martedì 23 febbraio 2021

SE CHIUDO GLI OCCHI

 Se chiudo gli occhi.

Se chiudo gli occhi sono in Cornovaglia. Scendo una ripida scalinata, ma prima mi fermo ad ammirare il mare increspato dal vento, proprio là, davanti a me. Alla fine dei gradini trovo viuzze strette e case colorate. Qualche negozio vende conchiglie alle poche persone che si sono spinte fino a lì e una vecchina mi sorride cordiale. Il profumo del mare impregna i muri rosa e celesti e il sale incrosta le piccole finestre vestite a festa da alcune tendine.
Se chiudo gli occhi sono in Irlanda. Li ho chiusi davvero quella volta. La potenza delle onde sembrava facesse vibrare la scogliera. Il mare era arrabbiato, impetuoso; cercava di impressionarmi con quella sua violenza sfacciata. Il vento gelido mi arruffava i capelli e mi tappava la bocca, la foschia impediva ai miei occhi di vedere fin dove si spingeva quella rabbia. Il verso di un gabbiano mi impedì di replicare.
Se chiudo gli occhi sono in Olanda. Le scarpe che affondano nell'erba bagnata, le pozzanghere che circondano i mulini a vento, gli unici spettatori della mia scelta sbagliata. Una bellissima ragazza, con lunghi capelli scuri e un maglione bianco a trecce, mi sorride mentre mi invita a proseguire la visita. Le pale dei mulini sono ferme, sembrano guardarmi con scetticismo aspettando una mia mossa. Sogno un paio di zoccoli di legno asciutti e una crema al formaggio. Troverò tutti e due.
Se chiudo gli occhi sono a Parigi. L'aria profuma di burro e di candele. Il mio mento si spinge in alto, verso i tetti blu e una mongolfiera lontana che volteggia sulla Senna. Un battello gremito di turisti ne solca le acque; qualcuno scatta le foto, altri mi salutano. Ricambio sorridendo a uno sconosciuto. Passeggio tra le bancarelle di libri usati, ne sfoglio tanti, non ne compro nessuno. Un uomo con grandi baffi neri seduto su una seggiolina pieghevole mi chiede se voglio farmi ritrarre. Gli sorrido e scuoto la testa. Il battello è ormai lontano.
Se chiudo gli occhi sono a New York. Sono appoggiata al muretto di un ponticello in Central Park. Il mio sguardo va alle barche che passano sotto di me, ci sono delle coppiette, sembrano felici. Gli uomini remano, le donne scattano foto e ridono molto. Sarà un bel ricordo. Alcuni grattacieli si stagliano poco lontano, mi giro per ammirarli e vengo investita dall'odore acre del sudore di un gruppo di runners. Qui corrono, corrono tutti; per lavoro, per sport, per sopravvivere.
Se chiudo gli occhi sono nel Maine. Vengo attratta da un'insegna, promette cose vintage, ricordi. L'odore del legno è così potente da impregnarmi la pelle, i vestiti. Un'alce imbalsamata mi fissa con occhi vitrei da una parete, un orso intagliato e colorate coperte di lana grezza gli fanno compagnia poco distante. Le scene di caccia immortalate in quadri dipinti da sconosciuti sanno di qualcosa di già visto. Una sedia a dondolo è buttata in un angolo, addossata a una parete piena di cianfrusaglie. C'è odore di bosco. E non c'è nessuno.
Se chiudo gli occhi sono nel New England. In mezzo al mare il vento mi sferza le guance e il sole crea un manto di piccole stelle. L'attesa è la compagna di questo viaggio, insieme alla sorpresa. L'acqua da blu scuro diventa verde, poi quasi bianca. Prima che uno sbuffo dichiari la sua presenza, la balena si fa intravedere sotto di me. Avanza lenta, aspetta il momento giusto. Sa che siamo lì per lei. Trattengo il respiro, si fa vedere, l'enorme coda si agita come un saluto. Un tuffo ancora e l'acqua da bianca diventa verde e poi di nuovo blu scuro.
Se chiudo gli occhi torno a viaggiare.




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Nel frattempo, visto il periodo, vuoi una tazza di thè?

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