Settimana scorsa sono stata invitata da
una maestra elementare per coordinare e seguire i bimbi della sua
classe durante un tortuoso e difficile cammino: costruire un racconto
per partecipare a un concorso letterario rivolto alle scuole.
La maestra si è affidata a me perché
mi conosce, perché sa che in passato ho scritto e vinto con racconti
per l'infanzia, perché sa che mi piacciono molto i bimbini e perché
probabilmente non sapeva più dove battere il capo. La sua richiesta
si può riassumere in “Ho 25 racconti e ne devo fare uno.
Ovviamente i racconti sono tutti differenti e devo invece seguire una
traccia già delineata. Ergo: vojo morì.”
Allora io, armata di mantello rosso e
tutina blu, mi sono catapultata in loro aiuto al grido di
“SuperSimoooo!!!”
Già come mi hanno accolto mi doveva
far capire che sarebbero stati due giorni fantastici.
Busso alla porta e si leva un coro di
“Avanti!”
Decidono loro, evidentemente.
“Bimbi, questa è Simona.”
“Ramona? Che nome è Ramona?”
Ottimo.
Mi hanno squadrata da capo a piedi,
fino a che un bambino mi ha detto “Sei la nostra ultima speranza.
Abbiamo fatto un casino che la metà basta e avanza.” Pure la rima,
si vede che è bravo nelle poesie.
La maestra mi fa: “Siediti alla
cattedra”
“No, ma ti pare? Sto in piedi.”
“Ho detto mettiti alla cattedra.
Questi, se stai in piedi, ti vengono dietro”
Mi siedo alla cattedra e dio che
figata! Mi sono sentita molto la maestrina dalla penna rossa!
Guardo la classe e mi accorgo che
ognuno si fa i cazzi propri: c'è chi si scaccola, chi è in
ginocchio sulla sedia in bilico come un numero da circo, chi
passeggia indisturbato che manco in Corso Italia, chi si improvvisa
lanciatore del peso con l'astuccio del compagno, chi si regge la
patta dei pantaloni chiedendo non solo di andare in bagno ma anche
pietà e chi sta facendo col gessetto la sagoma del compagno sul
pavimento in perfetto stile Scena del Crimine. L'ho amati. Da
subito.
Dopo aver cercato di attirare la loro attenzione lanciando bombe a mano, finalmente possiamo iniziare a
lavorare sul racconto. Ovviamente hanno scelto il genere più
difficile da costruire: il giallo. D'altronde sti bambini oltre a
Peppa Pig sono bombardati da signore in giallo e don mattei, e quindi
cosa ti devi aspettare? Leggo loro l'incipit (già incasinato di
suo) li lascio pensare, poi raccolgo le loro idee per farne un unico
pezzo. Riuscire a ingoiare una spada infuocata, per me, sarebbe stato
più facile.
Alzano la mano a turno.
“Dimmi.”
“Allora, c'è il delitto, no? Poi
arriva un robot...”
Lo fermo “Un robot? Si svolge in una
casa nel bosco, e l'incipit fa capire che non è una storia
fantascientifica.”
“Ah.”
“Comunque vai avanti, vediamo dove ti
porta la fantasia.”
“Sì, allora... dopo che hanno
scoperto il morto, arriva un robot..” Vede il mio sopracciglio
alzato e rettifica “...Un robot che abita nel bosco.”
“Ok, vai avanti.” Gli sorrido per
incoraggiarlo.
Riporto testuali parole:
“Insomma c'è questo robot che fa
paura e nessuno riesce a catturarlo!Fa una strage e c'è tutto il
sangue e combatte con la sua voce robotica 'IO SONO UN ROBOT
CATTIVOOOO'!! E anche la polizia ha paura perché è alto due metri e
poi perché spara missili e ammazza tutti!”
“Spara missili? Deve essere un
racconto veritiero, ricordi l'incipit?”
“Okay, allora spara polpette.”
Mi son cappottata sulla sedia. E
niente, lui il robot ce lo voleva. Non è stato possibile farcelo
realmente incastrare un robot in questa storia però per il concorso
abbiamo scelto un suo disegno, perché era uno dei più colorati e ad
effetto. Secondo me se lo si osserva per più di due minuti appare
veramente un robot che spara missili in 3D.
Poi è stata la volta del vero
giallista. Un bimbo che mi avrebbe fatto comodo averlo accanto
nella stesura di Chiudi gli occhi, perché ha avuto delle idee non
solo geniali, ma molto molto logiche e mature. Sono rimasta colpita.
Ha esposto la sua teoria e sinceramente c'è sembrata la meglio. I
compagni, per niente gelosi, lo hanno supportato e hanno accolto
questa pseudo trama con molto entusiasmo, anche se ha smontato con
un'arguzia e una lucidità degna di Poirot le varie ipotesi degli
altri bambini. In parole povere, i suoi ragionamenti non facevano una
piega. Perfetti.
“Bravo, sei un giallista nato, i miei
complimenti!Leggi molti libri gialli?”
“No, ho visto tutte le puntate di
Castle.”
