Dalla mia finestra vedo un aquilone, è legato al dito di un bambino. Lui corre e l’aquilone volteggia libero nell’aria. A volte precipita, ma non tocca mai terra. Si rialza e riprende il volo. Grazie a quella manina che lo strattona e lo guida contemporaneamente. Mi immagino di essere io quell’aquilone. Vorrei avere la forza di rialzarmi quando sto per toccare il fondo. Vorrei danzare con il vento e sentirmi guidata da una mano che mi dà vita.Il bambino sembra divertirsi e la sua espressione mi strappa un sorriso.
Allungo una mano a toccare il vetro e mi accorgo che sto tremando. Non è il freddo, ha detto il medico che è l’età. Attraversando la mia immagine riflessa, guardo l’esterno della mia nuova casa. Non l’ho scelta, me l’hai imposta. Mi dicesti: “Vedrai mamma , qui ti troverai bene.” Ti sforzavi di sorridere, ma la tua mano premeva forte sulla mia spalla. Avrei voluto correrti dietro e dirti: “ Non lasciarmi, io senza te non ce la faccio.” Ma le gambe non mi hanno retto, impossibile far muovere due tronchi senza linfa. Lo so che a volte non è stato facile, a volte è stato perfino difficile parlare, confidarsi. Non sono mai riuscita a entrare nei tuoi pensieri, infrangere i tuoi lunghi silenzi, quelli che ora mi avvolgono e che mi fanno sentire vuota. Vuota di te, di mia figlia.Penso sia la cosa più difficile da accettare: averti dato vita e accorgermi che mi stai lasciando in balìa della mia, come se non ci legasse niente, lasciata qui a marcire come se fossi un abito smesso, troppo vecchio anche per essere rammendato.
Hanno bussato alla porta. A malapena riesco a sentire l’infermiera chiamarmi per nome. Dice che c’è una visita per me. Dice che ci sei tu. E’ passato tanto di quel tempo che temo di non riconoscerti. Non ho la forza di voltarmi e continuo a tenere gli occhi fissi alla finestra. Il vento ha cessato di soffiare, l’aquilone ha toccato terra e non si rialza. Il bambino lo scuote, lo agita, ma è troppo tardi. Dovevi godertelo bel bambino, fino a che c’era anche un solo debole soffio di vento a dargli vita.
Ora che non serve più lo getta in un angolo e se ne va. Qualcuno lo chiama e lo vedo allontanarsi di schiena e chiudersi una porta alle spalle.
So che state parlando di me, sento che bisbigli il mio nome con noncuranza.Parlate di terapie, medicine velenose che ingurgito da mattina a sera. Ma non c’è una cura per la mia malattia, non hanno ancora inventato una cura per guarire dalla vecchiaia, dalla solitudine. Sono stanca, stanca di non avere un buon motivo per combattere, stanca di essere un peso, stanca di questo corpo raggrinzito e di queste mani che non riescono nemmeno più a tenere un cucchiaio, a fare una carezza. Ma poi una carezza a chi? Sono mesi che non mi tocchi più, ti tieni a distanza come se fossi un animale randagio.
Chiudo gli occhi e mi accorgo che mormori il mio nome, ma io non ti sento già più. Sta suonando un campanello, ci sono voci allarmate intorno a me. Mi sto allontanando, sto toccando il fondo, figlia mia.
Non ho fatto in tempo a sentirti dire “Mi dispiace, mamma”. E non ho fatto in tempo a vederti allontanare di schiena e chiuderti la porta alle spalle.
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Con questo racconto partecipo (fuori concorso) al Candy-Contest di Antonella.Perché fuori concorso? Perché sono una delle giudichesse (giudichesse?Nel mio caso una GiudiCESSA). Eccolo qua:
Basta farsi ispirare da uno dei 5 titoli dei libri esposti e tirarci fuori un post. Questo è il mio piccolo contributo, la parola 'aquiloni' mi ha ricordato un vecchio racconto di quando ero gggggiovane, quindi anche se non è in perfetto Simo style, ci sono affezionata.
E poi oh!oggi va così.
p.s. lasciatevi ispirare ;-)
Veramente bello Simo, mi ha commossa!! :((
RispondiEliminaMolto... molto bello il racconto, emozionante ed ho versato perfino una lacrimuccia, sarà che in questo periodo sono un po' sensibile a certi argomenti. Brava Simo, fai bene ad essere affezionata a questo racconto, è così veritiero che sembra di vederla quella vecchietta distesa sul suo letto solitario...
RispondiEliminaAnche se questo è solo un racconto, ci sono tante circostanze simili, per le ragioni più diverse, ma non posso nemmeno pensarci, non riesco ad immaginare di lasciare un genitore così solo, così abbandonato, mi si spezza il cuore solo a pensarlo... ma forse è una questione di carattere e di rapporti che si hanno con i propri genitori, le problematiche familiari possono essere molto complicate...
Comunque grazie di averlo condiviso con noi!!!
toccata nel cuore, un racconto che smuove l'animo, complimenti
RispondiEliminaSono contenta che vi piaccia, l'ho scritto un po' di tempo fa, in una giornata un po' così...mi sembrava perfetto per il contest di Antonella, lei anima sensibile... e bhè, purtroppo anche questa è realtà :-/
RispondiEliminache angoscia leggere questo racconto... però purtroppo è vero... a tanti vecchietti succede così... e un domani potrebbe essere il nostro destino... spero solo che in quella casa di cura ci sarà una ragazza pimpante come te, che ci insegnerà tante cose e ci farà passare il tempo... magari sarà la volta buona che imparerò ad usare la macchina per cucire!!! :DDD
RispondiElimina... e SPERO con tutto il cuore di nn far fare ai miei quella fine...
Un abbraccio!
Di solito finisco i tuoi post con le lacrime agli occhi dal ridere...oggi gli occhi lucidi non sono da risate ma da riflessione.
RispondiEliminaQuesto è un racconto ma nella realtà questo succede...
Si forse hai ragione non è un post Simo style ma è proprio per questo che noi ti seguiamo...per quello che ci regali...grazie Simo.
Un abbraccio Leti
ecco... un post insolito per la casa di Simo.... duro e triste, commuovente.... anche se non è il tuo style e sempre by Simo, un abbraccio
RispondiEliminaSimo come sempre mi stupisci!
RispondiEliminaero ormai pronta a farmi due risate intelligenti nel tuo blog che trovo davvero super e invece trovo questo post che ha l'aria di una simo diversa...
mi piace l'idea
se riesco partecipo volentieri
corro a informarmi sulla tempistica!
Baciotto
MEry
Ancora una volta sei cibo per la mente.
RispondiEliminaOttima la scelta della colonna sonora.
Bellissimo post Simo......grazie!!
RispondiEliminaCiao Simo. Meno male che devo solo scrivere perchè sono qui in lacrime commossa a mille!
RispondiEliminaTrasmetti delle emozioni che mi hanno avvolto e catturato il cuore. Sei speciale in ogni tuo modo di esprimerti.
Un bacione.
Nunzia
Con il nodo in gola ti sussurro solo tre parole...GRAZIE, sei unica.
RispondiEliminaDopo aver letto le prime righe, mi sono guardata intorno perchè pensavo di aver sbagliato blog....e invece eri proprio tu a scrivere queste bellissime parole...oggi mi hai sorpreso ancora di più...sei unica, perciò ti lovviamo molto...
RispondiEliminapartecipo!
RispondiEliminaè proprio un bellissimo contest. e poi se ci sei tu come giudiCESSA...
besos
Davvero commovente, anche se duro per certi versi....brava! Cinzia
RispondiEliminala mia simona dall'anima grande e il cuore ancora di +
RispondiEliminati abbraccio
Antonella
Uauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu..... però, mi hai lasciato senza parole!!!
RispondiEliminaCara Simo,
RispondiEliminati ho scoperto da poco e sinceramente ogni volta che passo a casa tua, vado via sempre col "cuore colmo" di gioia, allegria o, come in questo caso, di tristezza ...
Hai un raro dono, Simona, riesci a trasmettere le tue sensazioni, le tue emozioni, il tuo modo di vedere la vita meravigliosamente!
Quando ti si legge è come se si fosse assieme a te e si vivessero quei momenti, hai un modo di esprimerti che va al di là delle parole, il tuo racconto si "anima".
Bellissimo questo tuo racconto, tu sei ironica, scanzonata, divertente, ma sei anche questa... un'anima sensibile e profonda!
Grazie di cuore.
Rosita
Oh Rosita grazie a te e grazie a voi, sì a volte sono anche questa ;-)
RispondiEliminaa me è venuto il "groppo" in gola.
RispondiEliminaNon sai quanto mi hanno toccato le tue parole...lavoro in una casa di riposo...ho detto tutto.
RispondiEliminaBrava Simo.
un post profondo, e malinconico che merita di essere letto e soffermarsi a pensare
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