Lunedì era il nostro anniversario di matrimonio.Non il nostro inteso come io e voi.Nostro inteso come mio e di Andrea.E ora tutti in coro a cantare "Macchèccefregaaaa Macchèccenportaaaa...!!!"
C’è stato un “merda!” generale che non vi dico. Ci aspettava un anno di duro lavoro. E solo a quel punto scorgo un ragazzo alto e moro in piedi un po’ in disparte. “…Questo è Andrea, il vostro preparatore atletico”
Il mio primo pensiero è stato “Cazzo! Ci mancava pure il preparatore atletico…”
Il suo è stato “Guarda carina quella ragazza…peccato che sia così scurrile” (Quando si dice un signore)
Il mio secondo pensiero è stato “Però che stronzo, mi corteggiano tutti e lui non mi guarda neanche” Quando una pensa di essere figa, non c’è niente da fà.
Il suo è stato “Mai mischiare il lavoro con i sentimenti”
Il nostro pensiero è stato “CON UNA/O COSI’ NON MI CI METTERO' MAI!!!”
Non mi è stato nemmeno troppo simpatico quando ho scoperto che io per giocare pagavo la rata mensile alla società, invece lui per giocare a calcio veniva pure pagato. I precursori del calciatore e la velina.Namobbene.
In palestra Andrea è inflessibile e severo. Non gli sfuggi manco a morì. E’ tutto uno “Scattare! Correre! Muoversi! Più in fretta!Salta!Sei ritardo, SIMO, alza quelle gambe!!!!”
E sì, perché io dovevo faticare più degli altri. E le bimbe che mi dicevano “Secondo noi gli piaci”
“Che culo. Se mi odiava cosa dovevo fare? Scalare l’Everest, buttarmi dall’Empire State Building senza paracadute e fare il triplo salto mortale con mia nonna sulle spalle?”
Io con Andrea ci giocavo, facevo un po’ la gatta come solo noi donne sappiamo fare, quando al telefono mi chiedeva di uscire con amici, facevo finta di sfogliare la mia agenda (rumorosamente, ovvio!) e invece sfogliavo ‘Tutto Città’, tanto per farvi capire che idiota ero.
Ma non poteva funzionare. Eravamo diversissimi.
Lui gran signore, dai modi educati. Un uomo profitterol ‘Dolce ma con le palle’.
Io casinista, sguaiata e un filino appariscente. Una Pretty Woman diciamo. Meno mignotta, ovvio. Cioè diciamo proprio per nulla, perché seguivo sempre il consiglio di mamma.
“Quella cosettalì piace a tutti, sai? Ma solo chi se la merita l’avrà, giusto? Mica vorrai sprecare e sciupare una cosa tanto preziosa col primo che passa, giusto? Prima il cuore, poi la cosettalì. Lo sentirai tu stessa quando sarà il momento adatto per concedere questa bella parte di te. Ricorda: è preziosa.”
Risultato? Per anni ho creduto di avercela d’oro. E la custodivo manco fosse un lingotto di venti chili. Però ciò non toglieva che mi piacessero i ragazzetti e che gli facessi intendere tutt’altro. Infatti prima di noi in palestra si allenava una squadra maschile e io facevo gli occhi da Bambi a Gianluca. Chili e chili di mascara e uno sbatter di ciglia che non vi dico. Con tutto sto vento ci potevi asciugare la biancheria. Gianluca ricambiava questo gioco di sguardi, ci giravamo intorno come due pavoni, ma senza sbilanciarsi e il bello forse era tutto lì.
Ad Andrea non sfuggiva tutto ciò e quando mi vedeva in preda alle giuggiole mi dava gli scappellotti “Vatti a cambiare. Scatta!Se entro cinque minuti non hai cominciato il riscaldamento, 50 addominali di punizione!” Non c’avevo la tartaruga. C’avevo tutte le tartarughe ninja messe insieme.
Siamo andati avanti così per circa due mesi. Con Andrea che si avvicinava a me in punta di piedi e con io che lo respingevo con sempre più fatica, spaventata dal fatto che bensì ci fossero otto anni di differenza, come mi trovavo bene con lui non mi trovavo con nessun altro.Rimanevo affascinata dal tipo guappo con la sigaretta sempre in bocca, ma quando ci uscivo mi dava fastidio l’odore di fumo. Rimanevo affascinata dal bel tipo sempre in tiro, ma quando uscivamo insieme mi dava fastidio perché si specchiava alle vetrine. Rimanevo affascinata dai modi da latin lover del belloccio di turno, ma l’unica volta che ci sono uscita flirtava pure con le altre!Come al solito, non ci capivo un’ emerita cippa. Però un giorno, la svolta.
