sabato 17 ottobre 2009

INDOVINA CHI


Vi ricordate questo gioco da tavola? Dove dovevi indovinare il personaggio dell’altro concorrente facendo delle semplici domande? Facciamo ‘sto gioco allora. Chi è? Vi do degli indizi:

-non è un uomo

-però ha i baffi

-non è mulatta, solo abbronzata

-non porta gli occhiali,ma dovrebbe perché è cecata

-ha i ricci

-è alta 1 metro e ottantavogliadicrescere

-il suo nome potrebbe celarsi nella domanda CHICCAZZOE’???

Bravi. E’ la Chicca! Non è stupenda?

Dopo quattro settimane di tentativi per incontrarci, dove più o meno le scusanti erano:

mi hanno cambiato turno

domani piove

l’oroscopo mi ha detto di non fare incontri con gli Ariete

domani non sarò presentabile

mercoledì devo fare il cambio degli armadi

giovedì sono dal parrucchiere

lunedì sono a fare le lampade

domani non posso perché sono senza il dente del giudizio e non esco mai quando mi manca qualcosa,, no senza il dente del giudizio e non esco mai quando mi manca qualcosa,finalmente ce l’abbiamo fatta. Per un pelo.

Mercoledì mattina, dopo un fugace scambio di sms, e di domande del tipo “Ce la fai a essere lì per l’una?Così ci vediamo un’oretta” e risposte del tipo “Certo!Farò il possibile, non vedo l’ora di vederti!” ci diamo appuntamento. Mi rendo conto che il nostro traffico telefonico era un filino equivocabile. Sembravamo due amanti clandestini che si danno appuntamento per una sveltina.

Fatto sta che verso l’una mi avvio all’appuntamento e intanto vengo travolta da 87 sms di Chicca che mi informa di ogni suo passo, di che vetrina sta guardando, della presenza di un extracomunitario alla sua destra, della bellezza di una piazza che non conosceva e della fame che ha perché ha saltato il pranzo. Sono tentata di trovare una scusa e tornare indietro.

Ecco, ci siamo, ci sono quasi. Chicca si fa prendere dal panico e mi scrive “Oddio, ma come ti riconoscooooo???” Vorrei farle notare che quella nelle foto in questo blog non è la mia prozia Adalberta e manco mia sorella, quindi DOVREBBE sapere com’è la mia faccia. Vorrei spippolare un pragmatico “Ti riconosco io, vai tranquilla” e omettere un “Secondo com’è faccio finta di nulla e me ne torno indietro”, ma non faccio in tempo perché mentre cammino guardando a destra e sinistra, la vedo. Nello stesso istante lei vede me. La scena è stata più o meno questa:


“Nuuuuoooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!”
“Daaaaaaaaaaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!”
“Maaaaaaaaa vieniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!”
“Sììììììììììììììììììììììììììììììììììììì!!!!!!!!!!!!!!!!”
Occazzo, adesso non posso più tornare indietro! Chicca si toglie gli occhiali e sfodera due occhi che sembrano due pezzi di cielo da quanto sono azzurri. Da paura. E poi sfodera pure un’abbronzatura che manco se vado a vivere in Marocco per 18 anni, mi viene. E poi c’ha dei riccioli che non finiscono più…insomma, una gnocca.
Ci abbracciamo e ci stringiamo come se fossimo amiche di vecchia data, facendo balzelli sul posto e dandoci pacche sulle spalle e pure sul culo. Due cretine in mezzo a Corso Italia, ecco quello che siamo.
“Che bello Chicca!Dimmi qualcosa di te!”
“Ho fame”
Perfetto. La mia visione dovrebbe scaturire qualcosa di più di un panino al prosciutto o un uovo al tegamino, ma decido di accontentarla. Dopo aver fatto sei vasche con due caciocavalli al posto delle orecchie da quanto parla, pigio il bottone STOP posto sulla sua schiena e le domando: “Quel bar lì va bene?”
“Sì è perfetto! Io prendo un caffè!”
Ma non aveva fame? Mentre entriamo mi confida “A me non piace il caffè!”
Mi giro indietro. Mi son persa qualcosa? Qualche frase, qualche parola…chessò…dice una cosa e poi la smentisce…OMMIODDIOOO!!!!! E’ affetta da sdoppiamento della personalità!Infatti alla mia domanda: “Ma tu ti chiami realmente Chicca?”
“No. Enrica”
Ecco la prova! Queste due si alternano, lo sapevo!Non ci sto a capì più un cazzo.
Entriamo nel bar e con molta classe e finezza ci offriamo tutte e due per pagare:
“Pago io”
“Ma figurati!”
“Ma scherzi?Non ci pensare nemmeno!”
“Ma non rompere le palle!Pago io!”
“Ma non rompere te i coglioni!Pago io!”
“Guai a te se prendi il portafoglio, non fare la stronza!”
“Bastarda!”
“Zoccola!”
“Mignotta!”
Due anime in un nocciolo. Fino a che un perfetto sconosciuto non decide per noi dopo che la Chicca gli ha rivolto questa domanda “E’ vero che devo pagare io?” e il rincoglionito “Certo!”
Vabbè se lo dice il rincoglionito…
Ma le figure di merda non finiscono qui. Il bar è affollato, ma fuori i tavolini sono liberi.
Io:“Chicca, qua si soffoca, andiamo fuori?"
Chicca:“Va bene”
Io:“Mmh…ma si potrà andare? Ho paura che…”
Chicca: “Signorina?Possiamo sederci ai tavolini fuori?”
Barista “A dire la verità no. Fuori c’è il servizio al tavolo!”
Chicca: “E che problema c’è? Il servizio ce lo facciamo da sole! Sappiamo portare due bicchieri al tavolo!Tzè!”
In quel momento ho seriamente pensato di adottarla. Ci mettiamo fuori al tavolino con la barista che ci punta come un cecchino. Ora ci spara, me lo sento.
Lì fuori, in quella bella giornata di ottobre abbiamo parlato un po’. Cioè io ho tentato di parlare,ma c’è riuscita solo LEI. La Chicca ha l’abitudine di passare di palo in frasca, interromperti, tornare indietro, andare avanti, guardarsi intorno, domandarti 678 volte “Dicevi?” e poi si giustifica con “No, ma te parla, parla pure, tu pensi che io non capisca un cazzo, e il novantanove per cento delle volte è così, ma magari io ti seguo. Hai capito?”
Onestamente no.
“Insomma Chicca, ti dicevo:il lavoro….”
“Oddio che caldo! Ma tu non hai caldo?”
(Simona-Ottobre-Maglia a maniche lunghe, coprispalle,giacchina in pelle/Chicca- Ottobre- Canottiera)
“No, comunque ti dicevo…”
“Sì, il lavoro…dimmi dimmi”
“Il Mercoledì è il mio giorno libero…”
“Ma quanto è bella la Chiatti?”
MA CHE CAZZO C’ENTRA???
“Prego?”
“La Chiatti è bella, non è vero?”
“Bè…sì…”
“No no, dimmi dimmi pure”
Cosa le devo dire? Del lavoro o della Chiatti?
Ricomincio “Insomma, lavoro…”
“Eh! Io invece guarda, stamattina pensavo piovesse e invece guarda che sole!”
Ma io, mi chiedo, con chi cazzo sto parlando? Con Chicca? Con Enrica? Con tutte e due contemporaneamente? Ero tentata di mettere gli indici a croce e gridare: “VADE RETRO!!!ESCI SUBITO DA QUEL CORPO!”
Minchia, che fatica! Questa qua si sdoppia a suo piacimento. Passa da un discorso all’altro talmente velocemente che dovrei registrarla e sentirmela a rallenty per capirci qualcosa.
La barista nel frattempo ci gira d’intorno come un avvoltoio. La Chicca avverte lo sguardo su di sé e mormora “Sarà meglio togliersi di qua, mi sa che non gli stiamo simpatiche”
Come darle torto. Facciamo ancora qualche vasca chiacchierando del più e del meno e quando abbiamo toccato certi argomenti e ho detto la mia , sono riuscita finalmente a zittirla. Un paio di volte ha aperto bocca per dire qualcosa, ma la sua boccuccia ha pronunciato solo un “Ah…!”
Penso sia rimasta colpita dalla mia risposta alla sua domanda “Ma tu Simo, non hai paura di incontrare gente pericolosa?”
“Mannò!Siamo in centro in pieno giorno, santoiddio, cosa mi deve succedere?” Mmh…ora che ci penso…conoscere una come Chicca, per esempio.
“Ah…! Ma questo incontro…voglio dire…potrei essere una pazza pericolosa…”
Qualche sospetto l’ho avuto, e infatti c’ho una Glock infilata sotto la giacchina, ma rispondo “Ma ti sei vista? E dovrei avere paura di te?”
“Lo prendo come un complimento”
“Certo”
“E poi mi sa che sei più pazza te di me”
“Appunto.E’ lì che volevo arrivare”
Separate alla nascita. Purtroppo è arrivata l’ora di salutarci e la accompagno alla fermata dell’autobus come si fa con i bimbi piccoli alle gite. Prima che salga sul mezzo le propongo due foto. Lei a quel punto si fa prendere dal panico “Nooooo!!!Le foto no! Oddio, ho i capelli in disordine, sono senza rossetto, non ho lo smalto sulle unghie dei piedi, non ho fatto la ceretta, non mi sono lavata i denti!!” mettiamoci pure che non ha fatto un massaggio shiatsu, non si è sfoltita le sopracciglia e non ha messo il reggiseno nuovo. Questi son problemi.
“Chicca, ma chi cazzo se ne frega! Vieni subito qua a farti la foto. ORA!”
“Dici davvero? Non sono in disordine? Se lo sapevo mi agghindavo un attimo!Mannaggia!”
Troviamo un ragazzetto che da Chicca viene anche cazziato “Mi sa che l’unico imbranato a fare le foto lo abbiamo trovato noi!”. Il bello è che il discorso l’ha fatto a dieci centimetri dal viso del ragazzo che per tutta risposta è diventato viola.
“Bimbo, non ci fare caso, scatta.”
“Aspè….uff! Mi do una sistemata ai capelli!”
Manca poco la prendo io per i capelli e le faccio fare il giro come le seggioline del calcio in culo.

