giovedì 8 ottobre 2009

L' OGGETTO MISTERIOSO

Cosa è questo?


Tre opzioni:


A- un disegno di Alice


B- una scatola di biscotti


C- un tappetino per mouse


Niente di tutto questo (adoro farvi gli scherzi!). Quello che vedete è un libro. Come dite? Si vedeva lontano un miglio che era un libro? Cazzo, pensavo di fregarvi. Dicevo, è un libro di ben 268 pagine.Più precisamente è una raccolta di racconti per bambini, tre dei quali sono miei.

Che ci fanno tre racconti miei in un libro così caruccio? Forse è meglio cominciare dall’inizio…


Circa quattro anni fa, durante una manifestazione, mi viene letteralmente ficcato in mano un opuscolo. Il foglio, piegato a pergamena, invitava a partecipare ad un concorso letterario (Scrittura Fresca) per racconti destinati ai bambini. Non c’era limite di età, limite di cartelle, ed era organizzato da una associazione che si occupa di attività culturali, sociali e ricreative. Spinta da mamma con un “Perché non ci provi tanto sei più bimbetta te di loro e poi non hai nulla da perdere adori scrivere ed è un' ottima occasione per confrontarti con altri dai dev’essere ganzo fossi in te lo farei” (ha detto il tutto senza punteggiatura in quanto ha fatto un discorso quasi in apnea manco fosse Pelizzari), mi son convinta.

Torno a casa eccitata all’idea di poter essere letta e giudicata da una giuria di insegnanti e giornalisti. Non ho mai partecipato a un concorso letterario e non so da dove cazzo iniziare. Magari comincio ad attenermi ai pochissimi dati richiesti. Mi metto al computer e in tre ore nasce Una fattoria in giallo, una sorta di giallo per bambini. Me la salvo sul computer tanto “chissà dove cazzo andrà a finire, anzi lo so nel cestino della pattumiera, chi vuoi che mi legga, c’è gente che scrive molto meglio di me, chi cazzo me l’ha fatto fare….” Sicuramente San Francesco o qualche altro santo mosso a compassione da questa palese umiltà, mi fa un dono. Tre mesi dopo ricevo un telegramma dove leggo che ho vinto il primo premio assoluto. Telefono ad Andrea che mi ripete otto volte “Ti giuro Simo non ho pagato nessuno e non ti ho fatto uno scherzo”.

Telefono a mamma “Congratulazioni tesoro!No, non ho cucito il vestito gratis alla moglie dell’organizzatore”.

Telefono alla segretaria dell’associazione “No signora, non ci siamo sbagliati, è proprio lei. Complimenti!”

Lì per lì manco ci credo anch’io. Al primo concorso arrivo prima? Quanti siamo a concorrere, in due? E l’altro nel frattempo è passato a miglior vita? Mi faccio una domanda “No Simo, non sei andata a letto con uno della giuria quell’ultimo dell’anno dove ti sei ‘mbriacata con mezzo bicchiere di Porto”. E allora non mi resta che crederci. Ovviamente al primo concorso c’è la prima premiazione. Anche lì non so come comportarmi.

Vado con l’abito lungo?

Vado con minigonna giropassera?

Vado in jeans?

Ma più che altro: vado?

La premiazione si svolge al Teatro Rossini del mio paese e il mio racconto viene letto da due attori. E’ emozionante sentir leggere i propri racconti da qualcuno che non sia TUO marito( che li legge a TUA figlia).

Mamma e babbo a stento stanno sulla seggiolina e mamma (dubitavate?) si gira a destra e sinistra e indicandomi mormora “E’ mia figlia!”

“Mamma, ti prego”

“E’ forte ‘sto racconto, no?”

“Mamma ti spezzo la falange, la falangina e la falangetta, levami quel dito da sotto al naso!”

Il pubblico ride durante la lettura, Alice ovviamente c’ha una risata falsa come quelli che sanno già come va a finire una barzelletta. Però qualcuno si diverte e i bambini presenti spalancano le bocchine e ridono di gusto grazie anche alle voci in falsetto degli attori e io sono convinta, invece, che stiano guardando un film di Totò sul telefonino.

