(Foto: Vanity Fair )
Io ho delle amiche
simpatiche, simpaticissime. Così simpatiche che mi hanno proposto
una cena al ristorante giapponese. Che non è nemmeno un male se non
fosse che io sto alla cucina orientale come Siffredi alla castità.
Potete ben capire la mia gioia e il mio gaudio davanti a questa
proposta, quindi me ne sono uscita con “Se sono in minoranza, ok,
ci sto" sicura che la maggior parte delle donzelle si sarebbero
mosse a compassione e mi avrebbero proposto una carbonara alla
trattoria più vicina. Ebbene. Ero la sola a essere scettica e a
remare contro vento. Figuriamoci, vada per il risto-giappo.
Devo ammettere che appena
arrivata alcune cose mi sono piaciute subito: l'ambiente in generale,
molto moderno con alcuni tocchi kitsch, i lampadari colorati, le luci
soffuse e il trenino di piattini. Il trenino di piattini l'ho
adorato, mi ha fatto tornare bambina. Praticamente è un giochino:
c'è un nastro che serpeggia indisturbato e silenzioso per tutto il
locale facendo dei ghirigori tra i tavoli e cosa c'è su questo
nastro? Cibarie, su dei piattini coloratissimi che mi sarei ficcata
in borsa da quanto erano bellini. “Insomma,” mi hanno spiegato
“tu prendi dal nastro cosa vuoi e mangi.”
Semplice. Certo. Sapessi
cosa c'è nel piatto sarebbe anche più facile. Presa dalla novità e
da un entusiasmo pari solo a un'estrazione dentale senza anestesia,
mi aggiudico il posto vicino al nastro trasportatore. Le amiche
simpatiche mi esortano a servirmi.
“Prendi. Prendi
qualcosa, su.”
Io guardo passare sti
piattini striminziti e mi sogno un piatto di lasagne. Riconosco
qualcosa tipo il riso, il resto mi pare roba finta, ma decido di far
finta di nulla.
In compenso l'amica
Elisabetta sta arraffando quattro piattini alla volta e li
distribuisce tipo rancio al grido di “Mangiate, tho! Magna questo!
Al volo!” e lancia i piatti come se fossero frisbee, fa scorte come
se dovesse partire per l'isola dei famosi e stare a digiuno tre mesi,
e si arraffa pure il dolce per paura che qualcuno glielo sgraffigni.
Io, diversamente nipponica, invece faccio fatica ad agguantare quello
che mi passa sotto il naso. È una cosa che mi mette ansia perché
devi essere veloce, scegliere in tre secondi sennò il piattino va
via e sono cazzi tuoi, non lo rivedrai mai più perché quello al
tavolo dopo te lo prende e te lo mangia e te rimarrai sempre con
quella sensazione del treno che passa solo una volta nella vita e te
lo sei fatto scappare. Senza contare che avevo l'istinto di prendere
un pezzetto, assaggiarlo e se non mi piaceva, riporlo nel piattino e
farlo scorrere per donarlo a quello più avanti. Che voglio dire, mi
sembrerebbe anche più logico, no? Tipo ci dai un morso “Non mi
piace”, lo rimetti lì e il piattino va a qualcun altro che magari
apprezza di più. Peccato. Mi hanno detto che non si può fare.
Pensavo che il nastro, onestamente, servisse a quello. Però, visto
che mi passava tutto sotto il naso, aspiravo con le narici tipo
Folletto per carpirne almeno gli odori, ma nulla, mi pareva tutto
uguale. E niente, avevo un posto fighissimo ma molto impegnativo
perché se è vero che arraffi la qualunque, dall'altra fai da
cameriere e devi sta attenta alle prenotazioni.
“Simo, passami la
cipolla fritta, lesta!”
“Eh?”
“La cipolla fritta!Corri
sennò il piattino va via!”
“E qual è la cipolla
fritta? Cazzo, dimmi almeno il colore del piattino!”
“Verde!”
“Tho, eccoti la cipolla.
È buona?”
“È un totano.”
“Corri! La zuppetta!”
“Eh?”
“La zuppettaaaa!!
prendila, veloce!”
“E qual èèèèè????”
“Quella nera e dorata
col coperchio!”
“Ah. Il Sacro Graal?”
“Simo, prendimi gli
spaghetti di soia!”
“Zitta, non mi dire
nulla. Forse stavolta ce la faccio. Sono quelli che sembrano un
ammasso di peli e capelli trovati dietro il cesto della biancheria di
una bettola che spacciano per albergo?”
“Mi è passata la fame.”
“Prendimi il sushi col
tonno!”
“Tho!”
“Rimettilo là, questo è
salmone!”