Ci siete ancora? No perché qua mi sembra di raccontare gli ultimi tre anni di Beautiful.
A Novembre Andrea riesce a strapparmi un appuntamento.Noi due da soli. Suonate le campane. Evviva Evviva.
“Da amici” dico io (stronza)
“Certo, da amici” dice lui (sornione) “Venerdì sera?”
“Okay”
Il venerdì pomeriggio squilla il telefono “Sono Gianluca”
Oh, cazzo!!Oh che meraviglia!! “Sì…”
“Ho chiesto il numero al tuo allenatore…” ( Bravo allenatore!!!) “Ma mi ha detto che forse sei già impegnata….”(vaffanculo allenatore!!!)
“No,no…dimmi…” Oddio che emozione! E’ Gian-lu-ca!!! Non riesco a crederci!
“Volevo dirti se ci possiamo vedere domani sera, magari ci beviamo qualcosina insieme, se ti va…”
Se mi va? Bello mandrappone mio! Però, come mio solito lo faccio morire “Ma…vediamo…aspetta un attimo…sì, va bene.” Manco avessi gli impegni del Presidente della Repubblica.
“Allora ti aspetto al Roxy Bar (nome inventato perché di fatto il locale non c’è nemmeno più), alle 9 e mezza. Ci conto” E scommetto che qui ci schiaccia anche un occhiolino. Sììì!!Bello e dannato!
Da non credere. Io e Gianluca. Dai, sono tre mesi che lo guardo, non è che lo conosco, però è bello. Fisico da urlo, perennemente abbronzato, capello un po’ lungo, un figo insomma. E lui ha chiamato meeeeee!!!
Cinque ore dopo salgo nell’auto di Andrea tutta eccitata.
“Non sai chi mi ha chiamato! Da non credere! Gianluca!” Tanto siamo amici no?Nel senso: se siamo solo amici glielo posso dire, no? Però sono pure stronza perché so che lui ci tiene tanto a me. Ma mi si legge in faccia che sono euforica.Cosa gli dico “Ho vinto alla lotteria?”Eddai.
“Ah.Quello della palestra?” Andrea serra impercettibilmente la mascella. Poco poco. Non tanto. Oddio in effetti a guardarlo bene sembra Ridge.
“Sì, proprio lui”
“Quello che piace tanto a te” mi dice guardando dritto davanti a se.
“Già, ci pensi? Abbiamo appuntamento per domani sera!”Faccio un gridolino. E mi pento. Mi pento di averglielo detto. Dio, che stronza patentata. Non si fa! Cattiva Simo!Chino il capo, lievemente imbarazzata, sulla minigonna giropassera e gli stivali nuovi. Mi sono pure fatta bella per Andrea. Perché questa uscita? Perché sono qui? Non ci sto capendo un cazzo.
Andrea si volta piano verso di me “Ti piace tanto questo Gianluca?”
“Bhè…sì…” Oddio “…nel senso mi piacerebbe conoscerlo meglio…”
Lui fa un sorrisetto, mette con gesto sicuro la prima e parte. “Bene. Perché aspettare domani sera, allora?”
Come?
“Dove andiamo?” domando un tantino allarmata. Che-cosa-sta-succedendo.
“Ti piace Gianluca? Io ti porto da Gianluca. Tanto so dov’è. E’ quello che vuoi, no?”
Oh cazzo! Dov’è che mi porta? Era la sua serata da solo con me e lui mi porta dall’altro? Mi son persa qualcosa. A parte il fatto che se io fossi stata al suo posto, la Simo:
A-L’avrei lasciata per strada dopo averle rinchiuso tre dita nella portiera della macchina
B- L’avrei presa a badilate per questa uscita davvero infelice
C- Avrei mandato a cagare lei, Gianluca, e tutto il cucuzzaro.
D-Avrei comprato una pistola e le avrei sparato per questo affronto.
Ma si sa, io sono io e lui è lui.
Arriviamo davanti al Roxy Bar e vedo subito Gianluca attorniato da delle ragazze.
Scendo di macchina un po’ imbarazzata, non è così che avevo previsto. Non sta andando per niente bene. Mi sento una cretina. Anzi sono una cretina.
Andrea scende di macchina con calma, si appoggia allo sportello, incrocia le braccia sul petto, rilassa la gamba destra sulla sinistra e mi fa “Vai da Gianluca, e divertiti.” Ora è tranquillo. Ha l’aria di sapere il fatto suo, il suo viso è rilassato,gli occhi di chi ha una certezza in pugno. “Se poi lui ti riaccompagna a casa bene, sennò mi trovi qui nei paraggi e ti ci riporto io. Vai, non farlo aspettare”
E lì io mi sono resa conto che di questo Gianluca in fondo non me ne importava una beata mazza.
Io al suo posto lo avrei insultato e pure menato. Invece lui (come in tutti questi anni) non ha mai obiettato o messo in discussione le mie scelte. Mi ha sempre accompagnata e scortata, in tutto ciò che ho fatto. Ha assecondato la mia pazzia, la mia curiosità, la mia vivacità, il mio avventurarmi in cose lontane mille miglia da me (vedi blog) per poi riavvolgermi con un filo invisibile. Che manco io me ne rendo conto. Sono appesa al suo amo e lì sto. E dopo quasi vent’anni boccheggio ancora,quando lo vedo un po’ ignudo. Ma io ancora non lo sapevo. Non sapevo ancora di essere un’orata, voglio dire. Infatti mi avvio non tanto convinta verso Gianluca che, appena mi vede, se ne esce piuttosto stizzito con “Ma non dovevamo vederci domani sera?”
Bingo. Ne azzecco una dietro l’altra. Che bello capire che ti vede volentieri! Scusa se ti ho disturbato!A 18 anni non ero mica come adesso. Ora sarebbe partito direttamente un destro sul suo bel naso.
Una ragazza cinguetta “Chi è lei, Già?”
“Ma chi cazzo sei tu” volevo dirle e invece me ne sto zitta in balia di questo gruppetto di deficienti.
Mi volto verso Andrea che è ancora là che si gode la scena. I suoi occhi rimbalzano da me a Gianluca. Dio, che situazione imbarazzante!Dovrei sentirmi una figa qua in mezzo e invece mi sento stupida, umiliata e mi sta sfuggendo la situazione di mano.
Gianluca alza il mento e chiede sarcastico“E quello chi è?”
“Quello ha un nome, Andrea. Ed è il nostro preparatore atletico.” Mi viene spontaneo difenderlo e mi piace anche ‘sta cosa. Solo che non lo faccio come nei film. Quando sono nervosa mi esce una vocina stridula che sembra mi abbiano sparato dell’elio in vena.
“Preparatore atletico?E pensate di vincere il campionato con lui ?ah ah ah ah!!!”
Un attimo. Ma stà a piglià per il culo? Ma dove è andato a finire il Gianluca che conoscevo?
Anzi no, rettifico: io non lo conosco affatto.
Mi volto di nuovo verso Andrea, per agganciarlo ai miei occhi e dirgli di portarmi via. Ma lui non c’è più e io, in quel momento, mi sento persa. Sono sola, in mezzo a un gruppo probabilmente già mezzo ‘mbriaco, con tre cretine e un deficiente che mi stanno prendendo per il culo e devo sentire frasi come “Ma non lo vedi che ho da fare? Ci dovevamo vedere domani sera, no? Vai a farti allenare, va!” Na figura di merda colossale. Posto sbagliato al momento sbagliatissimo.
Le ragazze ridono divertite a questa battuta e la voglia di dare una craniata a quei bei visi è forte, ma chissà perché non ho nemmeno la forza di ribattere.
Cazzocazzocazzo. Non ho mai capito nulla! Vado alla ricerca di Andrea. Voglio andare via, se non lo trovo, vado in pullman e se i pullman non ci sono vado a piedi.
No, voglio Andrea. Voglio andare via con lui, voglio che stia con me, stasera. Che mi accompagni a casa, me l’aveva promesso.
Finalmente lo trovo.Attraverso il vetro del locale lo vedo scherzare con una ragazza e una fitta di gelosia mi prende lo stomaco. In un nano secondo ho capito tutto.E anche Andrea aveva già capito tutto. Ma se me l’avesse detto, io non c’avrei creduto e avrei mentito perfino a me stessa pur di non ammettere che era lui che volevo.
Sono entrata dentro il locale a testa bassa.
“Portami a casa”
Lui mi ha guardata serio “E…Gianluca?”
“Portami a casa” ho ripetuto.
Lui si è scusato con il gruppo e mi ha scortato fuori dal locale. In silenzio ci siamo avviati alla macchina. Lui col passo sicuro e le mani nei jeans, io con un passo troppo veloce, da imbarazzo, da non saper cosa dire o fare, da “Quanto sono idiota” Durante il tragitto non ho parlato e lui nemmeno.
Arrivati davanti a casa mia ha detto “Ne vuoi parlare?”
“No” avevo le lacrime agli occhi.
“Ci vediamo lunedì agli allenamenti”
Dopo circa un mese stavamo ufficialmente insieme. E son passati 19 anni.
Non so se Andrea sia un uomo perfetto o amabile, so solo che tutti i giorni ringrazio il Signore di avermelo fatto trovare sul mio cammino.
Fare questo, dopo tutti questi anni, mi pare già una cosa bella.