Poi con mia grande sorpresa mi chiamano sul palco. Chi mi conosce bene sa che sono molto estroversa e non mi vergogno davanti a niente, ma stare su un palco con il teatro pieno di gente che ti guarda, un occhio di bue puntato sugli occhi, un microfono in mano e un presentatore che dopo averti fatto i complimenti ti chiede “Ci dica qualcosa di lei…”, vi posso assicurare che ti senti a tuo agio come se fossi in un cesso senza porta alla stazione di Pisa. Ovviamente ho fatto una stragrande figura di merda (Andrea ha vinto un sacco di soldi scommettendoci) in quanto non so parlare a modo in privato, figuriamoci in pubblico e ho visto mia madre nascondersi col foulard e mormorare “Mi sono sbagliata, non è mia figlia, è una che le somiglia parecchio”. Il presentatore un po’ sconcertato è riuscito a dire “Lei è simpatica!” e poi con un sorriso forzato rivolto al pubblico ha detto “Abbiamo una scrittrice stravagante!”.

“No, non sono una scrittrice!”

Ho visto un punto interrogativo tra le sopracciglia del nostro Pippo Baudo. Sicuramente si sta domandando “Chi mi avete mandato?” e poi con un colpetto di tosse “Ha scritto un racconto, NOOOO???”

“Bè…sì….”

“Ma non faccia la modesta!Chi partecipa a questi concorsi è uno scrittore!”

“Se lo dice lei…” Avrei voluto contraddirlo. Ci sono delle prove inconfutabili che io non sono una scrittrice e ve lo posso dimostrare. A mio avviso una scrittrice dovrebbe (come minimo)

A- conoscere perfettamente l’italiano (ed è chiaro, come il fatto che Silvio si è trapiantato i capelli, che io non lo conosco)


B- Essere minimo (ribadisco il minimo) diplomata. Se ha la laurea ancora meglio, così quando parla fa un gran figurone. Io c’ho la licenza media, perché giustamente i due anni di Istituto d’Arte non valgono a un cazzo, soprattutto se scrivi e non disegni.


C- Aver almeno pubblicato un libro (e magari non essertelo nemmeno pagato) ed è ovvio che io un libro non ce l’ho. A parte questo, che però è gratis, non è in vendita, non si trova nelle librerie, e che ci è stato donato dall’Associazione.


Non paga di cotanta celebrità alla noattri, il destino ha voluto che tra la giuria ci fosse una professoressa di italiano: Anna. Finita la premiazione (ovvio che hanno premiato anche il secondo, il terzo, il contorno, l’idea singolare, il premio speciale, il premio scuola, la terza B, la quarta A e tutto il comprensorio scolastico) vengo avvicinata da parecchie persone (mai viste in vita mia) che mi fanno in complimenti:

“Complimenti!” “Grazie!” (ma de che?)

“Che ridere!E’ divertente!” “Mmh…grazie…!” (Divertente? Io o il racconto?)

“Si può avere una copia?” --------------------------- (risposta di Simona non pervenuta in quanto svenuta a quattro di bastoni per questa frase da film)

Insomma, dopo aver schivato quelle dodici, tredici persone, Anna-la-prof mi si avvicina e mi dice “Devo averti in classe con me!”

“Giusto!Sarebbe l’ora che imparassi l’italiano!”

“Mannò! Vieni a leggere il racconto nella mia classe!”

Che cosa? ‘sta gente qua sta male. No no no. Cosa le salta in mente?

Anna parte in quarta con il programma “Allora, sei una tipa sveglia, giovanile, ganza e dici parolacce. Paro paro ai miei ragazzi, sei una di loro. Ti voglio in classe!Senza storie, senza no!” mi aspettavo che aggiungesse “e non rompermi le palle!” perché Anna (tanto per farvi un esempio)è un tipo alla Mara Maionchi, quindi fa per me. “Capito? Giovedì mattina sei libera?”

“Veramente lavoro…”

“Giusto!Il pomeriggio?”

“Devo prendere la bimba a scuola…”

“Hai una figlia?”

“Sì!”

“Ommioddio sei piena di sorprese!Chi t’avrebbe immaginato madre?Bene, avrai modo di avere a che fare con la scuola”

Perché nessuno crede che possa essere una mamma? Vabbè sono un po’ stranina, ma con Alice sono normale. O quasi. Anzi è la mia piccola fan. In questo momento mi viene in mente Sandra Milo, Cirooooooo Doveeeeeeeee???????? Che sta dicendo? Ah sì, allora mercoledì.

