Questa è la storia di Lillo.
Chi è Lillo? Vi domanderete.
Lillo è…anzi era…o meglio è stato…
Insomma non è che lo posso spiegare così in due parole.
E’ molto meglio se vi racconto la sua storia.
IL SEGRETO DI LILLO
(tema: la diversità)
In un grande prato, di un bel verde intenso, viveva Lillo. Lillo era un bruco cresciuto senza mamma né babbo. Viveva in un bel funghetto mansardato, dal tetto a pallini, tutto arredato con gusto e semplicità. Lui non si scoraggiava della sua vita da single, anche perché aveva un sacco di amici. Bruno, Beppe, Giovanni e tanti, tanti altri. Erano amici da quando erano delle uova piccole così, e quel prato era stato più volte spettatore delle loro scorribande.
Ma quello stesso prato e tutti i suoi abitanti non avevano ancora visto la cosa più strana e spettacolare che la vita di un bruco può regalare.
Infatti un giorno, Giovanni la rana, Beppe il grillo e Bruno la vespa, andarono a bussare alla porta di Lillo. Erano parecchi giorni che Lillo non si faceva vedere a causa di una brutta influenza che lo aveva costretto a letto.
“Lillo andiamo, ci aspettano al campino per la partita”. Disse la rana.
Dall’interno della casa non rispose nessuno.
“Sarà sempre influenzato?” domandò il grillo.
“Ma no…Lillo rispondi. Stai bene?” Insisté la rana.
“Andate via!” Gridò Lillo dall’interno.
“Lillo, ma che dici? Non vieni?” domandò la vespa.
“Ho detto andate via! Non voglio vedere nessuno!”
“Non puoi dire sul serio. Proprio oggi che Maurizio la mosca ci faceva la telecronaca della partita…uff!!”
Dalla casa un silenzio di tomba.
“Lillo, dai su, che avrai mai…il mal di piedi?” Disse Beppe il grillo ridendo sotto le antenne. Era un comico nato, quello lì.
“Non è il caso di scherzare Beppe. Secondo me Lillo sta ancora male. Lasciamolo tranquillo, proveremo a convincerlo domani.” Propose Bruno la vespa.
A malincuore i tre amici lasciarono il funghetto a pois e il suo strano inquilino.
Nei giorni seguenti provarono più volte a convincere Lillo a seguirli, ma non ci fu niente da fare.
Questo strano caso aveva incuriosito tutti gli abitanti del prato e ben presto davanti alla casa di Lillo si formò un gruppo di amici e conoscenti.
Un giorno Beppe il grillo prese l’iniziativa e con un agile salto atterrò sul davanzale di una finestrella. Incuriosito guardò dentro, ma vide solo la tavola apparecchiata, una scodellina d’erba secca e quattro paia di scarpe da calcetto allineate sulla scarpiera. Di Lillo nemmeno l’ombra. Si girò verso i suoi compagni e scosse le antenne.
“Questa cosa non mi piace per niente.” Mormorò Giovanni la rana.
“Non sarà mica…” Bruno la vespa immaginò il suo amico a zampe all’aria e trattenne a stento le lacrime.
Gli altri insetti lo guardarono sgomenti. Spider il ragno si rigirò le zampette, Zolletta la cicala intonò una triste melodia con la sua chitarra, mentre Gilda la lucciola sbadigliò rumorosamente per la lunga notte passata fuori.
“C’ è solo una persona che può aiutarci. E questa è suor Matilde.”Disse Giovanni la rana. “Aspettate qui, faccio un salto a chiamarla.” E detto questo si allontanò a grandi balzi.
“E quelli chi li ha chiamati?” Domandò Bruno vedendo avvicinarsi gli scarabei stercorari del servizio di pompe funebri.
“L’ho chiamati io.” Rispose Gilda la lucciola. “Ho fatto male? Sono giorni che non si fa vedere, non vorrei che fosse…insomma avete capito”
“Dov’è il morto?” Chiese il capo-scarabeo avvicinandosi e interrompendo il discorso della lucciola.
“Dov’è il morto?” Ripetè uno scarabeo paffutello.
“Zitto Tommy! Quante volte ti devo dire di lasciar parlare me?”