Poi, in ordine sparso c'è stato:
il disfattista: “A me mi sembra che
non torni niente. Bah!Poi fate come vi pare, ma a me non mi garba. Se
lo dite voi...mah!...”
il pigro:
“Senti oh! Io sono arrivato a
scrivere fino a qui. Andate avanti voi che io per oggi ho fatto già
abbastanza!Quando avete finito, m'avvertite.” Un ganzo.
L' impressionabile:
“Possiamo fare che il morto non è
morto e che invece fa finta e che il sangue in verità è succo di
pomodoro, e che poi finisce che era uno scherzo?”
Il confuso:
“Senti, Lucia...”
“Lucia? Mi chiamo Simona, ricordi?”
“Ah sì, Simona.”
Dopo cinque minuti “Lucia?”
“Simona”
“Sì, Simona...”
Dopo tre minuti “Lucia?”
“Dimmi, topo.”
È rimasto interdetto “Ma non ti
chiami Simona?”
“Volevo vedè se stavi attento.”
C'è chi mi ha chiamato 897 volte
Maestra (la forza dell'abitudine), chi mi ha chiesto generando dieci
secondi di terrore “Ma te a chi la dai?” (riferendosi alla mia
storia una volta finita.) C'è chi mi ha detto “Ah, e quindi te sei
una scrittrice. Quindi lavori in libreria (???). Bene, se mi dici
quale così poi io vengo e mi fai lo sconto.”
Chi mi ha detto:
“Somigli alla mi'nonna”
chi: “Anche la mia baby sitter si
chiama Simona ma è più giovane di te”
e chi “Hai una figliola di
quattordici anni? Me la fai conoscere?”
Verso la fine della lezione si è
avvicinato il bambino del robot “Senti Simona, io c'ho ripensato.
Lui in verità (indovinate il soggetto? Bravi) non ammazza tutti
sparando polpette ma ha una maschera che con gli impulsi del suo
cervello fa esplodere le cose. E poi....e poi...lui ha dei guanti
speciali che se ti stringe la mano muori!!”
“Mmh...la storia ormai è terminata,
ma credo che farò tesoro delle tue parole, magari per il mio
prossimo libro, va bene?”
Lui mi guarda e poi, la svolta.
“Anche io sto scrivendo un libro!”
“Ma dai?! Fantastico! Di cosa parla?
Aspè, fammi indovinare...un robot!”
“Sì!”
Se fosse cresciuto a Goldrake e Mazzinga non oso immaginare dove sarebbe arrivato:“Dimmi a grandi linee la trama, via!”
“Allora c'è questo robot che è
malvagio e va dentro casa e sale in camera sua fino all'ottantesimo
piano...”
“Ottantesimo piano? Allora non è una
casa, è un grattacielo.”
Mi guarda dubbioso rendendosi conto
dell'incongruenza, poi sentenzia convinto “In realtà è un
albergo.”
“Bene, vai avanti che si fa
interessante.”
“Va in cima e trova un computer dove
ci sono dati importanti sulla distruzione del mondo. E lui deve
combattere e allora prende l'ascensore ma ci trova tutto il sangue e
le braccia morte e una gamba tagliata e le teste mozzate e allora poi
va in un ufficio e scopre il computer del nemico e un succo di frutta
e poi lo beve che così gli dà forza e spara missili a tutta randa e
muoiono tutti!!”
“Mmh...interessante. Potrei intanto
leggerne un pezzettino, magari?”
“E no. Non puoi.”
“E perché? Non hai detto che l'hai
scritto?”
“Sì, ma l'ho scritto nella mia
testa.”
Semplicemente fantastico.
Sono stati due giorni meravigliosi dove
davvero ho bevuto le loro storie e mi sono nutrita dei loro pensieri
strambi, folli ma appunto per questo bellissimi.
Una bambina, pronta già con lo
zainetto in spalla, mi ha detto tutta triste “Ma ora non torni
più?”
“No, mi sa di no, la storia è
finita. Mi dispiace.”
Lei, coccolina, per tutta risposta ha
abbassato la testa, l'ha infilata sotto il mio braccio e si è
lasciata accarezzare la testa fino a che non è suonata la
campanella.
Non si vincerà il concorso, ma quello
che mi hanno regalato in questi due giorni, vale più di un primo
premio.
Oddio mi sembrano gli stessi ragionamenti dei ragazzi delle medie a cui ho fatto supplenza di lettere negli anni!! Con la differenza che hanno almeno 4/5 anni in meno! E comunque le risate che mi sono fatta leggendo i loro temi.....
RispondiEliminama come alle medie, davvero? Qui almeno loro son piccini... O_0
EliminaTragica realtà. ..purtroppo tragica realtà! Ed è per questo che cerco di trasmettere l'amore per la lettura (senza sforzo per fortuna) alla mia piccoletta di 4 anni...
EliminaCiao Simo.
RispondiEliminaCredo che se sento la parola "robot", d'ora in poi, non potrò fare a meno di sganasciarmi...
Un robot che si ricarica a succhi di frutta mi fa troppo morire dal ridere!
Fantastici i bambini!!!!!!!
:-D
Bacioni.
Nunzia
Che bel blog! Io ti seguo volentieri anche se vedo che i lettori non ti mancano ;) Se hai due minuti passa da me ^^ se hai voglia e tempo ^^
RispondiEliminaA presto... Dream Teller ^^