Ecco, questa è la foto. Io bianca come una mozzarella di bufala campana, lei abbronzatissima, io vestita che manco il 16 gennaio, lei che pare davanti a un Mc Donald’s di Copacabana, io con un’ espressione idiota manco c’avessi una paresi, lei espressione figa da copertina di Vogue, io coi capelli incastrati nelle campanelle(così grosse che al ritorno mi ci si sono appollaiati due pappagalli), lei coi capelli “Esco or ora dal parrucchiere!”.
Ricapitolando, se si fa ‘problemi’ lei, IO cosa dovrei fare? Come dite? Sì, la torre di Pisa è abbastanza alta.Mi butto da lì?
P.S. Chicca, a parte gli scherzi, non sai che piacere.
P.P.S. Appunto, non puoi saperlo J

mercoledì 14 ottobre 2009

ROMA FICTION FEST

Accolgo la richiesta di alcune di voi e spiego per quale motivo io sia stata a contatto con tutti questi vips. Mi piacerebbe dire che le foto sono state scattate nella mia casa al mare e che loro sono tutti miei amici, ma purtroppo temo che non sarei credibile, quindi a voi la nuda e cruda verità.







Ho avuto l’occasione di partecipare al Roma Fiction Fest grazie a un’iniziativa di TV Sorrisi e Canzoni. Per poter partecipare a tale evento bisognava inventare un finale a tre racconti da loro pubblicati. L’autori di quelli che avrebbero scelto, avrebbero fatto parte al RFF come giurati di Tv Sorrisi e C. (cosa da non sottovalutare: tutto a spese del settimanale) Secondo voi non ho tentato? Secondo voi non ho avuto culo? Secondo voi non son partita?


Parto da Pisa tutta euforica con Alice con le lacrime agli occhi dal dispiacere e Andrea con le lacrime agli occhi dall’emozione di restare una settimana da solo.


Avendo già difficoltà con i treni e con i mezzi di locomozione in generale, mi ero preparata per benino la prenotazione. Avevo il posto 56 e quindi mi accingo (sto migliorando,vero?) a prendere posto. Mi accorgo che sono tutti occupati tranne il 55. Il 55? Ci deve essere un errore!


Oddio! Vuoi vedere che ho sbagliato? Pronta a chiamare il controllore, il bigliettaio, il capotreno e l’addetta alle informazioni, mi faccio prendere dal panico.


“Cercavo il 56! Ho il 56!”


Un signore mi fa cenno che il MIO posto accanto al finestrino è quello occupato da un’indiana che se ne dorme beata.


“Ma è il mio…” bisbiglio.


L’indiana, che ha fatto veramente l’indiana, mugola infastidita e si gira dall’altra parte. Non ci pensa nemmeno a svegliarsi e cedermi il MIO posto che IO ho prenotato.


E’ iniziata così, con un posto non mio e con un’indiana che mi russa accanto.Sono appena partita e già mi hanno fregato il posto. Mi sa che a Roma devo fare a gomitate. Dopo mezz’ora di tragitto avevo le palle piene come il mio super trolley per colpa di una signora fastidiosa e saccente che non si è chetata un minuto.Figuriamoci se non domanda qualcosa anche a me.


“Va al Roma Fiction Fest? Ma come spettatrice?”


“Ma come si permette? Lei non sa chi sono io!”


“Mi scusi, lei sarebbe?”


“Io?...Io…ma non lo guarda mai Cento Vetrine?”


“Bè, no”


“Male!”



Arrivo a Roma. Che bella!!E ho visto solo la stazione.Ma è bella pure quella. Trascinando il mio armadio a otto ante (collezione primavera estate 2007) camuffato da trolley, mi aggiro per la stazione che è tutto uno scintillio. Vabbè sono facilmente impressionabile, va bene? Mi piace tutto, e mi entusiasmo anche per poco, anche per la Stazione Termini, e allora?


Prima che gli organizzatori mi diano per dispersa, esco dalla stazione e mi accorgo che posso fare come una newyorkese: alzare il braccio e gridare “TAXI!!!” Oddio, è il mio sogno!L’ho visto fare tante volte in tv, ed adesso lo faccio anch’io!


Mmh…dovrebbe essere facile… “Taxi!!”


Forse non mi ha visto. “Taxi!!”


Questo andava troppo di fretta. “Taxiiiiiiiii!!!!!”


Uff!...riproviamo…. TAXIIIIII!!!!!!ECCHECCAZZO!SI FERMI!!!”


Niente.Dopo averlo ripetuto altre 54 volte ed essermi fatta venire una cancrena al braccio destro, mi viene il dubbio che forse si vede che sono di Pisa e non di Manhattan. Le ho provate di tutte. A cambiare braccio, a scrivermi I LOVE NEW YORK sulla maglietta col rossetto, a fischiare con due dita in bocca, a tagliarmi prontamente i pantaloni e tirare fuori la coscia, e per finire ho simulato un tentato suicidio buttandomi sotto uno di essi pur di farlo fermare, ma il taxista è stato bravo e mi ha schivato. Sono tornata dentro e ho comprato i biglietti dell’autobus.


