sabato 28 aprile 2012
RIPETIZIONI DI CUCITO
giovedì 26 aprile 2012
Metti un 25 Aprile
Metti un numero, 25 tho!
Metti un mese, Aprile, via!
Metti che Aprile finalmente abbia preso coscienza di che mese sia, visto che prima del 25 pareva Novembre.
Metti una micro-famiglia, di quelle che approfittano anche del più pallido sole e un giorno di festa per spararsi una gitarella.E stare insieme. No, vabbè anche gli altri giorni stanno insieme, ma quando è festa si sta insieme più a lungo e non ci sono orari.
Metti che al Santo (sempre lui con ste genialate) venga in mente un posto, un posto tipo Suvereto. Se volete ve lo presto come guida turistica. Così.
venerdì 20 aprile 2012
Un giorno di ordinaria follia
Ci sono un po' di cose che ho imparato nella vita. Cose che possono pregiudicare la mia salute mentale, e che quindi vanno evitate. Tipo provare a spiegare a mia suocera che il suo 'cucciolo' ha quasi cinquant'anni.
Tipo cercare di parcheggiare l'auto senza sfregare le gomme sul marciapiedi o rigare la fiancata grazie a un muretto.
Tipo andare ai colloqui generali coi professori.
Ho visto cose che voi umani...
Oggi pomeriggio ho deciso, inconsapevolmente e anche ingenuamente, di sfruttare il mio pomeriggio libero per spararmi due colloqui. Va là.
Ecco, era meglio se andavo al mare. Sì, anche se pioveva. Meglio una libecciata tra capo e collo che prendersi a sprangate per parlare coi prof.
Voi sapete come funziona? No?
E ve lo dico io.
Tanto per cominciare devi essere un atleta. Minimo il cugino di primo grado di Bolt devi essere. Devi scattare da una parte all'altra dei due edifici alla velocità della luce, sennò ti soffiano il posto. Io che, alla soglia de quarant'anni, sto alla velocità come l'Arcuri alla recitazione ho avuto delle enormi difficoltà. Ma partiamo dall'inizio.
Arrivo a scuola in netto anticipo e c'è già una fila che pare di essere da Trony durante la campagna “Acquista un cellulare a soli 1.99 euro” o da Zara il primo giorno di saldi. Manco regalassero l'ultima collezione di Dolce e Gabbana, manco ci fosse Fabrizio Corona che lancia le mutande, della suddetta collezione dal balcone. Manco ci fosse la sua Belen che fa prendere aria alla farfalla. No, è la fila d'attesa per i colloqui. E i portoni sono sempre chiusi. Non so se rendo l'idea.
Quando arrivo, trovo vari tipi di genitori:
-quelli già scoglionati (sigaretta penzoloni, sguardo fisso all'orologio ed espressione che dice più o meno 'Abbattetemi')
-quelli preparati e, malgrado ciò, con l'ansia da prestazione (foglio A4 in mano con scritte tutte le sezioni, tutte le materie e tutti i professori)
-quelli alla Clint Eastwood, i più pericolosi (che ti guardano con livore neanche fossimo nei secondi che precedono uno scambio di fuoco nel Far West. Che ti fissano con occhi socchiusi e l'espressione che recita 'E tu?Ndo cazzo credi di andare? Qui c'è da fare la fila, che te credi? E comunque ci sono prima io')
-e quelli come me (ho constatato dopo che ero la sola) che non hanno capito una beata fava di come funziona, che crede di arrivare e dialogare coi prof e che pensa che tutta quella gente non sia altro che una gita di studiosi francesi venuti a visitare la scuola.
Mi ci è voluto un po' per capire la cosa. Per 'colloquiare' tu devi:
Leggere per prima cosa i fogli che le bidelle affiggono sui muri. Lì ci sono scritti in che aule sono i 'tuoi' prof. Dopodiché correre (ma correre forte) verso quelle aule, sguainare la penna come Sandokan sguaina la scimitarra e segnarti. Poi correre di nuovo (più veloce della luce) verso l'altra aula e Shuiffttt!! estrarre di nuovo la penna e segnarti pure qua. E ancora correre (verso l'infinito e oltre!) a un' altra aula e ancora firmare (che nemmeno in dieci anni di cambiali) pure qua. Praticamente corri sempre con la penna in mano, un misto di fanatica in cerca di autografi vip e postino delle undici che ti deve consegnare una raccomandata. Nel frattempo (visto che tutti stanno facendo come te) puoi giocare sporco, tipo entrare a gamba tesa su quella davanti a te, dare una gomitata a quella dietro, urlare “Guardate là!C'è Brad Pitt nudo!” e mentre si distraggono sorpassarne tre o quattro, o fingere un malore e accasciarsi a terra per poi strisciare sui gomiti fino ai piedi del prof. Tutte tattiche. Lecite per giunta. L'alternativa è trovarsi 91° in lista d'attesa. Roba che manco nella peggiore ASL d'Italia. Io su questa cosa, sarà la deviazione professionale in quanto commessa, avrei un'idea. Andiamo col numerino. Arrivi, strappi il numerino dalla macchinetta e il prof da dentro, con l'intonazione del disco del reparto salumeria dell'Ipercoop, ti dice “Riceviamo il numero 34!” La vedrei bene sta cosa. Magari anche con un vassoino di cubetti di mortadella così, già che ci sei, fai pure merenda.
