- "Buonasera e benvenuto. Che belva si sente?"
- "Ah ah ah, ma lo sa che lei è simpatica? Quasi quanto me."
- "Cominciamo bene. Senta, di lei dicono che sia dispettoso e vivace, è vero?"
- "Chi gliel'ha detto? scommetto la vecchia..."
- "Mo' la vecchia, non cominciamo..."
- "No, dico, ma l'ha vista? Ha 51 anni e pare nonna Peppina. La sera mangia il brodino e va a letto dopo il gioco di Fra Martino."
- "De Martino."
- "Lui."
- "Comunque risponda. Ci si riconosce in questa descrizione?"
- "Mah... dispettoso è un parolone..."
- "Dicono che getta a terra tutto quello che trova sul tavolo."
- "Tutto quello CHE LASCIANO sul tavolo, è diverso. Sono tutti oggetti che avrebbero un posto preciso. Io li esorto solo a fare ordine."
- "Se vabbè, andiamo avanti... la vecchia, come la chiama lei, una volta ha detto che la segue fino in bagno, è vero?"
- "Certo, lascia la porta aperta."
- "Qui dice che la porta la apre da solo e se è chiusa miagola per entrare."
- "Io lo faccio per lei."
- "Per chi, scusi?"
- "Per la vecchia. Sa quanti incidenti domestici accadono ogni giorno? Il phon potrebbe accidentalmente cadere nella vasca da bagno e a quel punto cuocerebbe a puntino. Gallina vecchia fa buon brodo! Ah ah ah!"
- "Ma cosa ride? È una battuta orribile."
- "Con due carote e un po' di sedano... la patata c'è già, sai che brodino ah ah ah!"
- "La smetta."
- "Ok, comunque alla vecchia fa piacere. Mentre è sul wc mi parla."
- "E lei cosa fa nel frattempo?"
- "Mi specchio, ovvio."
- "Andiamo avanti. Un anno fa i suoi servitori hanno rilasciato una dichiarazione scottante a proposito dell'albero di Natale. Le risulta?"
- "Sì, ma ero piccolo. E se fai l'albero di Natale con dei cuccioli in casa allora sei scemo."
- "Aridaje."
- "Mi perdoni, ma è la verità. È come portare un bambino al luna park e non farlo salire sulle giostre. Chi è il cattivo adesso?"
- "Non mi trova d'accordo, ma proseguiamo. Mi dica un suo pregio."
- "Non è evidente? Sono bellissimo e intelligentissimo."
- "Sono due, ma vabbè. Un suo difetto sgradevole?"
- "Sono TROPPO bello."
- "Non è un difetto. E poi ho detto sgradevole."
- "La mia bellezza suscita invidia. La vecchia vorrebbe essere sinuosa come me, ma è più rigida e spigolosa di una mensola ikea."
- "Un difetto vero."
- "Sono troppo simpatico..."
- "Ma non è un difetto manco questo."
- "Mi lasci finire. Sono troppo simpatico, quindi catalizzo l'attenzione degli ospiti su di me. Salto in braccio a tutti e nessuno mi manda via, anzi!"
- "Allora è egocentrico?"
- "No, semplicemente non si può ignorare il mio fascino."
- "Salta in grembo anche se non chiamato, questa si chiama prepotenza."
- "Questa si chiama generosità. La mia compagnia è un valore aggiunto alla serata. In casa, da quando ci sono io, viene molta più gente."
- "Lo sa che lei è presuntuoso?"
- "Direi più consapevole della mia beltà e simpatia."
- "Mh. Senta, se avesse la possibilità di incontrare qualcuno che fisicamente non è più qui, chi sarebbe e cosa gli direbbe."
- "Oh be', senz'altro Dio."
- "Addirittura! E cosa gli direbbe?"
- "Puoi farti da parte per piacere? Ora ci sono io."
- #Belve
- #Snoopy
martedì 17 dicembre 2024
Belve- intervista a Snoopy
mercoledì 13 novembre 2024
IL MARE FINO A QUI
IL MARE FINO A QUI
lunedì 29 luglio 2024
L'uomo della cuffia
venerdì 28 giugno 2024
INSIDE OUT A 50 ANNI
INSIDE OUT 50
(le tue emozioni a 50 anni)Alla mia età, nella mia sala di comando, non ho Gioia, bensì MAINAGIOIA. È una tipa miope con i capelli a sminchio, tendenzialmente sognatrice. Si agita tutta quando ad esempio un aitante giovanotto la punta a una festa all'aperto.