Ci sono voluti i Centocelle Nightmar per caricare il mio baule sul pullman ma alla fine ce l’ho fatta. Arrivo al Boscolo Hotel tutta sudata. Che bello però! Che chic! Tutto scintillante, il tappetino rosso… trasuda soldi e sfarzo pure la porta a vetri. Topanova qui dentro, non è meraviglioso? Vuol dire che me lo merito. Anche perché a parte gli scherzi, io so’ signora dentro. C’ho classe, ragazzi, c’è poco da fare. Per arrivare alla stupenda porta a vetri ci sono dodici scalini. Guardo il mio trolley e sono tentata di montare un argano all’istante. “Ma nooo!! Ce la faccio!” mi convinco. Cosa vuoi che sia fare dodici scalini con un trolley che pesa come un cammello morto? “Ma porca….di quella troia…anf pant…maledette scale di merda…anf…accidenti a chi l’ha inventate…vaffancul…Oh salve!!!”


Un signore con la divisina rosso porpora mi mormora “Mi scusi, signora , non l’avevo vista. Lasci fare a me” Piglia la mia valigia e…dove va?


Inutile dirvi che alla destra delle scale c’era la rampa. Lascio che lui mi porti la valigia dentro e rimango imbambolata nella hall. “Bellooo!!!Mamma mia!!!Ganzoo!!”


“Signora? Se si vuole accomodare…” un altro signore al di là del bancone mi fa cenno di avvicinarmi. Il bancone è meravigliosamente lucido. Perché a me non viene così lucido? Cosa usano? Prontissimo, invece di Pronto? “Com’è lucido! Ma cosa usate?”


“Prego?”


“Dico: il legno del bancone, no? A me lucido così non viene…usate Pronto?Mmhh…”


Il signore mi guarda un po’ così, forse perché nei grandi alberghi non si può fare pubblicità occulta.


Mi dà il numero di stanza con un portachiavi peso come una zavorra di una mongolfiera e l’altro signore con la divisina porpora mi aspetta davanti all’ascensore “Prego, l’accompagno nella sua stanza”


“Ma io ci so arrivare da sola, sa? Venga vengaaaa, faccio io, non si preoccupiiii, ma scherzaaaa???”


“Signora, insisto, è il mio lavoro, la prego”


“Ah sì?” E intanto montiamo e lui spippola sui tasti. Perché mi accompagna? Fanno così nei grandi alberghi? Io non ci sono abituata e mi sento anche un po’ a disagio.Sembro la Topa di campagna che va a trovare la Topa di città. Lui mi guarda e mi sorride gentile. Io ricambio e cerco di distrarmi guardando l’ascensore. E’ bello pure questo.


“E’ la sua prima volta?”


“No no, ho già provato. La mi’zia dieci anni fa stava al quinto piano e io non prendevo mai le scale”


“Intendevo a Roma”


“Oh sì, bella, vero?”


Arriviamo al piano e lui mi trascina il trolley fino alla mia stanza. Ma perché mi accompagnaaaaaa?


Apre la porta e mi chiede “Dove preferisce?”


“Che?”


“La valigia. Dove preferisce che gliela metta?”


“Bho! La metta dove gli pare, sul letto, per terra…”


“Signora, magari per lei è più consono se gliela adagio qui”


“A parte che ha usato dei termini che io capisco a malapena, ma grazie.”


Lui sorride, mette la valigia su un grande sgabello e mi dice dov’è il bagno, il frigo, gli asciugamani puliti e il telefono.Dopo avergli fatto notare che non sono Stevie Wonder l’ho ringraziato di nuovo.


Lui bellino bellino resta impalato accanto alla valigia.


“Grazie” ripeto


“Prego, buon soggiorno a Roma”


“Grazie” ripeto.


Ma lui stenta ad andarsene


“Può andare tranquillo, sa? Vuole che le dimostri che ho capito? Il telefono è sul comodino, gli asciugamani puliti in bagno, che è di là, il frigo eccolo lì.Vede? Sono stata attenta”


“Ottimo. Buona serata” e incrocia le mani dietro. Ma che vuole? Ah! Ma ho capito! Che sciocca! Aspetta un cenno! Ma sì!Forse a Roma sono abituati così.


“Come si chiama?”


“Franco, signora”


Allungo la mano destra. Lui allunga la sua e io battendo il cinque gli ho detto “Grazie Franco. Gimmy five!” E c’ho messo pure una pacca sulle spalle. Bastava dirlo.


Alle 20.00 bisognava essere nella hall per conoscere gli altri giurati e andare a cena tutti insieme.


Mi attopo giusto un filino e scendo. Che bello!Conosco un sacco di gente nuova e trovo pure chi è disposto a farmi da cicerone. E’ ovvio che se mi avessero visto la mattina appena alzata e coi capelli in sciopero non sarebbero stati disposti manco a salutarmi, ma si sa, in gita appare tutto più bello.


Ci dirigiamo al ristorante dove abbiamo l’onore di conoscere Soragni (il giornalista di Tv Sorrisi) e Petrosino (Fotografo dei uips). Non è il caso di ammettere che manco sapevo della loro esistenza.


Petrosino dopo cena ci scatta delle foto che (lui dice) finiranno su Sorrisi. Io chiedo a gran voce che mi sbattano in copertina, magari a fianco di Alessandro Gassman o al limite Gabriel Garko, ma Petrosino con un categorico “ ‘A pisà,hai rotto li cojoni!” mi fa immaginare che il mio sogno non si avvererà. Però è stato bellissimo. Lui, che scatta foto a tutte le celebrità, sta per immortalarmi nella mia espressione più intelligente e sofisticata, non è fantastico? Con quella stessa macchina fotografica! Okay, probabilmente si incrinerà l’obiettivo, ma non è colpa mia se mamma non mi ha fatto come Michelle Hunziker!



















La mattina avevamo il primo appuntamento per coordinare tutto il nostro lavoro di giurati. Decido di arrivare al cinema Adriano a piedi e godermi un po’ Roma. A me si aggiungono un calabrese (che aspirava tutte le parole manco fosse un Folletto) e Rita (dolcissima napoletana che quando parlava la telefono con sua madre capivo solo ,“Iamme ia !”). So già perfettamente l’inglese, e il francese, non posso certo conoscere anche i dialetti. Abbiamo oltretutto una botta di culo perché passando per Piazza di Spagna incontriamo Silvio Muccino che sta girando Parlami d’amore. Quasi mi prostituisco per farci una foto insieme ma lui nisba. Continuava a ripetere “Graffie, ora fono indaffarato, non poffo davvero.Fù con quelle luci!Più a deftra!La comparfa a finiftra fatela falire fulla fcalinata!”


Arrivati all’Adriano ci fanno accomodare in una sala per tutte le informazioni. Oddio, che emozione!Ci danno un cartellino da attaccare al collo, la mia paura è che ci sia scritto BOBY, invece ci spiegano che grazie a questo Pass possiamo accedere a qualsiasi proiezione, conferenza stampa, interviste…insomma è un lasciapassare per entrare a contatto con tutto il vippaio!
Sììììììììììììì!!!!!!! Vabbè ci danno anche una T–shirt della manifestazione, una fascia per capelli, una cartellina per gli appunti e la penna. Come mi sento importante!Non vedo l’ora di utilizzare il pass!

E l’ho anche utilizzato bene:


“Signora, non c’è bisogno che mi mostri il Pass per oltrepassare quella porta. Sono i bagni quelli”


“No, signora, nel nostro negozio di Dolce e Gabbana non facciamo sconti a chi ha il Pass del Roma Fiction Fest”


“No Signora, il suo Pass non le permette di Passare avanti a tutta la fila per i musei vaticani”


Finita la riunione assistiamo alla prima proiezione, alla quale poi dobbiamo dare un voto.