Mercoledì mattina provo a leggere ‘La fattoria in giallo’ ad alta voce per vedere che effetto che fa. Mmhh…non male, magari se tolgo il dorso della mano dalla fronte è meglio. Non somiglio per niente a Gassman. Arrivo alla scuola media e non so che aspettarmi. Oddio mi pare di essere tornata ragazzina! La bidella esce dalla sua gabbia di plexiglas e mi chiede “Lei?”

L’istinto sarebbe di rispondere “Sono la scrittrice Simona Fruzzetti e sono qui per leggere il mio romanzo a voi comuni mortali. Capisco che con la vostra pochezza non riuscirete nemmeno a capire i miei scritti ma ci proverò perché l’umanità ha bisogni di essere istruita…” naturalmente detto con la erre moscia e finirei con “Adovo i vagazzi!!”

La bidella mi sta ancora guardando in attesa di risposta.

“Mmh…dovrei andare in seconda B, mi aspetta la professoressa…”

“E’ la sorella di uno dei ragazzi?”

Sua sorella? EVVAIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!! Come perché esulto? Era peggio se mi chiedeva se ero ‘la madre’ di uno dei ragazzi!

Arriviamo davanti alla porta e la bidella mi annuncia.

“Simonaaaaaa!!!Vieniiiii!!” Anna mi viene incontro e mi bacia, com’è dolce… “Zitti!Rospi!!” come non detto. Omamma! Erano anni che non mettevo piede in una classe e riconosco il tipico odore…di gesso, di matite appena appuntate, di gomme sbriciolate (i cui caciolini sparsi in terra alla destra del banco), e vedo i chewing gum appiccicati sotto il banco e le scritte con l’Uniposca sullo schienale delle sedie, vedo i banchi con il buco rifiniti con la plastica nera dove mettevo i pennarelli in sosta…e l’inconfondibile puzzo di piedi di chi porta le tennis di tela.

I ragazzi mi guardano incuriositi e sento qualcuno dire “Non è come me la immaginavo”. Mi guardo. Che c’ho? Sono in jeans, scarpe da ginnastica e una felpa grigia, cosa volevano, che mi mettessi un tailleur?

Decido di essere franca “Anna, cosa hai detto ai ragazzi?”

“Che oggi facciamo ‘L’incontro con la scrittrice!’”

“NON-SONO-UNA-SCRITTRICE!!!” Vorrei aggiungere un CAZZO! Ma non mi pare il caso.

“Ma se scrivi racconti cosa sei?”

“Il fatto che tu sappia dipingere non fa di te un pittore, il fatto che tu ami ballare non fa di te Heather Parisi, il fatto che tu sappia cucinare non fa di te uno chef e non puoi prendere il posto di Antonella Clerici alla prova del cuoco!A me piace scrivere. Per fare la scrittrice ci vuole ben altro e io questo altro non ce l’ho. Perché non capiteeeeeeeeee????”

Una ragazzina alza la mano. Eccoci. Ora mi dice “Io ho capito.Il fatto che io stia con Marco, Antongiulio, e Federico contemporaneamente, non fa di me una zoccola” invece mi dice “Anch’io riempio pagine e pagine del mio diario, ma non per questo voglio diventare scrittrice. Mi piace solo scrivere le mie emozioni” L’avrei baciata in fronte. Siamo partiti proprio da lì. Da cosa nasce l’esigenza di mettere nero su bianco pensieri, emozioni, fatti e misfatti. Anna mi ha proposto di prendere il suo posto dietro la cattedra. “Ma figuriamoci!” Me ne sono stata in piedi con il culo appoggiato alla cattedra mentre leggevo il racconto, poi durante le loro domande mi ci sono seduta sopra e se mi rilassavo un po’ di più mi sarei anche tolta le scarpe per la gioia dei primi banchi. E’ stato bellissimo, stare con loro dico. Ovviamente hanno insegnato più loro a me che io a loro, questo è poco ma sicuro, però ho scoperto dei ragazzini diversi, diversi da quelli che fanno vedere al tiggì, ragazzini non insolenti, ragazzini che amano scrivere, ragazzini che si vergognano di dire che scrivono quando stanno male perché per loro se fai questo non sei un ganzo, ragazzine che mi hanno detto “Quando scrivo sto bene” e “Scrivo per me e non per gli altri”, ragazzini belli e con tanta curiosità e voglia di vivere negli occhi. Da un incontro alla scuola media a degli incontri a una scuola elementare il passo è breve. Soprattutto quando questa cosa l’ha scoperta la maestra di tua figlia. Soprattutto quando la maestra ti ha a portata di mano tutti i giorni. Soprattutto quando i compagni di tua figlia ti dicono “Quand’è che vieni? Così ci facciamo due risate!”. Per me e la maestra è semplicemente un ‘Progetto Lettura e Scrittura’, dove possono nascere idee e giochi di parole, per invogliare i bimbi alla lettura e alla scrittura aiutandoli a far volare la fantasia, a creare una storia, a inventare i personaggi e tuffarsi in un mondo fantastico. Fargli capire che ‘leggere’ è ‘crescere’, è ‘arricchirsi’, ed è soprattutto ‘divertirsi’. Cerchiamo solo un approccio diverso davanti a un libro, che per loro significa solo una cosa ‘noia’. Il fatto che lo facciano con me è tutto dire.