Sala di comando: "Attenzione gnocco ore tre! Gnocco ore 3! La sta puntando! Le ha detto 'Scusami...' tenta un approccio! Sfoderare sorriso sornione! Toccarsi i capelli!"
Simona: "Ohmmariavergine che muscoli! Che pezzo de fregno. Questo se te pija te fa fa' il giro della morte alle ovaie, ma... ma... Ah. Non diceva a me. Puntava nartra."
Alla mia età non ho Tristezza, bensì PESSIMISMO. È una signorotta procace, indossa un grembiule bianco e un vestitino che una volta era a fiori. Si desta quando all'orizzonte spuntano delle nuvole.
Sala di comando: "Simona scruta il cielo. Ci risiamo! Attivare blocco di lamentele, veloci!"
Simona: "Ecco, ci risiamo. Faccio i bianchi e piove sabbia del deserto. Devo cambiare i letti e minaccia pioggia per tre giorni. Ho bisogno dei jeans e con questa umidità non asciugheranno mai. Faccio il cambio degli armadi e scenderemo a 15 gradi. Posso io avere questi grandissimi problemi?
Alla mia età non ho Rabbia, ma FASTIDIO. È una tipa in menopausa, con la pancetta, le ciabatte col plantarino e la vescica debole.
Sala di comando. "Neniiii! Neniii!!! Neniii!!! Svegliaaaa! Sono le tre, emergenza pipì!"
Simona: "E anche oggi si dorme domani. Mi ero appena appisolata 5 minuti fa. Cercherò di andare in bagno a piedi scalzi... "SBAM!
Sala di comando: "Ha sbattuto il mignolo nello spigolo!"
ISTINTO OMICIDA "Toc! Toc! Buonaseeeera, mi avete chiamato? Eccomi!"
Alla mia età non ho Disgusto, anche perché se mi ci metto magno pure te, ma INTOLLERANZA (alimentare)
Sala di comando: "Simona sta puntando i peperoni. Che facciamo, la avverto?"
Simona: "Mmh... boni i peperoni. Però l'ultima volta li ho digeriti dopo tre anni. Vabbè potrei berci una bella birretta fresca. Però ultimamente sono dovuta correre in bagno. Okay, vada per l'acqua gassata. Eh, se non mi facesse fare le puzzette. I broccoli? Pancia come un otre. Carotine crude? Mi si infiammano le gengive. Pizza? Prendo tre kg solo a guardarla. Bei tempi quando mangiavo come un camionista e dopo mezz'ora potevo ricominciare da capo."
"Toc!Toc! È il mio momento?"
"Ciao NOSTALGIA, mettiti comoda vieni, metti lì il deambulatore che stasera c'è da ridere."
"Il golfino sulle spalle lo ha già messo?"
"No, mandiamo il segnale."
Simona: "Cos'è questo venticello caldo africano? Se non mi metto il golfino domani avrò di sicuro la pleurite."
Sala di comando "Attenzione ha 1 cm di pelle scoperta sulla pancia. Attivare allarme!"
Simona: "Ecco qua, mi abbottono anche che non si sa mai."
Sala di comando "L'ho vista, si è mangiata la caponata! Ma allora è scema. MAINAGIOIA, manda l'imput!"
Simona: "Sarà bene che prenda un antiacido, già che ci sono pure un voltaren per il mal di schiena, un moment per l'emicrania, e gli integratori per le vampate."
Alla mia età non ho più Imbarazzo, bensì DISINVOLTURA. Indossa il tacco 12, il push up ed eccede col rossetto.
Sala di comando "Ragazzi pronti che siamo nel pieno della festa, hanno messo la musica. Simona ora parte. NOSTALGIA mi raccomando, ricordale che non ha più vent'anni... oh NOSTALGIA, svegliati!"
Simona: "Evvai con gli anni '80! Coronaaaa! This is The Rhythm of the Night, The Night, OH YEAH!"
Sala di comando: "Ma che sta a fa? Si muove che pare una tarantolata. RITEGNO! Dov'è RITEGNO quando serve?"
"Non c'è mai stato! Non è in dotazione!"
"Oh cavolo! Chiama l'assistenza, fatti mandare PUDORE!"
"Sto chiamando! È occupato!"
"Prova con discrezione!"
"Mi dicono che è dal Santo insieme a GALANTERIA e GARBO!"
"Qua finisce male, raga, io ve lo dico."