E’ un film ungherese in lingua originale, molto molto interessante, i due personaggi animano la pellicola con grande maestria, il loro essere malinconici suscita emozioni che raramente…okay, mi spiace dirlo, ma fa cacare.E non c’ho capito un cazzo. Brutto orrendo, senza capo né coda. Io e gli altri giurati ci guardiamo sbigottiti e c’è chi improvvisa partite di ramino o il torneo di freccette.


Nei giorni seguenti ci toccano quattro proiezioni al giorno, tutte il lingua originale (ve possino) e io mi sono addormentata a tre di esse. Quando mi hanno chiesto i voti ho detto i numeri che nonno mi ha suggerito in sogno. E’ ovvio che qualcosa di bello abbiamo visto, peccato che la televisione italiana non abbia comprato niente di tutto ciò. Abbiamo votato a più non posso Perfect Parent’s (film tra l’altro tra i miei preferiti) e infatti ha vinto come miglior film di tutta la manifestazione.


In tutta la settimana, ho visto film, fatto figure di merda, votato, fatto figure di merda,conosciuto ragazzi di tutta Italia, fatto figure di merda, fatto foto e parlato con i uips, fatto stragrandi figure di merda, parlato con quelli di Tv Sorrisi e Canzoni, fatto stratosferiche figure di merda. Però dice che se la pesti porta bene. Io non l’ho solo pestata, ma mi ci sono ricoperta. Speriamo bene.


Una in particolare è degna di nota.


Arrivo all’Adriano e mi accorgo che ci sono tutti gli attori di Medicina Generale (ennesima fiction sui dottori), una delle mie preferite. Scatto foto in maniera compulsiva, a destra, a sinistra, di sotto, di sopra. A dire il vero sembro Corona in preda a un tic nervoso, ma devo cogliere l’attimo. Poi mi parte l’embolo e decido di avvicinarmi. E che sarà mai? Al limite mi dicono di no, ma non credo, saranno abituati ai fans. Vedo vicino al bar Antonello Fassari.


“Mi scusi…possiamo fare una foto?”

“’Na foto? Famose sta foto, ma famo presto!”

“Oh Grazie! Davvero!”


“E annamo, scatta”


“Bè, la vorrei fare con lei!”


“Commè? E allora trovate qualcuno bella mia!”


“Mmh…sì. Aspetti, non si muova!”


Qualcuno, qualcuno…cazzo qualcuno che mi faccia una fotoooooo!!! L’Adriano è strapieno di gente. I miei ragazzi son tutti indaffarati con altri attori e ‘ndo lo trovo uno che mi scatta una foto?


Vabbè chiedo a caso, per esempio quello lì, quel ragazzo con la giacca e la maglia gialla.


Gli batto sulla spalla “Scusa? Gentilmente non è che potresti farmi una foto?”


“Come? Una foto? Certo”

“Graziegraziegrazie! Aspetta, vieni, voglio farla con quell’attore”

Il ragazzo guarda Antonello Fassari e sorridendo fa “Con quell’attore lì?”


“Sì! Guarda, questa macchina è facile facile. Qui inquadri e poi pigi questo bottone. Facile no? Però è digitale e devi guardare qui dentro. Inquadraci bene, magari un bel primo piano.”


“Penso di riuscirci”


Com’è simpatico! Lui scatta due foto (per sicurezza dice) e poi mi restituisce la macchina. “Ecco fatto”


Fassari sta schiantando da ridere e io non so perché. Okay, non sono un’attrice ma non c’è bisogno di prendere in giro. “So’ venute bene ‘e foto?”


“Sì!”


“C’ha inquadrato bene?”


“Sì sì, grazie mille!”


“Ce credo…”


“Perché?”


“Ma ‘o sai chi è il ragazzo che c’ha fatto ‘a foto?”


“No!”


“E’ il regggista!Svegliateeee!!!!”


Che cosa? Il ‘ragazzo della foto’ è il regista di Medicina Generale? E io gli ho detto se sapeva inquadrareeeeeee!!!!!!! CHE FIGURA DI MERDA!!!


E’ finita a tarallucci e vino e il regista ha detto “Mi fai troppo ridere, devo avere una foto IO con te. Ed eccoci qua in posa per mia gioia e il suo divertimento. Ho cercato di avere notizie sulla nuova serie ma non c’è stato verso. Gli ho promesso di farlo ridere ancora di più improvvisando uno spettacolo con burattini, travestendomi da clown, o facendo il numero della donna segata a metà, ma niente. Non mi ha detto una beata mazza. “La vedrai in tv. Lo capisci che non posso anticiparti nulla?”. Vabbè c’ho provato. Come potete immaginare è stata una settimana densa di emozioni, il venerdì sera abbiamo fatto una riunione per proclamare il vincitore e sabato sera premiazione con Nancy Brilli e Fabio Fazio. Gran serata di gala dove ho visto creme della creme e uips dei uips.





Entusiasmante esperienza davvero.Unica.


Quando son tornata a casa ero ‘mbriaca di emozioni ma mi è bastato un abbraccio di Andrea e un post-it di Alice, per farmi capire che non ci sono lustrini e paillettes che tengano. Se a casa non ti aspetta una famiglia così, hai voglia di essere vips!

Per ora è tutto. A voi studio.

Topanova -Vip per caso- Roma.


lunedì 12 ottobre 2009

SIMO UIPS!

Io: "Laura!Possiamo fare una foto?"
Lei: "Certo!"
Io: "Che bella che sei!"
Lei: "No, sei bella tu!"
Lo vedi da queste affermazioni che Laura Chiatti è una bravissima attrice.

Io: "Scusa...possiamo fare una foto?"
Lui: " 'a foto? Facciamose 'sta foto, ma famo presto!"

Io: "Ciao!Possiamo farci fare una foto insieme?"
Lui (figlio di Vasco Rossi): "Certo!"
Io: "Mmh...tuo padre c'è?"
Lui: "No!"
Io: "Vabbè mi accontento, però salutamelo!"


Dialoghi non pervenuti in quanto la signora Giorgi non ha proferito parola. Temo di aver fatto una foto con una cera del Museo di Madame Tussauds.




Io: "Gianmarco!Ti prego una foto!"
Lui:"Volentieri. Ma chi sei?"




Io:"Luca, Luca!Una foto? Posso?"
Lui:"Che accento! Ma di dove sei?"
Io: "Di Pisa!Si sente?"
Lui: "Io son di Firenze!"
Io: "Appunto, siamo fatti l'uno per l'altra!"


Io: "Signor Giannini, mi scusi, possiamo fare una foto?"
Lui: "No."
Fantastico.




Io: "Signorina Salemi!Posso chiamarti Silvia?"
Lei: "Ciao! Certo!"
Io: "Possiamo farci fare una foto?Magari a casa di Luca? Ah ah ah!"
Lei: "Ah ah ah!Non l'ho capita"

Rita: "Guarda Simo!Gli attori delle soap!"
Io: "Scusate!Possiamo fare una foto?"
Loro: "Certamente!"
Io: "Che emozione!Non ho mai fatto una foto con quelli di 'Un posto al sole'!!
Fabio Mazzari: "E non la fai nemmeno ora, perchè siamo quelli di 'Vivere'!"
Azz!

Io: "Enrico!Il mio idolo!Ti prego una foto!"
Lui: "Abbella, come te chiami?"
Io: "Simona"
Lui: "Sei toscana?"
Io: "Sì, di Pisa"
Lui: "Vieqquà,bella pisanona mia, che ce famo fà 'na foto cò fiocchi!"
Mmh...sì...

Io: "Uhhh!Posso fare una foto con lei?"
Lui. "Sì, dammi pure del tu."
Io: "Posso fare una foto con tu?"