“Non sono capitan
Findus, mangiati il branzino e chetati!”
“Prendimi il piattino
rosso!”
“A me verde!”
“Blu!”
“Blu e rosso!”
“Giallo!”
“Giallo, verde e blu!”
Mi sembrava di giocare a
Strega comanda color. Paro paro. Ho lanciato dei piatti a caso, dato
della verdura a chi mi chiedeva pesce e fritto a chi mi chiedeva
lesso.
E si sono pure lamentate.
Non capisco perché. Cioè, manco contente di come distribuisco il
rancio. E ho capito che se vuoi stare lì devi avere dei requisiti
ben precisi. Devi essere: veloce, sicura, riconoscere una balena da
un tacchino, una roba fritta da una in umido, non daltonica, con un
recondito sogno di essere una cameriera, abbastanza sveglia per
rubare da sotto il naso di quello davanti il piatto che ti interessa,
e stare al tuo posto senza importunare i vicini di tavolo con domande
tipo “È buono? Di cosa sa? Se non vomita nei prossimi dieci minuti
lo prendo anche io.”
Non solo: mi dicono che dovrei provare a mangiare con le bacchette. Ste cose nere e lunghe, buone solo per tenerti la crocchia di capelli al posto della matita. Comunque ci provo e dopo diciotto tentativi andati a vuoto, l'istinto sarebbe di piantargliele nel petto tipo palo di frassino con i vampiri. L'amica Claudia, vedendomi in prossimità di una crisi di nervi mi allunga una forchetta "Tieni, minchia che pena che mi fai." Ho visto la luce in fondo al tunnel, giuro.
Devo dire però che ho
mangiato. Sì sì. Dopo aver sezionato e analizzato ogni piatto manco
fossi una dei Ris. Con l'amica mia Manuela (l'unica che dopo
l'entusiasmo iniziale ha cominciato a rimpiangere un'amatriciana o
una pizza quattro stagioni) pescavamo un piattino a caso e,
posizionato sotto i nostri occhi, ci ponevamo dei quesiti.
“Secondo te cosa è?”
“Mah...pare pesce.”
“Dici? Annusa un po'.”
Sniiiiff “Mmh...non so.
Vivisezioniamolo.”
“Accendi il
registratore: oggi, 6 Marzo, ore 21.30, mi appresto ad effettuare
incisione a Y sul corpo della vittima. Di primo acchito pare una
seppia, ma potrebbe essere un crotalo. Ci accingiamo all'assaggio.
Prima la collega.”
“Gnam... sì, è pesce
in salsa barbecue.”
“Positivo. È pesce il
salsa barbecue.”
“Con pezzetti di
zucca.”
“Altri elementi
all'indagine: con pezzetti di zucca.”
L'amica Anna, l'esperta,
interrompe questa analisi da far invidia a Kay Scarpetta con un:
“Cretine, è pollo con carote in salsa di soia.”
Non c'abbiamo capito un
cazzo. Papille gustative andate, completamente 'mbriache. Nemmeno il
medico legale possiamo fa'. Mai una gioia 'orcomondo.
Però abbiamo fatto lo
stesso con la maggior parte dei piatti, usando le bacchette per
spostare letti di alghe, scambiando mille ingredienti tra loro e
imboccandoci a occhi chiusi tipo penitenza. Ho assaggiato più o meno
con entusiasmo quasi tutto, ma alla fine ho mangiato: riso con
verdurine, pesce fritto, una cima di broccolo scondita per la quale
mi hanno preso per il culo anche i ricoverati degli ospedali di tutta
Italia, tre pezzi in croce di finocchio crudo (tipico appunto della
cucina giapponese) e due fette di ananas alla quale mi sono attaccata
con una voracità che sembrava non mangiassi da tre mesi.
Praticamente un menù come se fossi stata a casa. Che bella
esperienza.
Da ripetere senz'altro.
Sì.
Come no.
Certamente.
Si vede che sono convinta?
Io son di parte perché ho lo spirito del viaggiatore e sono altresì convinta che sia un'esperienza meravigliosa assaporare la cucina degli altri paesi, il grosso problema è che questi posti come quello nel quale sei stata tu, per le persone che sono scettiche nel mangiare qualcosa di diverso dalla cucina italiana, beh, sono la tomba dell'appetenza, perché le preparazioni sono dozzinali e non curate come dovrebbero essere rispettando la tradizione. Ci sono stata anch'io una volta in uno di questi posti, proprio qui a Viareggio, e sebbene abituata a sperimentare, non ne sono rimasta soddisfatta, perché è una grande accozzaglia che non ti fa identificare i sapori e profumi, che dovrebbero essere invece uno il fido compagno dell'altro. Il grosso problema è che per apprezzare il vero sushi, e avere una vera esplosione di sapori e dire "porca paletta che buono" devi andare nei veri ristoranti giapponesi, e soprattutto andarci col portafoglio gonfio perché costano come una cena di 6 portate da Cracco a Vicenza.... A Milano per esempio c'è il rinomatissimo Nobu, (http://www.noburestaurants.com/milan/experience/) l'unico vero posto dove puoi capire se ti piace o meno la cucina Nipponica, tutto il resto, è il caso di dirlo, è aria fritta!! ;)
RispondiEliminaCommento serio, competente e interessante!