Comunque, non divaghiamo. Eravamo rimasti alla corsa frenetica per segnarsi. E anche qua ci sono i soliti furboni che, anche se arrivano dopo, si segnano sopra di te in due millimetri di spazio con la scusa “Ma non c'era più spazio per farci un segno”. Ecco, il segno te lo farei in fronte con una motosega, tipo cicatrice alla Harry Potter, hai presente? Senza considerare che non è un solo edificio e non è tutto a piano terra. No, sarebbe troppo facile. Devi correre da una parte all'altra delle palazzine, salire e scendere le scale talmente tante volte che ti ritrovi, nel giro di mezz'ora, ad avere due cosce da far invidia a Rummenigge. Parti da casa caruccia e dopo 45 minuti sei sudata, spettinata e leggermente stropicciata come se tu avessi girato 9 settimane e mezzo dietro la veneziana con Mickey Rourke però 'mbriaco. Ma, dopo aver affogato due mamme nel water, rinchiuso una nonna nei bagni della scuola e accoppato tre babbi con lo schienale delle seggioline, finalmente tocca a te. OHHHH!!!Che gioia!Finalmente! Il prof di turno (che non jelafa più perché sei la 87°) ti guarda con un'espressione assente che dice “Chi sono? Dove sono? Cosa ci faccio qui? Ma più che altro, chi minchia è lei?” e cerca di illustrarti l'andamento della creatura. Loro, pore stelle, Santi subito. Con una pazienza che manco Giobbe, parlano, ti informano, suggeriscono, consigliano e sorridono. Sorridono nonostante ci siano fuori 145 persone che si prendono a spintoni e che si ficcano le dita negli occhi come dei bambini all'asilo. Se fino al decimo colloquio tengono botta, man mano la mascella cala, si incurvano le spalle, si appiattisce lo sguardo, si spalanca la bocca in uno sbadiglio e si crea una sorta di caos, di puzzle con pezzi sempre più difficili da incastrare tra loro, fatta di facce, di voci, di babbi, di mamme,di figlioli, di registri da aprire, di voti e rendimenti.
Un caos tipo: “Scusi Prof?”
“Sì, mi dica. Lei è la mamma di...?”
“Sono la bidella, prof. Lavoro qua da 15 anni”
Che poi, come si fa, dico come si fa, a farli tutti? Non c'è verso. Se sei qui, non sei là. E se sei là, non sei qui. O ti cloni. O ti porti tua sorella gemella. O ti prepari un cartonato a tua immagine e somiglianza e lo lasci a tenerti il posto (altrimenti te lo soffiano). O addestri nei mesi addietro un barboncino che ascolterà e ti ripeterà tutto a gesti una volta tornati a casa. O sennò semplicemente gnaàfai. Gnaàfai proprio. Ne fai alcuni scegliendo dei criteri tipo: la strada più corta, quello con meno gente, quello più vicino al bagno (fa sempre comodo quando l'attesa è lunga) o sennò il buon vecchio sistema dell'Ambarabà Ciccì e coccò, tre civette sul comò.
Qualcuno però devo dire che ha giocato d'astuzia (l'esperienza insegna) e si è organizzato con il pulmino. Il pulmino di parenti. Intere famiglie dislocate nelle varie aule:in 1D c'era la mamma, in 2E il babbo, in 3C la nonna e così via. Un parentado da far invidia a un matrimonio. In un'ora fanno tutto. La sera si ritrovano a cena e tirano le somme. Questa è genialità, non c'è niente da dire. Okay, potrebbero esserci inconvenienti tipo “Bravo!Mi ha detto la prof di francese che vai forte!”
“Nonno, io faccio spagnolo. Con chi minchia hai parlato?”
Ecco, un consiglio: magari il nonno 89enne lasciatelo a casa.
Poi ci sono quelli auanti, auanti una cifra. Quelli abituati al gioco, alle scommesse, ai soldi. Ho sentito un uomo che, guardando la sua 45° postazione, ha chiesto alla titolare della 12° “Quanto vuole per il suo posto? Spari una cifra” Qui si va al sodo, mica stiamo a pettinà lo scovolino del cesso.
Però in questa giornata ho imparato un sacco di cose e ho cercato di trarre una morale da tutto 'sto marasma:
La mattina del colloquio, una mamma si sveglia e sa che deve correre più in fretta degli altri sennò il prof manco la caga. La mattina del colloquio, un professore si sveglia e sa che deve correre più in fretta della mamma, per evitarla. Quando sorge il sole, non importa se sei mamma o professore, l'importante è che tu corra senza inciampare. Perché per arrivare prima, oggi, mi sono anche piantata in una porta.
sabato 14 aprile 2012
Gita di Pasquetta con orgoglio e pregiudizio
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