa quello che te pare.
Lì esposto c’era un esempio e imitando Jessica Fletcher e Miss Marple ci siamo messe (con tanto di lente di ingrandimento) a spulciare ste palle per carpirne la fattura e il procedimento.
“Secondo me sipoffà”
“Anche secondo me”
“Qui io farei così, perché cosà non mi piace”
“Io invece guarda farò così perché secondo me è più d’effetto”
“Prendiamole ora che sennò non facciamo in tempo per Natale”
“Certo, controlliamo che non siano rotte però. Scusi? Commessa? Posso controllare?”
“Che cosa?”
“Che qualcuno non abbia rotto le palle” Mi correggo “Che non siano rotte, voglio dire, le posso scartare un attimo?”
Ci siamo messe a trafficare con ste palle di varie misure e la striscia adesiva era solo un ricordo. Anzi, manco quello. Poi, come guidate dallo spirito di Giovanni Muciaccia, ci siamo dirette verso i fogli decorativi per il decoupage.
“Dai mamma, guarda che belline queste tegoline!”
“Davvero. Ma tu sapevi fare il decoupage, vero?”
“Sì, insomma c’ho provato anni fa, mi riesce abbastanzina, ma sulle tegole non ho ancora provato”
Dio, come mi piace sta cosa! Sarà perché la tegola comunque richiama la casa, ma sento che sono portata per il decoupage sulla tegola. Sììììì!!!
Sono tentata di chiamare il ragazzo e farmi caricare una cinquantina di tegole manco dovessi costruirci una cascina, quando mia madre mi ferma.
“Tesorodimammatua, se non hai mai provato, che le compri a fare tutte ste tegole? Fai prima una prova, no?”
“E ‘ndo la faccio? Mi metto un bengala a mo’ di supposta e mi sparo sul tetto? Non ho una tegola, io!”
“Te no, ma babbo fuori in un angolino ha delle tegole, ne sono certa”
“Mamma, cosa ci fanno delle tegole in un angolo del tuo giardino, di grazia?”
“Non nel giardino di Grazia, nel nostro ti ho detto. E che ci fanno? Possono servire, no?”
“Eccerto! Metti che arriva la Befana ‘mbriaca, incespica un attimo e te ne fa fuori una decina”
“Io proverei con queste, poi fai te. Oh ma guarda anche le palle di polisterolooooo!!!”
Ma non voleva la striscia? A vederci sembra che ce la siamo sniffata.
Compriamo dei fogli decorativi, due pennelli nuovi (“che chissà gli altri come sono sciupati”)dei brillantini e della colla apposta. Il resto no, abbiamo tutto. Soprattutto mamma ha tutto, perché quando le parte l’embolo della creatività non ce n’è. In una settimana è capace di dipingere un quadro, cucirti un tailleur, decorarti una brocca, fare un centro all’uncinetto e ricoprirti la casa di stencil.
L’accompagno a casa e subito vado da babbino mio “Babbo, mi servono due tegole”
“Due regole? Figlia mia, mi sembra un po’ tardino. Ormai sei formata”
Niente panico. C’è la televisione talmente alta che la palazzina di fronte è sul terrazzo a vedersi il telegiornale di casa nostra.
“Babbo abbassa il televisore… bravo… mi servono due tegole”
“Ah. Due tegole. E a che ti servono? Ti piove in casa?”
“Devo dipingerle”
“Ah. Come quelle che fanno vedere in tv. Simoncina, io le tegole te le do, ma non sono proprio uguali. Quelle da dipingere son leggere e piccoline, invece queste… toh!Piglia!”
Caz-zo. Sono 56 kg l’una. Sono delle vere e proprie tegole, di casa di babbo o di nonno, chissà.
E proverò con queste! A farle con l’altre son bravi tutti. Oddio, son pese assatanate, anche un po’ volgarotte, ma io le abbellirò.
“Vuoi anche questa?”
E mi son presa pure un embrice (o tegola romana). Èun po’ malmessa, sporca, scantucciata e col muschio ma io vedo OLTRE e me la immagino diversa.