Io: "Pierfrancesco scusa ho visto il tuo ultimo film meraviglioso sai che sei uno dei miei attori preferiti non hai idea riesci sempre a emozionarmi non sai quanto penso che ti dovrebbero far lavorare di più sei bravissimo..."
Lui: "Vuoi fare una foto?"
Sono così trasparente?


Foto con Mario Biondi non pervenuta per mancanza di comunicazione:
io: "Oh!Ma tu sei Mario Biondi!!"
Lui: "Sì, lo so."
Penso di aver impacchettato più figure di merda in questo frangente che in tutta la mia vita.
E ce ne vuole.

giovedì 8 ottobre 2009

L' OGGETTO MISTERIOSO

Cosa è questo?


Tre opzioni:


A- un disegno di Alice


B- una scatola di biscotti


C- un tappetino per mouse


Niente di tutto questo (adoro farvi gli scherzi!). Quello che vedete è un libro. Come dite? Si vedeva lontano un miglio che era un libro? Cazzo, pensavo di fregarvi. Dicevo, è un libro di ben 268 pagine.Più precisamente è una raccolta di racconti per bambini, tre dei quali sono miei.

Che ci fanno tre racconti miei in un libro così caruccio? Forse è meglio cominciare dall’inizio…


Circa quattro anni fa, durante una manifestazione, mi viene letteralmente ficcato in mano un opuscolo. Il foglio, piegato a pergamena, invitava a partecipare ad un concorso letterario (Scrittura Fresca) per racconti destinati ai bambini. Non c’era limite di età, limite di cartelle, ed era organizzato da una associazione che si occupa di attività culturali, sociali e ricreative. Spinta da mamma con un “Perché non ci provi tanto sei più bimbetta te di loro e poi non hai nulla da perdere adori scrivere ed è un' ottima occasione per confrontarti con altri dai dev’essere ganzo fossi in te lo farei” (ha detto il tutto senza punteggiatura in quanto ha fatto un discorso quasi in apnea manco fosse Pelizzari), mi son convinta.

Torno a casa eccitata all’idea di poter essere letta e giudicata da una giuria di insegnanti e giornalisti. Non ho mai partecipato a un concorso letterario e non so da dove cazzo iniziare. Magari comincio ad attenermi ai pochissimi dati richiesti. Mi metto al computer e in tre ore nasce Una fattoria in giallo, una sorta di giallo per bambini. Me la salvo sul computer tanto “chissà dove cazzo andrà a finire, anzi lo so nel cestino della pattumiera, chi vuoi che mi legga, c’è gente che scrive molto meglio di me, chi cazzo me l’ha fatto fare….” Sicuramente San Francesco o qualche altro santo mosso a compassione da questa palese umiltà, mi fa un dono. Tre mesi dopo ricevo un telegramma dove leggo che ho vinto il primo premio assoluto. Telefono ad Andrea che mi ripete otto volte “Ti giuro Simo non ho pagato nessuno e non ti ho fatto uno scherzo”.

Telefono a mamma “Congratulazioni tesoro!No, non ho cucito il vestito gratis alla moglie dell’organizzatore”.

Telefono alla segretaria dell’associazione “No signora, non ci siamo sbagliati, è proprio lei. Complimenti!”

Lì per lì manco ci credo anch’io. Al primo concorso arrivo prima? Quanti siamo a concorrere, in due? E l’altro nel frattempo è passato a miglior vita? Mi faccio una domanda “No Simo, non sei andata a letto con uno della giuria quell’ultimo dell’anno dove ti sei ‘mbriacata con mezzo bicchiere di Porto”. E allora non mi resta che crederci. Ovviamente al primo concorso c’è la prima premiazione. Anche lì non so come comportarmi.

Vado con l’abito lungo?

Vado con minigonna giropassera?

Vado in jeans?

Ma più che altro: vado?

La premiazione si svolge al Teatro Rossini del mio paese e il mio racconto viene letto da due attori. E’ emozionante sentir leggere i propri racconti da qualcuno che non sia TUO marito( che li legge a TUA figlia).

Mamma e babbo a stento stanno sulla seggiolina e mamma (dubitavate?) si gira a destra e sinistra e indicandomi mormora “E’ mia figlia!”

“Mamma, ti prego”

“E’ forte ‘sto racconto, no?”

“Mamma ti spezzo la falange, la falangina e la falangetta, levami quel dito da sotto al naso!”

Il pubblico ride durante la lettura, Alice ovviamente c’ha una risata falsa come quelli che sanno già come va a finire una barzelletta. Però qualcuno si diverte e i bambini presenti spalancano le bocchine e ridono di gusto grazie anche alle voci in falsetto degli attori e io sono convinta, invece, che stiano guardando un film di Totò sul telefonino.

Poi con mia grande sorpresa mi chiamano sul palco. Chi mi conosce bene sa che sono molto estroversa e non mi vergogno davanti a niente, ma stare su un palco con il teatro pieno di gente che ti guarda, un occhio di bue puntato sugli occhi, un microfono in mano e un presentatore che dopo averti fatto i complimenti ti chiede “Ci dica qualcosa di lei…”, vi posso assicurare che ti senti a tuo agio come se fossi in un cesso senza porta alla stazione di Pisa. Ovviamente ho fatto una stragrande figura di merda (Andrea ha vinto un sacco di soldi scommettendoci) in quanto non so parlare a modo in privato, figuriamoci in pubblico e ho visto mia madre nascondersi col foulard e mormorare “Mi sono sbagliata, non è mia figlia, è una che le somiglia parecchio”. Il presentatore un po’ sconcertato è riuscito a dire “Lei è simpatica!” e poi con un sorriso forzato rivolto al pubblico ha detto “Abbiamo una scrittrice stravagante!”.

“No, non sono una scrittrice!”

Ho visto un punto interrogativo tra le sopracciglia del nostro Pippo Baudo. Sicuramente si sta domandando “Chi mi avete mandato?” e poi con un colpetto di tosse “Ha scritto un racconto, NOOOO???”

“Bè…sì….”

“Ma non faccia la modesta!Chi partecipa a questi concorsi è uno scrittore!”

“Se lo dice lei…” Avrei voluto contraddirlo. Ci sono delle prove inconfutabili che io non sono una scrittrice e ve lo posso dimostrare. A mio avviso una scrittrice dovrebbe (come minimo)

A- conoscere perfettamente l’italiano (ed è chiaro, come il fatto che Silvio si è trapiantato i capelli, che io non lo conosco)


B- Essere minimo (ribadisco il minimo) diplomata. Se ha la laurea ancora meglio, così quando parla fa un gran figurone. Io c’ho la licenza media, perché giustamente i due anni di Istituto d’Arte non valgono a un cazzo, soprattutto se scrivi e non disegni.


C- Aver almeno pubblicato un libro (e magari non essertelo nemmeno pagato) ed è ovvio che io un libro non ce l’ho. A parte questo, che però è gratis, non è in vendita, non si trova nelle librerie, e che ci è stato donato dall’Associazione.


Non paga di cotanta celebrità alla noattri, il destino ha voluto che tra la giuria ci fosse una professoressa di italiano: Anna. Finita la premiazione (ovvio che hanno premiato anche il secondo, il terzo, il contorno, l’idea singolare, il premio speciale, il premio scuola, la terza B, la quarta A e tutto il comprensorio scolastico) vengo avvicinata da parecchie persone (mai viste in vita mia) che mi fanno in complimenti:

“Complimenti!” “Grazie!” (ma de che?)

“Che ridere!E’ divertente!” “Mmh…grazie…!” (Divertente? Io o il racconto?)

“Si può avere una copia?” --------------------------- (risposta di Simona non pervenuta in quanto svenuta a quattro di bastoni per questa frase da film)

Insomma, dopo aver schivato quelle dodici, tredici persone, Anna-la-prof mi si avvicina e mi dice “Devo averti in classe con me!”