"Che Giove mi punisca, ma quando cevò cevò. Chiamate il capo, colei che ci governa tutti. Deciderà lei cosa fare."
Driiinn!!!
"Salve, sono ANSIA, come posso aiutarvi?"
Simona Fruzzetti ©
#Insideouta50anni
lunedì 29 aprile 2024
LA FESTA (Racconto vincitore Premio Ponte di Parole)
LA
FESTA
Un paio di scarpe logore; dalla mia postazione
è questa la prima cosa che vedo. Poi arriva tutto il resto: dei pantaloni
scuri, una camicia a quadri rossi e blu. Infine delle dita che stringono una
borsa della spesa. Mi alzo in piedi e sorrido a labbra serrate in un muto
buongiorno. L’uomo, però, non bada a me e si china ad accarezzare la foto. Gesti
lenti e circolari, quasi la volesse lucidare.
Sul
marmo usurato dal tempo, delle lettere bronzate compongono un cognome moderno e
un nome antico. Mi soffermo sull’anno di nascita: è il mio. Poi scorro su
quello di morte e vengo scossa da un brivido; aveva appena vent’anni. Oggi ne
avrebbe compiuti quaranta. Distolgo gli occhi sentendomi un avvoltoio, mentre
un disagio strisciante si insinua in me come il vento tra le fronde di questi
cipressi.
Prendo
l’acqua e finisco di rabboccare il vaso mentre l’uomo estrae dalla borsa un
pacchetto. Un adesivo dorato luccica al sole come una medaglia.
Non so se il suo sia un rituale. Non vengo mai
qui, sto solo adempiendo a un ordine impartito da mia madre. Prendo tempo
ridisponendo i fiori come se fossi un fioraio davanti a un cliente esigente; in
realtà vanno bene così come sono. O almeno credo. Però quando vedo la torta,
non posso fare a meno di bloccarmi. Una gerbera mi cade ai piedi e non mi
preoccupo di raccoglierla.
«Ne
vuole una fetta?» mi domanda.
La
situazione è talmente surreale che faccio fatica a rimanere seria.
«Non
vorrei fare la sfacciata e approfittare» dico, cercando di stemperare
l’imbarazzo.
«A
Maddalena fa piacere.»
Parla
di lei al presente, come se fosse qui con noi.
«In
questo caso allora sì, volentieri.»
«Prima
però la candelina.» Rovista nella borsa e ne estrae una che accende con un
fiammifero. La piazza al centro della torta e sorride alla foto incorniciata.
Il volto raggiante della ragazza sembra apprezzare questo gesto. Sprizza allegria;
una ciocca di capelli le oscura parzialmente il volto, ma non la felicità di
quell’istante. Sullo sfondo si intravede l’azzurro del mare. L’immagine è
talmente nitida che quasi riesco a percepire l’odore di salmastro. È il
ritratto di un momento spensierato, in cui pensi che niente e nessuno
potrà spegnere il tuo sorriso.
Come
nessuno, oggi, spegnerà questa candelina.
«Quarant’anni
sono un bel traguardo» fa lui, sedendosi sulla lapide e proteggendo la
fiammella con le mani.
«Già»
replico, facendo un passo avanti.
La
candelina cola cera sulla torta, ma non se ne cura. Sappiamo che appena toglierà
le mani, la fiamma si spegnerà.
«Soffia
forte, Maddalena» le dice, rivolgendo lo sguardo alla foto.
Trattengo
il respiro mentre le sue dita sfilano in alto. La fiammella tremula e infine si
spegne, vittima di questa brezza primaverile. L’uomo fa un piccolo applauso al
quale mi unisco con un sorriso tirato. Lui tira a sé il vassoio e affonda la
lama di un coltello nella torta. Della crema al cacao straborda fuori.
«Spero
che il cioccolato le piaccia» mi dice allungandomi un piattino corredato da una
forchetta da dolce. L’aspetto è molto invitante, ma ho lo stomaco chiuso.
«Certo.»
«Me
la faccio confezionare ogni anno. La signora Fiorenza, quella della
pasticceria, mi aggiunge sempre delle meringhe. A lei piacciono le meringhe?»
«Sì»
rispondo, ma in realtà non lo so. Al momento non so più niente.
«Non
avevo dubbi, sembrano delle nuvole di zucchero. E lo zucchero piace a tutti.»
L’uomo
gusta la sua porzione lentamente e mi trovo costretta a imitarlo per non
offenderlo. Si sposta impercettibilmente; un chiaro invito che decido di
assecondare. Mi siedo mentre mi dice allegro: «Benvenuta alla festa!»