Son quattro giorni che trascuro un po’ il blog e voi, ma ecco che vi presento i miei lavori. Siete pronti? Mario, parti con le diapositive.
Prima:
Prima: due mezze-palle vuote.
martedì 8 novembre 2016
Amazon Academy: cosa è emerso e spunti di riflessione
Ieri, a Milano, ho partecipato ad Amazon Academy, primo evento in assoluto in Italia al quale sono stata invitata insieme ad altri autori/autrici. Nella seconda parte dell'evento, quella dedicata alla pubblicazione, ho avuto l'occasione di conoscere molte persone e altrettante storie. Chi era alla prima pubblicazione, chi alla dodicesima, chi era ibrido come me (con metà delle pubblicazioni in self e l'altra metà con un editore chiamiamolo 'tradizionale') chi cercava risposte a mille dubbi e chi è partito con tante domande sulla punta della lingua. Con una mossa geniale chiamata Speed dating (che all'inizio ci è sembrata un po' azzardata) ci hanno fornito l'occasione di parlare tra di noi, familiarizzare, raccontare le nostre esperienze e per una volta uscire da quel guscio nel quale noi scrittori spesso ci rifugiamo, perché non è mai facile esporre con sincerità e obiettività i nostri scritti, soprattutto se hai davanti a te una persona che sa esattamente di cosa parli. In pratica: ai profani puoi veramente raccontare fuffa, a chi scrive e fa il tuo stesso percorso anche no. Questo ci ha messo tutti allo stesso livello e ho notato quanto questo ha impedito l'autocompiacimento e l'autocelebrazione che sono i due atteggiamenti più fastidiosi dello scrittore medio. Uno dei punti che sono emersi da questo incontro è ancora una volta il pregiudizio rivolto agli autori che si autopubblicano. C'è quel discorso un po' sciocco (ancora da profani, da 'non addetti ai lavori') che l'autore self sia un po' sfigato, che nessuno se lo fili o che ripiega sul self publishing perché 'incapace' di pubblicare davvero. Come chi dice che la marcia è per quelli che non sfondano nella corsa, il golf per quelli negati a tennis, e lo sci di fondo per chi ha provato a sciare ma ahimè non ne era troppo capace. Se queste persone fossero state con noi ieri avrebbero capito che dietro a un autore che si autopubblica con un colosso come Amazon c'è una mole di lavoro, di impegno, di competenze che non ha nulla a che vedere con l'incompetenza. Senza considerare che negli autopubblicati ci sono autori famosi, giornalisti, medici e persone che 'lavorano' nell'editoria e nella scrittura da anni. Hanno scelto solo un canale diverso, una strada nuova, innovativa, e se vogliamo più immediata, per far veicolare i loro scritti, le loro storie, in modo del tutto professionale avvalendosi di un editor, di un correttore di bozze, spesso di agenti letterari, di un grafico, di qualcuno che gli curi l'immagine, le pubbliche relazioni e tutto ciò che concerne 'l'uscita' di un libro nel modo più 'tradizionale' del termine.
Mi scrivete in tanti, mi fate leggere i vostri scritti, mi chiedete un parere e mai, dico mai, vi ho detto di lasciar perdere se quello della scrittura è il vostro percorso, la vostra aria. Vi spingo a provarci, anche con l'autopubblicazione, ma quello che ci tengo a ribadire è che dovete lavorare sodo, non improvvisare, non lavorate con approssimazione perché è l'atteggiamento di chi per primo pensa che il self publishing sia un filino sotto la pubblicazione tradizionale. E visti i libri, le vendite, i premi letterari, i riconoscimenti e uno sfiorato Premio Strega, vi posso assicurare che si è respirata un'aria di competenza, serietà e tanto tanto lavoro.
Ringrazio le mie compagne (vecchie e nuove) di avventura e di penna, che fanno della scrittura e del raccontar l'amore il loro punto di forza. E, a questo proposito, vi svelo un altro dato emerso dal mondo editoriale:
'Tira più un libro rosa che un carro di buoi'
Che sia messo agli atti.
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