“Giusto!Sarebbe l’ora che imparassi l’italiano!”

“Mannò! Vieni a leggere il racconto nella mia classe!”

Che cosa? ‘sta gente qua sta male. No no no. Cosa le salta in mente?

Anna parte in quarta con il programma “Allora, sei una tipa sveglia, giovanile, ganza e dici parolacce. Paro paro ai miei ragazzi, sei una di loro. Ti voglio in classe!Senza storie, senza no!” mi aspettavo che aggiungesse “e non rompermi le palle!” perché Anna (tanto per farvi un esempio)è un tipo alla Mara Maionchi, quindi fa per me. “Capito? Giovedì mattina sei libera?”

“Veramente lavoro…”

“Giusto!Il pomeriggio?”

“Devo prendere la bimba a scuola…”

“Hai una figlia?”

“Sì!”

“Ommioddio sei piena di sorprese!Chi t’avrebbe immaginato madre?Bene, avrai modo di avere a che fare con la scuola”

Perché nessuno crede che possa essere una mamma? Vabbè sono un po’ stranina, ma con Alice sono normale. O quasi. Anzi è la mia piccola fan. In questo momento mi viene in mente Sandra Milo, Cirooooooo Doveeeeeeeee???????? Che sta dicendo? Ah sì, allora mercoledì.

Mercoledì mattina provo a leggere ‘La fattoria in giallo’ ad alta voce per vedere che effetto che fa. Mmhh…non male, magari se tolgo il dorso della mano dalla fronte è meglio. Non somiglio per niente a Gassman. Arrivo alla scuola media e non so che aspettarmi. Oddio mi pare di essere tornata ragazzina! La bidella esce dalla sua gabbia di plexiglas e mi chiede “Lei?”

L’istinto sarebbe di rispondere “Sono la scrittrice Simona Fruzzetti e sono qui per leggere il mio romanzo a voi comuni mortali. Capisco che con la vostra pochezza non riuscirete nemmeno a capire i miei scritti ma ci proverò perché l’umanità ha bisogni di essere istruita…” naturalmente detto con la erre moscia e finirei con “Adovo i vagazzi!!”

La bidella mi sta ancora guardando in attesa di risposta.

“Mmh…dovrei andare in seconda B, mi aspetta la professoressa…”

“E’ la sorella di uno dei ragazzi?”

Sua sorella? EVVAIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!! Come perché esulto? Era peggio se mi chiedeva se ero ‘la madre’ di uno dei ragazzi!

Arriviamo davanti alla porta e la bidella mi annuncia.

“Simonaaaaaa!!!Vieniiiii!!” Anna mi viene incontro e mi bacia, com’è dolce… “Zitti!Rospi!!” come non detto. Omamma! Erano anni che non mettevo piede in una classe e riconosco il tipico odore…di gesso, di matite appena appuntate, di gomme sbriciolate (i cui caciolini sparsi in terra alla destra del banco), e vedo i chewing gum appiccicati sotto il banco e le scritte con l’Uniposca sullo schienale delle sedie, vedo i banchi con il buco rifiniti con la plastica nera dove mettevo i pennarelli in sosta…e l’inconfondibile puzzo di piedi di chi porta le tennis di tela.

I ragazzi mi guardano incuriositi e sento qualcuno dire “Non è come me la immaginavo”. Mi guardo. Che c’ho? Sono in jeans, scarpe da ginnastica e una felpa grigia, cosa volevano, che mi mettessi un tailleur?

Decido di essere franca “Anna, cosa hai detto ai ragazzi?”

“Che oggi facciamo ‘L’incontro con la scrittrice!’”

“NON-SONO-UNA-SCRITTRICE!!!” Vorrei aggiungere un CAZZO! Ma non mi pare il caso.

“Ma se scrivi racconti cosa sei?”

“Il fatto che tu sappia dipingere non fa di te un pittore, il fatto che tu ami ballare non fa di te Heather Parisi, il fatto che tu sappia cucinare non fa di te uno chef e non puoi prendere il posto di Antonella Clerici alla prova del cuoco!A me piace scrivere. Per fare la scrittrice ci vuole ben altro e io questo altro non ce l’ho. Perché non capiteeeeeeeeee????”

Una ragazzina alza la mano. Eccoci. Ora mi dice “Io ho capito.Il fatto che io stia con Marco, Antongiulio, e Federico contemporaneamente, non fa di me una zoccola” invece mi dice “Anch’io riempio pagine e pagine del mio diario, ma non per questo voglio diventare scrittrice. Mi piace solo scrivere le mie emozioni” L’avrei baciata in fronte. Siamo partiti proprio da lì. Da cosa nasce l’esigenza di mettere nero su bianco pensieri, emozioni, fatti e misfatti. Anna mi ha proposto di prendere il suo posto dietro la cattedra. “Ma figuriamoci!” Me ne sono stata in piedi con il culo appoggiato alla cattedra mentre leggevo il racconto, poi durante le loro domande mi ci sono seduta sopra e se mi rilassavo un po’ di più mi sarei anche tolta le scarpe per la gioia dei primi banchi. E’ stato bellissimo, stare con loro dico. Ovviamente hanno insegnato più loro a me che io a loro, questo è poco ma sicuro, però ho scoperto dei ragazzini diversi, diversi da quelli che fanno vedere al tiggì, ragazzini non insolenti, ragazzini che amano scrivere, ragazzini che si vergognano di dire che scrivono quando stanno male perché per loro se fai questo non sei un ganzo, ragazzine che mi hanno detto “Quando scrivo sto bene” e “Scrivo per me e non per gli altri”, ragazzini belli e con tanta curiosità e voglia di vivere negli occhi. Da un incontro alla scuola media a degli incontri a una scuola elementare il passo è breve. Soprattutto quando questa cosa l’ha scoperta la maestra di tua figlia. Soprattutto quando la maestra ti ha a portata di mano tutti i giorni. Soprattutto quando i compagni di tua figlia ti dicono “Quand’è che vieni? Così ci facciamo due risate!”. Per me e la maestra è semplicemente un ‘Progetto Lettura e Scrittura’, dove possono nascere idee e giochi di parole, per invogliare i bimbi alla lettura e alla scrittura aiutandoli a far volare la fantasia, a creare una storia, a inventare i personaggi e tuffarsi in un mondo fantastico. Fargli capire che ‘leggere’ è ‘crescere’, è ‘arricchirsi’, ed è soprattutto ‘divertirsi’. Cerchiamo solo un approccio diverso davanti a un libro, che per loro significa solo una cosa ‘noia’. Il fatto che lo facciano con me è tutto dire.

Quindi quest’anno mi aspettano nove incontri, uno al mese per nove mesi. Praticamente un parto!

In questi due anni il risultato è stato più che soddisfacente. I bimbi non vedono l’ora perché di fatto si divertono. Sì vabbè, a volte quando leggo le storie porto anche due marionette, ma tanto io non sono l’insegnante! Non avrò mai il permesso dai genitori ma vorrei pubblicare qui una loro foto perché sono m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-i.

E poter stare con 27 bambini, raccontare loro una storia, vederli sorridere, sorprendersi, divertirsi ed emozionarsi, non ha prezzo.