Alzo
il piattino. Un brindisi anomalo in un luogo che di festoso non ha niente. Un
gesto profano che stride con tutto ciò che abbiamo intorno.
«Non
sta mangiando» mi fa notare dopo un po’, con un velato disappunto.
«Non
ci siamo nemmeno presentati» ribatto, come se fosse solo questa la causa della
mia inappetenza.
«Non
si è mai imbucata alle feste?»
Rido
mio malgrado. «La verità? No.»
Anche
sulle sue labbra spunta l’ombra di un sorriso. «C’è sempre una prima volta.»
«Come
fa?» gli chiedo, non senza fatica.
«Come
faccio, cosa?»
Ammicco
ai piattini, alla torta saccheggiata, alla candelina che ora giace sbilenca
nella crema. «A... festeggiare.»
L’uomo
mi guarda quasi con compassione. «Una data è tutto ciò che mi resta. Mi è stato
portato via tutto: il cuore, la speranza, una figlia. Mi sono rimasti solo
numeri, quelli impressi su questa tomba. E i ricordi. Quelli sì, sono vividi
nonostante la mia età. Lei invece come fa?»
«Come
faccio, cosa?» rimpallo a disagio.
«A
fare finta che le interessi chi è sepolto lì sotto. Bei fiori, certo, ma il suo
cuore e i suoi pensieri erano altrove.»
«Ho
fatto felice mia madre» ammetto con spiazzante sincerità. «Mi scusi, probabilmente
sono un’ipocrita.»
D’un
tratto tutta la verità mi piomba addosso come una valanga di sassi. È così che
mi sento: schiacciata dai doveri, dalla società, dalla finzione. Un senso di
colpa violento mi fa vacillare e lui sembra accorgersene.
«Si
sieda, la festa non è ancora finita. Ci faccia compagnia.»
Guardo
lo sconosciuto accanto a me; ha gli stessi occhi della figlia che ora sembrano
fissarmi attraverso un vetro ovale.
«Volentieri
e… ho portato un regalo» prorompo, mentre il nodo finalmente si scioglie nello
stomaco. Raccolgo la gerbera che mi era caduta e la indirizzo con naturalezza
verso la foto. «Spero ti piaccia.»
L’uomo
sorride a entrambe. «Visto, Maddalena? Il tuo fiore preferito.» Poi mi allunga
di nuovo un piattino. «Un’altra fetta di torta?»
giovedì 8 febbraio 2024
Dear John
Dear John,
look, te non mi conosci, but a scriverti questa letter sicuramente faccio meno danni of yesterday a Saint Remo.First reaction: shock!
Mi scuso a nome di tutti gli italian for la figura de shit davanti all'Ariston con Lovesdeus e LittleFlower vestiti da Pulcino Pio.
Oltre al cap a forma di becco, hai lanciato the madonne, ti ho visto.
Ti avranno detto: "Travoltino, calm che for you abbiamo the perfect choreography!" and you hai pensato: "I arrive in Italy and dimostrerò a all il mio talent!"
Ma de che.
Che hai fatto Johnnino mio.
Da Travolta a Stravolto.
You hai ballato la Coccodance, la QuaQuaMelody, the tarantella dei pennuti, the balletto dei littlechicken. Roba che Romina Power lo mette sul curriculum.
But non potevi farti fare a interview come un comune mortal? Come? Da chi, visto che Lovesdeus ha le stesse probability di parlare english come le ho io di uscire a dinner with Albert Angel? But non ci sarebbero stati problemi, in Italy abbiamo Olga Fernando, colei che speaks ai beef.
Che occasione sprecata, Johnnino mio.
Ti dico only che my husband, The Saint, si è affacciato in salotto in quel moment and ha pensato fosse the spot of Chicken nugget of McDonald. The dream erotico di molte di noi is diventato un incubo. Da Tony Manero in disco a Zio Tonino alla sagra of littlepork it's a moment.
But porcashovel che occasione sprecata.
Anyway.
Se and quando vorrai tornare in Italy, chiama me. Con qualche freind mia di questo profilo ti organizziamo una serata disco, moderna, a party, una festa come diciamo qui.
Ecco John, ti si fa la festa noi.
Ti si spiuma noi, altro che Coccodance.
Pensaci.
Non lo facciamo per noi, lo facciamo per YOU.
Eh.
#dearJohn
This opera by A Casa di Simo is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 3.0 Unported License.