EliminaMi chiedevo, in effetti, come mai vendano cene+bibita e 16 euro in certi ristoranti orientali e poi, in altri, spendi un occhio... la qualità deve essere totalmente diversa ma purtroppo il fatto che l'unica via semplice per avvicinarci a quella cucina sono i ristoranti a basso costo siamo chiamati a credere uno spreco se qualcuno fa pagare tanto di più.
Tutti amanti del sushi e poi magari se andassimo a mangiarlo davvero e ci parrebbe tutt'altra cosa...
Ho presente il tipo di posto di cui scrivi, ce n'è uno anche qui, ma come dice Debora non è proprio il posto migliore per accostarsi alla cucina giapponese, anche perchè spesso locali come quello sono gestiti da cinesi e non è proprio la stessa cosa. E' un po' come se andassi da Mcdonald per iniziarti alla cucina italiana, perchè sui cartelloni è scritto così. Detto ciò io ogni tanto ci vado perchè è divertente e meno caro del vero ristorante dove fanno la cucina giapponese autentica che per altro se fatta bene e mooolto costosa.
RispondiEliminaEsattamente! Mi hanno detto che la vera cucina giapponese costa uno stonfo. Qui no. Abbiamo speso poco, mangiato (a mio avviso) niente di eclatante ma ci siamo divertite tanto. E il fatto che mi siano rimasti impressi più che altro le ceramiche colorate e il trenino di piatti, la dice lunga auahhahahha!!!
RispondiEliminaDai, Simo, siete andate in una sorta di Mc Donald Nipponico. E uscendo da un Mc Donald non diremmo mai che abbiamo mangiato bene.
EliminaLa cucina giappponese è vera arte, che puo' anche non piacere, ma non è certo quella che avete provato voi.
Il post, come sempre, è esilarante e la situazione mi ha fatto ricordare una scena del tuo ultimo libro... ;)
BaScioni
Non è una cucina per tutti :D Io per esempio non capisco gli amanti del sushi.. cazzo non sa da niente, pare pongo!
RispondiEliminaio posso mangiare tutto quello che vuoi, basta che ci sia scritto COSA STO MANGIANDO, e possibilmente scritto in ITALIANO! mi è bastata una volta che pensavo di mangiare un qualche tipo di patatine strane ed era PELLE DI MAIALE FRITTA! ma ormai era in pancia e non potevo più farci nulla. però se so cosa sto mangiando, allora mi sta bene: basta prendere quello che si sa che piace e che si riesce a mangiare.
RispondiEliminapotrei anche mangiare giapponese, ma prima devono dirmi cosa c'è in ogni piatto! alla cieca non mangio niente.
Simo ma anche tu te le cerchi!! Una Toscana a mangiar giapponese?!?! No daiiiii!!!
RispondiEliminaUff... ma non li puoi fare un po' più lunghi 'sti post? Tipo sette-otto pagine, per dire. Son sempre troooppo corti, e anche troooppo divertenti!! Sei unica, davvero!
RispondiEliminaahahahahahahahahaha farei la tua stessa fine. Io schifo ogni cosa che abbia un aspetto di dubbia provenienza. Lavoro in un centro Commerciale da 5 anni, al piano di sopra c'è un ristorante così, mai messo piede dentro, nemmeno per curiosità.
RispondiEliminaNon c'è pericolo che visiti un posto così! Con tutte le allergie alimentari che ho io, potrei morire al primo piattino!!!
RispondiEliminaNo, davvero, non mi ispira mangiare alla ceca e neanche dover arraffare al volo i piatti...mi mette ansia!
Meritava che ci andassi tu per questo post, però!!!
Anche io un sacco di allergie alimentari. Se mangio al giapponese, muoio sicuro.
RispondiEliminaAnni fa andai in un ristorante giapponese di quelli chic e costosissimi (ovviamente non pagavo io,eh) e lì ho mangiato e anche bene, chiedendo cosa ci fosse in ogni singola cosa onde evitare corse all'ospedale o,nella peggiore delle ipotesi,all'obitorio.
Fine della mia relazione con jappo.