Per tutto il resto c’è il blog.


p.s. Grazie bimbe che con i vostri commenti mi avete dato l’occasione di raccontare com’è iniziato tutto. C’è anche altro, ma un po’ per volta, sennò il blog mi si svampa!




lunedì 5 ottobre 2009

L'UOMO CHE SUSSURRAVA AI PAPPAGALLI




Oggi una mia amica mi ha telefonato e tra un 'cazzo,non riusciamo mai a vederci" e un "però che palle non ci sei mai" mi ha detto "Ho fatto un salto sul blogghino ma spippolando non ho visto il racconto di quando sei andata al circo con tu mà" (espressione linguistica tipicamente pisana. Trad: tua madre. n.d.r.) .Oltre a ricordarle che io ci sono sempre, ma qualche volta lavoro, stiro,vado a prendere Alice a scuola, se mi ci incastra vado pure a fare shopping o mini gite con la Top-family, le ricordo che il blogghino è nato da poco e quindi ancora, diciamo, non pieno di tutti gli scritti.

Piagnucolando come se qualcuno le pestasse i piedi mi ha detto "Viaaaaaaa, o mettilo, cosa ti 'osta! Così lo rileggo volentieri!A proposito, se lo rifanno, ci posso venì anch'io o ci rivai con tu mà?" (Sto riportando fedelmente i dialoghi e vogliate scusarmi per questo, mi rendo conto che sembriamo quelli di IO? DOPPIO!)

Ho iniziato ora e già mi dicono cosa ci devo mettere.Annamobbene!!!

Ma mi comprate con poco...



-------------------------------------


Prologo:

“Amore? Al lavoro mi hanno regalato 3 biglietti omaggio. Andiamo al circo?”

“Manco morto”

“Maddai!E’ bellino!Almeno penso. Saranno vent’anni che non vado al circo!Ci portiamo Alice”

“Tesoro, luce dei miei occhi, amore della mia vita…” (Traduzione: “Siccome sei dura proverò a spiegartelo in un’altra maniera”) “...non mi piace il circo, non mi è mai piaciuto nemmeno da bambino…”

“Vabbè, allora ci andiamo io e Alice: ma ho un altro biglietto omaggio, dispiace non sfruttarlo”

“Portaci tua madre”

“Bravo!” Driiin! “Mamma? Preparati perché stasera andiamo al circo”

“Al parco?”

“AL CIRCO!”



Alle 8.30 sono a casa della mi’mamma.

“Sei pronta? Bene, andiamo. Babbo, vuoi venire anche te?”

“Per l’amordiddio!”

“Ma che c’avete voi uomini? Paura della Moira? Che sotto la cofana di capelli nasconda un kalashnikov e vi spari in fronte?Mah!”

Partiamo alla volta del circo con la mi’mamma che con aria sognatrice fa “Eh…saran trent’anni che non vado al circo….”

“Davvero? Mamma sei peggio di me. Io manco me la ricordo l’ultima volta”

“Ma come non ti ricordi. Ti ho fatto salire sull’elefante e c’hai pure la foto!”

“Mamma per cortesia. E’ una foto orribile”

“Ma come orribile! Eri bellina. Sembravi Marianna”

“Chi, la mia compagnia alle elementari?”

“No, la perla di Sabuan”

“A parte che era Labuan e poi m’avevi pettinato coi capelli all’indietro. In quella foto sembro la figlia segreta di Fabrizio Corona!”

“Per me eri bellina…”

Ogni scarrafone è bello a mamma soja.

Arriviamo al parcheggio e c’è già un casino assurdo manco ci fossero state dieci spogliarelliste di un night club.

“Che casino! Tutto per il circo?” sospiro

“Ma è il circo di Moira! Moira! Hai capito?!”

“Mamma calmati, sennò ti piglia un colpo apoplettico”

“Chissà se è sempre uguale dall’ultima volta che l’ho vista!”

“Mamma, la Moira viene tirata fuori dalla teca tre volte l’anno. E’ sempre uguale dal ’64 a oggi. Lei e Mirigliani hanno lo stesso imbalsamatore. Come vuoi che sia?”

“Ma io l’ho vista di recente!”

“Mamma, hai bevuto il vino a cena?”

“Mannò l’ho vista da Lamberto!”

Io non c’ho manco un parente che si chiama Lamberto. Son tentata di far fare la prova dell’etilometro alla mi’mamma anche se non ha la patente. Secondo me in questo momento il palloncino lo scoppia con triplo salto mortale.

“Chi è Lamberto?”

“Sposini. La vita in diretta”

Che culo. Che esperienze. La Moira a ‘La vita in diretta’. Se continuano a chiamarla nelle trasmissioni assisteremo al Trapasso in diretta. C’è quasi riuscito Andreotti a Canale 5, figuriamoci se alla Rai non provano con la Moira. Con l’età siamo lì.

Alice è attratta dalla scritta enorme che troneggia sul tendone: MOIRA – MOIRA- MOIRA.

Minchia, è tutto sbrillantinoso e luccicante. Lo vedi anche da Google Earth. Perché questa signora ama essere un tantino eccessiva?

Veniamo accolte da una serie di Ambrogi in livrea rossa che dopo aver visto il bigliettino da sfigate ci spediscono in platea, sulle panche. Oddio però è ganzo, emozionante. Naturalmente manca sempre un po’ all’inizio dello spettacolo e ci sono dei clown che intrattengono il pubblico.

Poi mi rendo conto che non è che intrattengono proprio, ma ti passano accanto e ti fanno le foto, che poi naturalmente tu dovrai pagare a peso d’oro al bancone fuori. Come quando ti scattano la foto a Gardaland mentre sei a fauci spalancate dentro una botte e vieni giù a rotta di collo dalla cascata. Quelle foto lì. Dove sei presa benissimo.

“Facciamo la foto con Pippo, signora?”

“No, guardi, non è il caso”

Secondo voi chi è Pippo? Un uccello. Stanno per mettermi un uccello in mano!Un pappagallo per la precisione.

“Via, signora, una bella foto ricordo. Pippo sarebbe felice”

“Davvero, vengo anche male nelle foto…” e poi non c’ho manco una botte e uno straccio di cascata.

La mi’mamma “Fai la foto con Pippo! Così oltre all’elefante ce l’hai anche con l’uccello!”

“Scatto?”

“No!”

“E con questa bella bambina? La facciamo la foto?”

“Guai a lei se mette un uccello in mano a mia figlia!”

“Foto ricordo?”

“Mamma voglio l’uccello!”

Questa frase me la ripeterà tra dieci anni, me lo sento.

“La prego…lasciamo stare” e se non vi levate di torno con questo uccello, ve lo infilzo e lo faccio allo spiedo a suon di petoni.

Finalmente se ne vanno a scattare foto a chi è disposto a pagarle 15 euro l’una. 30 euro per due foto con l’uccello. Ecco perché Cicciolina c’ha un sacco di soldi.

Finalmente inizia lo spettacolo. Un tripudio di musica e colori e persone veramente in gamba.

C’era l’equilibrista su degli anelli rotanti, il signore degli anelli giust’appunto. Loro invece la chiamano ‘La ruota della morte’. Alla presentazione grande ravanata nei bassi fondi da parte degli uomini. Obiettivamente era di grande effetto e ogni volta che saltava senza protezione da un anello all’altro mi sentivo morire, anche perché son troppo giovane per assistere allo sfasciamento di un trapezista in diretta. Poi mia madre conoscerebbe Lamberto, la Moira c’è già, arriverebbe Jessica Fletcher….vi immaginate il casino? Meno male il portoricano ce l’ha fatta e tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo.

Poi c’era il domatore di pappagalli (ebbene sì, altri uccelli, la Moira sarà vecchia ma mica scema).Ha fatto uno spettacolo meraviglioso facendo fare agli Ararauna (Amici!Ararara!!Fichi d’india n.d.r.) quello che voleva. L’uomo che sussurrava ai pappagalli, praticamente. Li ha fatti volare sopra le nostre teste ed è stato meraviglioso. Ero un filino in apprensione perché un conto è se scappa una cacchetta a un passerotto, un conto a un pappagallo brasiliano di 2 chili che ti vola sul capo “Scusao senorita, m’è scappao una cacataji che non tratteneo più tantagi. Escusame mucho, ma siento ribaltamiento de budella.Comunque è merdagi brasileira, tu sii fortunagi, parecchio fortunagi”.