Quindi quest’anno mi aspettano nove incontri, uno al mese per nove mesi. Praticamente un parto!

In questi due anni il risultato è stato più che soddisfacente. I bimbi non vedono l’ora perché di fatto si divertono. Sì vabbè, a volte quando leggo le storie porto anche due marionette, ma tanto io non sono l’insegnante! Non avrò mai il permesso dai genitori ma vorrei pubblicare qui una loro foto perché sono m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-i.

E poter stare con 27 bambini, raccontare loro una storia, vederli sorridere, sorprendersi, divertirsi ed emozionarsi, non ha prezzo.

Per tutto il resto c’è il blog.


p.s. Grazie bimbe che con i vostri commenti mi avete dato l’occasione di raccontare com’è iniziato tutto. C’è anche altro, ma un po’ per volta, sennò il blog mi si svampa!




8 commenti:

  1. Simo sei una vera forza della natura! Sei piena di interessi e mi pare che i frutti dei tuoi hobby siano ottimi :-)
    Complimenti, davvero! Coltivare la proprie passioni è fondamentale per star bene con te stessa e con gli altri.
    Ma... i racconti si possono leggere?
    Bacioni e buona giornata!

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  2. la tua creatività è piena di mille sfaccettature...donna sprint, dovresti dedicare una sezione con i tuoi racconti, lo fai?? dai , dai che lo fai :-)

    un bacio

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  3. simo, questa storia mi ha emozionata.
    è quello che vorrei prima o poi accadesse a me e allo stesso tempo sono felice che tu possa vivere questa esperienza!
    brava!

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  4. Bello SPitt... cioè... SCrittura Fresca!!!!
    Complimentissimi, che emozione leggere i propri racconti ai bimbi e ai ragazzi.
    Loro sono (pur senza volerlo) i giudici più severi, perchè nelle loro facce sincere vedi davvero quello che pensano.
    E se se la ridono durante la lettura allora è fatta! :))
    Buon proseguimento, ti aspettano 9 mesi densi di emozioni

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  5. Donna dalle mille sorprese!!!! CONGRATULAZIONI!!!!

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  6. O Tope, ma come siete meravigliose?
    Ma magari aspettate di leggere i racconti poi se ne riparla! :-)
    Ora, prendendo spunto dal commento di Fefè, vado a telefonare alla Kinder.
    (vediamo se la Pica capisce la battuta...)

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  7. Bello Simo!
    Non sono troppo sorpresa per la verità.
    Tu hai una marcia in più e l'ho capito da subito.
    Sono molto contenta comunque che tutto sia nato così. E sono contenta soprattutto che tutto sia nato!
    Anch'io come Sonia ti chiedo se i racconti si possono leggere. Già il titolo "La Fattoria In Giallo" mi incuriosisce.
    Mi immaginavo, poco fa, la tua faccia sul palco a ritirare il premio e già ridevo.
    Sei una forza, e i bambini della scuola sono fortunati ad interagire con te.
    ...E mi sento un pò fortunata anch'io per averti conosciuta.
    Baciottini Fruzzettina!
    I Love Youuuuuuuuuu!!!!!

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Nel frattempo, visto il periodo, vuoi una tazza di thè?

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