giovedì 31 maggio 2012

LETTERA APERTA ALL'UOMO MEDIO


Tu uomo, ascolta me.Questo post ti tornerà utile.
Parliamo di donne, ti va?
Ma levati quell'espressione dalla faccia, non parliamo di donne in quel senso lì.
Sono qui per illustrarti una cosa, per renderti partecipe di un evento con il quale avrai a che fare:
la sindrome premestruale.
No no, non mi sto sbagliando, è proprio con te che ne voglio parlare, le donne sanno già cosa le aspetta, tu no. Tu ne sarai la vittima passiva.
Ora siediti. Mettiti comodo che c'ho da dirti due cose.
Devi sapere, caro il mio uomo, che la donna, qualsiasi donna, in quel periodo lì si trasforma che manco il Dottor Jekyll e Mister Hyde.
Non è una donna, è un raccoglitore di malessere psico fisico che un uomo non arriverà mai a capire.Forse arrivate a capirlo solo quando la vostra squadra del cuore si becca una tripletta durante una partita per non retrocedere.
Ora ti spiego, partiamo dal fisico, okay?
A livello fisico ci sono dei cambiamenti notevoli, che magari possono renderti anche felice: si gonfiano le tette. Ma per davvero. Pensa che in quei giorni lì, sembra le abbia anch'io, per dire.
E tu ti immagini di approfittare di tutto sto bendiddio che la tua compagna offre, ma ti va male. E' come se tu fossi dentro un negozio di cristallerie, tutto è bello, tutto è luccicante, ma sul petto della tua compagna campeggia una bella insegna luminosa: Guardare ma non toccare. Perché sì, son belle, ma son doloranti e gonfie come gavettoni. Sembra scoppino da un momento all'altro. Ogni sussulto, tipo una serie di saltelli in palestra, possono essere piacevoli come una gastroscopia.
Dalla tua espressione vedo che non riesci pienamente a capire. Dici che esageriamo? Aspetta, ti faccio un esempio: prova a immaginare i tuoi gioielli di famiglia infiammati e incastonati in un collier, prova a immaginare un calore diffuso proprio alle tue di sfere, prova a immaginare che ad ogni saltello qualcuno te le strizzasse come mollica per fare le polpette.Male eh? Bhè più o meno è così.
E poi la pancia, che gonfia, che si modifica. Che se fino a tre giorni fa era piatta come la gazzetta dello sport, oggi, a cinque giorni dal ciclo, pare che tu ti sia mangiata un cocomero intero. Così. Dall'oggi al domani. E se vedi la tua compagna fanculizzare la Marcuzzi e tutti i suoi yogurt, lasciala stare, con qualcuno si deve pur sfogare. Perché noi gonfiamo. (Perché noi valiamo lo dicono solo quelle fighe in tivù). La donna normale a cinque giorni dal ciclo gonfia come una zampogna, ritiene più liquidi di un cammello sahariano, e c'ha la pancia come vuoi uomini prima di fare un rutto. Ecco, a voi passa con la digestione, a noi ci vogliono minimo dieci giorni. E ti dirò di più, caro il mio uomo. In quei giorni lì devi evitare frasi che potrebbero farti ritrovare in breve tempo sulla cronaca nera dei quotidiani, in quanto vittima di una moglie furiosa, tipo:
*“Ma ti sei ingrassata?” La probabilità che tua moglie ti pianti un mattarello tra una tempia e l'altra tipo le viti di Frankestein, è molto alta. Perché, se tu non lo sapessi, in fase premestruale, si possono prendere fino a due kg.Se ti va bene.
*“Perché stasera non ti metti quel bel vestitino attillato che ti sta tanto bene?” Questa evitala. Lo dico per il tuo bene. Tua moglie prima ti fanculizza con triplo carpiato dandoti dell'orbo, poi ti risponderà a denti stretti che il vestito è in tintoria. La verità è che in quel vestito, in quei giorni lì, non c'entriamo, okay? Tira troppo, ti fa l'effetto Laura Pausini coi pantaloni in pelle, ti fa l'effetto lucido tipo foca bagnata, la zip chiede pietà e alla fine non si chiude comunque, chiaro?
*“Ti è spuntato un neo?” Anche questa, tu uomo medio che non vedi manco un paio di pantofole davanti agli occhi e chiedi ancora dopo dieci anni dove sono le mutande, non la fare. Perché è pericoloso.E non si capisce per quale motivo non vedi mai una minchia e in quei giorni lì scopri anche un pelo superfluo albino. Quello che a te pare un neo, è un brufolo con una betoniera di correttore sopra per nasconderlo, va bene? Magari fosse un neo. In fase preciclo anche la pelle ne risente, sfoggiando brufoletti che nemmeno sulla fronte di un adolescente che si chiude in bagno. Quindi evita di fare domande che potrebbero costarti la vita.
Ora ti vedo parecchio interessato, quindi continuo giusto per finire il quadro.
Parliamo a livello psicologico, va bene?
Okay, tu credi di avere davanti a te una donna. In realtà è una iena. Nella fase premestruale, complice la trasformazione fisica, è simpatica e amorevole come un' emorroide. Non a caso, in quei giorni lì, sta sul culo a parecchi. Ma non è colpa nostra, sono gli ormoni che ci giocano un brutto scherzo. Quello che nei restanti giorni ci sembra un sorriso cordiale, in fase pre diventa un pretesto per farci dire “Mi stai provocando?Ce l'hai con me? Vuoi che ti dia un cinquino in fronte?”
Quel vecchietto che ci attraversa tutte le mattine la strada e che ci fa sorridere per la sua claudicante lentezza , in fase pre lo metteremmo sotto, per poi fare marcia indietro per spiaccicargli il salvavitaBeghelli.
Il tuo approccio amoroso, che viene accolto positivamente nove volte su dieci, in fase pre viene rinviato a data da destinarsi. Cioè, non solo non la puoi toccà, ma non ne puoi nemmeno parlà. A cuccia. Buono. Biscottino se ti va bene. La voglia di fare sesso in questa fase è pari alla tua voglia di farti fare la ceretta ai polpacci. Capito il concetto?
Per ironia della sorte, l'apice della voglia matta, tocca dei livelli altissimi proprio durante il ciclo, dove a dare retta, una donna ti sbatterebbe al muro un minuto sì e uno anche. Roba da coraggiose.
E' come se fossimo state tirate con un elastico per poi lasciate andare improvvisamente. E più è dura e in tiro la fase pre, più lo slancio sarà fortissimo. Quindi non lamentarti che ti va pure di culo.Sii solo paziente.
E la donna tornerà a sorridere. Perché per quasi cinque giorni ha nell'ordine:
ululato
abbaiato
ringhiato
e pianto.
Sì, perché leviamo gli ormeggi alle lacrime, siamo piagnone, roba che potremmo commuoverci per la pubblicità del cono algida. Potremmo arrivare a versare copiose lacrime guardando la scena dell'ennesimo matrimonio tra Brooke e Ridge, potremmo arrivare a sussultare di singhiozzi per l'ennesima vittima della signora in giallo, potremmo non trovare ragione di proseguire la nostra vita senza prima aver trovato una cazzo di zattera per salvare Jack in Titanic. Perdiamo proprio la misura.Ma non è colpa nostra, sono gli ormoni, caro mio. Siamo loro vittime, ci sconquassano, ci dilaniano, ci ingrassano, ci traviano, ci gonfiano e ci rompono.
Quindi, caro il mio uomo di ogni età, che ti appresti a intraprendere una vita a due con una donna, sappi che ti aspetta tutto ciò. Almeno per una settimanetta.
Ripeto: sii paziente, ma tanto, quasi quanto noi. Che guarda, saremo anche rompicoglioni una settimana al mese, ma poi passa.
Perché a noi, passa ;-)





mercoledì 30 maggio 2012

Vi spalanco la porta della mia cucina





Allora, premesso che non ve ne po' fregà de meno, vado a spalancarvi la porta della mia cucina. Ora, dopo sta notizia, potete cambiare canale.
Per quelli che rimangono ( e che mi hanno chiesto fino ad oggi, FACCELA VEDE') vado ad esclamare: ALLELUIA!!!
Alleluia perché 'almeno' la cucina dovrebbe e dico dovrebbe essere a posto. Dopo l'arrivo di Nello, mancavano le tende, che ho comprato dopo sei mesi perché io di gusti non è che sono difficile,ma se ho in mente una cosa, finché non la trovo, mica mi adatto a qualcos'altro. Vi pare? Troppo facile. E allora gira che ti rigira ho trovato sta bella stoffina:

So io cucire delle tende? Macchè. E allora è venuta mammà, un po' di settimane fa, a cucire le tende nuove sotto le mie direttive. Ma secondo voi, domando, io mi posso fermare solo alle tende? L'idea era di  creare un ambiente che si richiamasse a suon di colori. Questa volta ho scelto il lillà. M'è presa sta fissa col color lavanda che non potete capì. Anche per la lavanda, ovvio. Non chiedetemi perché.
Per prima cosa ho fatto cucire la tenda della dispensa. Potevo metterci un soffietto, una porta  a vetro o anche nulla, ma io adoro le tende di stoffina in cucina, soprattutto se sono anche d'arredo. E' moooolto semplice.


 
I mazzi di lavanda sopra la tenda sono veri, acquistati in Cornovaglia in un negozio dove, se Andrea non mi trascina via, ci avrei lasciato pure le mutande.Invece la presina e il canovaccio tono su tono l'ho presi al mercatino spendendo una cifra da capogiro. Credo di non essere arrivata ai quattro euro.
Il tavolino a scomparsa è una cosa che non mi annoierò mai di consigliare. Per chi come me ha poco spazio di lavoro, questo tipo di tavolo è una manna dal cielo. Chiuso quando non serve (e acquisti spazio) e aperto quando hai necessità di un piano d'appoggio. In questo caso il mio è proprio davanti al forno, quindi appena sforno, sbatto sul tavolo. Per questioni di spazio mi son procurata anche una bilancia da muro. Nella foto sopra quasi scompare, in questa sotto eccoallà che è aperta. Si è capito che è il mio angolo da lavoro culinario?


Visto che la tenda era venuta semplice ed è stata facile facile, la mia mente bacata ha partorito l'idea di fare le tendine anche dentro le vetrinette. Vetrinette che non erano predisposte alle tendine, ovvio. Ma con l'ingegno si arriva a tutto. Anche qui mia madre non è dovuta impazzire troppo, ma l'effetto finale mi garba una cifra. Tutto sul lillà, azzurrino, rosino...tipo asilo, ecco.
Ho finito? Mannò! Ho fatto cucire delle piccole gale di stoffa lillà pure in fondo alla tenda della porta del cucinotto. Proprio poca roba per non appesantire, corredata da una delicata mantovana sempre in tinta.

Ma qui viene il bello. C'ho messo del mio. Guardate sto cuscino?
Guardate sto lampadario? 

 Chi ha cucito tutto ciò??? Braviiiii!!!E senza nemmeno accendere un cero! Dopo aver visto mamma guidare la sua macchina  che manco Alonso in pista, mi son detta "Ce la posso fare". Vi ricordate quando vi ho detto dell'acquisto della macchina da cucire? Questi sono i primi lavoretti.
Sì, okay, non ci vuole granché, ma per me che infilo l'ago con la lente è già qualcosa, no?
No? Evabbè.
Insomma, l'effetto finale è una cucina un po' colorata, (il resto della sala da pranzo magari un'altra volta, qui un accenno):







Non so se avete notato, ma amo le cose appese.E anche il rame. Che si vede? Naaaaaaaaaaaaa!!!
Domande?
P.S. C'è chi mi ha detto:
"C'è più roba qua che in un negozio"
"Pare di essere nella cucina di Topolino"
"In questa casa c'è positività"
Il lillà è il segreto. Il lillà è positivo, cistagnentedafà.
Come me la canto e me la suono da sola, nessuno mai.



lunedì 28 maggio 2012

E tu ce l'hai un' Isabella?


“Non ci credo!”
“Maddaiiiiii!!!”
Bacio. Bacio.
“Ma guarda teeee!!Quanti anni sono passati?”
“Tanti!”
“Te lo dico io. Venti!”
E sì, son passati vent'anni e chi ti rivedo? Isabella. No, ma è uguale. Oddio, quasi uguale. Ora è magrissima, capello corto sbarazzino, due buchi per ogni orecchio, e meno tette di me (evviva!) Per dirvi su cosa mi soffermo... ma Dio come sono contenta di rivederla!Dai, pare ieri che sgambettavamo in palestra.
“Ma che fai te ora?”
“Oh, lavoro per la ditta del mio babbo.Prima mi ha fatto laureare, poi m'ha voluto con se. Lo sai no, com'era il mio babbo. Ma dimmi, te che fai ora?”
“Cosa facevo vent'anni fa? La commessa. Anche adesso, praticamente non ho mai smesso. Fedele alla professione, ah ah ah!!”
Che cazzo c'ho da ride non lo so manco io.
“Brava!Spostiamoci un po' che qui c'è casino”
In effetti siamo in una piazza gremita di gente, c'è uno col microfono che fa fischiare le casse, bambini di ogni età in ogni dove e nonne sull'orlo di una crisi di nervi.
“Insomma” prosegue lei “se ci siamo riconosciute vuol dire che non siamo cambiate molto, no?”
“Eh già, raccontiamocelo, và”
Ora arriva. No, perché poi i discorsi finiscono e ci si arriva. E lei non lo sa, potrebbe schiattare qui su questa piazza, pora Isabella.
“Oddio, guarda, io non ho più rivisto nessuno. Te?”
“No, io qualcuno. Ma come stai bene mora!”
“Hai visto? Volevo cambiare”
Arriva. Arriva.
“Ma dimmi un po'...come mai sei qui? Hai figli dunque”
Fuochino.
“Sì, una. Fa la prima media”
“La prima media?? Mammamia, hai iniziato presto eh? Io mi son lasciata dopo undici anni di fidanzamento. Ma sto bene. Ora sto bene”
Ecco ecco, ci siamo.
“Ottimo. Ti vedo che stai bene, guardati lì”
“Sei sola?”
Eccoallà. “Sì, ma sta per arrivare mio marito.Indovina chi è”
“Bho!E che ne so! Ti vedo dopo vent'anni!”
“Andrea. Quell'Andrea
Lei fa quell'espressione ganza di strabuzzare gli occhi e spingere le spalle in avanti.
“Non ci credo!”
“Credici”
“Madonnaaaa!!Bravi!Di questi tempi con tutte le...coppie...bla bla bla...lasciati....bla bla bla...matrimonio...bla bla bla...diventare mamma...bla bla bla....”
Io mica la ascolto. C'ho un flash back che mi catapulta in una luminosissima palestra. E la vedo. Anzi li vedo. Prima lei, che lamentosa come una mocciosa di tre anni, zoppica verso la panchina.
Fa le smorfie mentre i riccioli biondi, sfuggiti dalle mollette, le incorniciano il viso (argh!) grazioso.
Poi vedo lui. Quello che diventerà il Santo. “Problemi?” le domanda posando un pallone nella cesta.
“Credo di essermi stirata...”
Certo, come no.
“Addirittura” Lui si avvicina alla panchina, dove lei si è distesa languidamente, manco aspettasse il Botticelli per un ritratto.
“Fammi vedere. Dov'è che ti fa male?”
“Qui...uh!!” lei sospira e si lamenta come se stesse girando un film porno.
Questo è troppo. Okay, io e il coach non stiamo insieme, ma siamo nella fase del “Fatti i cazzi tuoi”, forse ci piacciamo, forse no, è da vedere e verificare, però diciamo che l'ho prenotato, okay?
Cioè, se una cosa la prenoto, vuol dire che mi piace e che prima o poi me la prendo. Vatti a cercare altra mercanzia, santoiddio!
“Mi ci vorrebbe un massaggio credo...no?”
“Vediamo. Tira su la tuta”
Non li posso vedere. Lei sdraiata sulla panchina col respiro sincopato mentre lui, con mezzo busto sopra di lei, le massaggia un polpaccio regalandole un sorriso rassicurante. E' sempre stato un signore. E più lui la tocca, più lei si lamenta. Ma mica di dolore.
“Qui...qui...uhh!...ahhh!..”
Ora vado lì e le do una testata. I suoi riccioli biondi glieli tatuo in fronte, poi vedi come è sempre pettinata.
“Non è uno strappo” lui si muove sicuro sul suo polpaccio, le mani e i muscoli delle braccia che si tendono ad ogni movimento “No, non è uno strappo...”
Infatti. Uno strappo se vuole glielo faccio vedere io. Le strapperei le unghie con le pinzette una ad una. E lì non ti possono mica massaggiare.
“...sarai affaticata.”
Mentre lui massaggia, lei, come me, segue i suoi muscoli e i suoi movimenti e poi, audace, poggia la sua mano sul suo avambraccio sussurrando “Più piano...ahh!...mi fai male...”
Questo è troppo.
“Ehy mister!Qua ci ghiacciamo!Possiamo dire BASTA al riscaldamento?”
“No. Tre serie di trenta addominali”
“Ma non HAI finito?”
“No, che non ho finito” lui mi guarda e scorgo un lampo malizioso nei suoi occhi.
Ricordo di averne fatte 120 di addominali, con una verve allucinante. Sembravo dopata. Come sembravo dopata tutte le volte che lei si strappava. Quando una contrattura a una spalla, quando alla coscia, quando alla caviglia, e quel bisogno impellente del massaggino. Praticamente era una chiavica.O faceva finta di esserlo. No, magari lo era, perché era sempre in panchina, mentre io (ammazzarsi di addominali sarà servito a qualcosa, no?) ero titolare. E dove stava lei in panchina? Accanto a lui, te pareva? Aveva un debole, inutile negarlo, ma io non ero gelosa a quel tempo. Oh no. L'avrei impiccata con la rete da pallavolo, ma così, per scherzo.
“....bla bla bla...invece mia sorella tre gemelli...bla bla bla...”
Che cazzo sta dicendo?
“....bla bla bla....ma il marito l'aiuta...bla bla bla...ma Andrea non c'è?”
Alt. Ha detto Andrea?
Di colpo c'è di nuovo lei, davanti a me. Dio, com'è cambiata! Però è sempre bellina. E ha sempre quell'aria da finta tonta, che però adesso le dona. Davvero.
“Andrea? Sì, dovrebbe essere qui tra una mezz'oretta. Tempo di uscire dal lavoro.”
“Mi farebbe piacere rivederlo!”
Ettecredo.
“Se ci perdiamo di vista, cercami così lo saluto!”
“Certo. Come no. Te lo mando, guarda!” Anzi, gli un TomTom così ti trova meglio.
“Allora dai, vado che ho lasciato il gruppo di amici, ma guarda, sono lì” Bacio bacio.
“Isa, mi ha fatto troppo piacere rivederti!Davvero.”
Ecco. Vent'anni fa ho rischiato di affogarla sotto la doccia, oggi no. Le avrei voluto chiedere se è campata meglio con tutti quei massaggi, ma poi mica avrebbe capito. Perché la gelosia era di allora, perché anche lei aveva vent'anni e gli ormoni le schizzavano fuori dai pori, perché ora sarebbe veramente sciocco (ma come parlo?) essere gelosa di una cosa del genere, non è nemmeno una ex.Vojo dì, cerchiamo di non essere ridicole.La gelosia ossessiva, fatta di scenate e rinfacciamenti del passato, è una cosa che non mi appartiene.
Però quando il Santo è arrivato, vestito di scuro, con gli occhiali alla Man in black, col suo incedere sicuro e quell'altezza che fa mezza bellezza, ho cercato lei con gli occhi e ho pensato “Se lo vede, oggigiorno sviene e pretende la respirazione bocca a bocca". Ed è ovvio che solo io lo vedo così, altrimenti non l'avrei sposato. Agli occhi degli altri magari non è tutto sto splendore.Ma alla fine:chi se ne fotte degli altri. Tuttavia  lei potrebbe avere i  miei stessi gusti, come vent'anni fa. E quindi ero tentata di scarruffare il Santo, obbligarlo a indossare delle pantofole, una maglietta sdrucita e fargli bere una betoniera di birra per far sì che gli venisse pure la pancia. Un Homer de noattri, praticamente.Cosa non si fa con la fantasia.
“Ciao amò!Tu sapessi chi c'è!”
“Chi c'è?”
“Isabella!”
“Isabella?” Lo amo quando non si ricorda una beata fava. Soprattutto in questo caso.
“Isabella XXXXX!”
“Dai!”
“Tho!”
“Sta bene?” mi chiede sorridendo e baciandomi sul collo. E sento che ci ride, sul mio collo.
“Vedi questo ombrello?Vuoi che ti dica per filo e per segno dove te lo ficco?”
“Ovvia, ho chiesto se sta bene.”
“Sta bene, sta bene. E non vede l'ora di vederti”
“Immagino” Il Santo alza un po' la testa e si guarda in giro. “L'ho vista!”
“Dove?”
“Laggiù in fondo!...Però!”
“Sempre bellina, vero?”
“Più che bellina. E' meglio ora di vent'anni fa”
“Ora non esagerà!” cos'è sto calore? Mi stanno fumando le orecchie? Accipicchia, dev'essere l'influenza. E' tremenda quest'anno!
“No, davvero. Ma pensa te...bei fianchi...”
“Andrea?” quando lo chiamo col nome di battesimo, farebbe bene a cercarsi un avvocato.
“Sì?”
“Lo sapevo che dovevo prenderla a craniate vent'anni fa. Lo sapevo. E poi dici sempre che sei orbo, e ora la vedi laggiù. Ma dove laggiù?”
“Là, vicino alle scale. Guarda, quarant'anni li porta proprio bene. E che gambe!”
Avvocato divorzista, per la precisione.
Guardo laggiù, vicino alle scale dove dice lui. E vedo una signora, probabilmente una nonna, dai fianchi larghi, con una gonna che le sfiora il ginocchio. E vedo anche le gambe, fasciate da un paio di gambaletti color cammello morto. Sexy abbestia.
“Scemo. Allora non l'hai vista”
“No, e ti pare che la riconoscerei? Andiamo, và!”
Se ero un pesce ero morta da mo'. Perché come abbocco io, non abbocca nessuno.
E voi, ce l'avete un' Isabella da prendere eventualmente a testate?




giovedì 24 maggio 2012

Scones di patate (con l'aiuto del pubblico)







Ci sono giorni in cui ho un po' più di tempo.
Ho detto che ho un po' di tempo? Pietosa bugia.
Insomma, ieri sera, visto che mi erano saltate alcune cose, potevo dedicarmi con calma alla preparazione della cena. E mi è venuta in mente una ricetta che volevo provare tempo fa. Gli scones di patate. Dicono che sia una ricetta scozzese, ganzo no?
Pensando di dare chissà quale notizia, avverto pure il Santo durante la nostra consueta telefonata quotidiana.
“Amò, tu sapessi che cosa faccio stasera!Ti preparo una ricettina nuova nuova scozzese!Non sei contento?”
“Mmh...farò tardi”
“Nooooo!!Perché? Hai qualche intoppo?”
“No, ma trovare un kilt da queste parti è un po' un casino”
Cioè, tu ti prodighi in qualcosa di strano e lui fa il comico. Mi sono aspettata fino alla fine di vederlo sbucare dal giardino vestito alla William Wallace. Che poi si sa, il kilt va indossato senza mutande, quindi figurati se io penso a cucinà. Vojo dì.
Comunque. Mi metto a smanettare al piccì per trovare questa ricetta e trovo una cosa come 56 ricette diverse, più o meno con gli stessi ingredienti, ma con pesi diversi. Sennò pesi uguali ma ingredienti diversi. Sennò stessi ingredienti, stessi pesi, ma cottura diversa. In poche parole:
non c'ho capito un cazzo.
Facendo brevemente un controllo incrociato, moltiplicato per due, con la radice quadrata del risultato, diviso per sette, ambarabà ciccì e coccò, mi rendo conto quali sono gli ingredienti base. Tutto il resto, come direbbe Califano, è noia.
Ok. Ho gli ingredienti in casa.Ed è ottimo, perché non ho assolutamente voglia di uscire.
Però.
Però noto che non viene specificato il tipo di lievito.
Io userei quello di birra, ma mi si dice che non deve lievitare.
Allora userei quello per dolci, ma mi si dice che è piatto salato.
Sto per chiedere la grazia a Padre Pio dallo sconforto, quando la genialata si impossessa di me.
Domando alle mie amiche foodblogger su FB.
Ora. Cioè, pareva una genialata. Ma quelle lì mi hanno fatto impazzire.
Le ho amate alla follia perché pareva che fossero lì ad aspettare me. Tipo le comari con la seggiolina fuori dalla porta, no?
Infatti appena lancio l'SOS si sono sperticate nei consigli.
Alla mia domanda “Per questa ricetta quale lievito devo usare?” si sono prodigate...a prendermi principalmente per il culo. No, ma le amo.
Sandra ed Eleonora cercano di depistarmi suggerendo del lievito per dolci.Io ci casco abbestia e liquidandole con un “Vi amo” sono tentata di chiuderla lì. Ho la soluzione in pugno.
Poi arriva trotterellando SimoPellegrina che mi consiglia quello per piadine.
Piadine? Devo fare degli scones scozzesi, non ci devo mettere dentro la mortadella!
Poi si intrufola con mio grande piacere Anna “Se è un dolce metti quello per dolci, se è salato metti il lievito di birra”
Eccola. La genia. E secondo lei io non ci arrivo? Secondo lei io ho spippolato alla rinfusa mezz'ora per poi chiedere quello che saprebbe anche un bambino? No, ma ditemi voi queste food blogger!
Poi arriva l'altra, Morena “No, guarda, io ci metterei il bicarbonato”
Eccoallà. Se prima avevo un mare di dubbi, ora c'ho un oceano di pensieri sminchiati a riguardo.
Poi le Re Magie del cibo, visto che io continuavo a dire “Vi pregooooo!!Mi state confondendo, che devo mettere allora?” si sono messe a parlare e consultarsi tra di loro. Lì, in mia presenza. E io che seguivo tutta sta conversazione buona buona con i gomiti poggiati al tavolo e lo sguardo sul monitor. A volte alzavo la mano, ma niente, loro continuavano. “Che le facciamo usare?”
“Guarda io userei quello istantaneo”
“No, ma non va bene. Ti ricordi quando l'hai usato per la ricetta della pizza?Eh”
“Ma se ci mettesse il bicarbonato?”
“Ma cosa dici?!Mannò”
e io con la manina alzata “scusate...”
“Guarda, bisogna vedere che ricetta è.”
Niente. Non posso intervenire.
“Ho guardato anch'io, dicono di mettere il cremor tartaro...”
Cremor che? No, bambine, qui non ci siamo. Il solo nome di sta roba mi fa schifo perché mi ricorda il dentista, non cominciamo. Il cremor tartaro lo dai a tua sorella. Ma chi è che inventa sti nomi? Ve prego. Provo a rifiutarmi a non usare sto cremor tartaro “Ma io non vogl...”
Niente. Imperterrite loro. Parli di cibo ed entrano in un'altra dimensione.
“Vediamo che lievito ha...”
e a quel punto mi hanno pure interrogata.
“Che lievito hai?”
Oh, mi hanno chiamato in causa! Sì sono pronta “Ho il...” mi blocco. Non posso fare pubblicità occulta. Cioè non posso dire la marca e allora che posso dire?Mmhh...
“Muoviti!” mi incita Anna “Su su che ho ancora cinque minuti liberi!Lesta!”
Ommioddio! Che ansia! Ma come si fa a cucinà così? Oddio devo fare presto sennò la Anna mi svampa signò. Entro in cabina, indosso le cuffie come al Rischiatutto e provo a indovinare “Ho quello argento, va bene?”
“No!”
“Blu?” ritento.
“No!”
“Marrone, nero, leopardato, che cazzo di colore devo dì? Stiamo giocando a Strega comanda color?”
“Giallo!”
“Rosso!”
Queste non solo danno i numeri, ma sparano colori in modalità minchia.
Anna, stizzita come se stesse parlando con una bambina di tre anni se ne esce con un “Ussignur!Guarda ti mando una foto!” che suonava come “Ora ti faccio un disegnino!”
E sì, l'ha fatto. Ha scattato la foto al lievito e me l'ha sbattuto in bacheca, così, in bella vista. Io, che avevo paura della pubblicità occulta.
“Ci arrestanoooooo!!” Ommioddio. Però ho capito quale lievito devo usare per fare i miei scones di patata.
Non sono inesperta, è che mi disegnano così.
La ricetta l'ho presa QUI, va bene? Non conosco l'autrice, non ho conoscevo il sito. Ho preso tutti gli ingredienti citati, ma la ricetta non è mia, chiaro? Non l'ho inventata io, ci siamo? L'ho presa da questo sito, mi è piaciuta e l'ho rifatta cambiando solo qualcosina, okay? Posso continuare?
Bene.
Ingredienti:
310 gr di farina 0
4 patate medie
30 gr di burro
2 cucchiaini di zucchero
1 uovo sbattuto
185 ml di latte
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
2 cucchiaini di lievito istantaneo per pizze e torte salate
sale e pepe q.b.

Procedimento (facile facile)
Lessate le patate e una volta fredde (ma anche no) schiacciatele a purea.
Aggiungete alla purea lo zucchero, il burro, l'uovo sbattuto, il latte e due cucchiai di parmigiano grattugiato.
Mescolate alla farina il lievito e incorporate il tutto nell'impasto appena fatto.
Lavorate un po' con la forchetta e poi con le mani. Io per esempio ho trasferito tutto sul piano di lavoro. Se è troppo asciutto o troppo liquido aggiustate di latte o farina, Vedete voi.
A questo punto la lavorate come fareste con una palla di pasta per pizza. Quando vi sembra bellina la stendete un po' col mattarello. Ma non troppo, la sfoglia deve essere abbastanza alta, da 1,5 cm a 2. A questo punto, tornando bambini, prendete un bicchiere e fate le formine come all'asilo, creando tanti dischetti, che andrete poi ad adagiare sulla teglia ricoperta dalla carta da forno. A questo punto spennellate con un po' di latte, aggiungete sopra i dischetti una manciatina di parmigiano grattato e infornate a 210/ 220 fino a che non si formeranno dei paninetti dorati.
Noi tra ieri sera e oggi ne abbiamo mangiati 16, secondo voi son buoni?
Inutile dire che questa ricetta e questo post lo dedico alle mie specialose  tutor di ieri, perché senza i loro suggerimenti sul lievito, a quest'ora coi miei scones ci potevi giocare a frisbee.
Grazie bimbe, m'avete fatto morì :-D
Dicevo...per la prossima ricetta...chiedo a voi???







giovedì 17 maggio 2012

Pretty Woman de noattri




“Corri, vieni qua!”
Spesso la mattina al lavoro non mi dicono buongiorno, bensì “Corri, vieni qua!”
Che non va interpretato con “Muoviti vagabonda che non sei altro!” ma quel corri significa sempre tre cose:
o c'hanno da dirmi un pettegolezzo così grosso che rimango con la borsa alla spalla e mi avvio all'armadietto solo mezz'ora dopo.
O c'hanno da prendere una decisione riguardante alcuni accostamenti cromatici: tipo il nuovo colore dei grembiulini, un nuovo colore per la linea di cartellonistica dentro e fuori dal negozio, il colore dei gerani da esporre fuori...
O sennò c'è stata una decisione grande da parte della Capa e io ne devo essere messa al corrente subito.
Qual era secondo voi? La terza. Come no.
“Oh, ma fatemi almeno posare la borsa!”
“No, no stai a sentì. C'abbiamo una cosa grossa tra le mani!”
C'è Rocco Siffredi dietro le marmellate?
“Tu sapessi...” cinguettano tra tutte.
“Oddio, che è? Mi fate preoccupare!”
“Macché!” La mia Capa prende la parola “Simoncina. Una cosa grossa, bella”
“Via, allora dimmelo!”
“C'è una mostra favolosa, grandissima, internazionale, i primi di Giugno...”
“Sì, lo so.Embè?”
“Dove saranno presenti il sindaco, il vicesindaco, l'assessore e più di cinquecento giudici internazionali...”
“Sì, sì, ho presente.Grande evento. E allora?”
“E ci sarà pure un servizio catering per tutto sto bendiddio di persone...”
“E bhè certo, sta gente in quei due giorni lì deve magnà, mi sembra giusto. Mi stai chiedendo se posso venire il sabato perché vuoi andare alla mostra? Tranquilla, ci sono io”
“Idiota. Siamo noi il servizio catering!”
“Ehhhhhhhhhhhh??????” Vojo morì.
“Ti rendi conto? L'organizzazione ha scelto noi come servizio catering.No dico, hai presente?”
“Hai...accettato, vero?”
“Eccome no!E' una bella soddisfazione!Noi laggiù, tra tutto quel parterre!”
Mi sta impazzendo la capa.
“Vabbè, ci dividiamo, voi laggiù, io sto al negozio.Qual è il problema?”
“Non c'è nessun problema”
“Infatti”
“Infatti.Ma io sto al negozio. TE vai laggiù”
Sta scherzando?
“Capa, hai dormito stanotte? No, perché ti vedo un po' confusa. Guardami!Guardami!Guardami!” le urlo in faccia schioccando le dita come un Jucas Casella qualunque “Perché sta cosa? Sei sempre andata te con le tue figlie a queste cerimonie importanti e io sono sempre stata qui, ricordi? Pecché?Pecché tutto ciò?”
“Perché io non ho più l'età. Per ste cose ci vuole gente giovane, dinamica, di bella presenza. Te sei una bella figliola, guarda che bella!”
“Capa, sei un po' paracula, lo sai?”
“Lo so.Ma rimane il fatto che ci vai te”
Ecco. Io non mi sento mica in grado. Cioè, ma mi ci vedete in quel frangente? Non dobbiamo servire ai tavoli, ma solo riempire i bicchieri di chi si avvicinerà al tavolo imbandito, smistare i vassoi, conversare amabilmente mentre esponiamo i prodotti tipici toscani, dare informazioni enogastronomiche e illustrare i vari tipi di vino che presenteremo. No, ma vojo dì. La mia Capa mi dà un casino di fiducia, io mi vedo già spalmata tra una tovaglia e un mazzo di fiori. Ma non è finita. Ci mancherebbe. A metà tra l'essere galvanizzata e demoralizzata mi esce un “Ditemi quello che devo fare, e io lo faccio”
La figlia sommelier prende parola “Facile. Per prima cosa ti insegnerò a stappare il vino con una certa classe”
Fa bene.Perchè io mi intreccio anche solo ad aprire con le forbici un cartone di Cantinello (taverna o cantina, siamo lì). Non vorrei fare un incontro di lotta con una bottiglia, per poi piantare il tappo in fronte al sindaco.Se lui fosse un tipo sveglio, magari, potrebbe agguantarlo al volo tipo il cameriere di Pretty Woman con l'escargot.Voglio dire, checcevò, mi salverebbe un casino l'immagine.
“Non so se ce la faccio”
“Simo, ti prego, sei astemia, non cretina!”
Sull'ultima affermazione non ci giurerei.Comunque lei continua “Poi ti farò avere la scheda dei vini che presenteremo.Sono quattro. Studiateli che se ti chiedono informazioni dobbiamo essere pronte”
Certo. Studierò il vino. Stai a vedè che casino. In effetti mi sento molto Julia Roberts. Tipo quando studia le posate col direttore dell'albergo. Non ci prenderò una mazza. Minimo darò la descrizione del bianco mentre sto versando il rosso.Quasi quasi mi tatuo le informazioni sull'avambraccio, un bignami a pelle, ecco.
“Basta?”
“Certo. Solo sui vini sei un po' carente...”
“Ti ricordo che...”
“...che ti basta mezzo bicchiere di spumante per ubriacarti.Ma sarà facile. Il resto lo sai, non ti manca niente, andremo alla grande...ah! Una cosa: l'abbigliamento”
“Andiamo col tacco 12? Ahahahhahhhahha!!!battutone!Aahhahahhhahhah!!!”
“Sì, col tacco 12”
Manca poco muoio. Mi è andata la saliva di traverso.
“Non starai dicendo sul serio? Vuoi dirmi che devo lasciare queste comode scarpette?” Mi guardo le scarpe con le lacrime agli occhi.
“Sì. Camicetta, pantalone a sigaretta, e tacco 12”
Abbattetemi. Il rischio che io possa inciampare non è più un rischio. E' una certezza. Mi vedo già volare col vassoio delle tartine in mano in mezzo alla sala. O se il tacco mi rimane impigliato nell'orlo della tovaglia? E la tiro via come un numero mal riuscito di un Mago Minchia? E se tracollo con i bicchieri in mano e atterro in braccio all'assessore inzuppandolo che manco il povero Jack nella scena finale del Titanic? Mi vogliono vedere morta, lo so.
Però non possiamo fare altrimenti. Sarà una tortura, ma queste cose hanno anche bisogno di una certa professionalità, una certa presenza ed eleganza. Infatti non capisco come facciano a dirmi che sono la persona giusta. Ah. Forse non hanno alternativa. Poesse.
Comunque.
Io
Vino
Tacco 12
Tre elementi che, se messi insieme, non si sa cosa può succedere. Anzi sì. Una catastrofe.
Staremo a vedere. Fatto sta che il lavoro extra (ben pagato) non si rifiuta mai, soprattutto di questi tempi.
Avrò tempo di riposarmi dopo, quando sarò ricoverata in ospedale.
Perché stare col tacco 12 un giorno intero, ti manda in ortopedia senza passare dal via.
Faccio già le rime da 'mbriaca senza avere ancora le schede del vino sottomano.
Cominciamo bene.
p.s. e sapete per finire che c'è? Che non ci sarà uno straccio di Richard Gere!

martedì 15 maggio 2012

IO FOODBLOGGER?GNAA'FAREI


Guardate sta foto:
Cosa è?
Su Fb (dove pubblico tutte le foto dei miei piatti più riusciti, mica scema) si sono prodigate le mie ciccine a indovinare. Ma non è di questo che volevo parlare.
Qualcuna mi ha detto che anche lei si è data alle torte salate, ultimamente. Ma non è nemmeno di questo che volevo parlare.
La stessa persona, la mia adorata Cinzia, mi ha chiesto la ricetta. E' di questo che voglio parlare.
Darla o non darla? La ricetta dico. (mi immagino già quanta gente arriverà su questo post che parla di cucina digitando su Google darla o non darla? Fantastico)
Io non la do.Almeno non pubblicamente.
Cioè, dopo il post del ciambellone, ho capito che è un casino dare una ricetta. Corri un rischio, hai capito? Perché funziona così:
mettiamo il caso che io vedo la ricetta di una crostata in un forum postata da MissNanettaPink (digitando semplicemente 'Crostata' su Google) Penso 'Oh che bello, la voglio provare!”
La faccio e vi do la ricetta. Ennò! Bisogna citare la fonte.
Vado sul forum. MissNanettaPink è un nickname che non porta da nessuna parte ma è solo il nome che lei ha usato per registrarsi sul forum.
Cito il nome del forum allora. Ennò!Perché magari la titolare, diciamo, della ricetta, si imbatte nelle mie pagine e si incazza pure perché la ricetta è sua, presa dal suo blog e io non l'ho manco menzionata. Allora a me mi verrebbe da telefonare a MissNanettaPink, farle il cazziatone e dirle “Uè bella, per colpa tua mi son presa una risciacquata coi controcazzi. Potevi scriverlo che la ricetta era di Pincopallina?”
E lei mi avrebbe risposto o “Io su un forum, in anonimato, ci scrivo quel che cazzo mi pare”
o “Questa ricetta me l'ha passata un'amica mia, tu che minchia vuoi”
oppure “Non mi ricordo dove l'ho letta,e ci mancherebbe pure rendere conto a te”
Avrebbe torto? Non lo so.
Altro esempio. Mettiamo il caso che StregaCattiva abbia un blog e che sia un'amica mia. Vado da lei, vedo la nostra crostata e mi dico 'oh che bello, la voglio provare'.
La posto sul blog e linko StregaCattiva dicendo che l'ho presa da lei. E ora attenti. Sul suo blog, nella descrizione, lei linka dove l'ha presa, mettiamo Brontolo,
che a sua volta l'ha presa da Dotto,
che a sua volta l'ha presa da Pisolo,
che a sua volta, magari con due modifiche, l'ha presa da Mammolo,
che a sua volta sei mesi fa l'ha presa da Eolo,
che, tho!, mica è sua, l'ha presa da Cucciolo,
che a sua volta, vista la bellezza, l'ha presa da Gongolo,
che a sua volta l'ha presa da Biancaneve,
che l'ha ricevuta in regalo dal Principe, il quale, l'ha inventata lui. Forse.
Ora. Mi chiedo: io per pubblicare sta crostata (che a questo punto, permettetemi, mi sta pure sulle palle) devo andare a ritroso nei link fino a che non trovo da dove nasce? No, ma fatemi capì.
Io linko solo dove l'ho presa, il blog che m'ha ispirato e questo deve bastare. Almeno credo. Senza parlare poi dell'affetto, dell' amicizia, empatia, simpatia, e chi più ne ha più ne metta, che mi lega a StregaCattiva. Se vado nel suo blog, evidentemente lo seguo e ci sono affezionata, inutile dirlo. Quindi ci tengo a linkare il suo blog piuttosto che linkare il Principe Azzurro che manco conosco. Dico bene?
Altro esempio.
Vedo mia madre “Ho fatto un dolce oggi magnifico!Una crostata. Questa è la ricetta” prendo in mano il foglietto che mi porge “Mmh.. dev'essere buona. Chi t'ha dato sta ricetta, mà?” domanda che non faccio mai, ma tant'è. 
“Me l'ha data Fiorella, che l'ha presa da un libro di cucina”
Il libro di cucina in questione è quello da poco pubblicato da una foodblogger. E IO NON LO SO. Semplicemente, nel mio essere 87 metri sopra il cielo (altro che Moccia) con la testa tra le nuvole, io non lo so. Perché magari mi interesso di altro, perché magari mi è sfuggito, perché magari, nonostante le tante copie vendute, a me non sei arrivata. Io non ti conosco.E  non posso saperlo, perché pure la signora Fiorella  conosco a malapena. Ricordo solo che aveva un figlio piuttosto figo, a dir la verità.
Per farla breve questa foodblogger arriva, non si sa come sulle mie pagine, e mi fa il cazziatone perché non l'ho menzionata. Perché la ricetta di questa cazzo di crostata è, giustamente, sua. Ed è inutile che io mi spertichi a dire che la ricetta me l'ha data mia madre,
che a sua volta l'ha presa da Fiorella,
che a sua volta ha ricevuto in regalo questo libro per la festa della mamma dal figlio figo. E se le chiedi il nome dell'autore, a meno che non sia la Clerici, nemmeno se lo ricorda.
Agli occhi dell'autore però, e a quelli che magari passano da questo blog, io sono semplicemente una ladra.
Perché per me sarebbe semplice e veritiero dire “Questa ricetta me l'ha data mia mamma!” ma sentite come suona falsa e paracula anche se fosse la verità?
E badiamo bene, che tutta sta gente che ho menzionato sopra, non ha idea di cosa sia internet, di cosa sia una foodblogger, e di tutto sto cucuzzaro.
Facciamo un altro esempio.
Io sono in sala d'attesa del dentista (che saluto, ciao!) sfoglio distrattamente una rivista mentre aspetto il mio turno, ci siamo? Vedo la ricetta di questa minchia di crostata, la leggo attentamente, decido che mi piace, prendo foglio e penna (immancabili nella mia borsa) mi appunto gli ingredienti e non mi curo assolutamente dell'autore (che in questo caso chiameremo Signora Giovanna da Forlì). Sapete no, come vanno queste cose. Quelle riviste dove puoi mandare la tua ricetta della settimana. Roba che potrebbero fare le nostre mamme, le massaie, gente comune che manda le ricette con la fotina, quelle cose carine insomma.
Ma ritorniamo a noi.
Chiaravattelapesca (che ha un blog di cucina e che io non conosco ) compra sto giornale, rimane incantata come me dalla crostata della Signora Giovanna da Forlì e decide prima di cucinarla e poi postarla subito , magari citando pure la rivista. Oppure no, non è tenuta a farlo.
A me, in una giornata uggiosa di pioggia, mi viene in mente che potrei fare quella stronza di crostata, che ho letto quel giorno in sala d'aspetto del dentista e prendendo i miei appunti (stropicciati e dimenticati sotto il vuotatasche) mi metto all'opera e poi la posto sul blog. Magari cito il giornale.Oppure no, non sono tenuta a farlo. D'altronde la rivista non l'ho più nemmeno sottomano. La ricetta l'ho solo parzialmente ricostruita nella mia testa.
Ma.
Ovviamente l'ho postata 'dopo' Chiaravattelapesca, che se si imbatte per caso nel mio post, che mi fa? Bravi, il cazziatone. Perché io potrei averla presa da lei e non averla menzionata. Ed è inutile che io mi spertichi a dire che l'ho vista su una rivista, dal dentista (e ti fo' pure la rima) e che l'ho postata solo perché mi è tornata a mente e che lei manco la conosco. Non sarei credibile, a quanto pare. E se lei, in privato o in pubblico mi chiedesse “L'hai presa su una rivista? E quale?Vediamo un po'?” io non saprei risponderle. Perché non solo non mi ricorderei la rivista anche se integra, ma spesso le riviste nelle sale d'aspetto sono pure senza copertina e tutte sminchiate. Quindi balbetterei un “...mmmh.. non lo so... forse Grazia...o Graziella...o Graziealcazzo...donna moder...non mi ricordo” Quindi facile dire “L'ho presa da una rivista” ma se poi non ti ricordi quale, la tua affermazione perde forza e credibilità,anche se in questo caso è la pura verità.
Senza contare che (colpo di scena siore e siori!) magari la Signora Giovanna da Forlì non ha un blog ma li segue, si imbatte nel mio e mi fa il cazziatone.
Oppure che la figlia Margherita (rullo di tamburi) è una che bazzica sui blog, si imbatte nel mio, riconosce la crostata della madre e che mi fa? Bravi, il cazziatone, perché io non ho menzionato un'emerita fava.
In tutto questo pappiè però c'è un errore di fondo: che pochi si imbattono nel mio blog, quindi magari il rischio è veramente molto basso.
Comunque. Io voglio capire come funziona sta cosa. Mettiamoci che sono dura, mettiamoci che mi sono scontrata in maniera amorevole con questi episodi, mettiamoci che ne sento parlare in giro, mettiamoci che vedo le mie adorate foodblogger (cosa farei senza di loro) postare ricette bellissime con molta sicurezza. Mettiamoci che vorrei avere solo un pizzico della loro abilità, non solo nel cucinare ma nell'esporre in maniera così meticolosa e precisa i loro testi.
Mettiamoci che se io devo fa' tutta sta trafila, mi passa la voglia.
Mettiamoci che se qualcuno me lo spiega gliene sarei molto grato. Perché io la questione la vedrei come vedo la vita: tanto facile.
Vi prego, oh voi del mestiere, illuminatemi d'immenso.
Vi è mai capitato?
Cosa ne pensate?
Ho detto na cazzata?
E' più facile a farsi che a dirsi?
Si rischia la galera? Oltre a sentirsi urlare nelle orecchie “La ricetta e miaaaaaaa!!!”
Quando è che si attribuisce la paternità a una ricetta?
Insomma, se voglio pubblicare una ricetta a Natale, devo iniziare le ricerche ad Agosto?
No perché già son rincoglionita, ma qua ci perdo il cervello.
Per finire dico due cose.Primo: gli esempi sopra citati sono appunto esempi e quindi frutto della mia fantasia e mente malata. Sono ipotesi. Cose che potrebbero accadere o che magari sono accadute a qualcuna di voi.
Secondo: la ricetta della foto sopra, mica la volete vero? Perché mi mettete in difficoltà, sappiatelo.
Terzo: grazie del vostro eventuale contributo. Mi renderete la vita più facile.

p.s. Erano tre le cose. Tre.



giovedì 10 maggio 2012

Dieci cose Super (ma quando mai)


Ore 22.40.
Ecco, lo sapevo. Mi ritrovo a scrivere questo post in un orario in cui in genere sono tra le braccia di Morfeo. Che io, ovviamente, immagino gnocco tipo modello californiano, ma se sono a sognà allora lo faccio bene.
Dicevo. Mi ritrovo a scrivere un post a quest'ora perché ho ricevuto una sorta di invito dalla dolcissima Chiaraluce, al quale ho risposto “Tesò, ma io mica ce la faccio”. Il mio 'mica ce la faccio' era come un'offerta 2x1. Valeva per: non faccio in tempo per oggi.
Ma più che altro: non ce la faccio a trattare il tema dell'iniziativa.

Perché oggi è partito il 10coseSuper.
Mentre io, leggendo di cosa si trattava, sono solo partita di cervello. In maniera anche super, se vogliamo.
L'idea nasce per descrivere in dieci punti tutte le cose in cui noi mamme/donne ci sentiamo super.
Cioè, vojo dì, ma vi immaginate?
Questa cosa è il contrario del mio costante minchiapensiero. Io Super? Ma quando mai. Sono talmente super che invece di star qui a scribacchiare dovrei cercarmi una badante da quanto sono rincoglionita.
Comunque, veniamo a noi. L'iniziativa è talmente caruccia, lodevole e curiosa che ho deciso di partecipare.E mi ci metto ora perché sono in fase “Oddiooooo!!!Ho paura di non fare in tempo!E ora?Aaahhhhh!!!” (non solo ho bisogno di una badante, ma anche di uno psichiatra bravo)
Nei primi cinque punti devo descrivere le cose in cui sono Super secondo gli altri, praticamente i complimenti che mi vengono rivolti.
Okay, le so!
…..
ehm...
..bhè...
ah sì, mi hanno detto che c'ho un culo super!Me l'ha detto il muratore che costruiva davanti a casa mia.Sì, okay avevo vent'anni, all'epoca.Sì, e avevo pure gli hot pants quel giorno. Ah. Non vale. Le cose di ora devo dire.
Oh bhè, adesso non ho un culo Super. Ho un super culo ad avere un marito come il Santo. Ecco, quello magari sì.
Siamo a una? Dio, che fatica!Gnapossofà.
La due:
….
huf...
ma non possiamo cambiare due regole? Proprio Super devo essere? Cioè, mi restano nove punti, come diavolo faccio?
...uufff!!...ecco la due...ci sono!Mi dicono che sono Super a fare le foto.
Maddechè, sono orbe loro!Ma ti pare che so fare le foto?Che per trovare il tastino per togliere il flash c'ho messo dieci giorni.
La tre (mi sento molto Mike Bongiorno.Pace all'anima sua, porello)
La tre. La tre. Mi dicono che sono Super...Super rinco!Sìììì!Guardate non pare, ma è un complimento!Rido dalla mattina alla sera, se non vuol dire essere rinco questo, allora cosa lo è?
La quattro.Vediamo...oh sì, mi dicono che sono una Super creativa. Creativa. Che parolone. Assemblo due assi che paro Geppetto, ti monto un mobile che manco un operaio dell'Ikea, preparo la calcina, dipingo, disegno, ricamo, cucio (cucio!) shabbo, sniffo,faccio decoupage, sturo lavandini, cambio lampadine, ma non so parcheggiare. E questo è un casino.
La cinque.
Oh...mumble mumble. Che sono Super tettona.
Ci siete cascati? Questo è quello che vorrei sentirmi dire, invece mi ritrovo due pomelli di comodino al posto delle tette. Che sono Super ironica, allora, perché ci scherzo su.Sì, sì.
(Ragà, non sono super ironica, ci scherzo sopra per non piangere.E' diverso. L'alternativa è prendersi a mazzate le gengive ogni volta che mi provo un reggiseno. Soffrirei meno)
Finito!
Ah, no. Le altre cinque. Ma cosa mi è saltato in mente? Dovevo essere tra le braccia di Morfeo!
In questi altri cinque punti devo elencare le cinque cose nelle quali IO mi sento Super.
In nessuna.
Finito.
...Uff..
Okay. La prima. Mi sento Super per quanto riguarda...oh bhè...non so se lo posso dire...ma vista l'ora forse sì. Bhè...sono Super nel lancio della mutanda. Come le lancio io, nessuna. Le lancio e finiscono nel water dieci volte su dieci. O provateci voi!
La seconda.
Sono Super ad accudire la casa. Ma come mi riesce!Da sola, eh? Senza l'aiuto di nessuno, perché a me piace prendermi cura delle mura domestiche. Lavo i piatti, stiro i panni, rassetto le camere, sprimaccio i cuscini, spolvero i mobili...e lo faccio sempre. A volte quando sono un po' stanca magari non seguo questo ordine nel senso che lavo i mobili, stiro la gatta, spolvero il Santo, sprimaccio Alice, rassetto mia suocera...
La terza. Sono Super a … a...indovinare i nomi!Come facevo a dimenticarlo? Sono fantastica! Tipo “Tu devi essere Viola!”
“Veramente mi chiamo Margherita”
“Vabbè, sempre in un prato stai” (successo veramente. Ndr)
La quarta. Sono Super a... oh bhè, a indovinare il tempo del giorno dopo. Altro che meteo!Altro che tiggì. Basta consultare me, sono meglio di Bernacca!Mica perché ho studiato, macchè. Se oggi sto curva come una zucchina dal mal di schiena, stai sicura che domani piove.Se invece la cervicale non mi dà tregua, tira via i gerani perché domani grandina.Se mi balla l'occhio ci sarà nebbia. Se invece azzecco un congiuntivo nevica.
La quinta.
La. Quinta. E ultima.
L'ultima.
U-l-t-i-m-a-
*°*°**°*°*°*°*°*°* Piacciono a voi le cornicette?
@#@#@#@#@#@#@@##

?^?^?^?^?^?^?^?^?^?^?^?^?
Sto cazzeggiando?
La quinta...
Ce l'ho. Ce l'ho. Sono Super a cannare completamente il senso di un'iniziativa. Sono Super a scrivere dei post della minchia come questo non attenendomi al regolamento. Sono Super a lanciarmi e dire di sì a un'amica blogger senza avere la minima idea di come scrivere un post.
Aspettate un attimo...5..6..7...sono sette punti!Sette + cinque fanno 12!Dodici punti!
Ho vinto quaccheccosa?

Con questo post partecipo all’iniziativa #10coseSuper e acconsento al trattamento a fini statistici del testo pubblicato e alla sua eventuale pubblicazione, con citazione, nel testo di presentazione conclusivo dell’iniziativa”


sabato 5 maggio 2012

SHABBY CHIC:PUOI FARLO


Quando manco da più di una settimana da questo blog, preoccupatevi.O sono malata, o sono partita, o semplicemente sto creando. E creando qualcosa di grosso, perché per fare cosette piccole impiego poco tempo o scampoli di giornata, mentre quando ho in mente delle grandi cose, queste assorbono la maggior parte del mio tempo.Come se noi donne poi ne avessimo tantissimo. Comunque.Come vi dicevo in questo post avevo in mente un progetto un filino difficile e ambizioso.Trasformare un semplice e anonimo mobile in pino naturale, questo di Ikea, in qualcosa di colorato e personale. Da così:

A così:




Sì, l'ho fatto io. Sì, si vede. Sicuramente poteva essere fatto meglio, ma per  essere la prima volta sono soddisfatta. E' la prima volta che shabbo. La tecnica shabby chic mi affascina molto e io, donna intelligente, mica inizio con una minchia di cornicina. Nooooo.Mica inizio a shabbare chessò...una scatolina, per fa' una prova, per vedere se mi riesce. Noooooo. La genia che fa? Non ha mai shabbato e lo fa per la prima volta su un mobile! Roba che rischiavo di buttare dalla finestra 165 euro. E quell'altro genio santo che fa? Mica la persuade dicendo "Sei matta?" Nooooo. Le dice "Tu sai cosa fare. Mi fido di te" E così, una volta acquistato il mobile, è cominciata la mia ricerca per vedere sta tecnica.
Non ho trovato una beata fava. Ho raccolto informazioni qua e là, ho letto, mi sono documentata e mi son diretta al mio negozio di fiducia Faidate. Fortuna ha voluto che quel sabato ci fosse la ragazza che tiene i corsi. E stava facendo un corso di shabby? Eccerto che no. Stava cazzeggiando al piccì. 
"Ehm...mi scusi.Vorrei tingere un mobile...la tecnica shabby, sa?"
Credo che  la mia faccia sia stata molto convincente o decisa perché lei non mi ha chiesto "L'ha mai fatto?"
"E' sicura?"
"Ha mai seguito un corso?"
Ma, annuendo, mi ha messo subito in mano tutto l'occorrente, mentre io snocciolavo le poche nozioni che conoscevo per avere conferma. Oddio, che pena. Fatto sta che sembro convinta, le so tutte. Faccio così, poi faccio cosà, poi colà e alla fine è fatto il mobile. Sìììììììììììììì!!!
La ragazza che tiene i corsi mi dà fiducia, la mia famiglia pure e allora che aspetto?
Aspetto una bella giornata, tanto per cominciare, perché qui pare autunno e si sa, dipingere fuori con la pioggia mica va bene. Dopo aver pregato tutti i santi (compreso il mio), il Signore mi regala due giorni di sole e io armata di entusiasmo mi accingo al mio grande progetto. L'idea era di creare una cassettiera sui toni dell'azzurro da mettere su una parete vuota della camera da letto. Dopo l'intervento di Nello, avevamo deciso di lasciarci del tempo per occuparla al meglio. Niente comò classico con specchiera, niente mobile identico alla camera, niente specchi, ma qualcosa che, non potendo essere uguale, doveva per forza staccare. Della serie: se non ti integri, ti faccio risaltare.
Insomma, trasformandomi in Nina-l'imbianchina, mi dipingo col mini rullo (che piacevole scoperta!) TUTTI I PEZZI che il signor Ikea mi ha ficcato nella scatola. Lo so, il mini rullo pare un tampax, ma che devo fa' ???



Dopo due mani di bianco, pareva che la tinta me la fossi pure sniffata. Sono artista dentro, mi dipingo pure per conto mio. Per rimanere pulita dovrei indossare uno scafandro, per dire.
E fin qui è stato facile. Il difficile arriva adesso: candelare (candelare?), insomma passare una candela in alcuni punti strategici.Questo è il segreto per avere l'effetto invecchiato, molto shabby.Quindi è consigliato nei punti di maggiore usura come gli spigoli, i pomelli, etc. etc.

Il risultato finale è uguale a prima. Non si vede una beata mazza. Solo in controluce possiamo vedere dove si è passata la candela.
A questo punto siamo pronti per tingere il mobile del colore che più ci piace. Con un altro mini rullo. Guardate che il rullo è facile abbestia, evita che si vedano le pennellate e va via che è una meraviglia. Da oggi farò uno slogan "Mai più senza rullo". Nei piccoli punti dove il rullo, ovviamente, non arriva bene, ho ritoccato a pennello, ma davvero sono solo pochi cm.

Oh: E' pronto. Ora manca solo l'effetto usurato, invecchiato, shabbato o chiamatelo come vi pare. 
Per prima cosa ho scartavetrato i pomelli. Guardate la differenza. E guardate come lavoro.Manco fosse un pic nic all'asilo.E guardate la staccionatina. Il Santo ci tiene ("Simo, ma un post sui miei lavoretti, no?"
"Enattimo". Due anime e un neurone)

Poi ho fatto il lavoro grande e mi sono messa a scartavetrare la cassettiera e i cassetti smontati (Il Santo ha detto: "E' l'ultima cosa che va montata" e se lo dice lui...)
Dopo essermi fatta un braccio destro grosso come un prosciutto di Parma e passare da incompresa col vicino di casa ("Ah.Lo scartavetri e poi lo dipingi. Brava" 
"No, Prima l'ho dipinto e poi lo scartavetro"
"Ma così è tutto rigato"
"Appunto") ,
è pronto per essere montato  e trasferito in camera da letto. 

E ovviamente 'addobbato a tema'. Visto che non ci piaceva un ulteriore specchio, abbiamo pensato a cosa poteva starci e il nostro (anzi l'idea è venuta a me) cervello bacato ha partorito un remo. Va là. Dove ho appeso un cappellino di cotone prettamente estivo e dei piccoli pescetti di legno.



Sopra mi piaceva l'immancabile lanterna (vi ho mai detto che ho un debole per le lanterne?) e le nostre conchiglione raccolte qua e là. Ovvio che ora è così, magari tra un mese c'è sopra qualcos'altro. Chevvelodioaffà.

Visto che di mare si tratta non potevano mancare dei pesci. Ma potevo io trovare dei pesci  normali? Ennò. Son pesci country. E non so manco se sono da camera da letto, ma a me mi garbano una cifra.







Ora.Che vi piaccia o meno non ha importanza, l'importante è che se decidete di intraprendere questa tecnica, vi consiglio di non seguire ME, ma di affidarvi a dei corsi, a dei buoni tutorial o a chi sa insegnarvi sicuramente meglio. Tutto sto pappiè era per farvi capire che si può fare. Più o meno, ma si può fare. E non fatevi scoraggiare, se ce l'ho fatta io...
Secondo voi, ho finito? Certo che no! Ho ancora in mente tante cose e chiedevo...qualcuno ha da prestarmi una dozzina di ore? No, perché le mie idee in testa non vanno di pari passo con le ore che ho a disposizione.
Il Santo mi ha già detto sudando freddo  "Che cosa hai in mente ora???"
Ecco il segreto del nostro amore. Lui non si annoia.
E a vedere sto post, manco io.

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