Poi ci sono stati i trapezisti che volavano da una parte all’altra del tendone. Il gruppo era formato da 3 uomini e un culo. Perché l’unica cosa che ti rimaneva impresso della quarta persona erano due belle chiappe inframezzate da un tanga rosa. Nessuno pare abbia vista in volto la ragazza, ma poteva essere anche The Mask per quello che riguardava il pubblico. Ha fatto fare alle sue chiappe tre salti mortali e due piroette e ci siamo trovati tutti a dare il voto come Guillermo Mariotto a ‘Ballando con le stelle’: NUVE!!

Poi hanno fatto fare un balletto a 4 cammelli, bravi e aggraziati come lo sarei io a ballare la morte del cigno alla Scala con Roberto Bolle.

Poi balletto di 4 elefanti con sopra 4 signorine vestire come la sorella zoccola di Aladdin. Pantalone alla zuava e tette in fuori. Ad ogni passo elefantesco sobbalzavano all’unisono. In quei minuti non si è alzata solo la proboscide dei pachiderma, ma anche qualcos’altro agli uomini in prima fila.

Poi è arrivato Zorro de noattri con due cavalli, uno bianco e uno nero. Quello bianco era nervoso e si è un po’ imbizzarrito. Ce credo. Son trent’anni che lo fanno correre sulla spiaggia per Vidal e ora rinchiuso in un circo si incazza eccome.

Furia invece è stato bravo e ha fatto due numeri, anche se la mole di Zorro era più vicina al tenente Garcia.

Poi per grande gioia di mia madre è arrivata Moira in persona. Ragazzi, è impressionante. Non è truccata, è tatuata. Si dà l’eyeliner con la pennellessa ‘Cinghiale’ e sotto i capelli c’ha il nido dei pappagalli. Ha salutato tutti con la manina a sogliola e le unghie da narvalo. Roba che se si scaccola si toglie le adenoidi da sola. Meravigliosa. La mi’mamma era emozionata e Alice ha chiesto “Ma è truccata da carnevale?”

Poi è stata la volta del domatore di tigri. E qui il domatore me lo immaginavo prestante, aitante, insomma un bel maschio forte. Cazzo, se deve domare quattro tigri un minimo impressionante deve essere, no? Invece chi arriva? Il fratello di Benigni. Secco secco, con due baffetti da sparviero e la frusta da Indiana Jones. Ho visto le tigri scambiarsi un’occhiata e dire “Ragazzi, stasera lo stuzzicadenti serve a me”. Insomma, numeretto veloce e nemmeno troppo emozionante. Lui con la verve e la convinzione di un cassamortaro e con le tigri che si addormentavano sullo sgabellino manco fossero intervistate da Luciano Rispoli alle tre di notte.

Però tutto sommato è stato ganzo, con gli animali puliti e numeri veloci, niente scimmiette, niente colombe,insomma pensavo peggio.

Alice si è divertita, la mi’mamma non c’ha dormito la notte e io bhè…mi son sentita una ganza.

Come per cosa?

PER AVER VIETATO A MIA FIGLIA DI FARE FOTO COME QUESTE!!!!!!

(Era il '77...SOB!)

sabato 3 ottobre 2009

Ricetta: il Rosti di patate



Benvenuti nella mia cucina! È ovvio che questa sezione non ha la pretesa di insegnarvi alcunché (il web è pieno di siti di cucina), serve solo per esultare con voi di un mio successo culinario o per appuntarmi i vostri preziosi consigli quando vi annuncerò che ho fatto un pastrocchio.Come quando avevo otto persone a cena e mi sono cimentata per la prima volta con gli spaghetti Cacio e Pepe,(che a detta di tutti sono di una semplicità assoluta) e mi è venuta fuori una colla brizzolata, perfetta per essere utilizzata dai muratori durante la costruzione della villetta accanto alla mia.
Sarà una sezione dove condividerò delle ricette anche per i più piccoli e fatte dai più piccoli (come i befanotti), per i mariti (come le brioches fatte in casa) o semplicemente dei piatti, diciamo da me un po’ inventati come il FarroFish. A dire il vero mi sa che non ho inventato un bel niente, ma visto che la ricetta non l’ho letta da nessuna parte e sono andata a naso, direi che posso usare questo vocabolo, no?

Bene, oggi però parliamo del Rosti di patate, che dovrebbe essere scritto con la O con i puntini sulla testa, visto che è una ricetta tipica della Svizzera. Facciamo una prova: inclinate la testa a sinistra :o ecco, più o meno la o di Rosti è così. La ricetta l’ho sentita alla radio questa estate mentre stavamo attraversando la Svizzera per dirigerci a Parigi, e trattandosi di una ricetta a base di patate (adoriamo le patate!) ho preso subito appunti. E’ molto ma molto semplice e piace anche ai bambini, almeno ad Alice piace, ed è un’ ottima alternativa alle patatine fritte che mi vengono chieste una settimana sì e una pure. Ci sono vari modi di cucinare il Rosti (e qui Paola potrebbe dire la sua), ma io ho iniziato da quelle più semplici.

Ingredienti:
-Patate
-Un filo d’olio
-Sale e pepe

Allora, lessate le patate con la buccia (con 5 patate medie a me vengono fuori 4 o 5 rosti medi),non fatele ammorbidire troppo perché poi le dovrete grattugiare.Quando saranno fredde, le sbucciate e le grattugiate con la parte più grossa di una grattugia. Si formeranno tante striscioline o straccetti di patata. A questo punto ungete una padella antiaderente con dell’olio evo (qualcuno dice burro, ma fate voi) e quando la padella è bella calda rovesciate un po’ di straccetti in padella. Aiutatevi con una spatolina a darle una forma rotonda come si usa fare per una semplice frittata.Vi assicuro che le patate si amalgameranno. Mettete sale e pepe e aspettate che il rosti sia dorato e croccante, poi aiutandovi con un coperchio, un piatto o anche un frisbee, girate il rosti e fate dorare anche dall’altra parte. Alla fine l’aspetto potrà essere simile ad una frittata, ma invece sarà solo una tortina di patate croccanti. Questa diciamo è la ricetta base (ed è buona già così) però potrete arricchirla con un sacco di roba:
-dadini di speck
-striscioline di prosciutto cotto
-se volete farvi parecchio del male anche dei dadini di pancetta
-del formaggio
-cipolla…
insomma si presta a molte varianti.


In questo rosti ho aggiunto delle striscioline di prosciutto cotto e della fontina. Il rosti può essere un contorno o semplicemente un secondo. Io ritengo che soprattutto con il cotto e il formaggio possa essere considerato un secondo a tutti gli effetti. E' croccante, saporito e profumato. Le dimensioni del rosti possono essere diverse: medie come un piatto da dessert (la misura che preferisco), grosse come un piatto da pizza così da poterla dividere a fette (ma ve lo sconsiglio perché è un casino poi girarla)o piccola come un piattino della pappa di Baby Mia (magari per i bambini) Tutto dipende dalla padella che userete.
Okay, penso di non essermi dimenticata niente, comunque tanto c'è Google che vi potrà aiutare!
Per questa ricetta aspetto il voto da Paola e suoi ulteriori consigli per migliorare questo tipico piatto svizzero. Alla prossima ricetta!
P.S. Con la Top-family abbiamo deciso di sperimentare i piatti tipici di tutto il mondo (sì vabbè...). La prossima volta proverò a fare...indovinate un pò? La Ratatouille! Che cosa sennò????


Con questa ricetta partecipo al contest di Cristina di Magic in the kitchen!

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails