martedì 8 novembre 2016
Amazon Academy: cosa è emerso e spunti di riflessione
Ieri, a Milano, ho partecipato ad Amazon Academy, primo evento in assoluto in Italia al quale sono stata invitata insieme ad altri autori/autrici. Nella seconda parte dell'evento, quella dedicata alla pubblicazione, ho avuto l'occasione di conoscere molte persone e altrettante storie. Chi era alla prima pubblicazione, chi alla dodicesima, chi era ibrido come me (con metà delle pubblicazioni in self e l'altra metà con un editore chiamiamolo 'tradizionale') chi cercava risposte a mille dubbi e chi è partito con tante domande sulla punta della lingua. Con una mossa geniale chiamata Speed dating (che all'inizio ci è sembrata un po' azzardata) ci hanno fornito l'occasione di parlare tra di noi, familiarizzare, raccontare le nostre esperienze e per una volta uscire da quel guscio nel quale noi scrittori spesso ci rifugiamo, perché non è mai facile esporre con sincerità e obiettività i nostri scritti, soprattutto se hai davanti a te una persona che sa esattamente di cosa parli. In pratica: ai profani puoi veramente raccontare fuffa, a chi scrive e fa il tuo stesso percorso anche no. Questo ci ha messo tutti allo stesso livello e ho notato quanto questo ha impedito l'autocompiacimento e l'autocelebrazione che sono i due atteggiamenti più fastidiosi dello scrittore medio. Uno dei punti che sono emersi da questo incontro è ancora una volta il pregiudizio rivolto agli autori che si autopubblicano. C'è quel discorso un po' sciocco (ancora da profani, da 'non addetti ai lavori') che l'autore self sia un po' sfigato, che nessuno se lo fili o che ripiega sul self publishing perché 'incapace' di pubblicare davvero. Come chi dice che la marcia è per quelli che non sfondano nella corsa, il golf per quelli negati a tennis, e lo sci di fondo per chi ha provato a sciare ma ahimè non ne era troppo capace. Se queste persone fossero state con noi ieri avrebbero capito che dietro a un autore che si autopubblica con un colosso come Amazon c'è una mole di lavoro, di impegno, di competenze che non ha nulla a che vedere con l'incompetenza. Senza considerare che negli autopubblicati ci sono autori famosi, giornalisti, medici e persone che 'lavorano' nell'editoria e nella scrittura da anni. Hanno scelto solo un canale diverso, una strada nuova, innovativa, e se vogliamo più immediata, per far veicolare i loro scritti, le loro storie, in modo del tutto professionale avvalendosi di un editor, di un correttore di bozze, spesso di agenti letterari, di un grafico, di qualcuno che gli curi l'immagine, le pubbliche relazioni e tutto ciò che concerne 'l'uscita' di un libro nel modo più 'tradizionale' del termine.
Mi scrivete in tanti, mi fate leggere i vostri scritti, mi chiedete un parere e mai, dico mai, vi ho detto di lasciar perdere se quello della scrittura è il vostro percorso, la vostra aria. Vi spingo a provarci, anche con l'autopubblicazione, ma quello che ci tengo a ribadire è che dovete lavorare sodo, non improvvisare, non lavorate con approssimazione perché è l'atteggiamento di chi per primo pensa che il self publishing sia un filino sotto la pubblicazione tradizionale. E visti i libri, le vendite, i premi letterari, i riconoscimenti e uno sfiorato Premio Strega, vi posso assicurare che si è respirata un'aria di competenza, serietà e tanto tanto lavoro.
Ringrazio le mie compagne (vecchie e nuove) di avventura e di penna, che fanno della scrittura e del raccontar l'amore il loro punto di forza. E, a questo proposito, vi svelo un altro dato emerso dal mondo editoriale:
'Tira più un libro rosa che un carro di buoi'
Che sia messo agli atti.
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Io ci sto provando. Peccato che non scriva libri rosa (però posso sempre provare con un carro di buoi, e poi qualcosa di rosato ogni tanto c'è anche nei miei libri, a pensarci bene)
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