“Scusa papà.” Il piccolo scarabeo ritirò le zampettine e accennò un timido sorriso.
“Ma com’è carino!” Esclamò Gilda “Quando sorride, sulle guanciotte gli vengono due fossette!”
Gli altri insetti abbassarono il capo, imbarazzati.
“Bella battuta.” Mormorò Beppe il grillo. Questa me la scrivo, pensò.
“Allora? Il morto?” Ripetè il capo-scarabeo.
“Qua non c’è nessun morto”spiegò Bruno “ E’ che…” A quel punto la vespa perse la pazienza e con un volo deciso si avvicinò alla casa.
Con la sua esile zampetta cominciò a battere sulla porta.
“Lillo! Per l’amor del cielo, apri!”
Silenzio.
“Lo sappiamo che sei in casa. Dicci cosa è successo.”
“Dicceeelooo…” Cantava a squarciagola la cicala.
“E smettila tu! Ti sembra il momento di cantare?” Brontolò Spider il ragno.
“Lillo, du du du… in mezzo a una viaaaa…”
“Sì, canta, canta, che poi d’inverno...” Mormorò la lucciola.
“L’inverno? E chi se ne importa dell’inverno. Io vado in tournè in Brasile!” Ribattè la cicala “Lillo allo sbandooo senza compagniaaa…” Zolletta imperterrito strimpellava la sua canzonetta.
“Ssh…ecco che arriva suor Matilde.” Disse Spider.
Gli insetti accolsero l’anziana signora con un bel sorriso. “Solo lei ci può aiutare.” Le disse gentilmente Gilda la lucciola.
La mantide religiosa si avvicinò piano piano alla casa e congiungendo le sue zampette a mo’ di preghiera , disse: “Figliolo, cos’è che ti angustia? Con me puoi parlare.”
Da dentro la casa si sentirono dei passi, ma la porta rimase chiusa.
“Mi ricordo di te, di quando venivi all’oratorio Sai che ti sono sempre stata vicino”
“Non posso! Non posso parlarne proprio con lei suor Matilde.” disse improvvisamente Lillo.
“Ma io posso aiutarti, apri questa porta caro” La mantide religiosa si voltò verso gli altri scuotendo la testa.
“Sono giorni che non mangia. La sua scodellina è rimasta piena di erbetta.” Spiegò Beppe.
“Non posso mangiare erbetta capite? Ma no che non potete capire…” Lillo cominciò a piangere “Non potrò più giocare a pallone, indossare le mie scarpette, correre nel prato…”
“Sei ferito? In quel caso ci vuole un medico.” Domandò preoccupato Bruno.
“Sì , sono ferito. Ferito nel cuore.” Sussurrò Lillo da dietro la porta.
“Nel cuore? Oooh Lillo! Hai avuto una delusione d’amore?” Chiese Gilda la lucciola ancheggiando verso la porta. “Ma ci sono qui io a tirarti su il morale, lo sai che è il mio mestiere far dimenticare le pene d’amore. Apri e vedrai che ti aiuterò a superare questa cosa”
Il capo-scarabeo stercoraro tappò subito gli occhietti al figlio.
“Papà, ma te le sei lavate le mani?”
“Ops! Scusa figliolo. E’ che per certe scene sei un po’ piccolo”
“Perché, che lavoro fa quella signora?”
“La lucciola? Quella fa resuscitare i morti!” Sospirò il capo-scarabeo guardando la lucina fluorescente come se fosse ipnotizzato.
“Forse tu sei l’unica che mi può capire, Gilda.” Disse a un tratto Lillo da dietro la porta.
Gli altri insetti spinsero Gilda a farsi avanti.
“Dimmi Lillo. Sono tutta antenne.”
“Non so da dove cominciare…” Lillo aveva una voce timida, titubante.
“Potresti farmi entrare, per prima cosa”
“Si, solo tu però.” E la porta si aprì lentamente. Gilda sgusciò dentro velocemente e su tutti i volti si dipinse un sorriso. Forse Gilda ce l’avrebbe fatta.
“Pretty womaaann…” Zolletta la cicala fu presa da una ventata di ottimismo e ricominciò a cantare. Gli altri erano curiosi e un po’ agitati. Suor Matilde si accasciò stancamente su un sassolino e ripensò a quando, tanto tempo prima, aveva notato Lillo per la prima volta. Era stato abbandonato al convento, adagiato in un guscio di noce. L’aveva visto schiudere, e crescere sano e forte. Non avrebbe mai sopportato vederlo star male. Iniziò sommessamente una preghiera per lui “Padre nostro, che sei nei prati…”
Ad un tratto la porta della casa cigolò. Un cigolìo lento e inquietante. Tutti si zittirono e rimasero a fissare quell’uscio.
Quella che ne uscì fu la più bella creatura che gli altri avessero mai visto.
Grandi ali iridescenti e dai colori sfavillanti erano poggiate su un corpo esile, aggraziato. Il volto, leggermente familiare, era valorizzato da grandi occhi verdi e lunghissime ed eleganti antenne.
L’atmosfera di magia che scaturiva quell’essere era quasi palpabile.
I presenti si guardarono increduli. Chi poteva mai essere quella creatura?
Era questo il segreto di Lillo? Aver tenuto in casa un ospite del genere? Mille domande si formavano in quelle testoline, fino a che una semplice frase di Gilda riportò tutti con le zampe per terra.
“Vai Lillo, vai!”
“LILLO??!!” Gridarono tutti all’unisono.
Qualcuno si stropicciò gli occhi, qualcun altro si portò una mano alla bocca, e suor Matilde portandosi una zampina sul cuore sussurrò “Oh Signore!”
“Sei…sei proprio tu?” Domandò piano Bruno.
“Sì, sono proprio io.” Rispose Lillo abbassando il capo. Lo immaginava. I suoi amici lo avrebbero deriso per questa sua nuova figura e lo avrebbero evitato. “ Lo so, è imbarazzante, ma non ci posso far niente.”
“Non è imbarazzante, sei bellissimo.” Gilda gli fu accanto e gli poggiò una zampetta sulle ali “Le avessi io queste qua”
“E’ un travestito?” mormorò il piccolo scarabeo.
In tutta risposta ricevette uno scappellotto dal padre. “Ma chi te le insegna ‘ste cose?”
“Ma allora come ha fatto a essere prima un bruco e poi…” continuò il piccolo scarabeo.
“Non so com’è successo” gli rispose Lillo. “So solo che un giorno non mi sono sentito molto bene. Avevo freddo, sentivo il bisogno di scaldarmi e mi sono avvolto nel mio bozzolo. Poi mi sono addormentato e quando mi sono svegliato…be’ eccomi qua.” Lillo fece scorrere lo sguardo sulla sua nuova figura.
“Lillo, perché non vieni con me in Brasile? Se ti porto al carnevale di Rio, facciamo un figurone!”
gli disse Zolletta.
Lillo rise di quella proposta. Il primo sorriso dopo tanto tempo. “Davvero sono bello? Non trovate ridicolo questo mio nuovo aspetto?”
Tutti scossero il capo.
“Devi provare a volare Lillo.” Disse Gilda la lucciola.
“Ho paura…io ho sempre strisciato .”
“Devi Lillo. Adesso sei una farfalla.”
Lui agitò un po’ le ali e intrecciò le lunghe antenne.
“Vai Lillo! Vola!” Lo incitarono i suoi amici.
Lillo si fece coraggio e spiccò il volo. Fu una cosa meravigliosa. Lui che nella sua vita aveva visto tutto dal basso verso l’alto strisciando come un verme, ora vedeva le cose sotto un’altra prospettiva. Fece una piroetta, girò su sé stesso e lasciò che i suoi occhi vagassero fino all’orizzonte. Sentì per la prima volta il vento passargli tra le ali e con un sorriso guardò in basso, verso i suoi amici che lo ammiravano a bocca aperta.
Dall’alto di quel cielo celeste, Lillo vide negli sguardi dei suoi compagni, stupore, ammirazione, ma più di ogni altra cosa percepì una grande amicizia che andava al di là dell’aspetto fisico.
E dal basso di quel prato verde, i suoi compagni videro nello sguardo della farfalla, un lieve imbarazzo, un timido sorriso , ma più di ogni altra cosa percepirono che Lillo poteva aver cambiato aspetto, ma per loro sarebbe stato il grande amico di sempre.